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FERRARI<br />
“Ferrari e Pinin? Non dura. È come mettere due prime donne nella stessa opera”. Così si mormora<br />
nell’ambiente automobilistico, agli inizi degli anni Cinquanta. Previsioni azzardate, smentite dai fatti.<br />
Da quando i due grandi uomini si incontrano, i loro marchi definiscono, insieme, le più belle auto di<br />
tutti tempi in un’evoluzione che dura ormai da 60 anni e non accenna a finire, come testimoniano le<br />
oltre 100 Ferrari disegnate da <strong>Pininfarina</strong> fino ad oggi. Enzo Ferrari nasce nel 1898 e fonda la<br />
Scuderia nel 1929 per poi diventare costruttore nel 1947. Pinin Farina è del 1893 e fonda la sua<br />
Carrozzeria nel 1930. L’incontro di “Pinin” con il Drake rende l’idea del carattere dei due<br />
personaggi. E’ il 1951. In un primo momento Ferrari fa sapere a “Pinin” Farina che vorrebbe<br />
conoscerlo e lo invita a Modena. Questi risponde: “Sono dispostissimo a incontrarlo: ma desidererei<br />
che venisse prima lui, a Torino”. Gli viene risposto che Ferrari “non si muove quasi mai da<br />
Maranello”.”Pinin” allora ribatte che Torino non è in capo al mondo. La trattativa lì per lì pare<br />
arenarsi. Ma il figlio Sergio trova la soluzione: incontrarsi in territorio neutro. Alla fine si stringono la<br />
mano in un ristorante di Tortona: a metà strada tra Torino e Modena. “Fu chiaro, a un certo punto –<br />
racconta ”Pinin” nella sua autobiografia – che uno cercava una donna famosa e bella da vestire e<br />
l’altro un couturier di classe mondiale per vestirla”. Inizia così il lungo matrimonio tra Ferrari e<br />
<strong>Pininfarina</strong>.<br />
Le automobili granturismo, le sportive ed i prototipi di ricerca Ferrari “vestiti” dalla <strong>Pininfarina</strong><br />
costituiscono nel loro insieme un fenomeno unico non solo per i pregi tecnici e stilistici ma anche per<br />
la continuità nel tempo, di cui non si trova l’uguale nei centodieci anni di vita dell’automobile.<br />
Per quanto riguarda la meccanica è ovvio che le Ferrari per la loro derivazione sportiva hanno<br />
sempre rappresentato l’avanguardia tecnica. L’obiettivo è sempre di realizzare vetture più veloci ma<br />
anche più sicure ed affidabili. Dal canto suo la <strong>Pininfarina</strong> ha studiato le forme e le soluzioni più<br />
adatte ai modelli destinati ai clienti, sia come pezzi unici sia come produzione in serie; poi alle auto<br />
da corsa ed ai vari prototipi di ricerca esposti ai Saloni ma destinati a sperimentare tecniche e forme<br />
nuove, spesso in grande anticipo sui tempi dell’impiego pratico.<br />
C’è stata un’evoluzione continua della meccanica: dal classico motore anteriore e 12 cilindri a V di<br />
60° si è passati alle soluzioni a 4 cilindri in linea, ai V6 della famiglia Dino, poi ai V8 ai 12 cilindri a V<br />
di 180°, poi al motore posteriore centrale e infine nuovamente a quello anteriore.<br />
La continuità nell’evoluzione si deve evidentemente all’esperienza ma anche al fatto che non solo la<br />
<strong>Pininfarina</strong> è sempre rimasta saldamente nelle mani della famiglia ma addirittura l’ingegner Sergio,<br />
figlio del Fondatore, è stato a suo tempo incaricato dal padre di seguire il cliente Ferrari sin dal<br />
momento del primo contatto, cosa che oggi continua a fare il figlio Paolo.<br />
Si può dire che sia questa continuità di famiglia, pur nell’inevitabile avvicendarsi di stilisti presso la<br />
<strong>Pininfarina</strong> e dei dirigenti e tecnici della Casa di Maranello, ad aver garantito e continuare a garantire<br />
che ogni nuova auto prodotta abbia le caratteristiche estetiche che ci si aspetta debba avere una<br />
