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Zadankai 01 ottobre - gruppo promontorio

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TRATTO DA BUDDISMO E SOCIETÀ N°129! <strong>01</strong> OTTOBRE 2009<br />

ZADANKAI<br />

“I Fili”<br />

Il legame con le altre persone<br />

OGNI ESSERE È<br />

INDISSOLUBILMENTE<br />

LEGATO DA MIGLIAIA DI<br />

FILI INVISIBILI AGLI<br />

ALTRI ESSERI E<br />

ALL'AMBIENTE<br />

CIRCOSTANTE. ECCO<br />

UN MODO DI<br />

RAPPRESENTARE LA<br />

TEORIA DELL'ORIGINE<br />

DIPENDENTE, O ENGI,<br />

DOVE QUEL LEGAME<br />

INVISIBILE SI<br />

IDENTIFICA CON<br />

L'AMICIZIA, L'AMORE E<br />

TUTTE LE ALTRE<br />

POSSIBILI RELAZIONI:<br />

CON LA MATERIA VIVA<br />

CHE È L'UMANITÀ<br />

Anche se non si vedono, esistono milioni di fili fra noi. Invisibili come le onde radio, come le traiettorie<br />

degli uccelli o le strade dei pesci, o come i percorsi dei miei pensieri. Sono sentieri invisibili eppure autentici,<br />

che rivelano una verità: non c'è niente e nessuno nell'universo che sia davvero separato dal resto.<br />

Al contrario, ognuno di noi si manifesta solo grazie alla sua relazione con altro e altri. Questa è engi, la<br />

teoria dell'origine dipendente. Se la accettiamo davvero, cioè se siamo capaci di comportarci di conseguenza,<br />

diventa più difficile continuare a vivere senza rispetto e a coltivare il pensiero di poter raggiungere<br />

la felicità indipendentemente dagli altri. Quando mi immagino come un'individua separata dal resto<br />

casco in una bolla d'aria, scivolo in una condizione fasulla, che è la materia prima della mia sofferenza. La<br />

strada che mi fa uscire dal tunnel è la rivoluzione umana, che mi porta a liberarmi dall'illusione delle separazioni<br />

e alla consapevolezza di un'appartenenza più profonda. Questo dice la teoria di engi: ogni essere<br />

è indissolubilmente legato da migliaia di fili invisibili agli altri esseri e all'ambiente circostante. Ma di<br />

cosa sono fatti questi fili? Possono essere fatti d'amore, di parentela, d'amicizia, di relazioni professionali,<br />

di conoscenze più o meno occasionali. In genere noi intendiamo questi temi come caselline separate e<br />

da barrare: ce l'ho, mi manca. Eppure secondo il Buddismo la relazione umana è fatta sempre della stessa<br />

pasta. Perché parte sempre da me e riguarda il modo in cui mi metto in contatto con gli altri. È da smontare<br />

l'idea che ci siano diversi modi di comportarsi a seconda della categoria di relazioni. In amore così,<br />

in amicizia cosà. Da smontare l'idea che l'amore sia un po' come una guerra, qualcosa in cui per ottenere<br />

quel che vogliamo è lecito tutto. Da smontare l'idea che le relazioni di lavoro "servano" e vadano usate<br />

opportunisticamente o che la socialità debba essere per forza il trionfo del nulla. Che io sia fantastica<br />

con i miei amici e carogna con gli altri, o che io mi comporti correttamente solo con quelli che stimo,<br />

non crea valore nella mia vita. C'è da sostituire all'idea di misurarsi con gli altri quella di diventare noi<br />

