Plectrum 3/2010 - Federazione Mandolinistica Italiana
Plectrum 3/2010 - Federazione Mandolinistica Italiana
Plectrum 3/2010 - Federazione Mandolinistica Italiana
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Notiziario della <strong>Federazione</strong> <strong>Mandolinistica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Periodico Trimestrale - Anno XXI - n. 3 - Dicembre <strong>2010</strong>
pag. 3<br />
pag. 4<br />
pagg. 5, 6<br />
pagg. 7, 8<br />
pagg. 9, 10<br />
pag. 11<br />
pag. 12<br />
pag. 13<br />
pag. 14<br />
pag. 15<br />
pagg. 16, 17<br />
pagg. 18, 19<br />
Editoriale<br />
Caro <strong>Plectrum</strong> - Lettere in redazione<br />
L’eredità musicale di mio nonno e il jazz di Arrigo Cappelletti Jr.<br />
Four Clocks for mandolin & guitar di Emanuele Cappellotto<br />
Orchestra Plettro “Gino Neri” e Accademia Corale “Vittore Veneziani”<br />
insieme per l’Unità d’Italia di Edoardo Farina<br />
Duo “La Corda”<br />
Ernst Krenek<br />
Orchestra a plettro “Espressioni”<br />
Angelo Gilardino<br />
Mario Rizzo ed il gruppo “Argeno”<br />
Modena: protagonista il mandolino di Simona Boni<br />
Il mandolino a Padova di Emanuele Cappellotto<br />
In copertina: una tela di Vincenzo Policarpo<br />
ANNO XXI - n. 3 - Dicembre <strong>2010</strong><br />
L
Care lettrici e cari lettori<br />
Sono stati pubblicati, in questi giorni, gli atti della giornata di studi: Arrigo Cappelletti<br />
musicista comasco 1877 – 1946 che si è svolta, circa un anno fa, presso il Conservatorio<br />
“Giuseppe Verdi” di Como. Abbiamo estrapolato da questo interessante volumetto, la relazione<br />
del nipote, Arrigo Cappelletti jr. che afferma di aver “odiato” suo nonno, per tutta la<br />
sua adolescnza, considerandolo un nemico da abbattere. Ma quelli “erano gli anni della<br />
contestazione (a cavallo dei famigerati anni Settanta) e avevo la necessità di liberarmi di<br />
una educazione piuttosto tradizionalista e borghese”. Per poi accorgersi, dopo essersi dedicato<br />
al jazz prima da dilettante e poi da professionista, che “la sua musica era influenzata<br />
direttamente o indirettamente proprio dal nonno, che una certa vena jazzistica già gli<br />
apparteneva”.<br />
Vi presentiamo, quindi, Four clockworks for mandolin & guitar, un CD di Emanuele Cappellotto,<br />
mandolino e Gianluca Sabbadin, chitarra. Essi affermano che la musica contemporanea,<br />
anche per la frequentazione di autori viventi come Claudio Mandonico, Angelo<br />
Gilardino ecc. ha sempre susci-tato in loro un vivido interesse.<br />
Interpretano i lavori (clockworks) di quattro autori contemporanei: Sprongl, Santorsola,<br />
Krenek e Gilardino. Per parte nostra abbiamo pensato di inserire le biografie di due di<br />
questi compositori, Krenek e Gilardino e ci proponiamo di completare con gli altri due nel<br />
prossimo <strong>Plectrum</strong>.<br />
Il Concerto di Capodanno 2011 dell'Orchestra “Gino Neri”, giunto alla trentunesima<br />
edizione e puntualmente commentato dall'addetto stampa, il giornalista Edoardo Farina,<br />
non è stato un concerto come tutti gli altri, perchè il programma comprendeva brani, generalmente<br />
tratti dal repertorio operistico, atti a celebrare il 150° anniversario dell'Unità<br />
Nazionale.<br />
L’esecuzione è avvenuta in due tempi distinti, il primo prettamente strumentale e il secondo<br />
di tipo sinfonico con la partecipazione dell’Accademia Corale “Vittore Veneziani”.<br />
Vi parliamo, inoltre di altri tre eventi musicali di notevole rilievo:<br />
- il concerto tenuto a Jesolo, il 18 Settembre scorso dal DUO “LA CORDA” Katsia<br />
Prakopchyk (Mandolino barocco, Mandolino), Jan Skryhan (Vihuela, Chitarra);<br />
- il concerto del 3 Dicembre <strong>2010</strong> dell'Orchestra a plettro “Espressioni” mandolino solista:<br />
Carlo Aonzo;<br />
- L'iniziativa “Modena: protagonista il mandolino!” promossa dall’Ensemble Mandolinistico<br />
Estense sotto la direzione artistica del M° Roberto Palumbo.<br />
Cordiali saluti<br />
Artemisio Gavioli
Gent.mo dott.Gavioli<br />
quando a febbraio Lei venne a Modena per partecipare alle<br />
celebrazioni del 50° anniversario della morte di Primo Silvestri,<br />
se ben ricorda, oltre a fare i complimenti a me ed alla<br />
dott.ssa Simona Boni per il nostro concerto in duo ed all’E.<br />
M.E. per aver realizzato tale iniziativa all’interno dell’Istituto<br />
Superiore di Studi Musicali “Orazio Vecchi - Antonio<br />
Tonelli” di Modena, mi chiese che fine aveva fatto l’E.M.E.<br />
come orchestra, dato che non aveva più ricevuto notizie di<br />
nostre iniziative.<br />
Le accennai alle vicissitudini che ci avevano travolto (come<br />
al solito scissioni varie) ed ai rimedi che avevamo attuato<br />
per rifondare l’orchestra, facendo leva su un duro lavoro di<br />
didattica sui giovani. Inoltre Le parlai del progetto di realizzare<br />
la masterclass con il M° Squillante all’interno dell’”O.Vecchi”<br />
e di proporre vari concerti. Chissà, ripensando<br />
a quel momento mi rendo conto che forse allora potrò aver<br />
dato l’impressione di sembrare molto distante da una realtà<br />
molto più avara ma in realtà sapevo bene cosa andavo<br />
progettando, tenacemente, con piccoli ma continui passi che<br />
finalmente hanno dato i risultati tanto cercato.<br />
Pian piano il nostro progetto si è gonfiato ed insieme alla<br />
Masterclass abbiamo proposto il concerto per mandolino<br />
solo del M° Squillante, il nostro concerto finale, il concerto<br />
di apertura con il tenore Andrea Cesare Coronella, l’esposizione<br />
dei quadri di Vincenzo Policarpo e la proiezione del<br />
film La Mandoline di Raymond Sauvaire realizzando una settimana<br />
mandolinistica d’eccezione, mostrando solidità organizzativa<br />
riuscendo ad ospitare sei musicisti provenienti da<br />
Campobasso, Bari, Lecce, Napoli e quindi collegando varie<br />
realtà mandolinistiche.<br />
Posso dire che la nostra iniziativa è stata superiore ad ogni<br />
aspettativa, ha coinvolto diversi musicisti della città e della<br />
regione e soprattutto l’Istituzione dell’Orazio Vecchi, che<br />
oltre ad apprezzare la nostra proposta è anche direttamente<br />
intervenuta ai vari momenti in cui essa si è articolata.<br />
L’Ensemble Mandolinistico Estense attualmente vanta fra le<br />
sue file diversi diplomati, diplomandi ed allievi delle classi<br />
di mandolino, chitarra, contrabbasso di vari conservatori e<br />
grazie al lavoro compiuto in questo straordinario anno si è<br />
conquistato il ruolo di referente privilegiato di questa importante<br />
istituzione musicale della città.<br />
Con enorme piacere Le invio un articolo riepilogativo scritto<br />
dalla dott.ssa Simona Boni oltre ad alcune foto.<br />
Nella speranza di averla nuovamente con noi, Le invio, a<br />
nome dell’E.M.E., i nostri cordiali saluti<br />
Il Presidente E.M.E.<br />
Modena Ottobre <strong>2010</strong><br />
Pag. 4<br />
Cari partecipanti ed ospiti<br />
Caro <strong>Plectrum</strong><br />
Il XVI Festival “Mandolin Imota” sarà tenuto dal 19 al 21 Maggio.<br />
Il programma comprende:<br />
- il concorso per ensemble da camera (2-9 componenti)<br />
- il concorso per le orchestre di mandolini<br />
- lo spettacolo della serata finale<br />
Vi saranno due categorie di ensemble da camera:<br />
- categoria A (2-4 componenti)<br />
- categoria B (5-9 componenti)<br />
e due categorie di orchestre:<br />
- orchestre categoria A (musica popolare o di folclore)<br />
- orchestre categoria B (musica classica o moderna)<br />
Per quanto riguarda il programma del concorso, i partecipanti<br />
devono presentare due o più brani della durata complessiva di<br />
dieci minuti. Il programma sia degli ensemble che delle orchestre<br />
deve contenere un brano di un compositore croato.<br />
La domanda, corredata da una foto ed una breve biografia<br />
dell’ensemble o dell’orchestra deve pervenire non più tardi del<br />
10 Febbraio 2011.<br />
Quota di partecipazione:<br />
- ensemble da camera (2-4 componenti) - 250, 00€<br />
- ensemble da camera (5-9 componenti) - 300, 00€<br />
- orchestre di mandolini (10 – 15 componenti) - 350, 00€<br />
