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pubblicazione - 2° Circolo Didattico Colle di Val d'Elsa

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Gruppo <strong>di</strong> lavoro per la costruzione del curricolo <strong>di</strong> Italiano L2<br />

Il <strong>Circolo</strong> <strong>Didattico</strong> <strong>di</strong> <strong>Colle</strong> <strong>di</strong> <strong>Val</strong> d’Elsa<br />

Presentazione <strong>di</strong> Monica Martinucci<br />

Introduzione <strong>di</strong> Isabella Tione<br />

RIFLESSIONI E PERCORSI OPERATIVI PER FACILITARE L’ACQUISIZIONE<br />

DELL’ITALIANO LINGUA SECONDA


Presentazione<br />

“Esprimere è essenziale per scoprire, scoprirsi.<br />

Stu<strong>di</strong>are è necessario per crescere, identificarsi, maturare.<br />

… Comunicare è essenziale al crescere”.<br />

Danilo Dolci<br />

________________________________________________________________________________________________<br />

In questo volume sono raccolti i materiali prodotti da un gruppo <strong>di</strong> insegnanti del<br />

secondo <strong>Circolo</strong> <strong>Didattico</strong> <strong>di</strong> <strong>Colle</strong> <strong>di</strong> <strong>Val</strong> d’Elsa negli anni scolastici 2010/2011 e 2011/2012<br />

durante un percorso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> ricerca-azione sull’insegnamento della lingua italiana<br />

come lingua seconda agli studenti non italofoni. L’obiettivo, cui hanno lavorato fin<br />

dall’inizio i docenti del gruppo con grande passione e serietà, era quello <strong>di</strong> costruire un<br />

curricolo per l’insegnamento dell’italiano come L2, per poi con<strong>di</strong>videre e rendere fruibili a<br />

tutti i docenti dell’Istituto le riflessioni, i contenuti teorici, gli strumenti metodologici<br />

elaborati. Man mano che il lavoro si sviluppava tuttavia, è cresciuta la convinzione che si<br />

potesse lasciare una traccia che potesse servire anche ad altri e che potesse costituire punto<br />

<strong>di</strong> partenza per uno scambio <strong>di</strong> esperienze sull’argomento.<br />

La cultura dell’accoglienza e i temi dell’educazione alla citta<strong>di</strong>nanza caratterizzano da<br />

sempre le scelte educative del nostro istituto, negli ultimi anni però il lavoro sulle tematiche<br />

dell’intercultura è <strong>di</strong>ventato più analitico ed ha seguito un percorso <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento che<br />

ha preso in esame i <strong>di</strong>versi aspetti dell’inserimento dei bambini stranieri nella scuola. Così,<br />

nel tempo, una prima importante fase <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o ha riguardato l’elaborazione del protocollo<br />

<strong>di</strong> accoglienza che accompagna la famiglia e il bambino a partire dal primo contatto con la<br />

segreteria della scuola per le pratiche relative all’iscrizione fino al completo inserimento nel<br />

gruppo classe. Sono previsti colloqui preliminari con le famiglie nei quali si presenta la<br />

scuola e si rileva la biografia umana e linguistica del bambino, il coinvolgimento dei<br />

compagni, sottolineato da una festa iniziale, e l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> uno o più tutor che<br />

accompagnino il bambino nel percorso <strong>di</strong> inserimento, la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> attività<br />

specifiche e l’attivazione <strong>di</strong> strategie <strong>di</strong>dattiche volte ad inserire ed integrare i bambini<br />

appena arrivati nel gruppo.<br />

L’attivazione <strong>di</strong> laboratori linguistici per l’insegnamento della lingua italiana come<br />

lingua seconda, ha fatto emergere da subito la necessità dell’acquisizione da parte del<br />

personale docente <strong>di</strong> competenze specifiche relative a tale insegnamento, così alcuni<br />

insegnanti hanno iniziato a partecipare a livello in<strong>di</strong>viduale ad iniziative <strong>di</strong> formazione, sono<br />

stati organizzati specifici corsi <strong>di</strong> aggiornamento anche nella zona <strong>Val</strong>delsa con i fon<strong>di</strong> dei<br />

Piani Integrati <strong>di</strong> Area.


