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S.I.F.<br />

Società Italiana di <strong>Flebologia</strong><br />

U p D a t e S<br />

<strong>in</strong> <strong>Flebologia</strong><br />

Marco Apperti, Gennaro Quarto, Antonio Sellitti<br />

2012


U p D a t e S<br />

<strong>in</strong> <strong>Flebologia</strong><br />

2012<br />

EDIZIONI


ISBN 9788890401961<br />

© Copyright dell’autore<br />

Vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, anche da uso <strong>in</strong>terno<br />

e didattico, non autorizzata<br />

Gruppo Mag s.r.l<br />

20144 Milano - Alzaia Naviglio Grande, 38<br />

81100 Caserta - C.so Trieste, 214<br />

e-mail: <strong>in</strong>fo@doctmag.com<br />

www.doctmag.com - www.gruppomag.com<br />

Diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento,<br />

totale o parziale con qualsiasi mezzo sono riservati per tutti i paesi


Indice<br />

I. Prefazione ...................................................................................... pag. 1<br />

II. Introduzione ................................................................................... pag. 3<br />

III. Traguardi e nuove frontiere <strong>in</strong> flebologia - G. Genovese .............. pag. 5<br />

1. FISIOPATOLOGIA ED EMODINAMICA<br />

DEL SISTEMA VENOSO .......................................................... pag. 11<br />

1.1. Anatomia del sistema venoso - B. Cardamone ..................... pag. 12<br />

1.2. La mappa emod<strong>in</strong>amica venosa ed il rispetto<br />

dei sistemi drenanti - F. Passariello ...................................... pag. 17<br />

2. MAPPAGGIO MORFO-FUNZIONALE<br />

E TRATTAMENTO DELLE VARICI ....................................... pag. 23<br />

2.1. L’E.S.E.C. nelle <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enze dei grossi<br />

tronchi venosi - E. Bernard<strong>in</strong>i ............................................... pag. 24<br />

2.2. La cura CHIVA: Riflessioni sui criteri di scelta<br />

terapeutica, conservativi o demolitivi, nel trattamento<br />

delle varici degli arti <strong>in</strong>feriori - S. Erm<strong>in</strong>i ............................. pag. 30<br />

2.3. Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici:<br />

la chirurgia ablativa - A. Sellitti ............................................ pag. 35<br />

3. I TRATTAMENTI ENDOVASCOLARI ................................... pag. 39<br />

3.1. Il trattamento con Laser e Visioven - L. Goffredi ................. pag. 40<br />

3.2. Il trattamento con Radiofrequenza - B. Bernardo ................. pag. 46<br />

3.3. E.V.L.T e R.F. vs chirurgia tradizionale:<br />

risultati di una metanalisi - G. Quarto .................................. pag. 52


4. LA RECIDIVA VARICOSA ....................................................... pag. 59<br />

4.1. Recidiva post scleroterapia classica - F. Ferrara .................. pag. 60<br />

4.2. Recidiva post trattamento ESEC - S. Castagnoli .................. pag. 71<br />

4.3. Varici recidive da neoangiogenesi - M. Del Guercio ............ pag. 75<br />

5. LA TERAPIA MEDICA E COMPRESSIVA<br />

DELLA MALATTIA VENOSA CRONICA ............................. pag. 79<br />

5.1. Trattamento medico delle flebopatie<br />

con flebotropi - O. Pieroni .................................................... pag. 80<br />

5.2. La riabilitazione flebologica ed<br />

il termalismo - G. Bencivenga............................................... pag. 89<br />

6. VARICI RETICOLARI E TELANGECTASIE ....................... pag. 95<br />

6.1. Emod<strong>in</strong>amica e fisiopatologia delle<br />

teleangectasie - A. Molisso .................................................... pag. 96<br />

6.2. Utilizzo del LASER Nd:YAG 1064 nm per il trattamento<br />

delle varici reticolari degli arti <strong>in</strong>feriori - S. Colaiuda .......... pag. 105<br />

6.3. Trattamento Endoperivenoso con Laser 808 nm:<br />

primi pisultati a distanza - A. Crippa .................................... pag. 115<br />

6.4. Scleroterapia con trans-illum<strong>in</strong>azione: tecnica<br />

ed approccio razionale - P. F. Atelli ....................................... pag. 121<br />

6.5. Scleroterapia e terapia compressiva - R. Moretti .................. pag. 126<br />

6.6. Scleroterapia e complicanze - A. Tori ................................... pag. 130<br />

7. FLEBOTROMBOSI ................................................................... pag. 135<br />

7.1. Flebotrombosi superficiale: diagnosi di laboratorio,<br />

cl<strong>in</strong>ica e strumentale - G. A. Veneruso. ................................. pag. 136<br />

7.2. Trombosi venosa profonda e s<strong>in</strong>drome post<br />

flebo trombotica - R. Greco ................................................... pag. 145<br />

7.3. Malattia Venosa Cronica<br />

ed Embolia Polmonare - A. Di Filippo ................................. pag. 150<br />

8. IL LINFEDEMA .......................................................................... pag. 169<br />

8.1. Le possibilità della terapia medica - G. M. Sp<strong>in</strong>elli .............. pag. 170<br />

8.2. Il l<strong>in</strong>fedema: le possibilità della terapia compressiva<br />

e strategie riabilitative - D. Corda ......................................... pag. 182<br />

8.3. Le possibilità della chirurgia - C. Eretta ............................... pag. 185<br />

9. L’ULCERA VENOSA ................................................................. pag. 191<br />

9.1. La terapia medica e compressiva - F. Topo ........................... pag. 192<br />

9.2. La copertura dell’ulcera - G. Nebbioso ................................. pag. 197<br />

9.3. Il ruolo della radiofrequenza (Pulse Dose) - G. Solimeno ... pag. 206


PREFAZIONE<br />

Quando nell’ormai lontano 1986 un discreto numero di medici, stimolato dai<br />

miei primi <strong>in</strong>segnamenti, decise di fondare la Società Italiana di <strong>Flebologia</strong>,<br />

lo fece perché le Società Angiologiche dell’epoca guardavano alla <strong>Flebologia</strong><br />

con un certo pregiudizio <strong>in</strong>generato probabilmente dai propri limiti culturali <strong>in</strong><br />

materia; si accumulavano pertanto i “perché” senza risposte nelle giovani menti<br />

di chi questa materia la amava con <strong>in</strong>telligenza “curiosa”.<br />

Ed è stato proprio questo il f<strong>in</strong>e che la Società Italiana di <strong>Flebologia</strong> si era<br />

proposto, nel tentativo di ricongiungere il momento della conoscenza empirica<br />

al momento <strong>in</strong> cui questa, ponendosi i “perché” e cercandone razionalmente le<br />

soluzioni, acquisisse così la dignità di Scienza.<br />

Merito di questa Società Scientifica non è stato certo il presuntuoso tentativo di<br />

emanare scienza (politica!) dall’alto, ma di offrirsi come palestra di confronto a<br />

quei giovani dotati di “curiosa” <strong>in</strong>telligenza, offrendo loro l’opportunità di confrontarsi<br />

e s<strong>in</strong>ergizzarsi cosicché fossero i loro stessi sforzi culturali a generare<br />

le “risposte” scientifiche.<br />

Quei giovani, oggi uom<strong>in</strong>i maturi, qualcuno quasi vecchio, hanno contribuito<br />

<strong>in</strong> gran parte alla stesura di questo volume la cui valenza non sta nell’effimero<br />

tentativo di autocelebrazione con schiumose e personali pseudo-novità; il loro<br />

valore sta proprio nello sforzo di approfondire gli argomenti canonici o cercare<br />

un razionale scientifico per le nuove proposte e può essere riassunto nelle parole<br />

di un grande Maestro della Medic<strong>in</strong>a del novecento, il Pazz<strong>in</strong>i :<br />

“ … veder l’oggi nell’ieri, il domani nell’oggi delle “ideuzze” del passato – con<br />

i nostri mezzi attuali – per fonti di ispirazione e progresso. Dallo sforzo creativo<br />

dei Padri il credito ed il conforto alla nostra fatica ed <strong>in</strong>citamento a nuovo<br />

operare”;<br />

ed è proprio collegando quest’ultimo rigo, alle parole di Augusto Murri “… niuno<br />

che pratichi tale discipl<strong>in</strong>a o che <strong>in</strong>tenda ad essa consacrarsi deve ignorare<br />

le personalità che percorsero il vasto campo …”, che sento il bisogno di aggiungere<br />

a tutti gli autori, soprattutto ai molti miei Allievi, una sola parola: grazie!<br />

giuseppe genovese<br />

1


INTRODUZIONE<br />

Rare sono le materie scientifiche complesse e poco codificate come la <strong>Flebologia</strong>.<br />

La patologia che essa tratta è cosi “antica” e diffusa che i primi medici si <strong>in</strong>gegnarono<br />

a curarla e trattarla con le poche, ma spesso “moderne”, risorse a loro<br />

disposizione. Il primo <strong>in</strong>tervento chirurgico descritto nella storia dell’uomo è,<br />

come tutti sanno, proprio un <strong>in</strong>tervento sulla malattia varicosa.<br />

Per anni e anni la cultura flebologica è stata cultura di bottega, fatta di osservazione,<br />

esperienza ed esperimenti.<br />

Oggi gli ultrasuoni stanno cambiando questa cultura, senza modificarne gli<br />

strumenti, bensì le strategie. L’emod<strong>in</strong>amica venosa, ha lanciato una grossa<br />

sfida, raccolta da pochi, che, a fatica, cerca di guadagnare consensi e certezze.<br />

Le nuove tecniche ablative cercano di spodestare la “vecchia” chirurgia venosa<br />

che resiste e resta ancora il punto di paragone per tutte le metodiche.<br />

Anche la scleroterapia si è “modernizzata” con le “bollic<strong>in</strong>e”, ma ancora non<br />

ha conv<strong>in</strong>to molti.<br />

E che dire delle medicazioni presuntuosamente def<strong>in</strong>ite “avanzate”, che tentano<br />

di soppiantare quelle più “povere” che hanno sempre garantito eccellenti risultati<br />

a prezzi discount!<br />

Anche il bendaggio elastico è diventato duplex, triplex,quadruplex…, ma è<br />

sempre la sensibilità della mano che fascia che fa la differenza.<br />

Non voglio, <strong>in</strong> queste poche righe, demonizzare il nuovo a favore del vecchio,<br />

essendo anch’io, ormai, nella schiera dei diversamente giovani e più legato ai<br />

Bassi e ai Müller, che ai “Laser” e alle “Radiofrequenze”. Vorrei però sottol<strong>in</strong>eare<br />

che tante cose, che oggi ci vengono vendute come nuove, tali non sono e<br />

che tante presupposte scoperte sono spesso rifacimenti di vecchi modelli o idee<br />

un pòattempati.<br />

3


Vorrei sottol<strong>in</strong>eare che la flebologia si impara ancora nella bottega artigianale<br />

dove…“molta osservazione e poco ragionamento...” fanno la differenza.<br />

Questo Updates <strong>in</strong> <strong>Flebologia</strong>, raccolto dagli amici della Sezione Sud Italia<br />

della nostra società, è l’esempio concreto di come la cultura flebologica si crei<br />

<strong>in</strong> un cont<strong>in</strong>uo confronto tra il vecchio e il nuovo, il moderno e l’antico, il<br />

giovane e il meno giovane.<br />

Mi auguro che la lettura, lo studio e soprattutto l’applicazione seria e costante<br />

siano le armi <strong>in</strong> possesso di ciascuno di noi per portare avanti, seriamente, il<br />

nostro lavoro di flebologi.<br />

Antonio Tori<br />

TRAGUARDI e NUOVE FRONTIERE<br />

<strong>in</strong> FLEBOLOGIA: PERCORSO STORICO<br />

Genovese G.<br />

Un excursus storico delle supposizioni, delle prove e delle esperienze spesso<br />

negative di cui è tessuto il lontano passato di questa specializzazione, è fondamentale<br />

per l’<strong>in</strong>quadramento dei traguardi raggiunti e di nuove frontiere dagli<br />

stessi proposte.<br />

La medic<strong>in</strong>a dei tempi antichissimi fu essenzialmente empirica e su questo terreno<br />

si sviluppò la medic<strong>in</strong>a “magica” prima e quella “popolare” poi, <strong>in</strong> stretta<br />

connessione con l’osservazione critica della natura.<br />

Anche se l’orig<strong>in</strong>e delle flebopatie sfuma nella leggenda, la malattia venosa<br />

nasce con l’uomo, per il suo <strong>in</strong>cedere bipede, qu<strong>in</strong>di la sua preistoria <strong>in</strong>izia<br />

dalla vita antropoide del periodo oligocenico prima e dell’homo sapiens poi,<br />

f<strong>in</strong>o ai giorni nostri.<br />

Di questa storia così lontana ritroviamo nelle raffigurazioni <strong>in</strong>cise sulle pareti<br />

delle caverne, i primi documenti di <strong>in</strong>estimabile valore che portarono alla<br />

formazione del pensiero medico <strong>in</strong> tempi molto più lontani. Così possiamo considerare<br />

come prova, la più antica dell’esistenza della malattia flebo-l<strong>in</strong>fatica,<br />

il graffito che appare su una rupe dell’Ennedi – deserto del Sahara- ; l’<strong>in</strong>cisione<br />

rupestre rappresenta un cacciatore molto stilizzato ma con l’arto <strong>in</strong>feriore s<strong>in</strong>istro<br />

quasi elefantiasico rispetto al destro.<br />

Ovviamente non si conosce nulla su eventuali terapie effettuate, ma che si<br />

riproducessero gli effetti di una malattia su un graffito rupestre, testimonia<br />

l’importanza attribuita al “fenomeno” per la probabile diffusione. Si può ipotizzare<br />

un genere di “medic<strong>in</strong>a empirica” da cui si sviluppò nei secoli una forma<br />

di “medic<strong>in</strong>a magica” che, grazie ad una osservazione sempre più razionale e<br />

critica, portò alla “medic<strong>in</strong>a popolare” <strong>in</strong> uso nell’antico Egitto.<br />

La prima figura di medico che emerge dalla nebbia dell’antichità risale al 2600<br />

a.C. grazie al primo trattato di chirurgia scritto dall’egiziano Imhotep; <strong>in</strong> questo<br />

trattato, fra l’altro, veniva descritto l’uso corrente di bendaggi a X <strong>in</strong> caso di<br />

4 5


vene varicose o “piaghe” delle gambe.<br />

In seguito, il papiro medico di Ebers risalente alla XVIII d<strong>in</strong>astia dedicò l’ottava<br />

di nove sezioni al cuore e ai vasi, sconsigliando però l’<strong>in</strong>tervento chirurgico<br />

sulle varici, nonostante la chirurgia avesse raggiunto notevoli traguardi.<br />

Dovremo attendere il IV secolo a.C. per trovare nell’antica Grecia una prima<br />

documentazione di “medic<strong>in</strong>a popolare” diffusa: ne è testimonianza un grande<br />

bassorilievo <strong>in</strong> marmo, ex-voto al Dio Asclepio, <strong>in</strong> cui è scolpita una grossa<br />

gamba con una safena varicosa. Questo bassorilievo può essere considerato<br />

come l’antesignano di tante altre testimonianze dip<strong>in</strong>te o <strong>in</strong>cise <strong>in</strong> metalli preziosi<br />

nell’antichità e conservate <strong>in</strong> vari musei.<br />

Mi piace ricordare che l’orig<strong>in</strong>e etimologica di “flebologia” e di “safena” proviene<br />

dal greco: flebes (vene, ma riferito anche alle arterie, senza dist<strong>in</strong>zione<br />

alcuna) e logos (studio) e ancora: safenés, che significa evidente, manifesta;<br />

def<strong>in</strong>ivano così, gli antichi greci, la più grande delle vene superficiali dell’arto<br />

<strong>in</strong>feriore.<br />

Nel 460 a.C. nasceva a Coos il grande medico Ippocrate che, a compendio<br />

di una vita spesa nell’attività di medico, studioso razionale e primo Maestro<br />

ufficiale della Medic<strong>in</strong>a, scrisse, <strong>in</strong>sieme ai suoi figli medici e altri allievi, il<br />

Corpus Hippocraticum.<br />

Nasceva così la “medic<strong>in</strong>a razionale”.<br />

Nel Corpus veniva compendiato tutto il sapere della medic<strong>in</strong>a antica f<strong>in</strong>o al V<br />

secolo a.C.; per quanto concerne la <strong>Flebologia</strong>, Ippocrate rifiutava l’<strong>in</strong>cisione<br />

delle vene varicose nel caso di gambe <strong>in</strong>fiammate o edematose, cosa peraltro<br />

già sconsigliata dall’antica medic<strong>in</strong>a egizia; preconizzava <strong>in</strong>vece punture<br />

ravvic<strong>in</strong>ate della vena, praticate lungo tutto il suo decorso varicoso, così da<br />

conseguirne la totale obliterazione, per effetto di trombosi <strong>in</strong>dotta dalla lesione<br />

dell’endotelio ( o anche per concomitante <strong>in</strong>fezione locale, aggiungeremmo<br />

oggi con le nostre conoscenze sull’asepsi).<br />

Venivano così proposti i primi germi della futura scleroterapia!<br />

Ippocrate aveva <strong>in</strong>oltre notato che gli Sciiti erano affetti da varici per il loro<br />

cont<strong>in</strong>uo stare a cavallo, con le gambe penzoloni e i piedi imbrigliati dalle<br />

staffe: si com<strong>in</strong>ciavano a formare le prime osservazioni sulla stasi.<br />

Nel trattato “de ulceribus”, Ippocrate oltre a dare <strong>in</strong>dicazioni quanto mai attuali<br />

sulle medicazioni (asciutte, non umide!) delle ulcere, sottol<strong>in</strong>ea l’importanza<br />

del bendaggio compressivo.<br />

Nel 150 d.C. Galeno, nativo di Pergamo, si trasferì a Roma e divenne il più<br />

famoso medico dell’epoca per la grande esperienza accumulata nell’assistenza<br />

medica dei gladiatori; tanta esperienza ebbe come frutto la produzione di 400<br />

trattati; <strong>in</strong> alcuni di questi venivano ampiamente descritte le vene e le arterie,<br />

la loro differente struttura di parete, nonché la differente qualità del contenuto,<br />

dist<strong>in</strong>guendo il sangue proveniente dal fegato come creatore di “spiriti naturali”,<br />

quello proveniente dai polmoni creatore di “spiriti vitali”, mentre quello<br />

proveniente dal cervello trasportava gli “spiriti animali”: commise così, il grave<br />

errore di asservire le proprie conoscenze ad un rigido dogmatismo teologico.<br />

Gli studi più importanti dal punto di vista flebologico verranno però descritti<br />

nel 400 da Oribasio di Pergamo che, s<strong>in</strong>tetizzando il sapere medico greco e romano<br />

<strong>in</strong> 70 volumi, descriveva con grande correttezza il suo <strong>in</strong>tervento chirurgico<br />

per le varici, dall’isolamento della vena alla legatura e sezione della stessa<br />

e delle sue collaterali.<br />

Nel VII secolo Aezio D’Amida, medico <strong>in</strong> Bisanzio, scrisse e pubblicò un compendio<br />

medico di 16 libri; <strong>in</strong> uno di questi, il Tetrabiblion, viene descritta con<br />

accuratezza e precisione la legatura delle varici; ed è proprio rifacendosi ad<br />

esso che Paolo di Egh<strong>in</strong>a, nel sesto dei suoi sette libri pubblicati con il titolo<br />

“Epitome medicae” , sottol<strong>in</strong>ea l’importanza del tronco safenico <strong>in</strong> rapporto<br />

alla evoluzione della malattia varicosa.<br />

Paolo praticava legature e resezioni a partire da qualche centimetro al di sotto<br />

della giunzione safeno-femorale e procedeva così:<br />

“ … Il procedimento aveva <strong>in</strong>izio con il lavaggio dell’arto, l’applicazione di<br />

un laccio alla radice della coscia e deambulazione; quando le varici com<strong>in</strong>ciavano<br />

a svuotarsi se ne segnava il percorso con <strong>in</strong>chiostro; poi, posizionando<br />

il paziente con la gamba sollevata, si poneva un altro laccio al g<strong>in</strong>occhio e<br />

si faceva un’<strong>in</strong>cisione con tagliente lungo il disegno precedentemente effettuato;<br />

si faceva attenzione a non praticare un’<strong>in</strong>cisione molto profonda per<br />

non tagliare sbadatamente il vaso; allargate le labbra della ferita con unc<strong>in</strong>i,<br />

con uno specillo curvo si dividevano le membrane apparse alla vista, così da<br />

evidenziare bene la vena e scollarla all’<strong>in</strong>terno. Si poteva sciogliere qu<strong>in</strong>di il<br />

laccio alla coscia e, sollevata la vena con unc<strong>in</strong>o, passarvi sotto un ago con doppio<br />

filo e tagliare poi l’ansa onde avere due fili; aperta la vena con una lancetta<br />

6 7


ed evacuatala di molto sangue, si procedeva con fili ad una legatura a monte <strong>in</strong><br />

un primo tempo, a valle <strong>in</strong> un secondo tempo; quando si fosse svuotato pure il<br />

segmento distale con la compressione della gamba mediante le mani; il tutto era<br />

completato con l’ablazione del tratto <strong>in</strong>termedio o col lasciarlo <strong>in</strong> sito a riassorbirsi……<br />

il trattamento della ferita mediante batuffolo di cotone imbevuto di<br />

v<strong>in</strong>o e d’olio ( come già menzionato per l’ulcera), non si trascurava il bendaggio”.<br />

La descrizione appena esposta, risale al 600 d.C. e bisognerà attendere<br />

altri 1300 anni per ritrovarla pedissequamente riproposta dal Trendelenburg<br />

nel ‘900; non è esagerato affermare che <strong>in</strong> chirurgia (e non solo flebologica)<br />

per oltre un millennio non vi furono novità di rilievo: la religione, supportata<br />

dall’<strong>in</strong>quadramento teologico delle teorie di Galeno, aveva obnubilato la “medic<strong>in</strong>a<br />

razionale” , arrestando così il progredire della scienza.<br />

Dai primi graffiti preistorici che documentavano le flebol<strong>in</strong>fopatie, la lenta<br />

trasformazione delle conoscenze empiriche <strong>in</strong> elaborato razionale di medic<strong>in</strong>a<br />

scientifica ha visto un graduale evolversi del pensiero umano <strong>in</strong> un aff<strong>in</strong>amento<br />

di terapie i cui semi avevano com<strong>in</strong>ciato già a svilupparsi nel 2600 a.C. f<strong>in</strong>o a<br />

fiorire, nel 600 d.C., grazie alla scuola chirurgica bizant<strong>in</strong>a.<br />

A presc<strong>in</strong>dere dai vari tentativi di paludare le mummie con abiti novecenteschi,<br />

la nascita dell’era moderna della <strong>Flebologia</strong> penso vada collocata ai nostri<br />

primi anni ’80, grazie all’evolversi delle moderne tecnologie: lo studio con gli<br />

ultrasuoni del sistema vascolare, <strong>in</strong> generale, e di quello venoso <strong>in</strong> particolare,<br />

ha consentito quel grande salto di qualità che possiamo <strong>in</strong>dubbiamente def<strong>in</strong>ire<br />

un traguardo dell’era moderna.<br />

I traguardi, però, possono diventare una prigione delle idee, se non spostiamo<br />

ancora quegli orizzonti ormai raggiunti, <strong>in</strong>seguendone sempre di nuovi.<br />

Se Trendelenburg, riproponendo la “safenectomia corta” di Paolo di Egh<strong>in</strong>a,<br />

avesse potuto disporre di un Ecocolordoppler, avrebbe potuto <strong>in</strong>terpretare meglio<br />

quella dist<strong>in</strong>zione topografica fra le varie regioni del corpo umano, proponendo<br />

una chirurgia meno radicale. Già nel 1490 il genio di Leonardo da V<strong>in</strong>ci<br />

applicato agli studi anatomici del corpo umano, aveva sottol<strong>in</strong>eato l’importanza<br />

del sistema venoso della regione addom<strong>in</strong>ale che drenava nella vena femorale,<br />

<strong>in</strong>crociando quello dell’arto <strong>in</strong>feriore.<br />

Non mi sembra qu<strong>in</strong>di di esagerare nel def<strong>in</strong>ire geniali gli studi di Claude Franceschi<br />

sull’emod<strong>in</strong>amica venosa dell’arto <strong>in</strong>feriore: l’utilizzo di uno dei tra-<br />

guardi dell’era tecnologica, gli ultrasuoni, gli ha consentito di <strong>in</strong>augurare l’era<br />

della moderna <strong>Flebologia</strong>.<br />

Certamente il superamento delle nuove frontiere sta proprio nel saper superare<br />

alcuni <strong>in</strong>tegralismi derivati da tali studi, anche se giustificati dall’entusiasmo<br />

per le nuove strade aperte: sono questi i traguardi raggiunti, queste devono essere<br />

le nuove frontiere da superare!<br />

Vorrei concludere, così come nella Prefazione a questo volume, con le parole<br />

del Pazz<strong>in</strong>i, considerate alla luce di quanto esposto <strong>in</strong> questo capitolo: “ … veder<br />

l’oggi nell’ieri, il domani nell’oggi delle “ideuzze” del passato – con i nostri<br />

MEZZI ATTUALI – per fonti di ispirazione e progresso. “<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

1. LEONARDO DA VINCI “QUADERNI DI ANATOMIA” IV°:<br />

FOLIO 8 RECTO. 1490<br />

2. TESTUT-LATARJET “ANATOMIA UMANA.” Vol.II°, pp.992-998.Ed.UTET 1972<br />

3. GENOVESE G. “Superficial Epigastric Ve<strong>in</strong> Spar<strong>in</strong>g <strong>in</strong> Saphenous-Femoral<br />

Crossectomy”. 26th World Congress of the International College of Surgeons,<br />

Milan-Italy. 1988<br />

4. FRANCESCHI C. “Théorie et pratique de la Cure Conservatrice et Hémodynamique<br />

de l’<strong>in</strong>suffisance Ve<strong>in</strong>euse en Ambulatorie”. Editions de l’Armançon. 1988<br />

5. DONADI GC, GENOVESE G. “FLEBOLOGIA”. Nuove Edizioni, Milano 1994<br />

6. GENOVESE G. “CHIRURGIA delle VENE dei LINFATICI”, pp. 18-19,<br />

Masson Editori. 2003<br />

7. GEOVESE G. “News on Crossectomy of Sapheno-Femoral Junction”.<br />

MAIN LECTURE 15th of the I.U.P. WORLD CONGRESS, Rio de Janeiro, Brasil 2005<br />

8. GENOVESE G. “Treatment of Varicose Ve<strong>in</strong>s News” MAIN LECTURE,<br />

WORLD CONGRESS ASIAN CHAPTER of the I.U.P. Kyoto, Japan. 2007<br />

9. GENOVESE G. “News on Crossectomy of Sapheno-Femoral Junction”<br />

International Angiology, Vol. 26, n.2, pp.68. 2007<br />

10. MARIANI F. “SELECTIVE CROSSECTOMY”, of the great saphenous ve<strong>in</strong>:<br />

result at five years, Acta Phlebologica, Vol. 9, n.1, pp. 6. 2008<br />

11. GENOVESE G. “ROL DE LAS COLATERALE EN LA RECIDIVA DE LEV”.<br />

MAIN LECTURE XIV CONGRESO INTERNACIONAL del Colegio<br />

Argent<strong>in</strong>ode Cirugia Venosa y L<strong>in</strong>fatica, Buenos Aires, Argent<strong>in</strong>a. 2010<br />

8 9


1.<br />

FISIOPATOLOGIA<br />

ED EMODINAMICA<br />

DEL SISTEMA VENOSO


1- Fisiopatologia ed emod<strong>in</strong>amica del sistema venoso<br />

12<br />

1.1 - Anatomia del sistema venoso<br />

degli arti <strong>in</strong>feriori.<br />

Cardamone B., Sellitti A., Apperti M., Di Filippo A., Quarto G.<br />

ABSTRACT:<br />

The venous system of the lower limbs is composed by two ma<strong>in</strong> systems: deep<br />

and superficial system, divided by aponeurotic fascia. Valves are presents <strong>in</strong><br />

both systems, but the number decreases, go<strong>in</strong>g to the upper part of the limbs.<br />

There are also perforat<strong>in</strong>g ve<strong>in</strong>s which let communicate the two systems, but<br />

only <strong>in</strong> one direction (from superficial to deep system). Communicat<strong>in</strong>g ve<strong>in</strong>s<br />

connect two different districts <strong>in</strong> the same system. Collateral ve<strong>in</strong>s converge<br />

<strong>in</strong>to ma<strong>in</strong> ve<strong>in</strong>s of the same district. The deep venous system is made by ve<strong>in</strong>s<br />

which are near the deep arteries of the limbs. The most important superficial<br />

ve<strong>in</strong>s are short saphenous and long saphenous ve<strong>in</strong>. They converge respectively<br />

<strong>in</strong>to popliteal ve<strong>in</strong> and femoral ve<strong>in</strong>. Many anatomic variants of these crosses<br />

are possible, and that can be a reason for surgical failure.<br />

INTRODUZIONE:<br />

Il sistema venoso dell’arto <strong>in</strong>feriore è formato da una rete che orig<strong>in</strong>a distalmente<br />

a livello del piede e confluisce nella v. femorale nella regione <strong>in</strong>gu<strong>in</strong>ale.<br />

Può essere dist<strong>in</strong>to <strong>in</strong>:<br />

1. Superficiale<br />

2. Profondo<br />

I due sistemi sono separati dalla fascia aponeurotica, per cui si può anche parlare<br />

rispettivamente di sistema sopra- e sotto-fasciale. Ambedue i sistemi sono<br />

provvisti di valvole, il cui numero dim<strong>in</strong>uisce progressivamente dal basso verso<br />

l’alto, e sono raramente presenti o del tutto assenti nella v. cava <strong>in</strong>feriore. Le<br />

poche valvole della v. femorale e le prime due della g. safena sopportano qu<strong>in</strong>di<br />

tutto il peso della colonna di sangue.<br />

Tra i due sistemi esistono connessioni transfasciali: le vene perforanti, che, <strong>in</strong><br />

1.1 - Anatomia del sistema venoso degli arti <strong>in</strong>feriori<br />

condizioni normali, consentono il flusso del sangue dalla superficie alla profondità,<br />

grazie alla presenza di valvole unidirezionali, tranne che a livello del<br />

piede, dove, per l’assenza di valvole, il flusso ematico dal sistema venoso profondo<br />

si dirige <strong>in</strong> quello superficiale.<br />

Per evitare confusioni term<strong>in</strong>ologiche, è bene ricordare che esistono vene:<br />

1. Perforanti: perforano la fascia muscolare, spesso accompagnate da un rametto<br />

arterioso e talvolta anche da un ramo nervoso sensoriale;<br />

2. Comunicanti: connettono due differenti distretti di uno stesso sistema venoso<br />

(v. anastomotica di Giacom<strong>in</strong>i, v. circonflessa femorale mediale);<br />

3. Collaterali: assieme ad altre simili convergono <strong>in</strong> vene collettrici dello stesso<br />

distretto.<br />

Qualche Autore dist<strong>in</strong>gue le perforanti <strong>in</strong>:<br />

1. Dirette: connettono direttamente il pr<strong>in</strong>cipale collettore di un distretto superficiale<br />

con il circolo profondo;<br />

2. Indirette: la connessione si verifica attraverso un ramo collaterale.<br />

SISTEMA VENOSO PROFONDO:<br />

Orig<strong>in</strong>a a livello della pianta del piede, dall’arco plantare profondo, e dal dorso,<br />

con la confluenza nelle vene tibiali, anteriori e posteriori (vene propulsive, dotate<br />

di valvole) che si accompagnano alle arterie omonime e che, dopo la confluenza<br />

con le vene peroniere, passando al di sotto dell’arco tend<strong>in</strong>eo del soleo,<br />

formano la v. poplitea. Durante il decorso ricevono numerose vene muscolari;<br />

da segnalare una ricca rete venosa, quella del soleo, formata da spazi venosi di<br />

ampio calibro, avalvolati, tortuosi, di tipo s<strong>in</strong>usoidale, <strong>in</strong>terposti tra vene tibiali<br />

posteriori e peroneali.<br />

La vena poplitea passa qu<strong>in</strong>di sulla faccia mediale della coscia, nel canale degli<br />

adduttori, diventando v. femorale superficiale; essa costeggia il marg<strong>in</strong>e mediale<br />

del m. sartorio e si dirige nel triangolo di Scarpa, ove riceve la v. femorale<br />

profonda formando così la v. femorale comune. Quest’ultima passa al di sotto<br />

del legamento <strong>in</strong>gu<strong>in</strong>ale e si cont<strong>in</strong>ua come v. iliaca esterna.<br />

13


1- Fisiopatologia ed emod<strong>in</strong>amica del sistema venoso<br />

SISTEMA VENOSO SUPERFICIALE:<br />

Orig<strong>in</strong>a a livello della pianta del piede, con l’arco venoso superficiale plantare,<br />

che dà vita alle due vene marg<strong>in</strong>ali del piede (mediale e laterale), e dal dorso,<br />

con l’arco venoso superficiale dorsale, da cui partono le vene marg<strong>in</strong>ali mediale<br />

e laterale, che rappresentano l’orig<strong>in</strong>e delle due vene safene.<br />

Dalla vena marg<strong>in</strong>ale laterale si sviluppa la vena piccola safena, che orig<strong>in</strong>a<br />

dietro il malleolo laterale e risale lungo il marg<strong>in</strong>e laterale del tend<strong>in</strong>e calcaneare.<br />

A metà della gamba diventa sottofasciale, posizionandosi tra i due capi del<br />

m. gastrocnemio, e raggiunge il cavo popliteo ove confluisce nella v. poplitea<br />

ad altezza variabile. Essa riceve numerose collaterali della faccia posteriore e<br />

laterale della gamba e una comunicante piuttosto importante, la vena anastomotica<br />

di Giacom<strong>in</strong>i, che, dal cavo popliteo, si dirige sulla faccia mediale di<br />

coscia confluendo nella v. g. safena; talvolta può raggiungere la g. safena direttamente<br />

alla crosse safeno-femorale.<br />

Dalla vena marg<strong>in</strong>ale mediale del piede, 1 cm al davanti del malleolo mediale,<br />

orig<strong>in</strong>a la vena grande safena, che sale verticalmente sulla faccia mediale di<br />

gamba, ricevendo collaterali attraverso le quali si connette a vene perforanti.<br />

A livello del g<strong>in</strong>occhio, circonda il condilo femorale mediale ed è <strong>in</strong> stretta<br />

connessione con il nervo safeno. Alla coscia, segue il marg<strong>in</strong>e mediale del m.<br />

sartorio, da cui si separa nel triangolo di Scarpa: qui, con un decorso ad arco,<br />

perfora la fascia cribriforme <strong>in</strong> corrispondenza della plica di Allan-Burns e confluisce<br />

nella v. femorale.<br />

Essa è dotata di più di 10 valvole, di cui le più importanti funzionalmente sono<br />

quella situata a livello della giunzione con la v. femorale (valvola ostiale) e<br />

quella pre-ostiale, situata circa 3-4 cm al di sotto di essa.<br />

Nel suo decorso riceve numerose collaterali, sia a livello della gamba (vene sottocutanee<br />

anteriori e mediali, tra cui la c.d. vena di Leonardo), che della coscia<br />

(vena di Giacom<strong>in</strong>i).<br />

Alla crosse, confluiscono nella g. safena:<br />

1. Collaterali prossimali o superiori: vene pudende esterne (2), vena circonflessa<br />

iliaca superficiale, vena epigastrica <strong>in</strong>feriore superficiale;<br />

2. Collaterali distali o <strong>in</strong>feriori: safena accessoria mediale e laterale<br />

14<br />

1.1 - Anatomia del sistema venoso degli arti <strong>in</strong>feriori<br />

Il numero, la disposizione, la confluenza delle collaterali è quanto mai variabile:<br />

nel 25% dei casi possono raggiungere direttamente la v. femorale s<strong>in</strong>golarmente<br />

o confluendo <strong>in</strong> un unico tronco. Inoltre si possono trovare variazioni<br />

anatomiche congenite della crosse, quali:<br />

1. Crosse a Y: confluenza di due vene safene nella fossa ovale;<br />

2. Crosse doppia: doppia confluenza safeno-femorale da parte di due safenedist<strong>in</strong>te;<br />

3. crosse ad H: confluenza di due vene safene (di cui una accessoria) immediatamente<br />

prima dello sbocco nella v. femorale;<br />

SAFENE ACCESSORIE:<br />

Possono essere dist<strong>in</strong>te dalle collaterali per la struttura della parete (tunica<br />

media spessa) e per la topografia (le collaterali decorrono <strong>in</strong> prossimità<br />

della safena pr<strong>in</strong>cipale). Possono confluire nella crosse della safena<br />

pr<strong>in</strong>cipale, direttamente nella vena femorale, al di sopra o al di sotto<br />

della crosse, oppure <strong>in</strong> un collaterale della crosse.<br />

PERFORANTI:<br />

Sono numerose, particolarmente a livello della gamba. Tra le più importanti<br />

funzionalmente è bene ricordare:<br />

1. perforanti di Cockett: almeno 3, situate sulla faccia mediale di gamba,<br />

connettono il ramo collaterale postero-mediale della g. safena (v.<br />

di Leonardo) con il sistema profondo;<br />

2. peforante di Boyd: situata al di sotto del condilo mediale tibiale, connette<br />

la g. safena alla rete del soleo;<br />

3. perforante di Dodd: nel canale di Hunter, connette la g. safena alla v.<br />

femorale superficiale.<br />

15


1- Fisiopatologia ed emod<strong>in</strong>amica del sistema venoso<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

1. Testut L, Jacob O. Trattato di Anatomia Topografica. Ed. UTET, Tor<strong>in</strong>o, 1974, pp. 552-<br />

795.<br />

2. Blanchemaison P, Greney P. Atlante anatomico delle vene superficiali degli arti <strong>in</strong>feriori.<br />

Ed. M<strong>in</strong>erva Medica, Tor<strong>in</strong>o, 1997.<br />

3. Genovese G. Anatomia venosa dell’arto <strong>in</strong>feriore. In: Chirurgia delle Vene e dei L<strong>in</strong>fatici,<br />

Masson Editore, Milano, 2003.<br />

16<br />

ABSTRACT:<br />

1.2 - La mappa emod<strong>in</strong>amica venosa ed il rispetto dei sistemi drenanti<br />

1.2 - La mappa emod<strong>in</strong>amica venosa<br />

ed il rispetto dei sistemi drenanti.<br />

Passariello F.<br />

PHYSIO-PATHOLOGIC PREMISES: Tissue dra<strong>in</strong>age (TD) is provided<br />

by the <strong>in</strong>put-output pathways (I/O Paths or P I/O ), which transport blood from<br />

micro-circulation to right atrium. A fundamental function for TD is given by<br />

the Trans-Mural Pressure (TMP), a quantity derived from the <strong>in</strong>travascular (iP)<br />

and the extra vascular pressure (eP). A TMP decrease is favourable to TD and<br />

can be achieved through an iP decrease.<br />

THE HEMODYNAMIC VENOUS MAP: The Hemodynamic Venous<br />

Map (HVM) or Cartography is the morphological and functional <strong>in</strong>strument,<br />

which is also the prerequisite of any possible therapeutic strategy based on the<br />

hemod<strong>in</strong>amics of the venous system. The HVM allows the detection of the P I/O ,<br />

the Cycles (Sh) and the global response of the venous system to the functional<br />

manoeuvres. In addition, it’s possible to analyse the network structure (HVM<br />

Analysis) to retrieve several other <strong>in</strong>formation which could be useful to<br />

research, cl<strong>in</strong>ical practice and to the choice of a surgical strategy.<br />

STRATEGY: All P I/O are dra<strong>in</strong><strong>in</strong>g pathways and vice versa all dra<strong>in</strong><strong>in</strong>g<br />

pathways are P I/O . As a consequence, respect<strong>in</strong>g the dra<strong>in</strong><strong>in</strong>g systems is<br />

equivalent to respect<strong>in</strong>g the P I/O . The basic non elementary structure which is<br />

useful to the comprehension of the network hemodynamics is then the P-Shunt<br />

(PSh), composed by a Sh and a P I/O which goes through it. Consider<strong>in</strong>g all the<br />

P I/O go<strong>in</strong>g through the same Sh, we get the P-Shunt Set (PSS). In a PSh the aim<br />

of the hemodynamic therapy is the Sh disconnection, preserv<strong>in</strong>g the lone P I/O .<br />

The cut is effected on a branch which belongs to Sh but not to P I/O . In a PSS<br />

the aim of the hemodynamic therapy is the Sh disconnection, while the strategy<br />

must choose the most conservative cut, respect<strong>in</strong>g the max number of P I/O <strong>in</strong><br />

17


1- Fisiopatologia ed emod<strong>in</strong>amica del sistema venoso<br />

PSS which are useful to DT. These remarks make evident the complexity and<br />

the richness of <strong>in</strong>formation deriv<strong>in</strong>g from the MEV.<br />

PREMESSE DI FISIOPATOLOGIA:<br />

Il Ritorno Venoso (RV) è il flusso netto che giunge all’atrio destro attraverso<br />

il sistema venoso, sistema capacitivo che varia volume e pressione <strong>in</strong> modo<br />

locale e as<strong>in</strong>crono nei s<strong>in</strong>goli distretti.<br />

Man mano che ci si avvic<strong>in</strong>a al cuore destro, sia <strong>in</strong> cava superiore sia <strong>in</strong><br />

<strong>in</strong>feriore, il flusso venoso è sempre meno dipendente dalle funzioni locali. Il<br />

RV è il risultato della statistica del drenaggio venoso dei s<strong>in</strong>goli distretti, così<br />

come <strong>in</strong> un fiume la portata è dipendente solo dalla statistica del flusso dei suoi<br />

affluenti, mentre risente poco delle loro variazioni locali.<br />

Il drenaggio tissutale (DT) è la somma del drenaggio venoso e l<strong>in</strong>fatico ed è<br />

approssimativamente pari al drenaggio venoso, <strong>in</strong> quanto il drenaggio l<strong>in</strong>fatico<br />

distrettuale è generalmente trascurabile e nei distretti caudali confluisce nel<br />

sistema venoso solo al livello del dotto toracico.<br />

Organi del sistema venoso che assicurano il DT sono:<br />

1. i percorsi <strong>in</strong>gresso-uscita (I/O Paths o P I/O ), che trasportano il<br />

sangue dal microcircolo all’atrio destro<br />

2. le pompe: toraco-addom<strong>in</strong>ale, valvulo-muscolare e plantare 1<br />

Una funzione fondamentale per il DT è svolta dalla Pressione Trans-Murale<br />

(TMP), grandezza derivata dalla pressione <strong>in</strong>tra-vasale (iP) ed extra-vasale<br />

(eP) 1 :<br />

I valori di eP sono variabili nel lungo periodo oppure per cause esterne, ad<br />

es. per variazione della pressione atmosferica o altitud<strong>in</strong>e, per immersione <strong>in</strong><br />

acqua o per uso di un tutore elastico.<br />

All’opposto, i valori di iP possono cambiare molto velocemente. L’organismo<br />

può allora regolare iP per controllare TMP, <strong>in</strong> quanto, a parità di eP nel breve<br />

periodo, le variazioni di iP si riflettono su TMP, hanno la stessa direzione e sono<br />

18<br />

1.2 - La mappa emod<strong>in</strong>amica venosa ed il rispetto dei sistemi drenanti<br />

numericamente identiche.<br />

Una riduzione della TMP è favorevole al DT e può essere ottenuta mediante il<br />

decremento di iP.<br />

La riduzione del drenaggio venoso provoca <strong>in</strong>vece <strong>in</strong>cremento di iP e di TMP.<br />

LA MAPPA EMODINAMICA VENOSA:<br />

La Mappa Emod<strong>in</strong>amica Venosa (MEV) o Cartografia è lo strumento<br />

morfologico e funzionale prerequisito di ogni possibile strategia terapeutica<br />

basata sull’emod<strong>in</strong>amica del sistema venoso. La MEV è il risultato di un<br />

esame EcoDoppler molto più approfondito rispetto all’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e standard<br />

comunemente eseguita 2 .<br />

Molto s<strong>in</strong>teticamente, la MEV permette di riconoscere i P I/O , i Cicli (Sh)<br />

e di rilevare la risposta globale delle rete venosa alle manovre funzionali. Il<br />

valore della MEV tuttavia non si riduce solo a queste <strong>in</strong>formazioni, <strong>in</strong> quanto<br />

è possibile analizzare la struttura della rete (MEV Analysis 3,4,5 ) per trarre<br />

numerose altre <strong>in</strong>formazioni utili per la ricerca, per la pratica cl<strong>in</strong>ica e per la<br />

scelta della strategia chirurgica.<br />

Questi ulteriori approfondimenti richiedono l’elaborazione automatica al<br />

computer (MEV computerizzata o MEVc 6,7,8 ).<br />

STRATEGIA:<br />

Il drenaggio venoso avviene attraverso i P I/O . Tutti i P I/O sono drenanti e viceversa<br />

tutti i percorsi drenanti sono P I/O . Il rispetto dei sistemi drenanti equivale qu<strong>in</strong>di<br />

al rispetto dei P I/O .<br />

Particolare attenzione deve essere rivolta a strutture notevoli della MEV, che<br />

comportano la composizione di flussi di drenaggio (che riducono il volume dei<br />

distretti venosi) e reflussi (che <strong>in</strong>vece li sovraccaricano <strong>in</strong> volume).<br />

19


1- Fisiopatologia ed emod<strong>in</strong>amica del sistema venoso<br />

Sh è una struttura chiusa che riporta il flusso al punto di partenza. Perché sia<br />

attivo, Sh deve essere rifornito e svuotarsi, deve essere cioè attraversato da un<br />

P I/O .<br />

La struttura base non elementare utile per la comprensione dell’emod<strong>in</strong>amica<br />

di una rete è allora il P-Shunt (PSh), composizione di Sh e di un P I/O che lo<br />

attraversa.<br />

Qualora si consider<strong>in</strong>o tutti i P I/O che attraversano uno stesso Sh, si ottiene il<br />

P-Shunt Set (PSS).<br />

In un PSh lo scopo della terapia emod<strong>in</strong>amica è la deconnessione di Sh,<br />

preservando l’unico P I/O . Il taglio si effettua <strong>in</strong> un ramo che appartiene solo allo<br />

Sh.<br />

Il PSS è la struttura della MEV che costituisce la base del ragionamento<br />

emod<strong>in</strong>amico.<br />

Lo scopo della terapia emod<strong>in</strong>amica è la deconnessione di Sh, mentre la strategia<br />

deve scegliere il taglio più conservativo, rispettando il massimo numero di P I/O<br />

<strong>in</strong> PSS utili al DT 9,10,11,12 .<br />

Le osservazioni f<strong>in</strong> qui presentate rendono conto della complessità e della<br />

ricchezza delle <strong>in</strong>formazioni desumibili dalla MEV e dalla MEVc.<br />

L’approfondimento sui metodi di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e e di calcolo esula comunque<br />

dal contesto cl<strong>in</strong>ico e fisiopatologico trattato <strong>in</strong> questo articolo, con rigore<br />

matematico anche eccessivo.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1. Franceschi C, Zamboni P. Pr<strong>in</strong>ciples of venous hemodynamics. Nova Science Publishers,<br />

New York, 2009.<br />

2. Franceschi C. Theorie et pratique de la (C)ure (H)emodynamique de l’(I)nsuffisance (V)<br />

e<strong>in</strong>euse en (A)mbulatoire. Éditions de l’Armancon, Precy-sous-Thyl, 1988.<br />

3. Passariello F. Suppression of the sapheno-femoral reflux by pure non-saphenous phlebectomy<br />

and anatomical structure of the reflux. Acta Phlebologica, 2008 December; 9(3): 105-7.<br />

4. Passariello F. MEV analysis and reservoir effect. Acta Phlebologica, 2008 December;<br />

9(3):109-13.<br />

20<br />

1.2 - La mappa emod<strong>in</strong>amica venosa ed il rispetto dei sistemi drenanti<br />

5. Passariello F. Extra-Saphenous Non Pelvic Refluxes. Presented to the “Second International<br />

Days of Phlebology”, Parma, May 30th - 31st 2008. Acta Phlebol, 2008; 9: 89-90.<br />

6. Passariello F. VNET (Rete Venosa). Software di disegno assistito e valutazione diagnostica<br />

della mappa venosa ecografica degli arti <strong>in</strong>feriori. English Translation: VNET (Venous Net).<br />

M<strong>in</strong> Angiol, 1991; 16: 373-4.<br />

7. Passariello F. La Mappa Venosa Ecografica degli Arti Inferiori. Rilevazione, Teoria e<br />

Realizzazione Informatica. M<strong>in</strong> Angiol, 1991; 16; Suppl. 1 al N. 2, 299.<br />

8. Passariello F. The VNet Program. Unerstand<strong>in</strong>g the venous circulation of lower limbs. 21st<br />

World Congress of hte International Union of Angiology, Rome, May 22-26, 2004.<br />

9. Passariello F. Nuove strategie per la chirurgia della safena esterna. In Passariello F. (editor):<br />

“La Chirurgia della Vena Safena Esterna”, Newpr<strong>in</strong>t, Napoli, 1991.<br />

10. Passariello F, Carbone R. Chirurgia dell’arco della Safena Esterna. M<strong>in</strong> Angiol, Ed. M<strong>in</strong>.<br />

Medica, Tor<strong>in</strong>o (Aprile-Giugno 1992); 17 (Suppl. 3 al n. 2): 149-56.<br />

11. Passariello F. Intelligenza artificiale e Chirurgia Vascolare venosa. Elaborazione automatica<br />

della strategia chirurgica. Atti XVI Congr. Naz. SIPV, 1994.<br />

12. Passariello F. Il Modello VNet per la Simulazione Chirurgica Venosa. M<strong>in</strong> Cardioangiol,<br />

2006; 54 (Suppl. 1 al n. 6):132-3<br />

21


2.<br />

MAPPAGGIO<br />

MORFO-FUNZIONALE<br />

E TRATTAMENTO<br />

DELLE VARICI


2 - Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici<br />

24<br />

2.1 - L’E.S.E.C. nelle <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enze dei grossi<br />

tronchi venosi<br />

ABSTRACT:<br />

Bernard<strong>in</strong>i E.<br />

OBJECTIVES: Hemodynamic pr<strong>in</strong>ciples suggest that primary venous<br />

<strong>in</strong>sufficiency follows the hydrostatic column of venous pressure of the limbs,<br />

and therefore, venous reflux beg<strong>in</strong>s at the lower po<strong>in</strong>ts and rises upwards. To<br />

test the hypothesis of an ‘‘ascend<strong>in</strong>g development’’of reflux, we carried an<br />

observational study to analyze the natural evolution of lower limb venous<br />

<strong>in</strong>sufficiency.<br />

MATHERIALS AND METHODS: Dur<strong>in</strong>g a 9-year period patients with<br />

primary superficial venous disease, who refused treatment, were followed<br />

prospectively with 6-month scheduled cl<strong>in</strong>ical and duplex ultrasound<br />

exam<strong>in</strong>ations. Localization, stage, and evolution of the venous patterns were<br />

compared.<br />

RESULTS: A total of 104 limbs <strong>in</strong> 99 patients were analyzed (12 males,<br />

92 female; mean age 48.7 years). Prevalence of reflux was ( p < 0.001) more<br />

frequent along great-saphenous and its tributaries (78/104, 75%) than nonsaphenous<br />

ve<strong>in</strong>s. The time of re-exam<strong>in</strong>ation ranged from 1 to 13 years (mean<br />

4 ± 3.1 years). With the exception of six rema<strong>in</strong><strong>in</strong>g stable, all the ve<strong>in</strong>s showed<br />

a progression of <strong>in</strong>sufficiency (94%); 47 <strong>in</strong>volved deep circulation. In all the<br />

worsened refluxes, an extension to reach one or more venous segments at an<br />

upper level, un<strong>in</strong>volved before, was found. There was no downward oriented<br />

pattern of progression. There was no significant difference <strong>in</strong> age, gender, and<br />

type of ve<strong>in</strong> between the stable and progressive diseases.<br />

CONCLUSIONS: Natural history of primary venous <strong>in</strong>sufficiency is that of<br />

a progressive disease, which beg<strong>in</strong>s at lower levels of the limbs and develops <strong>in</strong><br />

an antegrade manner as venous stasis is higher where force of gravity is higher.<br />

2.1 - L’E.S.E.C. nelle <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enze dei grossi tronchi venosi<br />

This data do not support the aggressive and widespread treatment of term<strong>in</strong>al<br />

valve as first approach, but need to be supported by larger studies.<br />

INTRODUZIONE:<br />

F<strong>in</strong> dalla sua nascita la terapia sclerosante si è sempre prefissata di ottenere<br />

l’obliterazione del vaso allo scopo di elim<strong>in</strong>are il reflusso venoso. La tendenza<br />

alla ricanalizzazione, nell’arco di pochi mesi, del vaso sclerosato ci fa essere<br />

pienamente d’accordo con coloro che asseriscono che la tecnica sclerosante<br />

degli assi safenici deve essere considerata solo una alternativa allo stripp<strong>in</strong>g non<br />

avendone la stessa efficacia ablativa. Questo perché la ricanalizzazione della<br />

vena è sempre stata considerata una evoluzione <strong>in</strong>desiderata, un <strong>in</strong>successo,<br />

qu<strong>in</strong>di, una recidiva. Illustri autori hanno pubblicato, a più riprese, numerosi<br />

lavori sulla materia (Wallois, Ouvry, Schadeck), evidenziando però una totale<br />

discordanza tra il risultato cl<strong>in</strong>ico, positivo f<strong>in</strong>o al 95% circa dei casi, e quello<br />

strumentale, solitamente negativo per la evidenziazione ecografica della<br />

pervietà vasale con un flusso che non rientrava negli scopi della metodica. Ma<br />

se il paziente, che è il diretto <strong>in</strong>teressato, dichiara un netto miglioramento, sia<br />

funzionale che estetico, ciò significa che si sono verificate delle modificazioni<br />

emod<strong>in</strong>amiche che hanno <strong>in</strong>fluito positivamente dal punto di vista cl<strong>in</strong>ico<br />

nonostante la ricanalizzazione e presumibilmente anche <strong>in</strong> merito ad essa.<br />

La domanda, a questo punto, nasce spontanea: perché dobbiamo cont<strong>in</strong>uare<br />

a considerare la ricanalizzazione un <strong>in</strong>successo, qu<strong>in</strong>di una recidiva, e non il<br />

contrario, <strong>in</strong>cludendola tra i pr<strong>in</strong>cipali f<strong>in</strong>i della metodica?<br />

