Università degli studi “Cà Foscari” di Venezia Tesina ... - Scriptorium.it
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<strong>Univers<strong>it</strong>à</strong> <strong>degli</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong> <strong>“Cà</strong> <strong>Foscari”</strong> <strong>di</strong> <strong>Venezia</strong><br />
<strong>Tesina</strong> per l’esame <strong>di</strong> Cultura e Ist<strong>it</strong>uzioni nel Me<strong>di</strong>oevo<br />
Prof. Gherardo Ortalli<br />
Di Fulvia Serpico<br />
Dagli Annales <strong>di</strong> Lupus Protospatharius due episo<strong>di</strong> a confronto: tra annalistica<br />
meri<strong>di</strong>onale e cronachistica veneziana.<br />
Pietro II Orseolo e la <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Bari (1002-1004)<br />
L’intervento veneziano nella crisi normanno-bizantina (1081-1085)
Parte I<br />
- Introduzione: le fonti<br />
In<strong>di</strong>ce<br />
- Premessa: le incursioni saracene in Puglia e la s<strong>it</strong>uazione pol<strong>it</strong>ica a Bari dal 972 al<br />
1000<br />
- La spe<strong>di</strong>zione pugliese <strong>di</strong> Pietro II Orseolo. Anno 1002: fonti e storiografia a<br />
confronto<br />
Parte II<br />
- Premessa: 1) I normanni e Bisanzio (sec. XI)<br />
- 2) <strong>Venezia</strong> e Bisanzio: il crisobullo del 1082<br />
- L’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Durazzo: l’intervento veneziano nella crisi normanno-bizantina<br />
2
Introduzione: le fonti<br />
Gli Annales Lupii Protospatharius, fonte da cui sono state tratte le prime notizie per<br />
l’analisi <strong>degli</strong> avvenimenti oggetto del presente lavoro, forniscono alcuni spunti<br />
interessanti che ci permettono <strong>di</strong> verificare in chiave comparatistica, la trattazione che <strong>degli</strong><br />
stessi ci è forn<strong>it</strong>a anche dalla letteratura. Sebbene i due episo<strong>di</strong> (la spe<strong>di</strong>zione del doge<br />
Pietro II Orseolo a Bari -1002- e l’intervento veneziano nelle acque <strong>di</strong> Durazzo contro i<br />
normanni -1081-1085) si verifichino a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> anni, sono la testimonianza <strong>di</strong> alcuni dei<br />
tanti momenti in cui le vicende <strong>di</strong> <strong>Venezia</strong> si intrecciano con quelle del Mezzogiorno. In<br />
entrambi i casi, <strong>Venezia</strong> correrà in aiuto dell’impero bizantino, assicurandosi e<br />
confermando il suo ruolo <strong>di</strong> potenza mar<strong>it</strong>tima nelle acque dell’Adriatico. Nel primo caso,<br />
i domini bizantini in Puglia, già <strong>di</strong>laniati da lotte intestine tra i poteri locali e fazioni<br />
antibizantine e dal malcontento popolare, verranno ancora minacciati dai saraceni (presenti<br />
da tempo in Sicilia e appostati sulla penisola presso il Garigliano); l’imperatore Basilio II,<br />
<strong>di</strong>stratto in quel momento dalla campagna contro lo zar dei Bulgari e non potendo dunque<br />
garantire un appoggio sostanzioso <strong>di</strong> forze mil<strong>it</strong>ari, chiederà l’intervento veneziano.<br />
Nel secondo caso, sarà l’ambizione espansionistica del normanno Roberto il Guiscardo in<br />
Adriatico ad allarmare l’imperatore Alessio I Comneno, che dunque si rivolgerà a <strong>Venezia</strong><br />
per scongiurare la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Durazzo. Due eventi che vedono l’intrecciarsi e il confluire <strong>di</strong><br />
interessi pol<strong>it</strong>ici ed economici <strong>di</strong>versi, in aree geograficamente strategiche.<br />
Le fonti:<br />
Per la prima parte del lavoro, le fonti che forniscono maggiori dettagli e su cui si continua<br />
a <strong>stu<strong>di</strong></strong>are fanno parte dell’annalistica meri<strong>di</strong>onale.<br />
Attualmente esistono tre testi <strong>di</strong> materiale annalistico <strong>di</strong> origine “barese” (pugliese, in<br />
senso lato) risalenti ai secoli X-XI, importanti per la storia della Puglia in particolare e per<br />
l’Italia Meri<strong>di</strong>onale in generale: gli Annales Barenses o Chronicon Barense, contenenti un<br />
insieme <strong>di</strong> <strong>it</strong>ems brevi e sintetici. L’arco cronologico descr<strong>it</strong>to è compreso tra il 605 e il<br />
1043 e si concludono con una più lunga relazione dell’attacco normanno contro la Puglia<br />
negli anni 1041-1043;<br />
- gli Annales <strong>di</strong> Lupo Protospatharii o Chronicon Lupi Protospatae, offrono brevi<br />
registrazioni per gli anni 885-1102, ma sono più dettagliati per l’XI secolo. Probabile che<br />
attingano notizia dalla stessa fonte utilizzata dall’estensore (o estensori) <strong>degli</strong> Ann. Bar.,<br />
3
anche se i testi non sono identici. L’ultima parte della narrazione fornisce maggiori notizie<br />
relative all’opera <strong>di</strong> Roberto il Guiscardo e la Puglia dopo la morte del condottiero<br />
normanno (1085);<br />
- L’ Ignoti civis Barensis o Anonimo <strong>di</strong> Bari che copre il periodo 860-1118.<br />
Il testo <strong>di</strong> Lupo (quello in latino e sue traduzioni in volgare), viene tramandato insieme a<br />
quello <strong>degli</strong> Ann.Bar, in sei <strong>di</strong> nove manoscr<strong>it</strong>ti. Riportiamo <strong>di</strong> segu<strong>it</strong>o il conspetus<br />
siglorum utilizzato per l’identificazione dei manoscr<strong>it</strong>ti nell’apparato e nella collazione:<br />
P = Paris, Bibliothèque Nationale, Par. lat. 6161, XIV s.<br />
U = Vaticano (C<strong>it</strong>tà del), Biblioteca Apostolica, Urb. lat. 983, XV s.<br />
N = Napoli, Biblioteca Nazionale, Vindob. lat. 71, XVI s.<br />
L = Napoli, Biblioteca Nazionale, X. C. 31., XVII s.<br />
c = ed. CARACCIOLO, XVII s.<br />
Esistono inoltre<br />
G = Roma, Biblioteca Nazionale, Fondo Gesu<strong>it</strong>ico 404, cart., XVIIsec. LP: cc 94r-105v e<br />
107r-117r;<br />
V = C<strong>it</strong>tà del Vaticano, Biblioteca Apostolica, Reg. lat. 378, cart., prima metà XVIII sec.<br />
LP: cc 324.335.<br />
L’unica e<strong>di</strong>zione cr<strong>it</strong>ica delle tre cronache è quella <strong>di</strong> Georg Pertz, pubblicata nei<br />
Monumenta Germaniae Historica nel 1844. Rappresenta un passo avanti notevole verso il<br />
ristabilimento del testo, aprendo un nuovo cap<strong>it</strong>olo nella storia <strong>degli</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong> <strong>degli</strong> annali.<br />
Nella prefazione alla sua e<strong>di</strong>zione, il Pertz <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> essersi serv<strong>it</strong>o <strong>di</strong> quattro manoscr<strong>it</strong>ti: U,<br />
P, L e M (quello <strong>di</strong> Madrid 8073 che contiene una traduzione <strong>it</strong>aliana <strong>degli</strong> Annal. Bar.-<br />
sec. XV) in questa e<strong>di</strong>zione, si evidenziano alcuni problemi:<br />
- Pertz collazionò L, ma era convinto che fosse N;<br />
- non adoperò l’e<strong>di</strong>zione del Caracciolo (c)<br />
Descrivere le varie ipotesi <strong>di</strong> ricerca relative all’analisi dell’e<strong>di</strong>zione del Pertz dei<br />
manoscr<strong>it</strong>ti usati per questo scopo, comporta un’ulteriore parentesi <strong>di</strong> notevole spessore,<br />
che potrebbe rendere il presente lavoro troppo lungo. Per motivi <strong>di</strong> pertinenza, ev<strong>it</strong>o <strong>di</strong><br />
ripercorrere le tappe del percorso <strong>di</strong> ricerca, ma ricordo che la questione è ancora aperta.<br />
4
Premessa: le incursioni saracene in Puglia e la s<strong>it</strong>uazione pol<strong>it</strong>ica a Bari dal 972 al<br />
1000<br />
Prima che la flotta veneziana giungesse nelle acque pugliesi, la c<strong>it</strong>tà <strong>di</strong> Bari aveva sub<strong>it</strong>o<br />
altri attacchi esterni e scorrerie ad opera dei temibili saraceni; una minaccia che da tempo<br />
insi<strong>di</strong>ava la <strong>di</strong>fficile stabil<strong>it</strong>à pol<strong>it</strong>ica del dominio <strong>di</strong> Bisanzio nei temi <strong>it</strong>aliani, cui<br />
inev<strong>it</strong>abilmente si aggiungeva il conseguente malumore della comun<strong>it</strong>à locale. Già<br />
Niceforo II Foca, per controllare meglio le province sottoposte al suo potere, aveva avviato<br />
un notevole sforzo <strong>di</strong> riorganizzazione amministrativa e mil<strong>it</strong>are con l’ist<strong>it</strong>uzione del<br />
catapanato: ai nuovi funzionari <strong>di</strong> provincia, i catepani, fu affidato l’arduo comp<strong>it</strong>o <strong>di</strong><br />
garantire la <strong>di</strong>fesa delle terre bizantine, poiché il governo centrale <strong>di</strong> Bisanzio, durante gli<br />
ultimi decenni del X secolo, era costretto ad impegnarsi su altri fronti. Per capire fino in<br />
fondo la s<strong>it</strong>uazione pol<strong>it</strong>ica al momento dell’arrivo del doge a Bari, bisogna fare un passo<br />
in<strong>di</strong>etro.<br />
Dagli Annales <strong>di</strong> Lupo Protospatario emergono notizie più dettagliate sulle incursioni arabe<br />
nella zona.<br />
Prima <strong>di</strong> arrivare in Puglia, gli arabi erano riapparsi a Taranto nel 972 , dove un certo<br />
“Atto, filius Transamun<strong>di</strong> Marcise pugnav<strong>it</strong> cum LX milibus Sarracenorum”. Nel 975, un<br />
banda comandata da un certo Ismaele, tentò <strong>di</strong> giungere presso Bari, ma fu bloccata e il<br />
capo e ucciso a B<strong>it</strong>onto; l’anno seguente, fu la volta <strong>di</strong> Gravina e <strong>di</strong> Oria 1 .<br />
Altre incursioni si susseguirono tra il 977 e il 982 ma per quel che riguarda le scorrerie più<br />
vicine e <strong>di</strong>rettamente collegate a Bari, se ne riscontra una nel 988. Secondo la<br />
testimonianza del nostro cronista, questa fu particolarmente cruenta poiché “Saraceni<br />
depopulaverunt vicos Barenses, et viros ac mulieres in Siciliam captivos duxerunt”:<br />
dunque un saccheggio che costò numerosi prigionieri, deportati come schiavi in Sicilia. È<br />
probabile che per allontanare le bande saracene dalla cap<strong>it</strong>ale il governo locale adoperasse<br />
una nuova strategia <strong>di</strong>fensiva che prevedeva <strong>di</strong> sospingere i nemici verso Taranto. La<br />
spe<strong>di</strong>zione, rilevata all’anno 991, fu guidata dal Conte Atto <strong>di</strong> Chieri che “[…] fec<strong>it</strong> bellum<br />
cum Sarracenis in Tarento[…]”; spe<strong>di</strong>zione poco fortunata poiché egli stesso vi trovò la<br />
morte insieme a molti dei suoi soldati, forse provenienti dalla guarnigione <strong>di</strong> Bari. Infatti,<br />
dalla penna <strong>di</strong> Lupo appren<strong>di</strong>amo che “[…] ibi ceci<strong>di</strong>t ille cum miltis Barensibus”.<br />
1 Lupo, anno 975-976, p. 55<br />
5
Simili <strong>di</strong>fficoltà rendevano inev<strong>it</strong>abili atti <strong>di</strong> ribellione dei notabili (<strong>di</strong> origine locale,<br />
dunque in questo contesto più facilmente propensi al tra<strong>di</strong>mento) che, approf<strong>it</strong>tando<br />
dell’assenza del governo bizantino, non es<strong>it</strong>avano a creare coalizioni o a cercare eventuali<br />
sostegni presso i nemici. 2 Non mancarono episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> violenza scatur<strong>it</strong>i dalle lotte intestine<br />
tra i capi-fazione dell’aristocrazia urbana, <strong>di</strong>venuta con il tempo un unico ceto <strong>di</strong>rigente <strong>di</strong><br />
stampo longobardo-bizantino. Il 25 febbraio 987, per esempio, venne ucciso “dai Baresi”,<br />
un Sergio Protospatario, che potrebbe essere identificato con l’omonimo che insieme al<br />
fratello Teofilatto, nel giugno 982 aveva riconsegnato Bari ai Bizantini, rappresentati da<br />
un Colochiri patr<strong>it</strong>ii. Chiaro appare il lemma <strong>di</strong> Lupo (anno 982), in cui si evince che “hoc<br />
anno tra<strong>di</strong>ta est Barum in manu Colochiri patr<strong>it</strong>ii, a duobus fratibus Sergio et<br />
Theophilacto mense Iunii XI <strong>di</strong>e”. Anche l’Anon. Bar. riporta l’evento negli stessi termini. 3<br />
Secondo il Corsi (cfr p. 335), quella del 987 potrebbe essere stata una rivolta or<strong>di</strong>ta dalla<br />
fazione “filo-longobarda” contro il capo della fazione “filo-bizantina”. Infatti, sei mesi<br />
dopo la morte <strong>di</strong> Sergio, fu ucciso da Nicola cr<strong>it</strong>i (cioè giu<strong>di</strong>ce) un certo Adralisto. È<br />
<strong>di</strong>fficile capire se questi due episo<strong>di</strong> siano consecutivi poiché dalle notizie forn<strong>it</strong>e dal<br />
cronista non si evincono altri dettagli 4 , ma gli appellativi dei personaggi coinvolti<br />
(prothopspatario, cr<strong>it</strong>i) potrebbero fornirci un valido in<strong>di</strong>zio per l’identificazione del loro<br />
livello sociale. Altri torbi<strong>di</strong> civili si susseguirono. Nel mese <strong>di</strong> marzo 990, veniva ucciso,<br />
con un certo Bubalo, Petrus excub<strong>it</strong>us, cioè il t<strong>it</strong>olare <strong>di</strong> un’alta carica mil<strong>it</strong>are bizantina 5 .<br />
Un altro eckub<strong>it</strong>os, venne ucciso nel 997 presso Oria dai fratelli Pietro e Smaragdo 6 .<br />
Quest’ultimo pare si fosse posto a capo <strong>di</strong> una nuova rivolta antibizantina, progettando la<br />
conquista della cap<strong>it</strong>ale del catepanato. Infatti, Lupo ci <strong>di</strong>ce che “Bus<strong>it</strong>u cayctus cum<br />
Smaragdo prefato in Barum mense octobris. Et prefatus Smaragdus eques intrav<strong>it</strong> Barum<br />
per vim a Porta occidentali, et exi<strong>it</strong> <strong>it</strong>erum.[...] ». Dunque, dopo aver assoldato una banda<br />
<strong>di</strong> saraceni guidata dal q i d Bus<strong>it</strong>o (Abu-Sa d ), Samaragdo riuscì a penetrare in Bari<br />
attraverso la porta occidentale ma, sottraendosi con l’inganno all’osservanza dei patti,<br />
ottenne che i suoi alleati si allontanassero a mani vuote 7 . Stando sempre alla testimonianza<br />
<strong>di</strong> Lupo, con il quale lo stesso Anon. Bar. concorda, solo con l’arrivo del catapano<br />
Gregorio Tarcaniota a Bari verso la fine del 998, gli ultimi focolai <strong>di</strong> rivolta poterono<br />
2 Corsi 1989, p 335<br />
3 Anon. Bar., anno 987, p. 148<br />
4 Lupo, anno 987, p. 56: “ (987a). Hoc anno occisus est Sergius Prothospata a Barensibus mense Februarii XV<br />
<strong>di</strong>e. (987b). et in ispo anno mortuus est Ancralistus a Nicolao cr<strong>it</strong>i mense Augusti XV <strong>di</strong>e[…]”<br />
5 Lupo anno 990, p. 56. Anche l’Anon. Bar., p. 148, concorda con questa versione ma <strong>di</strong>ce che: “Decen<strong>di</strong>t<br />
Bubali. Et interfectus est Petrus Excub<strong>it</strong>us”<br />
6 Lupo, anno 990, p. 56; Anon. Bar., anno 990, p. 148<br />
7 Infatti, cosi <strong>di</strong>ce Lupo: “(998c) […] Tunc Bas<strong>it</strong>u, cogn<strong>it</strong>a fraude. <strong>di</strong>scess<strong>it</strong>.”<br />
6
essere placati. Tutti i capi furono catturati; prima a Gravina, dove fu preso Teofilatto, poi<br />
toccò a Smaragdo,che fu catturato nel luglio dell’anno 1000. All’alba del nuovo millennio,<br />
una pace momentanea sembrava essersi ristabil<strong>it</strong>a nei domini bizantini <strong>di</strong> Puglia.<br />
7
La spe<strong>di</strong>zione pugliese <strong>di</strong> Pietro II Orseolo. Anno 1002: fonti e storiografia a<br />
confronto<br />
Scopo <strong>di</strong> questo lavoro è analizzare l’avvenimento alla luce <strong>di</strong> quanto riportato dalle fonti.<br />
Per verificare analogie e <strong>di</strong>vergenze bisogna considerare nel caso specifico due aspetti:<br />
- la cronologia e la datazione<br />
- l’identificazione dei personaggi coinvolti<br />
Differenti interpretazioni emergono dalla storiografia e dagli <strong>stu<strong>di</strong></strong> sull’argomento, poiché<br />
le fonti stesse forniscono dati <strong>di</strong>scordanti.<br />
Diversi elementi hanno contribu<strong>it</strong>o a rendere interessante per la ricerca lo <strong>stu<strong>di</strong></strong>o<br />
dell’asse<strong>di</strong>o saraceno <strong>di</strong> Bari. Pare che sia stato l’ultimo <strong>di</strong> una lunga e minacciosa serie cui<br />
i musulmani si erano votati; inoltre questa volta era <strong>di</strong>retto a colpire la c<strong>it</strong>tà-simbolo del<br />
dominio bizantino in Italia. Per capirne fino in fondo <strong>di</strong>namica e motivazioni, vanno<br />
considerati alcuni elementi fondamentali che possiamo così sintetizzare:<br />
1) l’effettivo potere eserc<strong>it</strong>ato dai rappresentanti imperiali <strong>di</strong> Bisanzio nei terr<strong>it</strong>ori <strong>it</strong>aliani<br />
2) l’atteggiamento della comun<strong>it</strong>à locale<br />
3) le ragioni dell’interesse veneziano all’interevento.<br />
1-2) Prima che il doge arrivasse con la sua flotta alle porte <strong>di</strong> Bari, la c<strong>it</strong>tà era <strong>di</strong> nuovo<br />
in preda alle scorrerie arabe. Il rappresentante imperiale, il nuovo catepano Gregorio<br />
