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Habermasiana 1 - Leonardo Ceppa

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2) Il momento platonico-kantiano della validità oltrepassante<br />

Il diritto (non diversamente dal linguaggio in generale) funziona<br />

in Habermas da cerniera tra il piano della fattualità e quello<br />

della validità. La teoria habermasiana è rigorosa nel separare tra<br />

loro oggetto fenomenico e pretesa di validità. Essa è però altrettanto<br />

rigorosa nel riallacciare i due piani. Infatti la pretesa di validità<br />

agisce dall’interno della prassi umana. Tanto che la situazione<br />

discorsiva reale “anticipa” in sé la situazione ideale e, per converso,<br />

la situazione ideale produce “effetti” empiricamente rilevanti<br />

sulla situazione reale. Il kantismo peculiare di Habermas si presenta<br />

dunque come un doppio movimento di separatezza e di<br />

contestualizzazione, di trascendenza e di decentramento, di idealismo<br />

normativo e di realismo sistemico. Cerchiamo ora di vedere<br />

in che senso Habermas è maestro della divisione non meno che<br />

della congiunzione (secondo la vecchia definizione platonica della<br />

dialettica – nel Fedro, 265 d – quale “arte dello scalco” che seziona<br />

con abilità le articolazioni naturali dell’idea).<br />

La prima decisione di strategia teorica con cui Habermas apre<br />

le Christian Gauss Lectures tenute nel 1971 alla università di<br />

Princeton (ora in Vorstudien und Ergänzungen, Frankfurt-Main, p.<br />

11 sgg.) consiste nel voler definire il “senso” in termini strettamente<br />

linguistici. Senso, per Habermas, è soltanto il significato di<br />

una parola o di una frase. Per essere “chiare” (o “trasparenti” o<br />

“responsabili”) le intenzioni devono rivestirsi di parole. “Whatever<br />

can be meant can be said”. Ciò gli consente di distinguere il<br />

comportamento animale dall’azione propriamente umana, in cui<br />

l’intenzione dev’essere sempre verbalizzabile. A prima vista – verrebbe<br />

fatto di osservare – quella di Habermas è una opzione discutibile:<br />

sappiamo tutti che il “senso” per cui il gatto miagola<br />

quando agitiamo la scatola dei croccantini, oppure il “senso” per<br />

cui facciamo una carezza alla donna amata, non chiedono di essere<br />

tradotti in parole e sembrano evidenti di per sé. Ma il problema<br />

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