A Francesco Massini la finale dell'Europeo Petrucci: “Per gli arbitri ...
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La storia del padovano Adriano Boldrin<br />
Ultimo nel<strong>la</strong> corsa<br />
campione di solidarietà<br />
di <strong>Francesco</strong> Palombi<br />
La città di Padova, non di rado, viene citata<br />
e riconosciuta come <strong>la</strong> città dei tre<br />
“senza”: il Caffè senza porte (il monumentale<br />
Caffè Pedrocchi, storico locale<br />
cittadino, anticamente era aperto ad ogni<br />
ora del giorno), il Prato senza erba (il Prato<br />
del<strong>la</strong> Valle, seconda piazza più grande<br />
d’Europa dopo <strong>la</strong> Piazza Rossa di Mosca,<br />
in realtà fino al<strong>la</strong> fine del XVIII secolo era<br />
una superficie interamente paludosa) ed<br />
il Santo senza nome (Sant’Antonio infatti,<br />
di cui è tradizionalmente popo<strong>la</strong>re <strong>la</strong><br />
devozione, è comunemente chiamato “Il<br />
Santo” per antonomasia, con speciale riferimento<br />
all’omonima Basilica).<br />
Non si può dire, però, che <strong>gli</strong> <strong>arbitri</strong> padovani<br />
siano persone senza coraggio, abnegazione<br />
e spiccato senso del dovere.<br />
Dopo il proditorio e tempestivo intervento<br />
del giovane Sergiu G<strong>la</strong>van, che riuscì a salvare<br />
<strong>la</strong> vita ad un portiere de<strong>gli</strong> Juniores –<br />
vittima di un terribile scontro di gioco – grazie<br />
a qualche rudimento di primo soccorso<br />
appreso dal padre medico (Rivista “L’Arbitro”<br />
3/2010, pag. 31), e l’adozione a distanza<br />
di una bambina brasiliana nell’ambito del<br />
progetto “Mello Mattos”, un altro associato<br />
del<strong>la</strong> Sezione euganea è balzato a<strong>gli</strong> onori<br />
delle cronache per un gesto di non comune<br />
altruismo e straordinaria solidarietà.<br />
Teatro del<strong>la</strong> vicenda, in cui il <strong>la</strong>to umano<br />
ha nettamente prevalso sull’impresa<br />
sportiva, è stato il percorso dell’ultima<br />
edizione del<strong>la</strong> Venice Marathon, lungo<br />
i canonici 42,195 km culminati con l’ingresso<br />
nel<strong>la</strong> suggestiva cornice di Piazza<br />
San Marco.<br />
Davvero curioso però, è che <strong>la</strong> virtuale<br />
“ma<strong>gli</strong>a nera” (riservata simbolicamente<br />
all’ultimo c<strong>la</strong>ssificato) sia toccata proprio<br />
ad un… Arbitro.<br />
Il cinquantanovenne osservatore Adriano<br />
Boldrin (appartenente al<strong>la</strong> Sezione AIA<br />
di Padova, ma veneziano di Campolongo<br />
Maggiore) ha infatti ta<strong>gli</strong>ato il traguardo in<br />
5h58’38”, c<strong>la</strong>ssificandosi nel<strong>la</strong> posizione ufficiale<br />
numero 5842. In una paro<strong>la</strong>, ultimo.<br />
Ma <strong>la</strong> stanchezza, i dolori e le fatiche del<strong>la</strong><br />
corsa non c’entrano nul<strong>la</strong>: lo scorrere<br />
impietoso del cronometro è passato in<br />
secondo piano di fronte al grande cuore<br />
di Boldrin, che dal<strong>la</strong> partenza di Stra<br />
(VE) ha accompagnato fino a Venezia il<br />
cinquantenne Giuseppe Zanel<strong>la</strong>, atleta<br />
bellunese non vedente.<br />
“Da quando c’è <strong>la</strong> Venice Marathon ci<br />
sono anch’io – ha raccontato divertito<br />
Boldrin, sempre pronto al<strong>la</strong> battuta col<br />
sorriso sulle <strong>la</strong>bbra – e questa volta ho<br />
davvero rischiato di sforare il tempo limite!<br />
Usciti dal parco (il Parco San Giuliano<br />
alle porte del<strong>la</strong> città <strong>la</strong>gunare, ndr) ho<br />
dovuto affidare Giuseppe all’amica Katia<br />
Fabris, perché si stava facendo tardi e rischiavo<br />
di non arrivare entro le sei ore,<br />
con conseguente impossibilità di essere<br />
al via anche il prossimo anno.”<br />
Eventualità scongiurata, così Adriano<br />
Boldrin potrà iscriversi anche all’edizione<br />
n. 27 del<strong>la</strong> Maratona di Venezia, l’ennesimo<br />
tassello di un curriculum con oltre<br />
400 competizioni: “Posso dire di aver<br />
corso in tutti i continenti, con qualsiasi<br />
condizione climatica, e porterò sempre<br />
con me ricordi ed esperienze indimenticabili:<br />
tra queste, <strong>la</strong> mia Venice Marathon<br />
del 1990 chiusa in 3h04’, tempo che mi<br />
permise l’iscrizione al<strong>la</strong> maratona di Bo-<br />
ston (corsa poi quattro volte). Facendo<br />
due calcoli, ho fatto due volte il giro del<br />
mondo a piedi. Essere un arbitro mi ha<br />
aiutato molto, e devo ringraziare <strong>la</strong> mia<br />
Sezione di Padova ed il Presidente Spiezia<br />
perché mi è stata sempre concessa<br />
l’opportunità di coltivare serenamente <strong>la</strong><br />
mia passione per l’atletica, conciliando le<br />
maratone con i sempre numerosi impegni<br />
ed obblighi di associato.”<br />
Nonostante un ginocchio un po’ dolorante<br />
e qualche acciacco, però, Boldrin non<br />
ha nessuna intenzione di appendere le<br />
fatidiche scarpette al chiodo: “Ho diverse<br />
gare in calendario: prima di Venezia avevo<br />
corso a Chicago, ed ora mi aspettano<br />
le tappe di Ravenna, Firenze, Palermo<br />
(dove accompagnerà un altro corridore<br />
disabile, ndr) e Reggio Emilia. La mia<br />
squadra è l’Atletica Riviera del Brenta<br />
– Mira, ma faccio parte anche del Club<br />
Supermarathon, l’associazione bolognese<br />
composta da tanti che, come me, non<br />
sanno resistere al fascino delle maratone.<br />
Io, quando corro, sono felice.”<br />
Gioia che l’osservatore arbitrale Boldrin<br />
vuole spesso condividere con amici<br />
meno fortunati di lui: <strong>la</strong> dimostrazione<br />
che non si è mai “fuori tempo massimo”<br />
per opere di bene e gesti di solidarietà.<br />
n. 1/2012<br />
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