Ferrari associate a prestazioni che indichino il punto più alto dello stato dell’arte in campo<br />
automobilistico.<br />
Attraverso questa intervista, rilasciata da Sergio <strong>Pininfarina</strong> in occasione dei 50 anni di collaborazione<br />
Ferrari-<strong>Pininfarina</strong>, ripercorriamo le origini e l’evoluzione di una gloriosa collaborazione:<br />
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L'inizio del rapporto con Ferrari coincide con il coinvolgimento personale nelle vicende dell'azienda.<br />
E fu un inizio estremamente impegnativo perché Pinin mise nelle sue mani e la responsabilità di<br />
sviluppare il rapporto con quell'uomo straordinario e terribilmente esigente che era l'ing. Enzo<br />
Ferrari.<br />
E Ferrari come accettò il suo ruolo?<br />
All'inizio era diffidente...Mi considerava un giovane entusiasta ma senza esperienza e non era sicuro<br />
della mia competenza. E poi lui era abituato a trattare sempre in prima persona con i massimi livelli...<br />
Però era anche un anticonformista, uno che pensava con la sua testa...E forse l'idea di avere a che fare<br />
con un giovane, con il candore e la fantasia di un ragazzo non ancora scaltrito dalle alterne vicende<br />
della vita e degli affari, lo divertiva...Fatto sta che, in un modo segreto, coperto da quel velo di<br />
riservatezza e di pudore che caratterizzava quegli uomini che, come Ferrari appunto e mio padre,<br />
erano nati nel secolo scorso, mi concesse prima la sua stima e poi il suo affetto. Ai funerali di mio<br />
padre, inaspettatamente Ferrari mi disse "D'ora in avanti diamoci del tu". Una frase densa di significati<br />
che, soprattutto, esprimeva la sua piena fiducia nella nostra collaborazione e nel mio futuro.<br />
E per lei che cosa ha significato lavorare accanto a due personalità complesse e affascinanti come suo<br />
padre e Enzo Ferrari?<br />
Mio padre e Ferrari sono stati per me due tra i più grandi maestri di lavoro e di vita.<br />
Ho sempre ammirato in loro l'intelligenza, l'impegno, il coraggio, l'audacia innovativa e, soprattutto, la<br />
determinazione che li guidava nel lavoro, la fermezza ostinata con cui perseguivano i loro obiettivi.<br />
Sono questi stessi valori che ho trasmesso ai miei figli e all'intera azienda.<br />
Qual è stato il contributo della <strong>Pininfarina</strong> al successo della Ferrari?<br />
Guardi, io credo che la consapevolezza del valore e del significato del proprio lavoro debba andare<br />
sempre unita a una fondamentale dose di umiltà...Voglio dire, Ferrari sarebbe stato comunque un<br />
grande industriale e un marchio di spicco nel mondo dell'automobile...Ma credo anche di poter<br />
affermare che la <strong>Pininfarina</strong> ha dato un contributo non indifferente al suo successo. Anche attraverso<br />
la nostra capacità creativa la Ferrari ha trovato la cifra stilistica che, per mezzo secolo, ha fatto delle<br />
sue automobili un fenomeno unico nel panorama della produzione mondiale. È mediante il lavoro di<br />
mio padre, mio e dei nostri collaboratori che le "invenzioni" progettuali di Ferrari, hanno trovato la<br />
loro forma, la lingua in grado di esprimerle, di renderle comprensibili e perfettamente percepibili a<br />
tutti.<br />
Che cosa ha reso possibile questo 'miracolo'?<br />
Il fatto che si sia creato questo straordinario rapporto di partnership e che, in notevole anticipo su una<br />
pratica che si diffonderà solo molti decenni dopo, si sia stabilito tra la Ferrari e la <strong>Pininfarina</strong> una<br />
interazione, uno scambio e una cooperazione molto intensi che ha coinvolto non solo gli aspetti<br />
formali dei prodotti, ma anche la sostanza tecnica del progetto, l?architettura del veicolo, alcune sue<br />
caratteristiche meccaniche, le sue prestazioni...<br />