FINALITÀ ED EVOLUZIONE DELLA SCLEROSI:<br />

Se andiamo ad analizzare l’evoluzione della sclerosi con un’ottica diversa, non<br />

ablativa, ma emod<strong>in</strong>amica e conservativa, possiamo riscontrare una serie di<br />

modificazioni od effetti evolutivi che giustificano una totale revisione della<br />

metodica sclerosante.<br />

Evoluzione della sclerosi:<br />

25


2 - Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici<br />

1. ricanalizzazione;<br />

2. fibrosi parietale;<br />

3. riduzione di calibro;<br />

Di rilevante importanza, dal punto di vista emod<strong>in</strong>amico, la constatazione,<br />

pressoché costante, di una riduzione di calibro, rispetto a quello <strong>in</strong>iziale, del<br />

30-80%, variabile da caso a caso. Questo, di per sé, determ<strong>in</strong>a una riduzione<br />

della portata del reflusso con conseguente dim<strong>in</strong>uzione del diametro delle<br />

varici e riduzione della stasi venosa, rilevabili all’esame cl<strong>in</strong>ico, e con un netto<br />

miglioramento funzionale, dichiarato dal paziente.<br />

Ma altrettanto importanti sono gli effetti evolutivi della sclerosi, analizzabili<br />

con un accurato studio emod<strong>in</strong>amico, seriato, dal momento della formazione<br />

dello sclero f<strong>in</strong>o ad alcuni mesi dopo la ricanalizzazione ed oltre, associati ad<br />

alcuni pr<strong>in</strong>cipi emod<strong>in</strong>amici.<br />

Effetti evolutivi della sclerosi:<br />

1. la sclerosi, effettuata a qualsiasi livello, o direttamente sull’asse<br />

safenico (R2) o sul suo ramo collaterale (R3), sede del reflusso (R2-R3),<br />

determ<strong>in</strong>a un frazionamento della colonna idrostatica con conseguente<br />

riduzione della pressione venosa e della portata del reflusso e con<br />

una netta riduzione del sovraccarico a livello delle vene perforanti di<br />

rientro;<br />

2. la sclerosi, effettuata sul ramo collaterale safenico, sede del reflusso,<br />

determ<strong>in</strong>a una riduzione di diametro sull’asse safenico refluente<br />

soprastante lo sclero, senza che tale segmento safenico sia stato<br />

<strong>in</strong>teressato dalla sclerosi;<br />

3. la ricanalizzazione si è evidenziata, nella totalità dei casi, nell’arco di<br />

1-3 mesi, ma costantemente con una riduzione di diametro del 30-80%,<br />

con un flusso anterogrado nel 54% dei casi, retrogrado nel restante 46%.<br />

Ciò significa che <strong>in</strong> circa metà dei casi si è verificato, per la riduzione<br />

del diametro, un riall<strong>in</strong>eamento valvolare;<br />

4. nei casi ricanalizzati con flusso anterogrado, <strong>in</strong> quelli con valvola<br />

term<strong>in</strong>ale <strong>in</strong>izialmente <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>ente, si è verificata <strong>in</strong> molti casi una<br />

negativizzazione della manovra compressione-rilasciamento e <strong>in</strong> alcuni<br />

anche la negativizzazione della manovra di Valsalva. Ciò significa<br />

26<br />

2.1 - L’E.S.E.C. nelle <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enze dei grossi tronchi venosi<br />

che l’<strong>in</strong>iziale <strong>in</strong>competenza della valvola ostiale, testata con manovra<br />

di compressione-rilasciamento e con la manovra di Valsalva, si è<br />

negativizzata dopo il trattamento <strong>in</strong> gran parte dei casi. Ciò dimostra<br />

che l’<strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enza ostiale è regredibile, qu<strong>in</strong>di curabile. La crosse<br />

viene trattata, successivamente, chirurgicamente o con ecosclerosi,<br />

solo quando il frazionamento della colonna idrostatica non sortisce<br />

un sufficiente effetto riduttivo del suo diametro e qu<strong>in</strong>di la patologia<br />

non regredisce. Ciò avviene solitamente nei casi con <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enza<br />

dell’<strong>in</strong>tero asse safenico (circa il 3% delle <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enze safeniche) o<br />

con reflusso R1-R2-R3 per lo più a diametro elevato (oltre i 10 mm).<br />

Complessivamente non sono molti.<br />

CONSEGUENZE EMODINAMICHE E CLINICHE POST-<br />

SCLEROTERAPIA:<br />

Conseguenze emod<strong>in</strong>amiche post-ricanalizzazione:<br />

1. conservazione del drenaggio safenico;<br />

2. mantenimento di un flusso:<br />

I. anterogrado attraverso l’ostio safeno-femorale o safeno-<br />

popliteo;<br />

II. retrogrado attraverso una o più vene perforanti di rientro<br />

centrate sull’asse safenico e/o lungo il decorso del ramo<br />

collaterale refluente, con costante riduzione del diametro,<br />

che determ<strong>in</strong>a:<br />

a) la riduzione della portata ematica nel tronco<br />

safenico refluente pre-trattamento;<br />

b) la dim<strong>in</strong>uzione o soppressione dell’ipertensione<br />

venosa per la frammentazione della colonna<br />

di pressione idrostatica determ<strong>in</strong>ata, <strong>in</strong> una<br />

buona parte dei casi, dal riall<strong>in</strong>eamento<br />

valvolare <strong>in</strong> segmenti non <strong>in</strong>teressati dallo<br />

sclero.<br />

27


2 - Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici<br />

Conseguenze cl<strong>in</strong>iche:<br />

1. netto miglioramento funzionale per la soppressione della stasi;<br />

2. scomparsa o drastica dim<strong>in</strong>uzione del volume delle varici.<br />

PROTOCOLLO ESEC (Eco-Sclerosi Emod<strong>in</strong>amica Conservativa):<br />

Per ottenere con la ricanalizzazione tutti gli effetti evolutivi favorevoli occorre<br />

che la terapia sclerosante sia f<strong>in</strong>alizzata alla conservazione dei vasi e non<br />

all’obliterazione. Qu<strong>in</strong>di gli agenti sclerosanti devono avere un dosaggio<br />

<strong>in</strong>izialmente molto basso, sia <strong>in</strong> concentrazione che <strong>in</strong> quantità, possono, ma non<br />

devono obbligatoriamente, essere schiumosi (mousse) e devono essere <strong>in</strong>iettati<br />

<strong>in</strong> punti precisi, seguendo una strategia terapeutica stabilita dopo un accurato<br />

studio emod<strong>in</strong>amico effettuato con eco-color-doppler. Dosaggi <strong>in</strong>iziali: 0,3-<br />

0,5% per l’agente sclerosante liquido, 0,1-0,3% per la scleromousse.<br />

L’ESEC, nata 17 anni fa e perfezionata nel tempo, oltre a sfruttare gli effetti<br />

evolutivi della sclerosi, ha come card<strong>in</strong>i due evidenze emod<strong>in</strong>amiche:<br />

1. l’evoluzione per lo più ascendente della malattia varicosa<br />

2. il “lavaggio” dei vasi alle confluenze con altri rami profondi, safenici,<br />

collaterali o perforanti che, di fatto, impedisce la progressione<br />

ascendente dello sclero o del trombo (nel caso di trombosi venosa<br />

spontanea, non provocata dalla sclerosi)<br />

Il protocollo della E.S.E.C. è fondamentalmente diverso da quello della<br />

scleroterapia tradizionale che considera la ricanalizzazione un <strong>in</strong>successo.<br />

A ricanalizzazione avvenuta occorre di nuovo effettuare sempre uno studio<br />

emod<strong>in</strong>amico per verificare se persiste un reflusso, da non confondere col<br />

deflusso, anterogrado o retrogrado nelle perforanti di rientro senza salto di<br />

compartimento, perché <strong>in</strong> quest’ultimo caso abbiamo ottenuto comunque un<br />

sistema drenante. In caso di reflusso possiamo <strong>in</strong>iettare nuovamente il liquido<br />

o mousse sclerosante, ma a dosaggio spesso più basso di quello utilizzato<br />

l’ultima volta perché il diametro del vaso è comunque dim<strong>in</strong>uito. E questo verrà<br />

ripetuto, se necessario, più volte f<strong>in</strong>o a che non abbiamo ottenuto un deflusso<br />

post-ricanalizzazione.<br />

28<br />

CONCLUSIONI:<br />

2.1 - L’E.S.E.C. nelle <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enze dei grossi tronchi venosi<br />

L’evolutività e la cronicità della malattia varicosa rende impossibile la<br />

guarigione, con qualunque metodica si <strong>in</strong>tervenga, ma con l’E.S.E.C. siamo<br />

<strong>in</strong> grado di tenerla sotto controllo quasi <strong>in</strong>cruentamente, soddisfacendo le<br />

attese dei pazienti trattati, che ricordiamo essere soprattutto la scomparsa della<br />

s<strong>in</strong>tomatologia e delle varici compatibilmente al mantenimento, pressoché<br />

totale, del loro sistema venoso primitivo.<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

1. Bernard<strong>in</strong>i E, Piccioli R, De Rango P, Bisacci C, Pagliuca V, Bisacci R. Echo-Sclerosis<br />

Hemodynamic Conservative: A New Technique for Varicose Ve<strong>in</strong> Treatment. Ann Vasc<br />

Surg, 2007 Jul; 21(4): 535-43. Epub 2007 May 18.<br />

2. Bernard<strong>in</strong>i E, Piccioli R, De Rango P, Bisacci C, Pagliuca V, Bisacci R. Ambulatory and<br />

Haemodynamic treatment of venous <strong>in</strong>sufficiency by ultrasound-guided sclerotherapy<br />

(ESEC cure). Ann Vasc Surg, Volume 24, Issue 6, August 2010, Pages 709-720.<br />

3. Bernard<strong>in</strong>i E, De Rango P, Piccioli R, Bisacci C, Pagliuca V, Genovese G, Bisacci<br />

R. Development of primary superficial venous <strong>in</strong>sufficiency: the ascend<strong>in</strong>g theory.<br />

Observational and hemodynamic data from a 9-year experience. Ann Vasc Surg, 2010 Aug;<br />

24(6): 709-20.<br />

29


2 - Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici<br />

30<br />

2.2 - La cura CHIVA:<br />

Riflessioni sui criteri di scelta<br />

terapeutica, conservativi o demolitivi,<br />

nel trattamento delle varici degli arti <strong>in</strong>feriori.<br />

ABSTRACT:<br />

Erm<strong>in</strong>i S.<br />

CHIVA method is performed <strong>in</strong> Italy <strong>in</strong> a proportion of patients treated for<br />

varicose ve<strong>in</strong>s between the 1% and 2%. However the results of treatment<br />

with CHIVA method are better than any other method, as shown by 4 RCTs<br />

and by a Review of the Cochrane Library be<strong>in</strong>g pr<strong>in</strong>ted. Also the use of the<br />

saphenous ve<strong>in</strong> <strong>in</strong> coronary artery bypass graft and popliteal bypass is validated<br />

by a Review of Cochrane Library. If vascular surgeon decides to implement<br />

procedures other than the CHIVA, he should <strong>in</strong>form patients about the actual<br />

results to 10 years and the loss of possibility to use the saphenous ve<strong>in</strong> for a<br />

life-sav<strong>in</strong>g <strong>in</strong>tervention.<br />

INTRODUZIONE:<br />

La cura CHIVA è il trattamento conservativo emod<strong>in</strong>amico delle varici.<br />

L’emod<strong>in</strong>amicità vàdi pari passo con la conservazione del drenaggio venoso<br />

negli assi safenici ed <strong>in</strong> gran parte delle collaterali; è la caratteristica essenziale<br />

che contraddist<strong>in</strong>gue questa metodica.<br />

La superiorità a 5 e 10 anni dei risultati della cura CHIVA nei confronti dello<br />

stripp<strong>in</strong>g è validata da 4 trials prospettici randomizzati (RCT). Poiché lo<br />

stripp<strong>in</strong>g è considerato il “Gold Standard” delle terapie demolitive, tutto quanto<br />

vale per le altre metodiche demolitive verso lo stripp<strong>in</strong>g, vale, di riflesso, verso<br />

la CHIVA.<br />

2.2 - La cura CHIVA: Riflessioni sui criteri di scelta terapeutica, conservativi o demolitivi, nel trattamento delle varici degli arti <strong>in</strong>feriori<br />

LA METODICA CHIVA:<br />

La cura CHIVA si basa su una rigorosa analisi cartografica delle varici eseguita<br />

<strong>in</strong> orto-d<strong>in</strong>amismo, è estremamente flessibile ed attuabile <strong>in</strong> tutti i casi di IVS<br />

(<strong>in</strong>sufficienza venosa superficiale), <strong>in</strong>dipendentemente dal calibro degli assi<br />

safenici e dalla taglia delle varici che non condizionano i risultati della metodica.<br />

In considerazione di ciò e dei citati RCT, la cura CHIVA è per l’IVS il trattamento<br />

di prima scelta.<br />

Tuttavia esistono oggi numerose metodiche per trattare le varici ed è luogo<br />

comune affermare che il flebologo moderno deve selezionare i pazienti scegliendo<br />

quella più appropriata.<br />

In relazione a questa realtà ci sono varie considerazioni che non possono essere<br />

trascurate:<br />

1. le varici sono state suddivise da C. Franceschi nel 1988 <strong>in</strong> vari tipi di<br />

circolazioni private (shunts) che tengono conto della presenza o meno<br />

di un punto di fuga e della sede del rientro del flusso retrogrado safenico.<br />

Le modalità del rientro non <strong>in</strong>fluiscono sulle scelte demolitive; al<br />

contrario, la tipologia del punto di fuga dovrebbe essere sempre valutata<br />

<strong>in</strong> una prospettiva terapeutica sia demolitiva che conservativa;<br />

2. le metodiche per trattare le varici si possono raggruppare <strong>in</strong> demolitive<br />

e conservative emod<strong>in</strong>amiche (CHIVA). Le cure demolitive comprendono<br />

i vari tipi di stripp<strong>in</strong>g e le tecniche di occlusione vasale quali il<br />

laser endovenoso, la radiofrequenza, la scleromousse. La f<strong>in</strong>alità è comunque<br />

sempre quella di sopprimere il tronco safenico e le collaterali;<br />

i criteri di scelta dovrebbero rispondere oggi alla Evidence Based Medic<strong>in</strong>e.<br />

La EBM tiene conto dei risultati cl<strong>in</strong>ici, e cioè di quanto validato dai RCTs.<br />

Le decisioni cl<strong>in</strong>iche secondo EBM dipenderanno qu<strong>in</strong>di dall’<strong>in</strong>terazione fra<br />

l’utilizzo delle migliori evidenze scientifiche disponibili (RCTs) e l’esperienza<br />

del medico, che però non è esonerato da un aggiornamento professionale cont<strong>in</strong>uo.<br />

31


2 - Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici<br />

STRATEGIE TERAPEUTICHE:<br />

Per quanto detto, l’etica professionale nel trattamento delle varici si dovrebbe<br />

estr<strong>in</strong>secare <strong>in</strong>:<br />

1. conservare ciò che è sano e cercare di recuperare ciò che può essere<br />

compromesso solo <strong>in</strong> modo reversibile;<br />

2. <strong>in</strong>formare il paziente sulla possibilità di usare la safena per un eventuale<br />

by pass;<br />

3. <strong>in</strong>formare il paziente sui risultati a distanza delle varie metodiche<br />

(RCTs).<br />

La tipologia del punto di fuga è l’elemento a comune dei vari trattamenti, demolitivi<br />

e conservativi. Analizzeremo con vari esempi come la chirurgia demolitiva<br />

non si rapporta con i patterns emod<strong>in</strong>amici dei punti di fuga, ma bensì quasi<br />

tutti li trascura.<br />

Vediamo alcuni esempi e riflettiamo sulla scelta terapeutica:<br />

32<br />

1. Varici safeniche ad orig<strong>in</strong>e ostiale con valvola term<strong>in</strong>ale <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>ente. I<br />

fattori da prendere <strong>in</strong> esame per la scelta terapeutica scaturiscono dalle<br />

seguenti considerazioni:<br />

I. è etico demolire una safena solo perché la cross è refluente,<br />

associandosi o meno all’<strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enza di altri tratti? La maggior<br />

parte delle safene che oggi operiamo hanno un calibro <strong>in</strong>feriore<br />

ai 7 mm., non hanno gozzi, sono <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enti <strong>in</strong> media<br />

per 3-4/6 della loro lunghezza, il loro calibro si riduce del 30-<br />

40 % dopo correzione emod<strong>in</strong>amica. Le safene tortuose sono<br />

< 1‰;<br />

II. la prospettiva dei risultati a distanza (RCTs).<br />

2. Varici safeniche con <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enza dell’arco safenico e cont<strong>in</strong>enza della<br />

valvola term<strong>in</strong>ale. Riguardano il 45% delle <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enze safeniche. Si<br />

associano nell’80% a safene che hanno un diametro < 5 mm. I fattori da<br />

prendere <strong>in</strong> esame per la scelta terapeutica scaturiscono dalle seguenti<br />

considerazioni:<br />

2.2 - La cura CHIVA: Riflessioni sui criteri di scelta terapeutica, conservativi o demolitivi, nel trattamento delle varici degli arti <strong>in</strong>feriori<br />

I. è etico <strong>in</strong>tervenire sulla cross safeno-femorale anche se cont<strong>in</strong>ente?<br />

II. è etico demolire safene così piccole?<br />

3. Punti di fuga di orig<strong>in</strong>e pelvica: rappresentano punti di fuga che possono<br />

con facilità recidivare dopo il trattamento. La recidiva di un punto<br />

di fuga post-stripp<strong>in</strong>g può dar luogo a recidiva di varici anche <strong>in</strong> distretti<br />

dove prima del trattamento non erano presenti vasi dilatati. In<br />

presenza della safena la recidiva varicosa da un punto di fuga è legata<br />

alla capacità aspirativa del punto di rientro e f<strong>in</strong>tanto che permane un<br />

equilibrio emod<strong>in</strong>amico non si hanno nuove varici. Quali sono qu<strong>in</strong>di<br />

le tecniche demolitive che trovano una <strong>in</strong>dicazione logica nel trattamento<br />

di questo tipo di varici?<br />

4. Shunts (circolazioni private) sistolici (che compaiono durante la fase<br />

di contrazione muscolare): si ritrovano spesso sulla cross safeno - poplitea.<br />

Sono caratterizzati dalla presenza di un reflusso non solo diastolico<br />

(che compare durante la fase di rilasciamento muscolare), ma<br />

anche sistolico-diastolico. Talvolta danno luogo ad un reflusso sistolico<br />

anterogrado (diretto verso l’alto) sulla vena di Giacom<strong>in</strong>i. Il reflusso<br />

sistolico è dovuto ad un ostacolo al flusso nella rete profonda che determ<strong>in</strong>a<br />

un aumento della pressione laterale a livello popliteo. Non esistono,<br />

a mio parere, possibilità di trattamento per questa tipologia di<br />

varici nell’ambito della chirurgia demolitiva, <strong>in</strong> quanto uno shunt sistolico<br />

è equiparabile ad uno shunt vicariante e dunque non può essere<br />

soppresso.<br />

CONCLUSIONI:<br />

In conclusione il flebologo moderno dovrebbe adattare la sua scelta terapeutica<br />

ai pattern emod<strong>in</strong>amici sopra enunciati ed agli RCTs, rispondendo così ai criteri<br />

che caratterizzano la EBM.<br />

Nell’esperienza di chi scrive, <strong>in</strong> questa logica non trova spazio l’<strong>in</strong>dicazione<br />

alle scelte demolitive.<br />

33


2 - Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

1. Franceschi C, Zamboni P. Pr<strong>in</strong>ciples of hemodynamics - Nova Publishers, 2009.<br />

2. Josep Oriol Pares et al. Varicose Ve<strong>in</strong> Surgery. Stripp<strong>in</strong>g versus the CHIVA method:<br />

a Randomized Controlled Trial. Ann Surg, April 2010; 251: 4 [ISRCTN52861672].<br />

(<strong>in</strong>ternational standard randomised controlled trial number) www.controlled-trials.com.<br />

3. Zamboni P et al. M<strong>in</strong>imally Invasive Surgical management of primary venous ulcer vs.<br />

Compression Treatment: a Randomized Cl<strong>in</strong>ical Trial. Eur J Vasc Endovasc Surg, 2003; 00:<br />

1-6.<br />

4. Iborra et al. Cl<strong>in</strong>ical and random study compar<strong>in</strong>g two surgical techniques for varicose ve<strong>in</strong><br />

treatment : immediate results. Angiologia, 2000; 6: 253-258.<br />

5. Carand<strong>in</strong>a, C. et al. Varicose Ve<strong>in</strong> Stripp<strong>in</strong>g vs Haemodynamic Correction (CHIVA): a<br />

Long Term Randomised Trial. Eur J Vasc Endovasc Surg, 10.1016/j.ejvs.2007.09.011.<br />

6. Li J et al. The patency of sequential and <strong>in</strong>dividual ve<strong>in</strong> coronary bypass grafts: a systematic<br />

review. Ann Thorac Surg, 2011; 92: 12920<br />

7. McLa<strong>in</strong> CP, Tw<strong>in</strong>e AD. Graft type for femoro-popliteal bypass surgery. Cochrane review<br />

abstract. Cochrane Database of Systematic Reviews 2011 Issue 10, Copyright © 2011 The<br />

Cochrane Collaboration.<br />

8. Franceschi C. La Cure CHIVA - Editions de L’Armançon, 1988.<br />

34<br />

2.3 - Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici: la chirurgia ablativa<br />

2.3 - Mappaggio morfo-funzionale<br />

e trattamento delle varici: la chirurgia ablativa.<br />

ABSTRACT:<br />

Sellitti A., Cardamone B., Di Filippo A., Goffredi L.,<br />

Sellitti M. E., Quarto G, Apperti M.<br />

Ablative surgery is considered the gold standard for the treatment of varicose ve<strong>in</strong>s. It<br />

is important to precede ablative operations by an accurate Echo-Color-Doppler study to<br />

prevent or reduce technical errors. In fact hemodynamic assessment of varicose ve<strong>in</strong>s<br />

determ<strong>in</strong>es the k<strong>in</strong>d of operation (long strip, short, ultra-short or simply varicectomy).<br />

This research has reduced considerably the classic operations of stripp<strong>in</strong>g.<br />

INTRODUZIONE:<br />

La chirurgia ablativa, alla luce delle consolidate acquisizioni di emod<strong>in</strong>amica ed<br />

effettuata con accuratezza e precisione, resta, a nostro avviso, il pilastro della chirurgia<br />

delle varici. L’obiettivo è quello di ottenere un risultato funzionale ed estetico<br />

soddisfacente e duraturo nel tempo.<br />

Prevede:<br />

1. Tempo di crosse;<br />

2. Stripp<strong>in</strong>g lungo della safena <strong>in</strong>terna, dalla giunzione safeno-femorale al<br />

malleolo mediale (nel 10% circa dei casi);<br />

3. Stripp<strong>in</strong>g corto della safena <strong>in</strong>terna, dalla giunzione safeno-femorale f<strong>in</strong>o al<br />

terzo superiore di gamba;<br />

4. Stripp<strong>in</strong>g ultra-corto della safena <strong>in</strong>terna, dalla giunzione safeno-femorale<br />

f<strong>in</strong>o al terzo medio-<strong>in</strong>feriore di coscia;<br />

5. Stripp<strong>in</strong>g della safena esterna, dalla giunzione safeno-poplitea al malleolo<br />

laterale (meno dell’1%) o, più frequentemente, a metà polpaccio (stripp<strong>in</strong>g<br />

corto);<br />

6. Stripp<strong>in</strong>g dei sistemi safenici accessori;<br />

7. Varicectomia.<br />

L’ablazione dei tronchi safenici viene completata, <strong>in</strong> genere, dalla legatura-<strong>in</strong>terruzione<br />

delle perforanti <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enti e dalla varicectomia, raggiungendo così anche una f<strong>in</strong>alità<br />

emod<strong>in</strong>amica attraverso l’exeresi delle vie di reflusso.<br />

35


2 - Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici<br />

MATERIALI E METODI:<br />

È importante fare precedere gli <strong>in</strong>terventi ablativi da un accurato studio Eco-<br />

ColorDoppler per evitare o ridurre gli errori tecnici. Il mappaggio morfo-funzionale<br />

pre-operatorio ha notevolmente ridimensionato il classico <strong>in</strong>tervento di stripp<strong>in</strong>g.<br />

Infatti con l’Eco-Color-Doppler si valuta:<br />

1. Variabilitàanatomica del sistema;<br />

2. Valutazione degli apparati valvolari;<br />

3. Accurato studio dei punti di fuga e di rientro;<br />

4. Interpretazione della direzione dei flussi;<br />

5. Giusta esecuzione ed <strong>in</strong>terpretazione delle manovre statiche e d<strong>in</strong>amiche.<br />

Le moderne acquisizioni di emod<strong>in</strong>amica hanno rivalutato la varicectomia considerata<br />

<strong>in</strong> passato un trattamento estetico (“elim<strong>in</strong>azione del visibile”). Essa è <strong>in</strong>dicata:<br />

1. A completamento di stripp<strong>in</strong>g ultra-corto, corto o lungo e nella recidiva;<br />

2. Asse safenico non dilatato, con valvola preterm<strong>in</strong>ale <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>ente e valvola<br />

term<strong>in</strong>ale cont<strong>in</strong>ente;<br />

3. Reflusso N2 > N3 alto (con <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enza breve safeno-femorale) e con safena<br />

sottostante cont<strong>in</strong>ente;<br />

4. Reflusso N1 > N3;<br />

5. Reflusso di N3 a partenza dal golfo safenico con tronco safenico cont<strong>in</strong>ente;<br />

6. Presenza di perforanti di rientro sulla safena (<strong>in</strong> genere sotto il g<strong>in</strong>occhio),<br />

capaci di svuotare la quota refluente una volta elim<strong>in</strong>ate le varici di N3;<br />

7. Pazienti molto giovani o anziani, dove una chirurgia di m<strong>in</strong>ima puòessere<br />

giustificata (difficile stabilire l’evoluzione nel primo caso, risultati<br />

funzionalmente adeguati nel secondo caso);<br />

8. Varici di piccolo calibro <strong>in</strong> pazienti che rifiutano la scleroterapia;<br />

9. Altre situazioni: malattia ischemica cardiaca o periferica, artropatia, epatopatia,<br />

cause psicologiche, ecc.<br />

Nel periodo dicembre 1997 - aprile 2011 abbiamo trattato 1528 arti <strong>in</strong>feriori, <strong>in</strong> 913<br />

casi (59,7%) abbiamo effettuato varicectomie senza <strong>in</strong>terventi sul sistema safenico<br />

<strong>in</strong>terno o esterno, <strong>in</strong> 615 casi (49,3%) siamo <strong>in</strong>tervenuti sul sistema safenico <strong>in</strong>terno o<br />

esterno con varicectomie associate. Tali <strong>in</strong>terventi sono stati eseguiti <strong>in</strong> regime di Day-<br />

Hospital, <strong>in</strong> anestesia locale o sp<strong>in</strong>ale.<br />

RISULTATI:<br />

Il 100% dei pazienti trattati chirurgicamente secondo tali protocolli hanno riferito nel<br />

tempo un miglioramento estetico e cl<strong>in</strong>ico più che soddisfacente; non abbiamo mai<br />

rilevato, nei controlli Eco-Color-Doppler che sistematicamente effettuiamo ad un mese,<br />

tre mesi, sei mesi ed un anno dall’atto operatorio, recidive di crosse, laddove è stato<br />

necessario <strong>in</strong>tervenire anche sul sistema delle safene; le varici residue ed evolutive<br />

36<br />

2.3 - Mappaggio morfo-funzionale e trattamento delle varici: la chirurgia ablativa<br />

post-operatorie hanno sempre trovato giovamento con il trattamento scleroterapico.<br />

CONCLUSIONI:<br />

1. La varicectomia può essere ritenuta <strong>in</strong>tervento di scelta e non “palliativo” <strong>in</strong><br />

circa il 60% dei pazienti varicosi; l’’atto operatorio (varicectomia isolata e/o a<br />

completamento di <strong>in</strong>terventi sul sistema delle safene <strong>in</strong>terne o esterne) viene<br />

eseguito <strong>in</strong> regime di Day-Surgery, generalmente <strong>in</strong> anestesia locale o sp<strong>in</strong>ale,<br />

effettuando m<strong>in</strong>i <strong>in</strong>cisioni cutanee che praticamente non alterano il profilo<br />

estetico;<br />

2. Le collaterali varicose, quando non sono molto tortuose, anziché “mullerizzate”<br />

possono essere <strong>in</strong>cannulate ed elim<strong>in</strong>ate con m<strong>in</strong>istripp<strong>in</strong>g;<br />

3. In caso di stripp<strong>in</strong>g corto o ultra-corto safenico, previo un corretto marcaggio<br />

preoperatorio, si può orientare la sonda per un “<strong>in</strong>cannulamento <strong>in</strong> blocco”<br />

safenico + collaterale (N2+N3);<br />

4. Dopo l’<strong>in</strong>tervento viene effettuato un bendaggio elastocompressivo, sostituito<br />

il giorno successivo da una calza elastica post-operatoria;<br />

5. I pazienti possono essere dimessi dopo poche ore dall’<strong>in</strong>tervento o al massimo<br />

il giorno dopo perfettamente deambulanti, riprendendo, <strong>in</strong> casi di necessità,<br />

anche l’attività lavorativa.<br />

In conclusione, nella chirurgia delle varici il trattamento ablativo rappresenta il gold<br />

standard. Esso deve essere necessariamente preceduto da un accurato studio Eco-Color-<br />

Doppler per evitare e/o ridurre gli errori tecnici, al f<strong>in</strong>e di ottenere un soddisfacente<br />

risultato estetico e funzionale, duraturo nel tempo.<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

1. Andreozzi GM. <strong>Flebologia</strong> per il medico pratico. Ed. M<strong>in</strong>erva Medica, 1994<br />

2. Antignani PL. Diagnostica vascolare ultrasonografica. Ed. S.E.U., 2007<br />

3. C.I.F L<strong>in</strong>ee Guida diagnostiche-terapeutiche delle malattie delle vene e dei l<strong>in</strong>fatici,<br />

Acta Phleb. - Rev. 2003- Vol.4, n° 1-2 - Aug. 2003 - M<strong>in</strong>erva Medica; 3-5: 79-80<br />

4. Delfrate R. Manuale di emod<strong>in</strong>amica venosa degli arti <strong>in</strong>feriori. Ed. Ass.<br />

Umanizzazione della Chirurgia, Parma, 2011.<br />

5. Franceschi C.Théorie et pratique de la cure CHIVA. Ed. de l’Armanoçon, Prècysous-Thil,<br />

1988<br />

6. Genovese G. Chirurgia delle vene e dei l<strong>in</strong>fatici. Ed. Masson, Milano, 2003.<br />

7. Manc<strong>in</strong>i S. Trattato di <strong>Flebologia</strong> e L<strong>in</strong>fologia. Ed. U.T.E.T., Tor<strong>in</strong>o, 2001.<br />

8. Manc<strong>in</strong>i S. Manuale di <strong>Flebologia</strong>. Laris editrice, Colle Val D’Elsa (Si), 2009.<br />

9. Ricci S, Georgiev M. Flebectomia ambulatoriale. Ed. P.R., Bologna, 1999.<br />

37


3.<br />

I TRATTAMENTI<br />

ENDOVASCOLARI


3 - I trattamenti endovascolari<br />

40<br />

3.1 - I trattamenti endovascolari:<br />

trattamento con Laser e Visioven<br />

Goffredi L, Atelli P.F, Solimeno G., Quarto G., Apperti M.<br />

ABSTRACT:<br />

OBJECTIVES: The method of treatment of varicose ve<strong>in</strong>s with endovascular<br />

technique (EVLT) today is extremely successful. In fact, this method is<br />

particularly appreciated by patients thanks to its technical characteristics and,<br />

especially for functional and aesthetic results.<br />

METHODS: From November 2006 to date, we enrolled approximately 150<br />

patients with varicose dilation of saphenous and extrasaphenous sides <strong>in</strong> which,<br />

<strong>in</strong>stead of practic<strong>in</strong>g numerous phlebectomy, we considered most suitable laser<br />

treatment with direct cannulation of the ve<strong>in</strong> with a needle of 16G or of 18G and<br />

subsequent <strong>in</strong>troduction of the probe, typically, of 600 microns. To ensure that<br />

the maneuver was not “bl<strong>in</strong>d”, but could be targeted, we have used, <strong>in</strong>itially,<br />

a cold light source that we have already experienced (Epiven). For about two<br />

years we <strong>in</strong>troduced a new system “Visioven®” patented by us, consist<strong>in</strong>g of<br />

a defocused laser light source which, <strong>in</strong> contact with the sk<strong>in</strong> surface, allows<br />

detection of saphenous and extrasafenous sides, difficult to detect accurately<br />

with the naked eye, especially dur<strong>in</strong>g surgery with the patient sup<strong>in</strong>e and the<br />

circle emptied.<br />

RESULTS: In this way we were able to highlight the ve<strong>in</strong> to be treated and<br />

then cannulated with a needle first and then with the laser probe <strong>in</strong> a precise<br />

and simple way. We obta<strong>in</strong>ed <strong>in</strong> this way, satisfactory results <strong>in</strong> terms of the<br />

effectiveness of therapy, because the safety of the correct position of the probe<br />

has given us the opportunity to apply the most appropriate laser energy without<br />

fear of failure to close the ve<strong>in</strong> because of the <strong>in</strong>congruous extravascular<br />

3.1 - I trattamenti endovascolari: trattamento con Laser e Visioven<br />

application. This treatment has proved very effective also under aesthetic<br />

profile, allow<strong>in</strong>g us to avoid numerous sk<strong>in</strong> <strong>in</strong>cisions, the risk of thermal <strong>in</strong>jury<br />

due to <strong>in</strong>congruous exposure to laser light outside of the venous lumen.<br />

CONCLUSIONS: After subsequent checks, no patient showed signs of<br />

recanalization of the treated vessels, although, of course, the follow-up is too<br />

short to enable a f<strong>in</strong>al decision, while the aesthetic results are fully evaluated<br />

and were shown to have a great appreciation especially <strong>in</strong> patients of female<br />

sex. The transillum<strong>in</strong>ation laser with Visioven® (TILV) represents a non<strong>in</strong>vasive<br />

diagnostic method that, we believe, is essential <strong>in</strong> the endovascular<br />

laser treatment of saphenous and extrasaphenous sides. In fact, the use of<br />

endovascular laser without the possibility to p<strong>in</strong>po<strong>in</strong>t the location of the blood<br />

vessel would be impossible. Our method is easy to learn and to apply, and once<br />

acquired, it will become an <strong>in</strong>dispensable tool <strong>in</strong> the hands of whom is us<strong>in</strong>g it.<br />

OBIETTIVI:<br />

Il trattamento delle varici degli arti <strong>in</strong>feriori con tecnica endovascolare (EVLT)<br />

è una metodica che, oggigiorno, riscuote molto successo.<br />

Infatti, per le sue caratteristiche tecniche e, soprattutto per i risultati funzionali<br />

ed estetici che riesce ad ottenere, è particolarmente apprezzata dai pazienti.<br />

Da circa sei anni anche noi ci siamo “convertiti” a questa metodica, anche<br />

se siamo conv<strong>in</strong>ti che le <strong>in</strong>dicazioni e le modalità tecniche vadano ancora<br />

perfezionate e condivise dopo un uso cauto e ragionato.<br />

Proprio nell’ottica di ricercare nuove soluzioni ed aggiornamenti di tecnica,<br />

che rendessero la metodica più flessibile ed adeguata all’obbiettivo di ottenere<br />

un buon risultato terapeutico con il m<strong>in</strong>imo di <strong>in</strong>vasività, abbiamo messo a<br />

punto una tecnica orig<strong>in</strong>ale per il trattamento laser delle collaterali safeniche ed<br />

extrasafeniche utilizzando uno strumento da noi ideato e brevettato che ci ha<br />

permesso di ottenere ottimi risultati funzionali ed estetici.<br />

41


3 - I trattamenti endovascolari<br />

METODI:<br />

Abbiamo arruolato, da Novembre 2006 ad oggi, circa 150 pazienti affetti da<br />

dilatazione varicosa di collaterali safeniche ed extrasafeniche nei quali, <strong>in</strong>vece<br />

di praticare numerose flebectomie, abbiamo ritenuto più <strong>in</strong>dicato il trattamento<br />

laser con <strong>in</strong>cannulamento diretto della vena con ago 16G, o 18G e successiva<br />

<strong>in</strong>troduzione della sonda, <strong>in</strong> genere, da 600 µm.<br />

Per far sì che la manovra non fosse “cieca” ma potesse avvenire <strong>in</strong> maniera<br />

mirata, ci siamo avvalsi, <strong>in</strong>izialmente, di una sorgente di luce fredda da noi<br />

già sperimentata (Epiven) e, da circa due anni, di un nuovo sistema da noi<br />

brevettato, “Visioven®” (Fig. 1), costituito da una sorgente di luce laser<br />

defocalizzata che, a contatto con la superficie cutanea, permette di <strong>in</strong>dividuare<br />

collaterali safeniche ed extrasafeniche difficilmente <strong>in</strong>dividuabili con<br />

precisione ad occhio nudo, soprattutto durante l’atto chirurgico, a paziente <strong>in</strong><br />

posizione sup<strong>in</strong>a e a circolo svuotato (Fig. 2).<br />

Fig. 1 - L’apparecchiatura Visioven®<br />

42<br />

3.1 - I trattamenti endovascolari: trattamento con Laser e Visioven<br />

Fig. 2 - Collaterali extrasafeniche visualizzate con Visioven®<br />

RISULTATI:<br />

In tal modo siamo riusciti ad evidenziare la vena da trattare e qu<strong>in</strong>di ad<br />

<strong>in</strong>cannularla prima con l’ago e poi con la sonda laser <strong>in</strong> maniera precisa e<br />

semplice (Fig. 3). Abbiamo ottenuto, <strong>in</strong> tal modo, risultati soddisfacenti sotto<br />

il profilo dell’efficacia terapeutica, poiché la sicurezza della posizione corretta<br />

della sonda ci ha dato la possibilità di applicare l’energia laser più idonea senza<br />

temere la mancata chiusura della vena per l’<strong>in</strong>congrua applicazione extravasale.<br />

Ma anche sotto il profilo estetico il trattamento si è dimostrato di notevole<br />

efficacia, poiché, se da un lato abbiamo evitato di dover praticare numerose<br />

<strong>in</strong>cisioni cutanee, dall’altro abbiamo evitato il rischio di lesioni termiche dovute<br />

ad <strong>in</strong>congrua esposizione alla luce laser al di fuori del lume venoso.<br />

43


3 - I trattamenti endovascolari<br />

Fig. 3 – Transillum<strong>in</strong>azione Laser con Visioven® (T.I.L.V.)<br />

CONCLUSIONI:<br />

Ai controlli successivi nessun paziente ha mostrato segni di ricanalizzazione<br />

dei vasi trattati, anche se, ovviamente, il follow-up è stato troppo breve per<br />

poter esprimere un giudizio def<strong>in</strong>itivo, mentre i risultati estetici sono valutabili<br />

appieno ed hanno mostrato di avere un notevole apprezzamento, soprattutto<br />

nei pazienti di sesso femm<strong>in</strong>ile. La transillum<strong>in</strong>azione laser con il Visioven<br />

(T.I.L.V.) rappresenta, qu<strong>in</strong>di, una metodica diagnostica non <strong>in</strong>vasiva che<br />

riteniamo <strong>in</strong>dispensabile nel trattamento endovascolare laser delle collaterali<br />

safeniche ed extrasafeniche.<br />

Sarebbe, <strong>in</strong>fatti, improponibile l’uso del laser endovascolare senza la possibilità<br />

di poter <strong>in</strong>dividuare con precisione il percorso del vaso venoso; solo <strong>in</strong> tal<br />

modo, <strong>in</strong>fatti, possiamo adoperare il laser senza <strong>in</strong>correre nel rischio di ottenere<br />

più danni che benefici. La metodica è di facile applicazione, consente un rapido<br />

apprendimento, per cui possiamo ritenere che, una volta acquisita, divenga uno<br />

strumento <strong>in</strong>dispensabile nelle mani di che lo adopera.<br />

44<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

3.1 - I trattamenti endovascolari: trattamento con Laser e Visioven<br />

1. Apperti M. Insufficienza venosa cronica ed ulcere flebostatiche: criteri di scelta della<br />

terapia chirurgica. ActaVulnologica, 2006; Vol 4, 1 n.3.<br />

2. Apperti M. La epiillumnazione nel mappaggio e nel trattamento delle varici. Relazione al<br />

Simposio: Ricerche e novità <strong>in</strong> flebologia. Congr. Naz. C.I.F. – 2004.<br />

3. Canonico S, Campitiello F, Santoriello A, Apperti M, De Bellis W, Califano U. Il<br />

trattamento della malattia varicosa del paziente anziano <strong>in</strong> regime di Day Surgery. Dieci<br />

anni di esperienza. Chir Ital, Jul-Aug 2003; 55(4): 555-60. PMID: 12938602.<br />

45


3 - I trattamenti endovascolari<br />

ABSTRACT:<br />

46<br />

3.2 - Trattamento endovascolare<br />

delle varici con radiofrequenza<br />

Bernardo B., Mastrangelo D., Bruno A., Civitillo F.<br />

Endovascular thermal occlusion of <strong>in</strong>ternal saphenous ve<strong>in</strong> by radiofrequency<br />

is a new procedure for treatment of varicous ve<strong>in</strong>s of lower limbs.<br />

We report our prelim<strong>in</strong>ary experience on 40 patients treated by Closure Fast<br />

technique. Closure Fast causes the endovenous coagulation of the ve<strong>in</strong> by<br />

conductive warm<strong>in</strong>g <strong>in</strong>duced by the direct contact of a catheher percutaneously<br />

<strong>in</strong>serted activated by a generator. The f<strong>in</strong>al effect is the fibrotic occlusion of the<br />

ve<strong>in</strong>.<br />

The advantages of this technique are:<br />

• Ambulatory surgery.<br />

• Local anesthesia.<br />

• Less <strong>in</strong>vasivity.<br />

• Low <strong>in</strong>cidence of emathomas.<br />

• Nerve and lymphatic fibers spar<strong>in</strong>g.<br />

No major complications have been observed <strong>in</strong> our cl<strong>in</strong>ical series. Full good<br />

results were achieved <strong>in</strong> 70%; partial occlusion <strong>in</strong> 30%, but not requir<strong>in</strong>g redo<br />

-surgery.<br />

OBIETTIVI:<br />

Il trattamento attuale delle varici degli arti <strong>in</strong>feriori si avvale di una serie di<br />

metodiche eterogenee che vanno da quelle conservative (sclerosi classica,<br />

ecosclerosi, sclerosi con mousse), a quelle chirurgiche non ablative (correzione<br />

emod<strong>in</strong>amica secondo tecnica Chiva), chirurgiche ablative (stripp<strong>in</strong>g,<br />

flebectomie con tecnica di Muller) o, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, endovascolari (termoablazione con<br />

sistema laser o con sistema a radiofrequenza). Sottol<strong>in</strong>eando che nessuna delle<br />

suddette procedure è stata standardizzata e validata, <strong>in</strong> aderenza alla tendenza<br />

3.2 - Trattamento endovascolare delle varici con radiofrequenza<br />

ad eseguire trattamenti sempre meno <strong>in</strong>vasivi e destruenti, abbiamo centrato<br />

la nostra attenzione su una tecnica di recente <strong>in</strong>troduzione <strong>in</strong> Italia (ma molto<br />

praticata <strong>in</strong> Francia): la termo-occlusione della vena safena <strong>in</strong>terna con sistema<br />

a radiofrequenza.<br />

METODI:<br />

Dal novembre 2010 al novembre 2011 presso l’Unità Dipartimentale di<br />

Chirurgia Vascolare ed Endovascolare della Casa di Cura “GEPOS” di Telese<br />

Terme (BN), sono stati eseguiti per patologia varicosa degli arti <strong>in</strong>feriori 220<br />

<strong>in</strong>terventi su 195 pazienti. Le tecniche eseguite sono state:<br />

• chirurgia ablativa (stripp<strong>in</strong>g, flebectomie, crossectomia): 160<br />

• termoocclusione con radiofrequenza: 40<br />

• ecosclerosi con mousse: 15<br />

• correzione emod<strong>in</strong>amica sec. Chiva: 5<br />

La scelta del tipo di trattamento più idoneo è stata selezionata caso per caso<br />

<strong>in</strong> base alle caratteristiche anatomiche e cl<strong>in</strong>iche del paziente e alle preferenze<br />

<strong>in</strong>dividuali sia del chirurgo operatore che del paziente.<br />

In questa sede vogliamo riportare la nostra esperienza prelim<strong>in</strong>are su 40 pazienti<br />

trattati con la tecnica di occlusione termica con catetere a radiofrequenza.<br />

Abbiamo impiegato <strong>in</strong> tutti i casi il sistema Closure Fast (Covidien ).<br />

Il sistema Closure Fast è concepito per la coagulazione endovenosa di vasi<br />

sanguigni <strong>in</strong> paziente con reflusso venoso superficiale: esso utilizza il pr<strong>in</strong>cipio<br />

fisico del riscaldamento conduttivo, ovvero del calore trasmesso attraverso il<br />

contatto diretto di un catetere <strong>in</strong>trodotto per via percutanea nella vena safena<br />

<strong>in</strong>terna opportunamente attivato attraverso l’energia di radiofrequenza fornita<br />

da un generatore per <strong>in</strong>durre la contrazione del collagene e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e l’occlusione<br />

fibrotica della vena.<br />

Il sistema si compone del catetere (4 Fr, lunghezza da 60 o 100 cm., monouso,<br />

compatibile con guida.0025) e di un generatore di radiofrequenza. Il catetere è<br />

provvisto alla sua estremità di una termocoppia lunga 7 cm. ed è contrassegnata<br />

sullo stelo da markers di 6,5 cm. <strong>in</strong> modo da consentire durante la fase di<br />

retrazione un opportuno “overlapp<strong>in</strong>g” delle zone trattate.<br />

47


3 - I trattamenti endovascolari<br />

Durante il riposizionamento (ovvero durante la fase di retrazione) non avviene<br />

nessuna erogazione di energia da parte dell’apparato e, soprattutto, l’erogazione<br />

di energia non varia <strong>in</strong> base alla velocità di retrazione <strong>in</strong> quanto ogni segmento<br />

di 6,5 cm. viene trattato con un s<strong>in</strong>golo ciclo on-off. Ogni ciclo è completamente<br />

e automaticamente standardizzato e gestito dal generatore che imposta durata,<br />

temperatura (120°) e potenza massima senza possibilità di “contam<strong>in</strong>azioni”<br />

<strong>in</strong>dividuali e senza necessità di impostare alcun parametro fisico (come accade<br />

<strong>in</strong>vece per i sistemi laser a retrazione manuale cont<strong>in</strong>ua).<br />

L’<strong>in</strong>tervento viene eseguito <strong>in</strong> anestesia locale mediante <strong>in</strong>filtrazione manuale<br />

o, meglio, con l’ausilio di una pompa peristaltica di una soluzione anestetica<br />

per tumescenza fredda (4°) a base di soluzione sal<strong>in</strong>a fisiologica + lidoca<strong>in</strong>a<br />

con ep<strong>in</strong>efr<strong>in</strong>a all’1% + bicarbonato sodio <strong>in</strong> concentrazione 8.4% che ha lo<br />

scopo di:<br />

1. comprimere la vena trattata per favorire il contatto della parete venosa<br />

con l’elemento riscaldante del catetere;<br />

2. creare una barriera liquida per proteggere la cute ed i tessuti molli dai<br />

danni termici (è necessario creare uno spessore di almeno 10 mm. tra<br />

la superficie cutanea e la vena),<br />

3. consentire l’effetto analgesico sia durante che dopo il trattamento per<br />

almeno 4 ore;<br />

4. ridurre <strong>in</strong> maniera significativa gli ematomi.<br />

Per quanto riguarda le <strong>in</strong>dicazioni alla tecnica Closure Fast, possiamo affermare<br />

che, esaurita la prima fase di learn<strong>in</strong>g curve, essa può essere applicata alla<br />

maggior parte dei paziente affetti da varicosi della vena safena <strong>in</strong>terna, evitando<br />

i seguenti casi:<br />

• tortuosità significativa.<br />

• segmenti di calibro > 14 mm.<br />

• anomalie di decorso (segmenti sottofasciali).<br />

• anomalie di calibro (segmenti esili post-flebitici alternati a segmenti<br />

varicosi).<br />

• anomalie numero (VSI duplici e triplici).<br />

• paziente estremamente magri.<br />

• presenza di materiale trombotico nella vena safena <strong>in</strong>terna.<br />

48<br />

3.2 - Trattamento endovascolare delle varici con radiofrequenza<br />

La perfetta conoscenza dell’anatomia e dell’emod<strong>in</strong>amica venosa mediante<br />

ecocolorDoppler è presupposto <strong>in</strong>dispensabile e fondamentale per la buona<br />

riuscita della tecnica.<br />

DESCRIZIONE DELLA METODICA:<br />

La tecnica Closure Fast prevede i seguenti steps:<br />

1. Accurato mappaggio emod<strong>in</strong>amico e morfologico dell’arto con<br />

ecocolorDoppler.<br />

2. Puntura ecoguidata <strong>in</strong> Trendelenburg della vena safena <strong>in</strong>terna (di regola<br />

al III superiore della gamba o al III <strong>in</strong>feriore della coscia); <strong>in</strong> alternativa si<br />

esegue un accesso chirurgico con m<strong>in</strong>i <strong>in</strong>cisione di 3 cm.<br />

3. Posizionamento nella VSI di un <strong>in</strong>troduttore 7F da 11 cm. (secondo tecnica<br />

standard di Seld<strong>in</strong>ger).<br />

4. Introduzione del catetere operativo che viene fatto progredire verso l’alto<br />

sotto controllo ecografico.<br />

5. Identificazione anatomica precisa della crosse safeno-femorale, avendo<br />

cura che la punta del catetere va posizionata esattamente 2 cm. al di sotto<br />

della confluenza del ramo epigastrico che deve essere lasciato pervio <strong>in</strong><br />

modo da consentire un buon “lavaggio” della vena (va sottol<strong>in</strong>eato che<br />

l’effetto di riscaldamento e qu<strong>in</strong>di di trombosi della vena si prolunga <strong>in</strong><br />

alcuni casi di 1.75 cm. oltre la punta del catetere).<br />

6. Anestesia per tumescenza della vena, <strong>in</strong> particolare della regione <strong>in</strong>gu<strong>in</strong>ale.<br />

7. Inizio del trattamento mediante cicli di riscaldamento della durata di 20<br />

secondi a 120° ritirando il catetere step-by-step sulla guida dei markers<br />

centimetrati (è consigliabile eseguire 2 cicli alla crosse <strong>in</strong> caso di VSI di Ø<br />

> 8 mm.) e applicando una efficace compressione esterna.<br />

8. Al term<strong>in</strong>e del trattamento è possibile eseguire flebectomie secondo tecnica<br />

standard di Muller.<br />

9. In caso di accesso percutaneo non è necessario applicare punti di sutura ma<br />

solo degli strips.<br />

10. Viene applicato un bendaggio elastico o una calza di II classe di<br />

compressione.<br />

49


3 - I trattamenti endovascolari<br />

Il paziente può deambulare immediatamente e viene dimesso dopo 2-3 ore con<br />

la consueta terapia flebotonica e antitrombotica (EBPM a basso dosaggio).<br />

RISULTATI:<br />

Nella serie di 40 pazienti trattati non abbiamo riscontrato alcuna complicazione<br />

maggiore (tromboflebiti superficiali, TVP). Complicazioni m<strong>in</strong>ori (ecchimosi) si<br />

sono verificate nel 10% dei casi. Il follow-up, eseguito mediante ecolorDoppler,<br />

ha mostrato la completa occlusione della VSI nel 70% dei casi; una occlusione<br />

<strong>in</strong>completa (ovvero segmentaria) è stata osservata nel 30% dei casi, tuttavia non<br />

emod<strong>in</strong>amicamente significativa e, qu<strong>in</strong>di, non trattata. In 1 caso (paziente n°3)<br />

abbiamo registrato la persistenza di fastidiose parestesie della coscia <strong>in</strong> una<br />

paziente molto magra (da riferire verosimilmente a <strong>in</strong>sufficiente tumescenza e<br />

a danno termico).<br />

CONCLUSIONI:<br />

La termoablazione della vena safena <strong>in</strong>terna con sistema Closure Fast è una<br />

metodica efficace, sicura e di semplice esecuzione a patto che si abbia una buona<br />

conoscenza della diagnostica ecocolorDoppler e delle tecniche endovascolari.<br />

È <strong>in</strong>dispensabile un periodo di tra<strong>in</strong><strong>in</strong>g “tutorato” per ottimizzare i risultati e<br />

prevenire possibili complicazioni anche gravi (TVP) legate ad errori procedurali.<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

1. Tawes RL, Barron ML, Coello AA, Joyce DH, Kolvenbach R. Optimal therapy for advanced<br />

chronic venous <strong>in</strong>sufficiency. J Vasc Surg 2003; 37: 545-51.<br />

2. Nicolaides AN. Cardiovascular Disease Educational and Research Trust; European Society<br />

of Vascular Surgery; The International Angiology Scientific Activity Congress Organization;<br />

International Union of Angiology; Union Internationale de Phlebologie at the Abbaye des<br />

Vaux de Cernay. Investigation of chronic venous <strong>in</strong>sufficiency: A consensus statement<br />

(France, March 5-9, 1997). Circulation. 2000; 102: E126-63.<br />

3. Lurie F, et al. Prospective Randomized Study of Endovenous Radiofrequency Obliteration<br />

50<br />

3.2 - Trattamento endovascolare delle varici con radiofrequenza<br />

(Closure) Versus Ligation and Ve<strong>in</strong> Stripp<strong>in</strong>g (EVOLVeS): Two-year Follow-up. Eur J Vasc<br />

Endovasc Surg. 2005; 29: 67-73.<br />

4. Dietzek A. Two-Year Follow-Up Data from a Prospective, Multicenter Study of the Efficacy<br />

of the Closure FAST Catheter. Veith Symposium 2008, New York, NY.<br />

5. Almeida J et al. Radiofrequency Endovenous ClosureFAST® versus Laser Ablation for the<br />

Treatment of Great Saphenous Reflux: A Multicenter, S<strong>in</strong>gle-bl<strong>in</strong>ded, Randomized Study<br />

