Tutte le poesie di Stelle e Narcisi.pdf - Comune di Alpette

Narciso Gian Pietro Bertoli
Un sole sulla neve;
uno stordimento odoroso;
un galoppo di stendardi
sui prati verdeggianti.
Nel vento radente,
l'orifiamma borbone
diffonde sui poggi
un fragrante biancore.
Il narciso nivalis,
specchiandosi nel cielo,
s'era innamorato
dei suoi petali regali.
Ma tutto dura un attimo!
Dopo lo scroscio beffardo,
la fragranza inacidisce
e la bellezza svanisce.
L'astronomo innamorato Ivan Bianco Levrin
L'imbrunire riempie la valle
Vaghi profumi, dense tinte rosse
Qualche pigolio lontano
Fragili, eteree prime luci
Apparite all'orizzonte
per poi sbocciare a mille
Siete Antares, Cassiopea, Sirio
Mitologiche indicazioni
Magici momenti
Punti nel cielo
Mondi
Astri immensi
Io v'attendevo al varco,
Notturno cacciatore
Di sola lente armato
Per trovarne una
Lontana e solitaria
che a tutti si è negata
Affinché splendida di luce
Porti nei lontani cieli
Il nome dell'amata.

Benvenuti ad Alpette Paolo Francesco Bertolotti
Volgendo lo sguardo da qui in su le vette
al sospirar della fresca e lieve brezza,
si vedon danzare narcisi e stellette
con estivi colori e tanta bellezza.
Gioiosi pensieri e mielati odori
si affollano con tenerezza nei cuori
mentre saltando due o tre cavallette
ci dicon benvenuti qui ad Alpette.
Astri eterni come l'estate Paolo Francesco Bertolotti
L'antico celeste delle stelle splendore
brilla su distese di bianchi narcisi
i cui petali lievemente incisi
recano i segni del passar dell'ore
Memori dei secoli ormai perduti
sono eterni in cielo, memori d'amori,
odi, grandi guerre e rancori,
luci evanescenti gli astri muti.
Alpette summer Ennio Giuseppe Boggio.
Quante estati trascorse,
sotto il cielo di Alpette,
che riposa giocondo,
su bellissime vette.
Picchia duro un gran sole di roccia,
tutto insieme a una docile brezza
e si appoggia sui volti turisti
come amica che dà una carezza.
Su nel cielo
l'azzurro sovrano,
sotto,
il verde profilo montano.
E nel centro la gente si aspetta:
due parole, il giornale, la spesa
fra le sedie del bar non c'è fretta,
la clessidra del tempo è sospesa.

Quando piove si sta nei tinelli
o si esce vestendo il k-way,
nubi basse ci fanno sembrare
vecchi lupi un po' all'Hemingway.
I ragazzi nel campo di calcio
fan volare maldestro un pallone,
che saltando la rete si avvia
sul pendio che volge a Sparone.
Pisolino di primo meriggio
giunge eco lontano di moto
poi tramonto con nuvole rosa
sul pendio del Nero ben noto.
Mentre magica scende la notte
sopra Mares risplendon le stelle,
nel mirino dell'osservatorio
son del cielo le fotomodelle.
Campanile di piazza che squilla,
luminosi quadranti nel blu:
pare un'aria serena e tranquilla,
ma da Franco giochiamo sudati
dure sfide del calciobalilla.
Poco a poco si quietano i fari,
dentro i sogni si fanno inghiottire
le avventure in un lento svanire,
come ai tempi che c'era Salgari.
Giunto è l'ultimo giorno di ferie,
col magone torniamo giù al piano.
Nel congedo cordiale taciamo.
Dentro il cuore e negli occhi leggiamo
la speranza che poi ritorniamo
su, nel fresco respiro montano,
mentre in cielo l'azzurro è sovrano.
Alpette Ivana Mighetto
Da bambina passavo le ore a giocare,
a correre in vicoli e strade sterrate,
ricordo ogni angolo, ogni muro da disegnare
ricordo grida di bimbi e di palle lanciate.
Da San Rocco alla Piazza : un mondo speciale!
Il campanile sbirciava e rintoccava i momenti,