Più volte Ferrari mi disse quanto apprezzasse il fatto che noi, primi in Italia, avessimo costruito quella<br />
galleria del vento che ci permise di affrontare con rigore scientifico, e con largo anticipo rispetto a<br />
gran parte della concorrenza, un problema fondamentale come quello dell'aerodinamica...Ma ci sono<br />
altri numerosi esempi che dimostrano la straordinaria efficacia di questa relazione sinergica. Un<br />
episodio esemplare è legato allo sviluppo della Dino speciale, il prototipo presentato a Parigi nel<br />
settembre del 1965. Si tratta, tra l'altro, di un modello che ha per me un particolare significato<br />
affettivo: mio padre in quegli anni era molto malato e praticamente assente a Torino e pertanto la<br />
responsabilità di questo progetto fu interamente mia. Mi ricordo che dovetti insistere a lungo con<br />
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Ferrari per fargli adottare la soluzione del motore centrale che avrebbe comportato per la carrozzeria<br />
una serie di vantaggi come:<br />
un cofano più basso e quindi una migliore visibilità;<br />
un baricentro più basso grazie all'assenza dei tubi di scarico sotto il pianale;<br />
un abitacolo che, sempre per l'assenza dei tubi di scarico, sarebbe stato più isolato termicamente;<br />
una maggiore abitabilità interna dovuta al minor ingombro del cambio vista la sua nuova<br />
disposizione......<br />
Ma questa nuova configurazione comportava anche alcune difficoltà, come la rumorosità del motore<br />
collocato alle spalle del pilota e la riduzione della visibilità posteriore.<br />
Ma fu proprio l'impegno che abbiamo dovuto profondere per superare queste difficoltà e sfruttare nel<br />
migliore dei modi i vantaggi della nuova impostazione di realizzare, con la Dino, un nuovo concetto<br />
di auto sportiva.<br />
La Testarossa fu un'auto di rottura, carica di contenuti formali inediti; anche in questo caso<br />
l'innovazione di spostare i radiatori per il raffreddamento del motore dalla parte anteriore a quella<br />
centrale, portò non solo notevoli vantaggi dal punto di vista tecnico (riduzione del momento d'inerzia<br />
polare, diminuzione del peso complessivo, maggior compattezza della vettura, maggiore capacità del<br />
bagagliaio, eliminazione del passaggio dei condotti dell'acqua sotto il vano passeggeri), ma determinò<br />
anche un particolare elemento distintivo dello stile: la realizzazione di nuove grandi prese d'aria sulla<br />
fiancata. Sulla stessa linea anche l'esigenza di una maggior larghezza della carreggiata posteriore,<br />
imposta dalla necessità di alloggiare il 12 cilindri boxer e di equipaggiare la vettura con ruote<br />
posteriori di dimensioni maggiorate per scaricare meglio a terra l'immensa potenza del motore, è stata<br />
risolta contemperando la tecnica e lo stile in modo così efficace da costituire una delle ragioni del<br />
grande successo registrato in tutto il mondo dalla Testarossa. Come si vede un processo interattivo<br />
che generò la forma peculiare di una granturismo di grande appeal, il cui fascino rimane intatto anche<br />
dopo tanti anni...<br />
La Galleria del Vento, la Dino e la Testarossa sono tre esempi che mostrano come in realtà la nostra<br />
cooperazione si svolga a diversi livelli e su molteplici piani.<br />
Lei ha appena citato la Dino e la Testarossa ma, a suo giudizio, quali sono stati, dal punto di vista del<br />
design, i risultati più alti di questi cinquanta anni di collaborazione?<br />
Lei mi sta facendo una domanda alla quale mi è estremamente difficile rispondere. Io ho un legame<br />
emotivo con molte delle oltre centocinquanta automobili disegnate per Ferrari.<br />
Sono come altrettanti momenti molto intensi della mia vita professionale...Per esprimere un giudizio<br />