(RECOVERY). J Vasc Interv Radiol 2009; 20: 752-759.<br />

6. Proebstle et al. Three-year European follow-up of endovenous radiofrequency-powered<br />

segmental thermal ablation of the great saphenous ve<strong>in</strong> with or without treatment of calf<br />

varicosities. J Vasc Surg 2011; 54: 146-52.<br />

51


3 - I trattamenti endovascolari<br />

52<br />

3.3 - Confronto tra Chirurgia Tradizionale<br />

e Trattamento LASER endovenoso<br />

della Vena Safena Interna <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>ente.<br />

Risultati prelim<strong>in</strong>ari di una meta-analisi.<br />

Quarto G., Casillo N., Di Palma S., Fur<strong>in</strong>o E., Solimeno G.,<br />

Apperti M., Sellitti A., Benassai G.<br />

ABSTRACT:<br />

OBJECTIVE: To determ<strong>in</strong>e <strong>in</strong> a meta-analysis if endovenous laser ablation<br />

(EVLA) has some advantages or disadvantages <strong>in</strong> comparison with conventional<br />

surgical ligation and stripp<strong>in</strong>g of great saphenous ve<strong>in</strong> (GSV) <strong>in</strong>competent.<br />

METHODS: 8 studies were enrolled (Beetwen March 2008 and September<br />

2011), with a total of a 1515 limbs. Follow - Up: m<strong>in</strong>imum 6 months, maximum<br />

24 months. Search Eng<strong>in</strong>e: PUBMED, EMBASE, MEDLINE, DARE. No<br />

Publication Bias evaluated. Indef<strong>in</strong>ed CEAP classification. Retrospective and<br />

RCT studies. In one study were utilized local tumescent anaesthesia. OR -<br />

based meta - analysis.<br />

RESULTS: Group A : 547 EVLA procedures (36%), 94 recurrencies (35%),<br />

Group B: 551 Surgery procedures (36%), 176 recurrencies (65%), Group C<br />

(double- bl<strong>in</strong>ded studies): 417 limbs (28%). Average OR: 0,8, m<strong>in</strong>imum OR:<br />

0,2, maximum OR: 2.<br />

CONCLUSIONS: Endovenous LASER ablation (EVLA) seems a safe and<br />

at this time a valid therapeutic option <strong>in</strong> patients with Great Saphenous Ve<strong>in</strong><br />

<strong>in</strong>sufficiency <strong>in</strong> reduction of symptomatology and recurrencies at the follow -<br />

up. More Evaluation of our study will be around more studies to enrole, and a<br />

comparison with RadioFrequency (RF) technique to reach more significance of<br />

this prelim<strong>in</strong>ary results.<br />

3.3 - Confronto tra Chirurgia Tradizionale e Trattamento LASER endovenoso della Vena Safena Interna <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>ente. Risultati prelim<strong>in</strong>ari di una meta-analisi<br />

OBIETTIVI:<br />

Obiettivo del presente studio è valutare il tasso di recidiva riportato nella<br />

letteratura più recente (2008 ad oggi) del trattamento laser endovascolare della<br />

vena safena <strong>in</strong>terna <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>ente e confrontarlo con il trattamento chirurgico<br />

tradizionale, deducendone una stima matematica tramite tecnica statistica e di<br />

revisione sistematica delle pubblicazioni correnti di tipo meta-analitico.<br />

METODI:<br />

Il lavoro meta-analitico è stato svolto e scaglionato secondo i seguenti step:<br />

• Ricerca bibliografica: tramite i motori di ricerca PUBMED, EMBASE,<br />

MEDLINE e DARE, il publication bias è stato trascurato. Le KeyWords<br />

utilizzate come parametri di ricerca sono state le seguenti: GSV, EVLA,<br />

EVLT, Laser, HL/S, Stripp<strong>in</strong>g, Surgery.<br />

• Def<strong>in</strong>izione del Trial Cl<strong>in</strong>ico di confronto: cut-off temporale: dal 2008<br />

ad oggi; n° m<strong>in</strong>imo di pazienti arruolati per ciascuno studio: 100;<br />

follow up m<strong>in</strong>imo: 6 mesi; variabile di outcome: ricanalizzazione -<br />

semiricanalizzazione vs. completa obliterazione; patologia: pazienti<br />

affetti da <strong>in</strong>sufficienza venosa cronica degli arti <strong>in</strong>feriori, cl<strong>in</strong>icamente<br />

conclamata, classificazione CEAP <strong>in</strong>def<strong>in</strong>ita, ma con <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enza<br />

della vena safena <strong>in</strong>terna suscettibile di terapia chirurgica. Età<br />

variabile e razza <strong>in</strong>def<strong>in</strong>ita. Lavori provenienti dall’<strong>in</strong>tero panorama<br />

<strong>in</strong>ternazionale. Studi Restrospettivi, RCT (Randomized Control Trial)<br />

di tipo “double - bl<strong>in</strong>ded” e non.<br />

• Elaborazione ed Organizzazione Dati: Dopo il calcolo degli OR<br />

(Odds Ratio) per ciascuno dei Lavori presi <strong>in</strong> esame mediante tabella<br />

di cont<strong>in</strong>genza classica, abbiamo provveduto a calcolarne il valore<br />

medio per il seguenti gruppi: LASER vs. Chirurgia, LASER vs.<br />

Radiofrequenza, Laser vs. Chirurgia vs. Radiofrequenza.<br />

Per ciascuno di questi gruppi abbiamo calcolato il valore medio di OR,<br />

e di conseguenza tratto le nostre conclusioni. Come si può ev<strong>in</strong>cere<br />

dalla nostra ricerca bibliografica, gli autori, <strong>in</strong> specie Statunitensi,<br />

tendono a considerare come “chirurgico”, salvo poche eccezioni,<br />

53


3 - I trattamenti endovascolari<br />

l’<strong>in</strong>tero repertorio di tecniche a disposizione, quali Cryostripp<strong>in</strong>g,<br />

Radiofrequenza, Foam Surgery, Legatura semplice o comb<strong>in</strong>ata<br />

secondo la tecnica CHIVA, Stripp<strong>in</strong>g classico.<br />

Di conseguenza, <strong>in</strong> Letteratura, sono molto rari i Lavori che ci danno<br />

una comparazione s<strong>in</strong>gola LASER vs. s<strong>in</strong>gola procedura Chirurgica.<br />

Nei risultati prelim<strong>in</strong>ari oggetto del presente lavoro, riportiamo esclusivamente<br />

i dati relativi al solo gruppo LASER vs. Chirurgia<br />

RISULTATI:<br />

Nello specifico sono stati analizzati n.8 Lavori, con un numero complessivo di arti<br />

pari a 1515, di cui 547 sottoposti a LASER terapia, e 551 sottoposti a Chirurgia, 417<br />

sottoposti a trattamento non riportato (relativi ai due studi double - bl<strong>in</strong>ded randomizzati<br />

di Carradice e di Rasmussen).<br />

Le recidive LASER osservate sono state <strong>in</strong> totale 94, mentre le recidive Chirurgiche<br />

sono state <strong>in</strong> totale 176.<br />

La gamma degli OR va dallo 0,2 dello studio di Carradice (2011) al 2 di Christenson<br />

(2010), con un valore medio di 0,8. Abbiamo qu<strong>in</strong>di provveduto a tabellare tutti i dati<br />

che abbiamo raccolto, ord<strong>in</strong>andoli per autore, e calcolando i loro valori complessivi.<br />

Autore Arti Tot. Laser Chirurgia R Laser R Surg. OR Anno<br />

Rasmussen (DB) 137 --- --- 18 25 0,7 2010<br />

Van Groenendael 216 67 149 13 43 0,6 2009<br />

Darwood 103 71 32 4 4 0,4 2008<br />

Rass 346 185 161 30 37 0,8 2011<br />

Christenson 199 99 100 2 1 2 2010<br />

Theivacumar 129 69 60 5 5 1,1 2009<br />

Carradice (DB) 280 --- --- 11 56 0,2 2011<br />

Pronk 105 56 49 5 5 0,9 2010<br />

Totale 1515 547 551 94 176 0,8<br />

Legenda:<br />

Arti Tot.: <strong>in</strong>differenti se sx o dx;<br />

Laser: procedura Laser<br />

Chirurgia: stripp<strong>in</strong>g classico breve o lungo abb<strong>in</strong>ato meno a legatura alta (HL/S)<br />

R Laser: Recidiva dopo trattamento laser<br />

R Surg.: Recidiva dopo chirurgia tradizionale<br />

OR: Odds Ratio, o Rischio Relativo<br />

Anno: anno di pubblicazione del lavoro<br />

Tabella I.<br />

54<br />

3.3 - Confronto tra Chirurgia Tradizionale e Trattamento LASER endovenoso della Vena Safena Interna <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>ente. Risultati prelim<strong>in</strong>ari di una meta-analisi<br />

Dopo la tabellazione dei dati relativi alle pubblicazioni da noi analizzate,<br />

abbiamo deciso di realizzare un Forrest Plot che s<strong>in</strong>tetizza così la media degli<br />

OR da noi ricavati:<br />

Tabella II. Forrest Plot<br />

Procedure LASER: 36% del Totale, 94 recidive: 35% del Totale<br />

Recidive LASER: 36% del Totale, 176 recidive: 65% del Totale<br />

(Double Bl<strong>in</strong>ded: 28% del Totale)<br />

Dalla Tabella 2. si ev<strong>in</strong>ce il valore medio di OR di 0,8, con un valore mediano<br />

di 1,5, <strong>in</strong>ficiato tuttavia dallo scarso follow-up del lavoro di Christenson, che<br />

pur comportando una marcata variazione alla destra della tabella degli OR,<br />

cont<strong>in</strong>ua a mantenere un valore <strong>in</strong>feriore ad 1, deponendo qu<strong>in</strong>di a favore<br />

della procedura LASER.<br />

55


3 - I trattamenti endovascolari<br />

CONCLUSIONI:<br />

Lo scarso follow-up della pubblicazione di Christenson comporta una<br />

deviazione a destra del diamante meta analitico, che, tuttavia, non determ<strong>in</strong>a,<br />

nella valutazione matematica, una dim<strong>in</strong>uzione dell’efficacia del trattamento<br />

LASER rispetto al trattamento chirurgico.<br />

Il trattamento LASER, da questi dati prelim<strong>in</strong>ari meta analitici, appare una<br />

procedura più efficace del trattamento chirurgico nel ridurre la s<strong>in</strong>tomatologia<br />

connessa alla <strong>in</strong>sufficienza venosa cronica degli arti <strong>in</strong>feriori con <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enza<br />

della Vena Grande Safena.<br />

I dati potrebbero essere <strong>in</strong>ficiati dal breve follow-up, dovuto al fatto che il<br />

trattamento LASER endovenoso è di più recente <strong>in</strong>troduzione nel bagaglio<br />

terapeutico per il trattamento della <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enza della vena grande safena.<br />

Considerando che recidive (cl<strong>in</strong>iche, morfo-funzionali, strumentali) dopo<br />

trattamento della <strong>in</strong>sufficienza venosa cronica degli arti <strong>in</strong>feriori con tecnica<br />

chirurgica possono presentarsi anche a distanza di molti anni dalla procedura<br />

stessa, è evidente che più prolungati follow-up (almeno di 5 anni) sono<br />

necessari per poter operare una stima matematica più attendibile del confronto<br />

tra le citate tecniche.<br />

In aggiunta, i lavori analizzati, seppure risultano essere, per impostazione e<br />

numero di pazienti confrontati, i più significativi ed utili ai f<strong>in</strong>i di una valutazione<br />

meta-analitica, sono comunque <strong>in</strong>ficiati dal fatto di non considerare, almeno<br />

nella gran parte di essi, un confronto tra trattamento LASER e s<strong>in</strong>gola metodica<br />

chirurgica. Poichè esistono differenze tra i risultati ottenibili a breve, medio<br />

e lungo term<strong>in</strong>e tra differenti procedure chirurgiche, oggetto di altri lavori<br />

e valutazioni meta-analitiche pubblicate ed <strong>in</strong> considerazione del fatto che<br />

<strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enze valvolari ostiali, preostiali, tronculari o comb<strong>in</strong>ate della vena<br />

grande safena potrebbero comportare differenti <strong>in</strong>cidenze di recidive cl<strong>in</strong>icostrumentali<br />

della <strong>in</strong>sufficienza venosa cronica con <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enza della vena<br />

grande safena a secondo della associazione con <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enza del circolo venoso<br />

profondo del tipo di trattamento chirurgico eseguito, è evidente che sono molte<br />

le variabili che andrebbero considerate nei lavori concernenti i risultati di un<br />

trattamento della <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enza della vena grande safena e che la valutazione<br />

56<br />

3.3 - Confronto tra Chirurgia Tradizionale e Trattamento LASER endovenoso della Vena Safena Interna <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>ente. Risultati prelim<strong>in</strong>ari di una meta-analisi<br />

di queste variabili potrebbe comportare differenti conclusioni meta-analitiche.<br />

Successive valutazioni del nostro studio riguarderanno il confronto con altre<br />

tecniche endovenose (RF vs. LASER vs. Chirurgia).<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

Ognuno dei Lavori da noi analizzati e Plottizzati nel grafico segue un ord<strong>in</strong>e di numerazione a<br />

pedice (tab.1)che riportiamo nella ns. bibliografia:<br />

1. Rasmussen LH, Bjoern L, Lawaetz M, Lawaetz B, Blem<strong>in</strong>gs A, Eklöf B. Randomised cl<strong>in</strong>ical<br />

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outcome and recurrence after 2 years. Eur J Vasc Endovasc Surg, 2010 May; 39(5): 630-5.<br />

Epub 2010 Jan 12.<br />

2. Van Groenendael L, van der Vliet JA, Fl<strong>in</strong>kenflögel L, Roovers EA, van Sterkenburg<br />

SM, Reijnen MM. Treatment of recurrent varicose ve<strong>in</strong> s of the great saphenous ve<strong>in</strong> by<br />

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3. Darwood RJ, Theivacumar N, Dellagrammaticas D, Mavor AI, Gough MJ. Randomized<br />

cl<strong>in</strong>ical trial compar<strong>in</strong>g endovenous laser ablation with surgery for the treatment of primary<br />

great saphenous varicose ve<strong>in</strong>s. Br J Surg, 2008 Mar; 95(3): 294-301.<br />

4. Rass K, Fr<strong>in</strong>gs N, Glowacki P, Hamsch C, Gräber S, Vogt T, Tilgen W. Comparable<br />

Effectiveness of Endovenous Laser Ablation and High Ligation With Stripp<strong>in</strong>g of the Great<br />

Saphenous Ve<strong>in</strong>: Two-Year Results of a Randomized Cl<strong>in</strong>ical Trial (RELACS Study). Arch<br />

Dermatol, 2011 Sep 19; [Epub ahead of pr<strong>in</strong>t]<br />

5. Christenson JT, Gueddi S, Gemayel G, Bounameaux H. Prospective randomized trial<br />

compar<strong>in</strong>g endovenous laser ablation and surgery for treatment of primary great saphenous<br />

varicose ve<strong>in</strong>s with a 2-year follow-up. J Vasc Surg, 2010 Nov; 52(5): 1234-41.<br />

6. Theivacumar NS, Darwood R, Gough MJ. Neovascularisation and recurrence 2 years after<br />

varicose ve<strong>in</strong> treatment for sapheno-femoral and great saphenous ve<strong>in</strong> reflux: a comparison<br />

of surgery and endovenous laser ablation. Eur J Vasc Endovasc Surg, 2009 Aug; 38(2): 203-<br />

7. Epub 2009 Jun 12.<br />

7. Carradice D, Mekako AI, Mazari FA, Samuel N, Hatfield J, Chetter IC. Cl<strong>in</strong>ical and technical<br />

outcomes from a randomized cl<strong>in</strong>ical trial of endovenous laser ablation compared with<br />

conventional surgery for great saphenous varicose ve<strong>in</strong>s. Br J Surg, 2011 Aug; 98(8): 1117-<br />

23. doi: 10.1002/bjs.7615. Epub 2011 Jun 3.<br />

8. Pronk P, Gauw SA, Mooij MC, Gaastra MT, Lawson JA, van Goethem AR, van Vlijmen-van<br />

Keulen CJ. Randomised controlled trial compar<strong>in</strong>g sapheno-femoral ligation and stripp<strong>in</strong>g<br />

of the great saphenous ve<strong>in</strong> with endovenous laser ablation (980 nm) us<strong>in</strong>g local tumescent<br />

anaesthesia: one year results. Eur J Vasc Endovasc Surg, 2010 Nov; 40(5): 649-56.<br />

57


4.<br />

LA RECIDIVA<br />

VARICOSA


4 - La recidiva varicosa<br />

60<br />

4.1 - Le recidive della scleroterapia classica.<br />

ABSTRACT:<br />

Ferrara F.<br />

OBJECTIVES: The aim of our work has been to evaluate, cl<strong>in</strong>ically and<br />

with duplex-exam<strong>in</strong>ation, the results of compression-sclerotherapy of the<br />

sapheno-femoral junction (SFJ). This has been compared to its diameter and<br />

the possibility to apply a com pression bandage.<br />

MATHERIALS AND METHODS: 1500 SFJs treated with Sigg’s<br />

method have been divided <strong>in</strong>to three groups (A, B, C) depend<strong>in</strong>g on thighcir<br />

cumference. Each of these groups has been divided <strong>in</strong>to two equal<br />

subgroups (I, II) accurat<strong>in</strong>g to SFJ-diameter, more or less than 8 mm.<br />

Cl<strong>in</strong>ical and duplex-exam<strong>in</strong>ation (7,5 MHz probe) have been done at 6, 8,<br />

12 months and at 2 years (stage 1) for all cases, at 3 years (stage 2) for 1034<br />

cases, at 5 years (stage 3) for 870 cases, at 8 years (stage 4) for 600 cases,<br />

at 11 years (stage 5) for 440 cases, and at 15 years (stage 7) for 260 cases.<br />

A new venous mapp<strong>in</strong>g, called VCG (Venous Cartesian Graph), has been<br />

proposed, us<strong>in</strong>g a Cartesian coord<strong>in</strong>ate system of venous network explored by<br />

cl<strong>in</strong>ical and duplex exam<strong>in</strong>ation, <strong>in</strong> the follow-up.<br />

RESULTS: Globally we have had 180 cl<strong>in</strong>ical failures (12%) and 346<br />

duplex- failures (23%).<br />

CONCLUSIONS: We have shown that the SFJ can be successfully<br />

sclerosed without consider<strong>in</strong>g its diameter, but depend<strong>in</strong>g on its compression<br />

with a compression bandage.<br />

Positive results at 2 years will most probably be so up to 15 years.<br />

OBIETTIVI:<br />

4.1 - Le recidive della scleroterapia classica<br />

Lo scopo di questo lavoro è valutare con esame cl<strong>in</strong>ico ed ecoDoppler i<br />

risultati della scleroterapia della term<strong>in</strong>azione della GVS, ovvero, giunzione<br />

safeno-femorale (SFJ), <strong>in</strong> relazione al suo diametro ed alla possibilità di<br />

bendare con efficacia l’arto.<br />

MATERIALI E METODI:<br />

1500 SFJ con diametro compreso tra 6 e 18mm (misurato a 3 cm dalla<br />

giunzione) sono state sclerosate <strong>in</strong> unica seduta con Soluzione Iodata al<br />

4 - 6% e con compressione immediata: eccentrica positiva (tamponi di<br />

ovatta a nucleo duro di 4 cm di spessore, tenuti <strong>in</strong> sede con bende adesive<br />

per 7 giorni) 1 e compressione concentrica (bendaggio ad elasticità corta -<br />

estensione 35% - ad applicazione diurna - per 21 giorni) 2 . Una calza elastica<br />

(II o III classe) veniva poi <strong>in</strong>dossata per altri 30 giorni.<br />

I 1.500 arti trattati (casi) sono sati divisi <strong>in</strong> tre Gruppi (A,B,C) a seconda<br />

della circonferenza di coscia (misurata a 5 cm dall’<strong>in</strong>gu<strong>in</strong>e - punto “g”):<br />

Gruppo A g 64 cm. Ogni<br />

Gruppo è stato, a sua volta, diviso <strong>in</strong> due Sotto-Gruppi di egual numero di<br />

casi, a seconda se il diametro della SFJ era maggiore (Sotto-Gruppo I) o<br />

m<strong>in</strong>ore (Sotto-Gruppo II) di 8 mm.<br />

I controlli cl<strong>in</strong>ici ed ecoDoppler (sonda da7,5 MHz) furono effettuati a 6, 8,<br />

12 mesi e a 2 anni (Stadio 1) <strong>in</strong> tutti i casi, a 3 anni (Stadio 2) <strong>in</strong> 1034 casi,<br />

a 5 anni (Stadio 3) <strong>in</strong> 870 casi, a 8 anni (Stadio 4) <strong>in</strong> 600 casi, a 11 anni<br />

(Stadio 5) <strong>in</strong> 440 casi, and a 15 anni (Stadio 7) <strong>in</strong> 260 casi (Fig.1).<br />

Nella valutazione delle recidive, un nuovo mappaggio delle varici è stato<br />

proposto: il VCG (Venous Cartesian Graph). Esso si basa sulla registrazione<br />

cartacea della distribuzione delle varici, così come rilevabile metricamente<br />

sul paziente, a mezzo di uno strumento (SMS), utilizzato per misurare la<br />

circonferenza e la lunghezza della gamba nelle prescrizioni di calza compressiva.<br />

All’esame cl<strong>in</strong>ico gli <strong>in</strong>successi terapeutici (fallimenti) erano caratterizzati<br />

dalla presenza di varici <strong>in</strong> quantità >50% di quella della varicosi precedente<br />

61


4 - La recidiva varicosa<br />

e dalla presenza dei segni di Insufficienza Venosa Cronica.<br />

All’esame eco-Doppler gli <strong>in</strong>successi terapeutici (fallimenti) erano<br />

caratterizzati dall’assenza dei seguenti segni 5,6 .<br />

1. Segni morfologici (ecografici): <strong>in</strong>compressibilità della vena;<br />

modifiche a carico della parete vascolare, come addensamento di<br />

versante endoteliale, ma anche come sfocatura o frammentazione<br />

della parete; modifiche lum<strong>in</strong>ali quali iperecogenicità del lume e<br />

riduzione del calibro f<strong>in</strong>o alla trasformazione della vena a cordone,<br />

s<strong>in</strong>onimo di risultato ideale.<br />

2. Segni emod<strong>in</strong>amici (Doppler-analisi): assenza del flusso o del solo<br />

reflusso 7,8 .<br />

62<br />

SCLEROTERAPIA della SFJ<br />

FOLLOW-UP: 1500 CASI (globalmente considerati)<br />

1 ° STADIO<br />

2 ANNI<br />

2 ° STADIO<br />

3 ANNI<br />

3° STADIO<br />

5 ANNI<br />

4 ° STADIO<br />

8 ANNI<br />

5 ° STADIO<br />

11 ANNI<br />

6 ° STADIO<br />

15 ANNI<br />

1500 CASI<br />

1034 CASI<br />

870 CASI<br />

600 CASI<br />

400 CASI<br />

260 CASI<br />

GRUPPI<br />

A 436 B 624 C 440<br />

GRUPPI<br />

A 318 B 402 C 314<br />

GRUPPI<br />

A 270 B 330 C 270<br />

GRUPPI<br />

A 192 B 210 C 198<br />

GRUPPI<br />

A 130 B 140 C 130<br />

GRUPPI<br />

A 80 B 100 C 80<br />

Fig. 1 - I controlli sono stati effettuati al 1° Stadio <strong>in</strong> tutti i 1500 casi; di essi<br />

solo 250 sono giunti ad un follow-up di 15 anni. Per ogni Stadio è riportata la<br />

popolazione studiata e divisa <strong>in</strong> Gruppi a destra, e <strong>in</strong> Sotto-Gruppi a s<strong>in</strong>istra.<br />

Ogni Stadio è riconoscibile sempre con lo stesso colore <strong>in</strong> tutta la esposizione<br />

RISULTATI:<br />

4.1 - Le recidive della scleroterapia classica<br />

Globalmente abbiamo rilevato 180 fallimenti (recidive) cl<strong>in</strong>ici (12%) (Fig.<br />

2) e 346 (23%) fallimenti (recidive) ecoDoppler (Fig 3).<br />

1. DIAMETRO DELLA SFJ (rilievi comparati tra Sotto-Gruppi)<br />

Dai dati rilevati non si ev<strong>in</strong>ce alcuna differenza di fallimenti a seconda<br />

che il diametro della SFJ fosse stato superiore (Sotto-Gruppo I) o<br />

<strong>in</strong>feriore (Sotto-Gruppo II) al valore di 8 mm<br />

I. LIVELLO CLINICO: 93 recidive su 750 casi nel Sotto-<br />

Gruppo I ed 87 recidive su 750 casi nel Sotto-Gruppo II<br />

(χ 2 : 0,16 p : 0,6912 -Yates correction- odds ratio: 1,08)<br />

II. LIVELLO ECODOPPLER: 177 recidive su 750 casi nel<br />

Sotto-Gruppo I e 168 recidive su 750 casi nel Sotto-<br />

Gruppo II (χ 2: 0,24 p: 0,6235 - Yates correction - odds<br />

ratio: 1,07).<br />

2. CIRCONFERENZA DI COSCIA (rilievi comparati tra Gruppi)<br />

Importanti differenze nell’<strong>in</strong>sorgenza di recidive sono state riscontrate a<br />

seconda della circonferenza di coscia. Sono state riscontrate più recidive<br />

a carico del Gruppo C rispetto ai Gruppi A e B <strong>in</strong>sieme accorpati, così<br />

come evidenziato <strong>in</strong> dettaglio qui di seguito.<br />

I. LIVELLO CLINICO: la prevalenza dei fallimenti è stata<br />

dell’1,8% nel Gruppo A (8 casi), 9,2% nel Gruppo B (58<br />

casi), 26% nel Gruppo C (114 casi); l’analisi statistica<br />

è effettuata rapportando le 114 recidive (su 440 casi del<br />

Gruppo C) con le 66 recidive su 1060 casi dei Gruppi A<br />

e B sommati (χ 2 : 111,62 p < 0,01 - Yates correction -<br />

odds ratio : 5,25).<br />

II. LIVELLO ECODOPPLER: la prevalenza dei fallimenti è<br />

stata del 5% nel Gruppo A (19 casi), 20,9% nel Gruppo<br />

B (146 casi), 43,5% nel Gruppo C (179 casi); l’analisi<br />

statistica è effettuata rapportando le 179 recidive (su<br />

63


4 - La recidiva varicosa<br />

64<br />

440 casi del Gruppo C) con le 166 recidive su 1060 casi<br />

dei Gruppi A e B sommati (χ 2: 111,62 p < 0,01 - Yates<br />

correction - odds ratio: 5,25)<br />

3. INCIDENZA DELLE RECIDIVE NEL TEMPO<br />

Sia a livello cl<strong>in</strong>ico che ecografico il picco più alto dell’<strong>in</strong>cidenza<br />

di recidive si registra dopo 2 anni dalla scleroterapia, al 1° Stadio<br />

(fig. 2 e 3): con 294 fallimenti ecografici (19,6%) e 140 fallimenti<br />

cl<strong>in</strong>ici (9,3%). Negli Stadi successivi, f<strong>in</strong>o ad un follow-up di 15<br />

anni, si aggiungono sul piano cl<strong>in</strong>ico altre 40 recidive e, sul piano<br />

strumentale, altre 52; con una <strong>in</strong>cidenza variabile tra 1,3 ed 1,7% sul<br />

piano ecografico e tra l’1 e l’1,5% sul piano cl<strong>in</strong>ico.<br />

4. PREVALENZA DEI SEGNI ECOGRAFICI<br />

Le figg. 4 e 5 mostrano la percentuale di rilevamento globale, <strong>in</strong><br />

ogni Stadio, dei segni strumentali ecoDoppler, da noi considerati<br />

fondamentali nella valutazione dei risultati della scleroterapia. La<br />

Fig. 4 mostra la distribuzione dei tre fondamentali segni emod<strong>in</strong>amici<br />

(assenza del flusso, assenza del solo reflusso e persistenza del<br />

reflusso). La Fig. 5 mostra la distribuzione dei tre fondamentali segni<br />

morfologici rilevati con eco B-mode (modifiche della parete venosa,<br />

riduzione del calibro, modifiche del lume e compressibilità della<br />

vena). Tutte le percentuali si riferiscono alla globalità dei casi divisi<br />

per Gruppi (A, B e C).<br />

DISCUSSIONE:<br />

Il limite di una efficace scleroterapia non è rappresentato dal diametro<br />

della SFJ, ma dalle dimensioni dell’arto. Questo limite è segnato dal<br />

valore di 64 cm di circonferenza di coscia. In base alla legge di Laplace,<br />

è più efficace la compressione esercitata da un bendaggio su di un arto<br />

magro, anziché quello applicato su un arto grasso. In quest’ultimo caso è<br />

consigliata l’applicazione di due bende sovrapposte. Infatti, abbiamo testato<br />

4.1 - Le recidive della scleroterapia classica<br />

la compressione esercitata da due bende sovrapposte alla loro massima<br />

estensione: l’<strong>in</strong>cremento di pressione è pari al 50%, anche a fronte di un<br />

<strong>in</strong>cremento di 1 cm del raggio, del punto “g” di coscia. Si può rilevare, al<br />

livello ecoDoppler, che la presenza del tracciato piatto, Fig. 4-1° grafico, è<br />

elevata nel Gruppo “A” (arti magri), la persistenza del reflusso, Fig. 4-3°<br />

grafico, è alta nel Gruppo “C” (arti volum<strong>in</strong>osi). La scomparsa del reflusso è<br />

elevata nel Gruppo B e rappresenta sempre la caratteristica dei successi del<br />

Gruppo C. L’<strong>in</strong>cidenza dei segni di buona sclerosi (assenza del flusso e del<br />

reflusso) <strong>in</strong> tutti gli Stadi dei controlli, si mostra duratura. La persistenza<br />

del reflusso, al contrario, aumenta del 1° al 7° Stadio <strong>in</strong> proporzione diretta<br />

con l’<strong>in</strong>cidenza dei fallimenti.<br />

La percentuale delle modifiche morfologiche della parete e del calibro (Fig.<br />

5) aumenta <strong>in</strong> proporzione <strong>in</strong>versa con la circonferenza “g”. L’<strong>in</strong>cidenza<br />

delle modifiche del lume dim<strong>in</strong>uisce sensibilmente dal 1° al 7° Stadio,<br />

soprattutto nel Gruppo C.<br />

Le <strong>in</strong>cidenze più elevate sono a carico delle modifiche del calibro, e<br />

persistono più a lungo.<br />

65


4 - La recidiva varicosa<br />

Fig. 2 - Le recidive subcl<strong>in</strong>iche: i fallimenti rilevati all’ecoDoppler sono suddivisi<br />

secondo i Gruppi e i Sotto-Gruppi, per ogni Stadio, con i loro differenti colori.<br />

L’<strong>in</strong>cidenza di recidive per ogni Stadio è riportata nella colonna centrale<br />

CONCLUSIONI:<br />

Dai risultati della nostra casistica si può concludere che:<br />

1. è possibile sclerosare una vena, <strong>in</strong>dipendentemente dal suo diametro,<br />

a condizione che essa possa essere efficacemente compressa;<br />

2. i segni di sclerosi efficace più importanti sul piano ecodoppler sono:<br />

l’assenza di reflusso e la riduzione del calibro del vaso;<br />

3. la metà dei reflussi persistenti (fallimenti ecodoppler) non sviluppa<br />

una recidiva cl<strong>in</strong>ica delle varici, se si associa ad una importante<br />

riduzione del calibro venoso;<br />

66<br />

4.1 - Le recidive della scleroterapia classica<br />

4. la massima <strong>in</strong>cidenza di recidive si riscontra entro i 2 anni dalla<br />

sclerosi.<br />

Fig. 3 - Le recidive cl<strong>in</strong>iche: i fallimenti rilevati all’es. cl<strong>in</strong>ico sono suddivisi<br />

secondo i Gruppi e i Sotto-Gruppi, per ogni Stadio, con i loro differenti colori.<br />

L’<strong>in</strong>cidenza di recidive per ogni Stadio è riportata nella colonna centrale.<br />

67


4 - La recidiva varicosa<br />

Fig. 4 - Prevalenza percentuale dei diversi segni strumentali emod<strong>in</strong>amici<br />

(Doppler) per ogni Stadio e distribuiti a seconda dei diversi Gruppi: il tracciato<br />

piatto è più frequente nel Gruppo A (arti magri), ma la persistenza del reflusso è<br />

più frequente nel Gruppo C (arti grassi)<br />

68<br />

4.1 - Le recidive della scleroterapia classica<br />

Fig. 5 - Prevalenza percentuale dei diversi segni strumentali morfologici (Eco)<br />

per ogni Stadio e distribuiti a seconda dei diversi Gruppi: con l’aumentare<br />

della circonferenza “g” si riduce la frequenza del rilievo dei segni di parete e di<br />

calibro di buona sclerosi<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

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résultats. Actualité Vasculaires Internationales N°16. Novembre 1993,<br />

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5. V<strong>in</strong> F, Schadeck M. La Maladie ve<strong>in</strong>euse superficelle. Masson, Paris, 1991.<br />

6. Schadeck M, Allaert F.A. Résultats à long terme de la sclérothérapie des saphènes<br />

<strong>in</strong>ternes. Phlébologie, 1997; 50 (2): 257-62.<br />

69


4 - La recidiva varicosa<br />

7. Zummo M. Sclérose versus chirurgie de la saphène <strong>in</strong>terne. Critères selon le reflux au<br />

doppler. Phlébologie 89, A. Davy, R.Stemmer, éds. John Libbey. Eurotext Ltd 89: 791-<br />

3<br />

8. Bernbach H.R., Ferrara F. Die Sklerosierung der sapheno-femoralen Krosse mit Duplex<br />

kontrolle. European congress of the UIP. 26/09-01/10/99 Bremen/Germany.Vasomed,<br />

Supplement 1/1999: 21.<br />

70<br />

ABSTRACT:<br />

4.2 - Le recidive post-trattamento ESEC<br />

4.2 - Le recidive post-trattamento ESEC<br />

Castagnoli S., Bernard<strong>in</strong>i E.<br />

INTRODUCTION: Recanalization post-sclerotherapy of the ve<strong>in</strong>s has<br />

always been considered an undesirable development, a failure, then a relapse.<br />

Dist<strong>in</strong>guished Authors have published, several times, several items about<br />

(Wallois, Ouvry, Schadeck), but it underscored a total discrepancy between the<br />

cl<strong>in</strong>ical outcome, positive up to 95% of cases, and the <strong>in</strong>strumental one, usually<br />

negative for the ultrasonographic evidence.<br />

ESEC TECHNIQUE: With the ESEC, recanalization is not a recurrence,<br />

but one of the ma<strong>in</strong> purposes of the method, represent<strong>in</strong>g the beg<strong>in</strong>n<strong>in</strong>g of a<br />

series of events that will lead to a reduction of the vessel caliber, reduced flow<br />

and, <strong>in</strong> cases where it made valve realignment tube (up to 56%), also the total<br />

functional recovery dur<strong>in</strong>g walk<strong>in</strong>g. The occurrence of retrograde flow does not<br />

necessarily mean that there is a reflux. Often the hemodynamic study showes<br />

a persistence of retrograde flow through one or more perforators without valve<br />

jump, or with a jump of a valve but without symptoms or varicose shoot<strong>in</strong>g<br />

events. Let us keep <strong>in</strong> m<strong>in</strong>d that the varicose disease does not restore, primitive<br />

varicose be<strong>in</strong>g constitutional, chronic and progressive.<br />

DISCUSSION: We talk about relapse <strong>in</strong> general when, after the apparent<br />

success of a treatment, reappears <strong>in</strong> all, or <strong>in</strong> part, the previous pathological<br />

picture.<br />

The ESEC therapy aims, preserv<strong>in</strong>g the heritage saphenous pattern with its<br />

dra<strong>in</strong>age, to the disappearance of symptoms, to a significant reduction of<br />

varicose ve<strong>in</strong>s with aesthetic improvement, to the evolution of the hemodynamic<br />

<strong>in</strong>itial picture to a more stable and more easily retractable one: <strong>in</strong> summary, to<br />

the suppression of stasis and of CVI framework, without suppress<strong>in</strong>g the ve<strong>in</strong>s.<br />

The treatment protocols require 2-6 sessions of ESEC <strong>in</strong> the first year, and<br />

there after 1-2 controls, with time to time necessary shoot<strong>in</strong>g sclerotherapy<br />

71


4 - La recidiva varicosa<br />

traitments (0.52 times / year on average). In the most of cases, over time, the<br />

pathologic pattern tends to stabilize both <strong>in</strong> terms of symptoms and <strong>in</strong>strumental,<br />

as witnessed by the progressive reduction of the caliber of the varices.<br />

The relapse may occur with the early reappearance of symptoms, of course,<br />

<strong>in</strong> the absence of negative externalities, such as: a complicated pregnancy, a<br />

sudden weight ga<strong>in</strong>, or other factors of a general nature; or it can manifest itself<br />

with an unexpected <strong>in</strong>crease <strong>in</strong> the caliber of treated vessels and the need for<br />

early and challeng<strong>in</strong>g shots of sclerotherapy.<br />

All this accompanied by more or less apparent reappearance of varices and no<br />

positive evolution of hemodynamic cartographic f<strong>in</strong>d<strong>in</strong>gs.<br />

These pa<strong>in</strong>t<strong>in</strong>gs can happen and comb<strong>in</strong>ed over time <strong>in</strong> various ways.<br />

CONCLUSIONS: The most common causes that may lead to recurrence<br />

have to be ascribed to the errors of the <strong>in</strong>itial mapp<strong>in</strong>g, or to the treatment<br />

strategy <strong>in</strong> which was poorly set the size and cronology of the operations or,<br />

lastly, to errors <strong>in</strong> the choice of sclerotherapy liquid doses.<br />

Certa<strong>in</strong>ly, the variability among patients is very large and physicians should<br />

evaluate it, as a whole, car<strong>in</strong>g patients expectations and their lifestyle. It is not<br />

sufficient to be a super-technician who reviews abstract <strong>in</strong>strumental pa<strong>in</strong>t<strong>in</strong>gs,<br />

but carefully consider the patient <strong>in</strong> all aspects of his life and his pathology.<br />

INTRODUZIONE:<br />

La ricanalizzazione delle vene post-scleroterapia è sempre stata considerata<br />

una evoluzione <strong>in</strong>desiderata, un <strong>in</strong>successo, qu<strong>in</strong>di una recidiva. Illustri Autori<br />

hanno pubblicato, a più riprese, numerosi lavori sulla materia (Wallois, Ouvry,<br />

Schadeck), evidenziando però una totale discordanza tra il risultato cl<strong>in</strong>ico,<br />

positivo f<strong>in</strong>o al 95% circa dei casi, e quello strumentale, solitamente negativo<br />

per la evidenza ecografica della pervietà vasale.<br />

72<br />

TECNICA ESEC:<br />

4.2 - Le recidive post-trattamento ESEC<br />

Con l’ESEC (eco-sclerosi erod<strong>in</strong>amica conservativa) la ricanalizzazione non è<br />

una recidiva, ma uno dei pr<strong>in</strong>cipali f<strong>in</strong>i della metodica, rappresentando l’<strong>in</strong>izio<br />

di una serie di eventi che porteranno il vaso ad una riduzione di calibro, riduzione<br />

di portata e, nei casi <strong>in</strong> cui si è realizzato il riall<strong>in</strong>eamento valvolare (f<strong>in</strong>o al<br />

56%), anche al recupero funzionale totale durante la deambulazione.<br />

Il riscontro di un flusso retrogrado non significa obbligatoriamente che ci<br />

sia un reflusso. Spesso lo studio emod<strong>in</strong>amico evidenzia una persistenza di<br />

un flusso retrogrado con rientro attraverso una o più perforanti senza salto<br />

di valvola, oppure con un salto di una valvola, ma senza manifestazioni di<br />

ripresa s<strong>in</strong>tomatologica o varicosa. Teniamo comunque presente che la malattia<br />

varicosa primitiva non guarisce, essendo costituzionale, cronica ed evolutiva.<br />

DISCUSSIONE:<br />

Si parla di recidiva <strong>in</strong> generale quando, dopo l’apparente buon esito di un<br />

trattamento terapeutico, ricompare <strong>in</strong> tutto, o <strong>in</strong> parte, il quadro patologico<br />

precedente.<br />

La terapia ESEC mira, conservando il patrimonio safenico con il relativo<br />

drenaggio, alla scomparsa dei s<strong>in</strong>tomi, ad una sensibile riduzione delle varici<br />

con miglioramento estetico, all’evoluzione del quadro emod<strong>in</strong>amico <strong>in</strong>iziale <strong>in</strong><br />

uno più stabile e più facilmente ritrattabile: <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tesi, alla soppressione della<br />

stasi e del quadro di IVC, senza sopprimere le vene.<br />

I protocolli di trattamento ESEC prevedono 2-6 sedute di assestamento nel<br />

primo anno e, negli anni successivi, 1-2 controlli, con le riprese scleroterapiche<br />

di volta <strong>in</strong> volta necessarie (0,52 riprese/anno di media). Nella maggior parte<br />

dei casi, nel tempo, il quadro tende alla stabilizzazione sia dal punto di vista<br />

s<strong>in</strong>tomatologico che strumentale, testimoniato dalla riduzione progressiva del<br />

calibro delle varici.<br />

La recidiva si può manifestare con la ricomparsa precoce dei s<strong>in</strong>tomi,<br />

ovviamente <strong>in</strong> assenza di fattori esterni negativi quali, ad esempio: una<br />

gravidanza complicata, un brusco aumento di peso, o altri fattori di carattere<br />

73


4 - La recidiva varicosa<br />

generale; oppure può manifestarsi con <strong>in</strong>atteso aumento del calibro dei vasi<br />

trattati e conseguente necessità di riprese scleroterapiche precoci e impegnative.<br />

Tutto ciò accompagnato più o meno dalla ricomparsa di varici evidenti ed<br />

evoluzione non positiva dei reperti cartografici emod<strong>in</strong>amici.<br />

Questi quadri si possono succedere e comb<strong>in</strong>are variamente nel tempo.<br />

CONCLUSIONI:<br />

Le cause più frequenti che possono <strong>in</strong>generare le recidive vanno imputate a<br />

errori della cartografia <strong>in</strong>iziale, oppure alla strategia del trattamento <strong>in</strong> cui è<br />

stata mal impostata l’entità e la cronologia degli <strong>in</strong>terventi o, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, a errori<br />

nella scelta dei dosaggi dei liquidi sclerosanti.<br />

Certamente la variabilità personale dei pazienti è molto vasta ed il Medico deve<br />

valutarla nel suo complesso, attento alle aspettative e allo stile di vita. Non<br />

basta mai essere un super-tecnico che meramente esam<strong>in</strong>a quadri strumentali<br />

astratti, bensì considerare attentamente tutte le risultanze del b<strong>in</strong>omio visita<strong>in</strong>tervento<br />

terapeutico, al f<strong>in</strong>e di avere una visione quanto più completa e chiara<br />

del paziente e della patologia trattata o da trattare.<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

1. Bernard<strong>in</strong>i E, Piccioli R, De Rango P, Bisacci C, Pagliuca V, Bisacci R. Echo-sclerosis<br />

hemodynamic conservative (ESEC): a new technique for varicose ve<strong>in</strong> treatment. Ann Vasc<br />

Surg, July-August 2007; 21(4): 535-43.<br />

2. Bernard<strong>in</strong>i E, Piccioli R, De Rango P, Bisacci C, Pagliuca V, Bisacci R. Ambulatory and<br />

haemodynamic treatment of venous <strong>in</strong>sufficiency by ultrasound-guidedscleroterapy (ESEC<br />

cure) - 14 years results. Phlebologie, 2007; 36(4): 186-95.<br />

74<br />

ABSTRACT:<br />

4.3 - Varici recidive da neoangiogenesi<br />

4.3 - Varici recidive da neoangiogenesi<br />

M. Del Guercio<br />

Surgical treatment of lower limbs venous <strong>in</strong>sufficiency, <strong>in</strong> the last years, has<br />

experienced an important development. In the same time, new varicose ve<strong>in</strong>s<br />

have been observed <strong>in</strong> an <strong>in</strong>creas<strong>in</strong>g number of operated limbs. Case studies<br />

about recurrent varices after surgery (REVAS) vary and come up to 65% <strong>in</strong><br />

some of them. The causes of surgery failure may be ascribed to malpractice,<br />

evolution of varicose ve<strong>in</strong>s and new-angiogenesis; we could th<strong>in</strong>k to sex differences,<br />

hormonal levels, diet, job, but the real mechanisms are still not known.<br />

LA RECIDIVA POST-CHIRURGICA:<br />

La terapia chirurgica delle varici ha avuto un grande sviluppo sia per l’evidente<br />

<strong>in</strong>cremento della malattia varicosa nelle società occidentali, che per un perfezionamento<br />

delle tecniche chirurgiche <strong>in</strong> tema di efficacia fisiopatologica ed<br />

estetica.<br />

Contemporaneamente, è stata osservata, nel corso di questi anni, la presenza<br />

negli arti operati di nuove vene varicose def<strong>in</strong>ite come varici recidive. Secondo<br />

Perr<strong>in</strong>, una recidiva viene def<strong>in</strong>ita come la presenza di vena varicosa <strong>in</strong> un arto<br />

operato precedentemente per varici, ovvero, Recurrent varices after surgery<br />

(REVAS) 1<br />

Per recidiva varicosa si <strong>in</strong>tende la ricomparsa di vene varicose <strong>in</strong> un territorio precedentemente trattato (IFC GUIDELINES, Intern. Ang. 2005).<br />

Secondo le varie casistiche, l’<strong>in</strong>cidenza di recidive post-chirurgiche possono arrivare f<strong>in</strong>o al 65% a 5 anni dall’<strong>in</strong>tervento, ma la letteratura fornisce<br />

dati quanto mai vari circa la percentuale di recidive dopo chirurgia2, 3.<br />

75


4 - La recidiva varicosa<br />

76<br />

RECIDIVE DELLA CROSSECTOMIA + STRIPPING<br />

Tasso: 20 – 80 % (20-50 a 5 aa → 50-80 a 20 aa) M. Lauseker 2008<br />

AUTORE ANNO CASI FOLLOW-UP METODO TASSO<br />

Rivl<strong>in</strong> S. 1975 1708 5-10 aa cl<strong>in</strong>ico 6 %<br />

Royle J.P. 1986 367 5 aa cl<strong>in</strong>ico 18 %<br />

Fischer R. 2001 125 34 aa Cl<strong>in</strong>./ EcoD 48-60 %<br />

Van Rij A M 2003 137 5 aa Cl<strong>in</strong>./ EcoD 47-93 %<br />

Kostas T. 2004 113 5 aa cl<strong>in</strong>ico 25 %<br />

W<strong>in</strong>terborn<br />

J<br />

2004 133 11 aa cl<strong>in</strong>ico 62 %<br />

Allegra C. 2007 1326 5 aa EcoD 25 %<br />

Tabella I - Lauseker M. 2008. Percentuali di recidive post stripp<strong>in</strong>g.<br />

FISIOPATOGENESI DELLA RECIDIVA<br />

Secondo quanto pubblicato da M. Perr<strong>in</strong> su Phebologie, 1996 (4) le cause delle<br />

varici recidive possono essere classificate <strong>in</strong> 6 gruppi:<br />

• Gruppo 1: crossectomia della safena <strong>in</strong>terna e della safena esterna o<br />

legatura perforante non corretta<br />

• Gruppo 2: errore di tattica: <strong>in</strong>successo nella corretta identificazione<br />

della patologia <strong>in</strong>iziale<br />

• Gruppo 3: evoluzione della malattia<br />

• Gruppo 4: varici residue<br />

• Gruppo 5: chirurgia non convenzionale<br />

• Gruppo 6: <strong>in</strong>sufficienza venosa profonda.<br />

4.3 - Varici recidive da neoangiogenesi<br />

Le cause da ricondurre alle varici recidive possono essere ricondotte ad errori<br />

di tattica, errori di tecnica, ad evoluzione della malattia varicosa ed alla neovascolarizzazione.<br />

CONCLUSIONI:<br />

Per quanto riguarda l’ipotesi di una evoluzione della malattia varicosa, secondo<br />

W<strong>in</strong>terborn5, non si riconoscono dati scientifici certi concernenti i meccanismi<br />

responsabili di tale evoluzione ma le osservazioni cl<strong>in</strong>iche suggeriscono come<br />

fattori predisponenti: sesso, ereditarietà, fattori ormonali (gravidanza e terapia<br />

estro-progest<strong>in</strong>ica), attività occupazionale e sportiva, abito nutrizionale, <strong>in</strong>sufficienza<br />

venosa profonda. Ma, <strong>in</strong> effetti, gli autori concludono che le cause<br />

relative all’evoluzione della malattia varicosa rimangono ancora un mistero.<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

1. Perr<strong>in</strong> M. Recurrent varices after surgery (REVAS): a consensus document. Cardiovasc<br />

Surg, 2000; 8: 233-245.<br />

2. Wong J.K.F. Whole-leg Duplex Mapp<strong>in</strong>g for Varicose Ve<strong>in</strong>s: Observations on Patterns of<br />

Reflux <strong>in</strong> Recurrent and Primary Legs, with Cl<strong>in</strong>ical Correlation Eur. J. Endovasc. Surg,<br />

2003.<br />

3. Kostas T., Ioannou C.V., Touloupakis E., E Daskalaki, Giannoukas A.D., Tsetis D., Katsamouris<br />

A.N.. Recurrent varicose ve<strong>in</strong>s after surgery: a new appraisal of a common and<br />

complex problem <strong>in</strong> vascular surgery. European journal of vascular and endovascular surgery<br />

: the official journal of the European Society for Vascular Surgery. 04/2004; 27(3):275-<br />

82.<br />

4. Perr<strong>in</strong> M. Surgical repair of varicose ve<strong>in</strong>s of the lower limbs by saphenous ve<strong>in</strong> stripp<strong>in</strong>g.<br />

Phlebologie, 1996; 49 (4): 453-460.<br />

5. W<strong>in</strong>terborn RJ., Foy C. et al. Causes of varicose ve<strong>in</strong> recurrence: late results of a randomized<br />

controlled trial of stripp<strong>in</strong>g the long saphenous ve<strong>in</strong>. J Vasc Surg 2004; 40:634-9.<br />

77


5.<br />

LA TERAPIA MEDICA<br />

E COMPRESSIVA<br />

DELLA MALATTIA<br />

VENOSA CRONICA


5 - La terapia medica e compressiva della malattia venosa cronica<br />

80<br />

5.1 - Trattamento medico delle flebopatie<br />

con flebotropi.<br />

ABSTRACT:<br />

Pieroni O.<br />

The venous disease, today, is widespread, <strong>in</strong>volv<strong>in</strong>g almost 50% of the<br />

population and as a result of lifestyle, diet, posture, little movement, etc., tends<br />

to <strong>in</strong>crease more and more. The attention of the physician to the patient’s venous<br />

disease must be high, ma<strong>in</strong>ly <strong>in</strong> the early stages of venous disease onset, when<br />

the classic symptoms specific to that morbid state, are still hazy: heav<strong>in</strong>ess,<br />

especially at night, t<strong>in</strong>gl<strong>in</strong>g, slight edema, etc. In such a state preventive therapy<br />

plays a vital role <strong>in</strong> reduc<strong>in</strong>g the risk of chronic venous hypertension and its<br />

serious consequences. Current knowledge of pathophysiology of this disease,<br />

especially of the microcirculatory system and <strong>in</strong>terstitial matrix, have enabled<br />

the availability of a wide range of drugs, <strong>in</strong>clud<strong>in</strong>g those most commonly used<br />

known as Phlebothropic preparations, to which you recognize a remarkable<br />

capacity for improvement of cl<strong>in</strong>ical symptoms of CVI.<br />

INTRODUZIONE:<br />

I farmaci cosiddetti “flebotropi” sono sostanze d’orig<strong>in</strong>e naturale, estrattiva o<br />

s<strong>in</strong>tetica ed alcuni di essi sono complessi di più sostanze attive, tra di loro<br />

associate per migliorarne l’efficacia d’azione 1,2.<br />

L’uso di tali farmaci trova la sua <strong>in</strong>dicazione cl<strong>in</strong>ica sui s<strong>in</strong>tomi soggettivi<br />

e funzionali dell’IVC (stancabilità, crampi notturni, gambe irrequiete,<br />

pesantezza, tensione) e sull’edema. L’<strong>in</strong>sufficienza venosa cronica (IVC) è<br />

l’<strong>in</strong>capacità di una vena di assicurare un flusso unidirezionale e diretto verso il<br />

cuore, a pressione e portata adeguata alle necessità di drenaggio dei tessuti, di<br />

termoregolazione e di riempimento del cuore <strong>in</strong>dipendentemente dalla postura<br />

e dall’attività fisica del soggetto (C. Franceschi).<br />

FISIOPATOLOGIA DELLA IVC:<br />

5.1 - Trattamento medico delle flebopatie con flebotropi<br />

L’IVC è una patologia evolutiva ad eziologia multifattoriale e può manifestarsi<br />

con s<strong>in</strong>tomi e segni variabili che vanno da un modesto edema malleolare f<strong>in</strong>o a<br />

quadri gravi caratterizzati da ulcere distrofiche.<br />

Ricordiamo che alla base di una corretta funzionalità della parete venosa<br />

concorrono tre elementi fondamentali:<br />

1. la resistenza: cioè la capacità della parete di un vaso di non lesionarsi<br />

<strong>in</strong> risposta agli stimoli pressori (come nella stasi venosa) e al passaggio<br />

degli elementi figurati del sangue;<br />

2. la permeabilità: la capacità della parete di un vaso di lasciarsi<br />

attraversare <strong>in</strong> maniera selettiva da liquidi e sostanze organiche;<br />

3. l’elasticità: la capacità della parete di un vaso di rispondere <strong>in</strong> maniera<br />

reversibile alle sollecitazioni pressorie.<br />

La resistenza, la permeabilità e l’elasticità del vaso sono garantite dall’<strong>in</strong>tegrità<br />

strutturale e fisiologica delle prote<strong>in</strong>e strutturali (collagene, elast<strong>in</strong>a) che<br />

costituiscono la parete vascolare e dalla <strong>in</strong>tegrità strutturale e fisiologica dei<br />

glicosamm<strong>in</strong>oglicani che esplicano un ruolo essenziale nella fisiologia della<br />

sostanza fondamentale della parete vascolare. L’alterazione della resistenza,<br />

della permeabilità e della elasticità del vaso porta ad uno sfiancamento della<br />

parete vascolare e alla comparsa dell’ipertensione venosa. Con l’ipertensione<br />

venosa si verifica un rallentamento del flusso ed una marg<strong>in</strong>azione dei leucociti.<br />

