Franco Battistelli note <strong>sulla</strong> <strong>basilica</strong> <strong>cinquecentesca</strong> <strong>sulla</strong> <strong>cinquecentesca</strong> <strong>basilica</strong> <strong>di</strong> san paterniano occorre anzitutto sfatare un mito plurisecolare: quello che progettista dell’intero complesso conventuale (chiostro e campanile compresi) sia stato il celebre architetto <strong>di</strong> origini fiorentine Jacopo tatti detto il sansovino. un’attribuzione <strong>di</strong> paternità sostenuta dal maggior storico fanese, pietro maria amiani, nelle sue Memorie istoriche della Città <strong>di</strong> Fano dove si legge: “Più dogn’altra Fabbrica è però degna <strong>di</strong> queste Memorie quella terminatasi in quest’anno 1551 dalli Canonici <strong>di</strong> S. Salvatore del Sontuoso Tempio <strong>di</strong> S. Paterniano, <strong>di</strong>segnato dal Sansovini, ornamento della Città non meno, che oggetto <strong>di</strong> maraviglia a tutti quelli, che il riguardano magnifico, e sommamente vago per la struttura, ed ampiezza considerabile”. 1 tutti gli altri storici e stu<strong>di</strong>osi venuti poi, compreso l’ing. cesare selvelli, hanno finito con il ripetere più o meno passivamente tale attribuzione senza porsi l’interrogativo circa la fonte da cui l’amiani ebbe a ricavare la sua affermazione. così, infatti, scrive il selvelli nella sua storica guida Fanum Fortunae: “La chiesa, il campanile ed il convento sono creazione, secondo la storico fanese P. M. Amiani, <strong>di</strong> Jacopo Sansovino, il quale nel 1547, quando Papa Paolo III concesse la costruzione ai Canonici <strong>di</strong> S. Salvatore, era settantenne. Il tempio fu consacrato il giorno <strong>di</strong> Pentecoste del 1558”. 2 lo stesso selvelli, facendo poi riferimento a quello che chiama “Puteale Sansovinesco” e più avanti “Cisterna del Sansovino” non esita peraltro a giu<strong>di</strong>carlo: “opera <strong>di</strong> un allievo del Sansovino: Jacopo Colonna veneziano, lodato dal Vasari e ricordato dal Selvatico. Nell’interno è scolpito IACOBVS VENES F., mentre il Sansovino usò firmarsi, qual’era, fiorentino, come nella Cappella del Santo <strong>di</strong> Padova. Si aggiunge che in una delle targhette esterne c’è la data 1577 ed è noto che il Sansovino morì, più che novantenne, il 17 novembre 1570”. 3 tale puteale, notoriamente trasportato dopo il 1898 dal chiostro <strong>di</strong> san paterniano al centro del giar<strong>di</strong>netto <strong>di</strong> piazzale leopar<strong>di</strong> e solo da pochi anni ricollocato al suo posto al centro del suddetto chiostro, non è però opera, come ipotizzato dal selvelli, <strong>di</strong> Jacopo colonna, ma <strong>di</strong> tale maestro Giacomo <strong>di</strong> stefano Bambagiani, scalpellino veneto attivo a fano fra il 1570 e il 1601, come provato dalle ricerche d’archivio effettuate da Giuseppina Boiani tombari. 4 rifarsi alla scritta posta all’interno del puteale in questione per continuare ancora oggi ad attribuire al sansovino il <strong>di</strong>segno dell’intero complesso conventuale <strong>di</strong> san paterniano resta quin<strong>di</strong> un’autentica ingenuità, soprattutto dopo che la ricordata Giuseppina Boiani tombari ha potuto anche <strong>di</strong>mostrare che i responsabili del cantiere furono ben tre <strong>di</strong>versi personaggi. 5 da un atto notarile del 14 ottobre 1525, relativo ad un contrasto sorto fra i responsabili della costruzione della nuova abbazia, risulta infatti che le “conventiones et pacta de fabricando monasterium novum in civitate Fani in contrada Sancti Nicolai” furono stipulate fra “magistrum Joannem Bossum de Me<strong>di</strong>olano scarpellinum” e “magistrum Augustinum de Mantua et magistrum Bernardum de Cummo habitatores Fani”; ben noto il primo come impren<strong>di</strong>tore e scalpellino originario <strong>di</strong> milano, giunto a fano da ravenna intorno al 1525 e successivamente largamente attivo in città. 6 nessuna prova, quin<strong>di</strong>, può essere ormai avanzata a sostegno dell’antica attribuzione del complesso abbaziale al sansovino, come prospettato dall’amiani; quanto ha più tar<strong>di</strong> indotto altri, senza alcuna prova <strong>di</strong> documenti, a fare il nome dello stesso architetto-scultore anche per l’erezione (dopo il 1564) <strong>di</strong> palazzo martinozzi e per la A fronte pianta <strong>di</strong> fano del Blavius (1663), particolare. l’abbazia <strong>di</strong> san paterniano è in<strong>di</strong>cata dal numero 33 (Biblioteca federiciana <strong>di</strong> fano) 33
il complesso monumentale <strong>di</strong> san paterniano a fano 34 la facciata della chiesa vista dall’istituto d’arte “a. apolloni”