la strada era stretta, il campo ideale
per palloni calciati fra porte inesistenti …
Tutto questo avveniva ben dopo il tramonto,
le mamme e le nonne già sciacquavano stoviglie
in attesa del puntuale, quotidiano rendiconto
davanti all’altare, per tutte le famiglie..
La Benedizione: non si poteva mancare,
nemmeno un rito pagano sarebbe stato così puntuale,
ed allora ecco frotte di genti ad arrancare,
e prendere posto dinanzi all’antico Fonte Battesimale.
Ricordo le gite, le passeggiate,
la maglia legata ai fianchi, a tracolla la borraccia,
la piccozza comprata da Sone nuova ad ogni estate,
boschi meravigliosi che ripagavano dalla levataccia.
Ecco Mares, il colle invaso da narcisi inebrianti,
i prati si perdevano all’orizzonte come un bianco mare,
e Monte Soffietto, che ci sognavi la panna dalla festa di Ognissanti
liscia, al caffè, alla polvere di cioccolata, la tazzina tutta da leccare!
Ricordo un amico che mi duole non aver più ritrovato :
quando ero bambina non mancava giorno che non ci si scambiasse un saluto,
lui stava lì, nella sua casa di vetro pazientemente sdraiato,
avrei voluto pulirgli il viso, rendere meno dolente quel suo sguardo muto,
ed ero certa che il mio amore almeno per poco avrebbe placato,
nella mia vecchia chiesa , quel suo dolore … almeno per un minuto .
La filastrocca della nostalgia Ivana Mighetto 2ª classificata
E Pin piripette nuse pin piripette pan
pugno su pugno la conta, tutti i bimbi fan :
sono sotto tocca a me
scappo in Piazza due tre …
nella chiesa mi nascondo,
cerca, gira intorno al mondo!
Poi gioco a Rialzo davanti a San Rocco,
io corro veloce a raggiungere il tocco.
Torno in piazza andrò dalla Piera
compro le Valda, ne vado assi fiera.
Corro su verso il Pozzo con in mano il baracchino
corro giù roteando : il latte come in un frullino …

Poi Guardia e ladri sotto Talina
vincevo sempre ed ero bambina.
Al Parco Robinson gimkane e fortini,
dal Camposanto uno sguardo ai bambini…
E le cacce al tesoro lassù fino al Nero
a trovare un budino e portarlo giù intero,
poi ancora alle Scuole con le altalene
mi spingo, mi lancio, più niente mi tiene.
Ogni tanto si andava a cercare i bölè
in posti assai noti, ma soltanto a me…
Le corse, le “scurse”, saperle era un vanto
le sapevo e vincevo … che magico incanto!
Poi da Caterina mi faccio un panino
di pane e di burro assai sopraffino,
che gioca e rigioca per le strade di Alpette
la fame è già tanta … mangerei le polpette
fatte da nonna sul pötagè
una, due e persino tre!
La stella ad ovest Marisa Calcio Gaudino 1ª classificata
Alza lo sguardo con me
in questa calda sera di agosto
e tienimi stretta la mano
quando brillerà la stella ad ovest,
oltre il crinale della Cialma
e il cielo trasfigurerà i colori
mischiando giorno e notte.
Poi, quando il mantello scuro
ci avvolgerà,
guarderemo giù
Pont, trapunto di lumini
che palpitano vita.
Ed ecco, sarà lì,
nel frammento infinito,
sotto la volta stellata di Alpette,
che fermeremo il tempo
e presente e futuro
saranno pagine nuove
da colorare insieme
tra le nostre montagne.

Narcisi Marisa Calcio Gaudino
Se un giorno
salirai a queste altezze
ti aspetterò
nei prati del Nero
bianchi e profumati
come solo a maggio.
Ci tufferemo insieme
nel mare di narcisi
con i cirri a giocare nel vento.
E il cuore creerà qui
per noi un pensiero
correndo lieve
con lo sguardo
sulle Alpi innevate.
Primavera ad Alpette Marisa Calcio Gaudino
Salgo e salgo
l’erta che va a Ghilart
navigando l’erba ormai alta.
Gli steli ondeggianti
ricamano nel verde
nuvole profumate.
Tra i narcisi appena colti
respiro il cielo sopra di me.
E canta il mio cuore
canzoni bambine,
saltando il fosso gorgogliante.
A volte…Alpette Gabriella Garra
A volte il sole va via così presto che il gelo non riesce a liberare dalla sua morsa file d’erba, rami,
sassi e qualche resto di castagne cadute in tardo autunno.
A volte la nebbia, salendo piano dalla città, ammanta ogni cosa, l’umidità s’infiltra nelle ossa e
nelle carni, riportando alla mente i giorni della prigionia.
A volte la pioggia primaverile è così insistente e impietosa da rendere tutto fangoso, viscido,
franoso, come le trincee dove passavamo la maggior parte del giorno.
Ma … la maggior parte delle volte, il cielo è blu, l’aria è pulita, il profilo delle montagne è così
nitido che sembra possibile toccarlo e si! anche nel campo a volte il cielo era blu, di un blu così
intenso che ti faceva sentire ancora più straziante la condizione della prigionia perché li, ad un
passo, c’era la vita quella vera che scorreva, pulsava, germogliava …
A volte nelle giornate di primavera gli alberi tornano a ornarsi di foglie e di fiori e la montagna
invernale torna a vestirsi di colori, odori e sapori. È tutto un brulicar di vita.