- orchestre di mandolini (16 – 20 componenti) - 400, 00€<br />
- orchestre di mandolini (21 – 30 componenti) - 450, 00€<br />
Il numero di conto corrente bancario é 2330003-1100094897<br />
Si può inviare sia la domanda che la ricevuta del versamento<br />
per emal: antonelarebic@gmail.com<br />
o tramite fax (00385 21 843 449)<br />
Il nostro indirizzo é: HRVATSKO DRUŠTVO<br />
„MANDOLINA IMOTA“<br />
Fra Stjepana Vrljića 11<br />
21260 Imotski<br />
Croatia<br />
e-mail: antonelarebic@gmail.com - Tel. 00385/21/843-449<br />
Il responsabile del Festival - Fax: 00385 21 843 449<br />
Cordiali saluti<br />
Ante Vujević
L’eredità musicale di<br />
mio nonno e il jazz<br />
La figura di mio nonno Arrigo Cappelletti,<br />
compositore, pianista, organista,<br />
direttore d’orchestra è sempre stata<br />
centrale nella mia vita. Quando ero<br />
bambino mio padre Fulvio, architetto,<br />
mi parlava spesso di lui con amore, e,<br />
da allora, pur non avendolo conosciuto,<br />
ho collezionato una quantità di elementi<br />
sul suo carattere, sulla sua vita,<br />
ricavandone l’idea di un temperamento<br />
passionale, impulsivo, anticonvenzionale:<br />
la passione per le camminate<br />
e la montagna (il Legnone e le Grigne<br />
in particolare), il legame viscerale<br />
con la sua città, Como, la passione per<br />
Arrigo Cappelletti in casa al pianoforte<br />
Wagner e lo scarso amore per Verdi,<br />
l’amore intenso per la nonna, siciliana<br />
come la mia prima moglie Vivien, la<br />
testardaggine unita alla curiosità per<br />
il moderno in musica, un certo spirito<br />
anti-clericale di stampo carducciano,<br />
l’anticonformismo nel rapporto con i<br />
figli una volta rimasto solo, l’anticarrierismo<br />
ma anche la consapevolezza<br />
del proprio valore, l’ironia e una non<br />
comune capacità di scrittura per un<br />
uomo sostanzialmente illetterato, gli<br />
scatti di orgoglio ferito nei confronti<br />
dei notabili della Como fascista, sorta<br />
di leghisti ante litteram da cui si sen-<br />
Pag. 5<br />
di Arrigo Cappelletti Jr<br />
tiva snobbato o addirittura<br />
disprezzato in quanto musicista....<br />
Mio papà mi ha dato il nome del nonno<br />
nella speranza che diventassi musicista<br />
come lui, possibilmente direttore<br />
d’orchestra come il suo grande amico<br />
(ed ex allievo del nonno) Argeo<br />
Quadri, direttore dell’orchestra dello<br />
Staatsoper di Vienna, e per questo,<br />
all’età di 6-7 anni, ha voluto che incominciassi<br />
a studiare il pianoforte.<br />
Ma non aveva fatto i conti con il mio<br />
temperamento ribelle alla disciplina,<br />
riflesso forse dello spirito libertario<br />
del nonno.<br />
Dopo aver studiato piano per qualche<br />
anno con la cara professoressa Maria<br />
Gamba (anche lei ex allieva del nonno)<br />
ho lasciato gli studi regolari e continuato<br />
come autodidatta sfrucugliando<br />
finchè potevo fra la montagna di<br />
spartiti lasciati in eredità dal nonno e<br />
sviluppando una tecnica assolutamente<br />
personale (forse dovrei parlare di<br />
una non tecnica) e una buona capacità<br />
di lettura a prima vista.<br />
Per tutta l’adolescenza e buona parte<br />
della vita ho in realtà “odiato” il<br />
nonno, l’ho considerato un nemico<br />
da abbattere. In lui vedevo incarnata<br />
l’Accademia (ah, quanto poco lo conoscevo!).<br />
Per questo probabilmente,<br />
nonostante la passione per la musica<br />
non mi abbia mai abbandonato, ho<br />
scelto alla fine degli anni di Liceo di<br />
iscrivermi alla facoltà di filosofia e poi<br />
ho abbracciato il jazz. Erano gli anni<br />
della contestazione (a cavallo dei famigerati<br />
anni Settanta) e avevo la necessità<br />
di liberarmi di una educazione<br />
piuttosto tradizionalista e borghese.<br />
Del jazz mi affascinava il lato anarchico<br />
e libertario, anche sul piano esistenziale,<br />
e mi accorgevo che un’educazione<br />
musicale da autodidatta, che<br />
rappresentava per certi versi un limite,<br />
per altri rappresentava un valore
aggiunto, consentendo quell’approccio<br />
spontaneo e non mediato allo strumento<br />
che é così importante nel jazz.<br />
Da quando all’inizio degli anni Settanta<br />
mi sono dedicato al jazz, prima<br />
da dilettante e poi (dagli anni Ottanta)<br />
come professionista, ho finto di<br />
dimenticare il nonno, simbolo per<br />
me dell’odiata accademia. E non mi<br />
rendevo conto che il percorso da me<br />
intrapreso mi avrebbe infine portato<br />
diritto a lui. Raggiunta la maturità artistica<br />
o almeno, dato che “maturità” é<br />
una parola che, dopo aver letto Gombrowicz,<br />
non mi piace, una maggiore<br />
sicurezza artistica e umana, mi sono<br />
infatti reso conto che la mia musica<br />
era influenzata direttamente o indirettamente<br />
proprio dal nonno, che una<br />
certa vena jazzistica già gli apparteneva.<br />
Certo il nonno non conosceva il jazz e<br />
conosceva molto poco dell’avanguardia<br />
novecentesca. L’essere rimasto<br />
chiuso quasi tutta la vita in Como e<br />
dintorni per di più nell’autarchica Italietta<br />
fascista ha sicuramente danneg-<br />
giato la sua evoluzione musicale, ma<br />
come interpretare se non come intuitiva<br />
apertura ai tempi nuovi la tensione<br />
ritmica della sua musica (in primo<br />
luogo la passione per le sincopi), il<br />
gusto per il cromatismo e la modulazione<br />
continua, l’intreccio polifonico<br />
delle parti, evidente soprattutto nei trii<br />
e nei quartetti?<br />
Antonio Grande, nella sua interessantissima<br />
analisi del quartetto per archi<br />
del nonno, ha evidenziato il debito del<br />
nonno nei confronti di Debussy e del<br />
suo quartetto in sol minore del 1893.<br />
E se il nonno non si fosse fermato a<br />
Debussy e Ravel? Se avesse conosciuto<br />
Stravinskji, Bartòk, Hindemith?<br />
Avrebbe sicuramente mostrato<br />
anche più di loro passione e interesse<br />
per il jazz, come si evince dall’energia<br />
cinetica e dalla costante tensione melodica,<br />
armonica e ritmica che governa<br />
la sua musica. Per questo, ora che<br />
mi sento sufficientemente forte e maturo<br />
per riprendere in mano la musica<br />
del nonno e farla eseguire e conoscere<br />
mi sento autorizzato ad interpretarla e<br />
Pag. 6<br />
svilupparla in chiave jazzistica.<br />
Lo farò oggi, in questo convegno, in<br />
collaborazione con l’amica Maria Pia<br />
Carola, con la doppia esecuzione, in<br />
chiave classica e jazzistica, della guida<br />
per pianoforte dell’Ouverture Dracmatique<br />
del nonno, forse il suo capolavoro<br />
orchestrale, e in collaborazione<br />
con il mandolinista Ugo Orlandi in un<br />
paio di excursus improvvisati sull’elegia<br />
per mandolino e pianoforte.<br />
E lo farò, certo che un approccio improvvisato<br />
di tipo jazzistico alla sua<br />
musica sarebbe piaciuto al nonno, per<br />
cui la musica era non accademia ma<br />
evento appassionante e vitale.<br />
Da:<br />
Arrigo Cappelletti<br />
musicista comasco<br />
1877 – 1946<br />
Atti della giornata di studi<br />
presso il Conservatorio “Giuseppe<br />
Verdi” di Como<br />
16 Gennaio <strong>2010</strong>
Four clockworks<br />
for mandolin & guitar<br />
Emanuele Cappellotto, mandolino - Gianluca Sabbadin, chitarra<br />
Dodicilune <strong>2010</strong> - ED 277<br />
La musica contemporanea ha sempre<br />
suscitato in noi un interesse vivido,<br />
un meccanismo innescatosi nei nostri<br />
processi cognitivi a nostra insaputa<br />
dalla frequentazione di autori viventi<br />
come Angelo Gilardino, Claudio<br />
Ambrosini, Primo Beraldo, Claudio<br />
Mandonico incontrati nei nostri studi<br />
e di cui non potevamo sapere il punto<br />
d’arrivo.<br />
Il nostro CD non è altro che il prodotto<br />
dell’inesorabile meccanismo (tradotto<br />
liberamente in clockwork) che dalle<br />
migliaia di giri di una piccola quanto<br />
inconsapevole ruota dentata ha portato<br />
al funzionamento di quattro più<br />
ampie, articolate, complesse forme.<br />
Il primo clockwork presentato è opera<br />
dell’autore austriaco Norbert Sprongl.<br />
