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16° Zadankai 17 settembre - gruppo promontorio

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TRATTO DAL NUOVO RINASCIMENTO N° 367! <strong>17</strong> SETTEMBRE 2009<br />

ZADANKAI<br />

Quando ideale e realtà sono lontani<br />

Come ci piacerebbe che fossero gli altri e come vorremmo essere noi? Cosa ci<br />

aspettiamo davvero dagli altri e da noi stessi? Quando la realtà idealizzata e quella<br />

concreta fanno a cazzotti, la prima può essere difficile da accettare, ma è l'unica<br />

possibilità per intervenire sui fatti. Solo partendo da quello che si ha di fronte si può<br />

influenzarlo in meglio.<br />

IL CONFRONTO CON GLI ALTRI<br />

a cura di Laura Barbieri<br />

Nella proposta di pace 2004, Daisaku Ikeda ha messo a fuoco in maniera chiara e semplice, senza utilizzare<br />

termini in uso nella comunità buddista, la dinamica che regola i rapporti fra le persone: «L'io richiede<br />

l'esperienza dell'altro. Non possiamo impegnarci con l'altro in maniera efficace e produttiva se manchiamo<br />

di tensione interiore, della volontà e della forza spirituale per guidare e controllare le nostre emozioni.<br />

È riconoscendo ciò che è esterno da noi, percependo la resistenza che offre, che siamo ispirati a esercitare<br />

l'autocontrollo che permette alla nostra umanità di realizzarsi» (BS, 103, 15). In sostanza la nostra<br />

umanità si manifesta concretamente e si espande, quando la resistenza offerta dagli altri ci stimola a migliorare<br />

noi stessi, a cercare le risorse interiori per affrontare questa difficoltà in maniera efficace e produttiva.<br />

Perché ciò avvenga sono necessari tre requisiti: la "tensione interiore", la "volontà" e la "forza<br />

spirituale" per guidare e controllare le proprie emozioni. Occorre dunque essere consapevoli che la relazione<br />

con gli altri è difficoltosa per definizione, perché mette in contatto due mondi diversi. Spesso invece<br />

si parte dal presupposto contrario: la cosa più facile e naturale è comprendersi e accordarsi, quindi se<br />

l'altro non è all'unisono con noi, sbaglia, soffre o ha un problema da risolvere. In questa prospettiva rovesciata<br />

rispetto a quella illustrata da Ikeda, ogni volta che ci si incaglia in un conflitto si è soccorsi dal potere<br />

della recitazione del Daimoku. Recitando sinceramente Nam-myoho-renge-kyo finché non si risolve,<br />

si scopre inevitabilmente qual è il contributo che si può dare per sciogliere il conflitto e si esce migliorati<br />

dalla crisi. Tornando ai tre requisiti individuati da Ikeda, si può verificare che quando coesistono si sviluppano<br />

davvero relazioni pacifiche.Comunque tutto ciò avviene nel momento in cui si fa ricorso al potere<br />

del Daimoku. Come scrive Daisaku Ikeda: «Attraverso la fede possiamo trasformare tutto ciò che di<br />

negativo esiste nella nostra vita in qualcosa di positivo. Possiamo trasformare qualunque problema in felicità,<br />

qualunque sofferenza in gioia, e qualunque preoccupazione nella pace della mente. Non ci troveremo<br />

mai davanti a un muro che non siamo in grado di oltrepassare. Nichiren scrive: "Myo significa rivitalizzare,<br />

rivitalizzare significa resuscitare."<br />

GRUPPO PROMONTORIO! PAGINA 1


TRATTO DAL NUOVO RINASCIMENTO N° 367! <strong>17</strong> SETTEMBRE 2009<br />

È l'immenso potere della Legge mistica che infonde nuova vita in ogni cosa, inclusi gli individui, le organizzazioni,<br />

le società e le nazioni» (Il Gosho e la vita quotidiana, Esperia, 2006, 37). Il potere rivitalizzante<br />

di myo consente di guardare le proprie difficoltà in una prospettiva del tutto nuova, proprio mentre<br />

le si sta vivendo. E questa nuova prospettiva, guarda caso, coincide sempre con quella "buddista" e<br />

fornisce una soluzione concreta e praticabile per ogni problema: cambiare se stessi. In questo incessante<br />

processo di trasformazione, nel miglioramento che il potere della Legge mistica è in grado di imprimere<br />

nella vita di ogni persona, si verifica un parallelo e naturale cambiamento nel modo di percepire gli altri.<br />

Rivitalizzare se stessi è allora la chiave per vedere gli altri sotto una luce positiva.<br />

Il nesso fra questi due aspetti è evidenziato da Ikeda: «La vita è dotata di un potenziale incalcolabile.<br />

Per questo motivo non dovremmo giudicare mai nessuno come irrecuperabile. In particolare non dobbiamo<br />

mai porre limiti alle nostre possibilità. Nella maggior parte dei casi, i nostri cosiddetti limiti ce li<br />

siamo posti noi stessi» (La saggezza del Sutra del Loto, Milano, Mondadori, 2005, vol. 1, pag. 112). Il giudizio<br />

che discrimina e che limita è rivolto alla vita in qualunque forma si manifesti, senza alcuna differenza<br />

fra la propria e quella altrui. Pensare che qualcuno non cambierà significa pensarlo di se stessi,<br />

quindi diventa necessario rivitalizzare il proprio approccio alla vita attraverso il potere di Myoho-rengekyo.<br />

SPECCHIARSI NEL GOHONZON<br />

Come scrive Nichiren Daishonin: «Noi comuni mortali non possiamo vedere le nostre ciglia che sono<br />

vicine né il cielo che è lontano. Ugualmente non sappiamo che il Budda esiste nel nostro cuore» (Gosho<br />

di Capodanno, SND, 4, 271-272), quindi la condizione di non vedere se stessi è del tutto naturale. Proprio<br />

per questo il Daishonin ci ha lasciato il Gohonzon, lo specchio per vedere la propria vita, e lo<br />

strumento per lucidarlo, che è Nam-myoho-renge-kyo. Così, recitando Daimoku al Gohonzon, possiamo<br />

vedere distintamente le nostre sopracciglia,<br />

cioè che cosa sta manifestando la nostra vita in<br />

quel momento, e partendo da questo, sperimentare<br />

che il Budda esiste nel nostro cuore. Allora<br />

ogni volta che una sofferenza o una difficoltà si<br />

manifesta, si può ricorrere allo specchio per vedere<br />

se stessi e decidere di cambiare e proseguire. A<br />

volte anche le persone che ci sono intorno desiderano<br />

aiutarci a vedere ciò che stiamo manifestando,<br />

ma le critiche non hanno mai costituito una<br />

motivazione forte per cambiare. È come se qualcuno<br />

ci inseguisse con uno specchio dicendo:<br />

«Guarda, guarda quanto sei brutto!» pretendendo<br />

la nostra collaborazione in questa impresa. Se invece<br />

le persone ci apprezzano, siamo i primi a<br />

confidare i nostri punti deboli e a chiedere consigli<br />

per trasformarli positivamente.<br />

LO STUDIO DEL GOSHO AVRA’ LUOGO<br />

GIOVEDÌ 24 SETTEMBRE AL KAIKAN<br />

Le!era a Sado<br />

Seconda pa"e<br />

GRUPPO PROMONTORIO! PAGINA 2

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