Appunti di Biochimica - ITAS V.Luparia
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<strong>ITAS</strong> Vincenzo <strong>Luparia</strong> – <strong>Appunti</strong> per lo stu<strong>di</strong>o della <strong>Biochimica</strong> – Classe III – A.S. 2012-2013<br />
<strong>Appunti</strong> biochimica<br />
Fotosintesi<br />
Il processo fondamentale della fotosintesi consiste nella trasmissione <strong>di</strong> energia ra<strong>di</strong>ante (quanti<br />
<strong>di</strong> luce) fornita dalla luce solare che viene trasformata in energia chimica. L’assorbimento della<br />
luce e il trasferimento dell’eccitazione degli elettroni è garantita dalla clorofilla.<br />
La clorofilla <strong>di</strong> tipo A si trova in tutti gli organismi foto sintetici ad esclusione dei batteri;<br />
chimicamente è formata da quattro anelli pirrolici con uno ione magnesio al centro della<br />
molecola. Segue una lunga catena <strong>di</strong> idrocarburi non solubili che rappresenta la struttura <strong>di</strong><br />
aggancio alla membrana del cloroplasto.<br />
Quando un fotone <strong>di</strong> energia luminosa colpisce la molecola della clorofilla, l’atomo <strong>di</strong> magnesio<br />
mette in eccitazione gli anelli pirrolici. Questo processo però richiede una notevole quantità foto<br />
energetica per il quale provvede un sistema <strong>di</strong> raccolta formato da: carotenoi<strong>di</strong>, clorofilla B e<br />
infine la clorofilla A. I carotenoi<strong>di</strong> recuperano energia luminosa nella fascia dello spettro<br />
compresa tra 600-660 nm. Questa quantità <strong>di</strong> energia stimola la clorofilla B che inizia ad<br />
assorbire energia luminosa tra i 450-480 nm. Questo flusso energetico può così avviare la<br />
stimolazione della clorofilla B che assorbe energia nella fascia dei 700 nm.<br />
Gli elettroni eccitati nella clorofilla B <strong>di</strong>ventano accettatori <strong>di</strong> protoni (H+) che permettono la<br />
ricarica <strong>di</strong> molecole organiche quali NADPNADPH e ADPATP entrambe necessarie a formare<br />
il glucosio nel corso del ciclo <strong>di</strong> Calvin.<br />
Il protone (H+) viene assorbito dalla molecola d’acqua nel seguente modo:<br />
H20+E°+NADPNADPH+1/2 O2 . Il trasferimento degli elettroni sugli orbitali molecolari è a<br />
carico <strong>di</strong> proteine enzimatiche (ferrodossina, sistema citocromi, plastochinone). Gli avvenimenti<br />
elettrici avvengono tra le membrane del tilacoide. In seguito, me<strong>di</strong>ante un effetto pompa<br />
(trasporto attivi) nel quale i protoni (H+) vengono spinti me<strong>di</strong>ante proteine carrier verso<br />
l’interno dello stroma, gli elettroni sono spinti verso l’esterno dello stroma.<br />
I carotenoi<strong>di</strong> servono per eccitare la clorofilla B e sono presenti in tutte le piante ver<strong>di</strong>, nei<br />
batteri foto sintetici, nelle alghe (hanno la struttura dell’isopropene).<br />
I carotenoi<strong>di</strong> sono immersi nelle membrane dei cloroplasti, e sono<br />
anche accumulati nei cromoplasti. Le xantofille sono abbondanti nelle<br />
piante veri presenti nelle seguenti molecole: leuteina, viola xantina, neoxantina. La loro<br />
funzione è quella <strong>di</strong> proteggere la clorofilla dall’ossidazione atmosferica. Le ficobiline sono<br />
pigmenti che hanno un colore simile quello della bile e sono caratteristici degli organismi<br />
vegetali inferiori.<br />
<strong>ITAS</strong> Vincenzo <strong>Luparia</strong> – prof. Andrea Sacchetti<br />