Nella corrente di sangue rallentata i globuli rossi formano ammassi a forma di<br />

pile detti rouleaux. I rouleaux sono più grandi dei leucociti ed occupano la parte<br />

centrale della corrente (quella dove il movimento è più veloce), mentre i leucociti<br />

e le piastr<strong>in</strong>e tendono a disporsi alla periferia. La formazione di tali ammassi<br />

eritrocitari (rouleaux) spiega l’aumento della viscosità del sangue (fenomeno<br />

dello sludg<strong>in</strong>g). La periferizzazione leucocitaria con l’<strong>in</strong>termediazione di<br />

alcune <strong>in</strong>tegr<strong>in</strong>e (ICAM-1, ICAM-2, ecc.) determ<strong>in</strong>ano la <strong>in</strong>terazione leucocitiendotelio.<br />

I leucociti aderenti all’endotelio emettono degli pseudopodi<br />

che, <strong>in</strong>serendosi nelle giunzioni <strong>in</strong>tercellulari, <strong>in</strong>iziano la trasmigrazione. I<br />

leucociti migrati vanno <strong>in</strong>contro a degranulazione per cui liberano, a livello<br />

della parete vascolare, enzimi proteolitici (elastasi, collagenasi, jaluronidasi)<br />

81


5 - La terapia medica e compressiva della malattia venosa cronica<br />

che danneggiano il collagene, l’elast<strong>in</strong>a, l’acido ialuronico e predispongono<br />

all’aumento della permeabilità vasale con formazione di edema 3 .<br />

OPZIONI TERAPEUTICHE:<br />

In queste situazioni patologiche trova <strong>in</strong>dicazione, oltre ai ben noti trattamenti<br />

elastocompressivi, chirurgici, scleroterapici, ecc., il trattamento farmacologico,<br />

che deve essere f<strong>in</strong>alizzato a:<br />

1. prevenire la patologia venosa;<br />

2. ridurre la s<strong>in</strong>tomatologia cl<strong>in</strong>ica;<br />

3. ridurre la recidiva;<br />

(pur potendo essere, <strong>in</strong> ogni caso, vario e, soprattutto, dipendente dallo stadio<br />

cl<strong>in</strong>ico della flebopatia).<br />

La fase di prevenzione rappresenta il momento più importante del trattamento<br />

e deve essere messa <strong>in</strong> atto quando i s<strong>in</strong>tomi cl<strong>in</strong>ici sono appena comparsi. In<br />

questa fase spesso il paziente riferisce senso di tensione, formicolii, lieve edema,<br />

pesantezza, s<strong>in</strong>tomi che si accentuano nelle ore serot<strong>in</strong>e e/o quando il paziente<br />

rimane a lungo <strong>in</strong> ortostatismo o nelle giornate di grande caldo o, nelle donne, la<br />

settimana che precede il ciclo mestruale. Spesso, nel momento dell’osservazione<br />

del paziente, è già presente una condizione di stasi microcircolatoria con<br />

alterazione della funzione di drenaggio venoso e l<strong>in</strong>fatico, ristagno dei liquidi<br />

<strong>in</strong>terstiziali e alterazione funzionale della matrice extracellulare. La matrice<br />

extracellulare gioca un ruolo importante nel mantenimento della funzione di<br />

drenaggio vascolare venoso e l<strong>in</strong>fatico. Essa è costituita da una <strong>in</strong>tricata rete<br />

di macromolecole che riempie lo spazio extracellulare collegandosi, mediante<br />

strutture specifiche (glicocalice), alle varie cellule, regolando, cosi, gli scambi<br />

tra lo spazio <strong>in</strong>terstiziale e le cellule stesse.<br />

Ciò garantisce il normale apporto di sostanze nutritizie alle cellule e<br />

l’allontanamento da queste di cataboliti e toss<strong>in</strong>e. In tal modo si mantengono<br />

attivi i meccanismi di drenaggio da parte dei piccoli capillari venosi e l<strong>in</strong>fatici<br />

evitando la stasi del microcircolo.<br />

Possiamo affermare che <strong>in</strong> questa fase il trattamento medico assume un ruolo<br />

importante per evitare o, perlomeno, ritardare la cronica evoluzione di una<br />

flebopatia verso la I.V.C.<br />

82<br />

FLEBOTROPI:<br />

5.1 - Trattamento medico delle flebopatie con flebotropi<br />

Tra i vari farmaci <strong>in</strong> uso ricordiamo i FLEBOTROPI. La maggior parte di questi<br />

farmaci appartiene alla famiglia dei flavonoidi, che sono dei polifenoli vegetali<br />

con la struttura chimica del flavone. In quanto attivi sui tessuti degli esseri<br />

viventi, nel 1955 per decisione della Accademia delle Scienze di New York fu<br />

dato ad essi più propriamente il nome di “bioflavonoidi”. Tra i bioflavonoidi<br />

annoveriamo i benzopironi, i flavoni, flavani, rut<strong>in</strong>a, rutosidee, esc<strong>in</strong>a, ruscus<br />

aculeatus, centella asiatica, anticianosidi, diosm<strong>in</strong>a, esperid<strong>in</strong>a, dobesilato di<br />

calcio, g<strong>in</strong>kgo biloba 3 .<br />

1. Flavonoidi: sono un ampio gruppo di pigmenti naturali che<br />

condividono una comune struttura chimica: una molecola a tre anelli<br />

e gruppi ossidrilici ad essa legati (C 28 H 32 O 15 ). Hanno una azione<br />

prevalentemente venotonica, antiedemigena, riducente la permeabilità<br />

capillare, e ant<strong>in</strong>fiammatoria. Inoltre stimolano la bios<strong>in</strong>tesi del<br />

collagene, stabilizzano le fibre del collagene, <strong>in</strong>teragiscono con<br />

l’elast<strong>in</strong>a stabilendo un complesso flavonoidi-elast<strong>in</strong>a che protegge<br />

l’elast<strong>in</strong>a della parete vascolare dall’attività proteolitica dell’enzima<br />

elastasi che viene liberata <strong>in</strong> condizioni di stasi veno-l<strong>in</strong>fatica,<br />

migliorano l’adesività delle fibre elastiche ai fibroblasti e alle cellule<br />

muscolari lisce, esplicano un’azione estrogeno-agonista ed estrogenoantagonista<br />

ed ancora esplicano un’azione antiossidante. La diosm<strong>in</strong>a<br />

rappresenta la sostanza più efficace nel processo di normalizzazione<br />

della permeabilità venulocapillare mediante l’aumento del tono venoso,<br />

la riduzione della risposta dei recettori venulari alle catecolam<strong>in</strong>e,<br />

<strong>in</strong>ibendo l’aumento della permeabilità <strong>in</strong>dotta dall’istam<strong>in</strong>a e dalla<br />

bradich<strong>in</strong><strong>in</strong>a, riprist<strong>in</strong>ando l’<strong>in</strong>tegrità del film endoteliale di fibr<strong>in</strong>a.<br />

Gli studi farmacoc<strong>in</strong>etici hanno dimostrato che la diosm<strong>in</strong>a, come<br />

tale, non è assorbita. Infatti <strong>in</strong> seguito a somm<strong>in</strong>istrazione orale, la<br />

diosm<strong>in</strong>a è trasformata dalla flora batterica <strong>in</strong>test<strong>in</strong>ale nel suo aglicone,<br />

diosmet<strong>in</strong>a, più liposolubile, e come tale è assorbita a livello <strong>in</strong>test<strong>in</strong>ale.<br />

Una volta <strong>in</strong> circolo, la diosmet<strong>in</strong>a, svolge le note attività di riduzione<br />

sulla permeabilità capillare, di aumento del tono venoso e sulla portata<br />

l<strong>in</strong>fatica e di riduzione dell’<strong>in</strong>fiammazione mediante l’<strong>in</strong>ibizione della<br />

83


5 - La terapia medica e compressiva della malattia venosa cronica<br />

84<br />

s<strong>in</strong>tesi di lipossigenasi.<br />

2. Benzopironi: Si dist<strong>in</strong>guono <strong>in</strong> alfa e gamma.<br />

I. Alfa: determ<strong>in</strong>ano una proteolisi delle prote<strong>in</strong>e ad alto peso<br />

molecolare che si riscontrano nel l<strong>in</strong>fedema, così da facilitare il<br />

drenaggio dell’edema grazie anche alla riduzione della pressione<br />

oncotica. Non hanno azione sulla coagulazione, a differenza<br />

dei dicumarolici che, pur essendo degli alfa-benzopironi,<br />

sono anticoagulanti orali. Sono estratti dal MELILOTO e<br />

sono spesso associati ai flavonoidi cumar<strong>in</strong>a e esculet<strong>in</strong>a.<br />

Il Meliloto è un efficace tonico, potente antiedemigeno e<br />

leggero anticoagulante. Contiene bioflavonoidi ed eterosidi<br />

cumar<strong>in</strong>ici. A questi ultimi viene attribuita una notevole attività<br />

l<strong>in</strong>foc<strong>in</strong>etica, con azione di drenaggio del liquido <strong>in</strong>terstiziale.<br />

Ha azione diretta sulla muscolatura liscia dei vasi l<strong>in</strong>fatici e<br />

stimola l’attività proteolitica dei macrofagi.<br />

II. Gamma: sono i cosiddetti flavonoidi ed erano noti come vit.P.<br />

Sono utilizzati sotto forma di estratti <strong>in</strong> preparazioni s<strong>in</strong>tetiche<br />

o semis<strong>in</strong>tetiche e si dist<strong>in</strong>guono <strong>in</strong>:<br />

a) Flavoni: diosm<strong>in</strong>a, quercet<strong>in</strong>a, rut<strong>in</strong>a e derivati, rutosidi;<br />

b) Flavani: esperid<strong>in</strong>a.<br />

3. Flebotropi: Il dobesilato di calcio riduce la permeabilità capillare,<br />

la viscosità ematica e migliora il drenaggio l<strong>in</strong>fatico. L’esc<strong>in</strong>a,<br />

estratta dall’AESCULUS HIPPOCASTANUM, aumenta il tono<br />

della parete venosa e possiede un effetto antiedemigeno. L’esc<strong>in</strong>a,<br />

triterpene pentaciclico, aumenta la resistenza capillare, dim<strong>in</strong>uisce<br />

la permeabilità ed ha un modesto effetto vasocostrittore: ne deriva<br />

un’azione antiedemigena, anti<strong>in</strong>fiammatoria e venotonica L’azione<br />

ant<strong>in</strong>fiammatoria ed antiedemigena è dovuta alla esculet<strong>in</strong>a, gen<strong>in</strong>a<br />

contenuta nell’esculoside,che risulta un potente <strong>in</strong>ibitore della<br />

lipossigenasi e delle ciclossigenasi (COX-1 e COX-2).Contiene anche<br />

derivati cumar<strong>in</strong>ici.<br />

4. G<strong>in</strong>kgo biloba che esplica attività simile ai flavonoidi:<br />

I. regola il tono venoso;<br />

5.1 - Trattamento medico delle flebopatie con flebotropi<br />

II. riduce la permeabilità capillare e l’aggregazione piastr<strong>in</strong>ica.<br />

5. Centella asiatica: Il suo estratto triterpenico è <strong>in</strong> grado di <strong>in</strong>tervenire<br />

sul metabolismo del tessuto connettivo <strong>in</strong>ducendo una <strong>in</strong>ibizione della<br />

crescita cellulare e della produzione di fibre collagene; tale sostanza è<br />

anche capace di stimolare la s<strong>in</strong>tesi dei mesoglicani e di determ<strong>in</strong>are<br />

un riprist<strong>in</strong>o delle attività funzionali del periangio, particolarmente<br />

compromesse <strong>in</strong> presenza di lesioni di tipo sclerodermico, che<br />

accompagnano e favoriscono le lesioni ulcerative.<br />

6. Amamelide: Ricca di vitam<strong>in</strong>a P, tann<strong>in</strong>i gallici, flavonoidi, col<strong>in</strong>a, acidi<br />

fenolici e sali m<strong>in</strong>erali, agisce soprattutto riducendo la permeabilità<br />

capillare.<br />

7. Gambo d’ananas: Ricco di bromel<strong>in</strong>a che, come noto, è un enzima<br />

proteolitico, aumenta la lisi dei depositi di fibr<strong>in</strong>a nella zona di<br />

<strong>in</strong>fiammazione, depositi che altrimenti bloccherebbero sia i capillari<br />

sanguigni che l<strong>in</strong>fatici: l’azione si esplica pr<strong>in</strong>cipalmente attraverso il<br />

miglioramento del microcircolo.<br />

8. Vitis v<strong>in</strong>ifera: Pr<strong>in</strong>cipi attivi: flavonoidi (quercet<strong>in</strong>a, rut<strong>in</strong>a, kaempferolo),<br />

tann<strong>in</strong>i, antocianid<strong>in</strong>e, OPC e resveratrolo. Gli OPC <strong>in</strong>teragiscono<br />

con l’elast<strong>in</strong>a tissutale che nonostante venga ancora riconosciuta<br />

dall’elastasi viene idrolizzata con una velocità significativamente<br />

<strong>in</strong>feriore. È stato, <strong>in</strong>oltre, dimostrato sperimentalmente che gli OPC<br />

stabilizzano le fibre collagene. Il resveratrolo è uno stilbene che eplica<br />

azioni antiossidanti, estrogeniche, miorilassanti sulla muscolatura<br />

liscia vascolare. Altri effetti del resveratrolo: sembrerebbero esplicarsi<br />

a livello della placca aterosclerotica: si comporterebbe come una sorta<br />

di solvente (azione antiaggregante piastr<strong>in</strong>ica).<br />

9. Antocianosidi da Vacc<strong>in</strong>um Myrtillus: L’effetto capillaro-protettore di<br />

queste sostanze è noto da tempo ma il loro impiego è entrato nella<br />

pratica cl<strong>in</strong>ica solo da quando si è potuto disporre di antocianosidi<br />

ad alto dosaggio con rapporti costanti tra le diverse antocianid<strong>in</strong>e.<br />

Secondo quanto pubblicato <strong>in</strong> letteratura, l’efficacia terapeutica degli<br />

antocianosidi sulla permeabilità capillare si esplicherebbe attraverso<br />

un duplice meccanismo d’azione: il primo, di carattere fisico-chimico,<br />

85


5 - La terapia medica e compressiva della malattia venosa cronica<br />

86<br />

basato sulla formazione di complessi liposolubili tra le antocianid<strong>in</strong>e<br />

(agliconi degli antocianosidi) ed i fosfolipidi delle membrane<br />

endoteliali; il secondo, di tipo extra-parietale, legato all’attività sulla<br />

bios<strong>in</strong>tesi dei glicosam<strong>in</strong>oglicani (<strong>in</strong> particolare acido jaluronico) della<br />

sostanza fondamentale del connettivo e, <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva, sul manicotto<br />

mucopolisaccaridico peri-capillare.<br />

10. Diosm<strong>in</strong>a: viene usata da molti decenni per le sue proprietà capillarotrope<br />

e vasotoniche. Agisce come potente <strong>in</strong>ibitore delle prostagland<strong>in</strong>e e<br />

del trombossano A2 e, <strong>in</strong>terferendo con l’attivazione dei Leucociti,<br />

<strong>in</strong>ibisce la attivazione della cascata <strong>in</strong>fiammatoria, provocando una<br />

forte dim<strong>in</strong>uzione della permeabilità capillare. La protezione contro il<br />

danno vascolare è mediata anche dall’<strong>in</strong>ibizione dell’attivazione dei<br />

neutrofili e dalla dim<strong>in</strong>uzione dei livelli serici delle prote<strong>in</strong>e d’adesione<br />

endoteliale. La diosm<strong>in</strong>a migliora diversi parametri compromessi nella<br />

patologia diabetica, grazie alla potente azione antiossidante: è molto<br />

importante la dim<strong>in</strong>uzione del livello di glicosilazione delle prote<strong>in</strong>e e<br />

l’aumento d’attività della glutatione perossidasi. Di rilievo è anche la<br />

capacità di normalizzare la velocità di filtrazione capillare e dim<strong>in</strong>uire<br />

le resistenze al flusso ematico migliorandone la reologia. La diosm<strong>in</strong>a<br />

prolunga l’effetto vasocostrittore della noradrenal<strong>in</strong>a a livello delle<br />

pareti venose, per poi qu<strong>in</strong>di ridurre la capacitanza, la distensibilità e<br />

la stasi. Questo <strong>in</strong>crementa il ritorno venoso e ciò riduce l’ipertensione<br />

venosa. Inf<strong>in</strong>e, la diosm<strong>in</strong>a aumenta il drenaggio l<strong>in</strong>fatico mediante<br />

l’<strong>in</strong>cremento della frequenza e dell’<strong>in</strong>tensità delle contrazioni l<strong>in</strong>fatiche,<br />

aumentando la funzionalità della rete capillare l<strong>in</strong>fatica.<br />

IL FITOSOMA®<br />

I pr<strong>in</strong>cipi attivi estratti dalle piante sono soprattutto <strong>in</strong> forma di t<strong>in</strong>tura (dalla<br />

droga secca), t<strong>in</strong>tura madre (dalla droga fresca), macerato glicer<strong>in</strong>ato, estratto<br />

fluido, estratto secco titolato o, ancora, <strong>in</strong> forma micronizzata, complesso<br />

fitosomale, ecc.<br />

Spesso, però, il processo di purificazione a cui sono sottoposte le parti delle<br />

5.1 - Trattamento medico delle flebopatie con flebotropi<br />

piante, riduce fortemente o priva le sostanze della loro naturale veicolazione per<br />

cui, da composti farmacologicamente attivi, si trasformano <strong>in</strong> <strong>in</strong>gredienti poco<br />

attivi, utili solo se somm<strong>in</strong>istrati ad alte dosi. Per questo problema non di poco<br />

conto, tra le varie formulazioni, appena lette, che abbiamo a nostra disposizione,<br />

ne è presente una che si basa su un concetto nuovo: il FITOSOMA®.<br />

Stiamo parlando di una struttura chimica brevettata determ<strong>in</strong>ata dall’<strong>in</strong>terazione<br />

stechiometrica, <strong>in</strong> solvente aprotico, di una frazione polifenolica pura, o<br />

standardizzata, con una matrice fosfolipidica estratta dalla soia. Sulla base delle<br />

sue caratteristiche (chimico-fisiche, spettroscopiche e biologiche), il complesso<br />

sostanzialmente migliora la biodisponibilità orale del pr<strong>in</strong>cipio attivo. A parità<br />

di dosaggio <strong>in</strong> pr<strong>in</strong>cìpi attivi, la biodisponibilità orale della forma fitosomale<br />

è almeno 3 volte superiore rispetto alla forma libera. Dopo somm<strong>in</strong>istrazione<br />

orale, <strong>in</strong>fatti, il complesso fitosomale, superata la barriera gastrica, raggiunge<br />

l’<strong>in</strong>test<strong>in</strong>o tenue dove è sottoposto ad un processo di emulsificazione<br />

e micellazione dovuto all’<strong>in</strong>terazione con i sali biliari. In tale forma il<br />

FITOSOMA®, penetrato attraverso la mucosa <strong>in</strong>test<strong>in</strong>ale, viene <strong>in</strong>corporato<br />

nei chilomicroni per mezzo dei quali, attraverso il sistema l<strong>in</strong>fatico e il torrente<br />

ematico, raggiunge i tessuti bersaglio dove i pr<strong>in</strong>cipi attivi vengono rilasciati<br />

<strong>in</strong> forma praticamente pura. L’ottimizzazione della “resa” farmacologica del<br />

pr<strong>in</strong>cipio attivo viene poi permessa dallo sviluppo di tecnologie che hanno reso<br />

possibile la realizzazione del cosiddetto “rilascio controllato”.<br />

CONCLUSIONI:<br />

Il flebologo moderno dispone di un vasta gamma di sostanze ognuna delle quali<br />

ha una specifica caratteristica terapeutica che sarà adattata di volta <strong>in</strong> volta<br />

alla situazione patologica, e questo sia <strong>in</strong> fase preventiva, sia quando non è<br />

possibile eseguire un atto chirurgico, o, dopo la chirurgia stessa, come terapia<br />

di supporto. La documentazione scientifica è abbastanza ricca di dimostrazioni<br />

del beneficio di tale terapia per la riduzione della s<strong>in</strong>tomatologia cl<strong>in</strong>ica e del<br />

miglioramento della qualità della vita del paziente flebopatico.<br />

87


5 - La terapia medica e compressiva della malattia venosa cronica<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

1. Allegra C. Guida alla terapia con antocianosidi nelle Flebopatie degli arti <strong>in</strong>feriori. Il Polso<br />

Ed., Milano, 1986.<br />

2. L<strong>in</strong>ee guida diagnostico-terapeutiche delle malattie delle vene e dei l<strong>in</strong>fatici. Acta Phleb<br />

Rev, 2003; Vol.4 n° 1-2.<br />

3. Allegra C, Antonimi V, Carlizza A, Tonelli V. L’estratto titolato triterpenico di Centella<br />

asiatica nella I.V. M<strong>in</strong> Angiol, 12,107 -16.<br />

4. Varlaro V. Fitoterapia. Aeffe Edizioni, Ottobre 2004.<br />

5. Manc<strong>in</strong>i S. Manuale di <strong>Flebologia</strong>. Laris Editrice, Settembre 2009.<br />

6. Bombardelli E. Phytosome: new delivery system. Boll Chim Farm, 1991; 130(11): 431-438.<br />

88<br />

5.2 - La riabilitazione flebologica ed il termalismo<br />

5.2 - La riabilitazione flebologica ed il termalismo<br />

ABSTRACT:<br />

Bencivenga G., Cardamone B., De Simone A.,<br />

Fur<strong>in</strong>o E., Di Filippo A., Quarto G.<br />

Chronic Venous Insufficiency affects a wide range of population, caus<strong>in</strong>g high<br />

social costs due to days of hospitalization and sick leave. In this pathological<br />

pattern leg venous vessels lose their elasticity and their tens<strong>in</strong>g strength, thus,<br />

the capacity to push blood to the cardiac pump; for this reason blood congests<br />

leg ve<strong>in</strong>s and weakens their walls develop<strong>in</strong>g, successively, the varicose ve<strong>in</strong>s.<br />

Thermal cares play, together elastic compressive therapy, an effective role <strong>in</strong><br />

the prevention of this <strong>in</strong>sufficiency.<br />

Kneipp cure is one of the most important thermal treatment, used for this purpose.<br />

It consists <strong>in</strong> do<strong>in</strong>g a subsequent passage <strong>in</strong> two swimm<strong>in</strong>g pool, filled, respectively,<br />

with cold and moderately hot water (the passage from a swimm<strong>in</strong>g pool<br />

to another occurs by steps). This “vascular gymnastic” is effective, accord<strong>in</strong>g<br />

to three mechanisms: chemical (sulfuric waters have anti-<strong>in</strong>flammatory and relax<strong>in</strong>g<br />

properties), thermic (the sequence of vasoconstriction - cold water - and<br />

vasodilatation – light hot water - stimulate ve<strong>in</strong>s wall) and mechanical (the passage<br />

from a swimm<strong>in</strong>g pool to another makes leg muscles to contract, activat<strong>in</strong>g<br />

the so called “muscular pump”).<br />

INTRODUZIONE:<br />

La patologia da <strong>in</strong>sufficienza veno-l<strong>in</strong>fatica degli arti <strong>in</strong>feriori <strong>in</strong>teressa ampi<br />

strati della popolazione nelle differenti fasce d’età. Essa comporta elevati costi<br />

sociali per assenza dal lavoro con perdita di produttività, giornate di ricovero<br />

89


1- Fisiopatologia ed emod<strong>in</strong>amica del sistema venoso<br />

ospedaliero, <strong>in</strong>terventi chirurgici ed <strong>in</strong>validità causata dalle gravi, seppur rare,<br />

complicanze trombo-emboliche e dalla presenza di ulcere negli stadi più avanzati.<br />

La flebopatia è il risultato della perdita di efficienza delle vene degli arti <strong>in</strong>feriori.<br />

Trattandosi di un percorso antigravitazionale, la circolazione venosa è strutturata<br />

<strong>in</strong> modo tale da permettere il ritorno del sangue al cuore, evitandone il<br />

reflusso ed il ristagno negli arti <strong>in</strong>feriori. Un importante meccanismo co<strong>in</strong>volto<br />

<strong>in</strong> questa ascesa è l’elasticità delle vene. Quando le pareti venose perdono<br />

il proprio tono, cioè la capacità di variare lo stato di contrazione parietale <strong>in</strong><br />

relazione a vari stimoli, le vene si dilatano, <strong>in</strong>crementando il ruolo di capacitanza,<br />

ma ostacolando il ritorno al cuore. Il sangue rallenta la propria velocità<br />

di scarico antigravitazionale e tende a refluire <strong>in</strong> senso cardiofugo, si crea, <strong>in</strong><br />

questo modo, un ristagno ematico che aumenta la pressione nelle vene, “sfiancandole”:<br />

un circolo vizioso che si manifesta con edema, <strong>in</strong>izialmente malleolare,<br />

senso di pesantezza e affaticamento, corona flebectasica perimalleolare,<br />

s<strong>in</strong>o ad arrivare alla comparsa di vere e proprie “vene varicose”, compromissione<br />

del microcircolo, lesioni ulcerative e, <strong>in</strong> ossequio alla triade di Virchow,<br />

<strong>in</strong>crementato rischio di trombosi venosa superficiale e profonda.<br />

IL PERCORSO KNEIPP:<br />

L’<strong>in</strong>sufficienza venosa cronica ai primi stadi non rappresenta un problema<br />

grave; tuttavia, trattandosi di una malattia potenzialmente progressiva, è importante<br />

<strong>in</strong>tervenire tempestivamente al f<strong>in</strong>e di prevenire o, per lo meno, rallentare<br />

l’evoluzione dei segni e dei s<strong>in</strong>tomi, attuando misure la cui efficacia è<br />

direttamente proporzionale alla tempestività con la quale vengono <strong>in</strong>traprese.<br />

La strategia messa <strong>in</strong> alto è volta, da un lato, a supplire alla perdita di tono delle<br />

pareti venose e dall’altro a creare una forza propulsiva ascendente, <strong>in</strong> modo da<br />

prevenire il ristagno ematico nel sistema venoso distale. L’elastocompressione<br />

rappresenta una delle misure più adottate <strong>in</strong> questo senso, ma il nostro scopo è<br />

quello di illustrare i vantaggi della medic<strong>in</strong>a termale e, nella fattispecie, di una<br />

pratica che negli anni si è diffusa f<strong>in</strong>o a diventare una parte impresc<strong>in</strong>dibile di<br />

90<br />

5.2 - La riabilitazione flebologica ed il termalismo<br />

ogni percorso termale, il percorso Kneipp; esso a buon titolo si affianca, senza<br />

sostituirlo, al trattamento elastocompressivo, di cui rappresenta una utile, ed a<br />

nostro avviso, <strong>in</strong>dispensabile <strong>in</strong>tegrazione.<br />

Questa pratica è nota come percorso Kneipp, <strong>in</strong> onore dell’ Abate tedesco Sebastian<br />

Kneipp (1821-1897), il quale comprese gli effetti benefici dell’immersione<br />

alternata <strong>in</strong> acqua calda e fredda.<br />

Kneipp nel 1848, affetto dalla tubercolosi, scoprì casualmente il libro “Lezione<br />

sulla forza guaritrice dell’acqua fresca” di J. S. Hahn; non trovando giovamento<br />

nelle cure del tempo, Kneipp decise di applicare ciò che aveva letto: dopo essersi<br />

spogliato nudo, si tuffava nel Danubio e subito si rivestiva, contrastando il<br />

rapido raffreddamento correndo verso casa.<br />

Dopo soli 6 mesi di questo trattamento la TBC era sparita. Benché Kneipp attribuisse<br />

alla sua idroterapia benefici di vario genere, l’unico effetto scientificamente<br />

certo delle applicazioni di acqua calda e fredda è l’effetto vasomotorio.<br />

Il percorso vascolare rappresenta una forma di “g<strong>in</strong>nastica vascolare” .<br />

Si tratta di due vasche, a diversa temperatura, profonde circa 80 cm. La cura<br />

prevede sedute di 20 m<strong>in</strong>uti camm<strong>in</strong>ando a media velocità prima <strong>in</strong> una vasca e<br />

poi nell’altra. Per passare dalla prima alla seconda si devono salire e poi scendere<br />

alcuni scal<strong>in</strong>i (Fig. 1).<br />

Fig. 1 - Percorso Kneipp<br />

91


1- Fisiopatologia ed emod<strong>in</strong>amica del sistema venoso<br />

MECCANISMI DI AZIONE:<br />

92<br />

1. Chimico: le acque sulfureo-salsobromoiodiche (Fig. 2), utilizzate nella<br />

terapia dei percorsi vascolari, sono notoriamente rilassanti, defaticanti<br />

ed <strong>in</strong>oltre coadiuvanti nel trattamento antiflogistico.<br />

Fig. 2 - Terme di Agnano (NA)<br />

2. Termico: l’acqua calda determ<strong>in</strong>a dilatazione dei vasi sanguigni (“vasodilatazione”),<br />

mentre l’acqua fredda causa un restr<strong>in</strong>gimento dei vasi<br />

(“vasocostrizione”). L’alternanza di vasodilatazione e vasocostrizione<br />

costituisce una vera e propria “g<strong>in</strong>nastica” per i vasi, che migliora la<br />

funzionalità vasomotoria 1,2. La temperatura dell’acqua varia di 10°C tra<br />

una vasca e l’altra (rispettivamente 22°C e 32°C circa).<br />

3. Meccanico: camm<strong>in</strong>are da una vasca all’altra ed il salire i grad<strong>in</strong>i mette<br />

<strong>in</strong> moto la cosiddetta “pompa muscolare”: i muscoli degli arti <strong>in</strong>feriori,<br />

contraendosi e rilasciandosi, “spremono” i vasi facilitando il ritorno<br />

venoso e riattivando così la circolazione. Inoltre, un ulteriore effetto<br />

meccanico che favorisce il ritorno venoso è ad opera degli idromassaggi<br />

laterali a pressione differenziata (massima a livello del piede,<br />

ridotta nella regione prossimale della coscia).<br />

CONCLUSIONI:<br />

5.2 - La riabilitazione flebologica ed il termalismo<br />

Il sistema nervoso porta gli stimoli percepiti a livello cutaneo all’<strong>in</strong>terno del<br />

corpo1, stimolando il sistema immunitario, <strong>in</strong>fluenzando la secrezione gastrica<br />

e ormonale e r<strong>in</strong>forzando il sistema cardiovascolare3. Il calore calma e addolcisce<br />

il corpo, rallentando l’attività funzionale degli organi <strong>in</strong>terni. Il freddo, al<br />

contrario, stimola e r<strong>in</strong>vigorisce aumentando l’attività <strong>in</strong>terna. L’alternanza di<br />

caldo e freddo dim<strong>in</strong>uisce lo stress e stimola “corpo e mente”.<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

1. Senn<strong>in</strong>ger A, Von Weckbecker E. Changes of the neurovegetative sk<strong>in</strong> tonus by the effect of<br />

the Kneipp cure. Munch Med Wochenschr, Mar 13 1953; 95(11): 308-11.<br />

2. Frex<strong>in</strong>os J. The cold water cure of the parish priest Kneipp and the development of natural<br />

medic<strong>in</strong>e <strong>in</strong> the n<strong>in</strong>eteenth century. Rev Soc Fr Hist Hop, 2006 Dec; (123-124): 64-7.<br />

3. Franke K. Physiological reactivity <strong>in</strong> the Kneipp cure, exemplified by reaction of blood<br />

pressure.<br />

4. Mediz<strong>in</strong>ische, 1954 Jan 23; 4: 122-3.<br />

93


6.<br />

VARICI RETICOLARI<br />

E TELANGECTASIE


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

ABSTRACT:<br />

96<br />

6.1 - Emod<strong>in</strong>amica e Fisiopatologia<br />

delle Telangectasie<br />

Molisso A., Apperti M., Goffredi L., Quarto G.<br />

The work aims to analyze the hemod<strong>in</strong>amic features related to telagectasic<br />

expressions. These characteristics are completely orig<strong>in</strong>al and their<br />

specifications are traceable through the underly<strong>in</strong>g pathophysiological<br />

aspects rather complex, and through the pathophysiological structure the<br />

different morphological aspects can be traced. The aim is to rationalize<br />

the therapeutic approach that historically produces cl<strong>in</strong>ical results not<br />

always decisive and stable. Conversely, a more thorough understand<strong>in</strong>g<br />

of morphp-functional aspect and of different pathophysiological<br />

mechanisms can lead to more appropriate.approach.<br />

INTRODUZIONE:<br />

Il term<strong>in</strong>e “telangectasia” <strong>in</strong>dica una serie di manifestazioni cl<strong>in</strong>iche<br />

collegate alla malattia varicosa e connotate da diverse varietà morfologiche.<br />

È ipotizzabile tuttavia che ad esse sia sotteso un meccanismo emod<strong>in</strong>amico<br />

assimilabile, anche se orig<strong>in</strong>ale e specifico, ed <strong>in</strong> qualche modo<br />

sovrapponibile a quello delle varicosità di calibro maggiore.<br />

Network dermico: ad ogni tipo di patologia venosa dilatativa è sotteso<br />

un meccanismo emod<strong>in</strong>amico che s<strong>in</strong>teticamente possiamo chiamare<br />

“reflusso”. Lo spessore dell’epidermide oscilla tra 0,05 mm ed 0,1 mm,<br />

mentre il derma ha uno spessore di 1,1 mm ed il grasso sottocutaneo 1,2<br />

mm per un totale di 3 mm circa. Le vene dermiche sono disposte <strong>in</strong> 2 plessi<br />

orizzontali, di cui il più superficiale è quello sub-papillare, connessi tra loro<br />

e comunicanti col network venoso ipodermico.<br />

6.1 - Emod<strong>in</strong>amica e Fisiopatologia delle Telangectasie<br />

ORGANIZZAZIONE E MORFOLOGIA DEL NETWORK:<br />

Si è sempre ritenuto che <strong>in</strong> queste strutture la l<strong>in</strong>ea di drenaggio, a partire<br />

dal plesso sub-papillare, fosse diretta dalla superficie <strong>in</strong> profondità verso il<br />

plesso sotto dermico, senza prevedere l<strong>in</strong>ee di flusso orizzontali. Gli studi<br />

condotti da Nobuaki Imanishi et al. (J Anat. 2008 May; 212(5): 669-673)<br />

su cadaveri col metodo stereografico (<strong>in</strong>iezione di mezzo di contrasto)<br />

hanno evidenziato che il network venoso dermico e sottodermico ha una<br />

struttura poligonale costituita da vene perimetrali che delimitano l’area<br />

poligonale e da numerose vene di calibro più piccolo <strong>in</strong>cluse nell’area, il<br />

più delle volte a decorso ascendente, riccamente anastomizzate tra loro e<br />

con i rami che contornano il poligono. I Network sub-papillare e dermico<br />

sono costituiti qu<strong>in</strong>di da strutture venose poligonali contigue, ma con<br />

un flusso preferenziale che non connette poligoni adiacenti, ma è diretto<br />

verso gli strati più profondi. In sede ipodermica si ritrovano ugualmente<br />

plessi venosi strutturati come poligoni di varia grandezza ed è verosimile<br />

che raccolgano il flusso dalle strutture sovrastanti. La conseguenza è<br />

che la l<strong>in</strong>ea emod<strong>in</strong>amica prevalente è orientata dalla superficie verso il<br />

profondo. Alcuni studi effettuati con l’ausilio di immag<strong>in</strong>i stereoscopiche<br />

contrastate mostrano immag<strong>in</strong>i di accumulo di contrasto alla base dei<br />

rami delle vene ascendenti, immag<strong>in</strong>i riferibili a strutture valvolari, tra<br />

l’altro già descritte 1,2 . Questo dato è stato confermato anche utilizzando la<br />

microscopia elettronica a scansione (Murakami, 1971) che ha <strong>in</strong>dividuato<br />

sistemi valvolari <strong>in</strong> vene con diametro di 20 µm (Philips, 2004) 3 . Si tratta<br />

di valvole bicuspidi che nei punti di raccordo presentano il bordo libero<br />

orientato dal vaso più piccolo verso quello di maggior calibro. Questo fa<br />

pensare ad un meccanismo co<strong>in</strong>volto nella direzionalità del flusso, anche<br />

perché le valvole delle “collect<strong>in</strong>g ve<strong>in</strong>s” a livello dell’<strong>in</strong>terfaccia tra il<br />

derma ed il grasso sottocutaneo hanno una disposizione che lascia supporre<br />

un’eguale direzionalità del flusso dall’alto verso il basso.<br />

97


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

NETWORK SUB DERMICO:<br />

Il grasso ipodermico, strutturato <strong>in</strong> lobuli, è delimitato da bande di fibre<br />

collagene che derivano dal derma e che formano dei setti <strong>in</strong>terlobulari.<br />

Queste fibre sono dei veri e propri ancoraggi fissati alla fascia sottostante<br />

conosciuta anche come fascia sottocutanea di Scarpa. Le vene che provengono<br />

dai plessi sovrastanti non penetrano nei lobi, ma transitano attraverso i setti<br />

<strong>in</strong>terlobulari (Curri) 4 , oltrepassano, poi, la fascia sottocutanea e si collegano<br />

al circolo sottostante. La collocazione anatomica dei plessi dermoipodermici<br />

configura un sistema strutturalmente completo disposto <strong>in</strong> 3 piani<br />

sovrapposti e collocato al di sopra della lam<strong>in</strong>a fibroelastica superficiale, al<br />

di sotto della quale ritroviamo quello che conosciamo come sistema venoso<br />

superficiale sopra-fasciale. Questa struttura morfologica nel suo complesso<br />

consente di prospettare i meccanismi mediante i quali possono realizzarsi<br />

reflussi e dilatazioni venose assiali e tronculari che rappresentano la vasta<br />

gamma delle teleangectasie (Figg. 1 e 2).<br />

Fig. 1 - Organizzazione e Morfologia del Network<br />

98<br />

Fig. 2 - Struttura poligonale del Network<br />

et al. )<br />

(da Nobuaki Imanishi<br />

MECCANISMI FISIOPATOLOGICI:<br />

6.1 - Emod<strong>in</strong>amica e Fisiopatologia delle Telangectasie<br />

Si può ipotizzare che i meccanismi fisiopatologici sottesi alle dilatazioni<br />

telangectasiche possono essere di 3 tipi:<br />

1. reflusso proveniente dai segmenti venosi sotto-ipodermici<br />

(meccanismo estr<strong>in</strong>seco);<br />

2. reflusso generato da alterazione dello strato adiposo ipodermico<br />

(meccanismo <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seco);<br />

3. reflusso generato da alterazione delle strutture di sostegno dermoipodermiche<br />

(meccanismo <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seco).<br />

Nel network descritto vi sono tutte le potenzialità aff<strong>in</strong>chè si verifichi un reflusso<br />

o una serie di reflussi, anche se l’impianto della struttura offre un’ampia<br />

possibilità di compenso ai reflussi e spiega, almeno <strong>in</strong> parte, le diverse morfologie<br />

telangectasiche.<br />

Una vecchia classificazione faceva una dist<strong>in</strong>zione tra reflusso compensato e<br />

99


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

non compensato, o, se vogliamo, stabile ed <strong>in</strong>stabile, dist<strong>in</strong>zione che condividiamo<br />

pienamente: il reflusso è un fenomeno d<strong>in</strong>amico ed <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>ua evoluzione,<br />

e come tale per def<strong>in</strong>izione è <strong>in</strong>stabile e discont<strong>in</strong>uo.<br />

Tipo 1 - Reflusso dai segmenti venosi sotto ipodermici - Meccanismo Estr<strong>in</strong>seco<br />

L’ipoderma poggia sulla fascia sottocutanea fibroelastica al di sotto della quale<br />

giace il sistema venoso superficiale rappresentato pr<strong>in</strong>cipalmente dai circoli<br />

safenici ed extra safenici che, quando si <strong>in</strong>terfacciano con i piani più superficiali,<br />

realizzano una ricca rete venosa. Sotto il profilo terapeutico è cruciale<br />

<strong>in</strong>dividuare i reflussi più prossimali collegati <strong>in</strong> maniera diretta alle espressioni<br />

dilatative e la loro direzione ed orig<strong>in</strong>e, anche perché eventuali reflussi situati<br />

più a monte sono di pert<strong>in</strong>enza di assi venosi di maggior calibro suscettibili<br />

di una strategia terapeutica diversa. Un reflusso residente <strong>in</strong> un segmento del<br />

circolo superficiale, safenico o non safenico, può sicuramente forzare i rami<br />

venosi <strong>in</strong>terlobulari e poi espandersi nei plessi dermici e papillari, dando luogo<br />

alle telangectasie ed <strong>in</strong> questo caso si può supporre che l’effetto retrogrado si<br />

rifletta sia sulle strutture poligonali che su quelle <strong>in</strong>tra-poligonali. Il risultato<br />

è una telangectasia complessa <strong>in</strong> cui si ritrovano segmenti dilatatati di vario<br />

calibro che tendono ad assumere una configurazione che riproduce l’impianto<br />

orig<strong>in</strong>ario di tipo concentrico, e che talora è associata ad uno o più segmenti<br />

venosi rettil<strong>in</strong>ei di maggior calibro, situati <strong>in</strong> un piano più profondo. Questa<br />

descrizione è solo schematica perché una volta che un reflusso approda al piano<br />

dermo-ipodermico possono realizzarsi più soluzioni di eventi dilatativi dovuti<br />

a reflussi secondari. Non dobbiamo dimenticare <strong>in</strong>fatti che nei plessi sub papillari<br />

e dermici vi è un flusso pulsatile con valori pressori oscillanti tra gli 11 ed i<br />

50 mmHg che rappresentano un valido sbarramento a reflussi che provengono<br />

dai plessi più profondi, ma nello stesso momento questo sbarramento se da una<br />

parte può <strong>in</strong>dirizzare l’onda di reflusso <strong>in</strong> vario modo dall’altra può causare<br />

reflussi secondari che si ripercuotono sui plessi dermici.<br />

100<br />

6.1 - Emod<strong>in</strong>amica e Fisiopatologia delle Telangectasie<br />

Tipo 2 - Reflusso generato da alterazione dello strato adiposo ipodermico<br />

- Meccanismo Intr<strong>in</strong>seco<br />

Si può dire che le vene per oltrepassare i lobuli devono percorrere una strettoia<br />

delimitata, oltre che dal grasso, dalle fibre collagene. È <strong>in</strong>tuitivo che una patologia<br />

strutturale dei lobuli adiposi può riflettersi sulle vene che li attraversano.<br />

Una patologia o una condizione degenerativa dei lobuli adiposi si può realizzare<br />

sia con un aspetto lipedematoso che lipodistrofico (fibro-sclerosi), o anche<br />

con un’associazione di entrambe. Il risultato è che la strettoia naturale dei setti<br />

<strong>in</strong>terlobulari si irrigidisce e/o si ipertrofizza causando uno stiramento ed una<br />

compressione sui segmenti venosi che li attraversano, e questo rappresenta una<br />

sorta di relativo ostacolo al naturale deflusso verso i piani profondi, cioè la premessa<br />

per un reflusso verso il piano dermico; può, <strong>in</strong>oltre, <strong>in</strong>fluenzare anche la<br />

rete venosa sottostante a cui viene a mancare la sp<strong>in</strong>ta di un flusso ortodromico,<br />

potendo sviluppare a sua volta un reflusso.<br />

Tipo 3 - Reflusso generato da alterazione delle strutture di sostegno dermoipodermiche<br />

- Meccanismo Intr<strong>in</strong>seco<br />

Le strutture di sostegno del complesso dermico ed ipodermico sono rappresentate<br />

sostanzialmente da fibre collagene. Ogni network venoso è dipendente,<br />

sotto il profilo c<strong>in</strong>etico, dalle strutture che lo circondano, e questo vale ad esempio<br />

per tutti i sistemi che si avvalgono di un impianto di pompa di tipo muscolofasciale:<br />

isolare il network venoso dal suo contesto c<strong>in</strong>etico equivale a sottrargli<br />

sia la sp<strong>in</strong>ta emod<strong>in</strong>amica sia il sistema di sostegno. Tra epiderma e derma vi<br />

sono due lam<strong>in</strong>e sovrapposte: la lam<strong>in</strong>a Lucida e la lam<strong>in</strong>a Densa o Reticolare,<br />

al di sotto delle quali si sviluppa la rete di sostegno rappresentata da Collagene<br />

di vario tipo. Il network venoso attraversa questa rete nel suo percorso dermico<br />

e a sua volta è la rete stessa a fungere da sostegno al network.<br />

Tuttavia la degradazione delle fibre collagene e delle fibre elastiche, turn over<br />

a parte, è un fenomeno consueto. In tal modo viene a dim<strong>in</strong>uire, <strong>in</strong> modo<br />

più o meno esteso, la funzione di sostegno producendo anche una riduzione<br />

dell’elasticità del tessuto. C’è da aggiungere che le vene dermiche sono ancorate<br />

all’ambiente circostante da fibrille collagene che hanno la funzione di<br />

101


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

stabilizzare le strutture vasali e proteggerle dalle “shear<strong>in</strong>g forces” (forze di<br />

frizione) a cui sono soggette (Braveman e Keh-Yen) 5 . In sostanza un impoverimento<br />

del patrimonio di sostegno f<strong>in</strong>isce col provocare un collasso segmentario<br />

di alcuni segmenti della rete venosa del network dermico col risultato che le<br />

strutture di sbarramento, <strong>in</strong> primo luogo le valvole, perdono la loro funzione.<br />

La conseguenza è che possono verificarsi una serie complessa di reflussi regionali<br />

che a loro volta esprimono le teleangiectasie. A tutto questo bisogna<br />

aggiungere un aspetto patogenetico subord<strong>in</strong>ato più direttamente ad un patologia<br />

vascolare, patologia che può contribuire ad un quadro lipedematoso o<br />

lipodistrofico. Ci riferiamo <strong>in</strong> questo caso all’edema <strong>in</strong> cui vi è una componente<br />

l<strong>in</strong>fatica marcata: <strong>in</strong> queste circostanze abbiamo da una parte l’imbibizione del<br />

tessuto adiposo e dall’altra la raccolta edematosa che esercita di per sé uno stimolo<br />

<strong>in</strong>fiammatorio capace di <strong>in</strong>durre una sovraespressione delle MMP (Matrix<br />

Metallo Prote<strong>in</strong>ase) con conseguente rimodellamento della matrice.<br />

ESPRESSIONI MORFOLOGICHE DELLE<br />

TELEANGECTASIE:<br />

Le espressioni morfologiche delle teleangectasie sono numerose e dotate<br />

di ampia variabilità. Per elaborare una sistematizzazione <strong>in</strong> tutti i casi si<br />

deve tener conto dei 3 aspetti pr<strong>in</strong>cipali delle teleangectasie: vale a dire<br />

il colorito, o il colorito predom<strong>in</strong>ante, il loro diametro medio, e l’aspetto<br />

morfologico del complesso teleangectasico. Le proposte classificative sono<br />

state numerose (Redisch e Peltzer, Ouvry, Duffy et al.), anche se si rifanno<br />

sostanzialmente alla morfologia della lesione, dist<strong>in</strong>guendo 4 tipologie:<br />

1) Teleangectasie l<strong>in</strong>eari e s<strong>in</strong>uose.<br />

2) Teleangectasie arborescenti.<br />

3) Teleangectasie stellate.<br />

4) Teleangectasie puntiformi.<br />

Una classificazione efficace delle telangectasie non può non tenere <strong>in</strong> considerazione<br />

la fisiopatologia. A questo scopo <strong>in</strong>troduciamo il concetto di “compenso”.<br />

Per “compenso” dobbiamo <strong>in</strong>tendere la capacità da parte delle strutture valvolari<br />

e c<strong>in</strong>etiche di rendere il flusso omogeneo e f<strong>in</strong>alizzato. Qu<strong>in</strong>di il “com-<br />

102<br />

6.1 - Emod<strong>in</strong>amica e Fisiopatologia delle Telangectasie<br />

penso” è un fenomeno del tutto fisiologico. Esso si <strong>in</strong>terfaccia da una parte col<br />

flusso fisiologico e dall’altra col reflusso patologico. Per cui è lecito presumere<br />

che i reflussi fanno parte della normale d<strong>in</strong>amica e che nella maggior parte dei<br />

casi essi sono compensati: <strong>in</strong> realtà è dall’equilibrio, o dal mancato equilibrio,<br />

tra reflusso e compenso che si generano circostanze ipertensive ed anche ectasie<br />

canalicolari. Nel caso di un reflusso che proviene dalle vene sotto ipodermiche<br />

(Tipo 1) bisogna presumere che, nella maggioranza dei casi, esso è collegato ad<br />

una orig<strong>in</strong>e situata tra la fascia sottocutanea e quella superficiale. Abbiamo anche<br />

visto che esso si espande alle strutture venose poligonali. Queste strutture<br />

si trovano alla base delle vene <strong>in</strong>tra-poligonali e sono connesse con loro attraverso<br />

valvole. In questo caso il compenso è rappresentato esclusivamente dallo<br />

sbarramento valvolare. Il reflusso, forzando le valvole, dà un risultato dilatativo<br />

che è verosimilmente una telangectasia stellata, che, <strong>in</strong> sostanza, riproduce il<br />

network <strong>in</strong>tra-poligonale. Quando il reflusso è orig<strong>in</strong>ato da un’alterazione dello<br />

strato adiposo, il reflusso orig<strong>in</strong>a da una sorta di stenosi term<strong>in</strong>ale del network<br />

dermico, che rappresenta un ostacolo al deflusso. Il compenso, <strong>in</strong> questo caso,<br />

deve essere duplice, a monte e a valle della strettoia adiposa, ed agire contemporaneamente<br />

sulle strutture dermiche e su quelle sottodermiche. Considerato<br />

che l’ostacolo ed il reflusso che ne deriva è orig<strong>in</strong>ariamente a bassa pressione,<br />

tutto si riduce ad un gioco di resistenza valvolare. Così ci dobbiamo aspettare<br />

un’espressione teleangectasica di tipo “arborescente”, considerando il tronco<br />

pr<strong>in</strong>cipale rappresentato dal segmento venoso che emerge dai lobuli adiposi.<br />

Quando il reflusso è causato da un’alterazione delle strutture di sostegno, si<br />

può parlare di una condizione di stasi nei loops venosi, che a causa della perdita<br />

di sostegno, divengono sede di dilatazione ed a lungo andare possono creare le<br />

premesse di uno stato ipertensivo segmentario che può produrre le condizioni,<br />

o le pre-condizioni, per una forzatura delle valvole a monte ed a valle. Restano<br />

<strong>in</strong> ultimo le “red spider” ovvero le teleangectasie rosse l<strong>in</strong>eari. Ci sembra che<br />

l’ipotesi più avvalorata è quella della neo-angiogenesi. Ad ogni modo vogliamo<br />

proporre anche la possibilità di un meccanismo, che può contribuire alla<br />

formazione delle teleangectasie “rosse”. Ci vogliamo riferire ad un meccanismo<br />

a ritroso venulo-arteriolare a cui potrebbero partecipare le AVA (Artero-<br />

Venous Anastrosis) pre- e post-capillari.<br />

103


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

CONCLUSIONI:<br />

Questa esposizione dimostra, <strong>in</strong> estrema s<strong>in</strong>tesi, la obbiettiva difficoltà di<br />

<strong>in</strong>quadramento def<strong>in</strong>itivo delle lesioni teleangectasiche che sono il risultato<br />

di una complessa ed estesa serie di collegamenti, <strong>in</strong>terazioni e contatti di<br />

una vasta rete venosa. Proprio questa complessità è alla base dei risultati<br />

terapeutici non sempre brillanti; è evidente come una compressione accurata<br />

e profonda della organizzazione morfo-funzionale delle teleangectasie sia<br />

alla base di modalità di trattamento più efficaci.<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

1. Imanishi N, Nakajima H, Aiso S. Anatomical study of the venous dra<strong>in</strong>age architecture<br />

of the forearm sk<strong>in</strong> and subcutaneous tissue. Plast Reconstr Surg, 2000; 106: 1287-94.<br />

2. Imanishi N, Nakajima H, Aiso S. Anatomical study of the venous dra<strong>in</strong>age architecture<br />

of the scapular sk<strong>in</strong> and subcutaneous tissue. Plast Reconstr Surg, 2001; 108:656-63.<br />

3. Phillips MN, Jones GT, van Rij AM, Zhang M. Micro-venous valves <strong>in</strong> the superficial<br />

ve<strong>in</strong>s of the human lower limb. Cl<strong>in</strong> Anat, 2004; 17: 55-60.<br />

4. Curri SB, Annoni F, Montorsi W, Microvalves <strong>in</strong> microve<strong>in</strong>s, 9eme Congres Mondial de<br />

Phlebologie, 1986.<br />

5. Braverman IM, Keh-Yen A. Ultrastructure of the human dermal microcirculation. III.<br />

The vessels <strong>in</strong> the mid- and lower dermis and subcutaneous fat. J Invest Dermatol, 1981;<br />

77: 297<br />

104<br />

6.2 - Utilizzo del LASER Nd: YAG 1064 nm per il trattamento delle varici reticolari degli arti <strong>in</strong>feriori<br />

6.2 - Utilizzo del LASER Nd:<br />

YAG 1064 nm per il trattamento<br />

delle varici reticolari degli arti <strong>in</strong>feriori.<br />

Colaiuda S., Colaiuda F., Brandi C., Grimaldi L., D’Aniello C.<br />

OBJECTIVES: This paper aims to evaluate the efficacy of Nd:YAG laser<br />

1064 nm treatment for lower extremity reticular ve<strong>in</strong>s.<br />

METHODS: 50 female patients affected by lower limbs reticular ve<strong>in</strong>s,<br />

aged between 25 and 65 years, were treated. We conducted a cl<strong>in</strong>ical<br />

preventive screen<strong>in</strong>g to identify and evaluate possible bleed<strong>in</strong>g disorders or<br />

other cardiovascular pathologies, and Doppler exam<strong>in</strong>ation of lower limbs to<br />

exclude <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>ent saphenous ve<strong>in</strong> disorders. Five outpatient treatments were<br />

performed every 30 days us<strong>in</strong>g Nd:YAG laser 1064 nm. In the first session of<br />

treatment a 6 mm diameter spot was used with 140 J/cm 2 of energy and a pulse<br />

duration of 40 msec; <strong>in</strong> the second and third sessions a 3 mm diameter spot was<br />

used with 350 J/cm 2 of energy and a pulse duration of 30 msec; <strong>in</strong> the fourth and<br />

fifth sessions a 1.5 mm diameter spot was used with 550 J/cm 2 of energy and a<br />

pulse duration of 20 msec.<br />

RESULTS:In 36 cases an 80% reduction <strong>in</strong> the extent of the venous network<br />

compared to the <strong>in</strong>itial state was observed after 3 treatment sessions, and <strong>in</strong><br />

