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BAND: COCOROSIE - Promorama

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ONDAROCK<br />

http://www.ondarock.it/recensioni/2008_costanza.htm<br />

Costanza Francavilla, cantautrice, cantante e chitarrista romana, inizia la sua carriera musicale con gli Ethnia,<br />

da lei stessa fondati, e prosegue come solista verso l’elettronica trip-hop. Agli inizi dei 2000, una delle prime<br />

registrazioni di Costanza (che nel frattempo si è spostata a Londra) capita nelle mani di Tricky; il gotha del<br />

trip-hop ne resta talmente impressionato che decide di impiegarla nel suo album del 2003, “Vulnerable”. Così<br />

lanciata, Costanza pubblica il suo primo Ep, “Zerokilled”, da lei interamente composto, suonato e prodotto, e<br />

si fa conoscere in sede live tramite svariate partecipazioni a festival in tutta Europa (nonché con il suo<br />

personale apporto a colonne sonore per serie Tv di successo). Nel primo album su lunga distanza, “Sonic<br />

Diary”, di nuovo prodotto sotto la sua egida (ma sotto la sigla Zerokilled, comprensiva di collaboratori<br />

rodati), la cantante ha modo di esprimersi in lungo e in largo in una sorta di “concept di bordo” sulle<br />

esperienze fin qui raccolte.<br />

Al lato musicale, l’autrice mostra di prediligere ambientazioni rarefatte in uno stile prossimo a quello di<br />

Emiliana Torrini. La triade iniziale imposta uno schema piuttosto comune, tanto r’n’b notturno (“Just Another<br />

Alien”) quanto downtempo stratificato (“I've Been Waiting For You”), o Ebm digitale-atmosferico impreziosito<br />

da tocchi che imitano un theremin (“I Am Ready”). La versione strumentale di “Babilon Dream” accorpa una<br />

chitarra gotica in loop e palpiti dissonanti al limite della new age, ma è soprattutto in “50 Bullets Fired In<br />

Queens”, con canto raga riverberato circondato da armonie fantasmagoriche e ritmo jungle caotico, che i<br />

canoni si fanno da parte ed emerge la personalità.<br />

Allo stesso modo, “Promises” e “In The Sun” - le tracce più deboli - mostrano elementi stilistici ben più<br />

veniali, dalle citazioni etniche agli arrangiamenti per semplice bordone d’archi. Il contrasto tra livelli sonori di<br />

produzione (solfeggio minimale-ambientale, vagiti robotici Kraftwerk-iani, vocalizzi d’avanguardia) funziona<br />

di più in “Where Have You Been” e nella più incalzante “Back Into My Mother's Womb”, contesa tra darkwave<br />

e dream-pop d’altri tempi, il cui intermezzo sospensivo supera di quel tanto il clichè del revival. “God's<br />

Gonna Cut You Down”, forse il momento più coraggioso, crea una specie di ponte di comunicazione tra<br />

l’electroclash, il pop vitalistico di Belinda Carlisle e i Pizzicato Five più stilosi, mentre “Burqa” apre su un<br />

tintinnio che lancia un cupo battito dub in bassa definizione adornato da trilli ermetici del piano, laddove il<br />

canto (pure in falsetto) si fa anche più anemico. Nel neo-soul di “Medicine” compare la chitarra (non<br />

campionata), il suo strumento, in chiave minore.<br />

Dopo aver toccato il suo punto più basso con la noiosa cover de “I tuoi occhi sono pieni di sale” di Rino<br />

Gaetano, Costanza supera di gran lunga tutto quanto realizzato fino ad ora con “Coming Home” (l’extra di<br />

chiusa), una suite cinematica di 13 minuti fulgida d’ispirazione. Dopo un gorgoglio cacofonico in loop,<br />

appaiono rintocchi analogici nel silenzio più assoluto; dal nulla emerge un rhodes dissonante che intona una<br />

melodia appesa, cui si affianca un contrappunto liturgico. Il tutto è interrotto da un ticchettio enigmatico che<br />

presto muta in dub fumosa e, a sua volta, in psicotica techno alla Underworld. Da qui inizia un crescendo di<br />

selvaggi suoni cacofonici che degenera di secondo in secondo; repentino è poi il ritorno al primo tema, con<br />

sospensioni elettroniche e voce di sirena, ma un altro strato di dissonanze ispira nuovi colpi violenti di drum<br />

machine su di una suspense misteriosa. Il finale espone ancora un trip-hop eretico fatto di campioni, tagli e<br />

inondazioni drone, e finalmente rilascia l’intenso canto di Costanza a dominare maree di timbri elettronici.<br />