Tarcaniota, questa volta non riuscì a tenere sotto controllo la s<strong>it</strong>uazione (aggravatasi già da<br />
tempo per le rivolte delle fazioni antibizantine e per la sempre crescente insofferenza della<br />
popolazione locale al governo bizantino) e attese dunque l’arrivo della flotta veneziana<br />
<strong>di</strong>retta dal doge in persona. A lui si era nuovamente rivolto l’imperatore Basilio II, poiché<br />
era da tempo impegnato sul fronte balcanico contro lo zar dei Bulgari Samuele e non<br />
poteva contribuire mil<strong>it</strong>armente all’impresa 8 .<br />
Gli ulteriori dettagli sono stati chiar<strong>it</strong>i nel paragrafo precedente.<br />
Resta da capire cosa effettivamente spinse Pietro II Orseolo ad intervenire con tanta<br />
celer<strong>it</strong>à.<br />
8 Ostrogorsky 1968, p. 263-268<br />
8
3)Già qualche anno prima, nel 1000, il doge aveva riportato in Dalmazia, contro i presi<strong>di</strong><br />
slavi che minacciavano l’Adriatico, un notevole successo ( il più importante della sua<br />
pol<strong>it</strong>ica estera) che gli valse il t<strong>it</strong>olo <strong>di</strong> “Dux Dalmaticorum et Veneticorum”, t<strong>it</strong>olo che<br />
sub<strong>it</strong>o fu accolto dalle cancellerie del pontefice e dell’impero d’Occidente 9 . <strong>Venezia</strong> aveva<br />
trovato nella personal<strong>it</strong>à abile <strong>di</strong> Pietro una guida geniale che contribuì ad accrescere e a<br />
consolidare il suo ruolo <strong>di</strong> potenza internazionale. 10 Questa spe<strong>di</strong>zione, non solo<br />
concretizzava la funzione adriatica della c<strong>it</strong>tà lagunare, ma chiariva anche il suo ruolo<br />
preciso nei confronti <strong>di</strong> Bizanzio. Per valutare la portata storica dell’evento e capirne il<br />
nesso con la spe<strong>di</strong>zione pugliese bisogna tener presente tutti gli aspetti del quadro pol<strong>it</strong>ico<br />
complessivo in cui si trovavano ad agire i nostri protagonisti. Come abbiamo detto,<br />
l’imperatore d’Oriente Basilio II, era da tempo impegnato sul fronte balcanico nel tentativo<br />
<strong>di</strong> eliminare la consistente minaccia slava e proprio nel 1000 tentò <strong>di</strong> ottenere la v<strong>it</strong>toria<br />
defin<strong>it</strong>iva sullo zar Samuele. Questa volta, il suo intervento era <strong>di</strong>retto ad attaccare la parte<br />
orientale del fronte bulgaro e per sperare in un risultato pos<strong>it</strong>ivo, era necessario attirare in<br />
qualche modo l’attenzione dello zar. In questa prospettiva (proposta dalla recente<br />
storiografia), potrebbe collocarsi l’intervento veneziano in Dalmazia e le successive<br />
manovre in Adriatico: la mobil<strong>it</strong>azione della flotta verso mete <strong>di</strong> interesse strategico (per<br />
esempio Durazzo) avrebbe indotto Samuele a preparare una <strong>di</strong>fesa, togliendo forze all’altro<br />
versante. 11 Dunque la spe<strong>di</strong>zione orseoliana poteva far parte <strong>di</strong> una più ampia strategia<br />
<strong>stu<strong>di</strong></strong>ata da Bisanzio per eliminare una presenza ingombrante che minacciava l’Adriatico 12 .<br />
Questa circostanza contribuì a definire “l’alleanza” tra <strong>Venezia</strong> e l’impero bizantino<br />
all’insegna della reciproc<strong>it</strong>à <strong>di</strong> interessi. Quin<strong>di</strong> possiamo affermare, che la spe<strong>di</strong>zione<br />
navale del doge nel 1000 “ [...] non era né una conquista veneziana volta a strappare il<br />
tema <strong>di</strong> Dalmazia a Bisanzio, nè la sottomissione significativa della stessa al doge con<br />
l’avallo <strong>di</strong> Bisanzio bensì un aiuto del doge che venne ricompensato[...]” 13 . Infatti, Pietro<br />
II avrebbe potuto in questo modo eserc<strong>it</strong>are con il consenso <strong>di</strong> Bisanzio, il suo pieno potere<br />
sulle isole ed assumere il t<strong>it</strong>olo Dux Venerticorum et Dalmaticorum.<br />
Secondo il Margeti , la “collaborazione veneziano-bizantina” non ebbe termine con la<br />
spe<strong>di</strong>zione del 1000, ma si rinnovò per quella pugliese contrastando la superata opinione<br />
del Cessi, per la quale “nel consolidamento del controllo mar<strong>it</strong>timo, la pol<strong>it</strong>ica ducale non<br />
9 Questo t<strong>it</strong>olo è ricordato da Giovanni Diacono (p. 165) ma non in propos<strong>it</strong>o della spe<strong>di</strong>zione del 1000, bensì in<br />
riferimento alla nomina <strong>di</strong> Giovanni Orseolo a correggente nel 1004<br />
10 Ortalli 1980, p 427<br />
11 Margeti 2002, p. 58; idem, (1983), p. 242<br />
12 Ricor<strong>di</strong>amo che Basilio II riuscì a conquistare defin<strong>it</strong>ivamente lo stato bulgaro nel 1018<br />
13 Margeti 2002, p. 60<br />
9
si arrestò alla salvaguar<strong>di</strong>a delle basi dalmate, ma sia allargò anche nel basso Adriatico<br />
per infrangere o ridurre la pressione saracena, associando le proprie forze nella <strong>di</strong>fesa<br />
della terra bizantina <strong>di</strong> Puglia, invasa dalla furia musulmana tra il 1002 e il 1003” . 14<br />
Seguendo quest’ultima interpretazione, l’intervento veneziano in Puglia non sarebbe stato<br />
sollec<strong>it</strong>ato (<strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente) da Basilio II ma risulterebbe la logica<br />
conseguenza <strong>di</strong> una scelta autonoma poiché “nessun in<strong>di</strong>zio consentirebbe <strong>di</strong> ravvisare<br />
nell’iniziativa orseoliana in Puglia un servizio reso al governo costantinopol<strong>it</strong>ano in virtù<br />
<strong>di</strong> un obbligo più o meno palese <strong>di</strong> sud<strong>di</strong>tanza”. 15<br />
Dopo il successo del 1000, <strong>Venezia</strong> era <strong>di</strong>venuta sicuramente più forte assumendo un ruolo<br />
internazionale non ancora <strong>di</strong> grande potenza ma sicuramente importante; per continuare a<br />
<strong>di</strong>fendere le proprie ambizioni doveva però inev<strong>it</strong>abilmente tener conto della complessa<br />
realtà pol<strong>it</strong>ica, economica e mil<strong>it</strong>are che rendeva inev<strong>it</strong>abile l’incrociarsi <strong>di</strong> interessi<br />
<strong>di</strong>versi.<br />
Considerando lo scenario generale è dunque poco immaginabile un’azione veneziana<br />
intorno a Bari senza un inv<strong>it</strong>o bizantino; nonostante la sua posizione, forte dei successi<br />
riportati, non apparisse più rispetto a Costantinopoli <strong>di</strong> “subor<strong>di</strong>nata autonomia” ma <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>pendenza piena,<strong>Venezia</strong> aveva dovuto intervenire nel “quadro <strong>di</strong> una sostanziale<br />
sintonia con quel commonwealth bizantino <strong>di</strong> cui faceva ancora volutamente parte” . 16<br />
Come si può notare, la prospettiva d’analisi dell’evento,cambia in base all’angolatura da<br />
cui la si esamina; dal punto <strong>di</strong> vista bizantino, per esempio, la presenza nelle acque<br />
adriatiche della flotta veneziana (nei due momenti qui considerati), era strettamente<br />
funzionale al contenimento della minaccia prima bulgara, poi saracena; dal punto <strong>di</strong> vista<br />
veneziano, entrambe le occasioni offrivano alla potenza lagunare, la possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> ev<strong>it</strong>are<br />
<strong>di</strong> rimanere schiacciata dalla “sindrome da soffocamento”, che più volte ha con<strong>di</strong>zionato le<br />
sue scelte <strong>di</strong> pol<strong>it</strong>ica estera.<br />
Data la local<strong>it</strong>à geografica teatro dello scontro, è facile intuire da quale spir<strong>it</strong>o fosse mosso<br />
il doge al momento della partenza: quello <strong>di</strong> Bari era un porto strategico e v<strong>it</strong>ale per gli<br />
interessi commerciali e un punto fondamentale per controllo delle rotte adriatiche. Inoltre,<br />
in questo caso le coste pugliesi erano minacciate da una potenza forte ed ostile che avrebbe<br />
potuto lim<strong>it</strong>are il vasto raggio d’azione veneziano. Al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni vincolo <strong>di</strong><br />
subor<strong>di</strong>nazione, i concreti interessi della c<strong>it</strong>tà lagunare “imponevano <strong>di</strong> per sé un’azione <strong>di</strong><br />
14 Cessi 1958, p. 246; Margeti (1983), p. 242<br />
15 Cessi 1958, p. 246<br />
16 Ortalli 1999, p. 55<br />
10
surroga rispetto ai comp<strong>it</strong>i del potere centrale bizantino”. 17 Queste considerazioni<br />
appaiono più chiare se si esamina l’intero contesto pol<strong>it</strong>ico e <strong>di</strong>plomatico cui <strong>Venezia</strong> si<br />
trovava ad operare; con il dogado <strong>di</strong> Pietro II Orseolo, finiva un periodo <strong>di</strong> tensioni<br />
all’interno e all’esterno si apriva la strada verso l’acquisizione <strong>di</strong> un nuovo e più<br />
importante ruolo sullo scacchiere internazionale. Si devono infatti al giovane ed ambizioso<br />
Pietro i primi importanti “successi” in pol<strong>it</strong>ica estera; un pol<strong>it</strong>ica volta a tessere buone e<br />
fruttifere relazioni <strong>di</strong>plomatiche, ad Oriente con Basilio II e ad Occidente con Ottone III.<br />
Basti pensare, per esempio, al crisobolo del 992, con il quale Bisanzio ripristinava in<br />
favore <strong>di</strong> <strong>Venezia</strong>, i vecchi privilegi doganali e giuris<strong>di</strong>zionali; oppure al rinnovo <strong>di</strong><br />
esenzioni, privilegi ed incolum<strong>it</strong>à concesso nel 996 da Ottone III ai veneziani <strong>di</strong>moranti nel<br />
regno. Tralasciando le motivazioni pol<strong>it</strong>iche e le contingenze internazionali che<br />
generarono simili accor<strong>di</strong>, preme qui sottolineare un aspetto fondamentale della pol<strong>it</strong>ica<br />
orseoliana che potrebbe dare nuova luce all’interpretazione: la ripresa in termini forti<br />
dell’antigo legame con Bisanzio. Il rapporto con l’Oriente è visto da buona parte della<br />
storiografia “nella prospettiva <strong>di</strong> una <strong>di</strong>alettica tra due <strong>di</strong>stinte ent<strong>it</strong>à” ma non bisogna<br />
sottovalutare la possibil<strong>it</strong>à che da questa <strong>di</strong>alettica si possa lentamente enucleare una realtà<br />
nuova. 18 Cioè, la bizantin<strong>it</strong>à <strong>di</strong> <strong>Venezia</strong> dovrebbe essere intesa non come una forma <strong>di</strong><br />
sud<strong>di</strong>tanza ma come una con<strong>di</strong>zione giuri<strong>di</strong>ca utile ad ev<strong>it</strong>are una chiusura verso l’esterno<br />
e le conseguenze delle due “fortunate” spe<strong>di</strong>zioni lascerebbero intravedere un simile<br />
atteggiamento. Infatti, la spe<strong>di</strong>zione dalmatica del 1000, rappresenta un momento <strong>di</strong> un più<br />
vasto <strong>di</strong>segno al quale risulta aggregabile l’intervento contro i saraceni del 1002. Con<br />
l’acquisizione del t<strong>it</strong>olo <strong>di</strong> Dux Veneticorum et Dalmaticorum, Pietro II aveva posto le basi<br />
per una cresc<strong>it</strong>a pol<strong>it</strong>ica autonoma e consistente; si andava delineando per lo stato venetico,<br />
una posizione <strong>di</strong> primo piano sullo scacchiere internazionale e la spe<strong>di</strong>zione pugliese<br />
avrebbe in defin<strong>it</strong>iva consolidato il suo nuovo ruolo <strong>di</strong> potenza adriatica. 19<br />
Il doge, come vedremo, arrivò a Bari tra il 1002 e il 1004 e dopo tre giorni <strong>di</strong> scontri i<br />
saraceni batterono in r<strong>it</strong>irata. Ma entriamo nel mer<strong>it</strong>o della questione.<br />
I punti fondamentali su cui la ricerca storica ancora cerca riscontri, e su cui ci sono chiare<br />
<strong>di</strong>screpanze nelle fonti, sembrano essere i seguenti:<br />
- la datazione precisa della spe<strong>di</strong>zione<br />
17 Idem, p. 55<br />
18 Ortalli 2002, p. 19<br />
19 Idem, p. 22<br />
11
- la durata effettiva dell’asse<strong>di</strong>o saraceno<br />
- l’identificazione del comandante delle forze musulmane<br />
Confronteremo le testimonianze forn<strong>it</strong>eci dall’annalistica pugliese del XI secolo con le<br />
altre notizie tratte dalla Cronaca <strong>di</strong> Giovanni Diacono, fonti che meglio descrivono la<br />
vicenda.<br />
Anno 1002-1004:<br />
Dagli Annales <strong>di</strong> Lupo, appren<strong>di</strong>amo che nell’anno 1002, un certo Sapi cactus, cinse<br />
d’asse<strong>di</strong>o la c<strong>it</strong>tà <strong>di</strong> Bari; l’asse<strong>di</strong>o pare sia durato dal maggio all’ottobre (nel giorno della<br />
festiv<strong>it</strong>à <strong>di</strong> S. Luca); l’Anonimo <strong>di</strong> Bari, data l’avvenimento allo stesso modo ma chiama<br />
l’asse<strong>di</strong>ante “Fasi apostata”. Per gli Annales Barenses , l’asse<strong>di</strong>o si verificò dal maggio<br />
all’ottobre del 1003 e il comandante è chiamato Saphi apostata qtque caytus 20 . Dalla<br />
cronaca <strong>di</strong> Giovanni Diacono, invece, appren<strong>di</strong>amo che l’evento si sarebbe verificato nel<br />
1004. Secondo il cronista veneziano, infatti, la spe<strong>di</strong>zione avvenne nel decimo anno <strong>di</strong><br />
governo <strong>di</strong> Pietro II Orseolo- nello stesso anno in cui Giovanni figlio del doge, veniva<br />
nominato correggente. Così leggiamo: “Anno quidam incarnarionis redemtoris nostri<br />
millesimo quarto, ducatus vero domini Petri Veneticorum ac Dalmaticorum ducis decimo,<br />
Iohannes eiusdem ducis egregia proles gen<strong>it</strong>oris effectus[…]” 21 . Il doge Pietro II arrivò al<br />
governo nel 991 dunque, il suo 10 anno cadrebbe nell’anno 1000-1001; poiché però in<br />
questa parte dell’opera per il computo <strong>degli</strong> anni <strong>di</strong> regno, il cronista è in<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> quasi due<br />
anni, Giovanni è chiamato già Dux. 22<br />
Un’altra suggestiva testimonianza, questa volta epigrafica, circa la collocazione<br />
cronologica della spe<strong>di</strong>zione, ci deriva da un’iscrizione rinvenuta in una grotta posta<br />
20 Lupo, anno 1002, p. 56 “ Anno MII, in<strong>di</strong>ctione XV. 1002a Hoc anno obse<strong>di</strong>t Sapi caytus Barum adstante<br />
Maio II <strong>di</strong>e usque ad sanctum Lucam mense Octobris; tuncque liberata est per Petrum ducem<br />
Venetorum.”;Anon. Bar. anno 1002. p. 148: “Anno MII, in<strong>di</strong>ctione XV. Hoc anno descen<strong>di</strong>t Fasi Apostata<br />
mense Magio et obse<strong>di</strong>t Bari usque in sancto Lucae apostoli; et liberata est per Sancta Maria et Petro dux<br />
Veneticorum”; Annal. Bar., anno 1003, p. 56: “Anno MIII, in<strong>di</strong>ctione ?. Hoc anno obsessa est civ<strong>it</strong>as Bari a<br />
Saphi apostata atque ca<strong>it</strong>i, et perseverav<strong>it</strong> ipsa obsi<strong>di</strong>o a mense Maio usque ad decimo kalendas Octocris. Et<br />
loberata est per Petrum, ducem veneticarum, bonae memoriae.”.<br />
21 Giovanni Diacono,anno 1004, pp. 166-166<br />
22 Giovanni Diacono, p. 156; V.Falkenausen 1978, p. 53.<br />
12
sull’isolotto <strong>di</strong> S. Eufemia (conosciuto anche come “isolotto del Faro”), <strong>di</strong> fronte al porto<br />
naturale <strong>di</strong> Vieste, nel Gargano 23 . Nel testo si legge che nell’anno 1003, in<strong>di</strong>zione I, “[…]<br />
mense septembri <strong>di</strong>e III, introv<strong>it</strong> in isto porto dominus Petro, dux Venetiquorum et<br />
Dalmatinorum, cum naves C, preparatus ad bellum contra Sarracenos qui sedebant supra<br />
Vares. Et pugnav<strong>it</strong> cum illis; alii occiderunt; alii in fugam miserunt[…]” 24 .Gli <strong>stu<strong>di</strong></strong> recenti<br />
sull’argomento propongono <strong>di</strong>verse ipotesi nel tentativo <strong>di</strong> dare risposta agli interessanti<br />
interrogativi che emergono dalla questione. Quando fu scr<strong>it</strong>ta? Prima, dopo o durante la<br />
spe<strong>di</strong>zione? E soprattutto, da chi? Sappiamo dalle fonti che il doge salpò da <strong>Venezia</strong> in<br />
agosto <strong>di</strong>retto a Bari; è probabile che prima <strong>di</strong> arrivarvi si sia fermato con la flotta a Vieste<br />
per una sosta. Se l’iscrizione fosse coeva al trans<strong>it</strong>o delle navi nel Gargano, sarebbe<br />
antecedente la liberazione della c<strong>it</strong>tà pugliese (avvenuta per Giovanni Diacono l’8<br />
settembre per le fonti meri<strong>di</strong>onali in ottobre), come lascia intendere l’in<strong>di</strong>cazione “cum<br />
naves C, preparatus ad bellum contra Sarracenos qui sedebant supra Vares ”. Il<br />
riferimento alla v<strong>it</strong>toria veneziana “Et pugnav<strong>it</strong> cum illis; alii occiderunt; alii in fugam<br />
miserunt” potrebbe però indurre a pensare ad una esecuzione successiva. Secondo il<br />
Roppo 25 , sarebbe plausibile anche una terza ipotesi per la quale l’epigrafe potrebbe essere<br />
stata incisa in due tempi: la prima parte, fino a “vares”, in<strong>di</strong>cherebbe la sosta della flotta in<br />