32 cases a 90% reduction compared to the <strong>in</strong>itial state was observed after 5<br />

sessions.<br />

CONCLUSIONS: The action of Nd:YAG laser 1064 nm has been particularly<br />

effective <strong>in</strong> non-<strong>in</strong>vasive treatment of reticular ve<strong>in</strong>s <strong>in</strong> the legs, allow<strong>in</strong>g an<br />

outpatient surgery technique that is well tolerated by patients. However, further<br />

studies are needed to confirm the results.<br />

105


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

INTRODUZIONE:<br />

La nuova classificazione CEAP 1 def<strong>in</strong>isce le vene reticolari come vene<br />

<strong>in</strong>tradermiche bluastre permanentemente dilatate solitamente di diametro da 1<br />

mm a meno di 3 mm. La varicosità del vaso è conseguenza di una modificazione<br />

della parete che comporta alterazioni della funzione delle valvole e, di<br />

conseguenza, <strong>in</strong>versione della normale direzione del flusso ematico venoso<br />

(reflusso), causando dilatazione e stasi con progressiva ripercussione sulla<br />

microcircolazione cutanea. Si assiste così, negli stadi più avanzati, ad una<br />

progressiva alterazione degli scambi fra capillari e tessuti, a cont<strong>in</strong>ui e ripetuti<br />

microstravasi ematici, che portano ad alterazioni cromatiche (dermatite ocra),<br />

f<strong>in</strong>o a vere e proprie difficoltà di irrorazione microcircolatoria, responsabili, <strong>in</strong><br />

ultimo, di ulcerazioni della cute. La frequenza delle varici degli arti <strong>in</strong>feriori,<br />

scarsa nei bamb<strong>in</strong>i e negli adolescenti, aumenta con l’età e raggiunge il<br />

massimo tra la qu<strong>in</strong>ta e la sesta decade di vita con un maggior <strong>in</strong>teressamento<br />

del sesso femm<strong>in</strong>ile rispetto a quello maschile (rapporto 3:1); sono presenti<br />

con forme cl<strong>in</strong>icamente manifeste dal 15 al 55% degli uom<strong>in</strong>i e dal 40 al 78%<br />

delle donne oltre i 60 anni 1 . La malattia varicosa riconosce una eziopatogenesi<br />

multifattoriale <strong>in</strong> cui diversi fattori concomitano <strong>in</strong> maniera variabile: vita<br />

sedentaria, anomalie della parete venosa o del sistema valvolare, alterazione<br />

del sistema di “pompa muscolare”, fattori ormonali, aumento della pressione<br />

<strong>in</strong>tra-addom<strong>in</strong>ale <strong>in</strong>dotta da neoplasie, gravidanze, obesità. La trasmissibilità<br />

ereditaria è controversa, ma una predisposizione familiare coesiste nell’85%<br />

dei pazienti affetti da varici 2 . L’approccio terapeutico alle varici degli arti<br />

<strong>in</strong>feriori è molteplice 1 . Negli stadi <strong>in</strong>iziali della malattia può essere sufficiente<br />

la terapia medica associata all’elastocompressione per il controllo dei s<strong>in</strong>tomi.<br />

Nei pazienti con varici conclamate e con <strong>in</strong>teressamento del sistema safenico<br />

è <strong>in</strong>dicata <strong>in</strong>vece la terapia chirurgica. Nei casi <strong>in</strong> cui l’approccio chirurgico<br />

non sia possibile per difficoltà tecnica, per <strong>in</strong>certezza di risultato o per elevato<br />

rischio, ovvero a seguito di richiesta specifica del paziente, si ricorre a trattamenti<br />

obliterativi endovascolari per ottenere l’obliterazione del lume del vaso,<br />

ottenibile sia con mezzi chimici che con mezzi fisici. Nel primo caso si parla<br />

più propriamente di scleroterapia; nel secondo caso di procedure obliterative<br />

106<br />

6.2 - Utilizzo del LASER Nd: YAG 1064 nm per il trattamento delle varici reticolari degli arti <strong>in</strong>feriori<br />

endovascolari: radiofrequenza e tecnologia laser. Nell’ambito dei trattamenti<br />

con sistemi laser, negli ultimi anni si sono perfezionate nuove metodiche di<br />

<strong>in</strong>tervento non <strong>in</strong>vasive, nel tentativo di raggiungere un buon livello di efficacia<br />

funzionale e di effetto estetico 3 .<br />

Sulla base di queste considerazioni, è stato condotto uno studio cl<strong>in</strong>ico su<br />

50 pazienti di sesso femm<strong>in</strong>ile affette da varici reticolari degli arti <strong>in</strong>feriori<br />

per verificare l’efficacia del laser Nd:YAG 1064 nm. L’obiettivo prefissato è<br />

stato quello di ottenere l’obliterazione del lume dei vasi <strong>in</strong>teressati al f<strong>in</strong>e di<br />

migliorare la patologia varicosa.<br />

MATERIALI E METODI:<br />

Sono state arruolate e sottoposte a trattamento 50 pazienti di sesso femm<strong>in</strong>ile<br />

con età compresa tra 25 e 65 anni (età media 49,6 anni) affette da varici reticolari<br />

degli arti <strong>in</strong>feriori con diametro massimo del vaso compreso tra 1 mm e 3 mm.<br />

Le pazienti sono state preventivamente sottoposte ad uno screen<strong>in</strong>g cl<strong>in</strong>ico, al<br />

f<strong>in</strong>e di <strong>in</strong>dividuare disord<strong>in</strong>i della coagulazione o altre patologie di <strong>in</strong>teresse<br />

cardiovascolare che potessero rendere <strong>in</strong>efficace il trattamento, e ad esame<br />

Eco-Color Doppler degli arti <strong>in</strong>feriori per la valutazione delle peculiarità della<br />

patologia varicosa sia da un punto di vista morfologico (diametro, profondità,<br />

sede, caratteristiche della parete vascolare e degli apparati valvolari), che<br />

emod<strong>in</strong>amico (entità, lunghezza del reflusso). Per l’<strong>in</strong>quadramento nosografico<br />

della patologia varicosa è stata utilizzata la classificazione CEAP 4 . Tutte le<br />

lesioni sono state documentate fotograficamente. Prima di essere reclutate<br />

per lo studio, le pazienti hanno sottoscritto il consenso <strong>in</strong>formato. Sono state<br />

effettuate 5 sedute di trattamento <strong>in</strong> regime ambulatoriale ogni 30 giorni<br />

utilizzando un sistema laser Nd:Yag con lunghezza d’onda 1064 nm (Palomar<br />

Lux 1064, Palomar Medical Technologies, Inc., Burl<strong>in</strong>gton, MA) dotato di<br />

un sistema di raffreddamento a contatto a due livelli: durante l’accensione il<br />

manipolo si raffredda f<strong>in</strong>o a 12 °C e nel momento dell’impulso il sistema di<br />

raffreddamento, di cui il sistema è dotato, abbassa ulteriormente la temperatura<br />

f<strong>in</strong>o a 4 °C. Nella prima seduta di trattamento è stato utilizzato uno spot di 6<br />

mm di diametro con energia 140 J/cm 2 e una durata dell’impulso di 40 msec;<br />

107


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

il manipolo è stato posizionato a contatto con la cute esercitando una leggera<br />

pressione e sono stati effettuati 3 colpi <strong>in</strong> sequenza: un colpo con manipolo<br />

perpendicolare al vaso e due colpi contrapposti con una <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>azione del<br />

manipolo di 45° rispetto al piano di trattamento, a destra e a s<strong>in</strong>istra del vaso.<br />

La sequenza successiva di colpi veniva distanziata di 2 cm lungo il decorso del<br />

vaso, rispetto alla precedente. Nella seconda e terza seduta è stato utilizzato<br />

uno spot di 3 mm di diametro con energia 350 J/cm 2 e una durata dell’impulso<br />

di 30 msec; il manipolo è stato posizionato a contatto con la cute esercitando<br />

una leggera pressione e sono stati effettuati 3 colpi <strong>in</strong> sequenza: un colpo con<br />

manipolo perpendicolare al vaso e due colpi contrapposti con una <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>azione<br />

del manipolo di 45° rispetto al piano di trattamento, a destra e a s<strong>in</strong>istra del vaso.<br />

La sequenza successiva di colpi veniva distanziata di 1 cm lungo il decorso del<br />

vaso, rispetto alla precedente. Nella quarta e qu<strong>in</strong>ta seduta è stato utilizzato uno<br />

spot di 1,5 mm di diametro con energia 550 J/cm 2 e una durata dell’impulso di<br />

20 msec; il manipolo è stato posizionato a contatto con la cute, perpendicolare<br />

al vaso ed è stato effettuato un colpo. Il colpo successivo veniva distanziato di<br />

0,5 cm lungo il decorso del vaso, rispetto al precedente (Tabella I).<br />

Al term<strong>in</strong>e di ogni seduta sulla zona trattata è stato applicato un gel a base<br />

di phenylpropanoidi, epar<strong>in</strong>a sodica e fitosoma di esc<strong>in</strong>a (Angiokrym®,<br />

Lab. Farm. Krymi, Roma), 2 volte al giorno per i 30 giorni successivi, per<br />

ottenere un’azione antiossidante, favorente la funzionalità del microcircolo ed<br />

antiedemigena superficiale, tesa a ridurre il gonfiore post trattamento. Nei 3<br />

giorni seguenti ciascuna seduta di trattamento le pazienti hanno <strong>in</strong>dossato una<br />

calza terapeutica classe I a compressione graduale 18/20 mmHg <strong>in</strong> caviglia.<br />

Per l’<strong>in</strong>tera durata dello studio le pazienti hanno applicato quotidianamente un<br />

filtro solare ad alta protezione SPF 50+. A f<strong>in</strong>e trattamento è stato effettuato il<br />

controllo mediante confronto fotografico.<br />

108<br />

6.2 - Utilizzo del LASER Nd: YAG 1064 nm per il trattamento delle varici reticolari degli arti <strong>in</strong>feriori<br />

Tabella I - Parametri operativi.<br />

Spot Energia Impulso Manipolo<br />

diametro<br />

durata<br />

1ª seduta 6 mm 140 J/cm2 40 msec A contatto della cute<br />

3 colpi <strong>in</strong> sequenza:<br />

- 1 colpo perpendicolare<br />

- 2 colpi <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ati di 45°,<br />

contrapposti<br />

2ª seduta 3 mm 350 J/cm<br />

Distanza tra le sequenze: 2 cm lungo<br />

il decorso del vaso<br />

2 30 A contatto della cute<br />

msec 3 colpi <strong>in</strong> sequenza:<br />

- 1 colpo perpendicolare<br />

- 2 colpi <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ati di 45°,<br />

contrapposti<br />

3ª seduta 3 mm 350 J/cm<br />

Distanza tra le sequenze: 1 cm lungo<br />

il decorso del vaso<br />

2 30 msec A contatto della cute<br />

3 colpi <strong>in</strong> sequenza:<br />

- 1 colpo perpendicolare<br />

- 2 colpi <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ati di 45°<br />

contrapposti<br />

4ª seduta 1,5 mm 550 J/cm<br />

Distanza tra le sequenze: 1 cm lungo<br />

il decorso del vaso<br />

2 20 msec A contatto della cute<br />

1 colpo perpendicolare<br />

Distanza tra i colpi: 0,5 cm lungo il<br />

decorso del vaso<br />

5ª seduta 1,5 mm 550 J/cm2 20 msec A contatto della cute<br />

1 colpo perpendicolare<br />

Distanza tra i colpi: 0,5 cm lungo il<br />

decorso del vaso<br />

RISULTATI:<br />

Il trattamento è stato ben tollerato da tutte le pazienti e non si sono verificati<br />

effetti <strong>in</strong>desiderati permanenti. I risultati sono stati valutati mediante confronto<br />

fotografico (Foto 1 e 2). Si è osservata una riduzione dell’estensione del reticolo<br />

venoso pari al 80% circa rispetto a quella <strong>in</strong>iziale dopo 3 sedute di trattamento<br />

<strong>in</strong> 36 casi, ed una riduzione pari al 90% circa rispetto a quella <strong>in</strong>iziale dopo 5<br />

sedute <strong>in</strong> 32 casi. In 6 pazienti è stata osservata, nell’area trattata, la formazione<br />

109


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

di zone di coagulo a tipo cordone, lungo l’asse del vaso, o a tipo nodulare,<br />

limitate alla grandezza dello spot, trattate mediante spremitura del materiale<br />

trombotico <strong>in</strong> essi contenuto, dopo 10 giorni dalla comparsa (Tabella II).<br />

Tutte le pazienti hanno riferito una sensazione di fastidio/dolore <strong>in</strong> corso di<br />

trattamento, scomparsa entro pochi m<strong>in</strong>uti dal term<strong>in</strong>e della seduta. Inf<strong>in</strong>e, non<br />

è stata riscontrata nessuna correlazione tra l’età delle pazienti e l’entità del<br />

miglioramento cl<strong>in</strong>ico ottenuto.<br />

Foto 1 - Pre-trattamento<br />

Foto 2 - Post-trattamento<br />

110<br />

6.2 - Utilizzo del LASER Nd: YAG 1064 nm per il trattamento delle varici reticolari degli arti <strong>in</strong>feriori<br />

Tabella II - Risultati dello studio cl<strong>in</strong>ico.<br />

Paziente Diametro max Riduzione estensione Effetti <strong>in</strong>desiderati<br />

del vaso <strong>in</strong> mm<br />

2,7<br />

3<br />

3<br />

2,5<br />

3<br />

3<br />

2,5<br />

2,5<br />

3<br />

1<br />

2,7<br />

3<br />

2,5<br />

2<br />

3<br />

1<br />

2,3<br />

2<br />

2.5<br />

3<br />

1<br />

3<br />

2<br />

2,2<br />

2<br />

2,5<br />

1,5<br />

3<br />

1,5<br />

2<br />

3<br />

1,5<br />

2<br />

2,3<br />

2<br />

2,5<br />

1<br />

2<br />

2,5<br />

2<br />

2,5<br />

3<br />

1<br />

1,5<br />

3<br />

2<br />

2,5<br />

1,5<br />

3<br />

2,8<br />

reticolo venoso<br />

3 sedute 5 sedute<br />

80% 90%<br />

80% 90%<br />

80% 80%<br />

80% 90%<br />

80% 80%<br />

80% 90%<br />

80% 80%<br />

80% 90%<br />

50% 90%<br />

50% 80%<br />

80% 90%<br />

80% 80%<br />

80% 90%<br />

80% 90%<br />

80% 90%<br />

50% 80%<br />

80% 80%<br />

80% 90%<br />

80% 90%<br />

80% 90%<br />

50% 80%<br />

50% 90%<br />

80% 80%<br />

80% 90%<br />

80% 90%<br />

80% 80%<br />

80% 90%<br />

80% 80%<br />

80% 90%<br />

80% 90%<br />

80% 90%<br />

80% 80%<br />

80% 90%<br />

80% 90%<br />

80% 80%<br />

50% 90%<br />

50% 80%<br />

80% 80%<br />

80% 90%<br />

80% 90%<br />

80% 80%<br />

80% 90%<br />

50% 80%<br />

80% 80%<br />

50% 90%<br />

50% 90%<br />

50% 90%<br />

50% 90%<br />

50% 90%<br />

50% 90%<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Coagulo<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Coagulo<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Coagulo<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Coagulo<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Nessuno<br />

Coagulo<br />

Coagulo<br />

111


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

DISCUSSIONE:<br />

Il laser Nd-Yag 1064 nm permette di ottenere una efficace fotocoagulazione dei<br />

vasi con diametro massimo 3 mm attraverso la fototermolisi selettiva, processo<br />

<strong>in</strong> cui l’energia lum<strong>in</strong>osa viene assorbita <strong>in</strong> maniera selettiva dal sangue del<br />

vaso da trattare e poi trasformata <strong>in</strong> energia sotto forma di calore, portando la<br />

temperatura del sangue ad un livello sufficientemente elevato da provocare la<br />

distruzione def<strong>in</strong>itiva della parete del vaso sanguigno senza danno alle strutture<br />

anatomiche adiacenti. Studi condotti sugli effetti cl<strong>in</strong>ici e istologici del laser<br />

Nd-Yag 1064 nm su teleangectasie e varici reticolari hanno dimostrato come<br />

questo effetto venga realizzato mediante l’<strong>in</strong>duzione di trombosi vascolare<br />

con danno alla parete del vaso 5-10 . È stato studiato il TGF-β (Transform<strong>in</strong>g<br />

Growth Factor-β) e i recettori tipo 1 e tipo 2 richiesti per la sua espressione:<br />

si è visto come la maggior parte delle radiazioni, compresa la luce laser, sia<br />

<strong>in</strong> grado di attivare il TGF-β, e l’attivazione simultanea dei recettori tipo 1 e<br />

tipo 2 è probabilmente sufficiente per l’avvio del processo fibrotico. Nessun<br />

ruolo sembra <strong>in</strong>vece potere essere attribuito all’apoptosi nell’ambito del danno<br />

vascolare laser-<strong>in</strong>dotto. Nell’esecuzione della tecnica è stata considerata la<br />

peculiarità dei fotoni di <strong>in</strong>teragire con il tessuto-bersaglio per assorbimento<br />

e diffusione. Tenendo presente che l’assorbimento determ<strong>in</strong>a la f<strong>in</strong>e della<br />

propagazione e che la maggior parte della luce assorbita è convertita <strong>in</strong> calore,<br />

con conseguente aumento della temperatura del bersaglio, sono stati eseguiti<br />

3 colpi con diversa angolazione rispetto al piano di trattamento per ottenere<br />

una maggiore e progressiva coagulazione termo-<strong>in</strong>dotta all’<strong>in</strong>terno del vaso.<br />

Ciascun colpo determ<strong>in</strong>a un’area di coagulo che riduce l’estensione <strong>in</strong>iziale<br />

del bersaglio; i colpi successivi vengono assorbiti a livello delle zone ancora<br />

<strong>in</strong>denni, determ<strong>in</strong>ando una progressiva coagulazione del vaso. La possibilità<br />

di modificare i parametri operativi del sistema laser utilizzato (potenza,<br />

durata dell’impulso, diametro dello spot) e la disponibilità di nuove e migliori<br />

tecnologie di raffreddamento del manipolo hanno permesso, <strong>in</strong>oltre, di<br />

migliorare i risultati ed ottenere un maggior comfort per il paziente <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i<br />

di fastidio/dolore, riducendo al m<strong>in</strong>imo gli effetti <strong>in</strong>desiderati. È stato <strong>in</strong>fatti<br />

possibile ottenere, nelle pazienti sottoposte a trattamento, una distruzione dei<br />

112<br />

6.2 - Utilizzo del LASER Nd: YAG 1064 nm per il trattamento delle varici reticolari degli arti <strong>in</strong>feriori<br />

vasi più efficiente, <strong>in</strong> assenza di iperpigmentazioni e di danno da calore alla<br />

cute circostante.<br />

CONCLUSIONI:<br />

L’azione del laser Nd-Yag 1064 nm si è dimostrata particolarmente efficace<br />

nel trattamento non <strong>in</strong>vasivo delle varici reticolari degli arti <strong>in</strong>feriori. La<br />

tecnica di <strong>in</strong>tervento utilizzata, assolutamente non <strong>in</strong>vasiva, <strong>in</strong>dolore e priva<br />

di effetti <strong>in</strong>desiderati permanenti, non richiede anestesia e può essere condotta<br />

rout<strong>in</strong>ariamente <strong>in</strong> ambulatorio. I risultati osservati nel nostro studio mostrano<br />

una buona attenuazione delle lesioni vascolari rispetto alle lesioni <strong>in</strong>iziali. La<br />

possibilità di variare i parametri operativi <strong>in</strong> funzione delle caratteristiche dei<br />

vasi da trattare ha permesso trattamenti più sicuri e confortevoli per le pazienti.<br />

È opportuno sottol<strong>in</strong>eare che l’esecuzione di tale tecnica richiede personale<br />

istruito circa i protocolli da utilizzare nei vari trattamenti medici. Sono tuttavia<br />

necessari ulteriori studi per la conferma dei risultati ottenuti.<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

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2003. Acta Phlebologica agosto 2003; vol. 4 - n. 1-2.<br />

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113


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

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10. Raghow R. Role of transform<strong>in</strong>g growth factor β <strong>in</strong> repair and fibrosis. Chest, 1991; 99:<br />

615-655.<br />

114<br />

6.3 - Trattamento Endoperivenoso con Laser 808 nm: primi pisultati a distanza<br />

6.3 - Trattamento Endoperivenoso<br />

con Laser 808 nm: primi pisultati a distanza<br />

ABSTRACT:<br />

Crippa A.<br />

OBJECTIVES: In comb<strong>in</strong>ation with usual transdermal therapy at 532 nm<br />

treatment, we have evaluated also 808 nm wave-length laser <strong>in</strong> <strong>in</strong>tra-extra lum<strong>in</strong>al<br />

procedure for the treatment of teleangectasias. Endolaser<strong>in</strong>g with 100 or<br />

200 µm micro optical fibres can cause photothermocoagulation of the vessel<br />

wall thanks to the direct <strong>in</strong>tra-extra venous contact.<br />

In fact, 808 nm be<strong>in</strong>g scarcely absorbed by both water and fat tissue, does not<br />

harm surround<strong>in</strong>g perivenous tissues dur<strong>in</strong>g photocoagulation. When the fir<strong>in</strong>g<br />

becomes from the extravasal side, the first target is the adventitial vasa venarum.<br />

MATERIALS AND METHODS: S<strong>in</strong>ce march 2008, 300 patients (270<br />

female, 30 male) present<strong>in</strong>g tortuous teleangectasias are treated with <strong>in</strong>tra-extra<br />

lum<strong>in</strong>al 808 nm diode Laser (Eufoton, Trieste, Italy). After topical anaesthesia<br />

(EMLA Cream or cryogenic local therapy), a special micro fiber of 100 or<br />

200µm <strong>in</strong> teleangectasias are <strong>in</strong>serted <strong>in</strong>tra - extra near the ve<strong>in</strong>s wall, us<strong>in</strong>g at<br />

the same time a comb<strong>in</strong>ed sk<strong>in</strong> cool<strong>in</strong>g system dur<strong>in</strong>g and after treatment. We<br />

differentiate 2 types of teleangectasias treatments.<br />

a. Telangectasias sized from 0,5 mm to 1 mm (blue, violet).<br />

We used a special titanium <strong>in</strong>troducer for 25 G needle to <strong>in</strong>troduce<br />

easily the fiber <strong>in</strong>to the needle. Sk<strong>in</strong> temperature must be controlled<br />

by palpation. The fiber is pushed up where the reflux orig<strong>in</strong>ates and<br />

115


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

116<br />

the optical tip is <strong>in</strong>dicated by the pilot red light at 635 nm. Once it has<br />

reached the reflux po<strong>in</strong>t, it is gently withdrawn under variable pullback<br />

speed and power laser sett<strong>in</strong>g. The end po<strong>in</strong>t is photocoagulation of the<br />

varicose blood content and wall, which immediately becomes shrunk<br />

as soon as it gets touched. The treatment of these telangectasias requires<br />

pressure applied with a cyl<strong>in</strong>der of cotton, and elastic stock<strong>in</strong>g<br />

20-30 mmHg. Treatment was well tolerated.<br />

b. Teleangectasias sized less than 0,5 mm (red).<br />

We used the direct transcutaneous impact of the naked bare micro optical<br />

fiber of 100 or 200 µm.The laser emission enables us to puncture the<br />

sk<strong>in</strong> penetrat<strong>in</strong>g the vessel wall structure and caus<strong>in</strong>g a photothermic<br />

damage to the vessel and connected perivenium vasa vasorum. Comb<strong>in</strong>ed<br />

sk<strong>in</strong> cool<strong>in</strong>g is recommended. The immediate vessel bleach<strong>in</strong>g is<br />

followed by micro sk<strong>in</strong> burns sized 200/300 microns that disappear on<br />

approx 14 days.<br />

CONCLUSIONS: Effective treatment of teleangectasias was achieved with<br />

<strong>in</strong>tra-extra lum<strong>in</strong>al 808 nm laser with acceptable side effects. The vessel shr<strong>in</strong>k<strong>in</strong>g<br />

was achieved for:<br />

1. the selective photothermolysis of <strong>in</strong>tralum<strong>in</strong>al Hb, <strong>in</strong> extralum<strong>in</strong>al procedure<br />

on vasa venarum Hb;<br />

2. direct contact of the optical fiber on collagen of the vessel wall.<br />

The treatment is cost effective because the low cost of the disposable micro<br />

optical fibers (Eufoton -FTF system).<br />

INTRODUZIONE:<br />

Le nuove tecniche endovascolari mediante laser endovenoso (L.E.V.) hanno<br />

trovato un prem<strong>in</strong>ente <strong>in</strong>serimento nei trattamenti delle grandi safene, delle col-<br />

6.3 - Trattamento Endoperivenoso con Laser 808 nm: primi pisultati a distanza<br />

laterali safeniche, ma anche delle vene reticolari, delle piccole TeleAngectasie<br />

Inferiori (TAI).<br />

Molto frequenti, le telangectasie degli arti <strong>in</strong>feriori non sono ben accettate<br />

dalle donne, essendo antiestetiche.<br />

Le telangectasie non pongono però solo un problema estetico. Esse rivelano,<br />

spesso, una lesione ancora misconosciuta del sistema venoso superficiale o profondo.<br />

Questi vasi sono espressione di una stasi circolatoria e rappresentano il<br />

danno distrettuale provocato da un macroreflusso varicoso o da un microreflusso<br />

venulare superficiale o profondo.<br />

È dimostrato che dal 15 al 50% degli <strong>in</strong>dividui <strong>in</strong> apparenza portatori di varici<br />

superficiali ha già sviluppato un’<strong>in</strong>sufficienza venosa profonda.<br />

MATERIALI E METODI:<br />

Uno studio istologico <strong>in</strong>oltre ha dimostrato che <strong>in</strong> circa l’80% delle varici reticolari<br />

e delle TA ha già sviluppato la caratteristica displasia della parete e delle<br />

valvole che predispone allo sviluppo della malattia venosa cronica.<br />

Il trattamento laser endo-perivenoso è <strong>in</strong>dicato per le sotto <strong>in</strong>dicate classi di<br />

telangectasie:<br />

1. Chiazze teleangectasiche.<br />

2. Varici teleangectasiche.<br />

3. Teleangectasie scarlatte essenziali.<br />

4. Teleangectasie secondarie.<br />

Da settembre 2006 ad oggi abbiamo trattato 300 pazienti (98% femm<strong>in</strong>e) con<br />

telangectasie e vene reticolari degli arti <strong>in</strong>feriori con tecnica laser endo-perivenoso<br />

808 nm e con fibra monouso e low cost da 150 - 200 micron. Tutte le<br />

pazienti cont<strong>in</strong>uano ad essere sottoposte a controlli periodici e trattamenti come<br />

<strong>in</strong>dicato <strong>in</strong> questa patologia.<br />

La chiusura permanente delle vene con tecnica endo-perivenosa avviene pr<strong>in</strong>-<br />

117


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

cipalmente tramite un processo ad alta temperatura di contatto tra il laser e la<br />

parete venosa.<br />

DISCUSSIONE DEI RISULTATI E CONCLUSIONI:<br />

I risultati dei trattamenti laser 808 nm endo-perivenoso sono buoni con sbiancamento<br />

delle teleangectasie a tre mesi del 70% e a 6 mesi del 90%.<br />

Non si sono osservate <strong>in</strong>fezioni, matt<strong>in</strong>g o esiti cicatriziali. Tutte le pazienti<br />

hanno dimostrato gradimento per il trattamento endo-perivenoso (le più sensibili<br />

sono state pretrattate con sistema criogeno a contatto - cella di Peltier).<br />

Non ci sono limiti di dosaggio come nella sclerosi chimica; unico limite tempo<br />

operatore - paziente.<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

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e di morfometria computerizzata nel trattamento cutaneo con laser Nd:YAG. 7°<br />

Cong Int SIES, Bologna, 2004; A41-42.<br />

16. Lonardi R, Crippa A. Endoperivenous Laser Procedures for Teleangectasies Treatment. XVI<br />

World Meet<strong>in</strong>g of the Union Internationale De Phlebologie.<br />

119


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

120<br />

6.4 - Scleroterapia con trans-illum<strong>in</strong>azione:<br />

tecnica ed approccio razionale.<br />

ABSTRACT:<br />

Atelli P. F., Goffredi L., Della Rocca M. D.,<br />

Fur<strong>in</strong>o E., Quarto G., Apperti M.<br />

The actual experience come out from a practical need which has been made<br />

evident dur<strong>in</strong>g scleros<strong>in</strong>g therapy of reticular ve<strong>in</strong>s and of the spider ve<strong>in</strong>s (or<br />

telangectasias): look<strong>in</strong>g at blood vessel <strong>in</strong> a more evident way, <strong>in</strong> order to use<br />

the needle <strong>in</strong> a more precise and safe way.<br />

The idea of us<strong>in</strong>g <strong>in</strong>struments which should allow to have a better vision than<br />

eyesight or magnify<strong>in</strong>g glass, come out from the need to see “more and better”.<br />

In fact the technique of trans-illum<strong>in</strong>ation has been us<strong>in</strong>g for ten years.<br />

For this purpose different <strong>in</strong>struments have been used, which only <strong>in</strong> part met<br />

our needs: a first <strong>in</strong>strument (figment of our test<strong>in</strong>g!) had a strong lum<strong>in</strong>ous<br />

<strong>in</strong>tensity, but a wavelength which didn’t detect <strong>in</strong> a more clear way the blood<br />

vessel to be sclerosed; <strong>in</strong> addiction, manipulation was still not ergonomic. A<br />

second tool used, worked with a complex system of <strong>in</strong>frared rays with digital<br />

elaboration of pictures which made usage not pratical; however this <strong>in</strong>strument<br />

was too much expensive. A third <strong>in</strong>strument used a led light and was very easy<br />

for the usage, but had a wavelength and a lum<strong>in</strong>ous <strong>in</strong>tensity still not perfect.<br />

A fourth <strong>in</strong>strument lighted up blood vessels <strong>in</strong> a more evident way; bas<strong>in</strong>g on<br />

this, one, it was considered perfect for <strong>in</strong>troduc<strong>in</strong>g the needle with more precision,<br />

but the particular shape obstructed a complete view of ve<strong>in</strong>s picture, made<br />

of reticular ve<strong>in</strong>s and telangectasias.<br />

Therefore, the need to f<strong>in</strong>d a system, which should overcame the difficulties,<br />

brought us day by day to create a new <strong>in</strong>strument, the VISIOVEN®, which is,<br />

<strong>in</strong> our op<strong>in</strong>ion, the most efficient and suitable for our goals. These characteristics<br />

are ma<strong>in</strong>ly due to:<br />

6.4 - Scleroterapia con trans-illum<strong>in</strong>azione: tecnica ed approccio razionale<br />

• the particular wavelength of laser light, which easier passes <strong>in</strong>to subcutaneous<br />

tissue and then glance also versus the surface, like a mirror;<br />

• the extreme manageability of handl<strong>in</strong>g, which allowed us to have a<br />

complete view of the system of reticular varices and of telangectasias,<br />

sometimes a wonderful vision!<br />

However, dur<strong>in</strong>g our experience, we found that the trans-illum<strong>in</strong>ation could be<br />

used not only as an <strong>in</strong>strument for more precise detectability of an high number<br />

of ve<strong>in</strong>s, with<strong>in</strong> the scope to proceed “from big to little”, from up versus down,<br />

first “mother ve<strong>in</strong>”, then telangectasias. This procedure, of course, is correct,<br />

but could be changed <strong>in</strong>to a sort of scleros<strong>in</strong>g therapy “a la demand” , prick<strong>in</strong>g<br />

what is possible and visible, based ma<strong>in</strong>ly on morphologic <strong>in</strong>terpretations,<br />

without understand<strong>in</strong>g why scleros<strong>in</strong>g some blood vessel or others.<br />

Otherwise there are not many studies which help us to understand the flows<br />

and refluxes of ve<strong>in</strong> system, which rema<strong>in</strong>s often not visible also at ultrasonography.<br />

This th<strong>in</strong>k<strong>in</strong>g pushed us to beg<strong>in</strong> a speculative way which could br<strong>in</strong>g to give an<br />

hemodynamic mean<strong>in</strong>g to telangiectasias and the reticular system too. First<br />

results are very encourag<strong>in</strong>g and, if they will be confirmed by test<strong>in</strong>g experience<br />

of the <strong>in</strong>volved colleagues, this could represent an unexpected success.<br />

We believe that the pictures have a more strength than speculative reflections<br />

<strong>in</strong>to show<strong>in</strong>g our idea and the results of an easy technique for the execution of<br />

a technique of irreplaceable helpfulness dur<strong>in</strong>g our cl<strong>in</strong>ical practice.<br />

Not only for see more, but for see better!<br />

Not only for see, but ma<strong>in</strong>ly for understand!<br />

OBIETTIVI:<br />

Il nostro lavoro nasce dall’esigenza di rendere più agevole e più razionale la<br />

scleroterapia delle varici di piccolo calibro, <strong>in</strong> particolare Teleangectasie e<br />

121


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

Reticolari. Il sistema venoso superficiale sottocutaneo è un sistema complesso<br />

<strong>in</strong> cui le vene dermiche sono disposte <strong>in</strong> due plessi orizzontali, uno più<br />

superficiale, detto sub-papillare, e l’altro profondo 1 . Questi due plessi sono<br />

<strong>in</strong>terconnessi e comunicano con il circolo venoso ipodermico che è costituito<br />

da venule che decorrono parallelamente alla superficie cutanea al di sopra<br />

della fascia superficiale. Queste vene sono <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e <strong>in</strong> comunicazione con le vene<br />

profonde attraverso il circolo safenico, ma anche direttamente attraverso vene<br />

perforanti o comunicanti 2,3 . In condizioni patologiche la dilatazione del circolo<br />

venoso ipodermico si manifesta con la comparsa di varici reticolari e quella<br />

del plesso sub papillare con l’evidenza di telangectasie. È ormai un concetto<br />

acquisito che una corretta <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e morfo-funzionale del sistema profondo e<br />

safenico è <strong>in</strong>dispensabile per una corretta condotta terapeutica, ma un identico<br />

approccio sul sistema dermo-ipodermico, non solo non è praticato di rout<strong>in</strong>e,<br />

ma oggettivamente presenta alcuni ostacoli nella sua esecuzione. Scopo di<br />

questo lavoro è di contribuire a chiarire alcuni aspetti ancora oscuri nel campo<br />

della scleroterapia del sistema dermo-ipodermico. La nostra esperienza si è<br />

avvalsa dell’utilizzo di un apparecchio da noi ideato e brevettato, il Visioven®.<br />

Lo strumento consiste <strong>in</strong> una “scatola di comando” contenente il driver per la<br />

fonte laser, collegato a quest’ultimo mediante un cavo di trasmissione resistente<br />

ai comuni antisettici e all’usura. Il cavo del manipolo LASER è scollegabile dal<br />

driver mediante uno sp<strong>in</strong>otto rapido anti-sgancio. Il LASER consta di un diodo<br />

con lunghezza d’onda pari a circa 500nm, di potenza di 150mW, raffreddato<br />

tramite l’utilizzo di alette passive, senza ventilazione forzata. Il LASER è<br />

dotato, a valle del diodo emettitore, di una lente alloggiata <strong>in</strong> una ghiera, <strong>in</strong><br />

modo da poterla regolare e defocalizzare il raggio lum<strong>in</strong>oso al f<strong>in</strong>e di ottenere<br />

miglior sicurezza per gli operatori. È stato messo a punto anche un manipolo<br />

idoneo ad essere adoperato durante l’<strong>in</strong>tervento chirurgico, autoclavabile e<br />

termoresistente. È provvisto, sulla culatta, di idoneo alloggiamento e blocco<br />

del diodo laser, mentre alla sua estremità è provvisto di un’ulteriore lente<br />

defocalizzante che consente di ottenere il massimo di <strong>in</strong>tensità lum<strong>in</strong>osa<br />

per contatto, e un’idonea dispersione già a distanze superiori a 10cm, per<br />

un’ulteriore sicurezza degli utilizzatori. Il manipolo prevede alla sua estremità<br />

distale una ghiera filettata per l’utilizzo di accessori tagliati a 45°.<br />

122<br />

METODI:<br />

6.4 - Scleroterapia con trans-illum<strong>in</strong>azione: tecnica ed approccio razionale<br />

Abbiamo trattato circa 200 pazienti affetti da malattia cronica venosa degli<br />

arti <strong>in</strong>feriori che presentavano teleangectasie e varici reticolari. Abbiamo<br />

utilizzato il Visioven® come sistema di mappaggio del sistema venoso dermoipodermico,<br />

sia <strong>in</strong> fase diagnostica che <strong>in</strong> fase di trattamento scleroterapico, e<br />

per la valutazione dei risultati (Fig. 1; Fig. 2).<br />

Fig. 1 - Utilizzo del Visioven®<br />

Fig. 2 - Utilizzo del Visioven®<br />

123


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

RISULTATI:<br />

I pazienti sono stati rivalutati a 7, 30, 180 giorni, nonché a distanza di 2 anni.<br />

La chiusura completa delle varici reticolari a volte era evidenziata, nei controlli<br />

precoci, dalla presenza di un cordone senza segnali di flusso. Talora, <strong>in</strong>vece,<br />

la vena “spariva“ letteralmente senza che potesse essere rilevata nessuna<br />

reazione, né <strong>in</strong>fiammatoria né cromatica. Il dato è di più facile rilievo se, prima<br />

della scleroterapia, si documenta la mappatura fotograficamente o riportando il<br />

disegno su supporto cartaceo.<br />

CONCLUSIONI:<br />

L’esigenza di ideare un apparecchio che permettesse la visualizzazione di un<br />

sistema venoso spesso “<strong>in</strong>visibile” alla ultrasonografia è nata dall’esigenza<br />

di rendere la scleroterapia non più una manovra “alla cieca” e “on demand”,<br />

bensì un trattamento f<strong>in</strong>alizzato alla correzione di flussi patologici sulla base<br />

dei concetti di emod<strong>in</strong>amica 4 . Siamo conv<strong>in</strong>ti che con questo sistema al di là<br />

di un <strong>in</strong>quadramento sistematico che, per la verità riteniamo ancora lontano<br />

da raggiungere, possiamo, f<strong>in</strong> da subito, <strong>in</strong>iziare ad avere un approccio più<br />

razionale alla scleroterapia delle teleangesctasie e delle reticolari, non fosse<br />

altro per il fatto che possiamo verificare e confrontare il risultato del nostro<br />

gesto terapeutico, che potrà essere adattato e modificato <strong>in</strong> funzione degli effetti<br />

raggiunti.<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

1. Tretbar LL. The orig<strong>in</strong> of reflux <strong>in</strong> <strong>in</strong>competent blue reticular Telengiectatic<br />

ve<strong>in</strong>s. In, Davy A, Stemmer R, (eds) Phlebology 89, Montrogue, France,<br />

John Libbey Eurotext, 1989; p. 95.<br />

2. Braverman IM, Keh-Yen A. Ultrastructure of the human dermal<br />

microcirculation. III. The vessels <strong>in</strong> the mid- and lower dermis and<br />

subcutaneous fat. J Invest Dermatol, 1981;77:297-304.<br />

124<br />

6.4 - Scleroterapia con trans-illum<strong>in</strong>azione: tecnica ed approccio razionale<br />

3. Imanishi N, Nakajima H, Aiso S. Anatomical study of the venous dra<strong>in</strong>age<br />

architecture of the forearm sk<strong>in</strong> and subcutaneous tissue. Plast Reconstr<br />

Surg, 2000;106:1287-1294.<br />

4. Apperti M. La epiillumnazione nel mappaggio e nel trattamento delle<br />

varici. Relazione al Simposio: “Ricerche e novità <strong>in</strong> flebologia”. Congr.<br />

Naz. C.I.F. 2004.<br />

125


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

126<br />

6.5 - Scleroterapia e terapia compressiva.<br />

ABSTRACT:<br />

Moretti R.<br />

The use of compression <strong>in</strong> sclerotherapy is an heavily discussed topic ever<br />

s<strong>in</strong>ce. Positions <strong>in</strong> literature are the most various: some suggest to do a selective<br />

compression only on the treated vessels for short periods, others believe that<br />

compression should be modulated accord<strong>in</strong>g to the size of the vessel and type<br />

of treatment, f<strong>in</strong>ally others recommend to use <strong>in</strong> every case fixed bandages<br />

with short lengthen<strong>in</strong>g bandages for long periods. We believe that compression<br />

prevents the formation of large thrombi, makes the treatment pa<strong>in</strong>less, is useful<br />

for aesthetic results, treat every the microcirculation, protects from thrombotic<br />

<strong>in</strong>cidents and keeps quiet the sick, who cannot see the manifestations of heal<strong>in</strong>g<br />

<strong>in</strong>flammation. No less important topics may be: the possibility to control the<br />

<strong>in</strong>experience of newbies and possible errors of the most experienced people,<br />

protection from legal medical problems.<br />

INTRODUZIONE:<br />

L’uso dell’elastocompressione nella terapia sclerosante è argomento fortemente<br />

discusso da sempre. Le posizioni <strong>in</strong> letteratura sono le più varie: alcuni<br />

consigliano di fare una compressione selettiva solo sul vaso trattato e per periodi<br />

brevi (Stemmer, Wallois), altri ritengono che la compressione debba essere<br />

modulata a seconda delle dimensioni del vaso e del tipo di trattamento, usando<br />

bendaggi fissi o tutori elastici ad ogni seduta e per tempi variabili dipendenti<br />

dall’importanza del trattamento (Genovese, Goldman, Mariani), <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e altri<br />

ancora, che trattano pr<strong>in</strong>cipalmente vasi di notevoli dimensioni, consigliano di<br />

usare <strong>in</strong> ogni caso bendaggi fissi con bende a ridotto allungamento per periodi<br />

piuttosto lunghi (Fegan, Haid e Sigg).<br />

È molto <strong>in</strong>teressante il parere espresso da M.P.Goldman a questo proposito:<br />

“raramente il medico si può permettere il lusso di somm<strong>in</strong>istrare una terapia<br />

6.5 - Scleroterapia e terapia compressiva<br />

completamente <strong>in</strong>nocua nel trattamento di una qualsiasi malattia”. Parere<br />

che si adatta perfettamente alla scleroterapia e che già nel 1962 era stato<br />

chiarito da Glauco Bassi: “l’elastocompressione impedisce la formazione di<br />

grossi trombi…rende il trattamento <strong>in</strong>dolore, giova al risultato estetico, cura<br />

lo scompenso istangico, mette al riparo da <strong>in</strong>cidenti trombotici…e mantiene<br />

tranquillo il malato che non vede le manifestazioni della flogosi curativa”.<br />

Sulla scorta di quanto detto da Bassi e da quanto ognuno di noi verifica nella<br />

pratica quotidiana, le motivazioni che <strong>in</strong>ducono ad usare l’elastocompressione<br />

nella scleroterapia sono le più varie: la prevenzione delle complicanze, il<br />

miglioramento del microcircolo, il miglioramento dei risultati; argomenti non<br />

meno importanti possono essere la possibilità di tamponare l’<strong>in</strong>esperienza dei<br />

neofiti e qualche possibile errore dei più esperti e, cosa decisamente importante,<br />

può mettere a riparo da problemi medico legali che oggigiorno, purtroppo, sono<br />

sempre <strong>in</strong> agguato.<br />

Il RUOLO DELL’ELASTOCOMPRESSIONE:<br />

Il meccanismo d’azione che si suppone sia alla base dell’elastocompressione<br />

nella scleroterapia non è diverso da quello che si riscontra <strong>in</strong> ogni altra<br />

patologia che risente positivamente del trattamento elastocompressivo, ovvero<br />

la riduzione del calibro vasale che aumentando la velocità di flusso previene<br />

l’edema, migliora il microcircolo e rende più rapidi i processi riparatori tissutali.<br />

Su queste basi possiamo ipotizzare che l’elastocompressione sia <strong>in</strong> grado di<br />

prevenire molti piccoli e grandi problemi che occorrono dopo una seduta di<br />

scleroterapia anche se ben condotta: la riduzione del numero e dell’estensione<br />

degli ematomi, il controllo dell’edema localizzato e anche diffuso, l’orticaria<br />

localizzata, i piccoli trombi che poi lasciano una iperpigmentazione, il matt<strong>in</strong>g,<br />

l’escara, la varicoflebite e, più importante di tutti, il tromboembolismo.<br />

I mezzi a nostra disposizione sono tra i più vari: bendaggio fisso e rimuovibile,<br />

tutore elastico terapeutico e/o preventivo; i tempi di applicazione consigliata<br />

sono altrettanto vari, si passa da poche ore f<strong>in</strong>o ad un mese dopo la seduta. Chi<br />

usa il bendaggio rimuovibile consiglia solitamente di <strong>in</strong>dossarlo solo durante il<br />

127


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

giorno, ma alcuni autori prescrivono il tutore elastico terapeutico da <strong>in</strong>dossare<br />

<strong>in</strong><strong>in</strong>terrottamente giorno e notte per circa un mese (Goldman, comunicazione<br />

personale).<br />

Varie sono le critiche, spesso condivisibili, a proposito dell’uso<br />

dell’elastocompressione <strong>in</strong> alcuni casi: nelle teleangectasie, nelle varici di<br />

coscia e nelle varici a canyon si ritiene che non siano <strong>in</strong> grado di esercitare un<br />

valido schiacciamento sul vaso trattato, <strong>in</strong> ogni caso agiscono sicuramente sul<br />

circolo superficiale e profondo della zona trattata riducendo alcune complicanze<br />

m<strong>in</strong>ori e maggiori come precedentemente illustrato.<br />

Altre critiche sono causate dalla difficoltà di realizzazione di alcuni bendaggi<br />

che dovrebbero arrivare f<strong>in</strong>o all’<strong>in</strong>gu<strong>in</strong>e e anche per i costi che <strong>in</strong>cidono sul<br />

trattamento.<br />

CONCLUSIONI:<br />

Le mie op<strong>in</strong>ioni personali e le <strong>in</strong>dicazioni a cui mi attengo sono le seguenti:<br />

1. Safena <strong>in</strong>terna, safena esterna, grosse varici ad orig<strong>in</strong>e safenica o dal<br />

profondo, specialmente se trattate con mousse: bendaggio fisso per tre<br />

settimane.<br />

2. Varici extrasafeniche, non collegate al sistema profondo: bendaggio fisso<br />

per dieci giorni<br />

3. Teleangectasie e varicosità reticolari: tamponi per alcune ore e collant 18<br />

mmHg per sette giorni.<br />

In tutte le situazioni <strong>in</strong>termedie o miste è bene decidere <strong>in</strong> base ai pr<strong>in</strong>cipi sopra<br />

esposti caso per caso.<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

1. Stemmer R. Sclerose des variceset compression. Phlebologie, 1991; 44(1): 45-8.<br />

2. Wallois P. La sclerose des varices, base set technique du traitment. In Caille J.P. (eds):<br />

Phlebologie en pratique quotidienne, L’Exspansion Scientifique Francaisem, Paris, 1982;<br />

113-30.<br />

128<br />

6.5 - Scleroterapia e terapia compressiva<br />

3. Mariani F. Scleroterapia e trattamento compressivo, pp. 103-104.<br />

4. Fegan G. Varicose ve<strong>in</strong>s - Compression Sclerotherapy. He<strong>in</strong>emann Medical.Berr<strong>in</strong>gton<br />

Press, Hereford (England), London, 1967, ristampa 1990.<br />

5. Aid-Fisher F. Haid H.: Malattie delle vene. Il pensiero scientifico ed., Roma, 1988.<br />

6. Sigg K.. Varizen, ulcus cruris und thrombose. Spr<strong>in</strong>ger Verlag, Berl<strong>in</strong>-Heidelberg, New<br />

York, 1968.<br />

7. Bassi G, Stemmer R. Raitements mecaniques fonctionnels en phlebologie. Picc<strong>in</strong> Ed.,<br />

Padova, 1983.<br />

129


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

ABSTRACT:<br />

130<br />

6.6 - Scleroterapia e complicanze<br />

Tori A.<br />

Sclerotherapy is an easy and safe medical procedure; however, it is charged<br />

by some complications accord<strong>in</strong>g to every medical and surgical procedure.<br />

These complications can be divided <strong>in</strong> two categories: general and local<br />

complications, which, <strong>in</strong> turn, can be dist<strong>in</strong>guished <strong>in</strong> major and m<strong>in</strong>or. M<strong>in</strong>or<br />

general complications (such as syncope, nausea and vomit, sense of uneas<strong>in</strong>ess,<br />

fever and ocular discomfort) are unusual, but, they can make patient be worried,<br />

so it’s a good th<strong>in</strong>g to <strong>in</strong>form patients about these complications; major<br />

general complications (such as allergic reactions and deep ve<strong>in</strong> thrombosis<br />

– pulmonary embolism) are very rare, but potentially life threaten<strong>in</strong>g. Local<br />

complications (such as superficial phlebitis, arterial <strong>in</strong>jection, scar), not less<br />

important than the general ones, are possible, but they depend on the capacity<br />

to perform the procedure <strong>in</strong> the right way or on the type of used drugs to carry<br />

out sclerotherapy; <strong>in</strong> addiction, these complications create serious aesthetical<br />

problems (bouquets of telangectasies, sk<strong>in</strong> pigmentation) which <strong>in</strong>validate the<br />

results of the treatment. Thus, we can say that sclerotherapy is not a dangerous<br />

procedure, but, both patients and operators have to be aware of the l<strong>in</strong>ked risks<br />

and complications and assume the necessary safeguards to avoid them.<br />

INTRODUZIONE:<br />

Come tutti i trattamenti medico-chirurgici, anche quello sclerosante può essere<br />

gravato da complicanze, generalmente di modesta entità ma, <strong>in</strong> qualche raro<br />

caso, anche estremamente gravi.<br />

Dist<strong>in</strong>guiamo Complicanze Generali e Complicanze Locali.<br />

6.6 - Scleroterapia e complicanze<br />

COMPLICANZE GENERALI:<br />

Le Complicanze Generali vengono suddivise <strong>in</strong>: M<strong>in</strong>ori e Maggiori.<br />

COMPLICANZE GENERALI MINORI:<br />

Decisamente rare, di poca importanza cl<strong>in</strong>ica, si risolvono nel giro<br />

di breve tempo, ma hanno la capacità di “spaventare” il paziente, per<br />

cui è sempre prudente avvisarlo della possibile comparsa di questi<br />

eventi, spiegando che sono transitori e di nessuna gravità. Tra queste<br />

ricordiamo:<br />

1. Episodi pres<strong>in</strong>copali e s<strong>in</strong>copali: compaiono soprattutto nei<br />

pazienti neurolabili, generalmente alla prima seduta, e sono<br />

legati a tensione emotiva, alla sensazione di dolore-bruciore.<br />

Passano <strong>in</strong> pochi m<strong>in</strong>uti, ma possono arrivare alla completa<br />

perdita di coscienza con s<strong>in</strong>cope respiratoria, crisi tetanica,<br />

vomito. Non sono legati al tipo di prodotto sclerosante<br />

utilizzato. Non necessitano di alcun trattamento <strong>in</strong> quanto si<br />

risolvono spontaneamente <strong>in</strong> qualche m<strong>in</strong>uto tranquillizzando<br />

il paziente dopo averlo posto <strong>in</strong> posizione cl<strong>in</strong>ostatica.<br />

2. Nausea, vomito, malessere generale: sono fenomeni legati ad<br />

una <strong>in</strong>tolleranza immediata al prodotto. Sono estremamente<br />

rari, non legati ad uno specifico prodotto, si risolvono,<br />

anch’essi, <strong>in</strong> modo rapido e favorevole.<br />

3. Febbre: compare dopo circa 12-24 ore, può essere anche alta<br />

e recede <strong>in</strong> brevissimo tempo. Rappresenta una <strong>in</strong>tolleranza<br />

tardiva al prodotto utilizzato. Lo scarso numero degli episodi<br />

non permette di correlarli ad un prodotto specifico.<br />

4. Disturbi oculari: abbagliamenti, perdita parziale del visus;<br />

scompaiono <strong>in</strong> 30 m<strong>in</strong>uti e, generalmente, seguono di 10-<br />

20 m<strong>in</strong>uti il trattamento. Controlli oculistici eseguiti a breve<br />

131


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

132<br />

distanza di tempo non hanno mai evidenziato alcuna patologia<br />

organica.<br />

Cefalea, senso di sapore metallico <strong>in</strong> bocca, dolore epatico sono tutte<br />

complicanze rarissime, però riferite <strong>in</strong> letteratura, come possibili eventi<br />

avversi.<br />

COMPLICANZE GENERALI MAGGIORI:<br />

Ancora più rare di quelle m<strong>in</strong>ori, ma tali da poter mettere <strong>in</strong> pericolo<br />

di vita il paziente.<br />

1. Reazione Allergica: benigna e locale (orticaria) che si<br />

manifesta, generalmente, nei giorni successivi. Generale e<br />

immediata come lo shock anafilattico, violento e di non facile<br />

risoluzione.<br />

2. Trombosi Venosa Profonda – Embolia polmonare: rarissimi<br />

eventi legati, certamente, ad una serie di cofattori avversi<br />

come la possibilità di una misconosciuta trombofilia, o un<br />

improvviso prolungato allettamento per cause non legate<br />

alla scleroterapia, oppure un <strong>in</strong>adeguato bendaggio, qualora<br />

vengano trattati grossi rami varicosi con mezzi aggressivi ed<br />

ad altissimo dosaggio (uso di Schiuma?).<br />

COMPLICANZE LOCALI:<br />

Anche le Complicanze Locali vengono, solitamente dist<strong>in</strong>te <strong>in</strong> Maggiori e<br />

