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Filippini Dolore: nuovo allarme per gli anti-infiammatori

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Marco <strong>Filippini</strong>, terapia del dolore, <strong>nuovo</strong> <strong>allarme</strong> <strong>per</strong> <strong>gli</strong><br />

<strong>anti</strong>-<strong>infiammatori</strong><br />

Nuovo <strong>allarme</strong> su<strong>gli</strong> <strong>anti</strong>-<strong>infiammatori</strong>. Un gruppo di ricerca internazionale<br />

che include anche l’Istituto di Farmacologia di Medicina e<br />

chirurgia dell’Università Cattolica di<br />

Roma ha sco<strong>per</strong>to che l’uso prolungato di certi farmaci <strong>anti</strong>nfiammatori non<br />

steroidei, è associato a un aumento di circa il 30% del rischio di infarto,<br />

ictus e morte <strong>per</strong> eventi cardiovascolari. Sul sito marcofilippini.it, nato <strong>per</strong><br />

contribuire con informazioni, lavori clinici aggiornati, interviste a leader di<br />

opinione e le ricerche più recenti al raggiungimento de<strong>gli</strong> standard medi<br />

europei in fatto di terapia del dolore.<br />

Alcuni dei principi attivi legati a questo rischio sono il diclofenac e<br />

l’ibuprofene, mentre il naprossene non aumenta il <strong>per</strong>icolo. I risultati<br />

arrivano da una meta-analisi realizzata da<br />

ricercatori dell’ University of Oxford diretti dal professor Colin Baigent.<br />

La ricerca, pubblicata su una delle più import<strong>anti</strong> riviste scientifiche<br />

‘Lancet’, suggerisce che la<br />

scelta di una terapia di lunga durata con <strong>anti</strong>nfiammatori debba essere fatta<br />

in modo ragionato, sce<strong>gli</strong>endo l’<strong>anti</strong>dolorifico giusto, soprattutto se il<br />

paziente è già a rischio cardiovascolare, e informando adeguatamente il<br />

paziente circa i potenziali rischi legati a questi farmaci.<br />

I ricercatori hanno considerato i risultati di 639 trial clinici <strong>per</strong> un totale di<br />

oltre 300.000 <strong>per</strong>sone coinvolte e, analizzando i dati dei singoli<br />

pazienti,hanno dimostrato che nei<br />

pazienti, in cura con alte dosi e <strong>per</strong> un tempo prolungato è emerso un<br />

rischio più elevato di complicanze vascolari, soprattutto a livello cardiaco,


e un rischio da 2 a 4 volte su<strong>per</strong>iore<br />

di emorragia gastrointestinale.<br />

Tratto da Adnkronos salute 29 Maggio 2013<br />

FONTE: marcofilippini.it

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