procinto <strong>di</strong> combattere; la seconda potrebbe essere stata aggiunta dopo per attestare l’es<strong>it</strong>o<br />
felice dell’impresa. A questa opinione si associa il Pozza che aggiunge inoltre la<br />
possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> una esecuzione a due mani, una veneziana l’altra pugliese, che probabilmente<br />
operarono in tempi <strong>di</strong>stinti. 26<br />
I dati cronologici forn<strong>it</strong>i dall’epigrafe destano motivo <strong>di</strong> dubbio poiché, il 3 settembre<br />
1003, secondo l’uso bizantino (in uso a <strong>Venezia</strong> e anche a Bari), non dovrebbe cadere nella<br />
23 La grotta nel tempo assunse <strong>di</strong>verse funzioni, tra cui quella <strong>di</strong> luogo sacro de<strong>di</strong>cato al culto <strong>di</strong> Venere<br />
Sosandra.<br />
24 La prima pubblicazione accertata dell’iscrizione è opera <strong>di</strong> V. Giuliani, Memorie storiche, pol<strong>it</strong>iche,<br />
ecclesiastiche della c<strong>it</strong>tà <strong>di</strong> Vieste, Napoli, 1768, p. 83; ora in <strong>stu<strong>di</strong></strong> recenti a cui si rimanda allo <strong>stu<strong>di</strong></strong>o R.<br />
Roppo, c<strong>it</strong>ato in questo lavoro oppure anche a, A. Russi, La grotta con le iscrizioni sull’isolotto del faro <strong>di</strong><br />
Vieste. Note preliminari in Miscellanea greca e romana, XIV [Ist<strong>it</strong>uto Italiano per la storia antica. Stu<strong>di</strong>, 45].<br />
Roma 1989, pp. 299-309.<br />
25 Roppo 1993, pp. 78-79<br />
26 Pozza 2003, p. 815, nota 1. Infatti : “l’iscrizione si deve a due mani <strong>di</strong>verse che operarono in momenti<br />
<strong>di</strong>stinti anche se non molto <strong>di</strong>stanti nel tempo. La prima mano, che scrisse quasi tutto il testo compresa la<br />
datazione, è ipotizzabile sia veneziana per ragioni storiche sebbene manchi la possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> un confronto con<br />
le epigrafi veneziane dei secoli X-XI; la seconda mano parrebbe invece pugliese anche in base a<br />
considerazioni più propriamente paleografiche”. Inoltre, dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>plomatistico, pare che questo sia<br />
uno dei rari casi d’impiego della sola era cristiana e del computo pisano dell’incarnazione.<br />
13
I in<strong>di</strong>zione ma nella II. Dunque, se fosse esatta l’in<strong>di</strong>cazione del testo, dovremmo riportarci<br />
al 1002 27 .<br />
La storiografia contemporanea e soprattutto la V.Falkenausen, r<strong>it</strong>iene verosimile la data del<br />
1002; solo l’Amari, il cui <strong>stu<strong>di</strong></strong>o è poco recente, propende per il 1004, forse perché si è<br />
avvalso solo delle notizie forn<strong>it</strong>e da Giovanni Diacono 28<br />
Durata dell’asse<strong>di</strong>o:<br />
Anche quest’aspetto presenta notevoli incertezze. Per l’inizio le tre fonti annalistiche<br />
meri<strong>di</strong>onali concordano nel collocarlo a maggio (solo Lupo ci <strong>di</strong>ce il giorno II); sulla fine<br />
emergono le <strong>di</strong>vergenze che oscillano da settembre ad ottobre. Gli Annal. Bar. infatti ci<br />
<strong>di</strong>cono che l’asse<strong>di</strong>o fu tolto decimo Kaledas octobris, quin<strong>di</strong> il 22 settembre: l’Anon. Bar.<br />
non specifica mentre Lupo <strong>di</strong>ce octobris. 29 Giovanni Diacono ci riporta la data dell’arrivo<br />
del doge (6 settembre) e la durata del combattimento (3 giorni).<br />
Il comandante musulmano:<br />
Le nostre fonti attribuiscono all’autore dell’asse<strong>di</strong>o, nomi abbastanza strani ma comunque<br />
sempre simili tra loro. Si sarebbe trattato del q i d Safi (Lupo) o Sapi(Annal. Bar.) o Fasi<br />
(Anon. Bar.). Quasi tutte lo identificano inoltre come l’apostata, quin<strong>di</strong> come rinnegato<br />
cristiano. Tra le tesi avanzate negli ultimi tempi circa l’ident<strong>it</strong>à del condottiero, la più<br />
plausibile pare sia quella della V.Falkenausen, proposta sulla base <strong>di</strong> riscontri pubblicati in<br />
documenti coevi dal Guillou e dall’Holtzmann 30 . Secondo questo <strong>stu<strong>di</strong></strong>o è ragionevole<br />
supporre che in quel periodo un solo capo apostata era attivo nella zona. L’autore<br />
dell’asse<strong>di</strong>o del 1002, sarebbe da identificare con un celebre rinnegato cristiano <strong>di</strong> nome<br />
Luca che, secondo una testimonianza emersa da un <strong>di</strong>ploma del catepano Gregorio<br />
Tarcaniota per Tricarico 31 , sullo scorcio del primo millennio, si sarebbe stabil<strong>it</strong>o con una<br />
banda <strong>di</strong> mercenari nel paesino montano <strong>di</strong> Pietrapelosa in Lucania, votandosi a seminare<br />
terrore e saccheggi nelle local<strong>it</strong>à circostanti.<br />
D’altra parte, i nomi attribu<strong>it</strong>i dalle fonti al comandante della spe<strong>di</strong>zione sembrano tutti<br />
riconducibili, attraverso i vari stravolgimenti linguistici delle parole straniere, ad un<br />
27 Ortalli 1999, p 54, nota 2 . Seguendo questa ipotesi,nell’incoerenza tra anno e in<strong>di</strong>zione è più probabile<br />
r<strong>it</strong>enere esatto l’anno poiché il passaggio dal I al II anno in<strong>di</strong>zionale avviene il 1 settembre, dunque in questo<br />
caso appena tre giorni prima della sosta del doge a Vieste. Errori del genere sono plausibili a ridosso del<br />
passaggio da un’in<strong>di</strong>zione all’altra<br />
28 Amari 1935, vol II, pp. 397-398<br />
29 ve<strong>di</strong> nota 19<br />
30 V. Falkenausen 1978, p 53; Guillou-Holtzmann 1961, pp. 12-19<br />
31 i c<strong>it</strong>ta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Tricarico, a causa delle scorrerie <strong>di</strong> Luca, chiesero a Gregorio, dopo la cacciata <strong>degli</strong> invasori,<br />
la ridefinizione dei confini dell’agro <strong>di</strong> loro pertinenza. Ciò avvenne entro e non oltre il <strong>di</strong>cembre 1001, come<br />
attesta un successivo privilegio <strong>di</strong> conferma rilasciato dal catapano.<br />
14
originario Kafir, appellativo con il quale era ufficialmente e <strong>di</strong>ffusamente qualificato Luca.<br />
Se si accetta questa versione, e nello stesso tempo si riporta la data della liberazione ad<br />
opera della flotta veneziana in un giorno qualsiasi <strong>di</strong> settembre, si potrebbe capire il<br />
riferimento <strong>di</strong> Lupo e dell’Anon. Bar. alla festiv<strong>it</strong>à <strong>di</strong> S. Luca, con la connessa<br />
trasposizione al mese <strong>di</strong> ottobre. Probabile che gli annalisti abbiano usato questa<br />
trasposizione per colmare una lacuna cronologica o semplicemente per introdurre una<br />
suggestione sacrale intorno alla vicenda 32 .<br />
Giovanni Diacono non descrive i dettagli allo stesso modo ma riporta altre testimonianze<br />
cui bisogna brevemente accennare. Come possiamo notare, dalla lettura delle fonti<br />
annalistiche pugliesi emerge una semplice e sintetica descrizione del fatto mentre il<br />
cronista veneziano (vicinissimo al doge <strong>di</strong> cui era cappellano e per il quale aveva svolto<br />
comp<strong>it</strong>i <strong>di</strong>plomatici) fornisce una versione più enfatizzata ma tutte sembrano esaltare come<br />
provvidenziale l’intervento veneziano.<br />
Il cronista veneziano narra che “ non puto preterm<strong>it</strong>tendum fore pro<strong>di</strong>gium quod quidam<br />
Sarracenorum <strong>di</strong>e quo festiva Dei gen<strong>it</strong>rici assumptio a fidelibus celebrantur <strong>di</strong>vin<strong>it</strong>us<br />
ostensum est[…].” 33 Non a S. Luca ma alla madre <strong>di</strong> Dio attribuiva il mer<strong>it</strong>o <strong>di</strong> un evento<br />
pro<strong>di</strong>gioso, che per i saraceni sarebbe apparso come un fausto pro<strong>di</strong>gio: il giorno<br />
dell’Assunzione, i1 15 agosto, ad un saraceno che si trovava sulla torre del monastero <strong>di</strong> S.<br />
Benedetto, fuori le mura <strong>di</strong> Bari, apparve “ […] emicantem stellam ex occiduo climate<br />
premete cursu venire eiusdemque civ<strong>it</strong>atis in portu cadere conspex<strong>it</strong>[…]”. Una stella<br />
cometa segno dunque che presto qualcuno sarebbe arrivato per <strong>di</strong>ssipare l’asse<strong>di</strong>o. Un<br />
particolare interessante sottolinea la contrad<strong>di</strong>zione cronologica cui cade spesso Giovanni<br />
Diacono: la salvezza <strong>di</strong> Bari si sarebbe consegu<strong>it</strong>a “…] statim futurum sancte Mariae<br />
auxilium, que stella maris interpretatur[…] in nativ<strong>it</strong>ate festo[…]”. Bari sarebbe stata<br />
liberata, tra il tripu<strong>di</strong>o della popolazione, il giorno in cui si festeggia la nativ<strong>it</strong>à <strong>di</strong> Maria,<br />
dunque l’8 settembre del 1002 e non nel 1004, come avrebbe affermato rifacendosi agli<br />
anni <strong>di</strong> regno del doge. Secondo i dati riportati dal cronista veneziano, la flotta sarebbe<br />
apparsa “[…]iuss<strong>it</strong> santique Laurentii in solemni <strong>di</strong>e de Venecia[…]”, festiv<strong>it</strong>à che<br />
corrisponde al 10 agosto, arrivando a Bari il 6 settembre 34 , il che risulta compatibile con<br />
l’arrivo a Vieste il 3 settembre (come si legge dall’epigrafe del porto). Se invece, in mer<strong>it</strong>o<br />
32 Corsi 1989, p. 339<br />
33 Giovanni Diacono, p. 166<br />
34 Giovanni Diacono, p. 167: “[…] Qui vastum per mare velificando terrarum <strong>di</strong>versa loca dum transiret,<br />
octavo idus septembris pre<strong>di</strong>ctam eubem appropinquabat.[…]<br />
15
all’arrivo <strong>di</strong> Pietro II, si preferisce considerare la data riportata dalle fonti annalistiche<br />
meri<strong>di</strong>onali ( decimo Kalendas octobris- Annal. Bar.), la durata del trag<strong>it</strong>to da <strong>Venezia</strong> a<br />
Vieste e poi a Bari, risulterebbe troppo lunga rispetto a quella dell’intero viaggio. Del resto<br />
in quei tempi, era abbastanza normale navigare da <strong>Venezia</strong> a Costantinopoli in sole tre<br />
settimane 35 .<br />
All’arrivo delle navi veneziane (circa cento), i saraceni si prepararono allo scontro,<br />
sferrando i primi attacchi per terra e per mare, con ostentazione provocatoria : “[…]<br />
Sarracenorum…alii supra equos l<strong>it</strong>tore adsrabant, alii naves ascendentes christianos ad<br />
certame audacter provocabant[…]”ma il doge riuscì ad entrare incolume nella c<strong>it</strong>tà e fu<br />
accolto del palazzo del catepano Gregorio con gran<strong>di</strong> onori. Di qui pre<strong>di</strong>spose i piani per la<br />
battaglia e “[…]verum prius alimoniarum solatiis cives ine<strong>di</strong>a sufficienter<br />
recreav<strong>it</strong>[…]” 36 . Innalzato il vessillo <strong>di</strong> guerra <strong>di</strong>nanzi a sé, il doge ingaggiò la battaglia<br />
che durò tre giorni, sino a quando i saraceni non decisero <strong>di</strong> r<strong>it</strong>irarsi. Dunque lo scontro,<br />
secondo questa fonte, sarebbe iniziato il 6 settembre e terminato al tramonto del giorno 8<br />
(tercie noctis in silentio paganorum aufug<strong>it</strong> exsec<strong>it</strong>us”), che potrebbe coincidere, come il<br />
presagio faceva intuire, con la ricorrenza <strong>di</strong> S. Maria. A questo punto la formula<br />
dell’Anon. Bar. secondo cui la c<strong>it</strong>tà “liberata est per Sancta Maria et Petro Dux<br />
Veneticorum”, potrebbe avere un senso. A <strong>di</strong>mostrazione della grat<strong>it</strong>u<strong>di</strong>ne dei baresi, il<br />
catepano, in rappresentanza del governo bizantino, provvide a colmare <strong>di</strong> preziosi doni<br />
l’alleato veneto.<br />
Il ricordo <strong>di</strong> quell’evento vige tuttora nella memoria collettiva locale presente in alcune<br />
tra<strong>di</strong>zioni popolari che ricordano la liberazione. Il Corsi, servendosi del contributo<br />
dell’opera settecentesca del Beatillo 37 , ci riporta l’esempio dell’antica festa della Vidua,<br />
Vidua!. Il riferimento <strong>di</strong> fondo era ovviamente alle navi apportatrici <strong>di</strong> salvezza; in<br />
concreto, però, in tempi più recenti, sembra che ci si riferisse ai colpi <strong>di</strong> cannone che, dal<br />
fortino <strong>di</strong> S. Antonio, si usava sparare il giorno dell’Ascensione in onore della repubblica<br />
<strong>di</strong> <strong>Venezia</strong>. A tale cerimonia, è probabilmente da collegare quella della “Sensa”, tenuta<br />
anch’essa il giorno dell’Ascensione. Da uno <strong>stu<strong>di</strong></strong>o proposto dal Tarenti riscopriamo che la<br />
festa della Sensa è la versione moderna <strong>di</strong> quella della Vidua. Cosi <strong>di</strong>ce: “ da nove secoli, il<br />
dell’ascensione menre <strong>Venezia</strong> riconferma con l’anello d’oro le sue nozze con il mare,<br />
Bari saluta la sorella apportatrice <strong>di</strong> salvezza. Quel saluto, che fu prima <strong>di</strong> marinaresce<br />
35 Corsi 1989, p. 340<br />
36 Giovanni Diacono, p. 167<br />
37 ci riferiamo al testo <strong>di</strong> A. Beatillo, Historia <strong>di</strong> Bari principal c<strong>it</strong>tà della Pugli. Opra del prete A. Beatillo<br />
barese della compagnia <strong>di</strong> Gesù, Napoli 1637. Prima Rist. fotomeccanica, Bologna 1965; Seconda rist. Forni<br />
1978.<br />
16
gale e evviva oggo è fidato alla voce del cannone[…]. Oggi, la modesta Sensa Barese si è<br />
ridotta ad uno scambio <strong>di</strong> telegrammi tra i sindaci delle c<strong>it</strong>tà sorelle. L’usanza dei tre<br />
colpi <strong>di</strong> cannone innocui lanciati dal cannonne verso la piccola bianca vela quadra,<br />
manifestazione popolare nota come la Vidua-vidue fu adottata per la prima volta dal<br />
sindaco Sigismondo Fanelli nel 1694 e ripristinata, dopo un’interruzione <strong>di</strong> 180 anni da<br />
Giandomenico Petroni nel 1879”. 38<br />
Sempre seguendo il contributo del Perotti, la testimonianza storica della liberazione <strong>di</strong> Bari<br />
da Vebezia del 1001, ci proviene anche da una raffigurazione <strong>di</strong> Raffaele Armenise sul<br />
telone (ormai stinto dal tempo) del teatro Petruzzelli. Pare che questa illustrazione sia stata<br />
ricavata da un quadro, oggi <strong>di</strong> proprietà della famiglia Serio, del barese Antonio Lanave,<br />
collaboratore dell’Armenise.<br />
I buoni rapporti tra le due c<strong>it</strong>tà adriatiche, entrambe cresciute all’ombra <strong>di</strong> Bisanzio durante<br />
i secoli più tempestosi dell’Alto Me<strong>di</strong>oevo, sembrano infine suggellarsi con il patto (<strong>di</strong><br />
qualche tempo dopo) stipulato tra <strong>Venezia</strong> (rappresentata dal Doge Domenico Michiel) e il<br />
comune <strong>di</strong> Bari nel 1122 39 .<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista veneziano, invece, l’esaltazione della v<strong>it</strong>toria da parte dei contemporanei<br />
era eco <strong>di</strong> un orgoglio c<strong>it</strong>ta<strong>di</strong>no; in effetti, a parte la riconoscenza manifestata dai<br />
beneficiati, il duca poteva ormai <strong>di</strong>mostrare alla corte <strong>di</strong> Costantinopoli, il valore pol<strong>it</strong>ico<br />
del proprio intervento. Infatti, in Giovanni Diacono si legge: “[…] Isdem nacque dux de<br />
illo loco nuncios suos Costantinopolim destinav<strong>it</strong>[…]”.<br />
Dopo la sconf<strong>it</strong>ta, i saraceni videro crollare tutto il loro sistema <strong>di</strong> occupazione. I presi<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sposti nelle local<strong>it</strong>à circostanti, privi <strong>di</strong> appoggio e collegamento, non poterono a lungo<br />
reggere e furono obbligati anch’essi ad abbandonare le posizioni occupate. Il dominio<br />
bizantino nella zona era dunque salvo, nonostante il governo orientale fosse ancora<br />
<strong>di</strong>stratto sul fronte bulgaro-russo 40 .<br />
Parte II<br />
38 Perotti 1973, p. 44. Altri contributi non recenti del Perotti li troviamo in due articoli pubblicati sul “Corriere<br />
delle Puglie” rispettivamente del 9 maggio 1909 e del 20 maggio 1921.<br />
39 in G. Monticolo Il testo del patto giurato del doge Domenico Michiel al comune <strong>di</strong> Bari, in Nuovo Archivio<br />
Veneto, XVIII, <strong>Venezia</strong>, 1899<br />
40 Cessi 1958, p. 247<br />
17
1) I normanni e Bisanzio (secolo XI)<br />
Premessa<br />
Nella primavera dell’anno 1081, Roberto il Guiscardo, Duca normanno <strong>di</strong> Puglia e <strong>di</strong><br />
Calabria, era pronto per de<strong>di</strong>carsi alla realizzazione del progetto più importante della sua<br />
pol<strong>it</strong>ica espansionistica: la conquista dell’Oriente. Da dove scaturiva tanta ambizione e<br />
soprattutto, su quali presupposti si fondava? Per dare risposta a questi interrogativi e capire<br />
in quali circostanze un simile <strong>di</strong>segno trovava attuazione, bisogna fare un passo in<strong>di</strong>etro.<br />
Forti dei continui e numerosi successi in Italia Meri<strong>di</strong>onale sulle terre bizantine, la nuova<br />