A volte, al calore dei raggi del sole i fringuelli tornano a cantare, i grilli con il loro inconfondibile
frinìo si accompagnano al gracidio dei rospi e delle rane e si che è musica al contrario della
tremenda atmosfera dei campi silenziosi o rumorosi sol del suono delle sirene o del pianto disperato
di qualche anima povera.
A volte la primavera restituisce agli abitanti tenaci, pazienti, l’energia per tornare a vangare la terra,
curare le strade, risistemare i tetti e a rianimare cortili e giardini. Anche al campo la primavera era
speranza ed essere dei montanari sicuramente ci ha dato la tempra per resistere.
A volte al cambio di stagione la piazza, il municipio, il ricovero, tornano a essere luoghi d’incontro
e scambio di storie di vita, i priori cedendoti quel “mazzolin di fiori” regalano il profumo del fieno,
lo scoppiettio del fuoco e le emozioni delle storie raccontate nelle stalle intorno ad esso. A volte la
luce dei loro occhi testimonia la memoria di una vita, di mille vite, di umani mondi universali senza
bisogno di proferire verbo.
A volte viene la tentazione di pensare che non sia proprio il posto nel quale avremmo voluto vivere,
ma a volte la certezza del contrario è così forte che ci ricorda che questo posto è parte della nostra
vita come lo sono le nostre gambe e le nostre braccia e non desideri altro che essere esattamente
dove sei.
Ogni volta per me è il posto più bello che ci sia, è il centro del mio universo, era il posto cui volevo
tornare negli anni bui della guerra, dove avrei voluto maritarmi e far crescere i miei figli, era ed è
quel qualcosa che non riesco ad allontanare da me: Alpette.
Alpette Giovanna Goglio
All’ombra delle rocche di san martino, dominato da cima mares e dal monte angiolino si estende
questo grazioso paesino.
Ha dato ricovero in passato a chi fuggiva dal colera ed era appestato ed abili scrittori ha ispirato.
Antico feudo dei conti di valperga ha prontamente conquistato la propria indipendenza
È stata meta gradita tra i suoi boschi di cerri e di castagni della regina margherita.
Tra le sue rocce ha camminato chi la patria ha servito ed in alcuni casi la vita ha perduto.
Contornata dalle tue numerose cappelle spicca la tua parrocchia del ferrari adornata ai santi pietro e
paolo dedicata
Dai tuoi pendii erbosi profumati di narcisi scorgi la cupola che agli astri ci ha avvicinati in memoria
del caro don capace
Oh dolce terra natia di maestri ramai che offri pace e ristoro e non deludi mai, con la tua gente
cordiale e sorridente che ti mantiene calda ed accogliente.
Negli ultimi anni tra aquile e marmotte e cime ridenti fosti teatro di esibizioni di band di giovani
emergenti.
Con i tuoi sentieri che s’ inerpicano sui monti offri un’oasi di pace ai tuoi villeggianti che ogni anno
di vederti son contenti.

Ricordo Luciana Levra Levron
In un tempo lontano
la meraviglia nella mia mano
di un mazzolino di narcisi.
Nell’odorare il soave profumo,
s’incontrano i nostri visi.
Un palpito nel cuore,
una dolce sensazione,
una melodia di emozioni.
Ad Alpette, splendida perla tra i monti,
che brilla per le opportunità
e la generosità della natura e della gente,
torno lieto e riconoscente.
Nell’armonia di candidi petali
cullati dal vento,
come in un sogno,oggi come ieri,
mi perdo in dolci pensieri.
Narcisi Luciana Levra Levron
Narcisi soavi e profumati,
meraviglia ricchezza dei prati.
Non in solitudine,
ma riservati in una moltitudine.
Il vento li dondola piano
e il delicato profumo si espande lontano.
Narcisi, fiori di maggio,
simbolo di bellezza e prosperità,
celebrati e amati sin dall’antichità.
Narcisi dei prati montani
si teneri e delicati,
eppur così tenaci.
Per la bellezza e il profumo,
molti artisti sono stati ispirati,
così d’ esser chiamati fiori dei poeti.
Anch’io vorrei essere un poeta
per meglio narrare,
ma di queste semplici parole
mi devo accontentare.