Si tratta del pezzo più datato della<br />
nostra registrazione e presente nel nostro<br />
repertorio da sempre. E’ un brano<br />
spartiacque nel repertorio per duo a<br />
pizzico, infatti la vicinanza tematica<br />
al mondo magiaro o boemo non deve<br />
trarre in inganno l’ascoltatore: il fitto<br />
dialogo tra i due strumenti è giusto al<br />
limite della sovrapposizione e della<br />
deflagrazione preludendo ad un accavallamento<br />
tra le parti già presente<br />
nella storia della musica almeno da Le<br />
sacre du printemps di Stravinskij ma<br />
che nel repertorio per duo a pizzico ha<br />
fatto molta fatica a farsi strada.<br />
Il secondo clockwork, opera dell’autore<br />
italiano di origine ma latino – americano<br />
per formazione e carriera, Guido<br />
Santòrsola basa l’incedere del primo e<br />
del terzo movimento sull’imitazione,<br />
non solo compositiva ma anche tecnico-interpretativa.<br />
L’interprete al mandolino<br />
imitando la chitarra deve escogitare<br />
delle posizioni molto distanti da<br />
quelle che il repertorio d’arte di fine<br />
ottocento impongono frutto di una visione<br />
dello strumento più assimilabile<br />
al violino. Nel primo e nel terzo movimento,<br />
traendo spunto dalle soluzioni<br />
chitarristiche, il pezzo prende forma<br />
lasciando sempre alla chitarra l’onere<br />
Pag. 7<br />
di Emanuele Cappellotto<br />
di avviare un meccanismo<br />
di imitazione molto stretta<br />
e spesso accavallata che genera cluster<br />
politonali vedendo impegnati tutti<br />
i dieci ordini di corde del duo (quattro<br />
ordini doppi del mandolino e sei della<br />
chitarra). Nel secondo movimento, il<br />
librarsi del canto avviene su di un tappeto<br />
sonoro ondulatorio ampliato dalla<br />
sesta e quinta corda abbassate della<br />
chitarra intervallato da una tarantella<br />
farsesca.<br />
La Suite di Ernst Krenek rende il<br />
meccanismo del clockwork surreale<br />
trasformando la nostra cremagliera<br />
in uno degli orologi della “Persistenza<br />
della Memoria” di Salvador Dalì.<br />
Il linguaggio aforistico dell’opera di<br />
Krenek addensa in pochi gesti capitoli<br />
di storia della musica citando svariati<br />
generi. Più che trattarsi di un percorso<br />
con una partenza ed un arrivo certo, il<br />
meccanismo di Krenek, passando da<br />
un gesto all’altro con continue elissi,<br />
sospende il convenzionale procedere<br />
sonoro creando un impasto ritmico<br />
eterogeneo dove tutto è possibile.<br />
Paradossalmente il ricondursi ad<br />
un’idea di tempo kantiana intesa<br />
come percezione del soggetto è reso<br />
da Krenek con una rarefazione degli<br />
eventi sonori spesso distribuiti ad hoc<br />
tra i due strumenti ma inseriti in una<br />
fitta ed intricata trama poliritmica imprevedibile<br />
e di difficile lettura.<br />
La natura strettamente clockworking<br />
della Sonatina-Lied di Angelo Gilardino<br />
riporta ad un fluire regolare di<br />
immagini, ora di baccanale, ora di lirismo,<br />
ora di ricordi. Ogni immagine<br />
lascia il posto a quella successiva senza<br />
opporre resistenza a quella successiva<br />
e al trascorre del tempo. L’autore<br />
si concede tutto il primo movimento<br />
per la scaturigine delle immagini,<br />
mentre nel secondo movimento il
flusso rallenta fino quasi all’ipnosi,<br />
a quello stato alterato di coscienza in<br />
cui la percezione del tempo si fa estremamente<br />
dilatata lasciando quindi che<br />
le immagini si tramutino in forma e<br />
le forme in proliferazioni frattali. Al<br />
Il duo Emanuele Cappellotto<br />
– Gianluca Sabbadin è una formazione<br />
cameristica nata nel febbraio<br />
2003 con il preciso intento di<br />
approfondire e divulgare il ricco<br />
repertorio originale colto per mandolino<br />
e chitarra. Il Duo si è esibito<br />
in prestigiose stagioni concertistiche<br />
in Italia come la Rassegna<br />
Internazionale di Nuoro e la Stagione<br />
Concertistica di Siracusa e<br />
all’estero nell’ambito del XXXVIII<br />
Festival Internazionale di musica<br />
a plettro della Rioja (Spagna), il<br />
Festival Internazionale di Volubilis<br />
(Marocco) e nelle attività musicali<br />
degli Istituti di Cultura <strong>Italiana</strong><br />
di Lubiana, Bucarest, Wolfsburg<br />
(Germania) e Rabat (Marocco).<br />
Il duo ha partecipato a numerosi<br />
concorsi classificandosi sempre tra<br />
i primi posti vincendo il primo premio<br />
il 13 aprile 2003 al Concorso<br />
Nazionale “Città di Castelfidardo”<br />
e il 15 Maggio 2005 al Concorso<br />
Europeo “Enrico Mercatali” di<br />
Gorizia.<br />
termine di questo processo, nel terzo<br />
movimento, rimane l’astratto, l’improbabile,<br />
l’assurdo: il moto perpetuo<br />
del nostro clockwork reso in una forma<br />
ai limiti dell’eseguibilità e di cui,<br />
dopo un ampio svolgimento che mira<br />
Pag. 8<br />
FOUR CLOCKWORKS<br />
FOR MANDOLIN & GUITAR<br />
all’esaurimento immaginativo e alla<br />
destrutturazione del ricordo, rimane<br />
solo il fluire tout court, l’oscillazione<br />
perpetua di una particella minima che<br />
origina il Tempo e la Materia.<br />
Norbert Sprongl (Obermarkersdorf, Austria, 1892 – Mödling 1983)<br />
Duo op. 85/II (1950)<br />
1. Allegro<br />
2. Allegro vivace<br />
3. Adagio<br />
4. Allegro vivace<br />
Guido Santorsola (Canosa di Puglia, 1904 – Montevideo, Uruguay, 1994)<br />
Sonata n. 6 (1981)<br />
5. Allegretto scherzoso<br />
6. Calmo<br />
7. Allegro pomposo ma con brio<br />
Ernst Krenek (Wien, 1900 – Palm Springs, USA, 1991)<br />
Suite op. 242 (1989)<br />
8. Overture<br />
9. Intermezzo 1<br />
10. Scherzo<br />
11. Canon<br />
12. Soliloqui (for Mandolin)<br />
13. Intermezzo 2<br />
14. Mini-Opera<br />
Angelo Gilardino (Vercelli, 1941)<br />
Sonatina – Lied n. 4 (2006)<br />
15. Allegro non troppo<br />
16. Nachtmusik<br />
17. Toccata<br />
duomandolinochitarra@pizzicando.it - www.pizzicando.it<br />
per informazioni sull’acquisto del CD: www.dodicilune.it
Orchestra a Plettro “Gino Neri” e<br />
Accademia Corale “Vittore Veneziani”<br />
insieme per l’Unità d’Italia<br />
Il M° Stefano Squarzina<br />
Il Concerto di Capodanno dell’Orchestra<br />
a plettro “Gino Neri”, organizzato<br />
dall’Amministrazione del Comune di<br />
Ferrara e giunto alla trentunesima edizione,<br />
rappresenta oramai l’omaggio<br />
artisticamente più gradito ed atteso<br />
dalla cittadinanza estense.<br />
Presso la splendida cornice del Teatro<br />
Comunale anche quest’anno non<br />
è mancato un ricco intrattenimento<br />
musicale da parte della tradizionale<br />
formazione ferrarese, dando la possibilità<br />
di ascoltare brani celebri tratti<br />
dal repertorio classico con eccellenti<br />
solisti appartenenti alla migliore realtà<br />
musicale ferrarese e, negli anni passati,<br />
anche internazionale.<br />
Sul podio Stefano Squarzina, oboista,<br />
direttore d’orchestra e compositore<br />
diplomatosi presso il Conservatorio<br />
Frescobaldi della nostra città, ha<br />
diretto opere prevalentemente tratte<br />
dalla prima e seconda metà dell’Ottocento<br />
comprendendo pagine di grande<br />
notorietà per interesse e qualità artistica<br />
dove l’organico orchestrale viene<br />
sempre e comunque posto nelle dovute<br />
capacità dinamiche ed eloquen-<br />
ti non risparmiando niente a nessuno<br />
strumento.<br />
Il repertorio di quest’anno, è stato improntato<br />
sulla produzione musicale<br />
atta a coinvolgere i festeggiamenti del<br />
150° anniversario dell’Unità Nazionale<br />
<strong>Italiana</strong> dividendo l’esecuzione<br />
in due tempi distinti, il primo prettamente<br />
strumentale e il secondo di<br />
tipo sinfonico con la partecipazione<br />
dell’Accademia Corale “Vittore Veneziani”.<br />
Nella prima parte si sono collocati brani<br />
che appartengono alla musica operistica,<br />
Inni e Canti del Risorgimento<br />
e musica originale. Dopo l’apertura<br />
con l’Inno di Mameli, su musica di<br />
Michele Novaro e testi di Goffredo<br />
Mameli, è stata eseguita la Sinfonia<br />
dall’opera “Norma” di Vincenzo<br />