Ma la sensazione che avevamo era quella che mancasse ancora un lavoro organico,<br />

uno strumento che potesse segnare le tappe dell’insegnamento/appren<strong>di</strong>mento della lingua<br />

italiana come L2, che potesse fornire il quadro teorico e metodologico entro cui muoverci<br />

come scuola in maniera con<strong>di</strong>visa, che funzionasse, come lo è stato per il protocollo <strong>di</strong><br />

accoglienza, come bussola per darci la <strong>di</strong>rezione e come mappa per in<strong>di</strong>carci la strada.<br />

Questa è stata la finalità del nostro lavoro che è rivolto agli alunni <strong>di</strong> madrelingua non<br />

italiana, contempla percorsi per la lingua della comunicazione, l’approccio alla lingua dello<br />

stu<strong>di</strong>o e il delicatissimo passaggio fra le due, ma è rivolto anche ai compagni <strong>di</strong> questi<br />

bambini perché, con la presenza <strong>di</strong> alunni non italofoni, la <strong>di</strong>dattica dell’Italiano può<br />

cambiare quando è rivolta a tutta la classe. Come può cambiare quella relativa alle <strong>di</strong>scipline<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, con l’utilizzo <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> facilitazione che permettono a tutti una più profonda<br />

interiorizzazione <strong>di</strong> concetti e contenuti. Può cambiare inoltre il modo <strong>di</strong> fare scuola e <strong>di</strong><br />

stare a scuola se l’appren<strong>di</strong>mento cooperativo <strong>di</strong>venta metodologia per lo svolgimento <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>verse attività.<br />

L’idea <strong>di</strong> fondo è comunque il riconoscimento del valore dell’incontro, della<br />

<strong>di</strong>fferenza, della reciprocità, presupposti essenziali <strong>di</strong> un’autentica relazione educativa<br />

all’interno della quale l’espressione <strong>di</strong> sé, gli appren<strong>di</strong>menti, la crescita, <strong>di</strong>ventano possibili.<br />

Ringrazio tutti i componenti del gruppo <strong>di</strong> lavoro, gli esperti Alan Pona e Franca<br />

Ruolo, l’insegnante coor<strong>di</strong>natrice del gruppo Isabella Tione, che con grande competenza,<br />

<strong>di</strong>sponibilità, generosità e passione hanno lavorato in questi anni.<br />

Ringrazio la Regione Toscana, i Comuni <strong>di</strong> <strong>Colle</strong> <strong>di</strong> <strong>Val</strong> d’Elsa, Casole d’Elsa e<br />

Ra<strong>di</strong>condoli, che hanno riconosciuto la vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> questo progetto destinando ad esso parte<br />

dei fon<strong>di</strong> del Piano Integrato <strong>di</strong> Area, rendendo quin<strong>di</strong> possibile la realizzazione del<br />

percorso <strong>di</strong> formazione e la stampa <strong>di</strong> questo libro.<br />

Ringrazio infine il <strong>Colle</strong>gio dei Docenti e il personale ATA del Secondo <strong>Circolo</strong><br />

<strong>Didattico</strong> <strong>di</strong> <strong>Colle</strong> <strong>di</strong> <strong>Val</strong> d’Elsa, al cui lavoro quoti<strong>di</strong>ano si deve la progettazione e la<br />

realizzazione <strong>di</strong> tutte quelle azioni che promuovono il successo formativo delle nostre<br />

bambine e dei nostri bambini.<br />

La Dirigente Scolastica<br />

Monica Martinucci


“Dal silenzio alla lingua” è l’elaborazione <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> insegnanti del II <strong>Circolo</strong><br />

<strong>Didattico</strong> <strong>di</strong> <strong>Colle</strong> <strong>di</strong> <strong>Val</strong> d’Elsa costruita in due anni <strong>di</strong> formazione, stu<strong>di</strong>o e ricerca, durante<br />

i quali sono stati seguiti, sostenuti e stimolati con amicizia e competenza dal dottor Alan<br />

Pona, linguista, e dalla dottoressa Franca Ruolo, antropologa.<br />

L’idea del corso <strong>di</strong> formazione era nata dall’esigenza <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re ad ampio raggio<br />

le tematiche inerenti l’insegnamento della Lingua Italiana come Lingua Seconda ai bambini<br />

provenienti da altri contesti culturali e linguistici, l’idea <strong>di</strong> scrivere dalla voglia <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>videre con i colleghi riflessioni teoriche, metodologia e pratiche <strong>di</strong>dattiche efficaci per<br />

facilitare l’acquisizione della Lingua Italiana come Lingua Seconda. La realizzazione è stata<br />

possibile grazie alla sensibilità ed alla fiducia che la Dirigente Scolastica del <strong>Circolo</strong>,<br />

dottoressa Monica Martinucci, ha <strong>di</strong>mostrato nei confronti della tematica e del gruppo.<br />