Frammenti Antonella Vicenzino
Quando ho bisogno di un’altra vita e di silenzio
Allora mi tuffo nei tornanti che salgono fino alle nuvole
Solo la valle a strapiombo ed i boschi a sostenerla
Arrivo fino al lavatoio
Mia nonna mi sorride da un altro tempo
I capelli raccolti da forcine in una treccia nera sopra la nuca
Mi racconta le storie della montagna
Mentre mi aggiusta pazientemente un cerchietto di falpalà sulla testa
Poi ripassa la cenere sulle lenzuola pulite che ho appena pestato
Oltrepasso la chiesa di San Rocco e mi fermo alla panetteria
E’ luglio
Mia madre telefona a casa a mio padre che ancora lavora
Nel caldo afoso della città
Parla con lui e ride mentre io vado alla scoperta degli scaffali
E’ felice al pensiero che presto lo rivedrà
Esco di casa in tutta fretta
E’ tardi e corro per Aurosso
Attraverso il prato
Le mie amiche mi aspettano alle scuole
Chiacchierando si parla di tutto e di niente
Mentre si circumnaviga il paese
Come tutte le sere d’estate
La sera è tiepida ed è ancora illuminata da un mare di lucciole
Dalla piazza si alza un brusio
Ho quattordici anni
Una televisione è stata festosamente portata fuori dal Ramo Verde
La finale di Italia Germania
Chiudo gli occhi, respiro
Mentre un boato accompagna il primo goal della partita
Alpette, foglia di pretti incanti Giuseppe Mandia
Ci fa piccoli, ansa di luna,
quel tuo vagare quieto a un passo dalle stelle
che sfiori e baci con occhio tondo
che sa di progresso, scruta oltre il concesso.
Signoreggia il campanile, fotogramma
che vince le leggi dell’equilibrio e risoluto
parla al cielo ocramattone pure in quegli inverni
di silenzi zuccherosi e freddi, come a volte in altri tempi.
Vestigio il balcone tuo verde dirimpetto al sole, narra
di celti e pellegrini, di banchi laboriosi e uomini
a metà tra bosco e rame.
Qui è la storia di orizzonti scritturali

il lavorio delle parole per paradisiache fronde
e lungilucenti castelli d’infinito.
È terra questa fatta di stoici monti e di un pugno di tetti
che si fanno compagnia; qui confluiscono fatti e mani
coesi che hanno creato municipio e autonomia.
Per ogni dove si respira unguento familiare:
pagina nobile nel quaderno dell’ospitalità.
Mi sono amici il candore del latte appena nato
e il lato semioscuro della piazza,
l’alito silenzioso del camino.
Di fieno l’aroma affascinante mi fa beato,
mi detta un diverso spazio del tempo andato.
Quassù potrei venire a chiudere il mio conto con l’asfalto
ma, in fondo, non avendo di me traccia certa,
braccia abili e sufficienti rughe degne
posso solo scriverti, Alpette, adularti dal basso.
Alpette Scuola Primaria di Alpette
O Alpette! Paese mio bello ridente,
paese piccolo, ma, grande nel cuore
della tua gente!
Tu in primavera di verde ti colori
e per le strade si sente il profumo dei tuoi fiori
non vedo l'ora di finire di studiare
per poter tra i tuoi prati giocare.
E l'estate ancora più divertente
con il chiacchierio di tutta la tua gente
tra i tuoi sentieri si respira l'aria salutare
e fragole, mirtilli, more e lamponi puoi mangiare.
Quando arriva l'autunno, come un pittore
i tuoi boschi si tingon di ogni colore
e che divertimento tra le tue piante trovare
funghi e castagne io vado a cercare.
Il tuo aspetto ridente come per incanto
d'inverno si ricopre sotto un lieve manto
ma la cosa più divertente da fare
quando il sole fa capolino è... sciare!
O Alpette! Per noi è un piccolo Paradiso
ed è fonte di sorriso!