come quelli che vorremmo intorno.<br />

GRUPPO PROMONTORIO! PAGINA 1


TRATTO DA BUDDISMO E SOCIETÀ N°129! <strong>01</strong> OTTOBRE 2009<br />

Lavoro con gli altri come vorrei che gli altri<br />

lavorassero con me?<br />

Amo come vorrei essere amata?<br />

Sono l'amica che vorrei?<br />

Per avere un amore bello, ad esempio, potrei<br />

curare con grande attenzione anche tutti gli altri<br />

tipi di relazioni e non soltanto quello. Il mio<br />

comportamento in ogni tipo di relazione, anche la<br />

più occasionale, dovrebbe avere la stessa qualità.<br />

Certamente cambierà l'intensità a seconda della<br />

profondità della relazione, ma è della stessa pasta<br />

che sono fatte le amicizie, gli amori e tutte le altre<br />

possibili relazioni.<br />

La pasta di cui sono fatte è l'umanità.<br />

È "umana" una situazione, una persona che<br />

rivela qualcosa di imprevisto; calore, sensibilità. È<br />

umano chi non si tira via, chi non chiama in<br />

soccorso schemi, astrazioni o regole. Erano<br />

profondamente umani quelli e quelle che in tempi<br />

di abominio si spendevano per salvare altre vite<br />

dall'orrore delle leggi degli stati. Erano umani<br />

quelli che in tempi di schiavitù trattavano i neri da<br />

simili. Sono umani quelli che si commuovono. O<br />

stanno dritti mentre tanti si piegano. Perché<br />

l'umanità ha qualcosa di speciale. Rompe la<br />

struttura rigida, passa dal tetto, apre una crepa e da<br />

lì entra il sole.<br />

È materia viva l'umanità: qualcosa che sembra<br />

invisibile e invece c'è. E te ne accorgi se c'è. Perché<br />

l'umanità non è qualcosa che si spende da soli. È la<br />

riga che unisce, è un filo. E io ne ho un capo in<br />

mano. Dunque non c'è relazione che mi veda mai<br />

impotente, perché se tiro il mio capo del filo<br />

muovo, inevitabilmente, anche l'altro capo. E<br />

recitando Daimoku sinceramente quel filo può<br />

brillare, magari trasformarsi da latta in oro.<br />

Dicono che stiamo vivendo un momento in cui<br />

l'umanità è diventata merce rara. Tanto che ce la si<br />

scambia solo tra simili. Come avviene in povertà.<br />

L'unico panino che ho lo divido con mio figlio, col<br />

mio amore, con la mia famiglia. E gli altri facciano<br />

altrettanto.<br />

Mi viene in mente una favola.<br />

Una persona chiede a un buddista cosa sia<br />

l'inferno. E lui lo porta a vederlo, l'inferno. È<br />

dentro una sala larga e luminosa, riccamente<br />

imbandita di ogni prelibatezza: file di tavoli con<br />

tovaglie splendide e splendide posate preziose e<br />

cascate di frutta e composizioni di cibi<br />

straordinari. Ma le persone che sono lì sono tutte<br />

tristi e disperate perché hanno, alle estremità delle<br />

braccia, delle bacchette lunghe quanto le braccia<br />

che impediscono loro di portare il cibo alla bocca e<br />

dunque di poter godere di tutta quella<br />

magnificenza. Avere tutto a portata di mano e non<br />

saperlo cogliere è l'"inferno".<br />

E il paradiso buddista? Quello com'è fatto?<br />

Ti ci porto, dice il primo, e i due vanno dentro<br />

una sala larga e luminosa uguale in tutto e per tutto<br />

a quella dell'inferno. Stesse file di tavoli imbanditi,<br />

stesse prelibatezze. Ma lì sono tutti felici, anche se<br />

anche loro hanno le bacchette lunghe attaccate alle<br />

braccia che gli impediscono di arrivare ai cibi e<br />

portarseli alla bocca. Sono felici perché si<br />

imboccano a vicenda.<br />

Eccola: l'umanità.<br />

Il prossimo Zadandai si terrà giovedì 15 <strong>ottobre</strong> a casa di Melo<br />

GRUPPO PROMONTORIO! PAGINA 2

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