La lingua si impara, o meglio si acquisisce, nelle relazioni è il concetto che<br />

permea questo lavoro sia per quanto concerne i contenuti sia per le modalità <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e<br />

ricerca che sono state adottate.<br />

Il testo è composto da due parti, ciascuna delle quali redatta in un anno, all’interno<br />

del percorso <strong>di</strong> formazione. Nella prima sono analizzati il concetto <strong>di</strong> Lingua Seconda, le<br />

tappe <strong>di</strong> acquisizione della lingua, le strategie relazionali e <strong>di</strong>dattiche che favoriscono<br />

l’appren<strong>di</strong>mento, le tecniche <strong>di</strong> facilitazione e semplificazione dei testi scritti e l’osservazione<br />

degli aspetti relazionali e linguistici; nella seconda è proposto un percorso per facilitare<br />

l’acquisizione della lingua della comunicazione.<br />

Durante il primo anno le insegnanti hanno approfon<strong>di</strong>to gli aspetti teorici<br />

analizzando i risultati della ricerca scientifica presentati dagli esperti, entrambi, tra l’altro,<br />

anche facilitatori linguistici presso le scuole primarie e secondarie <strong>di</strong> Prato. Alla<br />

presentazione seguivano fasi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione, riflessioni <strong>di</strong> gruppo, stu<strong>di</strong>o in<strong>di</strong>viduale,<br />

scrittura collettiva, aggiunte personali, ulteriore analisi, rielaborazione e riscrittura.<br />

Durante il secondo anno è stato realizzato il Syllabus nel quale, per ciascuna area<br />

tematica, sono in<strong>di</strong>cati le funzioni linguistico-comunicative, il lessico, le attività ed alcune<br />

precisazioni che chiariscono e definiscono i vari aspetti. La ricerca dei contenuti e delle<br />

attività si è basata sull’'esperienza <strong>di</strong>dattica delle insegnanti, tale ricerca è stata poi affinata e<br />

puntualizzata dal confronto con i formatori e con la teoria.


In sintesi, il libro è stato scritto in incontri caratterizzati da un clima <strong>di</strong> scambio nei<br />

quali ciascuno dei partecipanti stimolava l’altro con curiosità, conoscenze, esperienze,<br />

silenzi per apprendere e riflettere, ha visto prendere pian piano la luce in un vero e proprio<br />

laboratorio nel quale le idee si susseguivano e prendevano forma nella stesura che fin<br />

dall’inizio si è voluta chiara e con<strong>di</strong>visa.<br />

Il titolo “Dal silenzio alla lingua” sintetizza il percorso <strong>di</strong> acquisizione della lingua,<br />

sia della lingua madre sia della lingua seconda, sottolineandone il carattere <strong>di</strong> processo.<br />

Acquisire una lingua è un percorso <strong>di</strong> costruzione della stessa nella quale intervengono<br />

<strong>di</strong>versi fattori e primariamente, ripeto, quello della relazione e che può essere facilitato<br />

utilizzando strategie e stimoli adeguati<br />

Scritto per gli alunni arrivati da lontano, per la ricchezza dei contenuti, la densità dei<br />

concetti e la varietà delle proposte, vorrebbe essere uno strumento per accompagnare tutti i<br />

bambini ad acquisire maggiori competenza e consapevolezza nell’utilizzo della lingua.<br />

Ringrazio cor<strong>di</strong>almente ciascuno dei componenti il gruppo <strong>di</strong> lavoro, per la passione<br />

e l’impegno con<strong>di</strong>visi, per i sorrisi, gli sguar<strong>di</strong>, le risate, i dolci e le <strong>di</strong>scussioni accese.<br />

La coor<strong>di</strong>natrice<br />

Isabella Tione


In<strong>di</strong>ce<br />

0. Sull’acquisizione della Lingua Italiana come Lingua Seconda (L2) 11<br />

1. Tappe <strong>di</strong> acquisizione (Perché?) 12<br />

2. Strategie relazionali e <strong>di</strong>dattiche (Come fare?) 19<br />

3. Materiali <strong>di</strong>dattici (Che cosa fare?) 25<br />

4. Osservazione (Cosa e come osservare?) 33<br />

Griglie linguistiche 49<br />

Glossarietto 53<br />

Bibliografia 65<br />

Sitografia 79<br />

SYLLABUS 87


0. Sull’acquisizione della Lingua Italiana come Lingua Seconda (L2)<br />

Cos’è una Lingua Seconda<br />

La Lingua Seconda (L2) è la lingua appresa spontaneamente nel Paese in cui è parlata in un<br />

periodo successivo all’appren<strong>di</strong>mento della lingua materna (o nativa o L1).<br />