Bellini, partitura scelta non a caso,<br />
in quanto il compositore catanese<br />
rappresenta il prototipo dello stile romantico<br />
italiano dei primi decenni del<br />
XIX° Secolo; all’interno dell’opera si<br />
trovano spesso citazioni in parallelo<br />
con la situazione politica italiana del<br />
periodo pre-risorgimentale e in alcuni<br />
cori è già presente quello spirito rivoluzionario<br />
e patriottico che accompagna<br />
la rivalsa del popolo italiano sulla<br />
Pag. 9<br />
Teatro Comunale di Ferrara, 1° gennaio 2011<br />
di Edoardo Farina<br />
dominazione straniera. Si<br />
è proseguito quindi con<br />
un omaggio alla figura di<br />
Giuseppe Garibaldi, attraverso<br />
l’interpretazione<br />
dell’”Inno di Garibaldi” qui supportato<br />
da 16 allievi della scuola di musica<br />
della stessa “Gino Neri” per la prima<br />
volta sul palco; divertente tempo di<br />
marcia composto da Alessio Olivieri,<br />
ed abbinato alla prima assoluta di un<br />
brano di Amilcare Ponchielli, “Sulla<br />
tomba di Garibaldi”, Elegia Op.<br />
160, scritto proprio in occasione della<br />
scomparsa dell’eroe dei due mondi; la<br />
scelta non è casuale, in quanto la pagina<br />
del grande cremonese, più noto<br />
per l’opera “La Gioconda”, è basata<br />
proprio sugli incipt temeatici dell’inno<br />
dello stesso Olivieri.<br />
Si è poi passati attraverso il cinema,<br />
che in molte pellicole ha immortalato<br />
il periodo storico delle guerre di indipendenza<br />
italiana, uno su tutti Il Gattopardo,<br />
film di Luchino Visconti del<br />
1963 con musiche di Nino Rota. Una<br />
delle ultime scene è centrata sulla festa<br />
da ballo, ove vengono eseguiti due<br />
valzer, il primo di Verdi, adattato e<br />
arrangiato da Nino Rota (Valzer Brillante),<br />
il secondo originale composto<br />
dallo stesso Rota (Valzer del Com-<br />
Corale Veneziani
miato); doppio omaggio in quanto nel<br />
2011 ricorre il centenario della nascita<br />
del compositore milanese.<br />
Quindi uno sguardo alla Prima Guerra<br />
Mondiale, storicamente inquadrata<br />
come ultima guerra del Risorgimento,<br />
ciò dovuto alle ultime annessioni territoriali<br />
di suolo italiano; duplice perché<br />
l’esecuzione della celebre “Canzone<br />
del Piave” di E. A. Mario (in realtà<br />
pseudonimo di Ermete Giovanni Gaeta),<br />
venne eseguita nelle trincee del<br />
nord Italia proprio con un mandolino,<br />
i cui diritti di autore successivamente<br />
guadagnati furono interamente donati<br />
da parte del compositore ai familiari<br />
dei caduti e dispersi della guerra.<br />
A seguire un brano originale per Orchestra<br />
a Plettro, “Piccoli Eroi” di Giuseppe<br />
Manente, dedicato espressamente ai<br />
caduti della Grande Guerra, quindi una<br />
stesura di musiche popolari “Addio<br />
mia bella addio”, arrangiata e strumentata<br />
da Stefano Squarzina; il brano ha<br />
il carattere di una raccolta, dentro la<br />
quale si trovano tre celebri melodie del<br />
Risorgimento: “La bandiera del Tricolore”,<br />
“L’addio del volontario” e la<br />
“Bella Gigogin”.<br />
La seconda parte del programma, caratterizzata<br />
un pittoresco abbigliamento da<br />
parte delle ragazze dell’Orchestra, (cal-<br />
ze rosse di buon auspicio e cappellino<br />
tricolore!), è stata dedicata interamente<br />
ai cori Verdiani divisi in tre gruppi: il<br />
primo tratto da “I Lombardi alla prima<br />
crociata”, con “O Signore dal tetto<br />
natìo” a cui ha seguito il Coro della<br />
Processione del terzo Atto; il secondo<br />
con Patria oppressa dal “Macbeth”, ed<br />
infine” Nabucco”, con Gli arredi festivi<br />
del primo Atto e l’immancabile “Va<br />
Pensiero” del terzo, andato in scena in<br />
prima esecuzione assoluta alla Scala di<br />
Milano il 9 Marzo 1842.<br />
Ovviamente non si poteva escludere il<br />
cigno di Busseto dal momento in cui il<br />
suo nome è praticamente legato a tutta<br />
la vicenda del Risorgimento, (divenuto<br />
tra l’altro successivamente uno dei<br />
membri del primo Parlamento del Regno<br />
D’Italia), constatato dalla scelta<br />
dei libretti in parte scritti dal ferrarese<br />
di origine ebraica Temistocle Solera,<br />
(Ferrara, 25 dicembre 1815 – Milano,<br />
21 aprile 1878) i quali riflettevano la<br />
situazione politica nazionale costituita<br />
spesso da figure di popoli oppressi da<br />
invasori, unità identificata attraverso la<br />
presenza di grandi masse corali.<br />
Oltre il fatto stesso che l’acrostico di<br />
Verdi, all’epoca aveva assunto un significato<br />
ben preciso: VIVA VERDI<br />
Pag. 10<br />
stava a significare VIVA Vittorio Emanuele<br />
Re D’Italia.<br />
E con questo concerto si è concluso<br />
dopo 11 anni e con una punta di<br />
rammarico, per motivi professionali<br />
e personali, anche l’impegno in qualità<br />
di direttore del Maestro Stefano<br />
Squarzina verso la “Gino Neri”. Senza<br />
nulla togliere ai suoi predecessori, sicuramente<br />
è stato in grado, più di ogni<br />
altro, di portare l’orchestra a livelli e<br />
qualità esecutive decisamente più che<br />
lusinghieri attraverso la sua straordinaria<br />
preparazione tecnica e artistica.<br />
Squarzina, visibilmente commosso ha<br />
salutato e ringraziato tutti coloro che in<br />
questi anni l’hanno sostenuto, il Presidente<br />
Dr. Florio Ghinelli, i componenti<br />
de l’Orchestra e il pubblico presente in<br />
sala, come sempre numerosissimo.<br />
Poi rinnovando ancora una volta l’importanza<br />
del concerto dedicato ai 150<br />
anni de L’Unità d’Italia, ha concesso un<br />
ultimo fuori programma avvolgendosi<br />
della bandiera tricolore per dirigere di<br />
nuovo l’Inno di Mameli questa volta<br />
però con il sopporto del canto della<br />
Veneziani… quasi a volerne chiudere<br />
un cerchio quale simbolo della stessa<br />
unificazione Nazionale.<br />
panoramica Gino Neri e Corale
DUO “LA CORDA”<br />
Katsia Prakopchyk (Mandolino barocco, Mandolino)<br />
Jan Skryhan (Vihuela, Chitarra)<br />
Sabato 18 Settembre <strong>2010</strong> alle ore<br />
20.30 il Duo “La Corda” ha tenuto<br />
un concerto a Jesolo (VE) nell’Auditorium<br />
“Vivaldi”. Le pessime<br />
condizioni meteorologiche hanno<br />
condizionato l’esito del concerto<br />
relativamente all’affluenza del<br />
pubblico ma non hanno impedito<br />
ai due artisti di dimostrare le loro<br />
non comuni qualità virtuosistiche,<br />
mettendo anche in risalto le notevoli<br />
possibilità timbriche ed espressive<br />
del mandolino.<br />
Jan Skryhan è nato a Minsk (Bielorussia) nel<br />
1979. Incominciò i suoi studi musicali col M° Schyla<br />
e continuò poi con V. Belyshev presso il Music<br />
College di Minsk e col Prof. Valery Zhyvewski all’Accademia<br />
di Musica della Bielorussia, infine col<br />
Prof. Dieter Kreidler e Prof. Roberto Aussel presso<br />
la Highschool of Music di Colonia (Germania).<br />
Nel 2001 Katsia e Jan hanno formato il Duo “La<br />
corda” che abbina al suono espressivo ed elegante,<br />
virtuosismo e professionalità. Gli artisti interpretano,<br />
preferibilmente lavori originali per mandolino<br />
e chitarra dal Barocco ai nostri giorni. Attualmente<br />
entrambi gli artisti vivono in Germania.<br />
Programma<br />
Cristoforo Signorelli ( ca. 1700)<br />
Sonata G-dur (Allegro, Allegro ma non tanto,<br />
Andante, Minuetto, Allegro, Giga)<br />
Dario Castello (17. secolo) Sonata Prima<br />
Gabriele Leone (ca.1725-1790) Sonata III op.1<br />
Raffaele Calace (1863-1934) Concerto op. 113 Marziale<br />
Carlo Munier ( 1859-1911 ) Capriccio spagnuolo<br />
Manuel de Falla (1876- 1946 ) La Vita Breve<br />
Pag. 11<br />
Katsia Prakopchyk è nata a Babruisk (Bielorussia)<br />
nel 1979. A nove anni ha cominciato a suonare la<br />
domra con Tatjana Varava e Jaraslau Valasiuk. Dopo i<br />
primi studi di mandolino con Nikolai Maretzki a Minsk<br />
presso l’Accademia di Musica della Bielorussia, ha<br />
frequentato l’Università Musicale di Colonia (Germania)<br />
con la Prof. Marga Wilden-Hüsgen che ha avuto<br />
una decisiva influenza sulla sua formazione musicale.