Il mood prettamente scarno e gli arrangiamenti spesso timorosi non rendono molto il senso del disegno<br />

globale; anche se ogni brano reca un sottotitolo programmatico (“To My Love”, “To Our Star”, “To The<br />

Kids”, e così via), discutibili, e non davvero compositi, sono gli sbalzi di contesto. Piuttosto le plurime<br />

ambizioni contribuiscono a farla mordace: letterarie, cantautoriali, pittoriche, perfino civili (mai indignate, né<br />

esacerbate) e colte. “I tuoi occhi sono pieni di sale” è a cura di Riccardo Sinigallia; anche “Promises” è una<br />

cover (Fugazi). “Babilon Dream” era in origine un duetto con lo stesso Tricky. “Coming Home” fa parte della<br />

colonna sonora di “While She Was Out”, della scozzese Susan Montford, con Kim Basinger come<br />

protagonista.


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ROCKSHOCK<br />

http://www.rockshock.it/news.asp?id=3488<br />

Ex collaboratrice di Tricky, Costanza è la nuova, affascinante promessa del trip-hop, capace di irretire con la<br />

sua voce sensuale e dolente.<br />

Dopo essersi avvalso della sua collaborazione in Vulnerable, Tricky, re indiscusso del trip-hop, l’ha definita “a<br />

female version of me”. E mai affermazione fu più azzeccata. Perché Costanza, polistrumentista italiana<br />

vissuta tra Roma, New York e Londra, rappresenta la metà complementare del trip-hop di Tricky, la metà più<br />

sensibile ed intimistica.<br />

In questo suo primo full-lenght, Sonic Diary, Costanza si muove in modo conturbante tra pulsazioni<br />

elettroniche e striature di suono create dal synth, e lo fa con una voce flebile, che si esprime attraverso<br />

sussurri anche quando deve affrontare gli argomenti spesso duri dei testi.<br />

Brani come Just Another Alien o come I’ve Been Waiting For You sono ferite aperte che rivelano l’anima<br />

inquieta e sofferta di Costanza. I beats soffusi e gli effetti ipnotici sembrano voler riflettere in modo<br />

deformato inquietudini e rabbia. L’impressione è che ogni pezzo ci riguardi, che esprima qualcosa di noi<br />

talmente profondo che ancora non conoscevamo.<br />

Costanza non ha paura di rileggere con questo suo ammaliante stile brani di artisti lontani anni luce dal suo<br />

mondo. Nel disco sono infatti presenti alcune cover: I Tuoi Occhi Sono Pieni Di Sale di Rino Gaetano e con<br />

Riccardo Sinigallia come ospite, che nella bocca di Costanza diventa sensuale e morbosa, God’s Gonna Cut<br />

You Down di Johnny Cash e Promises di Fugazi, entrambe suggestive nei loro originali giochi di suoni.<br />

Sonic Diary è elegante, sensuale, profondamente tormentato. E arricchisce il trip-hop internazionale di una<br />

sfaccettatura romantica e al tempo stesso buia. (8/10)<br />

KRONIC<br />

http://www.kronic.it/artGet.aspx?cID=34621<br />

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Alla scoperta della musa ispiratrice di Tricky<br />

I più l’hanno conosciuta grazie alla collaborazione con Tricky, il guru del trip hop. E in effetti, a conti fatti,<br />

quell’unione di intenti ha portato tanta fortuna alla cantantessa italiana, diventata di colpo un nome agli<br />

occhi (e alle orecchie) di tanti fan del “Bristol sound”.<br />

“Sonic Diary” è una raccolta di brani intimi ed evocativi, un mixtape che fonde vibrazioni indie con<br />

palpitazioni elettroniche, una bella miscela dove le melodie si muovono in primo piano. Il trip hop c’è, ma è<br />

solo una portata del menù. Costanza surfa con eleganza tra sonorità diverse, tutte cose di spessore, che<br />

contribuiscono a rendere l’ascolto davvero piacevole. Chiaramente siamo di fronte ad un album dove la voce<br />