sereno e distaccato dovrei liberarmi da ogni suggestione emotiva per assumere solo criteri<br />
rigorosamente tecnici ed estetici...<br />
Proverò a farlo indicando, in ordine cronologico, quelle che a me sembrano le dieci automobili che<br />
esprimono al meglio, nel modo più completo e più equilibrato, la nostra idea del design<br />
automobilistico:<br />
250 SWB del 1960<br />
250 GT Berlinetta Lusso del 1963<br />
330 GTC del 1966<br />
Dino 206 del 1967<br />
Daytona del 1968<br />
BB del 1971<br />
Testarossa del 1984<br />
456 GT del 1992<br />
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F355 del 1994<br />
550 Maranello del 1996<br />
Quali sono, per ciascuno di questi modelli, le ragioni della scelta?<br />
La 250 SWB è un esempio perfetto di come si possa raggiungere una grande forza espressiva con la<br />
semplicità e l'essenzialità delle linee e l'armonia delle proporzioni.<br />
Per questo la 250 SWB è una macchina "senza tempo", bella oggi come allora; sono sempre stato<br />
affascinato dalle sue eccezionali prestazioni: si poteva andare a spasso in settimana e vincere le corse<br />
nei week-end. La sua superiorità verso le concorrenti era abissale, e ad essa si addiceva bene<br />
l'espressione 'rispetto a lei ogni altra macchina sembra senza senso.<br />
Con la Berlinetta Lusso la Ferrari tocca forse un vertice di eleganza sportiva mai raggiunto. Lo slancio<br />
e la purezza della sua linea le conferivano una leggerezza che considero forse ineguagliata; sotto un<br />
aspetto raffinato, meno grintoso delle altre Ferrari, nascondeva un carattere da tigre; mio padre ne<br />
ebbe una e qualche volta me la lasciava guidare. Faceva sognare di possederla!<br />
La 330 GTC, elegante e molto compatta, fu anche prodotta da noi; c'impegnammo per trasferire in<br />
essa il meglio del nostro know-how produttivo, del nostro livello di qualità ed affidabilità. Fu la mia<br />
prima Ferrari: a quarant'anni disegnare, costruire, possedere una Ferrari era fantastico. La usavo tutti i<br />
giorni, in tutte le stagioni, dappertutto. Indimenticabile!<br />
La Dino 206, e poi la 246, per me rappresentano il concretizzarsi di un sogno; avevo tanto insistito<br />
perché la Ferrari costruisse una macchina a motore centrale, e così nacque nel 1965 la Dino<br />
Berlinetta Speciale del Salone di Parigi: forse la macchina che influenzò maggiormente il disegno<br />
delle macchine sportive Ferrari, e non solo Ferrari. La 206 e, successivamente, la 246 costituiscono il<br />
coronamento di una proposta tecnico-estetica che passa dalla fase di una dream-car a quella della<br />
realtà produttiva.<br />
La Daytona del 1968 è l'ultima Berlinetta a due posti dei purosangue Ferrari con motore anteriore,<br />
tema ripreso in condizioni tecnologicamente incomparabili ben 28 anni dopo dalla 550 Maranello.<br />
La Daytona costituisce una delle berlinette stilisticamente più pure ed aggressive. Colpisce<br />
l'impressione di slancio della vista laterale priva di qualsiasi sporgenza ed esaltata dalla scalfatura<br />
longitudinale; il disegno delle luci laterali; l'immagine di potenza suggerita dal lungo cofano; il<br />
modellato della parte posteriore; la proporzione aggressiva dei vuoti e dei pieni.<br />
La 365 BB è la prima Ferrari a motore centrale di grande potenza. L'intera scocca è tagliata in due<br />
gusci sovrapposti: quello superiore in lega leggera, quello inferiore in materiale plastico per ragioni di<br />
funzionalità. Le pinne posteriori, che incorniciano il lunotto verticale, sono ispirate al disegno<br />
innovativo della capostipite, la Dino Speciale del 1965. Anche il disegno delle luci laterali, molto<br />