forza normanna (scesa in Italia sotto le vesti <strong>di</strong> un manipolo <strong>di</strong> avventurieri al soldo <strong>di</strong><br />
interessi altrui) era ormai <strong>di</strong>venuta una nuova forza pol<strong>it</strong>ica sicura delle proprie capac<strong>it</strong>à,<br />
pronta a r<strong>it</strong>agliarsi uno spazio importante nel complesso scenario pol<strong>it</strong>ico e <strong>di</strong>plomatico del<br />
momento. Era inev<strong>it</strong>abile ormai che Papato, Imperatori d’Oriente e d’Occidente,<br />
prendessero coscienza <strong>di</strong> questa nuova inaspettata presenza.<br />
Anche in questo caso, la cognizione della portata storica del fenomeno, sembrerebbe<br />
cambiare in base al punto da cui la si valuta. La <strong>di</strong>namica delle relazioni intrecciatesi via<br />
via tra le parti, risentiva della compless<strong>it</strong>à <strong>degli</strong> interessi in gioco. Nello specifico, era<br />
necessario:<br />
- per Bisanzio, <strong>di</strong>fendere i thema in Italia Meri<strong>di</strong>onale dal pericolo normanno sempre<br />
più insistente;<br />
- per il Papato, cercare alleati (in funzione prima antinormanna, poi antibizantina) e<br />
confermare la supremazia della Chiesa <strong>di</strong> Roma;<br />
- per i Normanni, trovare nuovi e consistenti sbocchi alla propria sete <strong>di</strong> conquista.<br />
Per comprendere meglio quanto potessero convergere (o <strong>di</strong>vergere) le rispettive aspirazioni<br />
e mire espansionistiche, si potrebbero analizzare i rapporti tra le “forze” in gioco in base ad<br />
una tripartizione:<br />
a) Roma e i Normanni<br />
b) Roma e Bisanzio<br />
c) I Normanni e Bisanzio<br />
18
Ciascuna delle relazioni <strong>di</strong> cui sopra, è stata segnata da alcuni momenti fondamentali, che<br />
<strong>di</strong> segu<strong>it</strong>o riassumiamo.<br />
a) Due gli episo<strong>di</strong> che segnano l’evoluzione del rapporto tra Roma e Normanni: la battaglia<br />
<strong>di</strong> Civ<strong>it</strong>ate del 1053 e il Concilio <strong>di</strong> Melfi del 1059. Con il primo episo<strong>di</strong>o, si vedrà<br />
concretizzata la posizione antinormanna del Papato <strong>di</strong> Leone IX, preoccupato della veloce<br />
e consistente espansione del popolo invasore; con il secondo, si assisterà ad una<br />
“inversione” <strong>degli</strong> interessi in gioco, che porterà il Papa Nicola II a trattare con<br />
l’emergente personal<strong>it</strong>à del capo normanno Roberto il Guiscardo. Sullo sfondo, non<br />
bisogna <strong>di</strong>menticare la posizione dell’Impero d’Oriente che, travagliato all’interno da<br />
<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni e decadenza (periodo negativo iniziato dalla morte <strong>di</strong> Basilio II-1025), vedrà<br />
peggiorare il suo rapporto con Roma in segu<strong>it</strong>o allo scisma del patriarca Michele Cerulario<br />
(1054).<br />
Il Papato <strong>di</strong> Leone IX si era preparato ad affrontare “l’orda dei nuovi saraceni” sferrando le<br />
armi <strong>di</strong>plomatiche più sicure: trattare con Argiro, rappresentante del potere imperiale nei<br />
domini bizantini <strong>di</strong> Puglia, già impegnato a sedare l’espansione normanna, e con<br />
l’Imperatore d’Occidente Enrico III. 41 Dalla testimonianza <strong>di</strong> Lupo in mer<strong>it</strong>o, sappiamo<br />
che “Hoc anno in ferie VI de mense Iunii Normanni fecerunt bellum cum Alamannis, quos<br />
papa Leo conduxerati et vicerunt. Et hoc anno fu<strong>it</strong> magna fames”; mentre l’Anon. Bar.<br />
sembra descrivere con maggiore precisione l’evolversi dell’evento poiché ricostruisce<br />
anche la contemporanea azione <strong>di</strong> Argiro sul versante pugliese: “[…] Et ven<strong>it</strong> ipse Leo<br />
papa cum Alemanni er fec<strong>it</strong> proelium cum Normanni in civ<strong>it</strong>ate et ceci<strong>di</strong>t.<br />
Compraehenserunt illum”. 42 È probabile che il Papa abbia pensato in un secondo<br />
momento <strong>di</strong> congiungersi all’eserc<strong>it</strong>o <strong>di</strong> Argiro; questi, infatti, si trovava a nord della<br />
Puglia (Et Argiro ib<strong>it</strong> in Siponto per mare) con il suo eserc<strong>it</strong>o nel tentativo <strong>di</strong> arrestare i<br />
capi Umfredo et Patrone che “ cum exerc<strong>it</strong>u normannorum super eum, et fecerunt<br />
bellum, et ceciderunt de Longobar<strong>di</strong> ibidem. Ipse Argiro semivivus exili<strong>it</strong> plagatus et iv<strong>it</strong> in<br />
civ<strong>it</strong>ate Vesti[…]”. 43<br />
41 Von Falkenausen 1978, pp. 97-98. Argiro, figlio del ribelle Melo <strong>di</strong> Bari, dopo la sconf<strong>it</strong>ta <strong>di</strong> suo padre<br />
(1001-1002) era stato mandato come ostaggio alla corte <strong>di</strong> Costantinopoli e lì educato. Dagli annali pugliesi <strong>di</strong><br />
apprende che nel 1042 fu nominato pinceps et dux Italiae e alla testa <strong>di</strong> una lega normanno. Longobarda, pare<br />
abbia conquistato alcune c<strong>it</strong>tà (Trani e Giovenazzo). Quando, a segu<strong>it</strong>o <strong>di</strong> queste v<strong>it</strong>torie, il governo <strong>di</strong> Bisanzio<br />
gli offrì il t<strong>it</strong>olo <strong>di</strong> patrizio, Argiro passò dalla parte imperiale. (si vedano gli anni <strong>di</strong> Lupo, 1042, 1046; Anon.<br />
Bar., anni 1042,1043, 1045; Annal. Bar., anno 1042). Arrivò ad Otranto nel 1051 e a bari nell’aprile dello<br />
stesso anno, rimanendo in Italia fino al 1058 (Anon. Bar, anno 1058)<br />
42 Lupo, anno 1053, p 59; Anon. Bar., anno 1052, p.152<br />
43 Anon. Bar., anno 1052, p.152<br />
19
Seguendo la ricostruzione <strong>di</strong> Chalandon (non recente ma la più completa a riguardo poiché<br />
basata sulla cronaca <strong>di</strong> Guglielmo <strong>di</strong> Puglia) il Papa, prima <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi personalmente allo<br />
scontro che si profilava con i normanni, aveva stipulato con Enrico III un accordo per il<br />
quale la Chiesa <strong>di</strong> Roma avrebbe ceduto i suoi <strong>di</strong>r<strong>it</strong>ti sull’abbazia <strong>di</strong> Fulda e sulla <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong><br />
Bamberga in cambio <strong>di</strong> quelli imperiali nel Beneventano e nell’Italia meri<strong>di</strong>onale. Leone<br />
IX, aveva inoltre chiesto all’Imperatore delle truppe per incrementare le file dell’ eserc<strong>it</strong>o<br />
pontificio in vista dello scontro con i normanni cap<strong>it</strong>anati allora dal conte Umfredo. Le<br />
truppe prima accordate poi r<strong>it</strong>irate, si ridussero a qualche manipolo <strong>di</strong> avventurieri<br />
tedeschi a cui si aggiunsero però quelle apportate dai signori locali ribelli, insofferenti alla<br />
minaccia normanna e passati dalla parte del papa. 44<br />
Leone IX <strong>di</strong>ede inizio alla sua impresa nell’aprile del 1053; nel maggio era già presso<br />
Monte Cassino arrivando presto a Benevento. Nel giugno, seguendo il corso del fiume<br />
Biferno, si <strong>di</strong>resse verso la Puglia con la speranza <strong>di</strong> unirsi alle truppe <strong>di</strong> Argiro.<br />
Il 17 giugno 1053, lo scontro decisivo presso Civ<strong>it</strong>ate, ai bor<strong>di</strong> del Fortore: le truppe<br />
normanne, capeggiate da Umfredo e coa<strong>di</strong>uvate alle estrem<strong>it</strong>à da Roberto il Guiscardo e<br />
Riccardo <strong>di</strong> Aversa, sferrarono l’attacco defin<strong>it</strong>ivo che vide cap<strong>it</strong>olare il fronte pontificio.<br />
Leone IX fu fatto prigioniero e trasportato a Benevento. 45<br />
Dunque si evince dalla <strong>di</strong>namica <strong>degli</strong> eventi una alleanza bizantino- pontificia in funzione<br />
antinormanna; alleanza necessaria in quel momento, ma ben presto destinata a mutare.<br />
Dalla morte <strong>di</strong> Leone IX ( avvenuta il 19 aprile del 1054), il cr<strong>it</strong>ico atteggiamento del<br />
papato nei confronti dei normanni cominciò ad assumere toni meno intransigenti, complice<br />
il nuovo patriarca <strong>di</strong> Costantinopoli Michele Cerulario. Questi, determinato a concludere<br />
l’annosa questione dottrinaria con la Chiesa <strong>di</strong> Roma, innescò un processo scismatico le<br />
cui conseguenze si riversarono sulla stabil<strong>it</strong>à delle alleanze.<br />
Dal 1054 al 1059 si successero ben tre papi: V<strong>it</strong>tore II, Stefano IX e Benedetto X.<br />
Tralasciando le circostanze pol<strong>it</strong>iche che caratterizzarono il loro operato nell’intreccio <strong>di</strong><br />
relazioni <strong>di</strong>plomatiche tra Oriente ed Occidente, possiamo affermare che solo con Nicola II<br />
(sal<strong>it</strong>o al soglio pontificio nel gennaio del 1059) si verificò una netta inversione <strong>di</strong><br />
tendenza. Il papato isolato, dopo che con V<strong>it</strong>tore II e Stefano IX aveva cercato <strong>di</strong><br />
proseguire l’azione antinormanna <strong>di</strong> Leone IX, si rese conto che solo con l’appoggio dei<br />
normanni avrebbe potuto ristabilire sul terr<strong>it</strong>orio la sua autor<strong>it</strong>à , minacciata oltre che dal<br />
44 Chalandon 1960, pp. 134-135. Contingenti dei signori <strong>di</strong> Campania, <strong>di</strong> Puglia, , <strong>di</strong> Ancona, <strong>di</strong> Spoleto, della<br />
Sabina e <strong>di</strong> Fermo; inoltre troviamo nell’eserc<strong>it</strong>o piccoli signori locali: il duca Adenolfo <strong>di</strong> Gaeta, il conte<br />
Landolfo <strong>di</strong> Teano, Roffredo <strong>di</strong> Guar<strong>di</strong>a e Roffredo <strong>di</strong> Lusenza.<br />
45 Notizie dettagliate della battaglia <strong>di</strong> Civ<strong>it</strong>ate ci provengono da Gugl.Ap (libro II); Leone Ostiense (libro II,<br />
cap<strong>it</strong>olo 84); Amato (Libro III, cap. 40); Malaterra (libro I, cap. 14)<br />
20
contrasto con la chiesa <strong>di</strong> Bisanzio, anche da Enrico III e dall’aristocrazia romana 46 . Infatti,<br />
alla corte pontificia <strong>di</strong>lagava il malcontento (segu<strong>it</strong>o all’esperienza del breve e controverso<br />
pontificato <strong>di</strong> Benedetto X) e Nicola II, grazie al consiglio e alle idee riformatrici del<br />
vescovo Ildebrando <strong>di</strong> Soana, pensò bene <strong>di</strong> cercare l’accordo dei normanni. Le prime<br />
trattative con questi ultimi, condotte in principio con Riccardo <strong>di</strong> Aversa, cui si associò<br />
anche Roberto il Guiscardo, si rivelarono sub<strong>it</strong>o proficue. Al concilio <strong>di</strong> Melfi, tenutosi<br />
nell’agosto del 1059, Nicola II formalizzò l’intesa: Roberto prestò il suo giuramento <strong>di</strong><br />
fedeltà, azione che gli valse il t<strong>it</strong>olo <strong>di</strong> Conte <strong>di</strong> Puglia, Calabria e futurus <strong>di</strong> Sicilia.<br />
Inoltre, si convenne che tutte le chiese trovate sui terr<strong>it</strong>ori conquistati sarebbero state poste<br />
sotto la giuris<strong>di</strong>zione della Santa Sede. Dunque, riconoscendo lo stato <strong>di</strong> fatto, il papa si<br />
poneva contro le pretese teoriche dell’Impero Occidentale e allo stesso tempo, contro i<br />
<strong>di</strong>r<strong>it</strong>ti reali <strong>di</strong> quello bizantino. 47<br />
Con il duca Roberto, la pol<strong>it</strong>ica normanna cominciò a delinearsi nella sua compless<strong>it</strong>à: il<br />
suo ambizioso progetto nasceva dalla possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> sfruttare la particolare s<strong>it</strong>uazione<br />
pol<strong>it</strong>ica creatasi in segu<strong>it</strong>o alla separazione tra Roma e Bisanzio. Due i punti fondamentali:<br />
avvicinarsi a Roma, ergendosi a <strong>di</strong>fensori del Papato (ruolo che era stato dei Carolingi) e<br />
proseguire fino in fondo la lotta contro l’Impero d’Oriente. Con Melfi si profilava un<br />
accordo normanno- pontificio in funzione antibizantina.<br />
b) Ma cosa accedeva a Bisanzio?<br />
Alla morte <strong>di</strong> Basilio II, l’impero cadde in una lunga e profonda fase <strong>di</strong> crisi: intrighi e<br />
rivolte <strong>di</strong> palazzo contribuirono a debil<strong>it</strong>are la compagine governativa. La <strong>di</strong>fesa dei<br />
domini <strong>it</strong>aliani dalla nuova ondata <strong>di</strong> conquista, <strong>di</strong>ventava sempre più <strong>di</strong>fficile e dal 1051,<br />
quando sul trono sedeva il debole Costantino IX Monomaco, fu affidata solo all’iniziativa<br />
personale <strong>di</strong> Argiro che rientrò in Italia col preciso comp<strong>it</strong>o <strong>di</strong> fermare gli usurpatori<br />
normanni. Dopo Melfi, infatti, la nuova unione normanno- pontificia avrebbe reso sempre<br />
più <strong>di</strong>fficile il controllo dei terr<strong>it</strong>ori; inoltre, un’altra minaccia preoccupava l’Impero: i<br />
Turchi Selgiuci<strong>di</strong> sul versante armeno.<br />
Abbiamo visto che l’alleanza pontificio -bizantina voluta da Leone IX in funzione<br />
antinormanna (consolidatasi nella triste occasione della battaglia <strong>di</strong> Civ<strong>it</strong>ate) decadde nel<br />
46 A Roma regnava lo scompiglio causato dall’opposizione dell’aristocrazia romana ad nuovo programma <strong>di</strong><br />
riforma che prevedeva, tra le altre cose, la necess<strong>it</strong>à per il papato <strong>di</strong> rendersi in<strong>di</strong>pendente dal potere imperiale.<br />
In effetti, la leg<strong>it</strong>tim<strong>it</strong>à del pontefice era subor<strong>di</strong>nata al riconoscimento dello stesso da parte dell’imperatore<br />
d’Occidente. Un nuovo part<strong>it</strong>o riformatore, tra le cui file mil<strong>it</strong>ava anche il vescovo Ildebrando <strong>di</strong> Soana, futuro<br />
papa Gregorio VII, si proponeva <strong>di</strong> ristabilire l’equilibro all’interno della Chiesa <strong>di</strong> Roma.<br />
47 Giunta 1950, p. 37<br />
21
momento in cui il nuovo Patriarca <strong>di</strong> Costantinopoli, Michele Cerulario, <strong>di</strong>chiarò la<br />
separazione della Chiesa <strong>di</strong> Bisanzio da quella <strong>di</strong> Roma. Lo scisma del 1054 fu il risultato<br />
<strong>di</strong> una lunga lotta <strong>di</strong> origine dottrinaria che nasceva proprio in Italia Meri<strong>di</strong>onale, dove le<br />
pretese delle chiese latine si scontravano da sempre con quelle greche per cui risultava<br />
<strong>di</strong>fficile conciliare le posizioni <strong>di</strong> entrambe in mer<strong>it</strong>o all’ufficio dei r<strong>it</strong>i l<strong>it</strong>urgici. Con<br />
l’ingran<strong>di</strong>rsi del problema normanno, l’intesa tra Roma e Bizanzio appariva quanto mai<br />
necessaria ma quando le <strong>di</strong>vergenze approdarono sul piano dogmatico, la possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong><br />
collaborare si allontanava ancora <strong>di</strong> più. Michele (sal<strong>it</strong>o al trono patriarcale nel 1043) si<br />
trovò come controparte il car<strong>di</strong>nale Umberto, capo <strong>degli</strong> antibizantini intransigenti alla<br />
corte romana <strong>di</strong> Leone IX. Quando l’ambasceria romana sotto la sua guida giunse a<br />
Costantinopoli, lo scontro ebbe es<strong>it</strong>i drammatici; la lotta <strong>di</strong>vampò anche contro il volere <strong>di</strong><br />
Costantino IX (pronto a sacrificare il suo patriarca in favore dell’amicizia con Roma) e<br />
senza riguardo delle necess<strong>it</strong>à pol<strong>it</strong>iche del momento. 48 Il 16 luglio 1054, i legati papali<br />
deposero sull’altare <strong>di</strong> S. Sophia una bolla <strong>di</strong> scomunica per Michele e i suoi seguaci. A<br />
nulla valse il tentativo poiché il Cerulario aveva dalla sua popolo e Chiese Ortodosse<br />
d’Oriente. Inoltre, la morte <strong>di</strong> Leone IX e la sconf<strong>it</strong>ta <strong>di</strong> Civ<strong>it</strong>ate, contribuirono a rendere<br />
più forte la sua posizione; reagì con una nuova scomunica e <strong>di</strong>chiarò lo scisma. Sognava <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ventare il Papa d’Oriente, come il vescovo <strong>di</strong> Roma lo era per l’Occidente e svincolare la<br />
Chiesa <strong>di</strong> Costantinopoli dalla supremazia <strong>di</strong> quella romana.<br />
Il mutamento delle alleanze segu<strong>it</strong>o a questa rottura, segnò il destino del popolo normanno:<br />
la sua fortuna si trasformò da fatto regionale in un fenomeno <strong>di</strong> interesse universale, pronto<br />
ad assolvere una funzione antibizantina in<strong>di</strong>pendente. 49<br />
c)Due gli episo<strong>di</strong> che segnarono il destino <strong>di</strong> Bisanzio, entrambi risalenti all’anno 1071: la<br />
catastrofe <strong>di</strong> Mantzinkert e la caduta <strong>di</strong> Bari. Come per una tragica fatal<strong>it</strong>à, il crollo<br />
dell’Impero, avveniva contemporaneamente ai due estremi del mondo bizantino. In Italia<br />