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Ciclo <strong>di</strong> Calvin<br />
Il ciclo <strong>di</strong> Calvin ha lo scopo <strong>di</strong> produrre, in fase <strong>di</strong> sintesi, il glucosio e altre sostanze utili alla<br />
pianta. Il glucosio viene inviato alle ra<strong>di</strong>ci per il nutrimento e la crescita.<br />
Fase 1 6 molecole <strong>di</strong> ribulosio-<strong>di</strong>fosfato (enzima rubisco) a cinque atomi <strong>di</strong> carbonio<br />
assorbono 6 molecole gassose <strong>di</strong> CO2. In questo processo viene consumata ATP.<br />
Fase 2 Si forma una sostanza interme<strong>di</strong>a che ha il compito <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare il setting<br />
molecolare organizzando 12 molecole ci carbonio. Il composto che si ottiene è<br />
l’acido fosfoglicerico il quale deve utilizzare 12 molecole <strong>di</strong> ATP per il suo<br />
assemblaggio.<br />
Fase 3 Il carico energetico acquisito serve per mo<strong>di</strong>ficare le molecole <strong>di</strong> acido<br />
fosfogliecerico in tri-fosfoglicerato e, me<strong>di</strong>ante l’aggiunta <strong>di</strong> protoni forniti<br />
dall’NADPH in glicerolo-trifosfato (12 molecole)<br />
Fase 4 A questo punto 2 molecole <strong>di</strong> glicerolo-trifosfato vengono trasformate in<br />
gliceraldeide-trifosfato e successivamente in glucosio, mentre 10 molecole <strong>di</strong><br />
gliceraldeide-trifosfato con l’apporto <strong>di</strong> energia da ATP tornano ad essere<br />
ribulosio-<strong>di</strong>sfosfato.<br />
Catabolismo degli zuccheri<br />
Il glucosio che utilizza l’organismo si ottiene per idrolisi dell’amido e per isomerasi del fruttosio.<br />
Una volta ottenuto il glucosio l’organismo può produrre ATP. La demolizione <strong>di</strong> una molecola <strong>di</strong><br />
glucosio per ossidazione produce 686Kcal, ma non è possibile ottenere questo rilascio energetico<br />
se non attraverso una serie <strong>di</strong> reazioni. La glicolisi è la prima fase della demolizione del glucosio<br />
ed è anaerobica. Il processo avviene nel citoplasma cellulare. Prima <strong>di</strong> ottenere glucosio<br />
l’organismo deve semplificare gli zuccheri da polisaccari<strong>di</strong> a monosaccari<strong>di</strong>, facilmente<br />
assimilabili.<br />
Glicogeno<br />
Amido<br />
polisaccari<strong>di</strong><br />
Maltosio<br />
Lattosio<br />
Saccarosio<br />
Il processo catabolico prevede che zuccheri, lipi<strong>di</strong> e proteine siano demoliti a formate ATP, NADP,<br />
FADP. I prodotti <strong>di</strong> scarto eliminati dalle cellule sono CO2, H2O, NH3. La demolizione delle proteine<br />
serve per ottenere aminoaci<strong>di</strong> che a loro volta sono strasformati in acido piruvico per essere<br />
assorbito nel ciclo <strong>di</strong> Krebs.<br />
<strong>ITAS</strong> Vincenzo <strong>Luparia</strong> – prof. Andrea Sacchetti<br />
Fruttosio<br />
Mannosio<br />
Galattosio<br />
<strong>di</strong>saccari<strong>di</strong> monosaccari<strong>di</strong><br />
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I lipi<strong>di</strong> sono ugualmente ridotti in glicerolo e aci<strong>di</strong> grassi che a loro volta sono ridotti i acido<br />
piruvico che può accedere al ciclo <strong>di</strong> Krebs. Se la sostanza da catabolizzare è semplice minore sarà<br />
il tempo <strong>di</strong> trasformazione in energia. Infatti i polisaccari<strong>di</strong> devono essere spezzati per idrolisi in<br />