L’acquisizione avviene soprattutto attraverso contatti quoti<strong>di</strong>ani con parlanti nativi. Si<br />

apprende grazie alle relazioni: a scuola, in quanto ci si rapporta con altri bambini e con<br />

adulti; fuori dalla scuola, in contesti sociali (da qui, l’importanza <strong>di</strong> frequentare amici, attività<br />

sportive, ricreative, musicali...).<br />

L’insegnante può solo agire da facilitatore pre<strong>di</strong>sponendo percorsi <strong>di</strong>dattici efficaci e<br />

stimolando relazioni significative atti a facilitare l’appren<strong>di</strong>mento spontaneo della lingua<br />

seconda.<br />

È importante che l’insegnante conosca le tappe <strong>di</strong> acquisizione della lingua (ve<strong>di</strong> cap.1), che<br />

sono le stesse in<strong>di</strong>pendentemente dalla lingua materna, e che conosca la <strong>di</strong>fferenza tra la<br />

lingua della comunicazione <strong>di</strong> base e la lingua dello stu<strong>di</strong>o. Queste due “lingue” hanno<br />

tempi <strong>di</strong> acquisizione <strong>di</strong>versi: almeno due anni per una comunicazione efficace - almeno<br />

cinque/sei anni per la lingua dello stu<strong>di</strong>o; i tempi possono variare a seconda del bambino e<br />

del contesto in cui è inserito. Il passaggio tra la lingua della comunicazione e la lingua dello<br />

stu<strong>di</strong>o è un passaggio impegnativo e necessario per tutti i bambini e va seguito con<br />

attenzione.<br />

L’acquisizione è strettamente connessa alla ricchezza <strong>di</strong> stimoli ricevuti, alla qualità delle<br />

relazioni che si instaurano, ad un ambiente sereno e accogliente. È fondamentale, pertanto,<br />

curare le relazioni tra pari e tra insegnanti e alunni.<br />

Nel percorso <strong>di</strong> insegnamento/appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> una lingua seconda occorre tenere conto<br />

dell’in<strong>di</strong>vidualità, della provvisorietà, del “movimento” delle persone, dello stile cognitivo 1<br />

che non è detto rimanga sempre lo stesso, ma che può cambiare a seconda del periodo,<br />

dello stato d’animo, delle attività...<br />

1<br />

La teoria degli stili cognitivi è un’idea categoriale, quin<strong>di</strong> utile come riferimento orientante, ma è da riportare su un piano<br />

<strong>di</strong> maggiore complessità.<br />

“Questa <strong>di</strong>stinzione olistico/seriale è utile, ma molto probabilmente si dovrebbe moltiplicare una immagine del genere per<br />

il numero dei casi in cui una persona utilizza l’uno o l’altro stile, per il numero dei partecipanti, per il numero delle<br />

materie, argomenti e sottoargomenti affrontati in una sequenza […] fino agli elementi dello stile che sono inconoscibili, ai<br />

molti altri elementi dell’appren<strong>di</strong>mento che sono indeterminabili […]. Ne salta fuori un quadro sicuramente complesso. Si<br />

potrebbe <strong>di</strong>re che confrontarsi con l’enigma dello stile è una risorsa per cominciare a limitare i tassi <strong>di</strong> banalizzazione che<br />

pervadono i meccanismi <strong>di</strong> insegnamento/ appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> cui siamo parte” (Perticari 2005: 47).<br />

!<br />

11


Importanza <strong>di</strong> mantenere la Lingua Materna (L1)<br />

Il processo <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> una lingua seconda e lo sviluppo cognitivo sono favoriti<br />

dalla padronanza della lingua materna del bambino, quin<strong>di</strong> è importante che il bambino<br />

possa mantenere la lingua d’origine in famiglia.<br />

Ricor<strong>di</strong>amo che la L1 è la lingua degli affetti: lingua che trova le parole per riconoscere ed<br />

esprimere sensazioni, emozioni e sentimenti.<br />

1. Tappe <strong>di</strong> acquisizione dell’Italiano Lingua Seconda<br />

L’acquisizione <strong>di</strong> qualsiasi nuova lingua segue gli stessi sta<strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendentemente dall’età,<br />