M<strong>in</strong>ori.<br />

COMPLICANZE LOCALI MAGGIORI:<br />

1. Iniezione Endoarteriosa: ormai “quasi” scomparsa con l’utilizzo<br />

dell’eco-sclerosi è stata, negli anni passati, un <strong>in</strong>cidente non raro<br />

6.6 - Scleroterapia e complicanze<br />

e con gravissime conseguenze, i cui danni sono rappresentati<br />

da lesioni neurologiche e cutaneo-muscolari per l’immediato<br />

diffondersi del farmaco all’estrema periferia dei tessuti.<br />

2. Lesioni dei nervi: più rare, possono comparire nel trattamento di<br />

tratti venosi vic<strong>in</strong>i ai grossi nervi (sciatico - polplitei) o per uno<br />

stravaso vic<strong>in</strong>o ad essi o, piuttosto, un passaggio dello sclerosante<br />

nei vasa nervorum.<br />

3. Flebite superficiale: non rara, talvolta compare anche durante il<br />

trattamento di teleangiectasie drenate <strong>in</strong> un tronco più grosso o<br />

<strong>in</strong> safena, si risolvono con elastocompressione, ma lasciano quasi<br />

sempre discromie cutanee.<br />

4. Escara: non è legata ad uno stravaso (se non massivo!), ma ad un<br />

danno ischemico locale della parte arteriosa del microcircolo.<br />

COMPLICANZE LOCALI MINORI:<br />

Apparentemente benigne per la loro modesta gravità cl<strong>in</strong>ica, spesso<br />

drammaticamente gravi dal punto di vista estetico.<br />

1. Pigmentazione Residua: più frequenti con alcuni farmaci,<br />

legata soprattutto ad un errato dosaggio o ad una ipersensibilità<br />

<strong>in</strong>dividuale. Si attenua col tempo, ma può essere fonte di gravi<br />

<strong>in</strong>estetismi.<br />

2. Bouquets di Teleangectasie post-sclerosi: (Matt<strong>in</strong>g) non legato<br />

al prodotto, ma probabilmente alla tattica sclerosante, compare<br />

prevalentemente nella regione <strong>in</strong>terna del g<strong>in</strong>occhio, difficile da<br />

trattare.<br />

3. Edema del piede: compare <strong>in</strong> seguito ad un trattamento troppo<br />

133


6 - Varici reticolari e telangectasie<br />

134<br />

“forte” e troppo basso. Si risolve, molto lentamente, solo con<br />

l’elastocompressione.<br />

La terapia con scleromousse e nata da pochi anni, non ha ancora uno standard<br />

def<strong>in</strong>ito, molti sono coloro che hanno modificato il metodo di produzione della<br />

schiuma, i dosaggi, la tecnica.<br />

Di certo sappiamo che ha un azione più efficace, necessita di m<strong>in</strong>or quantità di<br />

prodotto, con essa si può <strong>in</strong>correre nelle medesime complicanze f<strong>in</strong>ora descritte.<br />

Alcuni lavori parlano, però, di episodi di Embolia Cerebrale, di un maggior<br />

numero di TVP ed EP.<br />

La terapia Sclerosante non è una terapia pericolosa se si è pienamente coscienti<br />

dei rischi e delle complicanze che può provocare e se si è attenti a porre <strong>in</strong> atto<br />

tutti gli accorgimenti per evitarle.<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

1. Agrifoglio G, Montorsi W, Donadi GC. <strong>Flebologia</strong>. Masson ed., Milano, 1983.<br />

2. Bacci PA, Mariani F. La flebologia <strong>in</strong> Pratica. Alberti &C ed., Arezzo, 2003.<br />

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5. Mariani F. Sieroterapia. Ed. M<strong>in</strong>erva Medica, Tor<strong>in</strong>o, 2006.<br />

6. Ouvry P. Sclerotherapie et thrombophilie. Phlebologie, 2003; 56(2) : 171-2<br />

7. Tournay R e coll. Terapia Sclerosante delle varici. Cort<strong>in</strong>a Ed., Milano, 1984.<br />

8. V<strong>in</strong> F. Complication de la sclerotherapie des varices des membres <strong>in</strong>ferieurs. Phlebologie,<br />

1999; 52(1): 53-9.<br />

7.<br />

FLEBOTROMBOSI


7 - Flebotrombosi<br />

136<br />

7.1 - Flebotrombosi superficiale:<br />

diagnosi di laboratorio, cl<strong>in</strong>ica e strumentale.<br />

ABSTRACT:<br />

Veneruso G.A., D’Amodio A.S.<br />

The term Thrombophlebitis denotes an <strong>in</strong>flammatory and obstructive<br />

(thrombotic) disease affect<strong>in</strong>g the superficial venous system. It is generally<br />

divided <strong>in</strong>to two groups: primitive and secondary Thrombophlebitis. Whatever<br />

the etiology might be, and similarly to what happens <strong>in</strong> the deep circle, the<br />

thrombotic processes concern<strong>in</strong>g superficial circle are directly ascribable to an<br />

alteration of one or more factors of the well known “Virchow’s triad” (1856).<br />

Thrombophlebitis are essentially divided <strong>in</strong>to:<br />

Primitive Thrombophlebitis that occur isolately, usually <strong>in</strong> those subjects<br />

show<strong>in</strong>g a base thrombophilia;<br />

Secondary Thrombophlebitis deriv<strong>in</strong>g from other pathologies that provoke a<br />

parietal damage.<br />

Usually a m<strong>in</strong>or issue, the rout<strong>in</strong>e chemical-cl<strong>in</strong>ical laboratory becomes<br />

fundamental when applied to the diagnosis<br />

of congenital and acquired thrombophilic conditions.<br />

The superficial thrombophlebitis have a very clear cl<strong>in</strong>ical manifestation <strong>in</strong><br />

terms of disease expression and anatomical position, which makes them easily<br />

recognizable at a first diagnosis. The <strong>in</strong>strumental evaluation of the disease<br />

is performed by EchocolorDoppler, which allows to evaluate the presence of<br />

thrombosis both qualitatively and quantitatively, and eventually to assess the<br />

<strong>in</strong>volvement of the deep venous circle.<br />

DEFINIZIONE:<br />

Il term<strong>in</strong>e Tromboflebite <strong>in</strong>dica un’affezione a carico del sistema venoso<br />

7.1 - Flebotrombosi superficiale: diagnosi di laboratorio, cl<strong>in</strong>ica e strumentale<br />

superficiale di natura <strong>in</strong>fiammatoria ed ostruttiva (trombotica). Esse vengono<br />

essenzialmente dist<strong>in</strong>te <strong>in</strong> Tromboflebiti primitive e secondarie.<br />

Quale che sia l’etiologia, come per i processi trombotici venosi <strong>in</strong>erenti il<br />

circolo profondo, anche per il circolo superficiale tali eventi sono comunque<br />

riconducibili <strong>in</strong> ultima analisi all’alterazione di uno o più fattori della famosa<br />

“Triade di Virchow” (1856).<br />

Infatti nella classificazione eziologica riscontriamo Tromboflebiti superficiali<br />

da:<br />

1. Danno parietale.<br />

2. Prevalente stasi venosa.<br />

3. Prevalente ipercoagulabilità.<br />

Numerose evidenze <strong>in</strong> letteratura confermano lo stretto rapporto tra meccanismi<br />

trombogenici <strong>in</strong>nescati da una flogosi acuta con l’attivazione dei monocitimacrofagi<br />

ed il conseguente rilascio di citoch<strong>in</strong>e (TNF - Tumor Necrosis Factor<br />

ed IL1 - Interleuk<strong>in</strong>a 1), che agiscono sulle cellule endoteliali sia riducendo<br />

le attività anti-trombotiche, sia aumentando la trombofilia (s<strong>in</strong>tesi di Tissue<br />

-Factor o di PAI 1 - <strong>in</strong>ibitore dell’attivatore del Plasm<strong>in</strong>ogeno).<br />

Inoltre, l’attivazione della coagulazione ematica genera molte sostanze<br />

enzimatiche fortemente flogogene (Fattore<br />

XII, PreCallicre<strong>in</strong>a, Ch<strong>in</strong><strong>in</strong>ogeno ad alto p.m.).<br />

Appare evidente come l’<strong>in</strong>terazione tra tutti questi elementi possa giocare un<br />

ruolo chiave nell’<strong>in</strong>nescare i complessi processi<br />

che <strong>in</strong>tervengono nel meccanismo flogosi/coagulazione.<br />

FORME CLINICHE:<br />

• Primitive o idiopatiche<br />

• Migranti<br />

• Forme secondarie<br />

Le forme cl<strong>in</strong>iche primitive od idiopatiche sono caratterizzate da processi<br />

flogistici primitivi localizzati <strong>in</strong> un segmento della parete venosa determ<strong>in</strong>anti<br />

una trombosi secondaria, senza apparente causa scatenante. Raramente<br />

137


7 - Flebotrombosi<br />

recidivanti.<br />

Forme cl<strong>in</strong>iche migranti<br />

Prevalentemente localizzate agli arti <strong>in</strong>feriori, <strong>in</strong>teressano più segmenti venosi di<br />

uno stesso arto. Sono spesso a genesi immunitaria, e sostenute da concomitanti<br />

processi neoplastici maligni (scavo pelvico, addome, polmone). Riscontrate<br />

anche <strong>in</strong> corso di malattie <strong>in</strong>fettive (tifo e tubercolosi) e di Mesenchimopatie<br />

reattive (Dermatomiosite, Lupus, Artrite Reumatoide), nelle gravi iperuricemie<br />

e anche come quadro prodromico nelle vasculiti (M. di Buerger, Poliarterite<br />

nodosa), a volte precedendole anche di anni.<br />

Forme cl<strong>in</strong>iche secondarie<br />

Traumi (di qualsiasi natura, tali da <strong>in</strong>durre danno parietale; iatrogenici, da<br />

farmaci <strong>in</strong>iettati ev, da uso di cateteri venosi, con possibile sepsi del trombo)<br />

Neoplasie (anche da semplice compressione ab estr<strong>in</strong>seco oltre che da <strong>in</strong>vasione<br />

parietale)<br />

Deficit emocoagulativi (deficit ATIII, aumento Fattore VIII, policitemia e<br />

trombocitemia)<br />

Infezioni<br />

Immobilità<br />

Gravidanza<br />

Farmaci (estroprogest<strong>in</strong>ici)<br />

Forme particolari di tromboflebiti<br />

Periflebiti<br />

Propagazione del processo flogistico ai tessuti adiacenti; <strong>in</strong> tali casi,<br />

l’<strong>in</strong>teressamento del sistema l<strong>in</strong>fatico può<br />

risultare anche severo, con edema distrettuale importante, piodermite e<br />

l<strong>in</strong>foadenopatia consensuale.<br />

Nei casi di co<strong>in</strong>volgimento dell’arteria vic<strong>in</strong>a e del connettivo periavventiziale,<br />

si parla di “flebite a b<strong>in</strong>ocolo”.<br />

138<br />

7.1 - Flebotrombosi superficiale: diagnosi di laboratorio, cl<strong>in</strong>ica e strumentale<br />

Flebite settica<br />

Rappresenta la complicanza più drammatica delle tromboflebiti superficiali da<br />

catetere ed è conseguente a fenomeni di contam<strong>in</strong>azione; si osserva con maggior<br />

frequenza quando si utilizzano dispositivi di materiale plastico da perfusione<br />

long-term. Tra i soggetti a maggior rischio vanno ricordati anche gli utilizzatori<br />

di sostanze da abuso per via <strong>in</strong>iettiva. Il quadro cl<strong>in</strong>ico è caratterizzato dallo<br />

stato febbrile di tipo settico e la complicanza più grave è l’embolia polmonare<br />

settica da migrazione di coaguli <strong>in</strong>fetti.<br />

Flebite a “bottone di camicia”<br />

Particolarmente nel post partum, si può avere l’<strong>in</strong>teressamento delle vv.<br />

perforanti di gamba nel comparto delle vv. gemellari, configurando un peculiare<br />

aspetto cl<strong>in</strong>ico detto Flebite “a bottone di camicia”. La peculiarità è <strong>in</strong>sita nel<br />

rischio abbastanza elevato di TVP ed EP.<br />

Flebite subacuta reattiva di Mondor<br />

Trombosi Venosa con o senza periflebite <strong>in</strong>teressante nella gran parte dei casi<br />

(50-90%) la vena toraco-epigastrica o la mammaria esterna o l’epigastrica<br />

superiore, con possibili fenomeni di irradiazione craniale (ascella e braccio) o<br />

caudale. La genesi è riconducibile a varie cause: traumi, lacerazioni muscolari,<br />

chirurgia (mastectomie), s<strong>in</strong>dromi paraneoplastiche, <strong>in</strong>fezioni, malattie<br />

sistemiche (artrite, Lupus, etc.). Il suo riscontro è abbastanza raro. Frequenti le<br />

recidive.<br />

Varicoflebite e varicotromboflebite<br />

Si verifica quando il processo flebitico colpisce un territorio venoso varicoso.<br />

È un evento abbastanza frequente causato molto spesso dai soli fenomeni di<br />

stasi venosa. Può complicarsi come “varicotromboflebite” nel qual caso i gozzi<br />

varicosi appaiono turgidi, dolenti e non svuotabili <strong>in</strong> posizione antideclive<br />

dell’arto.<br />

VaricoTromboflebite ascendente<br />

Un particolare caso di TFS è rappresentato dalla Varico-Tromboflebite<br />

ascendente della vena Safena. La pericolosità deriva dal co<strong>in</strong>volgimento, nel<br />

processo trombotico, della giunzione safeno-femorale (o safeno-poplitea):<br />

<strong>in</strong> tali casi la presenza di un “trombo flottante” aggettante il lume della vena<br />

profonda, costituisce un emergenza chirurgica (<strong>in</strong>terruzione della GSF o della<br />

139


7 - Flebotrombosi<br />

GSP).<br />

Flebite “a fil di ferro” o di Favre<br />

Caratterizzata dalla presenza di un piccolo cordone venoso, liscio, teso e rigido,<br />

con piccole nodosità senza aderenze<br />

con i tessuti circostanti (da cui la denom<strong>in</strong>azione alternativa di TFS “a fil di<br />

ferro”). Si manifesta nella malattia Tubercolare.<br />

DIAGNOSI CLINICA:<br />

Il quadro cl<strong>in</strong>ico è rappresentato essenzialmente dai segni card<strong>in</strong>ali<br />

dell’<strong>in</strong>fiammazione acuta.<br />

Rubor<br />

Color<br />

Dolor<br />

Tumor<br />

In tutte le forme di flebotrombosi superficiale si apprezza un cordone rilevato<br />

e dolente sovrastato da cute iperemica, a volte discromica (Fig. 1). I cordoni<br />

possono confluire a formare veri e propri “piastroni”. Edema dei tessuti limitrofi<br />

ma non dell’<strong>in</strong>tero arto. Rara l’iperpiressia (a meno di fatti settici) e la flogosi<br />

l<strong>in</strong>fonodale.<br />

TVP ed EP: difficile il co<strong>in</strong>volgimento del circolo profondo (tramite le<br />

perforanti), ma alterazioni serot<strong>in</strong>e della temperatura, comparsa di edema<br />

dell’arto ed una sua impotenza funzionale dovrebbero <strong>in</strong>durre a sospettare<br />

l’evento TVP.<br />

140<br />

7.1 - Flebotrombosi superficiale: diagnosi di laboratorio, cl<strong>in</strong>ica e strumentale<br />

Fig. 1 - Caso cl<strong>in</strong>ico di flebotrombosi di N3 <strong>in</strong> territorio safenico <strong>in</strong>terno<br />

DIAGNOSTICA STRUMENTALE:<br />

Essenzialmente basata sula valutazione cl<strong>in</strong>ica, certamente si giova non poco<br />

della valutazione strumentale basata<br />

sulla metodica EchocolorDoppler, che permette la valutazione quantitativa e<br />

qualitativa della trombosi, della sua<br />

estensione ed eventuale co<strong>in</strong>volgimento del venoso profonda e, perché no,<br />

dell’arterioso.<br />

141


7 - Flebotrombosi<br />

Foto 1 - Trombo <strong>in</strong> XV giornata con <strong>in</strong>teressamento l<strong>in</strong>fatico periflebitico<br />

Foto 2 - Trombo <strong>in</strong> XV giornata che occupa l’<strong>in</strong>tero lume vasale con nucleo centrale<br />

organizzato<br />

142<br />

7.1 - Flebotrombosi superficiale: diagnosi di laboratorio, cl<strong>in</strong>ica e strumentale<br />

Foto 3 - Trombo <strong>in</strong> XV giornata parzialmente adeso alle pareti con <strong>in</strong>iziali fenomeni di<br />

ricanalizzazione<br />

Foto 4 - Trombo <strong>in</strong> XXVI giornata con cattaeri di irregolarità parzialmente adeso alle<br />

pareti<br />

143


7 - Flebotrombosi<br />

DIAGNOSTICA DI LABORATORIO:<br />

In relazione al tipo di evento, la valutazione laboratoristica (emocromo con<br />

formula e piastr<strong>in</strong>e, assetto coagulativo e<br />

D-dimero) potranno certamente essere di ausilio. Valutazioni più approfondite<br />

(Prote<strong>in</strong>a C ed S, AT-III, Fattori coagulazione, Markers tumorali) saranno<br />

riservati a casi particolari.<br />

TERAPIA:<br />

• Anti-<strong>in</strong>fiammatori (generalmente FANS)<br />

• Bendaggio elasto-compressivo o tutore elastico<br />

• Epar<strong>in</strong>a a basso peso molecolare (EBPM)<br />

• Eparanolfato e/o steroidei per uso topico.<br />

• Eventuale Antibiotico-Terapia<br />

• Chirurgia (Varicotromboflebite ascendente safenica)<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

1. Manc<strong>in</strong>i S. Trattato di flebologie e l<strong>in</strong>fologia. Ed. Utet, Tor<strong>in</strong>o, 2001.<br />

2. Cavallaro A. La Tromboflebite. Aggiornamento medico, 1997: 16, 9.<br />

3. Mannucci PM. Trombofilie congenite ed acquisite, Dipartimento di Medic<strong>in</strong>a <strong>in</strong>terna,<br />

Università degli Studi di Milano e Centro Emofilia e Trombosi A. Bianchi Bonomi, IRCCS<br />

Ospedale Maggiore di Milano.<br />

4. Antignani PL, Poli L, Amato B, Riba U. Il Duplexscanner e il Color Doppler nella Patologia<br />

Vascolare, Metodologia e Diagnostica. II Edizione. Centro<br />

Scientifico Editore, Tor<strong>in</strong>o,1998.<br />

5. Rabbia C, De Lucchi R, Cirillo R. Eco-Color-Doppler Vascolare. II Edizione. M<strong>in</strong>erva<br />

Medica, Tor<strong>in</strong>o, 1997.<br />

144<br />

ABSTRACT:<br />

7.2 - Trombosi Venosa Profonda e S<strong>in</strong>drome Post-Flebitica<br />

7.2 - Trombosi Venosa Profonda<br />

e S<strong>in</strong>drome Post-Flebitica<br />

Greco R., Far<strong>in</strong>a B. L., Prisco V.<br />

Deep ve<strong>in</strong> thrombosis is the obstruction of a deep ve<strong>in</strong>, which may be<br />

complicated by pulmonary embolism and, belatedly, with the drip-postthrombotic<br />

syndrome. The Post-flebothrombotic Syndrome (PFTS), which<br />

cl<strong>in</strong>ically may present with pa<strong>in</strong>, feel<strong>in</strong>g of heav<strong>in</strong>ess <strong>in</strong> the limb affected,<br />

edema, cramps, itch<strong>in</strong>g or t<strong>in</strong>gl<strong>in</strong>g, which may result <strong>in</strong> sk<strong>in</strong> ulcers, can<br />

be highly debilitat<strong>in</strong>g. It is necessary to prevent such event. The ideal prevention<br />

of PFTS is to avoid the occurrence of deep venous thrombosis (DVT), and this<br />

can be done through a correct antithrombotic prophylaxis accord<strong>in</strong>g the most<br />

recent Guide-L<strong>in</strong>es <strong>in</strong> patients at risk, and establish<strong>in</strong>g a correct compression and<br />

an adequate anticoagulant therapy <strong>in</strong> DVT.<br />

EPIDEMIOLOGIA DELLA TVP:<br />

È difficile fornire stime precise sull’<strong>in</strong>cidenza della trombosi venosa profonda<br />

(TVP) nella popolazione, poiché essa è spesso misconosciuta, per la scarsa<br />

applicazione di criteri diagnostici attendibili.<br />

Secondo uno studio svedese, il 2-3% della popolazione va <strong>in</strong>contro, nel corso<br />

della vita, ad un episodio di TVP (oltre 700.000 casi/anno <strong>in</strong> Europa).<br />

La TVP può <strong>in</strong>sorgere a ciel sereno ma, più spesso, colpisce <strong>in</strong> situazioni<br />

cosiddette a rischio:<br />

• Età<br />

• Obesità grave<br />

• Vene varicose<br />

• Disidratazione<br />

• Immobilizzazione<br />

145


7 - Flebotrombosi<br />

• Infezioni gravi<br />

• Gravidanza e post-parto<br />

• Contraccettivi ormonali<br />

• Terapia sostitutiva ormonale<br />

• Malattia <strong>in</strong>fiammatoria <strong>in</strong>test<strong>in</strong>ale<br />

• S<strong>in</strong>drome nefrosica<br />

• Malattie mieloproliferative<br />

• Insufficienza respiratoria o cardiaca cronica<br />

• Storia di TVP o EP<br />

• Neoplasia<br />

• Paralisi arti <strong>in</strong>feriori<br />

• LAC, anticorpi anticardiolip<strong>in</strong>a<br />

• Condizioni trombofiliche congenite<br />

• Trauma o chirurgia attuali o negli ultimi 3 mesi<br />

DIAGNOSI E COMPLICANZE DELLA TVP:<br />

La diagnosi di TVP si effettua grazie ad esami strumentali non <strong>in</strong>vasivi<br />

(ecocolordoppler) e ad esami di laboratorio (D-dimeri), questi ultimi utili<br />

soprattutto per escludere un evento trombotico.<br />

La diagnosi strumentale deve essere preceduta da un sospetto cl<strong>in</strong>ico e qu<strong>in</strong>di<br />

da una raccolta anamnestica accurata e dalla visita.<br />

Il sospetto cl<strong>in</strong>ico di TVP (che può essere stratificato secondo uno score<br />

specifico) obbliga ad <strong>in</strong>iziare immediatamente la terapia anticoagulante, se<br />

sospetto di TVP medio-alto, <strong>in</strong> attesa della conferma con ecocolordoppler,<br />

che deve essere eseguito naturalmente <strong>in</strong> tempi brevissimi se non è possibile<br />

farlo immediatamente, così da ridurre l’<strong>in</strong>cidenza delle complicanze immediate<br />

(embolia polmonare) e tardive (SPFT).<br />

FISIOPATOLOGIA SINDROME POST-FLEBOTROMBOTICA:<br />

La fisiopatologia della SPFT (S<strong>in</strong>drome Post-Flebotrombotica) non è ancora<br />

completamente nota.<br />

146<br />

7.2 - Trombosi Venosa Profonda e S<strong>in</strong>drome Post-Flebitica<br />

Fattori che concorrono al suo sviluppo sono l’ostruzione venosa, il reflusso<br />

valvolare, la disfunzione dei muscoli del polpaccio secondaria a ridotta<br />

perfusione, l’alterazione del microcircolo e del sistema l<strong>in</strong>fatico.<br />

Nella fase acuta di una TVP il materiale trombotico fresco determ<strong>in</strong>a l’ostruzione<br />

della vena <strong>in</strong>teressata.<br />

Nei primi mesi che seguono l’evento acuto si verifica un rimodellamento del<br />

trombo, che porta alla ricanalizzazione o comunque alla organizzazione del<br />

trombo stesso.<br />

Questo processo può esitare <strong>in</strong> un danno valvolare irreversibile, la cui<br />

conseguenza f<strong>in</strong>ale è la comparsa di ipertensione venosa che a sua volta<br />

provoca stasi e <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enza delle vene perforanti distali, causando qu<strong>in</strong>di<br />

edema perimalleolare, lipodermatosclerosi, atrofia cutanea, ulcere (Fig. 1 e 2).<br />

Fig. 1 - Ulcera perimalleolare da SPFT<br />

147


7 - Flebotrombosi<br />

Fig. 2 - Ulcera di gamba s<strong>in</strong>. <strong>in</strong> SPFT<br />

PREVENZIONE DELLA SPFT:<br />

Dato l’alto grado di <strong>in</strong>validità connesso alla SPFT e l’alto costo sociale, sarebbe<br />

opportuno prevenire tale manifestazione.<br />

La prevenzione ideale della SPFT è evitare l’<strong>in</strong>sorgenza della TVP, e questo<br />

può essere effettuato attraverso la profilassi antitrombotica, almeno nei soggetti<br />

a rischio.<br />

Purtroppo, <strong>in</strong> oltre il 50% dei casi, gli eventi tromboembolici venosi compaiono<br />

improvvisamente, <strong>in</strong> soggetti senza alcun precedente fattore di rischio<br />

identificabile.<br />

Pertanto la profilassi antitrombotica, per quanto raccomandabile, non costituisce<br />

da sola una misura sufficiente a prevenire la SPFT.<br />

Bisogna qu<strong>in</strong>di cercare di prevenire la SPFT dopo una TVP, <strong>in</strong>nanzitutto<br />

attraverso una corretta e tempestiva terapia anticoagulante della TVP stessa,<br />

e attraverso l’educazione del paziente e la sua collaborazione nella osservanza<br />

di alcune norme comportamentali, della terapia medica ed elastocompressiva.<br />

148<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

7.2 - Trombosi Venosa Profonda e S<strong>in</strong>drome Post-Flebitica<br />

1. Prandoni P. Il tromboembolismo venoso. Attualità e prospettive. Picc<strong>in</strong>, Padova, 2008, pp.<br />

155-68.<br />

2. Botta G. La malattia post-trombotica.Centro di Flebol<strong>in</strong>fologia.Università degli Studi di<br />

Siena.<br />

3. Kahan SR, Hirsch A, Shrier I. Effect of postthrombotic s<strong>in</strong>drome on health-related qualità<br />

of life after deep venous thrombois. Arch Intern Med, 2002; 162: 1144-8.<br />

4. Kurz X, Hahn SR, Abenhaim L, et al. Chronic venous disorders of leg: epidemiology,<br />

outcomes diagnosis and management. Int Angiol, 1999; 18: 83-102.<br />

149


7 - Flebotrombosi<br />

150<br />

7.3 - Malattia Venosa Cronica<br />

ed Embolia Polmonare<br />

Di Filippo A., Riccio I., Sellitti M.E.,<br />

Cardamone B., Sellitti A., Quarto G.<br />

ABSTRACT:<br />

Thrombohembolic disease <strong>in</strong>cludes two different cl<strong>in</strong>ical aspects: deep-ve<strong>in</strong><br />

thrombosis and pulmonary trombohembolism. DVT results from blood clot<br />

formation, usually, with<strong>in</strong> large ve<strong>in</strong>s <strong>in</strong> proximal leg circulation (90% of cases);<br />

PTE happens when these clots broke off and travel to the pulmonary arterial<br />

circulation, creat<strong>in</strong>g a not perfused pulmonary area, which cannot perform<br />

the normal gas exchange. There is not PTE without DVT. For this reason, the<br />

prevention of a potentially mortal pathology, such as PTE, can be done with the<br />

adoption of a systematic DVT prophylaxis, with anticoagulants (i.e. LMWH).<br />

DVT, <strong>in</strong> itself, does not represent an immediate life threaten<strong>in</strong>g disease. In<br />

order to perform a DVT prophylaxis, accord<strong>in</strong>g to more recent guidel<strong>in</strong>es,<br />

categories of potentially at risk patients have to be detected. These categories<br />

<strong>in</strong>clude: chronic heart failure, acute respiratory <strong>in</strong>sufficiency, lower limb<br />

immobility, orthopedical patients, general surgery and onchological patients.<br />

INTRODUZIONE:<br />

Le malattie delle vene colpiscono nel mondo occidentale più del 50% della<br />

popolazione femm<strong>in</strong>ile e circa il 30 % di quella maschile.<br />

Le manifestazioni cl<strong>in</strong>iche vanno dalla <strong>in</strong>sufficienza venosa cronica cosiddetta<br />

funzionale che presenta s<strong>in</strong>tomi, ma non segni cl<strong>in</strong>ici di malattia, ai quadri<br />

cl<strong>in</strong>ici più gravi di ulcera venosa e trombosi venosa profonda, quest’ultima<br />

potenzialmente fatale quando si complica con il quadro dell’embolia polmonare.<br />

La TVP consiste <strong>in</strong> una occlusione completa o parziale del sistema venoso<br />

profondo degli arti più frequentemente quelli <strong>in</strong>feriori, le complicanze<br />

7.3 - Malattia Venosa Cronica ed Embolia Polmonare<br />

emboliche sono sostenute nella maggior parte dei casi da TVP prossimali (vene<br />

al di sopra del g<strong>in</strong>occhio), <strong>in</strong> percentuali molto basse l’embolo proviene dal<br />

cuore destra o dai distretti venosi della cava superiore.<br />

Data la sua alta <strong>in</strong>cidenza la TVP/TEP ha importanza non solo dal punto di vista<br />

socio-economico, ma anche per le implicazioni medico legali.<br />

Si calcola che il 50% dei pazienti con TVP sviluppa una TEP e che il 70-80%<br />

dei pazienti con TEP abbia anche una TVP, nel restante 30% dei casi di TEP non<br />

viene rilevato alcun trombo livello delle vene profonde, perché il preesistente<br />

trombo che ha dato luogo all’embolia è stato completamente mobilizzato dalle<br />

vene profonde degli arti <strong>in</strong>feriori.<br />

La malattia tromboembolica venosa comprende due aspetti cl<strong>in</strong>ici differenti:<br />

la trombosi venosa profonda (TVP) e la tromboembolia polmonare (TEP),<br />

espressioni della stessa entità anatomopatologica. La TEP non è una malattia di<br />

per sé, ma una complicanza assai temibile della TVP.<br />

La TEP non si verifica se non vi è TVP!<br />

La <strong>in</strong>cidenza di TVP/TEP e decessi per TEP possono ridursi significativamente<br />

se nei gruppi di pazienti a rischio si adotta una strategia di tromboprofilassi<br />

opportuna ed adeguata, anche se attualmente sottoutilizzata (studio GEMINI,<br />

studio ENDORSE, registro IMPROVE, studio MEDINOX), soprattutto nei<br />

reparti di medic<strong>in</strong>a.<br />

Tutti i pazienti devono essere sottoposti alla stratificazione del rischio di TEV<br />

(scheda per la valutazione del rischio) (Tab. I).<br />

151


7 - Flebotrombosi<br />

Livelli di<br />

Rischio<br />

Basso<br />

Rischio<br />

Rischio<br />

<strong>in</strong>termedio<br />

o moderato<br />

Alto rischio<br />

152<br />

Chirurgia m<strong>in</strong>ore <strong>in</strong><br />

pazienti mobili<br />

Pazienti <strong>in</strong>temistici<br />

allettati<br />

Maggior parte dei<br />

pazienti sottoposti<br />

a procedure di<br />

chirurgia generale,<br />

urologica,<br />

g<strong>in</strong>ecologica.<br />

Se rischio<br />

moderato associato<br />

ad elevato rischio<br />

emorragico<br />

Protesi elettiva<br />

d’anca o di<br />

g<strong>in</strong>occhio, frattura<br />

d’anca.<br />

Trauma maggiore,<br />

trauma sp<strong>in</strong>ale.<br />

Se rischio<br />

moderato associato<br />

ad elevato rischio<br />

emorragico<br />

Senza<br />

Profilassi*<br />

< 10%<br />

15 % - 40 %<br />

40 % - 80 %<br />

Tabella I: Valutazione del rischio di TEV e profilassi raccomandata.<br />

Profilassi raccomandata<br />

Nessuna profilassi<br />

specifica, ma<br />

deambulazione precoce e<br />

“aggressiva”<br />

Epar<strong>in</strong>a a basso peso<br />

molecolare (EBPM) alle<br />

dosi raccomandate<br />

Epar<strong>in</strong>a Calcica b.i.d<br />

oppure t.i.d.<br />

Fondapar<strong>in</strong>ux<br />

Profilassi meccanica**<br />

Epar<strong>in</strong>a a basso peso<br />

molecolare (EBPM) alle<br />

dosi raccomandate<br />

Fondapar<strong>in</strong>ux<br />

Profilassi meccanica**<br />

*Incidenza basata sullo screen<strong>in</strong>g diagnostico con strumenti obiettivi (flebografia) di pazienti ai quali non è<br />

stata somm<strong>in</strong>istrata profilassi.<br />

**Compressione pneumatica <strong>in</strong>termittente (CPI) e/o calze a compressione graduata (antitrombo). Effettuare<br />

il passaggio a profilassi farmacologica alla dim<strong>in</strong>uzione del rischio emorragico.<br />

LINEE GUIDA NICE TEV 2010.<br />

7.3 - Malattia Venosa Cronica ed Embolia Polmonare<br />

L’efficacia delle epar<strong>in</strong>e a basso peso molecolare EBPM e del fondapar<strong>in</strong>ux nella<br />

prevenzione del TEV è stata dimostrata <strong>in</strong> pazienti “<strong>in</strong>ternistici” ospedalizzati<br />

affetti da scompenso cardiaco classe NHYA III o IV, <strong>in</strong>sufficienza respiratoria<br />

acuta, BPCO, <strong>in</strong>fezioni acute, immobilità arti <strong>in</strong>feriori, pazienti oncologici.<br />

La decisione di <strong>in</strong>iziare una profilassi farmacologica dovrebbe comunque<br />

derivare da un bilancio fra il rischio di TEV e il rischio emorragico del s<strong>in</strong>golo<br />

paziente.<br />

EMBOLIA POLMONARE (TEP):<br />

DEFINIZIONE:<br />

Ostruzione acuta,ricorrente o cronica di uno o più vasi arteriosi<br />

polmonari,determ<strong>in</strong>ata dalla presenza di coaguli ematici provenienti da<br />

trombosi a sede periferica nel sistema venoso profondo.<br />

EPIDEMIOLOGIA:<br />

In Italia 65.000 casi l’anno. Un nuovo caso ogni 1000 abitanti.<br />

Nonostante il miglioramento della diagnosi e della terapia, la mortalità<br />

è rimasta alta e costante negli ultimi 40 anni<br />

Mortalità nei casi non trattati: 30%, trattata 2-8%.<br />

Nonostante i progressi della profilassi del tromboembolismo venoso la<br />

TEP ha ancora un notevole impatto ed è al terzo posto tra le cause di<br />

morte per malattie cardiache.<br />

L’embolia polmonare è una patologia frequente nella pratica cl<strong>in</strong>ica,essa<br />

<strong>in</strong>fatti rappresenta la terza emergenza cardiovascolare dopo s<strong>in</strong>dromi<br />

coronariche acute e stroke, ed è gravata da alta mortalità quando si<br />

associa ad <strong>in</strong>stabilità emod<strong>in</strong>amica..<br />

153


7 - Flebotrombosi<br />

154<br />

PATOGENESI DELLA TROMBOSI:<br />

Triade di Virchow:<br />

Ipercoagulabilità, stasi, danno endoteliale.<br />

Tutte le condizioni che comportano il rischio di una trombosi venosa<br />

profonda, predispongono allo sviluppo di una TEP.<br />

Fattori di rischio:<br />

1. Stati di ipercoagulabilità congeniti od acquisiti<br />

2. Obesità<br />

3. Tumore<br />

4. Gravidanza<br />

5. Interventi chirurgici<br />

6. Traumi<br />

7. Fratture<br />

8. Immobizzazione prolungata<br />

9. Infarto del miocardio<br />

10. Ictus<br />

11. Terapia estrogenica<br />

12. Malattia varicosa arti <strong>in</strong>feriori<br />

CLAS<strong>SIF</strong>ICAZIONE:<br />

Cl<strong>in</strong>ico-anatomica (BTS, ACCP)<br />

1. TEP massiva: almeno 2 rami lobari (oltre il 50% del letto<br />

vascolare polmonare): dispnea, tachipnea, s<strong>in</strong>cope, shock o<br />

ipotensione (m<strong>in</strong>ore di 90 mmHg), arresto cardiaco.<br />

La diagnosi deve essere rapida; importanza dell’eco bedside.<br />

2. TEP sub massiva (quella senza ipotensione): almeno un ramo<br />

lobare (30-40% del letto vascolare polmonare): dolore toracico,<br />

tosse, emottisi, polipnea, ansia, parametri emod<strong>in</strong>amici stabili.<br />

3. TEP non massiva, o TEP as<strong>in</strong>tomatica, o microembolia<br />

cronica recidivante: non sono evidenti s<strong>in</strong>tomi dell’avvenuta<br />

7.3 - Malattia Venosa Cronica ed Embolia Polmonare<br />

embolizzazione, senza disfunzione ventricolare destra.<br />

Generalmente determ<strong>in</strong>ata da una ostruzione del letto<br />

polmonare arterioso <strong>in</strong>feriore al 30%, può dare orig<strong>in</strong>e ad un<br />

quadro di ipertensione polmonare cronica.<br />

Classificazione ESC 2008:<br />

1. Ad alto rischio: pazienti <strong>in</strong> shock e pazienti con grave<br />

ipotensione sistemica (p.a. sistolica <strong>in</strong>feriore a 90 mmHg o<br />

riduzione di almeno 40 mmHg rispetto al valore basale per<br />

almeno 15 m<strong>in</strong>uti)<br />

2. A non alto rischio: tutti gli altri, suddivisi <strong>in</strong>:<br />

a. Pazienti a rischio <strong>in</strong>termedio: <strong>in</strong> base alla presenza di<br />

mionecrosi (tropon<strong>in</strong>a positiva) e/o di segni di disfunzione<br />

ventricolare destra (con metodiche di immag<strong>in</strong>e o dalla<br />

positività dei peptidi natriuretici).<br />

b. Pazienti a basso rischio: assenza di disfunzione ventricolare<br />

destra e/ mionecrosi.<br />

EZIOLOGIA (ORIGINE DEL TROMBO):<br />

Trombosi venosa profonda prossimale (90%), vene al di sopra del<br />

g<strong>in</strong>occhio, poplitee, femorali, iliache,o da un trombo distale non trattato<br />

che si è esteso prossimalmente.<br />

Le TVP localizzate sotto il g<strong>in</strong>occhio (è <strong>in</strong>teressato prevalentemente il<br />

sistema venoso del polpaccio) di rado embolizzano, tuttavia nel giro di<br />

qualche giorno, possono estendersi cranialmente, per poi eventualmente<br />

embolizzare.<br />

Sito <strong>in</strong>iziale della formazione del trombo è la tasca valvolare, dove il<br />

flusso ematico è stagnante con riduzione dell’apporto di O 2 all’endotelio<br />

delle cuspidi, e si formano vortici a livello delle cuspidi valvolari.<br />

La stasi prolunga il tempo di contatto tra sangue e s<strong>in</strong>goli elementi<br />

venosi ed i vortici lungo le cuspidi valvolari causano la deposizione di<br />

eritrociti, granulociti e piastr<strong>in</strong>e.<br />

Il trombo si accresce nel lume venoso sia <strong>in</strong> senso longitud<strong>in</strong>ale nel<br />

155


7 - Flebotrombosi<br />

156<br />

senso della corrente, sia per apposizione circonferenziale a causa<br />

dell’autogenerazione tromb<strong>in</strong>ica.<br />

TVP ed TEP sono entità non stabili, bensì d<strong>in</strong>amiche e che “ ciò che<br />

è vero <strong>in</strong> questo momento può non esserlo un’ora dopo o il giorno<br />

seguente”.<br />

Particolare attenzione alle trombosi venose superficiali. Che arrivano<br />

alla crosse safenofemorale o safenopoplitea.<br />

Embolie non trombotiche: grassose, settiche, gassose, da liquido<br />

amniotico, tumorali.<br />

La prima stima che si fa <strong>in</strong> p.s. è la ricerca di edema di un arto <strong>in</strong>feriore<br />

con possibile positività dei segni di :<br />

1. Bauer: dolore alla palpazione profonda del polpaccio<br />

2. Homans: dolore alla palpazione dopo la flessione dorsale del<br />

piede<br />

3. Laurel: dolore al polpaccio dopo un colpo di tosse o uno<br />

starnuto<br />

In caso di diagnosi di TVP del sistema venoso profondo prossimale, il<br />

paziente deve essere ospedalizzato e si deve <strong>in</strong>iziare la terapia che è la<br />

stessa della TEP.<br />

Se non si reperta alcuna trombosi venosa, bisogna comunque cont<strong>in</strong>uare<br />

l’iter diagnostico della TEP.<br />

La profilassi della TVP è il mezzo più efficace per ridurre<br />

l’<strong>in</strong>cidenza di TEP!<br />

DIAGNOSI DI TEP.<br />

Il processo diagnostico della TEP nasce prima di tutto da un elevato<br />

grado di sospetto cl<strong>in</strong>ico, che è <strong>in</strong>tegrazione di:<br />

7.3 - Malattia Venosa Cronica ed Embolia Polmonare<br />

1. Anamnesi<br />

2. Fattori predisponenti<br />

3. Cl<strong>in</strong>ica<br />

4. Alta probabilità nei tests predittivi: (WELLS, GINEVRA,<br />

WIKI, PISA)<br />

5. Esami strumentali di primo livello<br />

6. Esperienza e competenza del cl<strong>in</strong>ico<br />

Ruolo fondamentale del cl<strong>in</strong>ico nella pronta formulazione del<br />

sospetto di TEP<br />

Alterazioni ECG:<br />

1. Segni di sovraccarico destra acuto (S1 Q3 T3)<br />

2. T negativa (V1-V4)<br />

3. Fibrillazione atriale<br />

4. Tachicardia s<strong>in</strong>usale<br />

5. Bb destra di nuova <strong>in</strong>sorgenza<br />

6. P polmonari <strong>in</strong> D2 D3<br />

7. Ecg normale non esclude diagnosi di embolia polmonare<br />

8. Utile per escludere altre cause di dolore toracico<br />

Alterazioni rx torace<br />

Pensare a TEP <strong>in</strong> presenza di dispnea ed <strong>in</strong> assenza di rilievi rx<br />

particolari!<br />

Alterazioni frequenti ma aspecifiche.<br />

Segni <strong>in</strong>dicativi:<br />

1. Ingrandimento ventricolo destro<br />

2. Segno di Palla: <strong>in</strong>grandimento dell’a. polmonare <strong>in</strong>feriore<br />

destra a monte dell’embolo<br />

3. Segno di Westermark: oligoemia regionale a valle della<br />

presunta sede di ostruzione<br />

157


7 - Flebotrombosi<br />

158<br />

4. Segno o gobba di Hampton: opacità basale di forma<br />

triangolare <strong>in</strong>dicativo di <strong>in</strong>farto completo<br />

5. Versamento pleurico che può mascherare l’<strong>in</strong>farto<br />

6. Innalzamento del diaframma<br />

7. Il ruolo pr<strong>in</strong>cipale della rx è quello di escludere altre<br />

patologie e di dare utili orientamenti per il successivo work<br />

up<br />

Alterazioni emogasanalisi:<br />

1. Ipossiemia (PAO 2 m<strong>in</strong>ore di 80 mmHg, ipocapnia (PACO 2<br />

m<strong>in</strong>ore di 40 mmHg) e tendenza all’alcalosi respiratoria<br />

per l’iperventilazione del paziente.<br />

2. La gravità dell’ipossia correla con la gravità e l’estensione<br />

dell’ embolia polmonare<br />

3. Nel 26% dei pazienti emogasanalisi normale<br />

Un’emogas analisi alterata può aumentare la probabilità di TEP, ma<br />

un’emogas analisi normale non può escludere la diagnosi.<br />

D dimero: utile per escludere, non per confermare TEP.<br />

1. Prodotto della lisi plasm<strong>in</strong>ica della fibr<strong>in</strong>a<br />

2. Misurato con metodo ELISA<br />

3. Valore soglia 500 ng/ml, se maggiore di 500 ng/ml<br />

associato a malattia tromboembolica<br />

4. Alta sensibilità e bassa specificità<br />

5. Elevato valore predittivo negativo (95%), basso potere<br />

predittivo positivo (40%)<br />

6. Il test non va considerato isolatamente, ma va <strong>in</strong>tegrato<br />

con <strong>in</strong>formazioni di ord<strong>in</strong>e cl<strong>in</strong>ico e strumentale.<br />

7. Se normale permette di escludere un processo trombotico<br />

<strong>in</strong> atto<br />

7.3 - Malattia Venosa Cronica ed Embolia Polmonare<br />

Ecocardiogramma TTE:<br />

1. Nel paziente critico valore diagnostico<br />

2. Nel paziente non critico valore prognostico (<strong>in</strong>fatti: con<br />

disfunzione ventricolare destra TEP sub massiva; senza<br />

disfunzione ventricolare destra TEP non massiva)<br />

• Utile nella fase diagnostica nei soggetti emod<strong>in</strong>amicamente<br />

<strong>in</strong>stabili, per escludere diagnosi alternative (IMA,<br />

Tamponamento cardiaco, Dissezione aortica).<br />

• È la prima <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e strumentale nel paziente critico<br />

• Ecocardiografia: disponibile <strong>in</strong> tutti gli ospedali e di facile<br />

esecuzione al letto del paziente<br />

Segni diretti<br />

1. Evidenza di tromboembolo nelle sezioni destra o nei rami<br />

delle aa. polmonari.<br />

Segni <strong>in</strong>diretti (di cuore polmonare acuto):<br />

1. Dilatazione e ipoc<strong>in</strong>esi del ventricolo destro<br />

2. Segno di Mac Connell: iperc<strong>in</strong>esia del segmento apicale<br />

con ipoc<strong>in</strong>esia della parete libera (segno di grande<br />

specificità)<br />

3. Flutter<strong>in</strong>g o bulg<strong>in</strong>g del setto <strong>in</strong>terventricolare spostato<br />

a s<strong>in</strong>istra con <strong>in</strong>cremento del rapporto ventricolo destro/<br />

ventricolo s<strong>in</strong>istro<br />

4. Ventricolo s<strong>in</strong>istro a “d” o a “banana” <strong>in</strong> parasternale asse<br />

corto.<br />

5. Ipertensione arteriosa polmonare<br />

6. Insufficienza tricuspidale con PAP > 35 mmHg<br />

7. Mancato collasso <strong>in</strong>spiratorio della vena cava <strong>in</strong>feriore che<br />

risulta dilatata ed ipomobile<br />

159


7 - Flebotrombosi<br />

160<br />

8. Importanza dell’ecocardiografia nella stratificazione<br />

prognostica:<br />

a. TEP a basso rischio: v. destro normale, mortalità<br />

<strong>in</strong>feriore al 4%.<br />

b. TEP submassiva: disfunzione ventricolare destra,<br />

mortalità 5-10%.<br />

c. TEP massiva: disfunzione ventricolare destra ed<br />

ipotensione o shock: mortalità 30%.<br />

9. I pazienti con pressioni polmonari maggiori di 50 mmHg<br />

all’esordio hanno una maggiore frequenza di ipertensione<br />

polmonare cronica a distanza<br />

Ecocolor doppler venoso arti <strong>in</strong>feriori:<br />

Ultrasonografia venosa con compressione (CUS) seriata: tale<br />

metodica consente di esplorare tutto l’asse venoso profondo e<br />

di verificarne la pervietà e la comprimibilità mediante leggere<br />

pressioni della sonda <strong>in</strong> trasversale.<br />

1. Unico criterio diagnostico validato dalla<br />

letteratura: assenza di comprimibilità CUS<br />

assente”.<br />

2. Se il tratto venoso risulta comprimibile e le pareti<br />

venose collabiscono completamente, esso è<br />

sicuramente libero dalla presenza endolum<strong>in</strong>ale di<br />

materiale trombotico.<br />

3. L’<strong>in</strong>compressibilità della vena, la sua dilatazione,<br />

l’evidenza di materiale ecogeno nella vena,<br />

<strong>in</strong>sieme all’assenza di flusso all’<strong>in</strong>terno al color<br />

power doppler, costituiscono i semplici fondamenti<br />

dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e ultrasonica.<br />

LA DIAGNOSI DELLA TVP:<br />

• Non è accurata <strong>in</strong> quanto né sensibile, né specifica. La mancanza di<br />

un elemento patognomonico richiede che la diagnosi <strong>in</strong> via def<strong>in</strong>itiva<br />

7.3 - Malattia Venosa Cronica ed Embolia Polmonare<br />

venga affidata al riscontro di un esame strumentale con ultrasuoni.<br />

• L’Ecocolordoppler venoso è fortemente raccomandato anche nel<br />

caso di trombosi venose superficiali non solo per verificare la precisa<br />

estensione prossimale della TVS, sempre sottostimata cl<strong>in</strong>icamente, ma<br />

soprattutto per escludere la presenza della complicanza più temuta della<br />

TVS, e cioè l’estensione alle cross safenofemorali o safenopoplitee o<br />

alle vene perforanti e da lì alle vene profonde con possibile presenza di<br />

TVP e/o TEP.<br />

Diagnosticare TVP <strong>in</strong> pazienti con sospetta TEP è sufficiente per impostare<br />

terapia!<br />

DIAGNOSI CLINICA DELLA TEP:<br />

Segni e s<strong>in</strong>tomi poco sensibili e poco specifici<br />

Sono più evidenti nella forma massiva e submassiva<br />

1. As<strong>in</strong>tomatica nel 40-50%<br />

2. Dispnea improvvisa 73% (a volte è l’unico elemento sul quale impostare<br />

l’iter diagnostico)<br />

3. Tachipnea 70%<br />

4. Tachicardia 60%<br />

5. S<strong>in</strong>cope 20%, lipotimia associata a dispnea ed oppressione toracica<br />

6. Ipotensione<br />

7. Dolore toracico 66%<br />

8. Tosse 37%<br />

9. Emottisi 25%<br />

10. TVP 33%<br />

11. Shock 5%<br />

12. Ansia, irrequietezza, agitazione, segni dell’ipossia.<br />

La variabilità delle manifestazioni cl<strong>in</strong>iche è correlata con l’entità delle<br />

alterazioni emod<strong>in</strong>amiche, e qu<strong>in</strong>di dal numero e dal volume degli emboli, o<br />

dall’estensione del parenchima polmonare <strong>in</strong>teressato.<br />

161


7 - Flebotrombosi<br />

L’embolia polmonare è una patologia molto difficile da diagnosticare,<br />

rappresentando la diagnosi più comunemente mancata che ha come conseguenza<br />

la morte, è importante, qu<strong>in</strong>di, sospettarla ogni volta che è presente una dispnea<br />

<strong>in</strong>spiegabile ed improvvisa.<br />

Nei pazienti affetti da malattie cardiache e respiratorie il rischio di misconoscere<br />

questa patologia è particolarmente alto.<br />

Se il paziente con BPCO non migliora nonostante la terapia, pensare alla TEP.<br />

Embolia polmonare:<br />

1. Il camaleonte<br />

2. Killer silenzioso dell’anziano (Webster)<br />

3. La grande simulatrice (Braunwald)<br />

4. Il grande mimo<br />

5. S<strong>in</strong>drome proteiforme<br />

6. La più subdola fra le emergenze cardiologiche<br />

La sola valutazione cl<strong>in</strong>ica non permette di fare una diagnosi di certezza.<br />

Oltre ad avere una varia presentazione cl<strong>in</strong>ica è trasversale la sua presenza<br />

nei vari reparti: ortopedia, chirurgia, rianimazione, medic<strong>in</strong>a, oncologia,<br />

cardiologia, ostetricia, lungodegenza, MMG.<br />

La difficoltà diagnostica è anche maggiore se il paziente è affetto da patologie<br />

croniche cardiache o respiratorie.<br />

Il 90% delle morti avvengono <strong>in</strong> pazienti non trattati perché non è stata effettuata<br />

la diagnosi!<br />

CONFERMA DIAGNOSTICA DIAGNOSTICA STRUMENTALE<br />

Che deve susseguirsi rapidamente secondo un ord<strong>in</strong>e prioritario per non<br />

162<br />

7.3 - Malattia Venosa Cronica ed Embolia Polmonare<br />

rischiare decisioni terapeutiche affrettate e potenzialmente dannose.<br />

La sequenza diagnostica deve tenere conto delle condizioni cl<strong>in</strong>iche del<br />

paziente.<br />

Ecocardiografia:<br />

Segni diretti ed <strong>in</strong>diretti.<br />

Angio TC spirale:<br />

È considerato l’esame pr<strong>in</strong>cipale per la diagnosi di TEP. È<br />

attualmente la metodica più utilizzata nel sospetto di TEP. La TC<br />

multislice consente l’analisi accurata del 90% delle aa. polmonari<br />

subsegmentali e dimostra emboli di 2 mm <strong>in</strong> aa. polmonari di<br />

settimo ord<strong>in</strong>e<br />

Secondo alcuni studi la sensibilità della TC multislice sarebbe<br />

superiore a quella dell’angiografia con l’avvento delle TC 320 e<br />

640 slice.<br />

Angio RM:<br />

Valida alternativa alla TC nei pazienti con ipersensibilità ai mdc; è<br />

<strong>in</strong> cont<strong>in</strong>ua evoluzione; esame del futuro?<br />

Sc<strong>in</strong>tigrafia polmonare:<br />

Alto tasso di risultati a probabilità <strong>in</strong>termedia, limitata ai pazienti<br />

con contro<strong>in</strong>dicazioni alla TC<br />

Talora di difficile esecuzione la ventilatoria per le condizioni<br />

critiche del paziente. Non presente <strong>in</strong> ospedale.<br />

Angiografia polmonare:<br />

Gold standard, ma <strong>in</strong>vasivo, costoso e gravata da alte complicanze;<br />

sempre meno utilizzata dopo l’avvento della TC multislice.<br />

163


7 - Flebotrombosi<br />

DIAGNOSI DIFFERENZIALE: È VERAMENTE UNA TEP?<br />

Comprende tutte le condizioni patologiche che determ<strong>in</strong>ano dispnea o dolore<br />

pleurico o dolore toracico<br />

1. Edema polmonare acuto<br />

2. Infarto miocardico acuto<br />

3. BPCO riacutizzata<br />

4. Pneumotorace spontaneo<br />

5. Polmonite e broncopolmonite<br />

6. Asma<br />

7. Atelettasia polmonare<br />

8. Dissezione aortica<br />

9. Frattura costale<br />

10. Dolore muscolo scheletrico<br />

L’anamnesi, gli score cl<strong>in</strong>ici, l’esame obiettivo, l’ECG, l’rx torace, il dosaggio<br />

degli enzimi di mionecrosi, l’Ecocardiografia, l’Ecocolordoppler venoso arti<br />