è il primo strumento, ma anche i tappeti sonori sanno incuriosire. Il mix colpisce il bersaglio grosso in “I Am<br />

Ready” (brano che ha cifra stilistica), ma attenzione anche a “I've Been Waiting for You” (pezzo di pura<br />

atmosfera, con una melodia accattivante) e a “Burqa”.<br />

Il cd contiene 15 pezzi e dura oltre 77 minuti. Il cantato è quasi tutto in inglese, a parte un brano (“I Tuoi<br />

Occhi Sono Pieni di Sale”), cover di Rino Gaetano con la partecipazione di Riccardo Sinigallia. Insomma, un<br />

lavoro che ben fotografa il potenziale dell’artista romana, che al momento si può far forte di una bella voce e<br />

di idee interessanti, forse le manca una produzione in grado di valorizzare al massimo il suo potenziale,<br />

rendendola originale in un ambiente dove si fa presto a dire “brava, ma assomiglia troppo a…”.<br />

Costanza sta attualmente lavorando a un progetto di elettronica/minimal techno con Marco Messina (99<br />

Posse/Musikelab), suo collaboratore in “Sonic Diary”, con il quale sarà impegnata in autunno negli Stati Uniti<br />

con il nome di B_CO.ME. per presentare i brani del loro album di debutto in uscita in autunno. Inoltre la<br />

Nostra sta già lavorando a un nuovo disco, “Make Me Electric”, la cui uscita è prevista nel 2009. (3.5/5)


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INDIE-EYE<br />

http://www.indie-eye.it/recensore/2008/09/costanza-sonic-diary-zerokilled-2008/<br />

Costanza Francavilla è musicista cocciuta e autonoma, ed è probabilmente l’autonomia, una delle<br />

caratteristiche generalmente guardate con maggior sospetto e invidia, la chiave più importante per entrare<br />

in contatto con l’universo sfaccettato di un’artista che non si esaurisce con l’oggetto che abbiamo tra le<br />

mani. Sonic Diary è in effetti un lavoro centrifugo e pur conservando una forma concisa e molto potente,<br />

eccede i suoi stessi confini alludendo ad un insieme di elementi tra cui quello visivo, il crocevia tra immagine<br />

ed elettronica, una visione fortemente politica e una forza intima davvero sorprendente per un album<br />

prodotto in Italia ma con cuore e cervello altrove. Sonic Diary è il primo full lenght per l’artista Romana e<br />

arriva dopo una lunga gestazione interrotta solamente da un breve EP intitolato ZerOKilled che ne<br />

rappresentava un piccolo banco di prova. Quello che colpisce, nel recupero di suoni che in un certo modo<br />

hanno rappresentato certamente più stagioni di elettronica popolare, è la capacità di distillarli in un processo<br />

assolutamente personale e intimo, un diario appunto, una venatura di inchiostro nero vibrata sul corpo di un<br />

genere che sotto la superficie di una raffinata ricerca sonora, mostra una forma calda, oscura e vibrante. Il<br />

racconto ha l’incipit di un limine alieno, Just another alien, sguardo diretto altrove, fuori dal proprio paese,<br />

delineato con ferocia politica in mezzo ai suoni di un elettronica che oscilla tra l’anima e il recupero di<br />

suggestioni analogiche. E’ un approccio visivo al suono che attraversa tutto l’album di Costanza e si riverbera<br />

nell’intima semplicità di I’ve been waiting for you, nel folk disfunzionale e decostruito di Babilon Dream,<br />

l’unica traccia strumentale di tutto Sonic Diary specchio sonoro per la bellissima cover di God’s gonna cut<br />

you down, Johnny Cash rivisitato in forma se possibile, ancora più crepuscolare. 50 Bullets fired in Queens<br />