armonico nelle sue proporzioni, era destinato a diventare un classico sulle auto sportive. La *<br />
Testarossa segna una svolta netta nel design delle Ferrari. Ancora una volta il lay-out della meccanica<br />
e gli imperativi tecnici da superare (il raffreddamento dei radiatori) sono origine di elementi estetici<br />
innovativi e fortemente caratterizzanti.<br />
La 456 del 1992 è, a mio parere, di una bellezza senza tempo ed è una delle Ferrari a me più care:<br />
vado orgoglioso dei risultati raggiunti insieme a Ferrari nel suo sviluppo tecnico. Qualcuno - con<br />
intento critico - la paragonò a una moderna Daytona. Non poteva fare miglior complimento, perché<br />
la 456 accoppia alla grinta, all'eleganza ed alla compattezza di un coupé, il volume interno e lo spazio<br />
bagagli più grande che una Ferrari abbia mai avuto. Alcuni dettagli: le uscite d'aria sui parafanghi<br />
anteriori, lo spoiler posteriore incorporato e non aggiunto alla scocca sono elementi caratterizzanti,<br />
funzionali e tecnicamente significativi.<br />
La F355 è una delle migliori Ferrari mai costruite; le sue prestazioni sono ancora superiori all'aspetto<br />
già grintoso e aggressivo che la caratterizza. La sua efficienza aerodinamica è spinta all'estremo e,<br />
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anche per via di uno studio approfondito dell'effetto suolo si è ottimizzata la sesta faccia della vettura,<br />
il sottoscocca.<br />
La 550 Maranello. Il progresso della tecnologia non rende più necessario il motore centrale per una<br />
macchina che si pone l'obiettivo di raggiungere prestazioni estreme ed entusiasmanti. In essa è stato<br />
conseguito un grande passo in avanti nel comfort: entrare in vettura ed uscirne è incomparabilmente<br />
più agevole rispetto alle vetture di cui è l'erede; ha un abitacolo ampio e confortevole e un grande<br />
spazio bagagli, che permettono un'utilizzazione molto più estensiva. Il ritorno al motore anteriore è<br />
stato un atto consapevole da parte della Ferrari: la forza dei fatti s'impone sempre. Il successo della<br />
550 in ogni paese è senza precedenti, perché è una vettura in cui si fondono innovazione,<br />
funzionalità, comfort e prestazioni.<br />
Ingegnere, ho notato che lei ha indicato esclusivamente automobili che sono state prodotte in serie<br />
più o meno ampie, trascurando i 'monotipi', i prototipi e gli esemplari unici. Come mai?<br />
Intanto perché credo che il successo commerciale, cioè l'apprezzamento degli automobilisti e, in<br />
particolare di quei raffinati intenditori appassionati che sono gli acquirenti delle Ferrari, sia la<br />
conferma più autorevole dell'eccellenza del nostro lavoro. In secondo luogo perché ritengo che si<br />
possa compiutamente parlare di design a 360° solo in presenza di un prodotto di serie, quando il<br />
designer ha dovuto confrontarsi con i vincoli e le difficoltà che nascono dal rispetto delle normative,<br />
dai processi produttivi, dal controllo dei costi e dalla esigenza di assicurare una qualità costante.<br />
Comunque, ingegnere, se abbandonando la fredda oggettività che l'ha guidata nella scelta dei dieci<br />
modelli, dovesse indicare le Ferrari che le sono più care dal punto di vista emotivo, quelle che sono<br />
veramente nel suo cuore, come sarebbe la nuova lista?<br />
Be', tra quelle in produzione direi senz'altro la 456; tra quelle del passato senza dubbio la 250 SWB,<br />
la Dino del Salone di Parigi del 1965 e la Berlinetta Lusso del 1963.<br />
Cosa ha significato per la <strong>Pininfarina</strong> la collaborazione con Ferrari ?<br />
Guardi, creare una nuova auto è sempre una sorta di avventura eccitante... Ma progettare una nuova<br />
Ferrari è una sfida complessa perché bisogna, contemporaneamente, migliorare le prestazioni,<br />
