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Metodologia e analisi di ricerca sulle tracce dei percorsi ... - Unesco

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smarrimento identitario e la necessità <strong>di</strong> re-orientamento e ra<strong>di</strong>carsi in Italia. Come<br />

racconta un emigrato politico, “prima mi sentivo un esiliato politico, oggi sono un<br />

immigrato”.<br />

La crisi <strong>di</strong> identità e <strong>di</strong> appartenenza viene superata dagli Uruguayani – così come<br />

essi stessi raccontano – con la percezione della possibilità <strong>di</strong> aprire nuovi orizzonti<br />

identitari che, anche in virtù del passato storico collettivo, non rappresenta una fase<br />

traumatica e intollerante. Al contrario essi <strong>ricerca</strong>no volontariamente – e creativamente<br />

anche con prodotti musicali e artistici sincretici per esempio – un’estensione del senso<br />

del sé che sia potenzialmente generativo <strong>di</strong> sensi e pratiche culturali nuovi15 . Ciò che gli<br />

Uruguayani sentono <strong>di</strong> perdere nel processo non è che il simulacro <strong>di</strong> un’identità fatta<br />

<strong>di</strong> aspettative, proiezioni, illusioni sul proprio passato o sull’idea <strong>di</strong> nazione (ancestrale<br />

e reale). Durante il proprio percorso <strong>di</strong> ricostituzione gli Uruguayani costruiscono<br />

un para<strong>di</strong>gma identitario <strong>di</strong>verso. attraverso il loro nuovo habitat socio culturale16 , la<br />

cui stabilità viene data dall’affermazione della qualità più fertili della propria cultura,<br />

ovvero proprio la sua permeabilità.<br />

In altre parole, il passaggio tra le due terre non è solo un passaggio <strong>di</strong> identità, una<br />

riscoperta delle origini nella nostalgia verso la propria terra, ma un processo che coinvolge<br />

gli Uruguayani nella creazione – e non solo riproduzione – <strong>di</strong> significati identitari<br />

e culturali aggiunti che, in questo senso, si può <strong>di</strong>re che “non siano né qui né lì”.<br />

La scissione identitaria nel migrante uruguayano viene ricomposta in pratiche<br />

quoti<strong>di</strong>ane, in creazioni artistiche, in attività solidali dove la frantumazione <strong>di</strong> barriere<br />

culturali viene agita e aggettivata positivamente, come surplus e non come per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

significati17 . Gli Uruguayani affermano se stessi proprio attraverso un senso allargato,<br />

cosmopolita <strong>di</strong> sé che in nessun modo toglie sostanza alla propria identità culturale e<br />

al legame <strong>di</strong> appartenenza con la propria terra.<br />

Ho risposto cercando <strong>di</strong> unire le due culture, intercambiando, alla fine ti identifichi<br />

con entrambe, cerchi le cose belle <strong>di</strong> una e le cose belle dell’altra!...Viviamo al confine<br />

tra le due cose, quando siamo qui […] Quando viaggiamo ad esempio, io <strong>di</strong>co che non<br />

parto mai, sto sempre arrivando, trovo sempre tanto <strong>di</strong> qua che <strong>di</strong> là, io arrivo sempre!<br />

La mia terra è l’Uruguay, la mia patria è l’Italia. Ho il privilegio <strong>di</strong> non dover scegliere<br />

tra due felicità che coltivo allo stesso modo.<br />

Conclusioni<br />

Gli Uruguayani hanno compiuto o stanno compiendo un percorso <strong>di</strong> integrazione sociale<br />

culturale che ha previsto, dopo lo smarrimento iniziale e la scoperta <strong>di</strong> un altro Uruguay<br />

e <strong>di</strong> un’altra Italia da quella vissuta o immaginata, la scelta <strong>di</strong> un’integrazione sociale<br />

altrove, processo nel quale istanze e bisogni identitari <strong>di</strong> appartenenza non ne hanno<br />

compromesso gli esiti. Al contrario, risorse quali la solidarietà, la rete <strong>di</strong> relazioni miste,<br />

il contatto continuo con la madrepatria, le attività artistiche hanno costituito ponti <strong>di</strong><br />

15. Cfr. C. Floriani, Identità <strong>di</strong> frontiera, Catanzaro, Rubbettino, 2004. A p. 92 l’autrice descrive la figura del migrante<br />

come “stratega dell’identità”.<br />

16. U. Hannerz, La <strong>di</strong>versità culturale, Bologna, Il Mulino, 2001 (ed. orig. Transnational Connections. Culture,<br />

People, Placet, London, Routledge, 1996), p. 28.<br />

17. Cfr. S. Taliani, F. Vacchiano, Altri corpi. Antropologia ed etnopsicologia della migrazione, Milano, Unicopli,<br />

2006. A p. 186 gli autori descrivono il processo simbolico culturale attraverso il quale “I migranti si confrontano continuamente<br />

con questi confini immaginari e con le loro iperrealistiche proiezioni normative e, attraverso la loro stessa<br />

presenza, riattualizzano e al contempo sfidano le reciproche attribuzioni: le riattualizzano perché le rendono evidenti<br />

nelle loro contrad<strong>di</strong>zioni, le sfidano perché costringono a forme <strong>di</strong> negoziazione con i processi che le generano”.

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