Meri<strong>di</strong>onale, Roberto il Guiscardo concludeva la sua opera <strong>di</strong> conquista delle c<strong>it</strong>tà<br />
bizantine <strong>di</strong> Puglia e Calabria, giungendo a Bari il 16 aprile del 1071. Dalla cronaca <strong>di</strong><br />
Lupo leggiamo infatti. “[…] et in XV <strong>di</strong>e mensis apriliis cep<strong>it</strong> dux civ<strong>it</strong>atem<br />
Bari[…]” 50 .La c<strong>it</strong>tà, ultimo baluardo del dominio bizantino e cuore del governo imperiale,<br />
48 Ostrogorsky 1968, p. 306<br />
49 Giunta 1950, p. 37<br />
50 Lupo, anno 1071, p.60. Anche l’Anon. Bar. , anno 1071, p.153 “[…] et in me<strong>di</strong>o apriliis fec<strong>it</strong> Bari cum ipso<br />
Duca[…]”.<br />
22
cadde in sua mano dopo un asse<strong>di</strong>o cominciato già dal 1069. Nell’agosto dello stesso<br />
anno, sul fronte orientale, in Armenia, la minaccia dei Turchi Selguici<strong>di</strong> si concretizzò con<br />
una poderosa v<strong>it</strong>toria, avvenuta presso la c<strong>it</strong>tà armena <strong>di</strong> Mantinkert a danno<br />
dell’Imperatore Romano IV Diogene, determinando la per<strong>di</strong>ta dell’Asia Minore. Per<br />
l’Impero fu l’apice <strong>di</strong> un periodo oscuro che dalla morte <strong>di</strong> Basilio II aveva avvolto l’intera<br />
compagine governativa; si sarebbe risollevato solo con l’avvento <strong>di</strong> Alessio I Comneno. 51 ,<br />
Il Guiscardo, ormai era pronto per volgersi alla conquista <strong>di</strong> nuove mete: nei domini<br />
<strong>it</strong>aliani si era sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o all’Impero; non restava che allargare i propri orizzonti e guardare a<br />
Costantinopoli. Come vedremo, nell’anno 1081 il Duca sarà pronto per concretizzare la sua<br />
“aspirazione orientale” impegnandosi in una campagna mil<strong>it</strong>are in grande stile. Ma prima<br />
<strong>di</strong> giungere a tanto, è probabile che abbia tentato anche per altre vie <strong>di</strong> realizzare il suo<br />
ambizioso progetto.<br />
Resta da chiedersi: come si evolve il rapporto dei normanni con la “civiltà <strong>di</strong> Bisanzio”?<br />
L’Italia Meri<strong>di</strong>onale e la Sicilia, sotto la nuova signoria, subirono uno spostamento dalla<br />
sfera <strong>di</strong> influenza bizantina a quella occidentale? Da dove nasceva il desiderio del<br />
Guiscardo <strong>di</strong> traversare v<strong>it</strong>torioso le acque dell’Adriatico?<br />
Il substrato su cui la nuova realtà pol<strong>it</strong>ica veniva ad inse<strong>di</strong>arsi, era da tempo consolidato,<br />
basato su un sistema amministrativo e <strong>di</strong> governo ben sperimentato, intriso <strong>di</strong> costumi ed<br />
usi che sarebbe stato <strong>di</strong>fficile scar<strong>di</strong>nare. Sappiamo che dal VIII al IX secolo, l’Italia<br />
Meri<strong>di</strong>onale aveva sub<strong>it</strong>o una nuova “ ellenizzazione”; dunque dalle particolari esigenze<br />
locali nacque quello che la storiografia ha defin<strong>it</strong>o “bizantinismo normanno”; anche dopo<br />
la conquista defin<strong>it</strong>iva, i normanni si erano impegnati nel rispettare la civiltà bizantina e<br />
intriso da questa atmosfera, il Guiscardo si proiettava al futuro, sperando <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare il<br />
successore in Italia, <strong>degli</strong> imperatori <strong>di</strong> Bisanzio. 52 Questa “propensione all’Oriente”<br />
potrebbe essere stata poi incrementata da altri fattori più concreti, come per esempio la<br />
presenza alla corte bizantina <strong>di</strong> un nucleo <strong>di</strong> avventurieri normanni, detti Maniach<strong>it</strong>i<br />
(perché passati nei paesi balcanici al segu<strong>it</strong>o del ribelle Maniaci), i cui capi avevano<br />
sostenuto un ruolo <strong>di</strong> primo piano nella v<strong>it</strong>a pol<strong>it</strong>ica e mil<strong>it</strong>are nell’Impero riuscendo, come<br />
Robert Crispin e Roussel de Bailleul, ad ottenere i più alti t<strong>it</strong>oli imperiali. Inoltre, dalla<br />
testimonianza (forse isolata) che emerge dagli annales <strong>di</strong> Lupo Protospatario,<br />
appren<strong>di</strong>amo che già nel 1066 un certo conte “Lofredus , filius Petronii, volu<strong>it</strong> ire in<br />
51 Ostrogorsky 1968, p. 314<br />
52 Giunta 1950, p. 38. Anche Chalandon 1900, pp. 60-61<br />
23
Romania cum multa gentem[…]”. 53 Nient’altro si sa <strong>di</strong> questo tentativo <strong>di</strong> salpare per<br />
l’Adriatico al quale è probabile che il Guiscardo fosse estraneo poiché impegnato nelle<br />
altre conquiste in Calabria. Ma il fantasma normanno ormai veleggiava alla corte <strong>di</strong><br />
Costantinopoli e l’Imperatore Michele VII (1071-1078) tentò <strong>di</strong> aggirare l’ostacolo con le<br />
armi <strong>di</strong>plomatiche, fornendo in<strong>di</strong>rettamente al Duca un’occasione propizia per introdursi<br />
nella sfera <strong>degli</strong> interessi bizantini. 54 Da Lupo appren<strong>di</strong>amo che nell’anno 1076, il Duca<br />
“[…] de<strong>di</strong>t filiam suam nurum ad imperatorem Costantinopolis”, ma le trattative<br />
matrimoniali che erano iniziate già qualche anno prima 55 , non andarono a buon fine per la<br />
improvvisa detronizzazione <strong>di</strong> Michele VII ad opera <strong>di</strong> Niceforo III Botaniate. In effetti<br />
per il normanno sembrava giunto il momento <strong>di</strong> concretizzare il suo sogno <strong>di</strong> espansione:<br />
questa volta sarebbe salpato per l’Oriente con il pretesto <strong>di</strong> riven<strong>di</strong>care i <strong>di</strong>r<strong>it</strong>ti familiari<br />
violati . 56 La partenza, che assumeva ormai le vesti <strong>di</strong> una vera “campagna balcanica”, fu<br />
rimandata per far fronte ad alcune rivolte scoppiate nel 1080 a Brin<strong>di</strong>si e Bari mentre si<br />
<strong>di</strong>ffondeva la notizia della venuta in Puglia dell’ex imperatore Michele, che “ descen<strong>di</strong>t in<br />
Apuliam querendo auxilium a Roberto duce contra Botaniate” 57 . Seguendo la ricostruzione<br />
dettagliata forn<strong>it</strong>aci da Anna Comnena, è probabile che la persona <strong>di</strong> cui parla Lupo fosse<br />
un greco <strong>di</strong> nome Rector, <strong>di</strong>retto dal Guiscardo al fine <strong>di</strong> attirare dalla sua parte le<br />
popolazioni greche e i partigiani del vero Dukas. Lo pseudo- imperatore fu accolto in<br />
Puglia con tutti gli onori degni <strong>di</strong> un vero basileus ; lo stratagemma riuscì a risvegliare<br />
l’entusiasmo dei normanni per la imminente spe<strong>di</strong>zione. Mentre la flotta <strong>di</strong> preparava alla<br />
partenza, Roberto continuò a lavorare sul fronte <strong>di</strong>plomatico, inviando alla corte imperiale<br />
un suo ambasciatore, Roul de Pontoise. Purtroppo la missione non sortì l’es<strong>it</strong>o sperato dal<br />
duca poiché pare che Roul parteggiasse per Bisanzio. 58 Ma gli eventi tumultuosi <strong>di</strong> cui la<br />
cap<strong>it</strong>ale d’Oriente era teatro favorirono singolarmente il progetto del duca: l’anarchia che<br />
regnava nell’Impero aveva provocato una serie <strong>di</strong> rivolte <strong>di</strong> palazzo: alla detronizzazione <strong>di</strong><br />
Michele VII ad opera <strong>di</strong> Botaniate (1078-1081), seguì quella (per la ver<strong>it</strong>à più felice) <strong>di</strong><br />
53 Lupo, anno 1066, p.59<br />
54 è probabile che questa azione <strong>di</strong>plomatica fosse <strong>di</strong>retta a cercare alleati contro l’insistente minaccia turca;<br />
trattando con i normanni, l’Impero avrebbe <strong>di</strong>mezzato le sue preoccupazioni e rinsaldato le sue truppe.<br />
55 Lupo, anno 1076, p.60. Dalle fonti si evince una certa confusione in mer<strong>it</strong>o alle trattative matrimoniali.<br />
Infatti, pare che in un primo momento fosse stato proposto come sposo il fratello dell’Imperatore, Costantino.<br />
A segu<strong>it</strong>o del rifiuto normanno, si optò per il figlio, anch’egli <strong>di</strong> nome Costantino. La figlia del Duca, una volta<br />
giunta a Costantinopoli, assunse il nome greco Hélène. Si rimanda allo <strong>stu<strong>di</strong></strong>o <strong>di</strong> C.Sathas, Deux lettres ine<strong>di</strong>tes<br />
de l’empereur Michel Ducas re<strong>di</strong>gés par Michel Psellos, Parigi 1875, nel quale sono pubblicate due lettere<br />
scr<strong>it</strong>te tra il 1072 e il 1073 da Michele VII nelle quali parla del progetto <strong>di</strong> matrimonio.<br />
56<br />
Non solo non era riusc<strong>it</strong>o ad imparentarsi con i Dukas, ma la povera Hélène era stata rinchiusa in un<br />
convento<br />
57 Lupo 1080, p. 61 Sono molte le fonti che riportano questo particolare; Anon. Bar. anno 1080, p. 153; Gugl.<br />
Ap., libro IV; Malaterra, libro III, cap. 13; Breve Chron. North. , anno 1081; Anna Comnena, libro I, cap. XII.<br />
58 Chalandon 1960, pp. 265-266<br />
24
Alessio I Comneno (1081-1118). Da quel momento in poi, però, il normanno Roberto<br />
avrebbe dovuto far fronte ad un antagonista <strong>di</strong> pari livello. Come vedremo, Alessio si<br />
sarebbe rivelato un <strong>di</strong>plomatico eccellente, <strong>di</strong>mostrando <strong>di</strong> conoscere perfettamente la<br />
s<strong>it</strong>uazione pol<strong>it</strong>ica <strong>di</strong> ciascuno <strong>degli</strong> stati vicini all’Impero; seppe approf<strong>it</strong>tare delle loro<br />
<strong>di</strong>visioni interne e portare dalla sua parte tutti i nemici dei suoi avversari.<br />
2) <strong>Venezia</strong> e Bisanzio: la crisi adriatica e il crisobullo del 1082<br />
Al momento della sua ascesa al trono imperiale bizantino, Alessio I si r<strong>it</strong>rovò a<br />
fronteggiare una s<strong>it</strong>uazione gravissima. Il suo comp<strong>it</strong>o si sarebbe rivelato <strong>di</strong>fficilissimo;<br />
restaurare un impero internamente esausto ormai privo della sua forza mil<strong>it</strong>are e affrontare<br />
25
la minaccia dei nemici esterni. I turchi Selgiuci<strong>di</strong>, una volta conquistata l’Asia Minore,<br />
puntavano sul Mar Egeo; i Normanni, occupata l’Italia Meri<strong>di</strong>onale erano pronti, come<br />
abbiamo visto, ad in<strong>di</strong>rizzare la loro azione verso i Balcani. Dal momento che la<br />
s<strong>it</strong>uazione interna dello Stato era particolarmente delicata, Alessio fu costretto a porre su<br />
nuove basi la sua opera restauratrice. 59 Versando in piena crisi economica e mil<strong>it</strong>are, in<br />
quel momento non sarebbe stato in grado <strong>di</strong> armare una flotta cospicua capace <strong>di</strong> bloccare<br />
le minacce su entrambi i fronti 60 .<br />
Per arrestare con possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> successo l’avanzata normanna nelle acque adriatiche, pensò<br />
bene <strong>di</strong> sferrare le sue armi <strong>di</strong>plomatiche, cercando alleati proprio tra i nemici del<br />
Guiscardo. Al <strong>di</strong>fetto delle carenze mil<strong>it</strong>ari e terrestri, la pol<strong>it</strong>ica alessiana si propose <strong>di</strong><br />
trovare compenso con la formazione <strong>di</strong> una coalizione antinormanna 61 : aprì trattative sia<br />
con Gregorio VII che con Enrico IV e si assicurò l’aiuto <strong>di</strong> <strong>Venezia</strong>. Secondo il Borsari,<br />
per l’imperatore d’Occidente sarebbe stato <strong>di</strong>fficile in quel momento intervenire poiché si<br />
profilava la <strong>di</strong>sputa con la Chiesa <strong>di</strong> Roma, come non potevano dare sub<strong>it</strong>o es<strong>it</strong>o pos<strong>it</strong>ivo le<br />
rivolte fomentate in Italia Meri<strong>di</strong>onale (con la collaborazione <strong>di</strong> alcuni duchi normanni <strong>di</strong><br />
Longobar<strong>di</strong>a) allo scopo <strong>di</strong> <strong>di</strong>strarre il Guiscardo dalla sua missione balcanica. Un aiuto<br />
<strong>di</strong>retto ed imme<strong>di</strong>ato poteva essere offerto solo da <strong>Venezia</strong>, alla quale Alessio si rivolse<br />
forse ancor prima che iniziasse l’asse<strong>di</strong>o normanno <strong>di</strong> Durazzo. 62 In effetti, ancora una<br />
volta, <strong>Venezia</strong> vedeva minacciate le sue rotte commerciali ed era decisa anche in questo<br />
caso, ad assicurarsi a qualsiasi prezzo la libertà <strong>di</strong> movimento sull’Adriatico. Con<br />
l’apertura ufficiale della crisi adriatica era fondamentale per il doge Domenico Silvo<br />
(1070-1084) proporre una revisione della condotta pol<strong>it</strong>ica, non solo nei confronti del duca<br />
normanno, ma anche nelle relazioni veneto-bizantine. Ricor<strong>di</strong>amo che il nuovo doge era<br />
giunto al potere in un momento <strong>di</strong> grave crisi internazionale alla quale si aggiungeva<br />
l’aggravarsi della s<strong>it</strong>uazione in Dalmazia. L’ Adriatico, da sempre nella sfera <strong>degli</strong> interessi<br />
veneziani, ora <strong>di</strong>ventava teatro <strong>di</strong> scontro dei confl<strong>it</strong>ti continentali per cui il governo<br />
ducale si trovava coinvolto suo malgrado. In questo contesto, la collaborazione mar<strong>it</strong>tima<br />
veneziana sollec<strong>it</strong>ata del governo bizantino si rendeva necessaria e non poteva essere<br />
gratu<strong>it</strong>a nonostante il confluire dei rispettivi interessi. Secondo il Cessi “il prezzo della sua<br />
presenza fu abbastanza elevato ma non incontrò obbiezioni data la grav<strong>it</strong>à del<br />
59 Ostrogorsky 1968, p. 327<br />
60 Pare che Alessio fu costretto ad impegnare anche gli arre<strong>di</strong> ecclesiastici e con questi mezzi riuscì a mettere<br />
insieme un eserc<strong>it</strong>o composto in misura preponderante <strong>di</strong> mercenari stranieri per la maggior parte anglonormanni<br />
61 Cessi 1958, p. 309<br />
62 Borsari 1988, p. 2<br />
26
momento”. 63 In effetti il duca normanno aveva ottenuto anche la bene<strong>di</strong>zione papale al<br />
momento <strong>di</strong> salpare per l’Oriente. Facendo un breve passo in<strong>di</strong>etro, ricor<strong>di</strong>amo che<br />
Michele VII, mentre progettava l’unione familiare con i normanni, pare abbia intavolato<br />
trattative anche con Gregorio VII: in cambio <strong>di</strong> un aiuto mil<strong>it</strong>are contro i Turchi, si offriva<br />
<strong>di</strong> risanare lo scisma tra la Chiesa <strong>di</strong> Costantinopoli e quella <strong>di</strong> Roma. In effetti, Michele<br />
fu il primo imperatore bizantino ad allettare il papato con la proposta <strong>di</strong> una Chiesa<br />
Cristiana riun<strong>it</strong>a sotto l’egida <strong>di</strong> Roma. Nel tentativo <strong>di</strong> inseguire questo miraggio,<br />
Gregorio VII nel 1073 inviò come messo a Costantinopoli Domenico, patriarca veneziano<br />
<strong>di</strong> Grado 64 , che riuscì ad ottenere consensi ma la deposizione del Dukas ad opera <strong>di</strong><br />
Niceforo III Botaniate impedì che questa collaborazione potesse avere un segu<strong>it</strong>o. Il Papa<br />
non riconobbe il neo imperatore e lo scomunicò decidendosi in questo modo, a dare il suo<br />
consenso alla missione orientale del duca normanno (che ricor<strong>di</strong>amo, si concretizzò con il<br />
pretesto <strong>di</strong> rimettere sul trono Michele VII e riven<strong>di</strong>care i “<strong>di</strong>r<strong>it</strong>ti familiari” violati). 65<br />
I veneziani si preoccuparono <strong>di</strong> questo nuovo sviluppo <strong>degli</strong> eventi poiché la coalizione<br />
antinormanna perdeva un potente alleato; inoltre le attiv<strong>it</strong>à normanne lungo la traiettoria<br />
adriatica ormai <strong>di</strong>vennero comune preoccupazione per <strong>Venezia</strong> e per Bisanzio.<br />
L’intervento veneziano nelle acque <strong>di</strong> Durazzo non fu che l’epilogo <strong>di</strong> una s<strong>it</strong>uazione<br />
pregressa: <strong>di</strong> segu<strong>it</strong>o ne riportiamo brevemente i momenti principali.<br />
La strada dall’Italia Meri<strong>di</strong>onale a Bisanzio, fin dai tempi dei romani, passava attraverso<br />
il mar Adriatico, da Bari o Brin<strong>di</strong>si fino ai porti <strong>di</strong> Valona o Durazzo, lungo quella che<br />
oggi corrisponde alla costa albanese. Qui si poteva prendere la via Egnazia, che via terra<br />
portava a Tessalonica e a Costantinopoli. Naturalmente Durazzo rappresentava un punto<br />
strategico per il passaggio ad Oriente poiché ponte fra la sponda <strong>it</strong>alica e quella illirico-<br />
greca. I normanni avevano già <strong>di</strong>mostrato con successo il valore della loro valore nella<br />
conquista dell’Italia Meri<strong>di</strong>onale e della Sicilia ed erano decisi a salpare per la meta più<br />
amb<strong>it</strong>a. Infatti li troviamo ancor prima del 1081 impegnati nel tentativo <strong>di</strong> penetrare in<br />
Dalmazia, lungo le rotte adriatiche settentrionali. La s<strong>it</strong>uazione pol<strong>it</strong>ica in questa regione<br />