innovare e rimanere fedeli alla tradizione.<br />
Ingegnere, una collaborazione di cinquant'anni è un record e credo che nella lunga storia<br />
dell'industria automobilistica si tratti di un caso unico. In tanti anni sono scomparsi alcuni dei<br />
personaggi che avevano voluto e alimentato questa relazione. Non c'è più Enzo Ferrari e, da tempo,<br />
sono cambiati la proprietà dell'azienda, i manager, i tecnici... Nella <strong>Pininfarina</strong> non sono più presenti<br />
uomini come suo padre e Renzo Carli e, in un arco di tempo così lungo, si sono probabilmente<br />
avvicendate diverse generazioni di designer... Che cosa ha permesso, nonostante questi profondi<br />
cambiamenti, di mantenere intatta la vitalità del rapporto interattivo e di salvaguardare la continuità<br />
della linea stilistica?<br />
Per capire questi risultati, che sono senza dubbio eccezionali, bisogna riflettere su alcune cose. In<br />
primo luogo occorre avere presente che, nel corso dei decenni, sia la Ferrari che la <strong>Pininfarina</strong> sono<br />
diventate due aziende, con una struttura tecnica e gestionale articolata che ha comportato la delega di<br />
importanti responsabilità decisionali e operative ad un valente gruppo di manager e di tecnici. Il<br />
successo della mia azienda è simbolicamente attribuito a me, ma in realtà è dovuto all'opera di<br />
dirigenti, di designers, di tecnici e di operai che, ad ogni livello, hanno creato, sviluppato e costruito il<br />
prodotto. In altre parole, voglio dire che quello che nei primi anni era il risultato del rapporto<br />
personale, del feeling che legava Enzo Ferrari a mio padre ed a me, è diventato con il tempo una<br />
consuetudine di lavoro, uno scambio e un confronto programmato di esperienze, di competenze e di<br />
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culture che coinvolge i manager, gli uffici tecnici e i responsabili delle diverse funzioni nell'ambito<br />
delle due aziende.<br />
La continuità stilistica è invece la conseguenza dell'approccio <strong>Pininfarina</strong> al design, di un nostro modo<br />
di esprimere la creatività che, nella nostra azienda, non è solo l'espressione del talento individuale,<br />
legato alla sensibilità e all'intelligenza estetica del singolo progettista, dell'artista che inventa nuove<br />
forme e scopre la bellezza. La <strong>Pininfarina</strong> è riuscita a sistemizzare la propria esperienza del design<br />
automobilistico, generando una cultura, un corpo di conoscenze e di competenze, una visione estetica<br />
che si riflette in tutti i nostri prodotti, in modo relativamente indipendente dalle caratteristiche<br />
personali di ciascun designer.<br />
In questo senso la <strong>Pininfarina</strong>, oltre ad essere un'azienda, è una sorta di scuola in cui si conservano, si<br />
tramandano e si arricchiscono continuamente, attraverso la ricerca e l'impegno innovativo, tutte le<br />
esperienze accumulate nel corso di una vicenda aziendale e professionale che si è svolta nell'arco di<br />
un tempo che ha superato largamente il mezzo secolo.<br />
Ferrari-<strong>Pininfarina</strong>: l’attualità<br />
Passando ai frutti più recenti della collaborazione Ferrari – <strong>Pininfarina</strong>, nel 1999 viene presentata la<br />
Ferrari 360 Modena, seguita nel 2000 dalla Ferrari 360 Spider.<br />
“Rossa” di nome e di fatto la vettura di ricerca realizzata dalla <strong>Pininfarina</strong> per celebrare i 70 anni di<br />
attività. Uno spider biposto su meccanica Ferrari è del resto una base perfetta per legare con un filo<br />
ideale il passato al futuro della <strong>Pininfarina</strong>. Rossa infatti interpreta ed evolve alcuni dei temi forti del<br />