<strong>di</strong>saccari<strong>di</strong> e poi in monosaccari<strong>di</strong> prima <strong>di</strong> essere trasformati in acido piruvico. La glicolisi è<br />
perciò un processo che deve consumare energia per poterne produrre <strong>di</strong> nuova. Le fasi della<br />
glicolisi sono:<br />
1) formazione del glucosio: i polisaccari<strong>di</strong> sono trasformati in destrine (maltosio-saccarosio) e poi<br />
in glucosio;<br />
2) isomerizzazione del glucosio: un enzima trasforma il glucosio in fruttosio spostando gli atomi<br />
nella struttura chimica della molecola;<br />
3) formazione del fruttosio: viene aggiunta alla molecola energia ATP e l’azione dell’enzima<br />
aldolasi;<br />
4) formazione <strong>di</strong> gliceraldeide-trifosfato;<br />
5) ossidazione della gliceraldeide-trifosfato me<strong>di</strong>ante l’aggiunta <strong>di</strong> un gruppo fosfato fornito<br />
dall’NADP;<br />
6) formazione del <strong>di</strong>-fosfoglicerato;<br />
7) formazione <strong>di</strong> ATP;<br />
8) formazione del <strong>di</strong>-fosfoglicerato;<br />
9) formazione del fosfo-piruvato me<strong>di</strong>nate l’enzima enolasi;<br />
10) formazione <strong>di</strong> acido piruvico, ATP me<strong>di</strong>ante l’enzima piruvato-chinasi.<br />
Ciclo <strong>di</strong> Krebs<br />
Nel citosol l’acido piruvico viene trasformato in una<br />
molecola adatta al processo <strong>di</strong> respirazione me<strong>di</strong>ante una<br />
serie <strong>di</strong> reazioni enzimatiche. Il ciclo <strong>di</strong> Krebs serve per<br />
formare NADPH, FADPH, ATP<br />
1) L’acido piruvico viene ossidato eliminando una<br />
molecola <strong>di</strong> CO2 , il processo è detto decarbossilazione<br />
ossidativa;<br />
2) formazione dell’Acetil-CoA: questa molecola viene<br />
strasportata nei mitocondri dal citoplasma me<strong>di</strong>ante<br />
conformità elettronica;<br />
3) il ciclo <strong>di</strong> Krebs avviene nella matrice del mitocondrio e<br />
procede in modo ciclico nelle seguenti fasi:<br />
Acetil-CoACitratoIsocitratoa-ChetoglutaratoSuccinatoFumaratoMalatoOssalacetatoCitrato<br />
Bilanci energetici<br />
<strong>ITAS</strong> Vincenzo <strong>Luparia</strong> – prof. Andrea Sacchetti<br />
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La fermentazione<br />
L’ossidazione delle molecole organiche produce una forza riducente. All’ossidazione corrisponde<br />
una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> elettroni (il numero <strong>di</strong> valenza aumenta <strong>di</strong> valore), mentre alla riduzione<br />
corrisponde un acquisto <strong>di</strong> elettroni (il numero <strong>di</strong> valenza <strong>di</strong>minuisce il suo valore). Le sostanze<br />
ossidanti accettano elettroni e si riducono quelle riducenti cedono elettroni e si ossidano.<br />
L’ossido riduzione equivale ad un apssaggio <strong>di</strong> cariche elettriche: nell’ossidazione gli elettroni si<br />
muovono verso la sostanza che si riduce. Ad esempio la molecola NAD+ è ossidato perché ha<br />
perso elettroni, la stessa molecola nella form NADH è ridotto perché ha acquistato un protone<br />
(H+). Il passaggio da NADH a NAD+ mette a <strong>di</strong>sposizione un elettrone (e-) che viene catturato da<br />
un atomo <strong>di</strong> ossigeno (O2). La reazione della respirazione aerobica prevede che la molecola <strong>di</strong><br />
ossigeno più l’elettrone più il protone messi a <strong>di</strong>sposizione dell’NAD+ formino una molecola<br />