<strong>in</strong>feriori permettono di effettuare sempre una corretta diagnosi differenziale.<br />

Nel sospetto di TEP si deve cercare di ottenere una diagnosi più “certa”<br />

possibile per evitare sia di non trattare i pazienti con TEP (esponendoli a rischio<br />

di morte), sia di trattare a lungo con terapia anticoagulante (potenzialmente<br />

pericolosa) pazienti nei quali non vi è TEP.<br />

VALUTAZIONE PROGNOSTICA:<br />

1. Criteri cl<strong>in</strong>ici: shock, ipotensione, score di Aujeski<br />

2. Criteri bioumorali: tropon<strong>in</strong>a (i livelli di tropon<strong>in</strong>a correlano con<br />

la dilatazione del v. destra e sono associati ad embolia polmonare<br />

complicata ed a maggiore mortalità) e BNP<br />

3. Criteri strumentali: ECG, Ecocardio, angioTC<br />

164<br />

• TEP massiva e submassiva: mortalità 10% alla prima ora. Necessita di<br />

formulare precocemente la diagnosi ed avviare la terapia adeguata<br />

7.3 - Malattia Venosa Cronica ed Embolia Polmonare<br />

• Micro TEP: buona sopravvivenza(ostruzione limitata, spontanea lisi<br />

dell’embolo)<br />

TERAPIA:<br />

1. Farmacologica (trombolisi, Epar<strong>in</strong>a non frazionata ENF, Epar<strong>in</strong>a a<br />

Basso Peso Molecolare EBPM, dicumarolici TAO)<br />

2. Non farmacologica (filtri cavali, embolectomia)<br />

La gravità del quadro cl<strong>in</strong>ico è determ<strong>in</strong>ante nella scelta dell’approccio<br />

terapeutico<br />

TEP ad alto rischio o massiva o critica con <strong>in</strong>stabilità emod<strong>in</strong>amica:<br />

La terapia trombolitica quando non contro<strong>in</strong>dicata rappresenta il gold standard<br />

dei quadri di TEP massiva.<br />

Terapia di supporto:<br />

1. ENF endovena <strong>in</strong>iziale<br />

2. Trombolisi (se non contro<strong>in</strong>dicazioni): rTPA al dosaggio di 100 mg <strong>in</strong><br />

2 ore<br />

3. Alla sospensione del trattamento trombolitico, dopo valutazione dei<br />

parametri emocoagulativi, segue l’epar<strong>in</strong>a sodica e.v. al dosaggio di<br />

1.000 u.i l’ora, poi embricata con warfar<strong>in</strong><br />

Embolectomia: (se trombolisi contro<strong>in</strong>dicata, o non responders alla terapia)<br />

1. Chirurgica<br />

2. Tramite cateterismo<br />

Filtri venosi cavali<br />

TEP a basso rischio:<br />

1. Non benefici cl<strong>in</strong>ici della trombolisi<br />

2. EBPM o fondapar<strong>in</strong>ux<br />

165


7 - Flebotrombosi<br />

166<br />

3. Segue TAO (dicumarolici)<br />

In attesa di ulteriori studi, non è chiaro, non essendovi l<strong>in</strong>ee guida valide, se<br />

la terapia trombolitica sia di alcun beneficio nei pazienti emod<strong>in</strong>amicamente<br />

stabili con evidenza ecocardiografica di disfunzione ventricolare destra.<br />

Per il trattamento <strong>in</strong>iziale di pazienti emod<strong>in</strong>amicamente stabili colpiti da<br />

embolia polmonare, la somm<strong>in</strong>istrazione sottocutanea di fondapar<strong>in</strong>ux una<br />

volta al giorno, senza monitoraggio di laboratorio, è altrettanto efficace e sicura<br />

della somm<strong>in</strong>istrazione endovenosa di dosi aggiustate di epar<strong>in</strong>a non frazionata.<br />

La terapia anticoagulante orale (TAO) con farmaci <strong>in</strong>ibitori della vitam<strong>in</strong>a<br />

k (dicumarolici) è <strong>in</strong>dicata nella terapia della TEP <strong>in</strong> fase acuta, questo<br />

trattamento può essere <strong>in</strong>iziato contemporaneamente alla terapia epar<strong>in</strong>ica,<br />

embricando le due terapie per almeno 5 giorni e sospendendo l’epar<strong>in</strong>a quando<br />

il valore dell’INR è <strong>in</strong> range (2-3, target 2,5) per almeno 2 giorni consecutivi.<br />

Non ottenere la anticoagulazione terapeutica entro le prime 24 ore comporta un<br />

alto tasso di recidive.<br />

Particolare attenzione va posta alla profilassi delle recidive.<br />

Nei pazienti colpiti da TEP si riscontra un’associazione l<strong>in</strong>eare tra precocità di<br />

somm<strong>in</strong>istrazione della terapia anticoagulante e ridotta mortalità.<br />

A coloro che ritengono necessaria una diagnosi certa di TEP prima di <strong>in</strong>iziare<br />

il trattamento, troppo spesso potrebbe essere fornita l’unica prova certa: quella<br />

autoptica.<br />

ALGORITMO DIAGNOSTICO: ESC 2008<br />

Sospetto cl<strong>in</strong>ico di TEP:<br />

Dopo valutazione della probabilità cl<strong>in</strong>ica Pre-test (Wells, G<strong>in</strong>evra, Pisa, Wiki)<br />

7.3 - Malattia Venosa Cronica ed Embolia Polmonare<br />

• Se probabilità bassa/moderata e d- dimero <strong>in</strong>feriore a 500 con CUS<br />

presente all’ecocolordoppler venoso arti <strong>in</strong>feriori : no TEP Non<br />

trattare<br />

• Se probabilità alta e D/dimero superiore a 500, con:<br />

1. Ecocolordoppler arti <strong>in</strong>feriori positivo per TVP trattare<br />

2. Ecocardiografia di moderata/bassa suggestività con<br />

a. segni diretti trattare<br />

b. segni <strong>in</strong>diretti trattare e seguire con TC multislice<br />

per conferma<br />

TC torace m.s. positiva per TEP trattare<br />

TC torace neg.:<br />

• Eseguire Sc<strong>in</strong>tigrafia polmonare, RM o angiografia polmonare: se<br />

positivi per TEP trattare<br />

CONSIDERAZIONI PERSONALI:<br />

• Non bisogna mai arrestare un iter diagnostico per l’assenza di s<strong>in</strong>tomi e<br />

segni classicamente associati a TEP!<br />

• Nessuno, cl<strong>in</strong>ico o radiologo, può illudersi di capire tutto da solo, facendo<br />

a meno dell’apporto <strong>in</strong>tegrato delle altrui conoscenze ed esperienze!<br />

• L’uomo vive <strong>in</strong> mezzo a ciò che vede, ma vede solo ciò che pensa!<br />

• Il medico che non pensa alla TEP raramente può diagnosticarla!<br />

• La dignità del dubbio va sempre preferita al tormento di un errore!<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

1. Att<strong>in</strong>à D, Valent<strong>in</strong>o M, Galiè N, Modolon C, Buia F, De Luca F, Bacchi-Reggiani<br />

ML, Zompatori M. Application of a new pulmonary artery obstruction score <strong>in</strong> the<br />

prognostic evaluation of acute pulmonary embolism: comparison with cl<strong>in</strong>ical and<br />

167


7 - Flebotrombosi<br />

haemodynamic parameters. Radiol Med. Mar 2011; 116(2): 230-45. Epub 2010 Dec 3.<br />

English, Italian.<br />

2. Cecil, Andreoli, Carpenter, Griggs, Loscalzo. Cecil trattato di medic<strong>in</strong>a <strong>in</strong>terna VI<br />

ED. Verduci Editore, 2003.<br />

3. Antithrombotic and Thrombolytic Therapy: American College of Chest Physicians<br />

Evidence-Based Cl<strong>in</strong>ical Practice Guidel<strong>in</strong>es (8th Edition).<br />

4. Fauci A, Braunwald E, Kasper D, Hauser S, Longo D, Jameson J, Loscalzo J. Harrison’s<br />

Manual of Medic<strong>in</strong>e, 17th ed. McGraw Hill Medical 2009, U.S, 769-772.<br />

168<br />

8.<br />

IL LINFEDEMA


8 - Il l<strong>in</strong>fedema<br />

ABSTRACT:<br />

170<br />

8.1 - Il l<strong>in</strong>fedema:<br />

le possibilità della terapia medica<br />

Sp<strong>in</strong>elli G.M.<br />

Flavonoids, often called “bioflavonoids”, are colourful substances that occur<br />

widely <strong>in</strong> the Plant K<strong>in</strong>gdom. Reasonably good, though not <strong>in</strong>disputable,<br />

evidence suggests that these bioflavonoids may be helpful for Haemorrhoidal<br />

Deseases, VCI and Limphoedema. Most literature describes OPC from grape<br />

seeds, Anthocyanosides from Bilberry, Diosm<strong>in</strong> and Hesperid<strong>in</strong> from citrus,<br />

Ananas, Orthosifon, Melilotus, Ruscus Aculeatus, G<strong>in</strong>kgo biloba etc. to be<br />

valid tools especially for treat<strong>in</strong>g chronic haemorrhoids, VCI, Limphoedema.<br />

Other flavonoids show better k<strong>in</strong>etics and better oral bioavailability especially<br />

if complexed with lipophilic carriers (Phytosome®). Also some Homeopathic<br />

preparations show efficacy <strong>in</strong> the same deseases.<br />

INTRODUZIONE:<br />

Il l<strong>in</strong>fedema, come dice la parola stessa, è un edema di natura l<strong>in</strong>fatica<br />

caratterizzato dall’accumulo di liquidi, e successivamente di sostanze,<br />

negli spazi <strong>in</strong>tercellulari. Esso è generalmente legato ad uno squilibrio tra<br />

assorbimento e filtrazione, con conseguente stasi l<strong>in</strong>fatica, e può essere dovuto<br />

a lesioni o a disfunzioni (spasmo) del Sistema l<strong>in</strong>fatico, con dim<strong>in</strong>uzione del<br />

drenaggio ovvero sovraccarico del Sistema stesso per troppa offerta di liquido.<br />

A volte l’edema si <strong>in</strong>staura per cause congenite (ipo-aplasia dei l<strong>in</strong>fatici),<br />

per <strong>in</strong>sufficienza della pompa muscolare del polpaccio (pazienti non o poco<br />

deambulanti), per lesioni e/o ostruzioni delle vie l<strong>in</strong>fatiche (post-traumatiche,<br />

post-operatorie) o, ancora, per patologie cronico-<strong>in</strong>fiammatorie, flebol<strong>in</strong>fedemi,<br />

flebiti e periflebiti da prolungato allettamento o immobilizzazione, ecc.<br />

Essendo i l<strong>in</strong>fatici un’importante via di deflusso del liquido extracellulare<br />

dei tessuti, i meccanismi pr<strong>in</strong>cipalmente responsabili dell’edema possono<br />

8.1 - Il l<strong>in</strong>fedema: le possibilità della terapia medica<br />

essere legati ad un <strong>in</strong>cremento della pressione idrostatica sanguigna per un<br />

qualsivoglia ostacolo alla progressione del sangue nel sistema venoso, oppure<br />

ad un blocco l<strong>in</strong>fatico dovuto ad una lesione traumatica o ad una compressione<br />

dei l<strong>in</strong>fatici dall’esterno, ovvero ad un’alterazione della microcircolazione<br />

tissutale con aumento della permeabilità capillare. Ricordiamo che, comunque,<br />

la permeabilità capillare può variare anche <strong>in</strong> seguito all’azione di una stasi<br />

venosa o di sostanze istam<strong>in</strong>osimili e seroton<strong>in</strong>osimili, oltre che per fenomeni<br />

idrostatici locali. Nei pazienti affetti da questa patologia, è caratteristico<br />

l’aumento di volume dell’arto o degli arti <strong>in</strong>teressati, che appaiono, <strong>in</strong>oltre,<br />

spesso deformati a partire dalla radice delle dita e, andando più su, f<strong>in</strong>o<br />

al g<strong>in</strong>occhio o addirittura f<strong>in</strong>o all’<strong>in</strong>gu<strong>in</strong>e. La consistenza del segmento o<br />

dell’arto <strong>in</strong> toto può apparire più o meno dura, con la pelle tesa e m<strong>in</strong>utissime<br />

gocciol<strong>in</strong>e perlate che si possono osservare <strong>in</strong> controluce. Importanti, per la<br />

loro frequenza, sono i l<strong>in</strong>fedemi dovuti a patologie di pert<strong>in</strong>enza ortopedica<br />

ed, <strong>in</strong> particolare: i l<strong>in</strong>fedemi post-traumatici duri, dovuti a distorsioni tibiotarsiche<br />

e/o a contusioni, etc.; i l<strong>in</strong>fedemi acuti traumatici, secondari a strappi<br />

muscolari, stiramenti e sfibramenti legamentari, lesioni tend<strong>in</strong>ee acute, fratture<br />

ossee, post-operatori, etc.; i l<strong>in</strong>fedemi da gesso o, comunque, da prolungata<br />

immobilizzazione, etc. Attenzione: è sempre un l<strong>in</strong>fedema quello legato<br />

a difetti posturali o alterazioni delle pompe muscolari, mentre non lo è<br />

quello cardiaco, renale, anasarcatico ecc.<br />

TERAPIA:<br />

L’atteggiamento fondamentale da tenere <strong>in</strong> questo tipo di patologia è<br />

rappresentato soprattutto dalla prevenzione, <strong>in</strong> particolar modo <strong>in</strong> quei pazienti<br />

con una dimostrata familiarità positiva e tenendo ben presente che il l<strong>in</strong>fedema<br />

primario è una condizione cl<strong>in</strong>ica ad esordio improvviso e, perciò, parlando<br />

appunto <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di prevenzione, poco prevedibile da questo punto di vista. Il<br />

l<strong>in</strong>fedema secondario, <strong>in</strong>vece, è cl<strong>in</strong>icamente prevedibile, così come lo possono<br />

essere, <strong>in</strong> fase conclamata, alcune delle sue complicanze. La prevenzione del<br />

l<strong>in</strong>fedema, nella maggior parte dei casi, deve avere come scopo quello di evitare<br />

le complicanze, soprattutto quelle <strong>in</strong>fettive, e di impedire il possibile aumento<br />

171


8 - Il l<strong>in</strong>fedema<br />

di volume dell’arto affetto. Nei casi non ancora complicati, elettivamente<br />

suscettibili di prevenzione, questi f<strong>in</strong>i sono raggiungibili mediante una<br />

precoce condotta terapeutica rappresentata dalla k<strong>in</strong>esiterapia (l<strong>in</strong>fodrenaggio<br />

e pressoterapia), dall’uso di presidi elastocompressivi (bendaggi a più strati,<br />

tutori elastici, calze elastiche), dalla correzione di difetti posturali (tutori, ortesi,<br />

plantari, ecc.) nonché dalla assunzione di medicamenti ad azione l<strong>in</strong>fotropa.<br />

Infatti, visto che il decorso cl<strong>in</strong>ico del l<strong>in</strong>fedema risulta gradualmente e<br />

pesantemente <strong>in</strong>gravescente, quanto più è precoce l’azione terapeutica, tanto più<br />

si può ottenere il rallentamento dell’evoluzione della patologia che, altrimenti,<br />

arreca notevoli disagi al paziente non solo dal punto di vista prettamente fisico<br />

e comportamentale, ma anche dal punto di vista lavorativo, essendo i l<strong>in</strong>fedemi<br />

più avanzati spesso gravemente <strong>in</strong>validanti e con un alto costo sociale ed<br />

economico. Il protocollo terapeutico fisico deve, naturalmente, essere adattato<br />

alla condizione cl<strong>in</strong>ica e deve comprendere accorgimenti comportamentali<br />

(regole di vita, g<strong>in</strong>nastica domiciliare, psicoterapia, autoterapia) <strong>in</strong> tutti i<br />

tipi di l<strong>in</strong>fedema, <strong>in</strong> particolar modo se si tratta di un l<strong>in</strong>fedema negli stadi<br />

<strong>in</strong>iziali (molle <strong>in</strong>termittente, molle remittente), scelte di k<strong>in</strong>esiterapisti<br />

esperti (l<strong>in</strong>fodrenaggio manuale, pressoterapia), farmaci efficaci ed affidabili,<br />

eventualmente cure termali flebo-l<strong>in</strong>fologiche (percorsi termali, bagni Kneipp<br />

ecc.) (Kauffmann 1996, Biassoni 1996, Peck<strong>in</strong>g 1996, Campisi 1996).<br />

Essendo la caratteristica pr<strong>in</strong>cipale del l<strong>in</strong>fedema, dal punto di vista chimico,<br />

rappresentata dall’elevata concentrazione di prote<strong>in</strong>e del fluido stagnante,<br />

la rimozione di questa componente è fondamentale se si vogliono ottenere<br />

risultati duraturi nel tempo. Rimuovere esclusivamente la componente idrica,<br />

ad esempio mediante l’uso di farmaci diuretici, significa ottenere un risultato<br />

transitorio e a volte controproducente <strong>in</strong> quanto tale condotta terapeutica non<br />

farebbe altro che concentrare ulteriormente le prote<strong>in</strong>e del fluido stagnante. La<br />

conseguenza di tutto ciò sarebbe la eventualità di un ulteriore <strong>in</strong>cremento dei<br />

fenomeni fibrotici del l<strong>in</strong>fedema e la certezza di una sua reiteratezza. La terapia,<br />

pertanto, al pari della prevenzione, deve essere <strong>in</strong>staurata precocemente per<br />

arrestare l’evoluzione dal semplice edema, reversibile, alla fibrosi, irreversibile.<br />

L’<strong>in</strong>tervento terapeutico si avvale del bendaggio elastocompressivo con<br />

bende a corta elasticità per ridurre, a livello <strong>in</strong>terstiziale, la quota di liquidi<br />

172<br />

8.1 - Il l<strong>in</strong>fedema: le possibilità della terapia medica<br />

e l<strong>in</strong>fa stagnante che i meccanismi di drenaggio, saturati, non riescono più<br />

a smaltire, determ<strong>in</strong>ando, così, la condizione di stasi a livello dello spazio<br />

<strong>in</strong>terstiziale. Accanto a tale presidio, è necessario affiancare <strong>in</strong>terventi di tipo<br />

fisico rappresentati dal L.D.M. (L<strong>in</strong>fo Drenaggio Manuale), dalla Pressoterapia<br />

sequenziale, dai percorsi termali, nonché dalla necessità di far <strong>in</strong>dossare calze<br />

elastiche di compressione adeguata.<br />

FITOTERAPIA NELLE PATOLOGIE VASALI:<br />

Le molecole presenti nelle droghe vegetali, utili nel trattamento delle patologie<br />

vasali, possono essere raggruppate <strong>in</strong> 4 grandi famiglie:<br />

1. flavonoidi;<br />

2. antocianosidi;<br />

3. lattoni;<br />

4. sapon<strong>in</strong>e.<br />

FLAVONOIDI: Sono composti polifenolici, distribuiti ubiquitariamente<br />

nelle piante e considerati gli antiossidanti del mondo vegetale; esplicano,<br />

<strong>in</strong>oltre, azione antiflogistica paragonabile, dal punto di vista biochimico, ai<br />

cortisonici, <strong>in</strong> quanto, <strong>in</strong>ibendo l’attività del timo, riducono la chemiotassi<br />

leucocitaria.<br />

I più usati nelle patologie vascolari sono: Rut<strong>in</strong>a (Flavone), estratta <strong>in</strong><br />

passato da Ruta graveolens, (non più perché tossica), oggi da altre piante;<br />

Citroflavonoidi (Flavoni, diosm<strong>in</strong>a); Quercet<strong>in</strong>a (Flavone) e Kaempferolo,<br />

presenti nei semi di Ippocastano e nelle foglie di G<strong>in</strong>kgo biloba; Esperid<strong>in</strong>a<br />

(flavani); Polifenoli contenuti nei frutti (c<strong>in</strong>orrodonti) della Rosa can<strong>in</strong>a<br />

ANTOCIANOSIDI: Strutturalmente simili ai flavonoidi, impartiscono la<br />

colorazione alla pianta. Comprendono:<br />

cianid<strong>in</strong>a, delfid<strong>in</strong>a, malvid<strong>in</strong>a, presenti nel Vacc<strong>in</strong>ium myrtillus,<br />

proantocianosidi e i loro oligomeri (OPC), presenti nella Vitis v<strong>in</strong>ifera.<br />

LATTONI: Si tratta di: Derivati triterpenici (acido asiatico, madecassico,<br />

asiaticoside, madecassicoside), contenuti nella Centella asiatica;<br />

G<strong>in</strong>kgolidi A,B,C (il più attivo è il B), contenuti nella G<strong>in</strong>kgo biloba;<br />

derivati Sesquiterpenici, composti che costituiscono una classe chimica;<br />

173


8 - Il l<strong>in</strong>fedema<br />

174<br />

il bilobadile A, contenuto nella G<strong>in</strong>kgo biloba.<br />

SAPONINE: Responsabili di diversi effetti. Nelle patologie venose<br />

sono utilizzate: Esc<strong>in</strong>a, sapon<strong>in</strong>a triterpenica dei semi di Ippocastano<br />

(Aesculus); Ruscogen<strong>in</strong>a e Neoruscogen<strong>in</strong>a, contenute nel rizoma di<br />

Ruscus Aculeatus.<br />

MECCANISMO D’AZIONE:<br />

1. dim<strong>in</strong>uzione della permeabilità vasale;<br />

2. riduzione della fragilità vasale;<br />

3. azione antiossidante, antiradicalica;<br />

4. <strong>in</strong>cremento dell’ossigenazione locale;<br />

5. blocco della s<strong>in</strong>tesi dei mediatori dell’<strong>in</strong>fiammazione;<br />

6. <strong>in</strong>ibizione di collagenasi ed elastasi;<br />

7. regolazione del metabolismo endoteliale;<br />

8. stimolazione s<strong>in</strong>tesi del collagene;<br />

9. stimolazione di sostanze ad azione antiaggregante.<br />

Non elim<strong>in</strong>ano, però, l’<strong>in</strong>sufficienza venosa e/o l<strong>in</strong>fatica!!!!<br />

In particolare abbiamo:<br />

1. Antocianosidi da Vacc<strong>in</strong>um Myrtillus. L’effetto capillaro-protettore<br />

di queste sostanze è noto da tempo, ma il loro impiego è entrato nella<br />

pratica cl<strong>in</strong>ica solo da quando si è potuto disporre di antocianosidi<br />

ad alto dosaggio con rapporti costanti tra le diverse antocianid<strong>in</strong>e.<br />

Secondo quanto pubblicato <strong>in</strong> letteratura, l’efficacia terapeutica degli<br />

antocianosidi sulla permeabilità capillare si esplicherebbe attraverso<br />

un duplice meccanismo d’azione: il primo, di carattere fisico-chimico,<br />

basato sulla formazione di complessi liposolubili tra le antocianid<strong>in</strong>e<br />

(agliconi degli antocianosidi) ed i fosfolipidi delle membrane<br />

endoteliali; il secondo, di tipo extra-parietale, legato all’attività sulla<br />

bios<strong>in</strong>tesi dei glicosam<strong>in</strong>oglicani (<strong>in</strong> particolare acido jaluronico) della<br />

sostanza fondamentale del connettivo e, <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva, sul manicotto<br />

mucopolisaccaridico peri-capillare.<br />

8.1 - Il l<strong>in</strong>fedema: le possibilità della terapia medica<br />

2. Triterpeni (Asiaticosidi) da Centella asiatica: sono dotate di<br />

azione l<strong>in</strong>fodrenante e, soprattutto, proprietà stimolanti la produzione<br />

di collagene: aumentano la s<strong>in</strong>tesi e il rilascio di tropocollagene<br />

e stimolano il turn-over dei mucopolisaccaridi acidi nel tessuto<br />

connettivo. Le sostanze attive della pianta sono note con il term<strong>in</strong>e<br />

di “frazione triterpenica”. Mediante un processo di purificazione<br />

estremamente complesso, è possibile ottenere, a partire dalla parte aerea<br />

della Centella Asiatica, una miscela di tale frazione così composta:<br />

acido madecassico (30%), acido asiatico (30%), asiaticoside (40%).<br />

3. Leucocianid<strong>in</strong>e da Vitis V<strong>in</strong>ifera: il cosiddetto “paradosso francese”<br />

è un fenomeno ben noto alla comunità scientifica di tutto il mondo.<br />

Secondo tale paradosso i francesi, pur avendo una dieta ricca di<br />

grassi, risulterebbero straord<strong>in</strong>ariamente protetti verso le malattie<br />

cardio-vascolari. Gli studi epidemiologici svolti a tale riguardo hanno<br />

successivamente messo <strong>in</strong> luce come tale paradosso trovi la sua<br />

spiegazione nella chimica del v<strong>in</strong>o rosso: questo, ben presente nella<br />

dieta dei francesi ed estremamente ricco di polifenoli ad elevatissimo<br />

potere anti-ossidante, sarebbe il responsabile di una mirata azione antiaterosclerotica.<br />

Secondo i più recenti studi, la presenza di elevati tassi<br />

ematici di lipoprote<strong>in</strong>e a bassa densità (LDL), provocata per esempio<br />

da una dieta ricca di grassi saturi, sarebbe una condizione, necessaria,<br />

ma non sufficiente, a generare una lesione ateromatosa. Quest’ultima,<br />

<strong>in</strong>vece, verrebbe a generarsi solo <strong>in</strong> seguito all’ossidazione delle LDL<br />

che, così modificate, <strong>in</strong>golferebbero i monociti circolanti trasformandoli<br />

nelle cosiddette “foam cells” (cellule schiuma), chiave di volta<br />

nell’eziologia dell’aterosclerosi. Il ruolo degli anti-ossidanti, alla luce<br />

di queste ricerche, sarebbe qu<strong>in</strong>di evidente: limitando e/o contrastando<br />

l’ossidazione delle LDL, bloccherebbero sul nascere quel processo<br />

che, com<strong>in</strong>ciato con la formazione di una placca ateromatosa, potrebbe<br />

condurre a patologie cardiovascolari <strong>in</strong> varie sedi (<strong>in</strong>farto, ictus,...).<br />

In diversi saggi enzimatici le leucoantocianid<strong>in</strong>e sono <strong>in</strong>oltre risultate<br />

essere <strong>in</strong>ibitori non-competitivi di enzimi come la xant<strong>in</strong>o-ossidasi<br />

(genera quei radicali liberi imputati del danneggiamento delle pareti<br />

175


8 - Il l<strong>in</strong>fedema<br />

176<br />

endoteliali) e di enzimi come l’elastasi, la collagenasi, la ialuronidasi e la<br />

beta-glucuronidasi (regolano il turn-over dei componenti della matrice<br />

extracellulare che circonda le pareti dei capillari). Alcuni test hanno<br />

poi permesso di evidenziare le proprietà capillaro-protettive, <strong>in</strong> quanto<br />

capaci di legare <strong>in</strong> maniera aspecifica le fibre che compongono le pareti<br />

dei vasi; mediante studi di farmacoc<strong>in</strong>etica è stato, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, possibile<br />

mettere <strong>in</strong> evidenza la buona biodisponibilità delle leucoantocianid<strong>in</strong>e<br />

somm<strong>in</strong>istrate per via orale ed il loro tropismo per l’apparato cardiovascolare<br />

e, <strong>in</strong> particolare, per tutti quei tessuti, come le pareti delle<br />

arterie, particolarmente ricchi di glicosam<strong>in</strong>oglicani.<br />

4. Meliloto (sommità fiorita, foglie): contiene bioflavonoidi, tann<strong>in</strong>i,<br />

eterosidi cumar<strong>in</strong>ici. A questi ultimi, ed <strong>in</strong> particolare al melilotoside,<br />

che è la frazione maggiormente presente, viene attribuita una notevole<br />

attività l<strong>in</strong>foc<strong>in</strong>etica che dipende <strong>in</strong> buona parte dalla sua capacità<br />

di aumentare l’attività proteolitica dei macrofagi che, così, riducono<br />

significativamente la quantità delle macroprote<strong>in</strong>e implicate nei<br />

l<strong>in</strong>fedemi, specie <strong>in</strong> quelli legati a flogosi. Inoltre, la cumar<strong>in</strong>a<br />

riduce il catabolismo delle catecolam<strong>in</strong>e a livello vasale, adrenal<strong>in</strong>a<br />

compresa, con conseguente miglioramento della contrattilità vasale e<br />

con riduzione dell’edema e del dolore. È utilizzato nella <strong>in</strong>sufficienza<br />

veno-l<strong>in</strong>fatica, negli edemi e nei l<strong>in</strong>fedemi. Tra gli effetti collaterali,<br />

può dare nausea e diarrea all’<strong>in</strong>izio del trattamento. Non deve essere<br />

somm<strong>in</strong>istrato durante l’allattamento e ai bamb<strong>in</strong>i sotto i 10 anni di età.<br />

5. Hamamelis virg<strong>in</strong>iana L. (Amamelide): l’Amamelide è ricca <strong>in</strong><br />

tann<strong>in</strong>i: tann<strong>in</strong>o gallico o amamelitann<strong>in</strong>o e tann<strong>in</strong>o catechico, derivati<br />

glucosidici dei flavonoli: miricetolo, quercetolo ecc. Ha un’attività<br />

analgesica, astr<strong>in</strong>gente, flebotonica ed emostatica per meccanismo di<br />

vasocostrizione da azione diretta sulla regolazione simpatica dei vasi.<br />

6. G<strong>in</strong>ko biloba (flavonoidi, g<strong>in</strong>kolidi, bilobadile): agisce <strong>in</strong>crementando<br />

la perfusione ematica, anche a livello periferico. Migliora la<br />

ipoperfusione locale agendo sulle piccole arterie e sulle arteriole precapillari<br />

con una azione vasoc<strong>in</strong>etica capace di <strong>in</strong>crementare il volume<br />

e la velocità del flusso ematico locale. Esperimenti eseguiti sull’aorta<br />

8.1 - Il l<strong>in</strong>fedema: le possibilità della terapia medica<br />

isolata di cavia e sottoposta a perfusione, hanno, appunto, evidenziato<br />

come l’estratto svolga la sua azione sulla media della parete arteriosa<br />

grazie ad un’<strong>in</strong>terazione diretta con i miociti parietali. Tale azione<br />

sembrerebbe migliorare sia la componente fasica che quella tonica<br />

della contrazione miocitica che normalmente sviluppa l’onda sfigmica.<br />

Può <strong>in</strong>crementare l’effetto degli anticoagulanti ed antiaggreganti<br />

piastr<strong>in</strong>ici.<br />

7. Gambo d’ananas: ricco di Bromel<strong>in</strong>a che, come noto, è un enzima<br />

proteolitico che aumenta la lisi dei depositi di fibr<strong>in</strong>a nella zona di<br />

<strong>in</strong>fiammazione, depositi che altrimenti bloccherebbero sia i capillari<br />

sanguigni che l<strong>in</strong>fatici; l’azione si esplica pr<strong>in</strong>cipalmente attraverso il<br />

miglioramento del microcircolo. È particolarmente utile negli edemi.<br />

8. Ippocastano: utile <strong>in</strong> caso di IVC e l<strong>in</strong>fatica, crisi emorroidarie.<br />

I cotiledoni del seme contengono, oltre a zuccheri e lipidi, anche<br />

flavonoidi e saponosidi; i tegumenti del seme contengono oligolimeri<br />

procianidoloci epicatecolici, tann<strong>in</strong>i e derivati cumar<strong>in</strong>ici (Vit.P).<br />

L’Esc<strong>in</strong>a, triterpene saponoside pentaciclico, aumenta la resistenza<br />

capillare, dim<strong>in</strong>uisce la permeabilità e determ<strong>in</strong>a un aumento del tono<br />

capillare per azione sulla muscolatura vasale: ne deriva un’azione<br />

antiedemigena, ant<strong>in</strong>fiammatoria e venotonica. Può potenziare<br />

leggermente l’effetto degli anticoagulanti orali ed è contro<strong>in</strong>dicato <strong>in</strong><br />

gravidanza (effetto sul plesso mioenterico) e <strong>in</strong> età pediatrica.<br />

9. Ruscus aculeatus (Pungitopo): è ricco di sapon<strong>in</strong>e, flavoni, nicot<strong>in</strong>a,<br />

Vit. C, tann<strong>in</strong>i e fitosteroli; ha proprietà antiflogistiche, diuretiche,<br />

aumenta il tono venoso e riduce la permeabilità capillare.<br />

10. Ortosiphon: è un potente diuretico natriuretico, risparmiatore di K+ ed<br />

uricosurico. L’azione diuretica è importante perché riduce la ritenzione<br />

idrica da parte dei colloidi tissutali ed ematici con riduzione, qu<strong>in</strong>di,<br />

della pressione oncotica.<br />

11. Diosm<strong>in</strong>a: viene usata da molti decenni per le sue proprietà capillarotrope<br />

e vasotoniche. Agisce come potente <strong>in</strong>ibitore delle prostagland<strong>in</strong>e e<br />

del trombossano A2 ed <strong>in</strong>terferendo con l’attivazione dei Leucociti,<br />

<strong>in</strong>ibisce la attivazione della cascata <strong>in</strong>fiammatoria provocando una<br />

177


8 - Il l<strong>in</strong>fedema<br />

178<br />

forte dim<strong>in</strong>uzione della permeabilità capillare. La protezione contro il<br />

danno vascolare è mediata anche dall’<strong>in</strong>ibizione dell’attivazione dei<br />

neutrofili e dalla dim<strong>in</strong>uzione dei livelli serici delle prote<strong>in</strong>e d’adesione<br />

endoteliale. La diosm<strong>in</strong>a migliora diversi parametri compromessi nella<br />

patologia diabetica, grazie alla potente azione antiossidante: è molto<br />

importante la dim<strong>in</strong>uzione del livello di glicosilazione delle prote<strong>in</strong>e e<br />

l’aumento d’attività della glutatione perossidasi. Di rilievo è anche la<br />

capacità di normalizzare la velocità di filtrazione capillare e dim<strong>in</strong>uire<br />

le resistenze al flusso ematico migliorandone la reologia. La diosm<strong>in</strong>a<br />

prolunga l’effetto vasocostrittore della noradrenal<strong>in</strong>a a livello delle<br />

pareti venose, per poi qu<strong>in</strong>di ridurre la capacitanza, la distensibilità e<br />

la stasi. Questo <strong>in</strong>crementa il ritorno venoso e ciò riduce l’ipertensione<br />

venosa. Inf<strong>in</strong>e, la diosm<strong>in</strong>a aumenta il drenaggio l<strong>in</strong>fatico mediante<br />

l’<strong>in</strong>cremento della frequenza e dell’<strong>in</strong>tensità delle contrazioni l<strong>in</strong>fatiche,<br />

aumentando la funzionalità della rete capillare l<strong>in</strong>fatica.<br />

FITOTERAPIA:<br />

Generalmente i pr<strong>in</strong>cipi attivi estratti dalle piante sono somm<strong>in</strong>istrati<br />

soprattutto <strong>in</strong> forma di t<strong>in</strong>tura (dalla droga secca), t<strong>in</strong>tura madre (dalla droga<br />

fresca), macerato glicer<strong>in</strong>ato, estratto fluido, estratto secco titolato o, ancora,<br />

<strong>in</strong> forma micronizzata, complesso fitosomale, ecc. Spesso, però, il processo<br />

di purificazione a cui sono sottoposte le parti delle piante, riduce fortemente o<br />

priva le sostanze della loro naturale veicolazione: i pr<strong>in</strong>cipi attivi non sono più<br />

capaci di raggiungere i loro bersagli <strong>in</strong> concentrazione utile per cui, da composti<br />

farmacologicamente attivi, si trasformano <strong>in</strong> <strong>in</strong>gredienti poco attivi, utili solo se<br />

somm<strong>in</strong>istrati ad alte dosi. Per questo problema non di poco conto, tra le varie<br />

formulazioni, appena lette, che abbiamo a nostra disposizione, ne è presente<br />

una che si basa su un concetto nuovo: il FITOSOMA® che è una struttura<br />

chimica brevettata determ<strong>in</strong>ata dall’<strong>in</strong>terazione stechiometrica, <strong>in</strong> solvente<br />

aprotico, di una frazione polifenolica pura, o standardizzata, con una matrice<br />

fosfolipidica estratta dalla soia. Sulla base delle sue caratteristiche (chimicofisiche,<br />

spettroscopiche e biologiche), il complesso sostanzialmente migliora<br />

8.1 - Il l<strong>in</strong>fedema: le possibilità della terapia medica<br />

la biodisponibilità orale del pr<strong>in</strong>cipio attivo. Il FITOSOMA® <strong>in</strong>crementa<br />

l’assorbimento, la concentrazione plasmatica e l’efficacia del pr<strong>in</strong>cipio attivo<br />

stesso. A parità di dosaggio <strong>in</strong> pr<strong>in</strong>cìpi attivi, la biodisponibilità orale della<br />

forma fitosomale è almeno 3 volte superiore rispetto alla forma libera.<br />

Dopo somm<strong>in</strong>istrazione orale, <strong>in</strong>fatti, il complesso fitosomale, superata la<br />

barriera gastrica, raggiunge l’<strong>in</strong>test<strong>in</strong>o tenue dove è sottoposto ad un processo di<br />

emulsione e micellazione dovuto all’<strong>in</strong>terazione con i sali biliari. In tale forma<br />

il FITOSOMA®, penetrato attraverso la mucosa <strong>in</strong>test<strong>in</strong>ale, viene <strong>in</strong>corporato<br />

nei chilomicroni per mezzo dei quali, attraverso il sistema l<strong>in</strong>fatico e il torrente<br />

ematico, raggiunge i tessuti bersaglio dove i pr<strong>in</strong>cipi attivi vengono rilasciati<br />

<strong>in</strong> forma praticamente pura. L’ottimizzazione della “resa” farmacologica del<br />

pr<strong>in</strong>cipio attivo viene, poi, permessa dallo sviluppo di tecnologie che hanno<br />

reso possibile la realizzazione del cosiddetto “rilascio controllato”.<br />

Fig.1 - Diagramma biodisponibilità fitosoma<br />

Fig. 2 - Struttura molecolare Fitosoma®<br />

179


8 - Il l<strong>in</strong>fedema<br />

CONCLUSIONI:<br />

In particolare, nella mia esperienza personale, nelle malattie Emorroidarie,<br />

nella IVC e nei L<strong>in</strong>fedemi, si sono notati gli ottimi risultati terapeutici di<br />

comb<strong>in</strong>azioni di Vacc<strong>in</strong>ium Myrtillus, Vitis v<strong>in</strong>ifera e Centella Asiatica<br />

(Emospid) e Vitis v<strong>in</strong>ifera, G<strong>in</strong>kgo biloba e Melilotus Offic<strong>in</strong>alis (Carvel<strong>in</strong>)<br />

complessati, appunto, <strong>in</strong> forma fitosomale. Queste comb<strong>in</strong>azioni sono state e<br />

sono oggetto di valutazione della loro efficacia cl<strong>in</strong>ica <strong>in</strong> studi multicentrici<br />

<strong>in</strong>trapresi nell’ambito del Dottorato <strong>in</strong> Biotecnologie Cl<strong>in</strong>iche e Sperimentali<br />

nelle Malattie delle Vene e dei L<strong>in</strong>fatici - Centro Interuniversitario di Ricerca e<br />

Formazione <strong>in</strong> <strong>Flebologia</strong> - Università degli Studi di Perugia, realizzati anche<br />

grazie alla <strong>in</strong>dispensabile e fondamentale collaborazione di numerosi medici,<br />

<strong>in</strong> parte medici generici e <strong>in</strong> buona parte Flebologi che hanno frequentato i<br />

Corsi di Perfezionamento <strong>in</strong> <strong>Flebologia</strong> presso l’Università degli Studi di<br />

Perugia e che sono presenti su tutto il territorio nazionale, per cui gli studi<br />

stessi presentano una notevole omogeneicità, sia formativa che territoriale.<br />

Lo scopo delle ricerche era ed è di cercare, e possibilmente trovare, valide<br />

alternative agli usuali trattamenti orali ora disponibili e nuove terapie che siano<br />

sempre più efficaci verso i disturbi causati, appunto, da queste patologie con<br />

l’obbiettivo di valutare l’efficacia e la tollerabilità di nuovi fitoterapici e di<br />

nuove comb<strong>in</strong>azioni che abb<strong>in</strong>ano sperimentate conoscenze con le moderne<br />

tecniche farmaceutiche.<br />

Inf<strong>in</strong>e, nella mia esperienza ho imparato ad apprezzare l’ottima efficacia, nei<br />

L<strong>in</strong>fedemi, di preparati Omotossicologici come il Lymphomyosot (Heel) ed il<br />

Lymdiaral (Pascoe).<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

1. Bombardelli. Phytosome: new delivery system. Boll Chim Farm 130(11) 431-438.<br />

2. Campisi C. Il l<strong>in</strong>fedema, aspetti attuali di diagnosi e terapia. <strong>Flebologia</strong> Oggi, M<strong>in</strong>erva<br />

Medica Ed, 1997; 1: 27-41<br />

3. Schirmohammadi R, Werner B. Il Sistema L<strong>in</strong>fatico e le possibilità terapeutiche. 12 anni di<br />

esperienza cl<strong>in</strong>ica con Lymdiaral®. Acta Biologica, 28 Maggio 1996; Anno XXXV (1)<br />

4. Zenner S, Metelmann M. Impiego terapeutico di Lymphomyoso®t: risultato di uno studio<br />

180<br />

8.1 - Il l<strong>in</strong>fedema: le possibilità della terapia medica<br />

multicentrico condotto su 3512 pazienti. Biologische Mediz<strong>in</strong> 5/89<br />

5. Vettoriello G, Cerreta G, Derwish A, Cataldi A, et al. Contribution of a comb<strong>in</strong>ation of alpha<br />

and beta benzopyrones, flavonoides and natural terpenes <strong>in</strong> the treatment of lymphedema<br />

of the lower limbs at the 2 nd stages of surgical classification. M<strong>in</strong>erva Cardioangiol. 44 (9)<br />

447-455.<br />

6. L<strong>in</strong>ee guida diagnostico-terapeutiche delle malattie delle vene e dei l<strong>in</strong>fatici. Acta Phleb. -<br />

Rev. 2003 - Vol.4. n° 1-2 - Aug. 2003 - M<strong>in</strong>erva Medica; 3-5: 79-80<br />

181


8 - Il l<strong>in</strong>fedema<br />

182<br />

8.2 - Il l<strong>in</strong>fedema: le possibilità della terapia<br />

compressiva e strategie riabilitative<br />

ABSTRACT:<br />

Corda D.<br />

Lymphedema is a chronic, pa<strong>in</strong>less edema, usually of lower extremities. The<br />

conservative approach to this problem is recognized as golden standard by all<br />

<strong>in</strong>ternational guidel<strong>in</strong>es. It requires a patient-fitted comb<strong>in</strong>ed decongest<strong>in</strong>g<br />

physiotherapic program. This approach is divided <strong>in</strong> two phases: a short time<br />

<strong>in</strong>tensive decongest<strong>in</strong>g phase (CDP1) and a middle/long-time optimiz<strong>in</strong>g one<br />

(CDP2). CDP1 is characterized for us<strong>in</strong>g a multilayered lymphologic bandag<strong>in</strong>g,<br />

while CDP2 for us<strong>in</strong>g an <strong>in</strong>elastic conta<strong>in</strong><strong>in</strong>g brace. Lymphatic dra<strong>in</strong>age,<br />

hygiene and a correct wound treatment represent another pivotal po<strong>in</strong>t <strong>in</strong> the<br />

conservative approach to lymphedema.<br />

INTRODUZIONE:<br />

Riconosciuto ormai come golden standard terapeutico dalle l<strong>in</strong>ee guida nazionali<br />

e <strong>in</strong>ternazionali stilate dalle Società Scientifiche del settore l<strong>in</strong>fo-angiologico,<br />

vascolare e riabilitativo, l’approccio conservativo al l<strong>in</strong>fedema richiede un<br />

personalizzato programma fisioterapico decongestivo comb<strong>in</strong>ato. L’approccio<br />

al paziente portatore di disabilità associata al l<strong>in</strong>fedema richiede, <strong>in</strong>vece, strategie<br />

riabilitative personalizzate con programmi a breve, a medio e lungo term<strong>in</strong>e.<br />

LA FISIOTERAPIA DECONGESTIVA COMBINATA:<br />

I l<strong>in</strong>fologi identificano un programma riabilitativo a breve term<strong>in</strong>e (CDP1 o<br />

fase <strong>in</strong>tensiva di decongestione) e un programma riabilitativo a medio/lungo<br />

term<strong>in</strong>e (CDP2 o fase di mantenimento e ottimizzazione dei risultati ottenuti<br />

con la CDP1).<br />

8.2 - Il l<strong>in</strong>fedema: le possibilità della terapia compressiva e strategie riabilitative<br />

Nella CDP1 il cosiddetto bendaggio l<strong>in</strong>fologico multistrato, che si differenzia<br />

dal bendaggio flebologico multistrato, rappresenta uno dei card<strong>in</strong>i terapeutici.<br />

Nella CDP2, il tutore elastocontenitivo riveste un ruolo <strong>in</strong>sostituibile nel contrastare<br />

la ipertensione <strong>in</strong>terstiziale e nel mantenere un equilibrio tra produzione<br />

e trasporto della l<strong>in</strong>fa.<br />

Altri pilastri fondamentali della fisioterapia decongestiva comb<strong>in</strong>ata (CDP,<br />

dall’<strong>in</strong>glese Complete Decongestive Physiotherapy) restano l’igiene e la cura<br />

della cute e delle sue eventuali lesioni; il drenaggio l<strong>in</strong>fatico manuale con le<br />

sue diverse manualità che <strong>in</strong>tervengono sull’<strong>in</strong>terstizio, sui vasi, sui l<strong>in</strong>fonodi,<br />

sugli spartiacque, sulle aree di fibrosi, sulle eventuali cicatrici e sulle eventuali<br />

aree irradiate; l’attivazione sequenziale delle pompe muscolari degli arti, sotto<br />

bendaggio, meglio se affidata, per gli arti <strong>in</strong>feriori, alla fisiologica deambulazione,<br />

soprattutto se può essere controllata come ad esempio su tapis roulant.<br />

Il tutore elastocontenitivo, di compressione idonea <strong>in</strong> relazione al tipo di l<strong>in</strong>fedema,<br />

alle sue caratteristiche cl<strong>in</strong>iche e soprattutto alla sede dell’edema, può<br />

essere richiesto anche su misura. In questo caso meglio se a trama piatta, ossia<br />

prodotto da telai l<strong>in</strong>eari.<br />

Due le variabili da considerare prima di richiedere un tutore elastocontenitivo:<br />

1. la completa decongestione dell’arto,<br />

2. l’esperienza nel rilevare le misure che non sempre e non <strong>in</strong> tutte le sedi<br />

corrispondono a quelle reali.<br />

IMPORTANZA DEL TEAM RIABILITATIVO:<br />

Un ultimo concetto, maturato ormai dopo tanti anni di esperienza <strong>in</strong> campo<br />

l<strong>in</strong>fologico, è quello che ribadisce la stretta dipendenza dei risultati dalla preparazione<br />

e dall’esperienza del team riabilitativo-l<strong>in</strong>fologico che si fa carico del<br />

paziente portatore di l<strong>in</strong>fedema.<br />

183


8 - Il l<strong>in</strong>fedema<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

1. Ko DSC, Lerner R, Klose G, Cosimi AB. Effective treatment of Lymphedema of the extremities.<br />

Arch Surg, april 1998; vol. 133: 452-458.<br />

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decongestive physiotherapy for the treatment of extremity lymphedema. Int J Cl<strong>in</strong> Oncol,<br />

2007 dec;12(6): 463-8. Epub 2007 dec.<br />

3. Yamamoto T, Todo Y, Kaneuchi M, Handa Y, Watanabe K., Yamamoto R. Study of edema<br />

reduction patterns dur<strong>in</strong>g the treatment phase of complex decongestive physiotherapy for<br />

extremity l<strong>in</strong>mphedema. Lymphology, 2008 Jun,; 41(2): 80-6.<br />

4. L<strong>in</strong>ee guida diagnostico-terapeutiche delle malattie delle vene e dei l<strong>in</strong>fatici. Acta Phleb –<br />

Rev 2003 - Vol 4 n° 1-2 – Aug 2003, M<strong>in</strong>erva Medica.<br />

184<br />

ABSTRACT:<br />

8.3 - IL LINFEDEMA: Le possibilità della Chirurgia<br />

8.3 - IL LINFEDEMA:<br />

Le possibilità della Chirurgia<br />

Eretta C., Benatti E., , Berti S., Cevasco L.,<br />

Falco E., Maritato P., Rota A., Maritato F.<br />

Lymphedema is a pathologic condition where the lymphatic flow is obstucted<br />

or proceeds very slowly: the result is a progressive swell<strong>in</strong>g of the limbs.<br />

A typical complication is recurrent acute lymphangitis (erysipelas), that is<br />

responsable for a worsen<strong>in</strong>g of the cl<strong>in</strong>ical picture (swell<strong>in</strong>g and hardnes of the<br />

limb).<br />

This will let the lymphedema progress very fast, br<strong>in</strong>g<strong>in</strong>g the patient to<br />

<strong>in</strong>validat<strong>in</strong>g conditions and (rarely) to tumoral degeneration (Stewart-Treves<br />

syndrome).<br />

The cont<strong>in</strong>uous use of conservative treatment (bandag<strong>in</strong>g, physiotherapy and<br />

compressive stock<strong>in</strong>gs) br<strong>in</strong>gs for sure an improvement of the lymphedema.<br />

In selected cases, microsurgery of the lymphatics leads to an improvement, if it<br />

is associated with conservative therapy.<br />

INTRODUZIONE:<br />

Il l<strong>in</strong>fedema rappresenta un quadro patologico di non raro riscontro cl<strong>in</strong>ico<br />

caratterizzato dal rallentamento o dal blocco della circolazione l<strong>in</strong>fatica<br />

dell’arto o degli arti colpiti, con evoluzione progressivamente <strong>in</strong>gravescente<br />

e comparsa di ricorrenti complicanze di tipo l<strong>in</strong>fangitico acuto di natura per<br />

lo più erisipeloide, responsabili di un ulteriore e rapido aumento <strong>in</strong> volume e<br />

consistenza dell’edema. Viene così ad <strong>in</strong>staurarsi una sorta di circolo vizioso<br />

che, automantenendosi, determ<strong>in</strong>a la comparsa di un quadro cronico <strong>in</strong>fettivotossico-metabolico,<br />

con grave <strong>in</strong>validità del paziente e possibile, seppur<br />

fortunatamente rara, degenerazione sarcomatosa dei tessuti l<strong>in</strong>fedematosi (s. di<br />

185


8 - Il l<strong>in</strong>fedema<br />

Stewart-Treves) 1 .<br />

Le metodiche terapeutiche di natura conservativa medico-fisica 2,3 , adottate<br />

nel trattamento del l<strong>in</strong>fedema degli arti, consentono di raggiungere un certo<br />

miglioramento <strong>in</strong> alcuni tipi di l<strong>in</strong>fedema, ma la terapia deve essere <strong>in</strong>tensiva,<br />

proseguita per diversi mesi, ripetuta due o tre volte l’anno e il paziente deve<br />

portare un bendaggio o <strong>in</strong>dossare costantemente una gua<strong>in</strong>a elastica. Peraltro,<br />

la riduzione dell’edema procede lentamente e non sempre i presidi terapeutici<br />

medici e fisici adottati sono ben tollerati dal paziente.<br />

Le tecniche chirurgiche impiegate <strong>in</strong> passato per la cura dei l<strong>in</strong>fedemi miravano<br />

alla riduzione volumetrica degli arti mediante <strong>in</strong>terventi di tipo demolitivoresettivo.<br />

Le metodiche chirurgiche più comuni erano la cutolipofascectomia<br />

secondo Charles 4 , l’<strong>in</strong>tervento di Thompson 5 (drenaggio sottofasciale di lembo<br />

cutaneo scarificato) e la l<strong>in</strong>fangectomia totale superficiale secondo Servelle 6 .<br />

Si trattava, tuttavia, di soluzioni di natura s<strong>in</strong>tomatica che, non rimuovendo la<br />

causa dell’ostruzione al flusso l<strong>in</strong>fatico, fornivano una temporanea riduzione<br />

dell’edema, con successiva recidiva del l<strong>in</strong>fedema che si distribuiva <strong>in</strong> maniera<br />

disomogenea nell’arto colpito per la presenza delle ampie cicatrici retraenti<br />

deturpanti.<br />

L’avvento della microchirurgia ha consentito di studiare e realizzare soluzioni<br />

terapeutiche funzionali e causali del l<strong>in</strong>fedema con lo scopo di drenare il flusso<br />

l<strong>in</strong>fatico o di ricostruire le vie l<strong>in</strong>fatiche ove ostruite o mancanti, mediante<br />

tecniche f<strong>in</strong>i, riparatrici, <strong>in</strong>tervenendo direttamente sulle strutture l<strong>in</strong>fatiche<br />

stesse 7,8 .<br />

Le tecniche microchirurgiche hanno fornito risultati positivi e duraturi nel<br />

tempo sia per il trattamento di l<strong>in</strong>fedemi primari, che secondari ad <strong>in</strong>terventi di<br />

tipo oncologico, che comportano l’exeresi l<strong>in</strong>fonodale <strong>in</strong> sedi “critiche”, quali<br />

l’ascella e l’<strong>in</strong>gu<strong>in</strong>e, associati o meno a radioterapia.<br />

MATERIALI E METODI:<br />

Le tecniche di microchirurgia derivativa mirano al riprist<strong>in</strong>o del flusso l<strong>in</strong>fatico<br />

nella sede dell’ostruzione grazie alla realizzazione di un drenaggio l<strong>in</strong>fo-venoso<br />

mediante:<br />

186<br />

8.3 - IL LINFEDEMA: Le possibilità della Chirurgia<br />

1. Anastomosi L<strong>in</strong>fatico-Venose Term<strong>in</strong>o-Term<strong>in</strong>ali;<br />

2. Anastomosi L<strong>in</strong>fatico-Venose Term<strong>in</strong>o-Laterali.<br />

Le tecniche più recentemente e comunemente impiegate sono le anastomosi<br />

l<strong>in</strong>fatico-venose multiple, term<strong>in</strong>o-term<strong>in</strong>ali o term<strong>in</strong>o-laterali, realizzate<br />

direttamente utilizzando vene pr<strong>in</strong>cipali o collaterali delle stesse, a seconda<br />

della situazione anatomica riscontrata al momento dell’<strong>in</strong>tervento, ed eseguite<br />

al 1/3 medio della superficie volare del braccio, per l’arto superiore, ed <strong>in</strong><br />

regione <strong>in</strong>gu<strong>in</strong>o-crurale, per l’arto <strong>in</strong>feriore (Fig.1).<br />

