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Titolo originale: El laberinto del fauno<br />
Paese: Messico/Spagna/USA<br />
Anno: 2006<br />
Durata: 112<br />
Colore: colore<br />
Audio: sonoro<br />
Genere: Storico, Fantasy<br />
Regia: Guillermo del Toro<br />
Sceneggiatura: Guillermo del Toro<br />
Produttore: Álvaro Augustín, Alfonso Cuarón,<br />
Bertha Navarro, Guillermo del Toro,<br />
Frida Torresblanco<br />
<strong>IL</strong><br />
<strong>LABIRINTO</strong><br />
<strong>DEL</strong> <strong>FAUNO</strong><br />
Il labirinto del fauno è un film fantasy del 2006 diretto da Guillermo del Toro; è conosciuto anche con il<br />
nome Il labirinto di Pan. Il film è ambientato in Spagna nel 1944 come appare fin dalle prime immagini.<br />
Francisco Franco ha vinto la guerra civile e rimangono pochi ribelli da sconfiggere nei boschi. Durante il film<br />
un ribelle legge della notizia dello sbarco in Normandia, avvenuto appunto nel 1944. È stato presentato in<br />
concorso al Festival di Cannes 2006. Nel 2007 si è aggiudicato tre Premi Oscar: miglior fotografia (Guillermo<br />
Navarro), miglior scenografia (Eugenio Caballero e Pilar Revuelta) e miglior trucco (David Martí e Montse<br />
Ribé).<br />
Interpreti e personaggi<br />
• Ivana Baquero Ofelia<br />
• Sergi López Vidal<br />
• Maribel Verdú Mercedes<br />
• Ariadna Gil Carmen<br />
• Doug Jones Fauno e Uomo Pallido<br />
• Álex Angulo Dr. Ferreiro<br />
Fotografia: Guillermo Navarro<br />
Montaggio: Bernat Vilaplana<br />
Musiche: Javier Navarrete<br />
Scenografia: Eugenio Caballero<br />
Costumi: Lala Huete, Rocío Redondo<br />
Premi:<br />
• 3 Premi Oscar 2007: Migliore fotografia,<br />
migliore scenografia, miglior trucco<br />
• Independent Spirit Awards 2007: miglior<br />
fotografia<br />
• Fantasporto 2007 Gran Premio per il miglior film
1. Guillermo del Toro Gómez<br />
________________________________________<br />
(Guadalajara, 9 ottobre 1964) è un regista messicano. Ebbe il suo primo coinvolgimento con il<br />
mondo del cinema quando aveva circa 8 anni, fino a quando, nel 1986, produsse il suo primo<br />
film, all'età di 21 anni. Prima di ciò passò circa 10 anni come disegnatore di make-up, e formò la<br />
sua compagnia, Necropia, nei primi anni '80. Inoltre fondò assieme ad altri il Guadalajara<br />
Mexican Film Festival. Più tardi nella sua carriera formò la sua propria compagnia di produzione, la Tequila<br />
Gang. Nel 1998 il padre fu rapito in Messico, il che costrinse Del Toro ad espatriare negli States.<br />
Attualmente vive in California.<br />
Ha diretto film di varia natura, dagli adattamenti di alcuni fumetti (Hellboy e Blade II) al fantasy storico e al<br />
film horror, due dei quali sono ambientati in Spagna durante o appena dopo la guerra civile spagnola, sotto<br />
il governo autoritario di Francisco Franco. Questi due film, El Espinazo Del Diablo (La spina del diavolo) e El<br />
laberinto del fauno (Il labirinto del fauno), sono fra i suoi lavori più apprezzati<br />
2. La genesi della storia<br />
_______________________________________<br />
Ci sono voluti un anno di preparazione, quattro mesi di riprese e sei mesi di post-<br />
produzione per permettere a Guillermo del Toro di completare Il labirinto del Fauno, il<br />
suo film più riuscito - stando almeno alle sue dichiarazioni – e quello del quale va più<br />
fiero. Pur essendo il suo sesto film da regista, la genesi di Il labirinto del Fauno ci riporta agli inizi della sua<br />
carriera, ancor prima addirittura del suo film di debutto, Cronos.<br />
“In origine, la sceneggiatura di Il labirinto del Fauno, somigliava molto alla mia prima versione di Il segno<br />
del diavolo e sarebbe stato sicuramente il mio primo film se avessi trovato i soldi necessari per realizzarlo<br />
all’epoca. La mia sceneggiatura era ambientata durante la Rivoluzione Spagnola e raccontava la storia di<br />
una giovane donna incinta che ritrova il marito con il quale si trasferisce in una casa che l’uomo ha appena<br />
ristrutturato. E mentre visita la casa, la futura madre scopre un giardino a forma di labirinto nel quale<br />
s’imbatte in un satiro. Fa l’amore con la bestia, che le propone di sacrificare il suo bambino per permettere<br />
al labirinto di germogliare. Accettando la proposta, la donna avrebbe vissuto per l’eternità accanto al satiro.<br />
