NUMERO 5 – 30 ottobre 2010 – Roma – Lecce - Alberto Mandolesi
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4 • Pensieri & Schemi<br />
Lo<br />
Zibaldone<br />
di Massimo Piacente<br />
Non c’è via di uscita<br />
La <strong>Roma</strong> è nel caos più assoluto, ma l’aspetto che più preoccupa<br />
è che, al momento, non si riesce ad intravedere<br />
una soluzione. Non sembra essere una soluzione Claudio<br />
Ranieri il quale, con i suoi atteggiamenti e le sue dichiarazioni,<br />
di fatto si è delegittimato da solo prima che lo<br />
facessero altri. Non possono rappresentare la soluzione i<br />
calciatori, smarriti e perplessi anche per le scelte del tecnico,<br />
ai quali oltre tutto non si può rimproverare mancanza<br />
d’impegno. Non può essere la soluzione la dirigenza,<br />
alla quale è venuta meno l’autorità di un tempo, che si<br />
limita ad una semplice attività di mediazione non potendo<br />
fare altro.<br />
E allora come se ne esce? Intanto bisogna chiedersi come<br />
sia potuto accadere che si arrivasse alla situazione grottesca<br />
che si vive oggi a Trigoria. Come è possibile che un<br />
tecnico, celebrato per le sue imprese fino a pochi mesi fa,<br />
appaia adesso confuso e impotente? E come è possibile<br />
che la stessa squadra che aveva sfiorato lo scudetto lo<br />
scorso anno, confermata e rinforzata nell’organico, si sia<br />
smarrita in questo modo?<br />
Ranieri. Il tecnico, chiamato lo scorso anno al capezzale di<br />
una squadra malata, volle precisare sin da subito che<br />
quella “non era la sua squadra”. Ciò nonostante riuscì a<br />
compiere un autentico miracolo portando la <strong>Roma</strong> a contendere<br />
il campionato alla più forte Inter degli ultimi<br />
anni. Era lecito attendersi che quest’anno la “sua <strong>Roma</strong>”,<br />
pur nella oggettiva difficoltà di ripetersi, sarebbe stata<br />
almeno competitiva. Ma questa è davvero la “sua<br />
<strong>Roma</strong>”? Beh, evidentemente no. Ranieri da sempre predilige<br />
il 4-4-2, modulo che è risaputo necessita di esterni<br />
bassi e alti. E allora perché il tecnico in organico si ritrova<br />
soltanto Taddei quale esterno alto di ruolo? Certo, tutti<br />
sappiamo le difficoltà di fare mercato della Società. Ma<br />
allora perché il tecnico ha voluto a tutti i costi Burdisso e<br />
ha anche avallato le cessioni di Guberti e Cerci? E ancora,<br />
lo scorso anno Ranieri riuscì a fare di necessita virtù<br />
adattando gli uomini che aveva ai moduli. Perché quest’anno<br />
ha insistito con il 4-4-2 avendo perso anche<br />
Taddei? Il continuo avvicendamento di moduli e uomini<br />
non ha forse confuso ulteriormente i calciatori e lo stesso<br />
tecnico? E la preparazione estiva è stata davvero azzeccata<br />
come egli insiste nel dire? Prigioniero di tutti questi<br />
problemi, Ranieri è il primo ad ammettere di non raccapezzarsi.<br />
Ecco perché non può essere la soluzione.<br />
Giocatori. Personalmente non ricordo un precampionato<br />
della <strong>Roma</strong> tanto brutto come l’ultimo. Si è capito subito<br />
che qualcosa non andava. La tenuta fisica di molti appariva<br />
già precaria come si sarebbe poi palesato nelle gare<br />
ufficiali. La condizione psicologica e l’autostima non sembravano<br />
le stesse della scorsa stagione. I nuovi non riuscivano<br />
a inserirsi nel gruppo storico. L’unico che non ha<br />
avuto di questi problemi è stato Borriello il quale ha dato<br />
da subito il suo contributo in fatto di gioco e di gol.<br />
Nel confronto successivo alla sconfitta con il Basilea i giocatori<br />
hanno rappresentato all’allenatore<br />
le loro perplessità<br />
sulla tenuta fisica, sul<br />
fatto di correre a<br />
vuoto, sulle<br />
sostituzioni e i<br />
continui cambiamenti<br />
di modulo<br />
che loro non<br />
capiscono, sulla<br />
paura che li prende<br />
quando sono in<br />
campo. A Parma<br />
tutto questo si è<br />
notato a sufficienza.<br />
Come non<br />
bastasse ci si sono<br />
messi anche i nuovi<br />
gravi infortuni di<br />
Taddei e Pizarro.<br />
Non ci resta che sperare<br />
nella... Divina<br />
Provvidenza!<br />
maxpiacente@alice.it<br />
Rdi<br />
Federico Bettoni*<br />
Sabato 29 <strong>ottobre</strong> sale allo stadio Olimpico di<br />
<strong>Roma</strong> il <strong>Lecce</strong> di Luigi De Canio; l’allenatore,<br />
nato a Matera il 26 /09/’57, da calciatore (terzino)<br />
gioca tra serie C1 e C2, con alcune presenze<br />
in Serie B, nel Matera. L’ultima stagione<br />
da calciatore professionista nel 1987/88, con la<br />
maglia del Pro Italia Galatina. Poi il trasferimento<br />
a Pisticci, campionato di Promozione,<br />
dove inaugura la carriera da allenatore con la<br />
promozione. Conquista il terzo posto in<br />
Interregionale e, l’anno seguente, sfiora la vittoria<br />
del campionato. Il 1992/93 è l’ultima stagione<br />