d’acqua (con i dovuti equilibri molecolari). Se le sostanze ossidanti cioè quelle che riescono a<br />
catturare elettroni non corrispondono l’ossigeno avviene il fenomeno della fermentazione.<br />
Fermentazione alcolica<br />
La fermentazione alcolica avviene a seguito della demolizione del glucosio, la produzione <strong>di</strong><br />
acido piruvico, la formazione <strong>di</strong> aldeide acetica in assenza <strong>di</strong> ossigeno, l’azione dell’enzima alcol<br />
deidrogenasi a formare alcol etilico (etanolo). C6H12O62C2H6O+2CO2<br />
Fermentazione acetica<br />
La fermentazione acetica avviene ad opera <strong>di</strong> micro-organismi <strong>di</strong> natura batterica/fungina i quali<br />
<strong>di</strong>spongono l’ossidazione dell’aldeide acetica ad acido acetico. L’aceto si forma me<strong>di</strong>ante un<br />
agglomerato microbico che si addensa in una forma detta madre. L’origine è lievito/fungina.<br />
Possiamo <strong>di</strong>stinguere tre tipi <strong>di</strong> nuclei microbici: batteri acetici del vino o della birra, batteri<br />
acetico-rapi<strong>di</strong>, batteri acetico-mucillaginosi. Il batterio Acetobacter, ha una forma bastoncellare<br />
ed una notevole resistenza che varia da un minimo <strong>di</strong> 5°C ad una massimo <strong>di</strong> 42°C. la<br />
temperatura ottimale per lo sviluppo del microbo è <strong>di</strong> 34°C. La tolleranza alcolica è circa 9,5-10<br />
gra<strong>di</strong> alcolici; la tolleranza ottimale per l’acetificazione è <strong>di</strong> 6,5 gra<strong>di</strong> alcolici.<br />
L’aggiunta della solforosa inibisce lo sviluppo del batterio acetico, inoltre la presenza <strong>di</strong> fosforo<br />
(Sali fosfati) ad esempio nelle acque molto dure, favoriscono la proliferazione acetica. Il<br />
catalizzatore per eccellenza del processo acetico è rappresentato dai sali <strong>di</strong> Ferro.<br />
Fermentazione lattica<br />
Quando l’acido piruvico, in ambiente cellulare o nella sostanza alimentare (latte) viene ridotto<br />
per intervento dell’enzima lattico-deidrogenasi + NADHNAD+ H+, avviene una trasformazione<br />
in acido lattico. C3H4O3 (acido piruvico)+NADH+enzimaC3H6O3 (acido lattico). Questo processo<br />
avviene per mezzo <strong>di</strong> lattobacilli anaerobi.<br />
I lieviti e la fermentazione<br />
I lieviti appartengono al regno dei Funghi. Si riproducono per gemmazione. Sono unicellulari e la<br />
loro struttura è quella tipica <strong>di</strong> una qualsiasi cellula: parete e membrana cellulare, mitocondri,<br />
R.E., vacuolo con grani basolfili (lipi<strong>di</strong>ci) nucleo e citoplasma a base <strong>di</strong> glicogeno. Questa<br />
sostanza aumenta in fase <strong>di</strong> fermentazione per poi <strong>di</strong>minuire fino ad annullarsi. La riproduzione<br />
dei lieviti è molto attiva in fase aerobica e in presenza <strong>di</strong> glucosio mentre la trasformazione del<br />
glucosio in alcol non richiede ai lieviti l’uso dell’ossigeno. La forma dei lieviti è generalmente<br />
tondeggiante ma può ramificarsi allo sta<strong>di</strong>o dell’invecchiamento fino ad aggregarsi in unità<br />
composte. L’azione dei lieviti è <strong>di</strong> tipo enzimatica detta in generale zimasi. In realtà agiscono un<br />
complesso <strong>di</strong> enzimi: amilasi raffinasi maltasi lattasi invertasi melibiasi <br />
glicosidasi enzimi proteolitici carbossilasi. L’azione metabolica del lievito è premiata dalle<br />