E anche se restano alcune similitudini tra le due storie, la nuova versione di Il labirinto del fauno è un film<br />
totalmente diverso perché alla fine il mio lato sentimentale ha avuto la meglio.”<br />
“Il labirinto del Fauno, come Il segno del diavolo, si svolge in Spagna dopo la Guerra Civile, all’epoca del
Generale Franco e si occupa dell’essenza stessa del fascismo; nel film il fascismo non viene trattato in modo<br />
diretto ed esplicito, ma in maniera per così dire simbolica, codificata, perché io adoro i film che fanno<br />
pensare.<br />
Per me il fascismo rappresenta l’orrore con la O maiuscola e proprio per questo diventa l’argomento ideale<br />
attraverso il quale raccontare una favola per adulti, poiché il fascismo è innanzitutto una forma di<br />
perversione dell’innocenza, e quindi dell’infanzia. Per me il fascismo rappresenta in un certo senso la<br />
morte dell’anima, perché obbliga a compiere scelte dolorose, laceranti che lasciano un segno indelebile e<br />
profondissimo in coloro che lo hanno vissuto.<br />
Il “vero mostro” di questo film è il Capitano Vidal, interpretato da Sergi López, di gran lunga peggiore e più<br />
spaventoso delle creature che si nascondono nell’ombra del labirinto. Il fascismo ti consuma, centimetro<br />
per centimetro, non necessariamente fisicamente ma sicuramente spiritualmente. Questo concetto era<br />
anche al centro di Il segno del diavolo, ma credo di averlo affrontato meglio in Il labirinto del Fauno, un film<br />
molto più cupo, più complesso e metaforico del precedente.”<br />
Come capita spesso con i film di del Toro, i riferimenti per Il labirinto del Fauno vengono meno dai film che<br />
lo hanno impressionato e toccato più profondamente e più dalla letteratura e dalla pittura. “Sono sempre<br />
stato influenzato dal grande pittore spagnolo Goya, soprattutto dai suoi “dipinti neri”, che per me restano i<br />
più impressionanti. Il quadro con Saturno che divora il figlio, per esempio, è stata una delle maggiori fonti di<br />
ispirazione per il personaggio dell’Uomo Pallido, uno degli abitanti principali labirinto. Per quanto riguarda<br />
l’atmosfera generale invece, questa volta ho attinto soprattutto all’opera dell’illustratore Arthur Rackham.<br />
Ho cercato di ritrovare la perversione ed il contesto prettamente sensuale dei suoi lavori. Nelle favole, tutte<br />
le storie parlano o del ritorno nell’utero materno (raffigurato con il paradiso o la casa) o di qualcuno che<br />
vaga per il mondo e affronta il suo drago personale. In fondo, siamo tutti dei bambini perduti all’interno<br />
della nostra favola personale.<br />
Siamo riusciti a creare qualcosa di intenso e di molto viscerale, che è perfetto per Il labirinto del Fauno. Ci è<br />
voluto molto lavoro da parte nostra, sia nella costruzione dei set che sono stati curati nei minimi dettagli,<br />
sia nella scelta dei colori. Con Eugenio Caballero, il mio scenografo, abbiamo ricostruito tutto, dall’inizio alla<br />
fine, dal più piccolo dettaglio ad un’intera camera da letto. Di conseguenza non c’è praticamente nessuno<br />
scenario naturale nel film. Abbiamo collaborato in maniera molto fitta dal primo giorno di preparazione e<br />
ho addirittura sistemato il mio studio nel bel mezzo del set. In totale, abbiamo ricostruito 34 set diversi,<br />
uno più sontuoso dell’altro. Eugenio ha fatto un lavoro straordinario.<br />
Inoltre, per catturare il mondo che volevo mostrare, è stato necessario prestare un’attenzione particolare<br />
anche alle luci. Guillermo Navarro - il direttore della fotografia oltre che caro amico - ed io ci capiamo alla<br />
perfezione e sin dall’inizio abbiamo avuto entrambi una visione ben precisa delle tonalità da usare nel film.<br />
Eravamo perfettamente consapevoli che tutto dipendeva dalla manipolazione dell’oscurità che sarebbe<br />
servita a creare una sensazione di minaccia incombente per tutto il film. “
Un’altra cosa fondamentale è stata affrontare il mondo reale e il mondo immaginario adottando due<br />
approcci diversi. Il primo doveva essere freddo, pieno di linee dritte e diagonali mentre il secondo doveva<br />
apparire molto più caldo, dorato e dominato dalle forme tonde<br />
