Il ponte di Marreri - Sardegna Cultura
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NOTA INTRODUTTIVA<br />
<strong>Il</strong> <strong>ponte</strong> <strong>di</strong> <strong>Marreri</strong>, uscito nel 1981, è il primo atto <strong>di</strong> una<br />
trilogia <strong>di</strong> cui fanno parte Erthole (1984), recentemente ripubblicato<br />
in questa collana, e Santi <strong>di</strong> creta (1987). Tale<br />
trilogia è fondamentale per capire la visione del mondo, in<br />
particolare della <strong>Sardegna</strong> e della sua storia, che Bachisio Zizi<br />
è andato elaborando. I tre testi possono ben esser letti come un<br />
progressivo avvicinamento al presente: dalla <strong>Sardegna</strong> del primo<br />
romanzo, terra ancora per poco in bilico tra un mondo<br />
arcano, pre-storico («la storia della nostra gente è tutta lì, in<br />
quei segni che mancano»), e la modernità che si annuncia come<br />
sopruso o come utopia; fino all’ultimo dei tre testi in cui si<br />
approda alla nostra contemporaneità.<br />
<strong>Il</strong> <strong>ponte</strong> <strong>di</strong> <strong>Marreri</strong> è ambientato a Orvine, un immaginario<br />
paese della Barbagia e si svolge a metà Ottocento, a ridosso <strong>di</strong><br />
quel 1848 così fatale per il futuro dell’Isola. La grande Storia<br />
attraversa il racconto e, come il vento che potente spira nelle<br />
pagine del testo, sembra parlare <strong>di</strong> un futuro ancora non realizzato<br />
ma ben comprensibile nelle sue linee generali: la perfetta<br />
fusione che, al sacrificio della antica – seppur nominale –<br />
autonomia del Regno <strong>di</strong> <strong>Sardegna</strong>, garantirà agli isolani non<br />
l’emancipazione ed il progresso sban<strong>di</strong>erati ma, unicamente,<br />
nuove tasse e il taglio dei millenari boschi e che sarà preannuncio<br />
delle modalità verticistiche che guideranno l’unificazione<br />
piemontese dell’Italia («Quella che scende dall’alto è solo<br />
una parvenza d’unità» – <strong>di</strong>ce un personaggio del romanzo).<br />
Questa Storia sembra essere del tutto aliena alle genti isolane e,<br />
infatti, ne sono veri protagonisti solo uomini venuti da fuori,<br />
come l’inviato speciale del viceré, il piemontese conte de Viry,<br />
tessitore <strong>di</strong> trame politiche e futuro devastatore dei boschi,<br />
mentre la sor<strong>di</strong>da, sparuta borghesia paesana si accontenterà<br />
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