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sue <strong>di</strong>mensioni: più è piccolo maggiore sarà la sua efficacia. Il lievito, come già accennato, agisce<br />
per respirazione cioè consumando ossigeno e producendo anidride carbonica. Quando il<br />
processo respiratorio termina allora inizia la fase fermentativa che <strong>di</strong>pende in tutto dagli enzimi.<br />
La temperatura è una grandezza fondamentale per la fermentazione sia per la moltiplicazione<br />
delle cellule sia per la gemmazione e la sporulazione. I lieviti <strong>di</strong>ventano insensibili alle basse<br />
temperature (si inattivano) oppure <strong>di</strong>minuiscono la funzione fermentativa. È possibile<br />
sud<strong>di</strong>videre i lieviti in due gruppi <strong>di</strong> alta temperatura se agiscono tra 10-25°C, <strong>di</strong> bassa<br />
temperatura se agiscono tra i 5-10°C. Ciò che più danneggia i lieviti è la variazione della<br />
temperatura durante la fermentazione. Infatti tale variazione mo<strong>di</strong>fica la morfologia<br />
sviluppando miceli o ingrossando il volume e gli agglomerati.<br />
Le cellule dei lieviti <strong>di</strong> alta temperatura tendono a rimanere uniti e a formare complessi che<br />
favoriscono la produzione della schiuma e della CO2 . I lieviti <strong>di</strong> bassa temperatura tendono a<br />
separarsi restando isolati, così da precipitare sul fondo. I Sali <strong>di</strong> Manganese favoriscono l’azione<br />
dei lieviti soprattutto nella loro crescita. La produzione <strong>di</strong> alcol durante la fermentazione sembra<br />
abbia lo scopo <strong>di</strong> selezionare i vari ceppi <strong>di</strong> lieviti, alla fine rimangono solo quelli che hanno una<br />
maggiore affinità e riescono a metabolizzare tutto il glucosio a <strong>di</strong>sposizione.<br />
Lieviti selezionati<br />
Schizosaccaromicetes: sono lieviti molto efficaci sui mosti delle aree <strong>di</strong> coltivazione a clima caldo.<br />
Hanno una buona attività fermentativa soprattutto nella fase malo-acolica (passaggio rapido del<br />
mailico in alcol).<br />
Saccaromicotes ludwigii: è pittosto comune nei mosti, serve per avviare la fermentazione, viene<br />
<strong>di</strong>strutto dalla solforosa.<br />
Dekkera: è un ceppo dannoso perché produce a acetificazione (acido acetico).<br />
Hansenula e Pichia: sono ceppi dannosi e devono essere abbattuti con la solforosa, producono<br />
la “fioretta”.<br />
Saccaromicetes (sette varietà tra cui: cervisiae, bayanus, uvarum): è il ceppo migliore, ottimo<br />
per la produzione alcolica, resiste bene alla solforosa perciò può completare il processo senza<br />
problemi. (analogo al S. è Kloekera apiculata).<br />
Torulaspora: è uno dei ceppi più utilizzati per la vinificazione perché ha un’alta resistenza alla<br />
percentuale alcolica (10-12%). Ha due varietà: S. delbuchii, S. rosei.<br />
Zigosaccaromicetes: è un ceppo presente nel mosto che ha buona capacità <strong>di</strong> resistenza al<br />
carico zuccherino. Ottimo in fase <strong>di</strong> fermentazione.<br />
Le immagini e la documentazione è reperita d numerosi fonti documentative tra cui la rete internet, cui<br />
appartengono. L’unico scopo del loro utilizzo è vantaggiare gli studenti nell’appren<strong>di</strong>mento degli<br />
argomenti scientifici.<br />
Prof. Andrea Sacchetti<br />
<strong>ITAS</strong> Vincenzo <strong>Luparia</strong> – prof. Andrea Sacchetti<br />
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