dalle caratteristiche in<strong>di</strong>viduali e dalla lingua <strong>di</strong> origine; quelli che possono cambiare sono i<br />

tempi.<br />

Le lingue si imparano dapprima ascoltando: naturalmente, nei bambini piccoli che<br />

apprendono la lingua materna, c’è una fase <strong>di</strong> ascolto/elaborazione molto lunga (fase del<br />

silenzio), poi compare la produzione <strong>di</strong> parole nome, i verbi sono espressi in modo che noi<br />

definiremmo grammaticalmente non corretto dal punto <strong>di</strong> vista della lingua <strong>di</strong> arrivo<br />

(l’italiano degli adulti). Gli adulti accolgono i tentativi <strong>di</strong> comunicazione con gioia, sono<br />

consapevoli che è in atto un processo e ne hanno fiducia.<br />

Anche gli apprendenti <strong>di</strong> una lingua seconda vivono la fase del silenzio durante la quale<br />

cominciano ad entrare in contatto con il nuovo sistema linguistico.<br />

Molto spesso gli insegnanti devono confrontarsi con il silenzio iniziale dei propri alunni <strong>di</strong><br />

origine straniera, silenzio che sembra mettere in <strong>di</strong>scussione la vali<strong>di</strong>tà dell’intervento<br />

<strong>di</strong>dattico e in crisi la loro stessa funzione <strong>di</strong> educatori/insegnanti.<br />

Questo periodo è normale nei bambini che imparano una lingua seconda. La durata della<br />

fase del silenzio varia molto da in<strong>di</strong>viduo a in<strong>di</strong>viduo: alcuni bambini si esprimono già dopo<br />

qualche giorno, altri impiegano più tempo per iniziare a produrre oralmente brevi enunciati.<br />

Questo <strong>di</strong>pende da molti fattori in<strong>di</strong>viduali e legati al contesto <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento. Tuttavia è<br />

necessario non affrettare o forzare i tempi: spesso capita che un alunno rimasto silenzioso<br />

per tre o quattro mesi inizi improvvisamente a parlare esprimendosi come gli altri compagni<br />

e recuperando i tempi <strong>di</strong> “attesa” iniziali. Evidentemente è necessario un periodo nel quale<br />

i dati linguistici siano elaborati e sistemati implicitamente dall’apprendente. Questo periodo,<br />

dunque, ha un grosso valore per l’alunno. Il silenzio iniziale ha una propria funzione nello<br />

sviluppo <strong>di</strong> una seconda lingua.<br />

Ma che cosa può fare l’insegnante per rispettare questa fase?<br />

Nella programmazione è bene prevedere attività che non richiedano subito la produzione<br />

orale da parte dell’alunno. Il primo periodo <strong>di</strong> inserimento scolastico, in pratica, dovrebbe<br />

12


essere de<strong>di</strong>cato all’ascolto e alla comprensione della nuova lingua, la prima “abilità” a<br />

svilupparsi naturalmente anche nell’appren<strong>di</strong>mento della lingua materna (L1).<br />

Durante questa prima fase, l’insegnante che voglia facilitare e non ostacolare il naturale<br />

processo <strong>di</strong> acquisizione della lingua seconda si aspetta risposte verbali nella L1<br />

dell’apprendente oppure “risposte fisiche”.<br />

Per concludere, quin<strong>di</strong>, è bene ricordare che anticipare i tempi non è proficuo: spingere<br />

incessantemente i bambini <strong>di</strong> origine straniera a parlare significherebbe spingerli a compiere<br />

passi forzati e questo non faciliterebbe l’appren<strong>di</strong>mento della lingua seconda.<br />

FASI (E PROCESSI) ACQUISIZIONALI:<br />

Il processo <strong>di</strong> acquisizione <strong>di</strong> una lingua segue queste fasi, o varietà:<br />

• varietà iniziali<br />

• varietà basiche<br />

• varietà post-basiche:<br />

- sta<strong>di</strong> interme<strong>di</strong><br />

- varietà avanzate<br />

- varietà quasi-native<br />

Il passaggio dall’una all’altra tappa è determinato da due momenti evolutivi fondamentali:<br />