Krenek nacque a Vienna<br />
ed era figlio di un soldato<br />
ceco dell’esercito austroungarico.<br />
Durante la sua<br />
vita, tuttavia, ha insistito<br />
che il suo nome fosse scritto<br />
e pronunciato come una<br />
parola tedesca.<br />
A Vienna studiò con Franz Schreker.<br />
Contiunò i suoi studi in Germania<br />
dove lavorò come direttore d’orchestra<br />
nei teatri d’opera. Durante la prima<br />
guerra mondiale Krenek fu arruolato<br />
nell’esercito ma rimase di stanza<br />
a Vienna il che gli consentì di proseguire<br />
gli studi.<br />
Nel 1922 incontrò Alma Mahler,<br />
moglie di Gustav Mahler e sua figlia<br />
Anna, che gli richiesero di completare<br />
la decima sinfonia del maestro scomparso.<br />
Egli accettò, lavorando sul primo<br />
e il terzo movimento. Due anni<br />
più tardi sposò Anna, da cui si separò<br />
nemmeno un anno dopo le nozze.<br />
Al momento del suo matrimonio con<br />
Anna Mahler, Krenek stava completando<br />
il suo Concerto per violino n. 1<br />
op. 29. La violinista australiana Alma<br />
Moodie assistette Krenek, non con the<br />
scoring della parte del violino, ma ottenendo<br />
assistenza finanziaria dal suo<br />
mecenate svizzero Werner Reinhart,<br />
in un’epoca come quella di iper-inflazione<br />
per la Germania. In segno di<br />
gratitudine, Krenek dedicò il concerto<br />
a Moodie, e lei debuttò con questo<br />
concerto il 5 gennaio 1925 a Dessau.<br />
Il divorzio da Anna Mahler divenne<br />
definitivo pochi giorni dopo questo<br />
concerto.<br />
Quando il Partito Nazista prese il<br />
controllo del Reichstag le sue opere<br />
furono messe al bando perchè consi-<br />
derate un esempio di arte degenerata.<br />
Anche l’opera con sfumature jazzistiche<br />
“Jonny spielt auf” fu considerata<br />
allo stesso modo. Nonostante ciò quel<br />
lavoro è stato un grande successo in<br />
tutta Europa per lungo tempo nel corso<br />
della vita, diventando così popolare<br />
che anche un marchio di sigarette,<br />
ancora oggi sul mercato in Austria, è<br />
stato nominato “Jonny”.<br />
Nel 1938 partì per gli Stati Uniti<br />
d’America. Qui insegnò in diverse<br />
università, come la Hamline University<br />
in Saint Paul nel Minnesota (1942-<br />
1947). Divenne cittadino americano<br />
nel 1945. Tra i suoi allievi si annoverano<br />
George Perle e Robert Erickson.<br />
Morì a Palm Springs, in California.<br />
Nel 1998 Gladys Nordenstrom fondò<br />
l’ Ernst Krenek Institute.<br />
Le oltre 240 opere che Ernst Krenek<br />
ha lasciato possono essere suddivise<br />
in tre periodi.<br />
Al primo periodo appartengono le<br />
prime opere strumentali in cui forte<br />
si sente l’influenza del maestro, Franz<br />
Schreker. Appartengono a questo periodo<br />
anche le prime opere teatrali<br />
caratterizzate da un istinto elementare<br />
del teatro e da un piacere intellettualistico<br />
del paradosso. Abbracciò poi<br />
l’atonalità e durante un soggiorno a<br />
Parigi entrò a contatto con Igor Stravinskij<br />
e Les Six, che lo portarono<br />
verso il neoclassicismo.<br />
La sua celebre opera “Johnny spielt<br />
auf” op. 45 (1926) informa del suo interesse<br />
per il jazz. Fra le composizioni<br />
più significative di questo periodo<br />
si ricordano: Toccata und Chaconne<br />
per pianoforte op. 13 (1923), i primi<br />
cinque quartetti, le prime tre sinfonie,<br />
due concerti grossi ed un concertino<br />
Pag. 12<br />
Ernst Krenek<br />
(Vienna, 23 agosto 1900 – Palm Springs, 22 dicembre 1991)<br />
Compositore e direttore d’orchestra austriaco,<br />
naturalizzato statunitense, di origini boeme.<br />
per complessi da camera, le opere<br />
teatrali Der Sprung über den Schatten,<br />
Swingburg (1924) Orpheus und<br />
Eurydike (1927), der Diktator (1928),<br />
Das Geheime Königsreich (1928).<br />
Un ritorno al neoromanticismo, nel segno<br />
di Franz Schubert, si avverte nella<br />
stesura del “Reisebuch aus den österreichischen<br />
Alpen” (Diario delle Alpi<br />
Austriache), un ciclo di lied, prima di<br />
passare alla tecnica dodecafonica.<br />
Nel secondo periodo, dal 1930 Krenek<br />
si dedica sempre più sistematicamente<br />
alla composizione dodecafonica.<br />
L’opera più imponente é il Karl V<br />
(1931-33) rappresentata a Praga nel<br />
1938. Sono di questo periodo l’Elegia<br />
Sinfonica per archi, gli ultimi tre dei<br />
quattro concerti del pianoforte, altri<br />
due quartetti, dodici short piano pieces<br />
op. 83 (1938), il Proprium Missae<br />
in Festa SS. Innocentium op, 89<br />
(1940) per coro femminile a cappella.<br />
L’ultima fase della sua attività fu segnata<br />
da tecniche seriali avanzate, da<br />
rapporti con esperienze elettroniche<br />
e con le ricerche della nuova musica.<br />
Tra questi lavori le opere Tarquin<br />
(1955) The Beltower (1957), Der goldene<br />
Boch (1964), il piccolo concerto<br />
per violino e pianoforte, Sestina<br />
(1957) per voce e dieci strumenti.<br />
Pubblicò numerosi saggi tra cui Music<br />
Here and Now (1939), un saggio<br />
su Johannes Ockeghem (1953) e<br />
Horizons Circled: Reflections on my<br />
Music (1974).<br />
Per ulteriori approfondimenti:<br />
Claudia Maurer Zenck<br />
Professore di Storia della Musica all’Università di<br />
Hamburg<br />
Autore di diversi libri su Ernst Krenek<br />
www.krenek.com/index.php?id=28&L=1
Orchestra a plettro “Espressioni”<br />
Mandolino solista: Carlo Aonzo<br />
C. RAVAZZOLO: Perdicion<br />
per orchestra a plettro<br />
C. AONZO: Ali for flying<br />
per mandolino solo<br />
R. CALACE: Cielo stellato - notturno<br />
per mandolino solo<br />
A. RIGGIERI: La Fustemberg<br />
Tema con variazioni in sol m per mandolino solo<br />
R. CALACE: Mazurka<br />
per mandolino e chitarra<br />
K. NAGAOKA: Kaze<br />
per mandolino e chitarra<br />
E. MARUCELLI: Valzer fantastico<br />
per mandolino e chitarra<br />
A. VIVALDI: Concerto in do M<br />
per mandolino e orchestra<br />
N. BRUZZONE: Da un balcone ungherese<br />
per mandolino ed orchestra<br />
G. FRENDO: Etoile du bonheur<br />
per orchestra a plettro<br />
Programma:<br />
I proventi del concerto sono stati devoluti a:<br />
APB: Amici Parkinsoniani Biellesi<br />
AISM: Associazione <strong>Italiana</strong> Sclerosi Multipla<br />
Pag. 13<br />
Venerdì 3 Dicembre <strong>2010</strong>, presso<br />
il Teatro Sociale Villani in Biella<br />
ha avuto luogo un concerto dell’Orchestra<br />
a plettro “Espressioni”,<br />
diretta da VALERIA UBER-<br />
TINO, con la partecipazione del<br />
M° CARLO AONZO.<br />
Valeria Ubertino<br />
Ha studiato presso l’Istituto “L. Perosi” di Biella e si<br />
é diplomata in chitarra classica presso il Conservatorio<br />
“A. Vivaldi” di Alessandria. Fa parte di diversi<br />
gruppo cameristici con i quali svolge un’intensa attività<br />
concertistica. Quale componente del ”Duo Florilegium”,<br />
collabora con Associazioni ed Enti, nella<br />
promozione di incontri culturali e rassegne musicali.<br />
Collabora alla realizzazione di progetti musico-didattici<br />
in scuole e biblioteche. Ha eseguito concerti<br />
per il Docbi, nelle rassegne “Restaure e chitarre”<br />
presso la Fondazione Pistoletto con il Gruppo Culturale<br />
Pralunghese collabora per progetti musicali<br />
nelle Case di Riposo nelle scuole con il poeta Enrico<br />
Frandino e con la compagnia teatrale “l vagamente<br />
instabili”. E’ docente di chitarra e con l’orchestra<br />
“Sextha Consort” di Varese esegue concerti in Italia<br />
ed all’Estero.<br />
L’Orchestra a Plettro Biellese “ ESPRESSIONI “,<br />
nasce a Biella il 6 Luglio 1998 come Associazione<br />
Culturale Musicale, con lo scopo di mantenere viva<br />
la tradizione, la cultura e la passione per la musica<br />
eseguita con strumenti a plettro. Attualmente é formata<br />
da undici elementi.