che Costanza ha scritto ispirandosi all’esecuzione di Sean Bell nel 2006 per mano della polizia di Brooklyn fa<br />

da specchio a Burqa, due visioni intime e politiche sul sorprendersi disorientati e senza via d’uscita in un<br />

paese straniero, risolte nella forma di un viaggio sonoro allusivo, dove liriche e voci si inabissano. E’ davvero<br />

una spaccatura di sole in the sun, che rompe l’andamento claustrofobico di Sonic Diary nonostante il testo<br />

ancora una volta sanguinante; è un bellissimo duello tra l’ipnosi narcolettica della voce e le forme a spirale di<br />

un violino che sorregge tutto l’ordito; il brano è in medias res e in un certo senso distilla il senso di questa<br />

raccolta di 15 tracce sempre al limite tra un mondo sonoro oscuro e opprimente e la fuga da un’elettronica di<br />

genere con l’introduzione di elementi acustici, forme minimali semplici, riferimenti a due mondi sonori che<br />

collidono. Costanza si trova a suo agio in questo processo di mutazione continua, e a conferma di questo, la<br />

cover di Promises dei Fugazi è di una bellezza palindroma, la conferma di come si possa affrontare un<br />

universo di suoni conosciuti e già ascoltati per raccontarli di nuovo, in un diario intimo.<br />

MUSICAOLTRANZA<br />

http://www.musicaoltranza.net/index.php?option=com_content&view=article&id=2327:il-primo-full-lenghtper-costanza&catid=40:Nuove%20Uscite&Itemid=121<br />

Primo lavoro full-lenght per Costanza, l'italianissima nota grazie alle sue numerose collaborazioni tra cui<br />

quelle con Tricky e Marco Messina.<br />

Sonic Diary è una raccolta di brani intimi ed evocativi, un mixtape che fonde vibrazioni indie con palpitazioni<br />

elettroniche, una miscela armonica di synths analogici, melodie incantatrici, beats ipnotici, testi fortemente<br />

caratterizzati da tematiche sociali e politiche e attitudine diy.<br />

Partecipano al disco Riccardo Sinigallia e Marco Messina, con il quale Costanza condivide il progetto<br />

B:CO.ME, presto in Italia nell'ambito di Italia Wave e in procinto di pubblicare un album il prossimo autunno.


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DEBASER<br />

http://www.debaser.it/recensionidb/ID_24280/Costanza_ZerOKilled.htm<br />

Che il 2008 sia il nuovo 1996 è chiaro: stanno ritornando sulla scena praticamente i maggiori esponenti della<br />

poetica trip hop (Portishead, Tricky, Leila, a breve anche i Massive Attack). Nel 2008 è anche uscito l'esordio<br />

di una ragazza che se gli anni del trip hop non li ha vissuti sulla propria pelle, certamente per lei sono stati<br />

almeno più che un'ispirazione. Conosciuta soprattutto per la sua famosa apparizione su "Vulnerable" di<br />

Tricky, la giovane cantautrice romana, ha pubblicato proprio questo mese "Sonic Diary", il suo primo album.<br />

Due anni prima, però, era già apparsa sul mercato discografico con un altro lavoro che porta il suo nome:<br />

l'EP "ZerOKilled". Cinque brani che racchiudono l'essenza di un'artista dall'alone misterioso e sensuale.<br />

Le danze di questo piccolo, grande CD si aprono con "Looking For A Protestation" e già pervade la nostalgia:<br />

i fantasmi bristoliani sono all'agguato in una canzone tra il rock femminista i beats più ovattati. Il pennello<br />

magico di Costanza traccia linee musicali ben definite: così minimali, eppure così ricche, che non rendono<br />

indifferente l'ascoltatore.<br />

La voce è quasi sempre flebile, dolce, ma comunque emozionante.<br />

Il capolavoro dell'EP si ritrova senza dubbio in "Burqa", splendida ballata, un acquarello di suoni sommessi e<br />

sepolcrali. La rabbia della cantautrice contro lo sfruttamento delle donne è vivo attraverso il suo lungo e<br />

dolce sospiro, che si iberna nel fantasmatico ritornello: una frase dura che entra nel cervello come un ago.<br />