Varietà iniziali Varietà basiche Varietà postbasiche<br />

Scoperta delle categorie grammaticali Uso della morfologia<br />

Quin<strong>di</strong>, nel passaggio tra la prima e la seconda si scoprono le categorie grammaticali, tra la<br />

seconda e la terza fase la varietà <strong>di</strong> lingua comincia ad utilizzare la morfologia, nell’ultima si<br />

ha un progressivo ampliamento e raffinamento a livello lessicale, sintattico e <strong>di</strong> competenza<br />

per quanto riguarda i registri comunicativi e le tipologie testuali.<br />

Ciascuna varietà <strong>di</strong> lingua ha <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> lingua.<br />

Si usa varietà perché una lingua non è un blocco monolitico, ma un sistema poliedrico<br />

composto da tante lingue (tante varietà della lingua): ne consegue che non esiste una lingua<br />

italiana, ma tante lingue italiane 2 (cfr. Pona 2010).<br />

2<br />

Il repertorio linguistico italiano comprende una vasta gamma <strong>di</strong> varietà in rapporto<br />

- al tempo (variazione <strong>di</strong>acronica)<br />

- allo spazio (variazione <strong>di</strong>atopica: i <strong>di</strong>aletti)<br />

- alla situazione comunicativa (variazione <strong>di</strong>afasica)<br />

- al canale comunicativo (variazione <strong>di</strong>amesica: scritto/orale).<br />

13


Se ascoltate e lette con sensibilità, in modo attento, senza pregiu<strong>di</strong>zi, le varietà linguistiche<br />

creano sorpresa, sono poesia, sono espressive e comunicano bellezza.<br />

VARIETÀ INIZIALI 3<br />

Le varietà iniziali comprendono i primi tentativi <strong>di</strong> comunicare. Consistono prevalentemente<br />

<strong>di</strong> elementi lessicali e <strong>di</strong> pochi elementi funzionali. Ci si esprime utilizzando:<br />

- costrutti fissi e formule, chunks, ossia pezzi <strong>di</strong> lingua non analizzati<br />

comesichiama, … si <strong>di</strong>ce …, io non so questo.<br />

- singole parole, che possono designare oggetti, persone, azioni: zio, penna, tavolo,<br />

parlare; ma anche intere situazioni: Cina, che vuol <strong>di</strong>re: ‘In Cina’, o ‘quando ero<br />

in Cina’, o ‘la Cina’, o ‘i cinesi’ o, semplicemente, ‘prima, quando ero piccolo’.<br />

- parole funzione, come io (‘chi parla’); non; basta, finito (‘non devo <strong>di</strong>re altro’<br />

oppure, abbinato a un verbo ‘ho smesso <strong>di</strong> …’ o ‘non voglio …’).<br />

- topic (ve<strong>di</strong> glossario) iniziale: l’argomento <strong>di</strong> un enunciato è posto all'inizio<br />

dell'enunciato stesso:<br />

io (topic) parlare italiano no bene<br />

bambini niente (‘non ci sono bambini’)<br />

In questa fase è massima la <strong>di</strong>pendenza dell’apprendente, nella pianificazione del <strong>di</strong>scorso,<br />

dall’interlocutore e dal contesto situazionale e <strong>di</strong>scorsivo. Il massimo sforzo <strong>di</strong><br />

appren<strong>di</strong>mento è volto al riconoscimento e alla memorizzazione <strong>di</strong> vocaboli, e alla<br />

strutturazione <strong>di</strong> enunciati a partire dai suggerimenti del parlante nativo.<br />

Le varietà iniziale e basica sfumano gradualmente l’una nell’altra e paiono riflettere principi<br />

organizzativi simili e in<strong>di</strong>pendenti dalla lingua <strong>di</strong> partenza (lingua materna) e da quella <strong>di</strong><br />

arrivo (lingua seconda).<br />

L’Italiano <strong>di</strong> stranieri è una varietà linguistica autonoma e specifica caratterizzata, come altre, da tentativi, ipotesi ed<br />

elaborazioni: dei veri e propri esperimenti con la lingua. È una varietà <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento della lingua <strong>di</strong> arrivo. Ogni<br />

persona apprendente manifesta strategie <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento: attraverso un’analisi attenta, si possono cogliere le operazioni<br />

mentali utilizzate per comunicare e per acquisire la nuova lingua.<br />

3<br />

Per una trattazione esaustiva delle varietà <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento, si rimanda, tra gli altri, ad Andorno (2003, 2006a, 2006b), a<br />

Chini (2005), e a Giacalone Ramat (1986, 1988, 1993, 2003).!<br />

14


VARIETÀ BASICHE<br />

La varietà basica è caratterizzata dall’aumento degli elementi lessicali e in particolare <strong>di</strong><br />

quelli avverbiali. Non esiste ancora invece un uso della morfologia legata, cioè delle<br />

terminazioni delle parole: le parole sono espresse in forme base non flesse o la cui flessione<br />