era particolarmente delicata poiché, come sappiamo, il doge era riconosciuto come Duca <strong>di</strong><br />
Dalmazia mentre l’imperatore bizantino rimaneva ancora sovrano delle c<strong>it</strong>tà autonome<br />
63 Cessi 1958, p. 310<br />
64 I patriarchi <strong>di</strong> Grado avevano ottenuto l’approvazione del papa nella lunga lotta per il predominio sui rivali<br />
<strong>di</strong> Aquileia. Grado era stata riconosciuta come il primo patriarcato con il nome <strong>di</strong> Nova Aquileia; nel 1053<br />
Papa Leone III l’aveva nominata formalmente metropoli <strong>di</strong> tutta la Venetia e l’ Histria. I suoi vescovi avevano<br />
preso l’ab<strong>it</strong>u<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> risiedere a <strong>Venezia</strong> e il patriarcato <strong>di</strong> Nova Aquileia era in effetti il Patriarcato <strong>di</strong> <strong>Venezia</strong><br />
65 Nicol 2001, p. 78. In effetti gli interessi <strong>di</strong> Roberto in questo caso sembravano coincidere con quelli <strong>di</strong> Papa<br />
Gregorio VII poiché entrambi avevano stretto accor<strong>di</strong> <strong>di</strong>plomatici con il deposto Michele VII<br />
27
lungo la costa. Durazzo era presi<strong>di</strong>ata dalle truppe imperiali ma il resto del <strong>di</strong>stretto<br />
dalmata versava nella totale confusione: i re nativi della Croazia, che ai tempi <strong>di</strong> Basilio II<br />
si erano assoggettati all’Impero, ora preferivano ricevere l’invest<strong>it</strong>ura dal potere papale 66 ;<br />
all’interno, i sovrani dell’Ungheria erano in cerca <strong>di</strong> vie per espandere il loro regno verso il<br />
mare mentre gli slavi (che lo stesso Basilio II aveva ricondotto entro i suoi confini) si<br />
stavano ribellando e l’arrivo dei normanni non fece che aggravare la confusione. Nel 1074,<br />
infatti, il conte normanno Amico <strong>di</strong> Giovenazzo, si affacciò minaccioso su questo scenario:<br />
entrò in Croazia, ne catturò il re Crescimiro e si <strong>di</strong>resse in Dalmazia. La <strong>di</strong>namica <strong>di</strong><br />
questo episo<strong>di</strong>o non emerge ben chiara dagli <strong>stu<strong>di</strong></strong>. Il Nicol, per esempio, pensa che il conte<br />
non fosse <strong>di</strong>retto dal Guiscardo ma che agisse spontaneamente. Dunque un pirata che i<br />
veneziani liquidarono facilmente o un mercenario al soldo <strong>di</strong> qualcuno? 67 Il Cessi,<br />
propone una ricostruzione più completa: pare che la missione del conte si sia conclusa con<br />
l’asse<strong>di</strong>o della c<strong>it</strong>tà <strong>di</strong> Arbe, la cattura del re croato Crescimiro e l’espugnazione della<br />
rocca <strong>di</strong> Chessa sull’isola <strong>di</strong> Pago il 9 maggio, anniversario della supposta traslazione<br />
barese delle reliquie del corpo <strong>di</strong> S. Nicola <strong>di</strong> Mira 68 . Più che da un puro spir<strong>it</strong>o<br />
d’avventura, il Cessi r<strong>it</strong>iene che Amico potrebbe essere stato indotto a partecipare al<br />
confl<strong>it</strong>to croato o su ispirazione gregoriana o su richiesta delle c<strong>it</strong>tà dalmate ( ricor<strong>di</strong>amo<br />
che il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Gregorio VII prevedeva <strong>di</strong> sottrarre la Dalmazia e la Croazia dall’orb<strong>it</strong>a<br />
della Chiesa Greca; l’azione pontificia -testimoniata dalla presenza sul posto <strong>di</strong> numerosi<br />
legati pontifici- cominciò a preoccupare il doge nel momento in cui veniva varcata la<br />
soglia della sua sfera d’influenza).<br />
Notizie più sicure in mer<strong>it</strong>o, però, potrebbero essere offerte da un atto della sinodo<br />
spalatina tenutasi nel novembre 1075, presieduta dall’arcivescovo <strong>di</strong> Siponto Gerardo,<br />
legato <strong>di</strong> papa Gregorio in Dalmazia. Sempre attenendoci alle opinioni del Cessi in mer<strong>it</strong>o,<br />
da questa fonte, oltre alla conferma della pressione croata in Dalmazia appoggiata dal<br />
vescovo <strong>di</strong> Zara Stefano, si potrebbero ricavare notizie in mer<strong>it</strong>o alla cattura del re croato<br />
ad opera del conte Amico; non si accenna però al luogo e al momento preciso dello<br />
66 Cessi 1958, p. 303. Gregorio VII riprese con energia il programma dei predecessori ispirato a realizzare in<br />
Dalmazia e in Croazia il prepotere della Chiesa <strong>di</strong> Roma contro le ant<strong>it</strong>etiche influenze dei due Imperi<br />
d’Oriente e d’Occidente. La missione del legato pontificio, il veneziano Domenico, a Costantinopoli rientrava<br />
anche in questo progetto poiché la zona rientrava snella sfera <strong>degli</strong> interessi veneziani.<br />
67 Nicol 2001, p. 81<br />
68 Sulla traslazione si vedano, Lupo anno 1087, p. 62: “Hoc anno in mense Maii corpus beatissimi Nicolai<br />
Mirrensis archiepiscopi a quibusdam Barensibus a pre<strong>di</strong>cta irrea ablatum, in Barum devectum, caput<br />
civ<strong>it</strong>atum Apuliae[…]” e Anon. Bar. anno 1087, p. 154: “ Nono <strong>di</strong>eintranti Magii adduxerunt nostri Barenses<br />
beatissimi sancti Nicolai corpus”<br />
28
scontro. 69 Potrebbe il normanno aver aspirato alla corona dalmato-croata? Non si possono<br />
dare risposte precise: il conte fu sub<strong>it</strong>o liquidato da una flotta veneziana accorsa per sedare<br />
l’iniziativa; quali che fossero gli obbiettivi dei corpi armati normanni in Dalmazia, “la loro<br />
presenza nelle c<strong>it</strong>tà vassalle <strong>di</strong> <strong>Venezia</strong> cost<strong>it</strong>uiva un’intollerabile violazione delle secolari<br />
obbligazioni contratte” . 70 Inoltre, non bisogna <strong>di</strong>menticare che in quel momento<br />
l’imperatore bizantino non era in grado <strong>di</strong> fornire l’aiuto necessario a proteggere le due<br />
sponde dell’Adriatico; è probabile che sia stata la crisi adriatica, prolungatasi per tutto il<br />
1076, a stimolare un nuovo avvicinamento tra Bisanzio e <strong>Venezia</strong>. Nel febbraio dello<br />
stesso anno, il doge Silvo, convocati i rappresentanti <strong>di</strong> quattro c<strong>it</strong>tà dalmate, aveva fatto<br />
loro giurare che “non avrebbero permesso mai più ai normanni o ad altri stranieri <strong>di</strong><br />
mettere piede sulla loro terra sotto comminatoria della pena <strong>di</strong> morte e della confisca dei<br />
beni”. 71 Dal tono del documento che riporta questo evento, pare che il doge assumesse un<br />
atteggiamento <strong>di</strong>verso verso la corte bizantina: nel negoziato usò il t<strong>it</strong>olo <strong>di</strong> protoproedos<br />
ma sembrò ignorare le altre formule del protocollo bizantino (non veniva neppure<br />
menzionato il nome dell’Imperatore - all’epoca Michele VII).<br />
Questo primo e poco chiaro tentativo isolato <strong>di</strong> infiltrazione normanna era stato stroncato<br />
rapidamente; il pericolo concreto della vera invasione si sarebbe presentato minaccioso<br />
appena qualche anno dopo nelle acque <strong>di</strong> Durazzo, sotto la guida capace <strong>di</strong> Roberto il<br />
Guiscardo. Ancora una volta saranno le circostanze internazionali a determinare il gioco <strong>di</strong><br />
relazioni tra le potenze.<br />
La “collaborazione” tra <strong>Venezia</strong> e Bisanzio nella crisi normanno- bizantina apertasi con<br />
l’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Durazzo venne sanc<strong>it</strong>a ufficialmente nel maggio 1082: nel momento più<br />
cr<strong>it</strong>ico della guerra, l’Imperatore Alessio I Comneno concedeva ai veneziani ampli<br />
privilegi commerciali, formalizzati in un crisobullo. Come vedremo nel paragrafo<br />
successivo, Roberto (che aveva già mandato in avanscoperta il figlio Beomondo) pose<br />
l’asse<strong>di</strong>o a Durazzo nell’estate del 1081; <strong>di</strong> fronte all’impossibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> fronteggiare il<br />
pericolo imme<strong>di</strong>atamente, Alessio I ricorse alla <strong>di</strong>plomazia e dopo aver trattato con Enrico<br />
IV e il Papa, si rivolse a <strong>Venezia</strong>. Appren<strong>di</strong>amo da Anna Comnena che mentre era in corso<br />
69 Cessi 1958, p. 303<br />
70 idem, p. 303. Dunque i normanni avrebbero potuto approf<strong>it</strong>tare della crisi dalmato –croata per cercare nuove<br />
mete da conquistare ma non è escluso che il loro intervento fosse stato sollec<strong>it</strong>ato dalle stesse c<strong>it</strong>tà dalmate che<br />
per molto tempo avevano riconosciuto la protezione veneziana. Un atteggiamento che ferì una gelosa<br />
prerogativa ducale. Secondo il Cessi, le interprestazioni storiografiche sull’argomento sono confuse e poco<br />
accre<strong>di</strong>tate.<br />
71 Cessi p. 305; Nicol 2001, p. 80<br />
29
l’asse<strong>di</strong>o, un’ambasceria bizantina raggiunse <strong>Venezia</strong> per chiedere aiuto mil<strong>it</strong>are. Alessio<br />
con donazioni e promesse inv<strong>it</strong>ò i veneziani ad intervenire al più presto con le loro navi.<br />
Così leggiamo: “[…]e con promesse e doni inv<strong>it</strong>ò i veneziani, (dai quali proviene ai<br />
Romani color blu veneto nelle gare dell’ippodromo); promise loro alcuni vantaggi e altri<br />
glieli offrì sub<strong>it</strong>o a patto che essi volessero armare tutta la loro flotta e raggiungere al più<br />
presto Durazzo, allo scopo sia <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere questa c<strong>it</strong>tà, sia <strong>di</strong> ingaggiare un’aspra lotta<br />
con la flotta del Guiscardo. E se essi avessero ag<strong>it</strong>o secondo le in<strong>di</strong>cazioni ricevute, sia<br />
che avessero con l’aiuto <strong>di</strong> Dio riportato v<strong>it</strong>toria sia che fossero stati sconf<strong>it</strong>ti, avrebbero<br />
ottenuto gli stessi vantaggi loro promessi[…] e sarebbero stati sod<strong>di</strong>sfatti con garanzia do<br />
crisobolle[…]” 72 . La flotta al comando del Doge Domenico Silvo raggiunse il teatro<br />
operativo nel luglio 1081 infliggendo ai normanni una prima sconf<strong>it</strong>ta. Sull’onda del<br />
successo, Alessio decise <strong>di</strong> intervenire <strong>di</strong> persona e partì da Costantinopoli. Arrivò il 18<br />
ottobre dello stesso anno alle porte <strong>di</strong> Durazzo ma questa volta Roberto ebbe la meglio.<br />
L’imperatore fu costretto alla fuga e la c<strong>it</strong>tà cadde in mano nemica nel febbraio 1082 e nel<br />
momento più cr<strong>it</strong>ico della s<strong>it</strong>uazione Alessio pagò il conto a <strong>Venezia</strong> in cambio<br />
dell’appoggio forn<strong>it</strong>o e dell’impegno a mantenere l’alleanza in futuro (maggio 1082). 73 Il<br />
testo del crisobullo ci è giunto attraverso documenti successivi, le crisobolle del 1147 e del<br />
1187 concesse da Isacco II (e anche in un riassunto greco riportato da Anna Comnena). La<br />
datazione del documento ha susc<strong>it</strong>ato l’interesse <strong>di</strong> molti <strong>stu<strong>di</strong></strong>osi: il crisobullo è stato<br />
attribu<strong>it</strong>o dalla maggioranza della cr<strong>it</strong>ica al 1082 (sulla base delle valutazioni espresse dal<br />
Borsari 74 ) anche se esistono alternative possibili <strong>di</strong> datarlo al 1084 o al 1092. Lo <strong>stu<strong>di</strong></strong>o<br />
recente <strong>di</strong> Pozza –Ravegnani in mer<strong>it</strong>o, r<strong>it</strong>iene che le considerazioni storiche del Borsari a<br />
favore della tra<strong>di</strong>zionale data del 1082 siano più che convincenti. 75 Infatti, è stato obiettato<br />
che nel maggio 1082, poco dopo essere stato fer<strong>it</strong>o e costretto a r<strong>it</strong>irarsi da Durazzo,<br />
“l’Imperatore non sarebbe stato in grado <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care la sua attenzione alla formulazione<br />
<strong>di</strong> un documento tanto complesso; probabile che il testo sia stato preparato in anticipo<br />
perché come si evince dal proemio era in parte una ricompensa per i servizi già resi dai<br />
veneziani e in parte un incentivo per metterli in obbligo <strong>di</strong> perseverare 76 ”.<br />
Dal momento che l’aiuto veneziano risultava urgente, pare che Alessio I largheggiò in<br />
concessioni: t<strong>it</strong>oli nobiliari, proprietà fon<strong>di</strong>arie e privilegi commerciali. Questi ultimi<br />
72 Anna Comnena, libro IV, cap. II, par. 2-3, p. 146, trad, Impellizzeri 1965, p. 81<br />
73 Pozza- Ravegnani 1993, p. 30<br />
74 Si rimanda allo <strong>stu<strong>di</strong></strong>o <strong>di</strong> S.Borsari, Il crisobullo <strong>di</strong> Alessio I per <strong>Venezia</strong>, in “Atti dell’Ist<strong>it</strong>uto <strong>it</strong>aliano per<br />
gli <strong>stu<strong>di</strong></strong> storici”, II, (1969-1970)<br />
75 Pozza- Ravegnani 1993, p. 36<br />
76 Nicol 2001, p. 86<br />
30
furono senza dubbio i più importanti perché le esenzioni ottenute posero i veneziani in una<br />
posizione <strong>di</strong> preminenza nel commercio orientale. Da una semplice riduzione <strong>di</strong> imposte<br />
concessa da Basilio II nel crisobullo del 992, si passò all’esenzione completa; le navi della<br />
c<strong>it</strong>tà lagunare avrebbero potuto commerciare in quasi tutto l’Impero senza pagare tasse o<br />
essere sottoposte a controlli. 77 Alessio si <strong>di</strong>mostrò molto generoso e le ragioni del suo<br />
atteggiamento sono esposte all’inizio del documento: “[…] Ea que fidelium Veneticorum<br />
sunt nullus omnium ignorav<strong>it</strong>, et quomodo venerunt , constructis multiferis navibus, ad<br />
Epidamnum, quod Dyrrachium vocamus nos, et quomodo viros navi pugnantes innumeros<br />
in auxilium nobis presentaverunt, quodque proprio stolo celesti stolii vi superare<br />
perdentes cum ispis viris, et quod nunc quoque nobis quxiliantes perseverant , et alia que<br />
thalattocopis, id est in mari laborantibus viris, acta sunt, et que correcta, noverunt<br />
omnes,e t si nos non <strong>di</strong>camus[…]”. 78 Dunque i veneziani erano ricompensati per la loro<br />
lealtà nel passato e per servigi resi dalle loro navi a Durazzo.<br />
Questi i privilegi oggetto del crisobullo:<br />
1) una somma annuale <strong>di</strong> 20 libbre in monete d’oro destinata ad essere <strong>di</strong>visa tra le chiese<br />
veneziane;<br />
2) conferimento al doge del t<strong>it</strong>olo <strong>di</strong> protosebastos accompagnato da un congruo<br />
stipen<strong>di</strong>o; onore accordato non ad personam ma a tutti i <strong>di</strong>scendenti;<br />
3) al patriarca <strong>di</strong> Grado e ai suoi successori l’attribuzione del t<strong>it</strong>olo <strong>di</strong> hypertimos (ovvero<br />
onorevolissimo) con relativo stipen<strong>di</strong>o;<br />
4) tre monete d’oro ogni anno ala chiesa <strong>di</strong> S. Marco da ciascuno <strong>degli</strong> inse<strong>di</strong>amenti <strong>di</strong><br />
proprietà dei mercanti amalf<strong>it</strong>ani a Costantinopoli e in tutto l’Impero;<br />
5) assegnazione ai veneziani <strong>di</strong> un intero quartiere a Costantinopoli, nella zona del<br />
mercato <strong>di</strong> Perama, con la facoltà <strong>di</strong> entrare e uscire liberamente, con magazzini e tre<br />
pontili d’attracco sul Corno d’oro;<br />
6) passaggio ai veneziani della chiesa <strong>di</strong> S. Andrea a Durazzo con tutte le sue proprietà<br />
ed entrate, eccezione fatta per il materiale immagazzinato per la flotta imperiale;<br />
7) per i mercanti veneziani, <strong>di</strong>r<strong>it</strong>to <strong>di</strong> commerciare con ogni genere <strong>di</strong> merce in tutte le<br />
regioni dell’Impero esenti da qualsiasi dazio, tassa, <strong>di</strong>r<strong>it</strong>to spettante al tesoro. Sono anche<br />
specificati i nomi delle c<strong>it</strong>tà così come le tasse da cui i veneziani sono esentati e i t<strong>it</strong>oli dei<br />
funzionari della dogana e delle imposte alla cui autor<strong>it</strong>à non sono soggetti;<br />
77 Pozza- Ravegnani 1993, p. 30<br />
78 idem, p. 37, tratto dal documento D, 1147. inoltre si rimanda al testo in nota p. 35 per le <strong>di</strong>verse e<strong>di</strong>zioni e<br />
pubblicazioni del crisobullo. (si veda anche la nota 19, p. 547, in Nicol 2001)<br />
31
8) le offerte <strong>di</strong> cui sopra sono riconosciute per la lealtà e i servizi resi dai veneziani<br />
all’Imperatore. Previste delle punizioni per qualsiasi violazione (multa <strong>di</strong> 10 libre d’oro<br />
imposta dal segretario <strong>degli</strong> affari interni con l’imposizione <strong>di</strong> pagare il quadruplo del<br />
valore <strong>di</strong> qualsiasi merce sequestrata illegalmente ai veneziani<br />
Pare che il testo originale contenesse anche una sezione relativa agli obblighi <strong>di</strong> <strong>Venezia</strong>;<br />
<strong>di</strong> questa si può solo iporizzare l’esistenza 79 .<br />
L’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Durazzo: l’intervento veneziano nella crisi normanno-bizantina<br />
79 idem, p. 31<br />
32
Forte dei successi ottenuti in Italia Meri<strong>di</strong>onale, Roberto il Guiscardo era pronto per<br />