alla guida del Pisticci.<br />
Esordisce come allenatore nel calcio professionistico<br />
nel 1993, con il Savoia, in Serie C2: una<br />
promozione in C1. Passa al Siena, in C1, e poi<br />
al Carpi. Nel 1997 è alla Lucchese, in Serie B.<br />
Quindi a Pescara, dove coglie un quinto posto<br />
tra i cadetti, mancando la A per un punto.<br />
L’esordio nella massima serie arriva nel campionato<br />
1999/00, con l’Udinese: ottavo.<br />
L’anno successivo viene esonerato a stagione<br />
in corso. Nel 2001 va al Napoli, in B, terminando<br />
la stagione al quinto posto. Nel 2002 subentra<br />
alla guida della Reggina a campionato di<br />
Serie A in corso, ottenendo quattordicesimo<br />
posto e relativa salvezza. Nel 2003 è al Genoa,<br />
in Serie B. Lascia la panchina a Serse Cosmi<br />
prima dell’inizio del campionato. Il Siena lo<br />
chiama nel gennaio 2005: due salvezze consecutive.<br />
Il 29 <strong>ottobre</strong> 2007 viene chiamato sulla panchina<br />
dei Queens Park Rangers, club londinese<br />
di seconda divisione: guida la squadra al quattordicesimo<br />
posto, prima di abbandonare l’incarico<br />
nel maggio 2008. Il 9 marzo 2009 subentra<br />
a Mario Beretta sulla panchina del <strong>Lecce</strong><br />
sempre con Pavese come vice, ma non riesce<br />
ad evitare la retrocessione del club salentino<br />
in Serie B. Al termine del campionato è sorprendentemente<br />
riconfermato dalla società<br />
L’angolo della tattica<br />
il <strong>Lecce</strong> di De Canio<br />
per la stagione successiva, nonostante alcune<br />
sue dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa in<br />
cui il tecnico esprimeva la volontà di rimanere<br />
ad allenare in Serie A. Il contratto di 4 anni lo<br />
vede nelle vesti di allenatore-manager, figura<br />
inglese sconosciuta al campionato italiano. Il<br />
<strong>Lecce</strong> di De Canio conquista la Coppa Ali della<br />
Vittoria e la promozione diretta in Serie A,<br />
dopo essere stato in testa al campionato da<br />
novembre a maggio.<br />
Il tecnico lucano prova un modulo offensivo,<br />
non propriamente tipico delle squadre che si<br />
devono salvare, il 4-3-1-2 oppure in alternativa<br />
il 4-3-3.<br />
A difendere i pali della porta salentina c’è<br />
Rosati, estremo difensore su cui allenatore e<br />
società puntano in maniera decisa e che in questo<br />
scorcio di campionato sembra ripagare la<br />
fiducia attribuitagli; Benassi è la sua riserva di<br />
ruolo.<br />
La linea difensiva è composta da quattro elementi,<br />
in linea, che generalmente sono, da<br />
destra a sinistra, Rispoli, Fabiano,<br />
Ferrario e a sinistra<br />
Mensbah, dotato di una<br />
buona spinta sulla fascia e<br />
di un ottimo piede capace<br />
di servire cross invitanti<br />
per gli attaccanti.<br />
sabato <strong>30</strong> <strong>ottobre</strong> <strong>2010</strong> <strong>Roma</strong>nista<br />
Diamutene, Sini e Reginiussen completano<br />
un reparto molto giovane.<br />
Il centrocampo viene disegnato dal tecnico<br />
materano, generalmente a rombo con il capitano<br />
l’uruguaiano Giacomazzi chiamato a dare<br />
geometrie alla manovra salentina: è sicuramente<br />
l’elemento di riferimento del centrocampo<br />
giallorosso, attorno al quale gira tutta la<br />
squadra; i due interni di centrocampo variano<br />
a seconda della condizione fisica e psicologica<br />
e sono nell’ordine Olivera, dotato di efficaci<br />
inserimenti dalle retrovie, Vives, talento che<br />
unisce una discreta qualità ad una buona atleticità,<br />
dotato di un’ottima conclusione da fuori,<br />
Gianni Munari, elemento in capace di ricoprire<br />
indistintamente tutti i ruoli di centrocampo;<br />
Coppola, Grossmuller e Borgougnoux devono<br />
ancora farsi conoscere dal grande pubblico,<br />
ma hanno valide credenziali; il trequartista di<br />
Beretta è Jeda, proveniente dal Cagliari, elemento<br />
in grado di segnare nel corso di una stagione<br />
un buon numero di reti e di garantire,<br />
con la sua classe innata, giocate di classe che<br />
esaltano le qualità degli attaccanti.<br />
Le punte salentine sono Di Michele, arrivato a<br />
gennaio dal Torino per consentire ai salentini<br />
una pronta risalita nella massima serie: giocatore<br />
che, se in condizione, diventa un incubo<br />
per le difese avversarie; Corvia, attaccante di<br />
grande prospettiva sul quale in molti sono<br />
pronti a scommettere: forse una squadra di<br />
provincia, come quella salentina può proiettarlo<br />
ad alti livelli; l’uruguaiano<br />
Chevanton, cavallo di ritorno che<br />
ha lasciato grandi ricordi, che<br />
spera di far rivivere al caldo<br />
pubblico giallorosso. Inoltre<br />
si sta mettendo in luce, in<br />
questo avvio di stagione, il<br />
giovane nigeriano Ofere,<br />
già autore di gol pesanti.<br />
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