è priva <strong>di</strong> valore <strong>di</strong>stintivo.<br />

I nomi non hanno marche <strong>di</strong> genere e <strong>di</strong> numero, la parte finale della parola non esprime<br />

consapevolezza denotativa. “Ad es., possiamo trovare alternanze <strong>di</strong> forme in –o e in –i nei<br />

nomi senza che si possa ancora parlare dell’acquisizione della categoria grammaticale del<br />

numero” (Giacalone Ramat 1993: 348).<br />

Il verbo italiano ha in questa fase una forma basica che coincide <strong>di</strong> solito con una forma<br />

ra<strong>di</strong>ce o con l’infinito. Infatti compare generalmente coniugato alla terza/seconda persona<br />

singolare del presente in<strong>di</strong>cativo ed è utilizzato per esprimere situazioni <strong>di</strong>verse nel tempo<br />

(Io mangia piuttosto che io mangiare come prevede lo stereotipo). Si può trovare anche<br />

l’infinito, spesso con valore modale cioè per esprimere necessità, intenzionalità (Dire basta<br />

problema = io voglio <strong>di</strong>re basta ai problemi).<br />

Il <strong>di</strong>scorso dell’apprendente è organizzato anche sulla base degli schemi valenziali del verbo<br />

(Sabatini, Tesnière)), il quale, come ogni bravo regista, chiama intono a sé degli attori per<br />

quel “dramma” che si chiama enunciato. Le frasi si strutturano maggiormente in modo<br />

autonomo sulla base <strong>di</strong> modelli come:<br />

agente (ve<strong>di</strong> glossario) – verbo – oggetto: bambino lo prende vestiti<br />

esperiente (ve<strong>di</strong> glossario) – verbo – oggetto: bambino guarda<br />

VARIETÀ POST-BASICHE<br />

Nelle varietà post-basiche c’è una graduale acquisizione delle strutture (fonetiche,<br />

morfosintattiche, semantiche, pragmatiche, etc.) della lingua italiana.<br />

Per quanto riguarda l’aspetto del verbo, compare una prima <strong>di</strong>stinzione nel modo <strong>di</strong><br />

esprimere gli eventi in corso, quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> aspetto imperfettivo, e gli eventi conclusi, quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

aspetto perfettivo. In italiano queste due funzioni si realizzano sulle forme:<br />

azioni in corso (imperfettive): forma basica (Io gioca)<br />

azioni concluse (perfettive): participio (Io giocato)<br />

15


La <strong>di</strong>stinzione aspettuale fra perfettivo e imperfettivo consente <strong>di</strong> esprimere anche<br />

<strong>di</strong>stinzioni <strong>di</strong> passato/non passato e <strong>di</strong> anteriorità, ma non coincide con esse. Per esempio,<br />

io giocato in<strong>di</strong>ca azione conclusa, ma non necessariamente nel passato; potrebbe<br />

corrispondere anche ad un futuro anteriore (Quando avrò giocato…), ovvero azione<br />

conclusa nel futuro.<br />

In un secondo tempo, questo sistema evolve introducendo, accanto alla <strong>di</strong>stinzione<br />

aspettuale, il riferimento temporale:<br />

azioni del tempo presente e futuro: presente<br />

azioni del tempo passato imperfettive: imperfetto<br />

azioni del tempo passato perfettive: passato prossimo o participio<br />

Accanto a queste tre forme <strong>di</strong> valore tempo-aspettuale, l’infinito si specializza con valore<br />

modale, esprimendo vari casi <strong>di</strong> intenzionalità, volontà e futuro:<br />

- e se non fossi costretto a stare a scuola cosa faresti?<br />

- andare via<br />

Il processo <strong>di</strong> elaborazione del sistema verbale inizia dall’aspetto, considera in seguito il<br />

tempo e, successivamente, il modo, secondo un percorso <strong>di</strong> questo tipo:<br />

aspetto > tempo > modo<br />

Il tempo, come abbiamo visto per le fasi iniziali, può essere espresso attraverso elementi<br />

lessicali (“Cina”, “domani”, “ieri”, etc.).<br />

In questa fase si consolidano progressivamente le altre parti del <strong>di</strong>scorso, come si può<br />