inaugurare il suo più ambizioso progetto: la campagna balcanica alla conquista <strong>di</strong><br />
Costantinopoli. Come abbiamo visto, con la caduta <strong>di</strong> Bari (1071), i bizantini perdevano il<br />
predominio su terr<strong>it</strong>ori che da secoli avevano assoggettato e conformato alla loro civiltà.<br />
Nonostante residue opposizioni interne (aggravate dal particolarismo feudale tipico<br />
dell’amministrazione normanna in Meri<strong>di</strong>one, molto pericoloso per la fazios<strong>it</strong>à dei conti<br />
normanni avversi al Duca), il Guiscardo era ora deciso ad approdare nel cuore dell’Impero<br />
d’Oriente; partendo dai porti <strong>it</strong>aliani, avrebbe raggiunto Durazzo, prima importante meta<br />
lungo la traiettoria <strong>di</strong> conquista. Durazzo: cap<strong>it</strong>ale del tema dell’Illiria. Se si considera che<br />
mentre ai bizantini offriva la chiave d’accesso verso l’Occidente ai normanni avrebbe<br />
aperto le porte della via Egnazia (strada mil<strong>it</strong>are che conduceva via terra a Tessalonica e <strong>di</strong><br />
lì a Costantinopoli alla quale sin dai tempi dei romani si rivolgevano le mire dei<br />
conquistatori), si può ben comprendere l’alto valore strategico <strong>di</strong> questa c<strong>it</strong>tà.<br />
È possibile valutare l’importanza storica <strong>di</strong> questo episo<strong>di</strong>o se lo si descrive in relazione al<br />
contesto pol<strong>it</strong>ico internazionale in cui prese forma. Sulla scena si trovarono <strong>di</strong> fronte<br />
quattro uomini, tenaci assertori <strong>di</strong> interessi e principi contrastanti la cui attiv<strong>it</strong>à era<br />
destinata necessariamente ad intrecciarsi. Da un lato, Gregorio VII affermava la sua teoria<br />
teocratica contro le prerogative imperiali dell’Imperatore d’Occidente Enrico IV; dall’altro<br />
Roberto che, nel tentativo <strong>di</strong> sost<strong>it</strong>uirsi alla decadente autor<strong>it</strong>à bizantina, incontrò<br />
opposizione nelle capac<strong>it</strong>à pol<strong>it</strong>iche, mil<strong>it</strong>ari e <strong>di</strong>plomatiche <strong>di</strong> Alessio I Comneno.<br />
Mentre si de<strong>di</strong>cava agli ultimi preparativi per l’allestimento <strong>di</strong> una flotta consistente, il<br />
Guiscardo aveva già mandato il figlio Beomondo in avanscoperta nei primi mesi del 1081.<br />
Prima tappa Valona che riuscì a conquistare insieme a Canina e Ierico; seguendo Anna<br />
Comnena, <strong>di</strong> qui si <strong>di</strong>resse a Sud ma nei pressi Corfù subì una sconf<strong>it</strong>ta e si r<strong>it</strong>irò a Butrinto<br />
per attendervi il padre con i soccorsi 80 . Dagli annales <strong>di</strong> Lupo e Anon. Bar, appren<strong>di</strong>amo<br />
una simile versione: “[…] et Robertus dux cum prefato Michail imperatore perrex<strong>it</strong><br />
Idrontum; missique antea navibus in insula Corifo, que apprehenderunt eam[…]”,<br />
<strong>di</strong>rigendosi poi verso Durazzo. Anche l’Anon. Bar. ricostruisce la partenza in questi<br />
termimi:” […]mense martio ipse dux Robbertus <strong>di</strong>rex<strong>it</strong> naviglia et obse<strong>di</strong>t Corfo, et postea<br />
ib<strong>it</strong> ille cum multis; et decimo <strong>di</strong>e stante magii comprehens<strong>it</strong> Corfo et Bothonto, et in mese<br />
Iunii perrex<strong>it</strong>i per mare et per terram super Duracchio[…]. 81 Pare che il Duca, una volta<br />
80 Anna Comnena, libro I, cap. XIV, p. 70<br />
81 Lupo, anno 1081, p. 60; Anon. Bar. anno 1081, p. 153<br />
33
lasciato i porti <strong>it</strong>aliani, si <strong>di</strong>rigesse verso Corfù per cingerla d’asse<strong>di</strong>o e conquistarla<br />
(probabilmente per rime<strong>di</strong>are al fallimento del figlio); seguendo l’Anon. Bar., la conquista<br />
avvenne nel maggio 1081, un’ipotesi che contrasta con la versione storiografica dello<br />
Chalandon, per la quale Roberto pare che in quella data si trovasse ancora in Puglia avendo<br />
appena terminato i preparativi per la partenza. Inoltre era stato raggiunto da una richiesta <strong>di</strong><br />
aiuto da parte <strong>di</strong> Gregorio VII, minacciato dallo scontro imminente con Enrico IV (che si<br />
preparava a scendere in Italia per arrivare a Roma). Ma fu uno sforzo vano, poiché Roberto<br />
era deciso a non lasciarsi <strong>di</strong>strarre dal suo progetto.<br />
Partendo da Otranto, traversò l’Adriatico per raggiungere il figlio che l’attendeva a<br />
Valona. 82 Anche Gugl. Ap. riporta la notizia: “[…] hos rogat ut papae solatia, siqua<br />
valebunt, non adhibere negent. Quod coeperat ipse subire accelerav<strong>it</strong> <strong>it</strong>er, decies et<br />
quinque liburnis Adria sulcatur; Corifi trem<strong>it</strong> insula tanti principis accesssus electo<br />
mil<strong>it</strong>ie fulti[…]” 83<br />
La testimonianza che ci fornisce Lupo della partecipazione all’impresa anche del Michail<br />
imperatore è poco chiara. Il Malaterra in propos<strong>it</strong>o così <strong>di</strong>ce: Famosissimus Apulorum et<br />
Calabire dux, Robertus, <strong>di</strong>atim instigante dr michele, qui ad se transfugerat, ut coeperat,<br />
versus Romaniam animum intendes in mense maio, apud Ydrontum ven<strong>it</strong>[…] illi vero vela<br />
ventis comm<strong>it</strong>tentes, de nocte apud Corofon applicant[…]” come anche il Breve Chron<br />
North. “Michael Ducas, ven<strong>it</strong> inm brundusium, et pet<strong>it</strong> auxilia contra Alexium a Duce<br />
Roberto: et Dux Robertus iv<strong>it</strong> cum eo ad Hydrontem, et or<strong>di</strong>nav<strong>it</strong> pro eo exerc<strong>it</strong>um<br />
navalem multarum navium, eet deinde cum eodem Michele iv<strong>it</strong> ad insulam Corcyram et<br />
cep<strong>it</strong> eam[...] ». 84<br />
Come abbiamo visto, lo “pseudo-Michele” (frutto <strong>di</strong> uno stratagemma ben riusc<strong>it</strong>o del duca<br />
arch<strong>it</strong>ettato allo scopo <strong>di</strong> riscuotere maggiori consensi tra la popolazione greca) era<br />
<strong>di</strong>sceso in Puglia per chiedere soccorsi contro l’usurpatore del trono Botaniate; null’altro<br />
emerge dagli <strong>stu<strong>di</strong></strong> sull’argomento ma secondo le nostre fonti, Roberto sarebbe stato<br />
accompagnato dal falso ex-imperatore.<br />
È <strong>di</strong>fficile valutare l’ent<strong>it</strong>à delle truppe normanne al momento della partenza; le cronache<br />
forniscono in mer<strong>it</strong>o i dati più <strong>di</strong>sparati. Anna Comnena parla <strong>di</strong> 30.000 uomini: Orderico<br />
V<strong>it</strong>ale <strong>di</strong> 10.000; Pietro Diacono e il Breve Chron. North. <strong>di</strong> 15.000. Le notizie tratte dal<br />
Malaterra ci propongono una valutazione <strong>di</strong>fferente: “[…] quindecim navem trans mare<br />
82 Chalandon 1900, p. 65<br />
83 Gugl. Ap. lib. IV, p. 215<br />
84 Malaterra, lib. III, cap. 24; Breve Chro. North. anno 1081, p. 172<br />
34
aliquam urbem preoccupatum m<strong>it</strong>t<strong>it</strong>[…]” mentre Gugl. Ap, propone “ decies et quinque<br />
liburnis[…]”. 85<br />
La s<strong>it</strong>uazione per Alessio I era cr<strong>it</strong>ica; nel mezzo <strong>degli</strong> intrighi <strong>di</strong> palazzo, senza sol<strong>di</strong> né<br />
truppe ricorse alle armi <strong>di</strong>plomatiche per cercare <strong>di</strong> affrontare il pericolo al meglio. Trattò<br />
su tutti i fronti possibili cercando alleati tra i nemici del Guiscardo:<br />
- incaricò della <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Durazzo uno dei suoi più brillanti generali, Georgio Paleologo;<br />
- cercò <strong>di</strong> fomentare ribellioni nei domini <strong>it</strong>aliani prof<strong>it</strong>tando del particolarismo locale<br />
e dell’avversione dei signori normanni al loro duca (due nipoti risposero sub<strong>it</strong>o all’appello<br />
<strong>di</strong> Alessio, Ermanno e Abelerdo figlio <strong>di</strong> Umfredo, che erano stati spogliati <strong>di</strong> parte dei<br />
loro patrimoni dallo zio) 86 ;<br />
- negoziò con Enrico IV concludendo un negoziato per il quale si impegnava a versargli<br />
sub<strong>it</strong>o una somma <strong>di</strong> 144.000 pezzi d’oro e altri 216.000 in cambio della sua <strong>di</strong>scesa in<br />
Puglia (che avrebbe dovuto <strong>di</strong>strarre Roberto) più il riconoscimento <strong>di</strong> alcune cariche a<br />
corte; 87 (in effetti approf<strong>it</strong>tò della rottura defin<strong>it</strong>iva <strong>di</strong> Enrico con il Papa)<br />
- tentò invano <strong>di</strong> portare dalla sua parte Gregorio VII e negoziò anche con l’arcivescovo<br />
ci Capua Hervé;<br />
- si rivolse solo successivamente a <strong>Venezia</strong> per chiedere aiuti mil<strong>it</strong>ari in cambio <strong>di</strong><br />
vantaggi commerciali (ve<strong>di</strong> paragrafo precedente, crisobullo 1082) poiché le trattative<br />
iniziali non sortirono buon es<strong>it</strong>o. Ricor<strong>di</strong>amo che il governo ducale aveva tutto l’interesse a<br />
partecipare per motivi economici (<strong>Venezia</strong> da sempre l’interme<strong>di</strong>ario più importante del<br />
commercio tra Oriente ed Occidente) e pol<strong>it</strong>ici. Come abbiamo visto, nel 1075 il doge<br />
Domenico Selvo si era trovato a fronteggiare il pericolo normanno nelle c<strong>it</strong>tà dalmate; ora<br />
Roberto era un temibile avversario che mirava al predominio sulle rotte adriatiche, da<br />
sempre sotto il controllo <strong>di</strong> <strong>Venezia</strong>.<br />
- Nel frattempo, cercò <strong>di</strong> risolvere la crisi in Asia Minore<br />
La prima spe<strong>di</strong>zione normanna <strong>di</strong>retta da Beomondo era fin<strong>it</strong>a male. Il figlio del Duca,<br />
dopo aver sub<strong>it</strong>o una sconf<strong>it</strong>ta presso Corfù, si r<strong>it</strong><strong>it</strong>ò a Butrinto in attesa del padre. Una<br />
volta arrivato, Roberto riuscì a conquistare Valona e Corfù: era pronto per <strong>di</strong>rigersi a<br />
Durazzo (ricor<strong>di</strong>amo che con il possesso <strong>di</strong> questa c<strong>it</strong>tà, i normanni avrebbero potuto<br />
85 Anna Comnena, lib. I, cap. XVI, p. 75; Orderico V<strong>it</strong>ale, lib. VII, ; CMC, libro III, cap. 49;Malaterra, lib. III,<br />
cap. 24; Gugl. Ap. lib. III, p. 215; Breve Chron. North,. anno 1081, p. 172<br />
86 Abelardo si era rifugiato a Costantinopoli e Alessio trovò in lui un valido emissario<br />
87 Chalandon 1960, p. 69, Pare la me<strong>di</strong>azione sia stata affidata proprio ad Abelardo, incaricato <strong>di</strong> trattare con<br />
Enrico IV una volta arrivato in Puglia. Anna Comena rioprta il testo delle lettere in<strong>di</strong>rizzate da suo padre<br />
all’Imperatore d’Occidente<br />
35
assicurasi il pedominio su tutta la costa illirica in più, avrebbero guadagnato il passaggio<br />
sulla via Egnazia). Leggiamo da Lupo: “[…] in mense Iulii, posueruntque ante Durachium<br />
obsi<strong>di</strong>onem per mare et per terram […]” mentre dall’Anon. Bar. “[…] et in mense iunii<br />
perrex<strong>it</strong> per mare et per terram super Durachio et congirav<strong>it</strong> eam per mare et per<br />
terram[…]”; inoltre le stesse notizie emergono anche dal Breve Chron. North.:” […]<br />
deinde iv<strong>it</strong> contra Dyrrachium cum quidecim millibus hominium[…] 88 .<br />
L’asse<strong>di</strong>o, secondo le nostre fonti, potrebbe essere iniziato tra il giugno e il luglio 1081:<br />
Anche Anna Comena colloca l’arrivo delle flotte normanne a giugno; nel suo resoconto<br />
parla <strong>di</strong> una lettera in<strong>di</strong>rizzata a suo padre da Georgio Paleologo nella quale si annuncia<br />
l’arrivo dei normanni. Dunque è una versione cre<strong>di</strong>bile se si pensa che il rappresentante del<br />
governo imperiale a Durazzo era testimone oculare. 89<br />
Dopo il successo <strong>di</strong> Corfù, il duca si <strong>di</strong>resse verso Durazzo ma i primi imprevisti erano in<br />
agguato. Secondo lo Chalandon (che in questo caso pare basarsi sulle notizie forn<strong>it</strong>e da<br />
Anna Comnena) i normanni furono travolti da una terribile tempesta che decimò gran parte<br />
della flotta; nonostante le per<strong>di</strong>te, riuscirono ad arrivare alle porte della c<strong>it</strong>tà ma ad<br />
attenderli erano già pronte le navi veneziane. La flotta veneta, infatti era giunta nelle acque<br />
<strong>di</strong> Durazzo poco prima dell’arrivo <strong>di</strong> Roberto ma si era appostata a Palli, un pò più a Nord<br />
della c<strong>it</strong>tà asse<strong>di</strong>ata: posizione strategica da cui poter valutare l’ent<strong>it</strong>à della flotta<br />
normanna 90 . Con il prestesto <strong>di</strong> potere intavolare negoziati e guadagnare tempo, i veneziani<br />
chiesero una tregua a Beomondo ma l’indomani dell’arrivo del duca (17 giugno)<br />
attaccarono con violenza mentre gli asse<strong>di</strong>ati, sotto la guida del Paleologo poterono uscire<br />
e aggiungersi a loro. Gugl. Ap. fornisce maggiori dettagli in mer<strong>it</strong>o allo scontro; seguendo<br />
la sua versione, prima dello scontro definivo che avrebbe visto cap<strong>it</strong>olare il duca, i<br />
veneziani pare avessero tentato tre volte <strong>di</strong> attaccare la guarnigione nemica; inoltre, tra le<br />
truppe normanne era possibile r<strong>it</strong>rovare anche quelle <strong>di</strong> mercenari ragusani e dalmati (gens<br />
com<strong>it</strong>ata ducem cum dalmaticis ragusea) appostate più vicino al porto. Nonostante la<br />
resistenza : “[…] Amplius huius erat quia gnara venetia belli gens, ru<strong>it</strong> audacer; classis<br />
ducis expavefacta ad portum fug<strong>it</strong>iva re<strong>di</strong>t, sic pugn remans<strong>it</strong>[…]”. 91<br />
Come anche le nostre fonti meri<strong>di</strong>onali confermano, per i normanni fu uno smacco<br />
completo sul mare. Seguendo Lupo, dopo avere posto l’asse<strong>di</strong>o per mare e per terra si<br />
88 Lupo, anno 1081, p. 61; Anon. Bar, anno 1081, p. 153; si vedano anche Gugl. Ap. libro IV, pp. 217-218;<br />
Malaterra lib. III, cap. XXVI; Breve Chron. North. anno 1081, p. 171; Anna Comnena, libro IV, cap. 1-3, pp.<br />
143-150<br />
89 Chalandon 1900, p. 74<br />
90 Anna Comnena, lib. III cap. 12 , pp. 138-142; si veda anche Malaterra, lib. III, cap. XXVI<br />
91 Gugl. Ap. libro IV, pp. 220-221<br />
36
scontrarono con i veneziani infatti: “quam stolus Veneticorum veniens <strong>di</strong>ssipav<strong>it</strong> aperu<strong>it</strong><br />
Dirracenis mare”. Dello stesso tenore le testimonianze dell’Anon. Bar.: “pugnavique ea<br />
cum multis machinis. Inter haec venerunt ipsi Venetici ,et continebant eam” mentre il<br />
Breve Chron. North. non accenna a questa prima sconf<strong>it</strong>ta ma solo alla v<strong>it</strong>toria successiva<br />
del Guiscardo 92 .<br />
Dagli Annales venetici breves leggiamo: “[…]exierunt venetici contra Rubertum Viscardu<br />
com navibus in bello” 93 Questo è l’unico riferimento all’intervento veneziano nell’asse<strong>di</strong>o<br />
normanno <strong>di</strong> Durazzo presente in questa fonte.<br />
Se fosse stata defin<strong>it</strong>iva, con la sconf<strong>it</strong>ta si sarebbe sub<strong>it</strong>o infranto il sogno del Guiscardo<br />
ma l’ambizione colorì la missione <strong>di</strong> nuove speranze.<br />
Nel frattempo, la notizia della v<strong>it</strong>toria veneziana giunse a Costantiopoli; l’es<strong>it</strong>o pos<strong>it</strong>ivo<br />
dell’impresa convinse Alessio I Comneno a porsi <strong>di</strong> persona al comando dell’impresa per<br />
stroncare il resto dell’armata nemica appostata nei pressi <strong>di</strong> Durazzo sulla parte terrestre.<br />
Ricor<strong>di</strong>amo infatti che il primo scontro era avvenuto sul mare mentre l’asse<strong>di</strong>o normanno<br />
era stato posto (come da consuetu<strong>di</strong>ne) anche via terra. Secondo Gugl. Ap. , Alessio I partì<br />
con “ […] innumeras duc<strong>it</strong> varia de gente catervas. Maxima barbaricae cum grecis copia<br />
gentis hunc com<strong>it</strong>abatur[…]” probabilemente verso l’agosto del 1081 per giungere a<br />
destinazione intorno al 15 ottobre dello stesso anno. L’Anon. Bar. infatti <strong>di</strong>ce: “ Ven<strong>it</strong><br />
Alexius imp. Et commiss<strong>it</strong> bellum cum Robb. Dux fer. III in <strong>di</strong>e S. Luce Apostoli et<br />
evangeliste[…] 94 . L’Imperatore, arrivato sul posto, stabilì contatti con la c<strong>it</strong>tà asse<strong>di</strong>ata<br />
ricevendo nel suo campo Georgio Paleologo, che era riusc<strong>it</strong>o a traversare le linee nemiche.<br />
È impossibile valutare l’ent<strong>it</strong>à delle truppe bizantine. Come anche Lupo afferma,<br />
l’apparato bellico appariva formidabile (70.000 uomini), ma probabilmente troppo<br />
eterogeneo poiché si erano un<strong>it</strong>i mercenari <strong>di</strong> ogni sorta: bulgari, russi, slavi, tedeschi e<br />
anche inglesi (questi ultimi arrivati in massa a Bisanzio dopo la conquista normanna<br />