Per il personaggio del Fauno, - molto ispirato a Arthur Rackham – voleva utilizzare dei materiali organici ed<br />
infatti la parte inferiore del suo corpo è fatta di foglie e rami, come se fosse realmente una parte della<br />
Natura. “Abbiamo usato una tecnica speciale che credo non sia mai stata usata al cinema prima d’ora. Per<br />
farlo sembrare il più realistico possibile non abbiamo usato praticamente nessun effetto speciale al<br />
computer ma abbiamo costruito tutto sul set, con l’aiuto dei pupazzi.<br />
Nonostante questo magnifico ed innovativo artificio, Guillermo del Toro non ha mai avuto l’intenzione di<br />
fare del Labirinto del Fauno un film fantasy, ma ha deciso sin dall’inizio di realizzare un film destinato ad un<br />
pubblico più vasto. ”Ho sempre preferito mischiare tra loro generi diversi, come per esempio mettere<br />
insieme un film dell’orrore e un film storico. Per me, Il labirinto del Fauno è un film drammatico ambientato<br />
in un contesto di guerra, con l’aggiunta delle fate e degli elementi mitologici. E pur amando moltissimo<br />
queste creature fantastiche, so benissimo che non sono loro il centro della storia perché il film ruota<br />
soprattutto intorno ad una storia molto toccante e commovente, profondamente umana e tragica. Una<br />
storia che solleva interrogativi universali che spero riguarderanno tutti noi.”<br />
3. Breve introduzione alla mitologia<br />
________________________________________<br />
L’antico dio Greco Pan (il cui equivalente romano è il Dio Fauno) era originariamente il dio<br />
dei pastori e delle loro greggi, prima di essere associato alla fertilità e alla natura in genere.<br />
Pan rappresenta la Natura “nella sua interezza” e quindi nel bene e nel male, senza alcun<br />
equilibrio morale. Diciamo che è in pratica un personaggio neutrale che può essere all’origine della<br />
creazione ma anche della distruzione. Figlio di Hermes e della Ninfa Dryops (o, stando ad altre leggende, di<br />
Hermes e Penelope, la moglie di Ulisse), è nato con le gambe e le corna di una capra. Abbandonato dalla<br />
madre proprio per il suo aspetto mostruoso, il padre Hermes se lo è portato nell’Olimpo, conferendogli<br />
quindi il rango di divinità. Tuttavia, Pan non amava Olympia, dove gli altri Dei si prendevano gioco di lui per<br />
il suo strano aspetto e preferiva vivere con i satiri, le ninfe e le altre divinità della Natura, nel profondo della<br />
foresta di Arcadia. Il caratteristico flauto di Pan (o siringa di Pan) prende il nome dalla Ninfa Siringa, del<br />
quale Pan era follemente innamorato. Si narra che per sfuggire alle sue attenzioni, la ninfa si trasformò in<br />
un cespuglio di rose. Folle di rabbia, Pan tagliò i rami di quel cespuglio in diverse lunghezze e li usò per<br />
fabbricare il suo mitico flauto. Pan deve la sua brutta reputazione al suo caratteraccio. Detestava essere<br />
svegliato dal sonno, si alzava in preda ad una furia disumana e emetteva un orribile grido, incutendo paura<br />
o addirittura “panico” nei cuori di coloro che lo sentivano. Inoltre, appariva senza alcun preavviso agli ignari
mortali provocando spesso un terrore che ne causava la morte. L’appetito sessuale di Pan è leggendario: ninfe,<br />
dee e anche satiri erano tutti oggetto della sua lussuria. Questa sua terribile reputazione, associata anche al suo<br />
aspetto decisamente mostruoso, hanno senza dubbio spinto i Cristiani nel Medio Evo a demonizzare Pan,<br />
attribuendo a Satana le sue sembianze nella loro continua lotta tra il Paganesimo e le altre tradizioni. Pan è<br />
l’unico Dio ad aver sperimentato la morte. La sua fine può essere interpretata simbolicamente come il ciclo<br />
delle stagioni e il passaggio dall’estate all’inverno passando per l’autunno.<br />
4. Trama<br />
________________________________________<br />
Per sfuggire alla realtà, tramite l'immaginazione, Ofelia viene in contatto con una realtà<br />
magica e fantastica. In questo mondo incontra esseri favolosi, tra cui un fauno; tale<br />
mondo fantastico è tuttavia anche un mondo reale, visibile. Nelle scene iniziali del film,<br />
durante il viaggio che la porterà, insieme alla madre Carmen, dal patrigno, Ofelia ritrova un sasso. Il sasso<br />
costituisce l'occhio di una stele dedicata al fauno. Quando Ofelia ricolloca questo occhio, immediatamente<br />