Nato a Vercelli nel 1941,<br />
ha studiato nelle scuole<br />
musicali della sua città<br />
(chitarra, violoncello,<br />
composizione). La sua<br />
carriera concertistica, svoltasi dal<br />
1958 al 1981, ha fortemente influito<br />
sull’evoluzione della chitarra quale<br />
strumento protagonista nella musica<br />
del Novecento. E’ dedicatario di numerosissime<br />
nuove composizioni da<br />
compositori di tutto il mondo, da lui<br />
presentate in prima esecuzione.<br />
Dal 1967, le Edizioni Musicali Bèrben<br />
gli hanno affidato la direzione di quella<br />
che è poi divenuta la più importante<br />
collezione di musica per chitarra del<br />
Novecento, e che porta il suo nome.<br />
Ha ricevuto il premio Chitarra d’Oro<br />
ad Alessandria per tre anni (1997,<br />
1998 e 2000) rispettivamente per la<br />
composizione, la didattica e la ricerca<br />
musicologica. Nel 2009, la Guitar<br />
Foundation of America gli ha conferito<br />
l’Artistic Achievement Award<br />
– Hall of Fame.<br />
Dal 1981, ha preferito ritirarsi dai<br />
concerti per dedicarsi alla composizione,<br />
all’insegnamento e alla ricerca<br />
musicologica.<br />
Come compositore, ha pubblicato, dal<br />
1982, la raccolta dei sessanta Studi<br />
di virtuosità e di trascendenza, definiti<br />
da John W. Duarte “pietre miliari<br />
del nuovo repertorio della chitarra”,<br />
Sonate, Variazioni, quattro Concerti<br />
multichitarristici, dieci Concerti con<br />
orchestra e numerose composizioni<br />
di musica da camera con chitarra concertante.<br />
Le sue opere sono eseguite<br />
frequentemente nelle sale da concerto<br />
di tutto il mondo, incise in dischi e<br />
programmate nei concorsi.<br />
Tra le sue incisioni, si apprezza il raro<br />
disco in vinile: “La chitarra nel secolo<br />
XX, vol. I, compositori italiani”, in<br />
cui si intravvedono già le sue chiare<br />
linee di decodificazione e comprensione<br />
della musica contemporanea<br />
(Es. Studi Regon. Milano), eseguito<br />
con una chitarra Eko su progetto dell’ing.<br />
Fausto Ciurlo.<br />
Come didatta, ha insegnato dal 1965<br />
al 1981 al Liceo Musicale “G.B. Viotti”<br />
di Vercelli e, dal 1981 al 2004,<br />
al Conservatorio “Antonio Vivaldi”<br />
di Alessandria. Dal 1984 al 2003 ha<br />
tenuto i corsi superiori di perfezionamento<br />
dell’Accademia Superiore<br />
Internazionale di Musica “Lorenzo<br />
Perosi” di Biella. Dal 2005, tiene un<br />
corso annuale di perfezionamento alla<br />
Scuola Musicale “F. A. Vallotti” di<br />
Vercelli.<br />
Come musicologo, ha ritrovato i manoscritti<br />
originali di lavori fondamentali<br />
del Novecento, quali le Variazioni<br />
per chitarra di Ottorino Respighi e la<br />
Sonata para guitarra di Antonio José e<br />
ha recuperato un vasto corpus di composizioni<br />
scritte per Andrés Segovia<br />
da autori spagnoli, francesi e britannici<br />
negli anni Venti e Trenta, opere<br />
Pag. 14<br />
Angelo Gilardino<br />
Chitarrista, compositore e musicologo<br />
mai eseguite, che si riteneva fossero<br />
andate perdute per sempre.<br />
Ha curato la pubblicazione di tali opere<br />
nella collana The Andrés Segovia<br />
Archive, in trenta volumi, delle Edizioni<br />
Musicali Bèrben.<br />
Dal giugno del 1997 alla fine del 2005<br />
ha ricoperto l’incarico di direttore artistico<br />
della Fondazione “Andrés Segovia”<br />
di Linares (Spagna).<br />
Ha messo a punto i princìpi della<br />
scuola chitarristica di cui è fondatore<br />
in due volumi sulla tecnica dello<br />
strumento. Ha pubblicato inoltre La<br />
grammatica della chitarra, un manuale<br />
destinato ai compositori che non<br />
conoscono lo strumento. Si è dedicato<br />
anche agli studi storici, pubblicando<br />
un Manuale di storia della chitarra e<br />
un considerevole numero di saggi e<br />
articoli.<br />
www.angelogilardino.com
Mario Rizzo<br />
ed il gruppo “Argeno”<br />
Mario Rizzo, nato a Piazza Armerina<br />
(En), vive a Nizza di Sicilia (Me).<br />
Cultore di musica popolare siciliana,<br />
associa all’ esperienza di cantante<br />
folk, quella più prevalente e continua<br />
di compositore di musiche che accompagnano<br />
testi di autori vari, sia in<br />
lingua che in dialetto.<br />
E’ autore di musiche per commedie e<br />
recitals; scrive arrangiamenti e armonizzazioni<br />
per banda e per complessi<br />
a plettro. Fin dai primi anni ottanta ha<br />
alternato esperienze di musica etnica,<br />
come autore e componente del gruppo<br />
Janniscuru, a studi e ricerche sulle tradizioni<br />
popolari che mettono in rilievo<br />
gli aspetti etnomusicologici. Da oltre<br />
venti anni dirige il Gruppo Argeno.<br />
Il “Gruppo Argeno” opera da circa un<br />
ventennio nel campo della cultura tradizionale,<br />
realizzando opere popolari<br />
su temi che caratterizzano la tradizione<br />
siciliana. Partendo da ricerche<br />
DISCOGRAFIA<br />
Da solista:<br />
Cu ‘n-franninaru chi vinia di Nizza<br />
Mario Rizzo e Giovanna Muscolino - 1989<br />
Sicilia senza tempu – 1994<br />
Balla balla - 2005<br />
Passa la banda - 2006<br />
Mandolino Siciliano<br />
Le più belle melodie di Sicilia – 2009<br />
Con il Gruppo Argeno:<br />
Arghennakron – 1994<br />
Al di là del mare – 2001<br />
Notte santa – 2005<br />
Maremare - 2007<br />
Ha curato la realizzazione delle<br />
seguenti incisioni discografiche:<br />
Bammineddhu- Schola Cantorum S.M.<br />
Assunta -1999<br />
I canti della Pasqua in Sicilia<br />
Coro Val di Nisi - 2002<br />
Sicilia Ierioggi – Canti popolari siciliani<br />
Giovanna Muscolino - 2004<br />
demologiche e da un bagaglio di conoscenze<br />
di radice etnomusicologica,<br />
nascono dei copioni scritti in forma di<br />
recital da Giuseppe Cavarra, autore<br />
dei testi e da Mario Rizzo, compositore<br />
delle musiche.<br />
Le composizioni musicali, seppure<br />
inedite, si snodando con accenti e<br />
movenze tipici della musica popolare;<br />
le melodie diventano un tutt’uno<br />
con i testi, attraverso l’interazione di<br />
elementi linguistico-musicali che si<br />
muovono in ambiti in cui le formule<br />
musicali sono in grado di assolvere le<br />
funzioni richieste nei contesti che di<br />
volta in volta si presentano.<br />
Nella rappresentazione dei lavori, il<br />
gruppo esprime uno stile interpretativo<br />
e un carattere musicale che esaltano<br />
e fanno proprie le intenzioni degli<br />
autori con la scelta di arrangiamenti<br />
improntati sulla ricerca di nuove sonorità.<br />
Dopo una prima fase della vita del<br />
Pag. 15<br />
gruppo nella quale i lavori<br />
erano rappresentati da un<br />
nucleo di interpreti al quale<br />
si univano musicisti e attori<br />
chiamati a collaborare di<br />
volta in volta, dal 1998 è<br />
maturata l’esigenza di consolidare e<br />
stabilizzare il gruppo.<br />
Mettendo a frutto l’esperienza e la<br />
sensibilità “popolare” di ognuno, si è<br />
andati alla ricerca di soluzioni musicali<br />
che, pur conservandone lo “spirito”<br />
etnico, si evolvono verso forme e<br />
gusti moderni con spunti classici nella<br />
versione acustica, spingendosi in elaborazioni<br />
rock, nella versione elettronica.<br />
Uno stile musicale, comunque, che<br />
è sempre caratterizzato da una ricerca<br />
raffinata di suoni, di intrecci di<br />
strumenti a corde (chitarre, mandola,<br />
mandolino e bouzouki), di fusione di<br />
timbri e ritmi etnici, di voci popolari<br />
e classiche.