dell’Inghilterra-1066). Dunque, il rischio che si potessero verificare defezioni e tra<strong>di</strong>menti<br />
era elevato. 95 Inoltre in questa guerra bizantino- normanna, svolsero un ruolo importante<br />
anche i paesi slavi confinanti, <strong>di</strong>rettamente implicati nella lotta tra le gran<strong>di</strong> potenze per la<br />
supremazia nei Balcani. Per esempio. Dubrovnik e le altre c<strong>it</strong>tà dalmate si schierarono<br />
dalla parte dei normanni. Il re Costantino Bo<strong>di</strong>n della Zeta, appoggiò Alessio I dopo<br />
92 Lupo, anno 1081, p. 61; Anon. Bar. anno 1081, p. 153; Breve Chron. North. anno 1081, p. 172<br />
93 Annales Venetici Breves, p. 70<br />
94 Gugl. Ap. libro IV, p. 221; Anon. Bar, anno 1082, p. 154. Sulla partenza <strong>di</strong> Alessio da Costantinopoli si<br />
veda anche Anna. Comena Lib. IV cap3, pp. 146-147<br />
95 Chalandon 1900, p. 76<br />
37
lunghe incertezze. Ma durante la battaglia decisiva <strong>di</strong> Durazzo, si tenne da parte<br />
contribuendo in questo modo alla sconf<strong>it</strong>ta dei bizantini. 96<br />
Il 18 ottobre lo scontro. Ecco la descrizione forn<strong>it</strong>a da Lupo: “[…] Hoc anno Alexius<br />
imperator , collecto gran<strong>di</strong> exerc<strong>it</strong>u, ini<strong>it</strong> cum Roberto Duce haud longe Durachi. Et<br />
tergaversus fug<strong>it</strong>, ceciderunque in ea pugna plus quam VI milia ex suis fuerunt autem in<br />
eius excer<strong>it</strong>u LXX milia hominium[…]”. L’intero apparato bellico bizantino fu contrastato<br />
con forza; Alessio subì una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> 6000 uomini. Anche l’Anon. Bar. e il Breve Chron.<br />
North. riferiscono dell’es<strong>it</strong>o pos<strong>it</strong>ivo: “[…] et terga vert<strong>it</strong> ipse imp. Vic<strong>it</strong>que ipse dux[…]”<br />
e “[…]Et Robertus Dux cep<strong>it</strong> Dyrrachium et obtinu<strong>it</strong> victoriam magnam contra Graecos<br />
super eum” 97 . Nonostante la resistenza bizantina, le tattiche strategiche e belliche del duca<br />
si rivelarono questa volta vincenti tanto che riuscì a riportare la v<strong>it</strong>toria nel febbraio 1082:<br />
per Anon. Bar “octabo <strong>di</strong>e stante febr. Ipse dux cep<strong>it</strong> in Durrachi et ibi compraen<strong>di</strong>t dux<br />
veneticor, et navigie eorum cum multi homines” mentre per Lupo “in mense ianuarii dux<br />
cep<strong>it</strong> civ<strong>it</strong>atem Durachii tra<strong>di</strong>tione quorundam veneticorum”. Il successo fu sicuramente<br />
ottenuto grazie alle capac<strong>it</strong>à mil<strong>it</strong>ari e tattiche del Guiscardo ma non si deve sottovalutare<br />
anche il grave stato <strong>di</strong> confusione in cui versava la c<strong>it</strong>tà dall’inizio dell’asse<strong>di</strong>o (giugno<br />
1081). Infatti, nel momento più cr<strong>it</strong>ico dello scontro, all’imperatore non restava che<br />
affidare la <strong>di</strong>fesa della c<strong>it</strong>tadella ai veneziani (che avevano stabil<strong>it</strong>o una colonia in c<strong>it</strong>tà) dal<br />
momento che il legato imperiale Georgio Paleologo non era più riusc<strong>it</strong>o rientrare oltre le<br />
mura da quando ne era usc<strong>it</strong>o nell’ agosto 1081 (per incontrare Alessio I al campo dopo il<br />
suo arrivo).<br />
Anna Comnena pensa che un contributo ai normanni potrebbe essere stato forn<strong>it</strong>o proprio<br />
dalla colonia <strong>di</strong> veneziani e gli amalf<strong>it</strong>ani spaventati dalla prospettiva <strong>di</strong> un lungo asse<strong>di</strong>o 98 ;<br />
invece, seguedo le nostre croanche, pare che sia stato un veneziano in particolare a cedere<br />
Durazzo ai normanni, probabilmente in cambio <strong>di</strong> una promessa matrimoniale vantaggiosa<br />
con una nipote del Guiscardo. Gugl. Ap. lo identifica con un certo Domenico: “Vir<br />
preclarus erat nomenque Dominicus illi[…] illum conventi et facilem prom<strong>it</strong>t<strong>it</strong> de<strong>di</strong>tionem<br />
Durachii, nisi dux sibi quod pet<strong>it</strong> esse daturum Abneget[…]” 99 Una versione interessante<br />
in mer<strong>it</strong>o, ci proviene dall’e<strong>di</strong>tore gli Annales Venetici Breves: pensa infatti che questo<br />
personaggio possa essere identificato con Domenico Orseolo, figlio dell’anziano doge<br />
96 Ostrogorsky 1968, p. 329<br />
97 Lupo, anno 1082, p. 61 (Lupo fa iniziare l’anno da settembre, secondo l’uso bizantino, per cui corrisponde<br />
al 1081; Anon. Bar. anno 1081, p. 154: Breve Chron. North. anno 1081, p. 172. Si veda anche la descrizione<br />
riportata da Gulg. Ap. lib. IV, pp. 225 e Anna Comena Lib. IV,cap. 4-6, pp. 150-163<br />
98 Anna Comnena, lib. IV, cap. 6, p. 167-163<br />
99 Gugl. Ap. lib. IV, p. 229; anche Malaterra è dello stesso parere, lib. III,cap. 28<br />
38
omonimo che pare sia morto prigioniero <strong>di</strong> Alessio I . Infatti : “ Dominicus Silvius<br />
dux…fec<strong>it</strong> bellum cum Roberto Viscardo, unde fu<strong>it</strong> <strong>di</strong>spersus Petrus Ursiulus; et Heinricus<br />
filius eius et Dominicus Ursiulus frater eius ab imperatore tra<strong>di</strong>ti fuerunt et ibi mortui sunt<br />
in capcione”. L’e<strong>di</strong>tore r<strong>it</strong>iene che questo passaggio alluda ai veneziani morti sia durante<br />
l’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Durazzo, sia in prigionia presso Alessio I. 100<br />
Dopo la battuta d’arresto sub<strong>it</strong>a, l’Imperatore d’Oriente r<strong>it</strong>ornò a Costantinopoli e preferì<br />
de<strong>di</strong>carsi alla questione religiosa; come abbaimo visto, risale a questo periodo il crisobullo<br />
del 1082 (maggio) con il quale si ricompensava <strong>Venezia</strong> per il servizio reso contro i<br />
normanni. Tutto sembrava volgere a favore del conquistatore normanno; nella primavera<br />
riprese la marcia verso Oriente e riuscì ad arrivare fino a Castoria finché notizie poco<br />
rassicuranti lo raggiunsero dall’Italia. È probabile che gli intrighi <strong>di</strong> Alessio avessero avuto<br />
successo poiché una violenta rivolta tra i suoi vassalli <strong>di</strong> Puglia e Calabria era pronta per<br />
scoppiare; per <strong>di</strong> più dall’alto della corte Papale giungevano richieste <strong>di</strong> aiuto poiché si<br />
profilava imminente l’arrivo <strong>di</strong> Enrico IV alle porte <strong>di</strong> Roma. Infatti “[…]hoc tempore<br />
pre<strong>di</strong>ctus rex Henricus obse<strong>di</strong>t Romam, ut ibi introiret […] Et dux,re<strong>di</strong>ens ad Epidauro,<br />
relicto ibi Beomons filio suo, perrex<strong>it</strong> Romam, ferens auxilium papae Gregorio[…]” 101 .<br />
Roberto partiva (tra aprile e maggio 1082) lasciando il comando della spe<strong>di</strong>zione al figlio<br />
Beomondo, giunto in Macedonia. Dunque le abili negoziazioni <strong>di</strong>ploamtiche <strong>di</strong> Alessio<br />
riuscirono ad arrestare il conquistatore v<strong>it</strong>torioso? L’apparizione <strong>di</strong> Enrico IV fuori le mura<br />
<strong>di</strong> Roma (ricor<strong>di</strong>amo che l’imperatore d’Occidente aveva già privato due volte <strong>di</strong> penetrare<br />
in c<strong>it</strong>tà) e le fomentate rivolte locali avrebbero potuto tenere lontano il conquistatore<br />
ambizioso dal teatro balcanico per un lugo periodo. In effetti, dopo la sua partenza, il piano<br />
<strong>di</strong> conquista normanno sembrò mo<strong>di</strong>ficarsi; Beomondo interruppe la marcia in avanti ma si<br />
<strong>di</strong>resse verso Sud, da Castoria (ultima conquista <strong>di</strong> Roberto) verso Joannina, ponendo qui<br />
l’asse<strong>di</strong>o e <strong>di</strong>rigendosi a Larissa dove si sarebbe scontrato violentemente con Alessio I<br />
(1083). Probabilmente seguiva le <strong>di</strong>rettive strategiche sugger<strong>it</strong>egli dal padre poiché,<br />
<strong>di</strong>rigendosi costeggiando le sponde al sud avrebbe potuto creare un’altra base solida come<br />
ormai Durazzo lo era sull’altro versante Nord. 102<br />
Nel frattempo, i veneziani, da fedeli alleati <strong>di</strong> Bisanzio, inviarono una nuova flotta nelle<br />
acque del porto <strong>di</strong> Durazzo; riuscirono a penetrare solo nella parte bassa della c<strong>it</strong>tà poiché<br />
100 Annales Venetici Breves p. 70, nota 1. questa versione potrebbe essere sorta in segu<strong>it</strong>o alla interpretazione<br />
<strong>di</strong> un passo oscuro doi Gugl. Ap. (vv 449-454, p. 229):<br />
101 Lupo, anno 1082, p. 61. Anche Gugl. Ap. lib. IV, pp. 233. Malaterra, lib. IIIcap. 33. Sulle rivolte in Italia<br />
si veda Gugl. Ap. Lib. IV, vv 506-523<br />
102 Chalandon 1900, p. 86<br />
39
il castello, dove si erano arroccate le squadre normanne, era ben <strong>di</strong>feso; posteggiando le<br />
loro navi, attesero un momento migliore per tutto l’inverno. 103<br />
Si aspettò fino al nuovo anno per riprendere in mano la s<strong>it</strong>uazione: nel 1083, mentre in<br />
Italia la s<strong>it</strong>uazione volgeva a favore del Guiscardo, sul versante adriatico si profilava una<br />
nuova battaglia. Flotte veneziane e greche si unirono <strong>di</strong> nuovo questa volta <strong>di</strong>rigentosi a<br />
Corfù (che apparteneva ai normanni dal 1081).<br />
Dopo aver ristabil<strong>it</strong>o l’or<strong>di</strong>ne in Italia, Roberto era pronto a r<strong>it</strong>ornare in scena: nell’autunno<br />
del 1084, a Brini<strong>di</strong>si si preparava a riunire una incre<strong>di</strong>bile flotta (forse 150 navi) pronto a<br />
salpare in compagnia del figlio Ruggero: “ pre<strong>di</strong>ctus dux, gran<strong>di</strong> apparatu navium<br />
hominiqueinnumerebili exerc<strong>it</strong>u Brundusiopolim ven<strong>it</strong>, et <strong>di</strong>spos<strong>it</strong>a ibidem navali<br />
machinatione, ingressus est in Adriaticum pelagus perrextque in insulam nominem<br />
Cassopim, ubi stolus veneticorum et filius ducis venetiarum cum plurimis navibus erat<br />
infestus duci Roberto[…]” 104 , così descrive Lupo la nuova partenza del Duca e l’incontro<br />
presso Cassiope (più a nord <strong>di</strong> Corfù) della flotta normanna con quella veneziano-<br />
bizantina. Le due armate, <strong>di</strong>slocate nei porti <strong>di</strong> Passero e Casopo, si affrontarono nelle<br />
acque a<strong>di</strong>acenti l’Isola <strong>di</strong> Corfù con alterna fortuna. 105<br />
Seguendo Anna Comnena, i normanni furono battuti per ben due volte a soli tre giorni <strong>di</strong><br />
intervallo, tanto che i <strong>Venezia</strong>ni, <strong>di</strong>retti dal figlio del doge Silvo, credendo <strong>di</strong> aver<br />
terminato, inviarono messaggeri a <strong>Venezia</strong> per annucciare la v<strong>it</strong>toria. Ma un nuovo<br />
improvviso attacco sferrato dal normanno con il resto della flotta cambiò le sorti della<br />
battaglia: “ […] sed bello in mari inter eos confecto, victoria ad normannos concess<strong>it</strong>[…]”<br />
così Lupo, mentre il Breve Chron. : “[…] Robertus dux ven<strong>it</strong> Brundusium cum exerc<strong>it</strong>u<br />
Northmannorum magno et forti et mis<strong>it</strong> se in navibus in mari mense aprilii et iv<strong>it</strong> contra<br />
Venetos ad expugnandam Cassiopim, et factum fu<strong>it</strong> proelium in mari et victi sunt Veneti a<br />
duce Roberto[…]” 106 Questo successo insperato permise al duca <strong>di</strong> riprendere il controllo<br />
<strong>di</strong> Corfù. In effetti, al momento della partenza il duca era intenzionato a arrivare sub<strong>it</strong>o<br />
sull’isola ma fu bloccato prima dai veneziani.Lo scontro fu particolarmente violento. Dalle<br />
notizie <strong>di</strong> Lupo, appren<strong>di</strong>amo che “[…]Cesi sunt in ea pugna plus quam M hominium;<br />
preterea neves quinque captae; duae cum hominibus submersae sunt <strong>it</strong>a ut, qui gla<strong>di</strong>um<br />
103 Nicol 2001, p. 84. Anche Gugl. Ap. lib. V, p. 241<br />
104 Lupo anno 1085, pp. 61-62. Si veda anche Gugl. Ap. lib. V, pp. 245-246 ; Malaterra, lib. III cap. 40; Anna<br />
Comenna, lib. VI cap 5. pp. 50-55: Anna e Malaterra pensano che Roberto sia part<strong>it</strong>o da Otranto e non da<br />
Brin<strong>di</strong>si il che porebbe essere plausibile poiché il duca pare si <strong>di</strong>rigsse verso Corfù e da quel punto la travesata<br />
è più breve.<br />
105 Cessi 1958, p. 317<br />
106 Breve Chron. North. anno 1085, p. 172<br />
40
potuerunt evadere bellatoris, pelagi eos vorago glutiret[…]”. Per il nostro cronista i<br />
<strong>Venezia</strong>ni presi furono 1000, cinque le navi catturate; due affondate con tutto l’equipaggio.<br />
Le cifre proposte da Anna Comnena si riferiscono a 13. 000 uccisi e 2500 prigionieri (ma<br />
in tutto?); nove navi perdute e sette affondate. 107 I contraccolpi della sconf<strong>it</strong>ta arrivarono<br />
anche a <strong>Venezia</strong>; la responsabil<strong>it</strong>à dell’insuccesso veneziano fu attribu<strong>it</strong>a al doge<br />
Domenico Silvo che fu costretto ad ab<strong>di</strong>care in favore <strong>di</strong> V<strong>it</strong>ale Falier (1084-1096).<br />
Da Corfù, <strong>di</strong>rigendosi verso le sponde del Glykas (presso l’isola <strong>di</strong> Paxo), il duca si<br />
preparava ad una nuova spe<strong>di</strong>zione verso Sud, nell’intenzione <strong>di</strong> raggiungere la Cefalonia.<br />
L’avventura balcanica del duca pare arrestarsi qui: un’epidemia , scoppiata durante<br />
l’inverno, decimò gran parte delle sue truppe; il figlio Beomodo ne restò colp<strong>it</strong>o e fu<br />
costretto a r<strong>it</strong>ornare in Italia. 108 Anche il duca fu colp<strong>it</strong>o dalla malattia mentre era in<br />
marcia verso Sud: morì il 17 luglio 1085. Sul luogo della morte le fonti non concordano.<br />
Lupo, <strong>di</strong>cendo che “ […] mense iulii, dux iam <strong>di</strong>ctus dux moraretur in loco[…]” omette il<br />
luogo ma si riferisce alla sua ultima missione in Cefalonia; l’Anon. Bar, infatti conferma<br />
nello specifico che “[…] in mese iulii in <strong>di</strong>e sancti Alexii obi<strong>it</strong> Rob. Dux in Kefalonia” e il<br />
Breve Chron. North.: “[…]ipse dux mor<strong>it</strong>ur in Cassiopi mense iulio[..] 109<br />
La versione (molto suggestiva, per la ver<strong>it</strong>à) proposta da Orderico V<strong>it</strong>ale 110 sulla morte del<br />
Duca, colorisce la vicenda <strong>di</strong> toni leggendari. Il Guiscardo sarebbe caduto v<strong>it</strong>tima <strong>di</strong> una<br />
congiura or<strong>di</strong>ta dalla moglie Syghelga<strong>it</strong>a e da altri conti normanni accorsi al suo capezzale.<br />
Nel frattempo Alessio I, liberatosi del temibile avversario, cominciò a respirare e pare che<br />
il destino fosse dalla sua parte poiché nello stesso anno 1085 scomparvero dalla scena gli<br />
altri protagonisti della vicenda: il sovrano selgiuchide Solimano e il potente Papa Gregorio<br />
VII.<br />
Secondo il Cessi, la morte del Guiscardo fu solo l’epilogo <strong>di</strong> una s<strong>it</strong>uazione che stava<br />
precip<strong>it</strong>ando già prima. Gli effetti della v<strong>it</strong>toria normanna sulla flotta veneziano-bizantina<br />
furono scontati poiché la s<strong>it</strong>uazione parve arenarsi da sub<strong>it</strong>o in un congen<strong>it</strong>o stato <strong>di</strong> inerzia<br />
e dunque “precip<strong>it</strong>ava non per mano nemica ma per interiore inarrestabile<br />
<strong>di</strong>ssoluzione”. 111<br />
107 Lupo, anno 1085, p. 62; Anna Comnena, lib. VI, cap. 5, pp. 50-53,; Gugl. Ap. lib. V, p. 247<br />
108 Gugl. Ap. lib. V,p. 249; Anna Comnena, lib.IV, cap. 3<br />
109 Lupo anno 1085, p. 62, Anon. Bar.anno 1085, p. 154; Gugl. Ap. lib. V, p. 255; Breve Chron. North. anno<br />
1085, p.172; Anna Comnena, lib. VI, cap. 5-6, pp. 54-57; Malaterra, lib. III, cap. 49<br />
110 OrdericoV<strong>it</strong>ale, lib. VII, cap. 7, pp. 28-31: i principi normanni (<strong>di</strong> cui il cronista ci riporta i nomi- Roberto<br />
<strong>di</strong> Lor<strong>it</strong>ello, Goffredo <strong>di</strong> Conversano, Guglielmo <strong>di</strong> Grantmesnil) sarebbero stati chiamati dallo stesso duca allo<br />
scopo <strong>di</strong> affidare loro il resto dell’impresa ma è probabile che le loro intenzioni celassero un piano <strong>di</strong> congiura<br />
or<strong>di</strong>to dalla moglie dello stesso duca.<br />
111 Cessi 1958, p. 318<br />
41
Con il duca si spense anche il pericolo dell’invasione normanna e l’avventura balcanica<br />
sembrò esaurirsi da sola; il suo successore Ruggero, lasciò sfumare il sogno orientale del<br />
padre poiché più interessato a gestire i numerosi problemi sorti dalle lotte intestine nei<br />
domini <strong>it</strong>aliani. Ma un nuovo fenomeno avrebbe presto riacceso l’orgoglio normanno e<br />
aperto nuovamente le porte dell’Oriente: le crociate.<br />
Bibliografia e c<strong>it</strong>azioni<br />
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42
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