un insetto alato la segue e la notte la condurrà fino al fauno che le svela la propria identità e la sua: le dice<br />
che lei è Moana, la figlia del Re del mondo sotterraneo e che per tornare nel suo regno d'origine dovrà<br />
superare alcune prove che compariranno a mano a mano su un libro magico. Il mondo fantastico con cui la<br />
protagonista entra in contatto manifesta collegamenti diretti con quello reale: ad esempio, la malattia della<br />
madre (legata alla difficile gravidanza) non peggiora, ma anzi i disturbi hanno una remissione solo quando il<br />
fauno dice ad Ofelia di porre sotto il letto una radice di mandragora immersa nel latte e nutrita col sangue.<br />
Il medico curante sostiene che il miglioramento è inspiegabile e di non conoscerne l'origine.<br />
Ofelia rifiuterà di obbedire all'ultima delle prove indicatale dal fauno. In realtà, la sua scelta di non<br />
sacrificare sangue innocente sarà la sua vittoria. Ofelia infatti, ritornata nel suo regno sotterraneo,<br />
incontrerà nuovamente il fauno, il quale le comunicherà che il suo disobbedire è stata la scelta corretta.<br />
5. Interpretazioni<br />
________________________________________<br />
Notevoli sono i richiami mitologici. Al riguardo possiamo prendere come esempio la seconda<br />
prova di Ofelia. La prova consiste nell'accedere ad mondo sotterraneo, custodito da un<br />
"demone" che "non ha nulla di umano". Il Fauno raccomanda ad Ofelia di non mangiare nulla<br />
di quello che vi troverà. Ofelia recupera l'oggetto magico, ma mangia due chicchi d'uva. In
questo vi possiamo ritrovare un richiamo al mito di Demetra e Persefone. Altro elemento mitologico è la<br />
trasformazione dell'insetto alato che l'aveva riconosciuta come figlia del re. L'animale le farà capire di<br />
essere una fata. Ofelia prende un libro sulle fate e mostrando un'immagine gli dice che quella è una fata.<br />
Immediatamente l'insetto si trasforma, ed assume la forma della fata raffigurata nel libro. In mitologia il<br />
fenomeno è ben conosciuto, infatti le trasformazioni delle fate avvengono con le immagini culturali<br />
dell'osservante. Le fate cioè prendono le immagini della cultura di chi osserva, e per meglio essere<br />
comprese e comunicare, si adeguano ad esse. La memoria può essere considerata una delle chiavi di lettura<br />
del film. All'inizio del racconto, apprendiamo dalla voce narrante, che una principessa salita da un regno<br />
sotterraneo, durante la salita perse il ricordo della sua natura. Il termine memoria viene anche utilizzato dal<br />
Fauno, rivolgendosi ad Ofelia, le dice che se fallirà anche l'ultima prova lui e le fate spariranno per sempre<br />
dalla sua memoria.<br />
Nel film esistono anche due concezioni contrastanti del tempo. Vidal, il patrigno di Ofelia, è ossessionato da<br />
un orologio. Nei momenti più importanti Vidal osserva sempre questo orologio. Infatti poco prima di essere<br />
ucciso guarda l'orologio e dice ai suoi assassini di dire a suo figlio l'ora in cui morì il padre. Siamo dunque di<br />
fronte ad una visione lineare del tempo. Un tempo scandito e preciso, con un inizio e una fine, un tempo<br />
che Vidal non riesce a percepire ed utilizzare, deve ricorrere ad uno strumento per avere la misura del suo<br />
agire. Il tempo ciclico, non scandito, è rappresentato dal Fauno. Quando Ofelia lo interroga dice di essere<br />
molto antico. Altro esempio lo abbiamo nel re del mondo sotterraneo che aspetterà l'anima della figlia fino<br />
al suo ritorno. In questo caso siamo di fronte ad un tempo come evento, non conta quanto tempo<br />
trascorre, ma che un fatto avvenga. Della scelta di Ofelia di non sacrificare sangue innocente è stata fatta<br />
una lettura contrapposta al racconto biblico del sacrificio di Abramo ed Isacco.<br />
6. Curiosità<br />
________________________________________<br />
"Il Labirinto del Fauno" è la seconda parte di una trilogia informale di film fantastici<br />
ambientati durante la guerra civile e il dopoguerra spagnolo.<br />
Il primo film della trilogia è La spina del diavolo (sempre diretto da Guillermo del Toro), ambientato in un<br />
orfanotrofio infestato da un fantasma negli ultimi giorni della guerra civile.<br />
È il film in lingua spagnola che ha ottenuto nella storia i maggiori incassi.