lungo connubio Ferrari-<strong>Pininfarina</strong>: in particolare le spider da competizione degli anni '50 e la<br />
concept car Mythos del 1989.<br />
Nel corso del Mondial de L’Automobile 2000 a Parigi viene presentata la 550 Barchetta <strong>Pininfarina</strong>.<br />
E' questa la prima volta in cui la Ferrari ha voluto dare il nome <strong>Pininfarina</strong> a una sua vettura, in<br />
occasione del 70° anniversario della Società. Lo spirito con cui è stata pensata e sviluppata è quello di<br />
costituire un'interpretazione unica nel filone delle più pure vetture speciali Ferrari, con<br />
un'impostazione volutamente più provocatoria rispetto alla gamma di prodotto. Come tale, è prevista<br />
in una serie limitata prodotta a Maranello nel corso del 2001, con numerazione progressiva di ogni<br />
esemplare riportata a bordo vettura in una specifica targhetta con la firma di Sergio <strong>Pininfarina</strong>.<br />
Con la 575M Maranello la berlinetta sportiva Ferrari a motore anteriore esprime la sua massima<br />
evoluzione ed il più elevato contenuto tecnico e prestazionale. Il lancio al 72° Salone Internazionale<br />
dell’Automobile di Ginevra della 575M Maranello segna infatti un nuovo traguardo per una delle più<br />
affermate architetture di prodotto Ferrari – la berlinetta sportiva con motore anteriore 12 cilindri –<br />
nel solco dei più prestigiosi modelli della storia Ferrari e soprattutto come ulteriore, consistente<br />
sviluppo della 550 Maranello, lanciata nel 1996 e unanimemente riconosciuta come uno dei modelli<br />
Ferrari di maggiore successo.<br />
Al Mondial de l'Automobile di Parigi 2002 fa il suo debutto una nuova straordinaria Ferrari, la<br />
"Enzo", supercar in serie limitata, erede ideale nel filone della F40 (1987) e F50 (1995), massima<br />
espressione del transfer tecnologico tra la F1 e le Ferrari granturismo stradali. Un disegno aggressivo,<br />
rigoroso e senza compromessi, che consolida Ferrari nella posizione di leader delle vetture ad<br />
altissime prestazioni: un'auto dura e pura, con un carattere molto forte, come forte è il legame con la<br />
Formula 1, già presente per i materiali, le tecnologie impiegate, lo sviluppo e l'aerodinamica.<br />
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La 612 Scaglietti, all'esordio al Salone di Detroit 2004, rappresenta la perfetta combinazione tra le<br />
prestazioni pure di una berlinetta sportiva Ferrari e un’abitabilità senza compromessi. Figlia del nuovo<br />
millennio, nella 612 Scaglietti è facile scoprire un salto generazionale rispetto alle 2+2 che l'hanno<br />
preceduta. Più propriamente, si tratta di una quattro posti a due porte, spaziosa e piacevole in ogni<br />
condizione di guida. Disegnata da <strong>Pininfarina</strong> con stile aggressivo ed elegante allo stesso tempo, la<br />
612 porta il nome di Sergio Scaglietti, il carrozziere che realizzò negli anni ’50 e ’60 alcune tra le più<br />
belle Ferrari.<br />
La F430 rappresenta una nuova generazione di Ferrari a 8 cilindri che sviluppa l’innovativa<br />
esperienza tecnologica della 360 Modena con una serie di novità di forte contenuto direttamente<br />
derivate dalle monoposto Ferrari di Formula 1. La carrozzeria che <strong>Pininfarina</strong> ha disegnato per la<br />
vettura nasce proprio dagli eccezionali contenuti tecnici. Tutti gli elementi di disegno infatti<br />
sottolineano l’aggressività e la performance della vettura e rispondono a precise necessità funzionali<br />
quali i flussi di raffreddamento e alimentazione del motore, l’aerodinamica del corpo vettura, la<br />
sofisticata forma del fondo per garantire un adeguato livello di deportanza.<br />
La Ferrari Superamerica debutta nel 2005 al Salone di Ginevra. Disegnata da <strong>Pininfarina</strong>, è<br />
