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editrice petite plaisance La filosofia della storia nella Grecia classica

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<strong>La</strong> <strong>filosofia</strong> <strong>della</strong> <strong>storia</strong> <strong>nella</strong> <strong>Grecia</strong> <strong>classica</strong><br />

bile ed insignificante, e per inserirlo in un quadro, in un processo diveniente<br />

invece comprensibile nelle sue strutture, nelle sue tendenze e<br />

nei suoi significati generali [...] sia sul futuro, sia sul passato» 116 . E, con<br />

particolare riferimento alla cosiddetta Archeologia tucididea, ovvero alla<br />

sua ricostruzione <strong>della</strong> <strong>storia</strong> antichissima <strong>della</strong> <strong>Grecia</strong> in base a pochi<br />

indizi fattuali, Vegetti ricorda che il metodo di Tucidide dava luogo<br />

«ad un racconto storiografico in cui ragione e fatti si compenetravano<br />

strettamente in un rapporto in cui la prima organizzava i secondi e, per<br />

così dire, li costringeva ad esprimere i propri veri significati, mentre<br />

essi a loro volta conferivano concretezza e realtà alla ragione» 117 ; cosa<br />

è, questa, se non una riflessione in certo qual modo “filosofica” sulla<br />

<strong>storia</strong>? Il racconto tucidideo fu peraltro espresso in un linguaggio di un<br />

rigore logico e di una ricchezza semantica tale da aver poco da invidiare<br />

ai testi filosofici classici; come ha acutamente notato J. De Romilly, il<br />

testo tucidideo si svolge quasi come una “dimostrazione matematica”<br />

consequenziale: ciò è particolarmente evidente nei discorsi antilogici,<br />

in cui le tesi contrapposte sono ridotte a serie di argomentazioni parallele<br />

comparabili. Questo metodo, per Vegetti, fece sì che gli eventi<br />

storici raggiungessero, in Tucidide, un elevato «livello di significato e<br />

di verità», realizzando una «sintesi metodica fra astratto e concreto, fra<br />

forma razionale ed evento» 118 ; Tucidide si avvalse del resto, come noto,<br />

delle ricerche logiche di Prodico e di Socrate, le quali si ponevano implicitamente<br />

contro l’eleatismo parmenideo, nel cui quadro soltanto – e<br />

non in quello del rimanente pensiero greco classico – una riflessione<br />

filosofica sulla <strong>storia</strong> sarebbe risultata assai difficile, per non dire impossibile.<br />

«Così Tucidide veniva facendo <strong>della</strong> storiografia una scienza<br />

dell’uomo, la più alta scienza dell’uomo che il pensiero greco avesse<br />

potuto esprimere» 119 .<br />

Non deve, in questo senso, ingannare la presa di posizione di<br />

Vegetti, dovuta alla sopra accennata pregiudiziale valutazione negativa<br />

<strong>della</strong> “<strong>filosofia</strong> <strong>della</strong> <strong>storia</strong>” come forma di sapere «che tenta di imporre<br />

all’accadere storico uno schema precostituito, la cui verità è asserita a<br />

priori del suo rapporto con gli eventi» 120 ; si tratta in effetti di un pregiudizio<br />

dovuto alla generalizzazione di alcune pessime filosofie <strong>della</strong><br />

116 Ibidem.<br />

117 Ibidem, pag. 162.<br />

118 Ibidem.<br />

119 Ibidem.<br />

120 Ibidem.

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