di Simona Boni<br />
Si è conclusa con grande<br />
successo di pubblico l’iniziativa<br />
recentemente organizzata<br />
a Modena sotto la direzione<br />
artistica del M° Roberto Palumbo,<br />
volta alla valorizzazione della storia<br />
e del repertorio del mandolino, con<br />
particolare riferimento anche alla dimensione<br />
formativa e didattica dello<br />
strumento. Come evidenzia il titolo<br />
dell’evento, ‘Protagonista il Mandolino’,<br />
si è voluto rendere omaggio allo<br />
strumento presentandolo nella sua<br />
molteplicità espressiva (dall’impegnativa<br />
veste solistica all’ambito cameristico<br />
e orchestrale), nella varietà<br />
di stili e linguaggi che si raccolgono<br />
intorno a questo ammaliante strumento,<br />
di volta in volta protagonista e veicolo<br />
comunicativo di mondi e culture<br />
musicali differenti, dalla tradizionale<br />
canzone partenopea nota all’immaginario<br />
collettivo, a rare pagine settecentesche<br />
sintesi di stilemi compositivi<br />
raffinati e originali.<br />
L’iniziativa, promossa dall’Ensemble<br />
Mandolinistico Estense col patrocinio<br />
del Comune di Modena, ha saputo<br />
conquistare l’interesse e l’entusiasmo<br />
del pubblico intervenuto numeroso,<br />
Concerto “Anema e corde”<br />
Modena:<br />
protagonista il mandolino!<br />
creando in particolare una dimensione<br />
di condivisione e di appassionata partecipazione<br />
musicale fra i numerosi<br />
allievi e maestri intervenuti. La città<br />
emiliana si riconferma oggi sensibile<br />
a questo ambito musicale, ripercorrendo<br />
una volta di più, anche attraverso<br />
questa riuscita esperienza, i fasti di<br />
un passato non troppo lontano, quando<br />
Modena era centro di una intensa<br />
attività nel settore degli strumenti a<br />
pizzico e a plettro riconosciuta anche<br />
a livello nazionale, grazie all’opera<br />
di personalità quali Romolo Ferrari e<br />
Primo Silvestri.<br />
Il ricco programma ha visto alternarsi<br />
diversi appuntamenti (concerti, ma-<br />
Pag. 16<br />
Concerto O.Vecchi<br />
ster class, proiezione di un film-documentario<br />
a tema) accolti in sale e<br />
caratteristici luoghi della musica del<br />
centro storico cittadino.<br />
Il concerto d’apertura si è tenuto il 5<br />
ottobre presso il Teatro dei Segni, con<br />
l’orchestra a plettro costituita per l’occasione<br />
dagli elementi dell’Ensemble<br />
Mandolinistico Estense unitamente<br />
ad altri musicisti giunti da diverse città<br />
italiane, e con la partecipazione del<br />
M° Mauro Squillante e del noto tenore<br />
napoletano Andrea Cesare Coronella.<br />
La serata, interamente dedicata alla<br />
canzone napoletana, ha incluso anche<br />
l’intervento degli attori della compagnia<br />
‘Regina Pacis’ che hanno propo-
sto alcune pagine letterarie e drammatiche<br />
di grande effetto, creando in<br />
armonia con la musica un continuum<br />
espressivo particolarmente suggestivo.<br />
(fig. 1)<br />
Il 6 ottobre ha avuto inizio presso<br />
l’Istituto Superiore di Studi Musicali<br />
“Vecchi-Tonelli” la master class di<br />
mandolino del M° Mauro Squillante<br />
che ha proposto presso l’Auditorium<br />
dell’Istituto, a conclusione della giornata,<br />
un interessante concerto solistico<br />
di mandolino con impegnative<br />
composizioni originali di autori quali<br />
G. Leone, C. Bertucci, G. Pettine, G.<br />
Gioviale, T. Hlouschek, includendo<br />
inoltre l’esecuzione delle sonata di<br />
Bach BWV 1001. (fig. 2)<br />
La master class è poi proseguita nei<br />
giorni 7 e 8 ottobre, arricchendosi di<br />
un particolare momento di riflessione<br />
sulla tecnica, sull’impostazione dello<br />
strumento e sul repertorio offerta dalla<br />
prima proiezione in Italia del film<br />
La Mandoline di Raymond Sauvaire<br />
(1977). La preziosa e rara pellicola,<br />
recuperata alcuni decenni fa dal M°<br />
Roberto Palumbo in occasione di uno<br />
dei sui soggiorni in Francia (era allora<br />
allievo del noto concertista André<br />
Saint-Clivier), ha suscitato molto interesse<br />
fra i giovani allievi e i maestri,<br />
offrendo l’occasione, al termine<br />
della proiezione, per un dibattito sulle<br />
tecniche esecutive condotto dal M°<br />
Squillante.<br />
I migliori allievi della master class,<br />
insieme all’Ensemble Mandolinistico<br />
Enstense, sono stati protagonisti del<br />
concerto conclusivo che si è tenuto il<br />
giorno 8 ottobre, presso l’Auditorium<br />
dell’Istituto Musicale. In linea con<br />
l’intento di valorizzare le diverse anime<br />
dello strumento, sono state proposte<br />
composizioni tratte dal repertorio<br />
del Settecento e del primo Novecento:<br />
l’esecuzione, molto applaudita, ha<br />
messo in evidenza le ricche sonorità e<br />
la profondità dei piani armonici nelle<br />
opere di autori quali Domenico Caudioso,<br />
Charles Avison, Raffaele Calace,<br />
senza dimenticare un tributo musicale<br />
al modenese Primo Silvestri.<br />
Pag. 17<br />
M°Squillante, M°Indulti (O.Vecchi), D.ssa Boni, M°Palumbo<br />
Non sono mancati, in questi ‘giorni<br />
del mandolino’ a Modena, momenti di<br />
confronto, riflessioni, idee per nuovi<br />
progetti e collaborazioni fra musicisti,<br />
studiosi, compositori. Anche l’arte<br />
figurativa ha reso omaggio a questo<br />
piccolo strumento capace di avvolgere<br />
col suo suono, come in un incantesimo,<br />
tanti sentimenti in una dimensione<br />
rarefatta, dolce, senza tempo: così<br />
rarefatte, volte a cogliere l’essenza di<br />
forma, colore e suono in una sorta di<br />
sinestesia espressiva, ci sono parse le<br />
tele di Vincenzo Policarpo, tutte ispirate<br />
al mandolino, nell’esposizione<br />
organizzata in occasione dei concerti.<br />
Il mandolino poteva essere più protagonista?<br />
Policarpo “Riproviamo l’Accordo”
di Emanuele Cappellotto<br />
Il Mandolino, nell’immaginario collettivo,<br />
è uno strumento strettamente<br />
legato alla tradizione partenopea e<br />
sembra che abbia poco a che fare con<br />
il Veneto e con la città di Padova. La<br />
realtà dei fatti dimostra che tutto ciò è<br />
solo un’eccessiva semplificazione di<br />
quello che è stato il ruolo del nostro<br />
strumento nell’Italia intera.<br />
Le prime tracce del Mandolino risalgono<br />
alla fine della Signoria Carrarese.<br />
Nella tela Madonna con Bambino,<br />
sante e devoti della fraglia di Santa<br />
Maria dei Servi presente ai Musei<br />
Civici di Padova risalente al 1408,<br />
attribuita a Federico il Tedesco 1 e<br />
commissionata da Francesco da Carrara<br />
nel 1395, compaiono una serie di<br />
cherubini con diversi strumenti musicali<br />
tra cui diversi tipi di strumenti<br />
a pizzico.<br />
Padova e Venezia sono stati i principali<br />
centri di liuteria mandolinistica<br />
fino al 1700. Ancora adesso nei più<br />
importanti musei di strumenti musicali<br />
del mondo sono disseminati<br />
mandolini prodotti da tre grandi famiglie<br />
di liutai a Padova e a Venezia:<br />
i Tieffenbrucker, i Sellas, i Molinari<br />
2 . James Tyler 3 e Stefano Toffolo 4<br />
citano un mandolino di Magno Longo,<br />
probabilmente il più antico giunto<br />
fino a noi, costruito a Padova nel<br />
1599 e custodito a Vienna nel Kunsthistorisches<br />
Museum e un mandolino<br />
costruito da Wendelin Tieffenbrucker<br />
costruito a Padova nel 1600<br />
1<br />
2<br />
3<br />
4<br />
5<br />
Aa.Vv., La pittura nel Veneto – Il quattrocento vol.I, Electa, Milano, 1989<br />