un’automobile in cui le prestazioni delle berlinette 12 cilindri Ferrari vengono associate al concetto di<br />
convertibile con un approccio fortemente originale: per la prima volta su una vettura di produzione<br />
viene infatti utilizzato un innovativo cinematismo per l’apertura rotativa del tetto, insieme alla<br />
tecnologia elettrocromica in anteprima nel settore automotive per superfici in cristallo di tali<br />
dimensioni.<br />
La Ferrari 599 GTB Fiorano è presentata in anteprima mondiale al Salone di Ginevra nel 2007.<br />
Berlinetta 2 posti a motore anteriore inizia fin dall'esordio a collezionare premi: "Car of the Year”<br />
assegnato dalla rivista inglese EVO per le eccezionali performance e la qualità dell’esperienza di<br />
guida. La rivista BBC Top Gear l’ha eletta “Supercar of the Year” descrivendola come la “migliore<br />
Ferrari dell’era moderna, fusione della storia e di tutto ciò che si è visto, sentito o letto circa le Ferrari<br />
in 60 anni”. Un altro premio “Car of the Year” è giunto dalla rivista Classic Driver, secondo la quale<br />
la Fiorano è “stylish, meravigliosamente costruita con interni mozzafiato, comoda e spaziosa, ideale<br />
per un lungo viaggio in due”.<br />
Si chiama California come il modello cult di fine anni ’50. E’ la nuova Ferrari disegnata da <strong>Pininfarina</strong><br />
nel 2008. Il nuovo modello Ferrari affianca l’ammiraglia 612 Scaglietti – anch’essa di design<br />
<strong>Pininfarina</strong> - nel segmento delle Gran Turismo sportive più esclusive. Con una innovativa capote<br />
rigida retrattile e motore V8 in posizione anteriore centrale, la California è un versatile convertibile<br />
2+2. Il telaio e la carrozzeria sono in alluminio.<br />
Al Salone dell’Automobile di Francoforte 2009 viene presentata la Ferrari 458 Italia, nuova<br />
generazione delle berlinette a motore posteriore. La Ferrari 458 Italia fa compiere un salto<br />
generazionale alle 8 cilindri a motore posteriore-centrale con forte vocazione sportiva della Casa di<br />
Maranello. La vettura è una sintesi di innovazione tecnologica, creatività, stile, passione. Una sintesi<br />
che rappresenta anche il nostro Paese, al quale Ferrari rende omaggio aggiungendo, accanto alle<br />
tradizionali cifre di cilindrata e numero cilindri, il nome Italia.<br />
Al Salone dell’Automobile di Francoforte 2011, viene presentata la Ferrari 458 Spider che va ad<br />
arricchire la gamma delle 8 cilindri Ferrari a motore posteriore-centrale. La 458 Spider è dotata di<br />
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tetto rigido ripiegabile, una prima mondiale per una vettura con questo tipo di architettura, che<br />
utilizza un’innovativa soluzione brevettata dalla Ferrari.<br />
Al Salone dell’Automobile di Ginevra 2011 viene presentata la nuova FF, la quattro posti più<br />
prestazionale e versatile nella storia della marca, nonché la prima vettura del Cavallino Rampante a<br />
trazione integrale.<br />
Per un appassionato di Ferrari e grande musicista come Eric Clapton, <strong>Pininfarina</strong> disegna con la<br />
collaborazione del Centro Stile Ferrari la SP12 EC, one-off ispirata alla 512 BB ma prendendo come<br />
riferimento la pluripremiata 458 Italia.<br />
Nel 2012, anno del 60° anniversario della collaborazione Ferrari-<strong>Pininfarina</strong>, al Salone di Ginevra<br />
viene presentata una nuova straordinaria Ferrari, la F12berlinetta. Con la F12berlinetta nasce la nuova<br />
generazione delle Ferrari 12 cilindri. Una vettura dalle performance senza precedenti, dall’handling<br />
unico e dotata di un design e di un’aerodinamica estremamente innovativi.<br />
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