Il suono è ovattato, ma anche denso, con i beats improvvisi che penetrano il cuore, sfociando nella rabbia<br />

sonora di "All The Girls Get Together And Rule", canzone divertente e sincopata. Voce distorta nel ritrornello,<br />

beats velocizzati, taglio techno-punk. Costanza sfodera gli artigli in un pezzo in cui la cattiveria regna su<br />

tutto e se il testo lascia a desiderare (la solita rivoluzione femminile), si apprezza almeno il suono di questa<br />

grande canzone, che di bristoliano non ha assolutamente nulla.<br />

Se la traccia precedente era un cambiamento di rotta dal trip hop, anche quella successiva cerca di togliersi<br />

l'etichetta di Bristol-Sound con "Soldier Baby", ballata acustica in punta di piedi. Un violoncello accarezza le<br />

corde della chitarra acustica, mentre la ragazza intona una melodia davvero invidiabile. Sembra quasi la<br />

cover di un pezzo di Lou Reed e ce ne si innamora.<br />

"I've Been Waiting For You" è la caduta nell'abisso trip hop. La nostra rifà la sua voce sulle monocorde di<br />

Beth Gibbons, cercando un taglio jazzy su suoni minimali e struggenti. L'anima della canzone sembra<br />

provenire direttamente dal 1996: malinconica, sensuale, dolente.<br />

Quando il disco finisce, ne vuoi ancora. Nonostante non contenga invenzioni musicali o avanguardismi degni<br />

di nota, "ZerOKilled" é un EP di tutto rispetto, che merita di essere ripescato, almeno giustamente per<br />

l'uscita di "Sonic Diary", un nuovo capolavoro.<br />

Brava e bella.


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ROCKIT<br />

http://www.rockit.it/pub/r.php?x=8797<br />

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Costanza Francavilla - conosciuta ai più per aver esser stata vocalist di Tricky nell'album "Vulnerable" – ha<br />

un fascino tutto suo: è trasparente, una figura in dissolvenza (come si presenta nelle foto promozionali).<br />

Inizialmente la sua voce sembra anonima, si confonde tra i riverberi e gli effetti. Ma ha la capacità di<br />

rimanere in testa: ascolto dopo ascolto si rivela tagliente, sensuale e magnetica. "Sonic Diary" è calmo e dai<br />

suoni plastici. Può essere considerato un disco trip hop per le sue atmosfere scure anche se è molto più<br />

digitale e pulito rispetto ai classici del genere. Gamelan sintetici e piccoli spari nel buio. Piani elettrici e parti<br />

ambientali. Elettronica anni 90 rallentata fino a toccare il downtempo: come se gli Orb viaggiassero con il<br />

freno a mano tirato o gli 808 State decidessero di dimezzare i bpm. Vanta un gelido distacco: beat quasi<br />

immobili ma ancora capaci di farti ondeggiare con la testa. Canzoni in bilico tra l'acido e dolce. Una<br />

malinconia che mi ricorda "Courtesy Of Choice" di Leila, "Missing" degli Everything But The Girl e qualcosa<br />

della Bjork primo periodo. I migliori brani sono "I've been waiting for you", "In the sun", "Silence" e<br />

"Promises" (inizialmente dei Fugazi). Convincono meno le altre due cover: "God's gonna cut you down" di<br />

Johnny Cash ha un arrangiamento piuttosto banale e "I Tuoi Occhi Sono Pieni Di Sale" di Rino Gaetano<br />

risulta un po' piatta nonostante l'autorevole presenza di Riccardo Sinigallia.<br />

"Sonic Diary" è un piccolo capolavoro d.i.y: esce per la ZeroKilled, la sua etichetta, la produzione è curata da<br />

lei stessa insieme all'ex 99 Posse Marco Messina. Pur manifestando alcune insicurezze tipiche degli esordi, è<br />

un album completo e con una notevole coerenza stilistica (tutto è perfettamente equilibrato, mai una nota<br />

fuori posto o un suono dissonante). Costanza può considerasi una produttrice matura e un'ottima<br />

songwriter. Mi ha fatto perdere la testa. Davvero un lavoro fantastico.

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