Nel nostro studio abbiamo arruolato pazienti affeti da l<strong>in</strong>fedema degli arti al IV-V<br />

stadio della malattia, non rispondenti alla terapia medico-fisica riabilitativa.<br />

Fig.1 - Anastomosi L<strong>in</strong>fatico-Venosa Multipla Term<strong>in</strong>o-Term<strong>in</strong>ale. Si osserv<strong>in</strong>o, <strong>in</strong><br />

particolare, i collettori l<strong>in</strong>fatici anastomizzati.<br />

187


8 - Il l<strong>in</strong>fedema<br />

RISULTATI:<br />

I criteri di valutazione dei risultati sono rappresentati dalla volumetria ad<br />

acqua e dalla l<strong>in</strong>fangiosc<strong>in</strong>tigrafia. Le misurazioni volumetriche ci hanno<br />

permesso di evidenziare risultati ottimi (con riduzione volumetrica dell’edema<br />

dell’arto colpito oltre il 75% rispetto alle condizioni precedenti l’<strong>in</strong>tervento). Il<br />

follow-up dei pazienti trattati mediante microchirurgia comprendeva controlli<br />

periodici l<strong>in</strong>fangiosc<strong>in</strong>tigrafici. La l<strong>in</strong>fosc<strong>in</strong>tigrafia, condotta a distanza di<br />

tempo variabile dall’<strong>in</strong>tervento, ha consentito di dimostrare la pervietà delle<br />

anastomosi microchirurgiche derivative o ricostruttive mediante:<br />

1. la dimostrazione di una riduzione del “dermal backflow”;<br />

2. la “scomparsa” del tracciante <strong>in</strong> corrispondenza delle microanastomosi<br />

per il passaggio nel circolo ematico;<br />

3. la precoce “captazione” epatica del tracciante <strong>in</strong>dicativa di un più<br />

rapido passaggio del tracciante nel circolo sistemico;<br />

4. il riprist<strong>in</strong>o di vie l<strong>in</strong>fatiche preferenziali di risalita del tracciante.<br />

Fig.2 - Caso cl<strong>in</strong>ico di l<strong>in</strong>fedema primario dell’arto <strong>in</strong>feriore dx al IV stadio trattato<br />

con microchirurgia derivativa l<strong>in</strong>fatico-venosa. Il “follow-up” post-operatorio è stato<br />

effettuato ad un anno dall’<strong>in</strong>tervento<br />

188<br />

CONCLUSIONI:<br />

8.3 - IL LINFEDEMA: Le possibilità della Chirurgia<br />

L’utilizzo di tecniche microchirurgiche, nella nostra esperienza 10 , negli stadi<br />

più avanzati, ha consentito di raggiungere una rapida e significativa riduzione<br />

dell’edema (<strong>in</strong> rapporto alla componente liquida dello stesso), che viene<br />

mantenuta nel tempo e migliorata mediante procedure medico-fisiche, atte ad<br />

ottimizzare le vie di scarico realizzate chirurgicamente.<br />

La microchirurgia consente di trattare non solo i l<strong>in</strong>fedemi secondari, ma<br />

anche quelli primari, che riconoscono quasi costantemente una causa ostruttiva<br />

congenita, rappresentata da fibrosclerosi l<strong>in</strong>fonodale prossimale (ascellare o<br />

<strong>in</strong>gu<strong>in</strong>ale), con collettori l<strong>in</strong>fatici, afferenti a tali stazioni l<strong>in</strong>foghiandolari, che<br />

si presentano ben funzionanti e spesso dilatati ed ipertrofici per il tentativo<br />

di superamento dell’ostacolo. Le tecniche microchirurgiche permettono di<br />

derivare il flusso l<strong>in</strong>fatico ostruito su base congenita o acquisita nel circolo<br />

venoso, quando quest’ultimo è <strong>in</strong>tegro.<br />

Inf<strong>in</strong>e, le tecniche microchirurgiche giocano un ruolo di rilievo nella prevenzione<br />

del l<strong>in</strong>fedema secondario, oltre che nel prevenire il peggioramento della<br />

patologia e delle sue complicanze (l<strong>in</strong>fagiti, l<strong>in</strong>forrea, verrucosi l<strong>in</strong>fostatica ed<br />

impianto di un l<strong>in</strong>fangiosarcoma negli stadi più avanzati). Ma esistono, <strong>in</strong>oltre,<br />

concrete possibilità di prevenzione anche del l<strong>in</strong>fedema primario, basate su<br />

studi di genetica e di biologia molecolare, che saranno sicuramente <strong>in</strong> grado,<br />

<strong>in</strong> un prossimo futuro, di fornirci tecniche di bio<strong>in</strong>gegneria capaci di trattare e<br />

correggere anomalie cromosomiche, che sono responsabili di quadri congeniti<br />

di l<strong>in</strong>fedema, ancora durante la vita embrionale.<br />

Possiamo affermare, pertanto, che i risultati dell’esperienza cl<strong>in</strong>ica sopra<br />

riportata, nei pazienti affetti da l<strong>in</strong>fedema periferico degli arti, stanno a dimostrare<br />

come oggi la microchirurgia sia da considerare un presidio terapeutico valido<br />

e determ<strong>in</strong>ante nella complessa problematica terapeutica dei difficili quadri di<br />

patologia dei vasi l<strong>in</strong>fatici.<br />

189


8 - Il l<strong>in</strong>fedema<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

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lymphoedema after microsurgical treatment. Abstract Book, XXII International Congress<br />

of Lymphology, Sydney, September 21-25, 2009.<br />

190<br />

9.<br />

L’ULCERA VENOSA


9 - L’ulcera venosa<br />

ABSTRACT:<br />

192<br />

9.1 - Terapia medica e compressiva<br />

dell’ulcera venosa<br />

Topo F.<br />

Flebostatic ulcer is a cutaneous wound that hardly goes to a spontaneous and/<br />

or complete heal<strong>in</strong>g. The understat<strong>in</strong>g of pathofisiology of this lesion is the<br />

base of an effective therapy. Anticoagulants such as hepar<strong>in</strong>, phlebotropics<br />

like Diosm<strong>in</strong> and Hesperidyn, GAGs, antibiotics, synergically act to accelerate<br />

heal<strong>in</strong>g process. Medical therapy is more effective if jo<strong>in</strong>ed by mechanical<br />

compression, which prevents the venous <strong>in</strong>sufficiency which represents the<br />

“primum movens” of this pathology.<br />

OBIETTIVI:<br />

L’ulcera da stasi venosa o flebostatica è una lesione cutanea cronica che non<br />

tende alla guarigione spontanea, che non riepitelizza prima di sei settimane e<br />

che recidiva con elevata frequenza; rappresenta circa il 75% di tutte le lesioni<br />

trofiche a carico dell’arto <strong>in</strong>feriore. La scarsa attenzione o la superficialità con<br />

la quale si affronta questa lesione, determ<strong>in</strong>ano a volte gli scarsi risultati di<br />

guarigione, ma soprattutto i casi di pazienti che per mesi o addirittura per anni<br />

camm<strong>in</strong>ano con l’ulcera ricoperta da semplici medicazioni locali, senza che<br />

venga m<strong>in</strong>imamente corretta l’<strong>in</strong>sufficienza venosa alla base. Pertanto è fondamentale<br />

tener conto della fisiopatologia e della cl<strong>in</strong>ica per orientare la giusta<br />

terapia medica e compressiva verso la guarigione dell’ulcera.<br />

METODI:<br />

Cl<strong>in</strong>icamente, l’ulcera venosa di gamba si presenta, di solito, come una perdita<br />

di sostanza cutanea di forma irregolare, con il fondo ricoperto da un es-<br />

9.1 - Terapia medica e compressiva dell’ulcera venosa<br />

sudato giallastro, con marg<strong>in</strong>i ben def<strong>in</strong>iti, circondata da cute eritematosa o<br />

iperpigmentata e liposclerotica. Le ulcere variano di dimensione e sede, ma nei<br />

pazienti portatori di varici si osservano, abitualmente, nella regione mediale del<br />

terzo <strong>in</strong>feriore di gamba dovuta ad una <strong>in</strong>sufficienza nel territorio della grande<br />

safena o di perforanti <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>enti; un’ulcera che compare nella parte laterale<br />

di gamba è spesso associata ad <strong>in</strong>sufficienza della piccola safena. Il dolore <strong>in</strong><br />

questi pazienti, anche <strong>in</strong> assenza di <strong>in</strong>fezione, è aggravato dalla stazione eretta<br />

e dim<strong>in</strong>uisce f<strong>in</strong>o a scomparire con l’elevazione dell’arto. L’ulcera flebostatica<br />

rappresenta l’esito della evoluzione dell’<strong>in</strong>sufficienza venosa cronica che determ<strong>in</strong>a<br />

prima a livello macrocircolatorio e successivamente microcircolatorio,<br />

ipertensione venosa compensata <strong>in</strong> un primo momento dal sistema l<strong>in</strong>fatico;<br />

con l’usura del sistema l<strong>in</strong>fatico compare l’edema. La stasi venosa determ<strong>in</strong>a<br />

l’apertura degli shunt artero-venosi, causando, congiuntamente all’edema <strong>in</strong>terstiziale<br />

ed all’iperfibr<strong>in</strong>ogemia <strong>in</strong>terstiziale, l’alterazione dei processi di diffusione<br />

attraverso la matrice e l’<strong>in</strong>terferenza sui processi metabolici cellulari<br />

che esitano nella lesione cutanea. Conseguentemente la terapia non può tener<br />

conto esclusivamente dell’emod<strong>in</strong>amica macrovascolare, ma anche di aspetti<br />

che co<strong>in</strong>volgono l’unità microcicolatoria ed il laboratorio endoteliale. Dei vari<br />

trattamenti co<strong>in</strong>volti nella terapia dell’ulcera venosa, la terapia medica e compressiva<br />

meritano particolare attenzione per gli aspetti fisiopatologici e cl<strong>in</strong>ici<br />

precedentemente menzionati.<br />

Numerosi sono i farmaci che trovano utilizzo avendo come pr<strong>in</strong>cipali bersagli<br />

il tono venoso, l’emoconcentrazione, l’aumentata permeabilità capillare,<br />

l’edema, la ridotta attività fibr<strong>in</strong>olitica, l’<strong>in</strong>cremento del fibr<strong>in</strong>ogeno plasmatico,<br />

il controllo del dolore e delle sovra<strong>in</strong>fezioni, le malattie concomitanti: tra<br />

questi annoveriamo flebol<strong>in</strong>fotropi, epar<strong>in</strong>a e fibr<strong>in</strong>olitici m<strong>in</strong>ori, antidolorifici,<br />

diuretici, antibioticoterapia. Tra i flebotropi trovano largo impiego, ultimamente,<br />

i bioflavonoidi soprattutto la Diosm<strong>in</strong>a e l’Esperid<strong>in</strong>a micronizzata che<br />

hanno la capacità di migliorare il tono venoso, la resistenza dei capillari e migliorare<br />

il drenaggio l<strong>in</strong>fatico. L’epar<strong>in</strong>a a basso peso molecolare oltre alla sua<br />

attività antitrombotica, trova <strong>in</strong>dicazione per la sua azione anti<strong>in</strong>fiammatoria<br />

riducendo la produzione di citoch<strong>in</strong>e <strong>in</strong>fiammatorie. Tra i fibr<strong>in</strong>olitici m<strong>in</strong>ori<br />

vanno considerati i glicosam<strong>in</strong>oglicani (sulodexide e mesoglicano) che hanno<br />

193


9 - L’ulcera venosa<br />

mostrato efficacia nell’accelerare il processo di guarigione dell’ulcera.Una revisione<br />

sistematica di studi controllati e randomizzati ha documentato che la<br />

compressione facilita la guarigione delle ulcere venose e può prevenire le recidive:<br />

qualsiasi cura dovrebbe sempre essere associata alla compressione. La<br />

compressione serve ad aumentare il flusso venoso, a dim<strong>in</strong>uire il reflusso patologico<br />

durante il camm<strong>in</strong>o, a migliorare la microcircolazione ed il drenaggio<br />

l<strong>in</strong>fatico. In tal modo si riduce l’edema cronico, si riduce l’essudato dell’ulcera<br />

e la lesione regredisce più rapidamente. La terapia compressiva può essere<br />

attuata utilizzando bendaggi o calze elastiche. Nella fase acuta dell’ulcera è<br />

preferibile una compressione fatta con bende anelastiche, con bende all’ossido<br />

di z<strong>in</strong>co o con un bendaggio multistrato, da lasciare anche per una settimana;<br />

ma all’<strong>in</strong>izio del trattamento, f<strong>in</strong>chè l’essudato e l’edema non dim<strong>in</strong>uiscono,<br />

è preferibile rimuovere ed applicare il bendaggio più spesso. La tecnica del<br />

bendaggio deve essere eseguita da personale ben addestrato, <strong>in</strong> grado di esercitare<br />

la dovuta compressione, soprattutto con bendaggio multistrato anche nei<br />

casi cui viene eseguito su medicazioni avanzate utilizzate per il trattamento<br />

topico dell’ulcera. Il bendaggio dovrebbe essere <strong>in</strong> grado di esercitare una pressione<br />

a riposo di almeno 20-30 mmHg alla caviglia ed al terzo <strong>in</strong>feriore di<br />

gamba per poi decrescere <strong>in</strong> maniera graduata. Nei pazienti <strong>in</strong> cui sia presente<br />

un’arteriopatia obliterante di modesta entità con un <strong>in</strong>dice ABI compreso tra<br />

0.6 e 0.8, il bendaggio va praticato con molta attenzione. È imperativo <strong>in</strong> questi<br />

casi che venga fatto con materiale anelastico, <strong>in</strong> modo da esercitare una bassa<br />

pressione a riposo. Se l’<strong>in</strong>sufficienza arteriosa è severa con un <strong>in</strong>dice ABI al di<br />

sotto di 0.6, qualsiasi tipo di compressione è contro<strong>in</strong>dicata. La compressione<br />

mediante calze elastiche è utilizzata per mantenere il risultato raggiunto nella<br />

cura dell’ulcera venosa e prevenire le recidive. Generalmente, sono utilizzate<br />

calze della 2° classe di compressione (30-40 mmHg di pressione alla caviglia)<br />

o della 3° classe (40-50 mmHg). Nei pazienti allettati o che comunque camm<strong>in</strong>ano<br />

poco, può essere presa <strong>in</strong> considerazione l’opportunità di utilizzare la<br />

calza antitrombo. Il successo della compressione dipende anche dalla mobilità<br />

del paziente, il quale deve essere perciò <strong>in</strong>coraggiato a muoversi e a compiere<br />

regolari esercizi fisici e riabilitativi.<br />

194<br />

RISULTATI:<br />

9.1 - Terapia medica e compressiva dell’ulcera venosa<br />

La complessità del trattamento dell’ulcera venosa vede nella terapia medica e<br />

nel trattamento elastocompressivo, i card<strong>in</strong>i di una strategia terapeutica “versus<br />

guarigione”. Questi due aspetti trovano, <strong>in</strong> s<strong>in</strong>ergia, un’associazione v<strong>in</strong>cente<br />

come dimostrano i ” trials” effettuati e la revisione sistematica della letteratura,<br />

con studi che evidenziano come l’uno non è impresc<strong>in</strong>dibile dall’altro, anche<br />

perché raramente vengono riportati tassi di complicanze e motivi di sospensione.<br />

La comb<strong>in</strong>azione dei due trattamenti ha mostrato un maggior grado di<br />

evidenza scientifica nella cura delle ulcere venose, grazie ad una riduzione dei<br />

tempi di guarigione, ad una miglior gestione del paziente e ad un m<strong>in</strong>or numero<br />

di medicazioni. Applicando questa associazione con l’utilizzo di bende<br />

la cui estensibilità sarà <strong>in</strong> funzione dei risultati che si vorranno ottenere, misurando<br />

la pressione venosa e valutando le caratteristiche cl<strong>in</strong>iche dell’ulcera,<br />

valuteremo l’efficacia del trattamento comb<strong>in</strong>ato esposto. Le osservazioni fatte<br />

trovano conferma nel verificare come realmente il paziente portatore di ulcera<br />

flebostatica ha una migliore “compliance” e migliori risultati nel percorso di<br />

guarigione, nonché m<strong>in</strong>ori recidive.<br />

CONCLUSIONI:<br />

L’ulcera venosa è una condizione cronica che compromette la normale vita<br />

del paziente comportando dolore, disturbi del sonno, limitazioni nelle attività<br />

quotidiane. La scarsa attenzione, che spesso viene data a questa patologia, dipende<br />

dalla superficialità degli operatori sanitari, pensando questi che una volta<br />

fatta la diagnosi ed impostata la terapia, avvenga la guarigione. La corretta<br />

ed idonea strategia terapeutica passa attraverso la conoscenza dei meccanismi<br />

fisiopatologici e nella valutazione cl<strong>in</strong>ica che emerge da un attento esame obiettivo.<br />

Nella vasta gamma dei trattamenti utilizzati per la terapia dell’ulcera<br />

venosa meritano maggior considerazione la terapia medica e la compressione,<br />

le quali s<strong>in</strong>golarmente o <strong>in</strong> maniera comb<strong>in</strong>ata, permettono di gestire al meglio<br />

i pazienti portatori di queste lesioni trofiche agli arti <strong>in</strong>feriori. L’efficacia di<br />

tale s<strong>in</strong>ergia vede nella riduzione dei tempi di guarigione, ripresa dell’attività<br />

195


9 - L’ulcera venosa<br />

lavorativa, riduzione del dolore locale, precoce ripresa della capacità deambulatoria,<br />

i parametri per valutare i risultati ottenuti. Riteniamo, pertanto, che<br />

qualunque strategia terapeutica si voglia attuare, non si può presc<strong>in</strong>dere dalla<br />

terapia medica e dalla compressione che favoriranno, quantitativamente e qualitativamente,<br />

il processo di guarigione e ridurranno il rischio delle recidive.<br />

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Phlébologie, 1991: 44 (2): 481-484.<br />

196<br />

ABSTRACT:<br />

9.2 - La copertura dell’ulcera.<br />

Nebbioso G.<br />

9.2 - La copertura dell’ulcera<br />

The leg ulcers have an annual <strong>in</strong>cidence <strong>in</strong> the adult population of about<br />

1%, which reaches 3,6% <strong>in</strong> <strong>in</strong>dividuals older than 65 years 1 .<br />

Ulcers, sores, were once regarded as someth<strong>in</strong>g shameful, just decent, to<br />

hide, from which the term “cover the ulcer”. Today, “cove<strong>in</strong>g” means to<br />

dress the wound and to create all the optimal conditions for heal<strong>in</strong>g.<br />

Cure an <strong>in</strong>jury, time, meant to dry the wound, heal<strong>in</strong>g it “<strong>in</strong> the crust”;<br />

but this concept has been completely reversed by W<strong>in</strong>ter, who, <strong>in</strong> 1962,<br />

<strong>in</strong>troduced the concept of moist wound heal<strong>in</strong>g.<br />

The concept of dress<strong>in</strong>g has suffered <strong>in</strong> recent years a complex<br />

metamorphosis.<br />

From a dress<strong>in</strong>g that did not <strong>in</strong>terfere with the processes of tissue repair, we<br />

went to phisician who tried to establish an environment (wet) more favorable<br />

to the tissue repair process, until you arrive to the dress<strong>in</strong>g techniques<br />

that seek to restore a proper balance of biochemical and cellular <strong>in</strong>jury<br />

(i.e., platelet gels, dress<strong>in</strong>gs based on hyaluronic acid and collagen). The<br />

achievement, through appropriate medication, of these goals is essential,<br />

because you can obta<strong>in</strong> to the ulcer heal<strong>in</strong>g<br />

INTRODUZIONE:<br />

Le ulcere degli arti <strong>in</strong>feriori presentano un’<strong>in</strong>cidenza annuale nella<br />

popolazione adulta di circa l’1% che raggiunge il 3,6% negli <strong>in</strong>dividui con<br />

più di 65 anni 1 .<br />

Le ulcere, le piaghe, un tempo venivano considerate come un qualcosa di<br />

vergognoso, di poco dignitoso, da nascondere, da cui il term<strong>in</strong>e “coprire<br />

l’ulcera”. Oggigiorno, “coprire” significa medicare la lesione e creare tutte<br />

197


9 - L’ulcera venosa<br />

le condizioni ottimali per la sua guarigione.<br />

Medicare la lesione, un tempo, significava essiccare la lesione, farla guarire<br />

“sotto crosta”, ma questo concetto è stato completamente ribaltato da<br />

W<strong>in</strong>ter, che, nel 1962, <strong>in</strong>troduceva il concetto di guarigione <strong>in</strong> ambiente<br />

umido.<br />

Il concetto di medicazione ha subito negli ultimi anni una complessa<br />

metamorfosi. Da una medicazione che non <strong>in</strong>terferiva con i processi di<br />

riparazione tessutale, si è passati a medicazioni che cercano di determ<strong>in</strong>are<br />

un ambiente (umido) più favorevole al processo di riparazione tessutale,<br />

f<strong>in</strong>o a giungere a tecniche di medicazione che cercano di riprist<strong>in</strong>are un<br />

corretto equilibrio biochimico e cellulare della lesione (es. gel piastr<strong>in</strong>ico,<br />

medicazioni a basi di acido ialuronico e collagene).<br />

Il raggiungimento, attraverso idonee medicazioni, di questi obiettivi è la<br />

condizione essenziale perché si arrivi alla guarigione dell’ulcera.<br />

METODOLOGIA:<br />

Nel wound care dist<strong>in</strong>guiamo due categorie di medicazioni: TRADIZIONALE<br />

e ATTIVA.<br />

Le medicazioni tradizionali vanno dist<strong>in</strong>te <strong>in</strong>:<br />

198<br />

1. semplici;<br />

2. antisettiche;<br />

3. grasse.<br />

Le garze semplici sono utilizzate sostanzialmente per l’occultamento della lesione<br />

ed isolamento dall’ambiente esterno. Le antisettiche contengono sostanze<br />

<strong>in</strong> grado di abbattere la carica batterica eventualmente presente sulla lesione. Le<br />

grasse sono medicazioni contenenti sostanze che ne riducono l’aderenza.<br />

Questo tipo di medicazione non rivolge la propria attenzione ai processi di riparazione<br />

e non <strong>in</strong>teragisce con essi, ma si pone come obiettivo il mantenimento<br />

dell’emostasi e la copertura antisettica della lesione, contribuendo al manteni-<br />

9.2 - La copertura dell’ulcera<br />

mento di un ambiente secco e determ<strong>in</strong>ando frequentemente la formazione di<br />

croste sulla lesione con un notevole ritardo dei tempi di guarigione. La medicazione<br />

tradizionale presenta degli svantaggi:<br />

1. asportazione accidentale di tessuto di granulazione;<br />

2. difficoltà del paziente alla propria igiene (doccia);<br />

3. rischio di <strong>in</strong>fezione;<br />

4. perdita di liquidi e disidratazione della lesione.<br />

Le medicazioni avanzate rivolgono la propria attenzione ai processi riparativi,<br />

facilitandoli e non <strong>in</strong>terferendo con essi. La specificità di questa medicazione<br />

risiede negli stessi prodotti che sono utilizzati. La medicazione è posta a diretto<br />

contatto con la lesione (medicazione primaria) è può necessitare di un supporto<br />

di fissaggio o di <strong>in</strong>terazione con la stessa (medicazione secondaria). Le<br />

categorie di prodotti <strong>in</strong> questo momento presenti sul mercato delle medicazioni<br />

avanzate sono:<br />

1. alg<strong>in</strong>ati;<br />

2. poliuretani <strong>in</strong> schiume;<br />

3. idrogeli;<br />

4. idrocolloidi;<br />

5. idrofibre.<br />

Negli ultimi anni sono state realizzate medicazioni che cercano di <strong>in</strong>terferire<br />

positivamente sul processo di riparazione tessutale: le medicazioni attive.<br />

La medicazione della lesione deve avvenire secondo i canoni della “Wound<br />

Bed Preparation”, di seguito elencati:<br />

1. elim<strong>in</strong>azione del tessuto necrotico (T);<br />

2. controllo della carica batterica (I);<br />

3. gestione dell’essudato (M);<br />

4. controllo delle alterazioni fenotipiche cellulari perilesionali (E).<br />

199


9 - L’ulcera venosa<br />

Da cui l’acronimo TIME 2 . L’asportazione della necrosi o della fibr<strong>in</strong>a (debridement)<br />

può avvenire con modalità diverse:<br />

200<br />

1. chirurgica (mediante bisturi, courette o idrobisturi);<br />

2. enzimatica (mediante l’applicazione sul fondo della lesione di enzimi<br />

quali collagenasi o catalasi, talvolta associate ad antibiotici quali la<br />

gentamic<strong>in</strong>a o il cloramfenicolo);<br />

3. idrolitica (mediante idrogeli);<br />

4. meccanica.<br />

La scelta della medicazione va fatta <strong>in</strong> relazione allo stadio e alla stato della<br />

lesione. Lo stadio valuta la profondità della stessa <strong>in</strong> relazione alle componenti<br />

anatomiche quali il derma, la fascia muscolare, i muscoli e le strutture ossee. Lo<br />

stato della lesione determ<strong>in</strong>a la scelta della medicazione.<br />

In presenza di necrosi (T) o fibr<strong>in</strong>a, nei casi <strong>in</strong> cui la medicazione va rimossa<br />

una o più volte al giorno, è preferibile usare medicazioni di basso costo che<br />

permettano, <strong>in</strong> ogni caso, di mantenere umida la lesione.<br />

La gestione dell’essudato (M) <strong>in</strong>fluenza <strong>in</strong> maniera determ<strong>in</strong>ante la scelta della<br />

medicazione. In presenza di scarso essudato possiamo utilizzare medicazioni<br />

traumatiche, costituite da acido ialuronico o a struttura lipo-colloidale o idrocolloidale,<br />

che fanno sì che la lesione non si secchi.<br />

L’iperessudazione va gestita con medicazioni avanzate capaci di assorbite i liquidi<br />

<strong>in</strong> eccesso che, altrimenti, provocherebbero una macerazione del marg<strong>in</strong>e<br />

della cute perilesionale, favorendo l’aumento della carica batterica.<br />

Le schiume di poliuretano sono medicazioni che si usano <strong>in</strong> presenza di essudato<br />

medio, impermeabili ai liquidi, ai batteri, ma permeabili ai gas. Avendo la<br />

capacità di assorbire e trattenere l’essudato sotto elastocompressione trovano<br />

applicazione nel management delle ulcere venose, specialmente sotto bendaggio.<br />

Il loro utilizzo permette di ridurre il numero dei bendaggi, i costi dei materiali,<br />

l’impegno del personale sanitario e le liste di attesa.<br />

9.2 - La copertura dell’ulcera<br />

Ulcere iperessudanti richiedono l’utilizzo di medicazioni <strong>in</strong> alg<strong>in</strong>ato e idrofibra,<br />

particolarmente utili anche <strong>in</strong> presenza di <strong>in</strong>fezione <strong>in</strong> quanto, una volta<br />

superata la loro capacità di assorbimento, permettono il drenaggio del materiale<br />

<strong>in</strong>fetto.<br />

In presenza di colonizzazione critica o pregresse <strong>in</strong>fezioni 1 si richiede l’uso di<br />

medicazioni che nella loro struttura contengono antisettici, quali l’argento, che<br />

contribuisce a controllare la carica batterica.<br />

In alcune l’argento è contenuto nel loro <strong>in</strong>terno, mentre <strong>in</strong> altre viene ceduto<br />

sulla lesione.<br />

Medicare la lesione significa anche non ledere la cute perilesionale (E) e a tal<br />

f<strong>in</strong>e sono presenti <strong>in</strong> commercio medicazioni avanzate nella cui struttura è presente<br />

del silicone.<br />

Il silicone può coprire l’<strong>in</strong>tera base della medicazione e dunque essere a contatto<br />

con tutta la lesione o <strong>in</strong> alternativa essere presente solo sui bordi della<br />

medicazione mentre il fondo della ferita rimane a contatto con il poliuretano.<br />

Un metodo molto semplice di proteggere il marg<strong>in</strong>e perilesionale è quello di<br />

applicare <strong>in</strong>torno alla lesione della pasta all’ossido di z<strong>in</strong>co. Alcune medicazioni<br />

<strong>in</strong> schiuma di poliuretano possono contenere nella struttura FANS, <strong>in</strong> particolare<br />

l’ibuprofene che, rilasciato sul fondo dell’ulcera, controlla sia il dolore<br />

che lo stato <strong>in</strong>fiammatorio, gestendo contemporaneamente l’essudato.<br />

Nella copertura dell’ulcera trovano applicazione anche prodotti costituiti da<br />

ac. ialuronico o cellulosa ossidate rigenerata o collagene. Questi prodotti <strong>in</strong>teragendo<br />

col fondo della lesione vanno a stimolare la formazione della matrice<br />

extracellulare, controllando anche la concentrazione delle metalloproteasi, presenti<br />

<strong>in</strong> eccesso nell’essudato delle lesioni croniche cutanee 4 .<br />

La programmazione terapeutica della lesione deve essere guidata dalla conoscenza<br />

e dalla competenza del sanitario, i dispositivi che la tecnologia e la ricerca<br />

offrono sono un elemento di supporto prezioso, ma non la soluzione del<br />

problema.<br />

201


9 - L’ulcera venosa<br />

Le medicazioni avanzate<br />

Essicazione della lesione e traumatismo<br />

alla rimozione<br />

Alg<strong>in</strong>ati<br />

Poliuretani <strong>in</strong> schiume<br />

202<br />

Idrogeli<br />

Idrocolloidi<br />

Idrofibre<br />

Medicazione <strong>in</strong> schiuma di poliuretano<br />

Medicazione <strong>in</strong> schiuma di poliuretano con bordi <strong>in</strong> silicone<br />

Medicazione <strong>in</strong> schiuma di poliuretano e ibuprofene<br />

9.2 - La copertura dell’ulcera<br />

203


9 - L’ulcera venosa<br />

TIPOLOGIA ED INDICAZIONI DELLE MEDICAZIONI<br />

AVANZATE<br />

SCHIUME DI POLIURETANO<br />

CARATTERISTICHE INDICAZIONI<br />

Struttura alveolare tridimensionale Lesioni moderatamente essudanti<br />

Permeabilità ai gas Lesioni molto essudanti<br />

Assorbimento essudato Lesioni da decubito<br />

Contenimento sotto elastocompressione Lesioni vascolari<br />

IDROGEL<br />

CARATTERISTICHE INDICAZIONI<br />

Detersione autolitica Lesioni necrotico-fibr<strong>in</strong>osoe<br />

Idratazione del tessuto necrotico e/o fibri- Come preparazione alla detersione<br />

noso<br />

chirurgica.<br />

Mantenimento d’ambiente caldo-umido Richiedono una medicazione secondaria<br />

ALGINATI<br />

CARATTERISTICHE INDICAZIONI<br />

Derivati dalle alghe Lesioni ad elevata essudazione<br />

Elevata capacità d’assorbimento Lesioni sangu<strong>in</strong>anti<br />

Attività emostatica Necessitano di medicazione secondaria<br />

IDROCOLLOIDI<br />

CARATTERISTICHE INDICAZIONI<br />

Particelle idrofile matrice polimerica Lesioni poco o moderatamente essudanti<br />

Formazione di gel con attivazione autolisi Protezione cute perilesionale<br />

Mantenimento d’ambiente caldo-umido<br />

204<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

9.2 - La copertura dell’ulcera<br />

1. London NJM, Donnelly R. Ulcerated lower limb. BMJ 2000; 320: 1589-91.<br />

2. Bonadeo P, Marazzi M, Mas<strong>in</strong>a M, Ricci E, Romanelli M. Wound Bed.<br />

3. Preparation: evoluzione della pratica cl<strong>in</strong>ica secondo i pr<strong>in</strong>cipi del TIME. Aretrè 2004.<br />

4. Nebbioso G, Petrella F. La gestione dell’essudato sotto elastocompressione: evoluzione<br />

delle schiume di poliuretano. Acta Vulnologica, 2007 Marzo; 5(1): 7-12.<br />

5. Nebbioso G, Petrella F, Caprarella E. Ruolo dell’acido ialuronico nelle lesioni croniche<br />

cutanee non-responder. Acta Vulnologica 2010 Marzo; 8(1): 15-19.<br />

205


9 - L’ulcera venosa<br />

206<br />

9.3 - La radiofrequenza (pulse dose)<br />

nella gestione delle ulcere venose.<br />

Solimeno G., Quarto G., Goffredi L., Fur<strong>in</strong>o E., Benassai G.,<br />

ABSTRACT:<br />

Atelli P.F., Sellitti A., Apperti M.<br />

Radiofrequency (RF) treatments have been used for over 30 years for a variety<br />

of pa<strong>in</strong> syndromes 1 . The rationale is the theory that heat<strong>in</strong>g peripheral nerves<br />

can <strong>in</strong>hibit nociceptive <strong>in</strong>put. However, classical RF, as used <strong>in</strong> past decades,<br />

results <strong>in</strong> an irreversible thermal damage of the treated nervous structures. So,<br />

<strong>in</strong> 1998, Sluijter et al. 2 applied high-voltage RF current <strong>in</strong> bursts of 20 ms per<br />

500 ms, permitt<strong>in</strong>g the generated heat to be washed out dur<strong>in</strong>g the other silent<br />

480 ms. This is the beg<strong>in</strong>n<strong>in</strong>g of the Pulsed RadioFrequency (PRF), which<br />

has advantage of imped<strong>in</strong>g nociceptive <strong>in</strong>put, without subsequent heat-<strong>in</strong>duced<br />

nerve <strong>in</strong>jury. Radiofrequency Pulse Dose (PD) is a further advance <strong>in</strong> the treatment<br />

of chronic pa<strong>in</strong>, which gives great results without any special effects.<br />

This method was also effective <strong>in</strong> the outpatient management of chronic pa<strong>in</strong> <strong>in</strong><br />

patients with venous chronic ulcers.<br />

INTRODUZIONE:<br />

La Radiofrequenza (RF) rappresenta una tecnica utilizzata oramai da decenni<br />

nella gestione del dolore cronico di varia orig<strong>in</strong>e, dalla neuralgia trigem<strong>in</strong>ale,<br />

alla cervicalgia, al dolore somatico di orig<strong>in</strong>e sp<strong>in</strong>ale, alla neuralgia occipitale,<br />

all’artralgia di varia orig<strong>in</strong>e, al dolore post-chirurgico, a quello oncologico. Il<br />

razionale di utilizzo della radiofrequenza è legato all’assunto che il calore da<br />

essa generato nei tessuti target, e nella fattispecie nelle strutture nervose, determ<strong>in</strong>a<br />

un danno irreversibile che impedisce la trasmissione dell’impulso nocicettivo.<br />

9.3 - La radiofrequenza (pulse dose) nella gestione delle ulcere venose<br />

Infatti, quando applicata a tessuti biologici, questa corrente determ<strong>in</strong>a<br />

l’oscillazione di molecole elettricamente cariche, soprattutto prote<strong>in</strong>e, la cui<br />

frizione reciproca e con i tessuti sviluppa calore. Se il calore sviluppato raggiunge<br />

determ<strong>in</strong>ate temperature, si determ<strong>in</strong>a un danno termico.<br />

Lo sviluppo di un danno termico <strong>in</strong>dotto dalla RF richiede un circuito, rappresentato<br />

da un generatore di corrente collegato a due term<strong>in</strong>ali 3 . Ad un term<strong>in</strong>ale<br />

è collegato un elettrodo la cui estremità è posizionata a stretto contatto con<br />

il tessuto target; l’altra estremità è collegata ad una placca a larga superficie<br />

posizionata sulla cute del paziente, più o meno <strong>in</strong> prossimità della zona da trattare.<br />

La corrente fluisce <strong>in</strong> questo modo dall’elettrodo alla placca. Grazie alla<br />

differenza di superficie tra l’elettrodo e la placca, il calore generato nei tessuti<br />

a contatto con quest’ultima non genera alcun tipo di danno, mentre nei tessuti<br />

a diretto contatto con la punta dell’elettrodo si sviluppa una temperatura che <strong>in</strong><br />

alcuni casi può raggiungere i 90 °C, sufficiente a garantire un danno termico di<br />

tipo irreversibile.<br />

Questa metodica, oramai datata, è stata negli ultimi anni gradualmente soppiantata<br />

dalla cosiddetta Radiofrequenza Pulsata (PRF). Nel 1998 <strong>in</strong>fatti, Sluijter<br />

et al. 2 hanno <strong>in</strong>trodotto una tecnica consistente nell’utilizzo della radiofrequenza<br />

<strong>in</strong> scariche sequenziali della durata di 20 ms con un’ampiezza di 45 Volt,<br />

<strong>in</strong>tervallate da periodi di pausa di 480 ms.<br />

I periodi di pausa hanno la f<strong>in</strong>alità di “raffreddare” i tessuti colpiti, che raggiungono<br />

così temperature mai superiori ai 42 °C, permettendo qu<strong>in</strong>di una neuro<br />

modulazione 7 dell’impulso nocicettivo con conseguente riduzione del s<strong>in</strong>tomo<br />

dolore, <strong>in</strong> assenza di danno irreversibile dei tessuti nervosi trattati 6 . Il meccanismo<br />

d’azione della PRF non è ancora completamente chiarito, ma sembrerebbe<br />

legato alla capacità, grazie al campo elettrico generato, di <strong>in</strong>durre una <strong>in</strong>tensa e<br />

duratura ripolarizzazione delle fibre nervose trattate 5 , con conseguente effetto<br />

“stupor” temporaneo del segnale nocicettivo, che può durare anche alcuni mesi.<br />

Recentemente è stata <strong>in</strong>trodotta una ulteriore variante di questa metodica, denom<strong>in</strong>ata<br />

Pulse Dose (PD).<br />

207


9 - L’ulcera venosa<br />

La PD rappresenta una evoluzione tecnica della radiofrequenza pulsata, grazie<br />

alla quale gli impulsi elettrici, della durata di 20 ms, vengono erogati nel tempo<br />

ad un potenziale costante di 45 Volts. La differenza con la radiofrequenza pulsata<br />

è sostanziale, <strong>in</strong> quanto <strong>in</strong> quest’ultima la costante non è rappresentata dal<br />

potenziale elettrico, ma dal fattore tempo.<br />

Infatti, quando si utilizza la PRF classica, ad <strong>in</strong>tervalli di tempo costante vengono<br />

erogate 2x20 ms/sec scariche elettriche, il cui potenziale elettrico, <strong>in</strong>izialmente<br />

di 45 Volts, decresce nel tempo per garantire una temperatura dei tessuti<br />

che non superi mai i 42 °C 4 .<br />

Nella PD, <strong>in</strong>vece, la temperatura dei tessuti target viene mantenuta comunque<br />

a 42 °C, non però per il decadimento del potenziale elettrico, che viene mantenuto<br />

costante a 45 Volts, ma per una graduale rarefazione degli impulsi, la cui<br />

emissione viene ritardata s<strong>in</strong> quando la temperatura dei tessuti non raggiunge<br />

valori prestabiliti (Fig. 1).<br />

Pulsed radiofrequency Pulse Dose<br />

Fig. 1 - Diagrammi comparativi pulsed radiofrequency V.S. Pulse Dose<br />

Questo è un grande vantaggio, <strong>in</strong> quanto permette di standardizzare la metodica,<br />

misurando gli effetti del trattamento ed uniformando le varie tipologie di<br />

utilizzo della radiofrequenza non più <strong>in</strong> relazione alla costante tempo, ma al<br />

numero di “dosi” emesse.<br />

208<br />

DISCUSSIONE:<br />

9.3 - La radiofrequenza (pulse dose) nella gestione delle ulcere venose<br />

Il presente lavoro nasce da osservazioni cui si è giunti <strong>in</strong> maniera quasi casuale<br />

durante l’arruolamento di pazienti per una studio già pubblicato (Acta Vulnologica,<br />

vol. 8, n° 3, pag. 101-104, settembre 2010), che aveva la f<strong>in</strong>alità di <strong>in</strong>dagare<br />

sulla opportunità e sui vantaggi di adottare un percorso terapeutico “<strong>in</strong>tegrato”<br />

per pazienti portatori di ulcere “difficili”, che prevedeva un <strong>in</strong>tervento<br />

chirurgico durante il quale, oltre alla risoluzione della patologia varicosa di<br />

base, veniva eseguita una toilette dell’ulcera con successivo impianto di derma<br />

artificiale.<br />

Durante lo sviluppo di questo lavoro ci si è resi conto che un certo numero<br />

di pazienti non otteneva la guarigione semplicemente perché era sottoposto a<br />

terapie <strong>in</strong>congrue, per cui venivano esclusi dal protocollo ed avviati ad un trattamento<br />

conservativo adeguato.<br />

Abbiamo però osservato anche un gruppo di pazienti nei quali era difficile se<br />

non impossibile adottare una terapia idonea, poiché il dolore spontaneo e quello<br />

provocato dalle manovre durante le medicazioni era così <strong>in</strong>tenso da costituire<br />

un ostacolo oggettivo ad un trattamento che potesse dare una qualche speranza<br />

di guarigione.<br />

Questi pazienti, per tali motivazioni, venivano arruolati nello studio ed avviati<br />

al protocollo. Al di là, poi, dei vantaggi o dell’opportunità di adottare il percorso<br />

terapeutico “<strong>in</strong>tegrato” da noi proposto, a questi pazienti non era data altra<br />

scelta se non quella di essere sottoposti ad <strong>in</strong>tervento chirurgico, o cont<strong>in</strong>uare,<br />

forse <strong>in</strong>def<strong>in</strong>itamente, <strong>in</strong> medicazioni, bendaggi, terapia antalgica, spesso senza<br />

nessun beneficio per il paziente.<br />

Durante questo studio, però, ci è stata presentata un’apparecchiatura che sfrutta<br />

la radiofrequenza <strong>in</strong> modalità Pulse Dose nei pazienti afflitti da dolore cronico<br />

dei nervi periferici non responsivo alla terapia medica.<br />

Abbiamo utilizzato qu<strong>in</strong>di la radiofrequenza PD <strong>in</strong> 5 pazienti portatori di ulcere<br />

venose “difficili” nei quali la terapia più idonea era quella conservativa, di dif-<br />

209


9 - L’ulcera venosa<br />

ficoltosa esecuzione però per l’<strong>in</strong>tenso dolore provocato nei pazienti all’atto<br />

della medicazione.<br />

L’età media dei pazienti era 66 anni (range 56 - 81); la durata media delle ulcere<br />

era 9,7 mesi (range 6 - 23 mesi).<br />

La metodica PD è stata somm<strong>in</strong>istrata secondo i criteri già precedentemente esam<strong>in</strong>ati,<br />

utilizzando come target il nervo sciatico popliteo ed il nervo femorale;<br />

l’evoluzione dell’<strong>in</strong>tensità dolorifica è stata misurata durante il trattamento utilizzando<br />

una Scala Numerica Verbale (VNS).<br />

Alla radiofrequenza PD sono state associate medicazioni adeguate eseguite da<br />

personale specializzato ed elastocompressione.<br />

RISULTATI:<br />

In tutti i pazienti si è ottenuta la guarigione dell’ulcera <strong>in</strong> un tempo medio di 42<br />

giorni (range 29 - 65). Grazie all’utilizzazione della VNS si è potuto constatare<br />

che tutti i pazienti hanno tratto beneficio dalla utilizzazione della radiofrequenza<br />

PD, con una ottima risoluzione del dolore durante la fase del trattamento.<br />

CONCLUSIONI:<br />

La radiofrequenza Pulse Dose (PD) rappresenta una evoluzione tecnica della<br />

radiofrequenza pulsata classica che permette una standardizzazione della<br />

metodica; grazie ad essa <strong>in</strong>fatti la temperatura dei tessuti target viene mantenuta<br />

comunque a 42 °C, non però per il decadimento del potenziale elettrico,<br />

come avviene nella PRF, ma per una graduale rarefazione degli impulsi, la cui<br />

emissione viene ritardata s<strong>in</strong> quando la temperatura dei tessuti non raggiunge<br />

valori prestabiliti.<br />

Studi prelim<strong>in</strong>ari relativi all’utilizzo della Radiofrequenza Pulse Dose <strong>in</strong>dicano<br />

una maggiore efficacia di questa tecnica, confrontata con la Radiofrequenza<br />

210<br />

9.3 - La radiofrequenza (pulse dose) nella gestione delle ulcere venose<br />

Pulsata Classica, sia <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di riduzione immediata del dolore, che <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i<br />

di riduzione permanente del dolore, la cui <strong>in</strong>tensità, rispetto alla fase pretrattamento,<br />

si riduce di circa il 50% anche una volta term<strong>in</strong>ato l’effetto stupor.<br />

Questa metodica è risultata efficace anche nella gestione ambulatoriale di<br />

pazienti portatori di ulcere croniche nei quali la terapia conservativa era di difficoltosa<br />

esecuzione per l’<strong>in</strong>tenso dolore provocato all’atto della medicazione,<br />

permettendo di ottenere una ottima risoluzione del dolore durante la fase del<br />

trattamento.<br />

BIBLIOGRAFIA:<br />

1. Cahana A, Zundert JV, et al. Pulsed Radiofrequency: Current cl<strong>in</strong>ical and biological literature<br />

available. Pa<strong>in</strong> Med, 2006; 7(5): 411-23.<br />

2. Sluijter ME, Cosman ER et al. The effects of pulsed radiofrequency field applied to the<br />

dorsal root ganglion - a prelim<strong>in</strong>ary report. Pa<strong>in</strong> Cl<strong>in</strong>, 1998; 11(2): 109-17.<br />

3. Lord SM, Bogduk. Radiofrequency procedures <strong>in</strong> chronic pa<strong>in</strong>. Best Pract Res, 2002; 16(4):<br />

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4. Chua NHL, Vissers KC. Pulsed radiofrequency treatment <strong>in</strong> <strong>in</strong>terventional pa<strong>in</strong> management:<br />

mechanism and potential <strong>in</strong>dications - a review. Acta neurochir, 2011; 153: 763-71.<br />

5. Byrd D, Mackey S. Pulsed radiofrequency for chronic pa<strong>in</strong>. Curr Pa<strong>in</strong> and Hed Rep, 2008;<br />

12(1): 37-41.<br />

6. Bogduck N. Pulsed radiofrequency. Pa<strong>in</strong> Med, 2006; 7(5): 396-407.<br />

7. Abejon D, Reig E. Is pulsed radiofrequency a neuromodulation technique? Neuromod,<br />

2003; 6(1): 1-3.<br />

211


AFFILIAZIONI<br />

Apperti M. Regione Campania - A.S.L. Salerno - P.O. Nocera-Pagani - U.O.C. Medic<strong>in</strong>a.<br />

Atelli P. F. Libero Professionista, Afragola (NA)<br />

Benassai G. D.U. di Chirurgia Generale, Geriatrica, Oncologica e Tecnologie Avanzate<br />

Università degli Studi di Napoli Federico II -<br />

A.O.U. Federico II - D.As. di Chirurgia Generale, Oncologica e<br />

Benatti E.<br />

Videoassistita - S.F. di Day Surgery<br />

Università degli Studi di Genova.<br />

Bencivenga G. Terme di Agnano Napoli<br />

Bernard<strong>in</strong>i E. Interuniversitary Phlebology Center, University of Perugia, Perugia, Italy<br />

Bernardo B. Dipartimento di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare<br />

Cl<strong>in</strong>ica “GEPOS” - Telese Terme (BN)<br />

Berti S. Dipartimento di Chirurgia - U.O.A. Chirurgia Generale - Ospedale<br />

S.Andrea - La Spezia<br />

Brandi C. Università degli Studi di Siena - Struttura Complessa di Chirurgia Plastica<br />

e Ricostruttiva<br />

Bruno A. Dipartimento di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare<br />

Cl<strong>in</strong>ica “GEPOS” - Telese Terme (BN)<br />

Casillo N. D.U. di Chirurgia Generale, Geriatrica, Oncologica e Tecnologie Avanzate<br />

Università degli Studi di Napoli Federico II -<br />

A.O.U. Federico II - D.As. di Chirurgia Generale, Oncologica e<br />

Castagnoli S.<br />

Videoassistita - S.F. di Day Surgery<br />

Libero Professionista, Pistoia<br />

Cardamone B. Regione Campania A.O.U. “S. Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”. P.O.<br />

Cevasco L.<br />

Cava dè Tirreni. U.O.C. Chirurgia<br />

Università degli Studi di Genova<br />

Civitillo F. Dipartimento di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare<br />

Cl<strong>in</strong>ica “GEPOS” - Telese Terme (BN)<br />

Colaiuda F. Università degli Studi di Siena - Struttura Complessa di Chirurgia Plastica<br />

e Ricostruttiva<br />

Colaiuda S. Università degli Studi di Siena - Struttura Complessa di Chirurgia Plastica<br />

e Ricostruttiva<br />

Corda D. Polimedica San Lanfranco, Centro Medico e Riabilitativo specializzato<br />

nella diagnosi e nella terapia del L<strong>in</strong>fedema primario e secondario<br />

Crippa A. Libero Professionista, Dolzago (Lecco)<br />

D’Amodio A. S. U.O.C. Chirurgia Vascolare P.O. dei Pellegr<strong>in</strong>i, Napoli<br />

D’Aniello C. Università degli Studi di Siena - Struttura Complessa di Chirurgia Plastica<br />

e Ricostruttiva


De Simone A. Terme di Agnano Napoli<br />

Del Guercio M. Libero Professionista, Napoli<br />

Della Rocca M. D. Libero Professionista, Maddaloni (CE)<br />

Di Filippo A. Ospedale Nocera Pagani, ASL Salerno - U.O. di Medic<strong>in</strong>a d’urgenza, Salerno<br />

Di Palma S. D.U. di Chirurgia Generale, Geriatrica, Oncologica e Tecnologie Avanzate<br />

Università degli Studi di Napoli Federico II -<br />

A.O.U. Federico II - D.As. di Chirurgia Generale, Oncologica e<br />

Videoassistita - S.F. di Day Surgery<br />

Eretta C. Dipartimento di Emergenza Levante - S.S.D. Pronto Soccorso,<br />

Accettazione e Osservazione Breve Intensiva -<br />

Ospedale San Giuseppe Cairo Montenotte, Savona.<br />

Erm<strong>in</strong>i S.<br />

Dottorato di Ricerca - Istituto di Biochimica - Università degli Studi di Genova<br />

Libero Professionista<br />

Falco E. Dipartimento di Chirurgia - U.O.A. Chirurgia Generale - Ospedale<br />

S. Andrea - La Spezia.<br />

Far<strong>in</strong>a B. L. U. O. Angiologia Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata - Salerno<br />

Ferrara F. Studio Flebologico Ferrara, Napoli<br />

Ferrara G. Studio Flebologico Ferrara, Napoli<br />

Fur<strong>in</strong>o E. D.U. di Chirurgia Generale, Geriatrica, Oncologica e Tecnologie Avanzate<br />

Università degli Studi di Napoli Federico II -<br />

A.O.U. Federico II - D.As. di Chirurgia Generale, Oncologica e<br />

Genovese G.<br />

Videoassistita - S.F. di Day Surgery<br />

Presidente Onorario <strong>SIF</strong><br />

Goffredi L. Centro Interuniversitario di Ricerca e Formazione <strong>in</strong> <strong>Flebologia</strong><br />

Università di Napoli Federico II<br />

Greco R. U. O. Angiologia Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata- Salerno<br />

Grimaldi L. Università degli Studi di Siena - Struttura Complessa di Chirurgia Plastica<br />

e Ricostruttiva<br />

Maritato F. Dipartimento di Emergenza Levante - S.S.D. Pronto Soccorso,<br />

Accettazione e Osservazione Breve Intensiva<br />

Ospedale San Giuseppe Cairo Montenotte, Savona.<br />

Maritato P. Dipartimento di Emergenza Levante - S.S.D. Pronto Soccorso,<br />

Accettazione e Osservazione Breve Intensiva<br />

Ospedale San Giuseppe Cairo Montenotte, Savona.<br />

Mastrangelo D. Dipartimento di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare<br />

Cl<strong>in</strong>ica “GEPOS” - Telese Terme (BN)<br />

Molisso A. Centro di Riabilitazione Vascolare “Serapide”, Napoli<br />

Moretti R. Libero Professionista, Scandicci (FI)<br />

Nebbioso G. ASL NA1 Centro - UOSD di Patologia Cardiovascolare - Centro di<br />

riparazione tessutale.<br />

Passariello F. Centro Diagnostico Aquarius, Napoli<br />

Pieroni O. Responsabile S.I.F. (Società Italiana di <strong>Flebologia</strong>) Regione Basilicata<br />

Prisco V. U. O. Angiologia Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata - Salerno<br />

Quarto G. D.U. di Chirurgia Generale, Geriatrica, Oncologica e Tecnologie Avanzate<br />

Università degli Studi di Napoli Federico II -<br />

A.O.U. Federico II - D.As. di Chirurgia Generale, Oncologica e<br />

Videoassistita - S.F. di Day Surgery<br />

Rota A. Dipartimento di Emergenza Levante - S.S.D. Pronto Soccorso,<br />

Accettazione e Osservazione Breve Intensiva<br />

Ospedale San Giuseppe Cairo Montenotte, Savona.<br />

Sellitti A. Regione Campania - A.S.L. Salerno - P.O. Nocera-Pagani - U.O.C.<br />

Chirurgia<br />

Sellitti M. E. A.S.L. Salerno - P.O. Nocera-Pagani - U.O.C. Chirurgia<br />

Solimeno G. D.U. di Chirurgia Generale, Geriatrica, Oncologica e Tecnologie Avanzate<br />

Università degli Studi di Napoli Federico II<br />

A.O.U. Federico II - D.As. di Chirurgia Generale, Oncologica e<br />

Sp<strong>in</strong>elli G. M.<br />

Videoassistita - S.F. di Day Surgery.<br />

Libero Professionista<br />

Topo F. Resp. U.O. Diagnostica e Terapia Vascolare P.O. Marcianise Asl Ce<br />

Tori A. Presidente eletto <strong>SIF</strong><br />

Veneruso G. A. U.O.C. Chirurgia Vascolare P.O. dei Pellegr<strong>in</strong>i, Napoli


EDIZIONI<br />

ISBN 9788890401961

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