e appartenente alla stessa collezione.<br />
La maggior parte degli strumenti veneti<br />
disseminati per i Musei di tutto il<br />
mondo provengono dalla Villa Contarini<br />
di Piazzola sul Brenta (PD)<br />
ove si trovava la collezione di strumenti<br />
musicali della nobile famiglia<br />
veneziana Contarini. Con la fine della<br />
Repubblica Serenissima la famiglia<br />
Contarini ha cominciato man mano<br />
a disfarsi del suo enorme patrimonio<br />
fino ad arrivare alle ultime cessioni<br />
del 1870 dell’intero fondo musicale<br />
Contarini alla Biblioteca Marciana e<br />
di tutti gli strumenti musicali ancora<br />
rimasti in Villa venduti in buona parte<br />
al Museo di Bruxelles e di Parigi<br />
(ora alla Cité de la Musique 5 ) .<br />
I mandolini costruiti in area veneta<br />
fino alla fine del 1700 sono molto diversi<br />
da quelli che si utilizzano oggi:<br />
Pag. 18<br />
IL MANDOLINO<br />
A PADOVA<br />
sono strumenti che assomigliano molto<br />
ad un liuto ma aventi registro sopranile<br />
e, a differenza del più grande<br />
parente, da suonarsi prevalentemente<br />
con il plettro. I Concerti per mandolino<br />
e archi di Antonio Vivaldi e di<br />
J.A. Hasse e le sonate per mandolino<br />
e basso di Girolamo Venier (padre di<br />
Maria Venier, moglie di Alvise Contarini)<br />
sono destinati a questo tipo di<br />
strumento.<br />
A partire dal 1750 circa, un altro tipo<br />
di mandolino radicalmente diverso in<br />
forma e diffusione prende il sopravvento:<br />
lo strumento passa da sei corde<br />
di budello a quattro di metallo e<br />
viene intonato come il violino. Queste<br />
modifiche avvengono in principio<br />
a Roma, ma nel giro di pochi anni le<br />
principali famiglie di liutai si trasferiscono<br />
a Napoli.<br />
Francesco Facchin, Costruttori di strumenti musicali a Padova tra quattordicesimo e diciasettesimo secolo, in a cura di Giovanna Baldissin Molli, Botteghe artigiane dal Medioevo<br />
all’età moderna, il Prato<br />
James Tyler, Paul Sparks The early mandolin, Oxfor Press 1989<br />
Stefano Toffolo, Antichi strumenti veneziani, Arsenale editrice, Venezia, 1987<br />
Paolo Camerini, Piazzola nella sua storia e nell’arte musicale del seicento, Società anonima stabilimento arti grafiche Alfieri & Lacroix, Milano 1925<br />
Villa Contarini - Piazzola sul Brenta (PD)
Stefano Toffolo<br />
Da qui, lo strumento, profondamente<br />
mutato, raggiunge di nuovo tutta Italia,<br />
sostituisce il modello precedente<br />
e arriva in tutte le corti d’Europa.<br />
Alla fine del 1700 l’autore padovano<br />
Gioacchino Cocchi scrive per questo<br />
strumento “Sinfonia per due mandolini<br />
a basso”.<br />
Nel 1800 il cantante Giovanni Battista<br />
Contiero 6 di Este si dedica alacremente<br />
al mandolino componendo<br />
molti brani per mandolino di cui ora<br />
però rimangono solo Ventiquattro<br />
Ariette per soprano, due mandolini e<br />
mandola, ma non è chiaro se il mandolino<br />
in uso fosse quello napoletano<br />
o quello milanese.<br />
Dopo l’Unità d’Italia il mandolino<br />
rappresenta un vero strumento di<br />
identità nazionale (che tanto ci caratterizza<br />
ancora adesso nelle stereotipizzazioni<br />
estere): se la nazione di<br />
fatto doveva ancora essere costruita<br />
e così anche la lingua italiana faceva<br />
fatica ad imporsi, in tutta la penisola<br />
troviamo orchestre composte di mandolini,<br />
mandole, chitarre ed arpe. Il<br />
fenomeno interessava l’intero Stivale<br />
da Bolzano ad Avola in Sicilia e, pertanto<br />
a Padova e provincia non potevano<br />
certo mancare.<br />
Da ricerche da me condotte risulta<br />
che a Padova esistevano ben due orchestre<br />
di mandolini, una a Cittadella,<br />
una a Piazzola sul Brenta, una a<br />
Cervarese Santa Croce, una a Loreggia<br />
ed una a Tombolo.<br />
Le orchestre di Padova, una maschile<br />
ed una femminile, erano dirette da<br />
Silvio Danieli (Padova 1856 – 1906)<br />
e la sede di queste orchestre era situata<br />
in via Dante. Umberto Boccioni,<br />
nel periodo in cui ha vissuto a Padova<br />
in via Dante ha ritratto, con uno<br />
schizzo a matita proprio un mandolinista<br />
del Circolo Filarmonico diretto<br />
dal Danieli stesso.<br />
Essendo il Mandolino diffuso nella<br />
nostra città troviamo anche autori<br />
padovani che si sono dedicati allo<br />
strumento: oltre a Danieli, Angelo<br />
Tessaro (Padova, 1849 – 1899), Andrea<br />
D’Angeli (Padova, 1868 – San<br />
Michele Extra, Vr, 1940), Guido<br />
Palumbo, Angelo Agostini (Padova<br />
1838), Vittorio Maria Vanzo<br />
(Padova, 1862 – Milano, 1945) 7 e<br />
Guglielmo Zanibon (Padova, 1878<br />
– 1966).<br />
La figura di Gugliemo Zanibon è stata<br />
molto importante perché, com’è noto,<br />
rientrato dagli Stati Uniti, oltre ad essersi<br />
dedicato all’editoria in generale,<br />
ha riservato al Mandolino particolari<br />
attenzioni: già in America Zanibon<br />
pubblicava una rivista mandolinistica<br />
“The Mandolin”, e una volta rientrato<br />
in Italia ha pubblicato ben due riviste<br />
mandolinistiche: “La Musica per<br />
Tutti” e “Il piccolo mandolinista”.<br />
Sotto lo pseudonimo di Mario Lago,<br />
Zanibon ha anche pubblicato un metodo<br />
didattico per mandolino 8 .<br />
Dopo la seconda guerra mondiale la<br />
diffusione del mandolino in Italia si<br />
è di molto ridimensionata lasciando<br />
spazi ad altri generi, repertori e strumenti.<br />
L’esperienza delle orchestre a<br />
plettro però non si è esaurita del tutto<br />
e proprio nel Nord Italia ha trovato<br />
terreno di “resistenza”.<br />
La parentesi “buia” del mandolino è<br />
durata fino al 1959 quando, Claudio<br />
6 Antonio Garbellotto, Piccola Enciclopedia musicale padovana, in, Padova e la sua provincia, 1971, Padova<br />
7 Alceo Toni, Vittorio Maria Vanzo, Editrice Athena, Milano, 1946<br />
8 Ercole Parenzan, Guglielmo Zanibon a cent’anni dalla nascita 1878-1979, edizioni G.Zanibon - Padova<br />
Pag. 19<br />
Scimone fonda l’orchestra “I Solisti<br />
Veneti” con sede a Padova e introduce<br />
il mandolino stabilmente nei<br />
propri cartelloni facendo conoscere<br />
al grande pubblico il repertorio d’arte<br />
barocco destinato al nostro strumento.<br />
Hanno collaborato con “I Solisti<br />
Veneti” i celebri mandolinisti Alessandro<br />
Pitrelli, Bonifacio Bianchi,<br />
Giuseppe Anedda e collaborano<br />
tutt’ora Ugo Orlandi, Dorina Frati<br />
e Maria Cleofe Miotti. Per volontà<br />
dello stesso Scimone fu istituita nel<br />
Conservatorio “Cesare Pollini” di Padova<br />
la prima cattedra di Mandolino<br />
in Italia. Nel corso degli anni al Conservatorio<br />
“Pollini” si sono succeduti<br />
come docenti Giuseppe Anedda,<br />
Ugo Orlandi ed ora Dorina Frati che<br />
grazie alla loro fama hanno attirato e<br />
attirano tutt’ora allievi da ogni dove.<br />
Attualmente grazie al lascito “Bonifacio<br />
Bianchi” la Biblioteca del<br />
Conservatorio “C. Pollini” di Padova<br />
risulta la più fornita biblioteca<br />
di musica barocca per mandolino al<br />
mondo radunando in sé preziose copie,<br />
trascritte di proprio pugno dallo<br />
stesso Bonifacio Bianchi, di spartiti<br />
ritrovati nelle biblioteche di tutto il<br />
mondo durante le sue tournèe estere<br />
con “I Solisti Veneti”.<br />
Emanuele Cappellotto
Rocco Amendola (L. A. R. - Liuteria Amendola Rocco)<br />
Via Ciancio, 13 - 84083 CASTEL S. GIORGIO (Salerno)<br />
Tel. 328 / 7528763 - www. larchit.com - lar@larchit.com