osservare dalle scale acquisizionali che seguono.<br />

SCALE ACQUISIZIONALI<br />

Numerose ricerche svolte in Europa hanno <strong>di</strong>mostrato le regolarità nel processo <strong>di</strong><br />

acquisizione linguistica; si parla allora <strong>di</strong> sequenze <strong>di</strong> acquisizione. Il concetto <strong>di</strong> sequenza,<br />

come ci ricorda Anna Giacalone Ramat, coor<strong>di</strong>natrice del Progetto Interuniversitario <strong>di</strong> Pavia<br />

sull’acquisizione dell’Italiano L2, consente agli insegnanti <strong>di</strong> fare alcune pre<strong>di</strong>zioni<br />

importanti riguardo al percorso <strong>di</strong> acquisizione e alle competenze specifiche in ogni dato<br />

momento, in quanto:<br />

16


- l’acquisizione segue sta<strong>di</strong> precisi, conosciuti, indagati, stu<strong>di</strong>ati;<br />

- il passaggio ad uno sta<strong>di</strong>o successivo è caratterizzato dall’uso sistematico <strong>di</strong> una<br />

nuova struttura e avviene gradualmente: la nuova struttura appresa può convivere<br />

più o meno a lungo con le strutture precedenti;<br />

- gli sta<strong>di</strong> sono tra loro in rapporto implicazionale, cioè la presenza <strong>di</strong> una data<br />

struttura nella varietà dell’apprendente implica la presenza <strong>di</strong> specifiche strutture che<br />

la precedono nella sequenza.<br />

Sequenza d'acquisizione per Tempo/Aspetto/Modo e temporalità in italiano L2<br />

(stu<strong>di</strong> in Bernini - Giacalone Ramat [a cura <strong>di</strong>] 1990; Giacalone Ramat 1993, [a cura<br />

<strong>di</strong>] 2003; Banfi 1993; Berretta 2002):<br />

presente/infinito > participio passato (anche con ausiliare) > imperfetto > futuro ><br />

con<strong>di</strong>zionale > congiuntivo<br />

1<br />

17<br />

6<br />

5 congiuntivo<br />

4 con<strong>di</strong>zionale con<strong>di</strong>zionale<br />

3 futuro futuro futuro<br />

2 imperfetto imperfetto imperfetto imperfetto<br />

participio<br />

passato<br />

participio<br />

passato<br />

participio<br />

passato<br />

participio<br />

passato<br />

participio<br />

passato<br />

presente/infinito presente/infinito presente/infinito presente/infinito presente/infinito presente/infinito<br />

Acquisizione delle forme <strong>di</strong> imperativo in italiano L2 (Berretta 2002 [1993]):<br />

2a Singolare - Verbi in -ere/-ire, perché è la stessa forma del presente in<strong>di</strong>cativo > 2a<br />

Singolare Negativa > 2a Plurale > 2a Singolare Verbi in –are, perché è una forma <strong>di</strong>versa<br />

dal presente in<strong>di</strong>cativo > 2a Singolare ‘<strong>di</strong> cortesia’ (imperativo <strong>di</strong> cortesia, congiuntivo<br />

esortativo)


Or<strong>di</strong>ne d'acquisizione per le categorie:<br />

persona > numero > genere<br />

Sequenza <strong>di</strong> acquisizione dell'accordo <strong>di</strong> genere (Chini 1995):<br />

pronome anaforico (lui/lei) > articolo (la donna) > aggettivo attributivo (la donna bella) ><br />

aggettivo pre<strong>di</strong>cativo (la donna è bella) > participio passato (la donna è arrivata)<br />

Sequenza <strong>di</strong> acquisizione della negazione (Bernini 1996):<br />

no > non > niente/nessuno > neanche/mica<br />

2<br />

3<br />

aggettivo<br />

attributivo<br />

(la donna bella)<br />

Sequenza d’acquisizione dei pronomi clitici (Berretta 1986; cfr. Pona 2009a, 2009b):<br />

ci (+ 'essere') anche non analizzato > mi dativo > mi riflessivo > si impers/passivante > si<br />

riflessivo > ti > lo flesso (lo>la>li>le) > gruppi me lo/te lo > ci locativale > dativi <strong>di</strong> 3a ><br />

ci/vi <strong>di</strong> 1a pl. e 2a pl. > ne in gruppi (non analizzato: “non me ne frega niente”) > ne<br />

partitivo (analizzato: “ne voglio due”) > ne accusativo genitivale (analizzato: “ne ha parlato<br />

la maestra”)> ne locativo (dapprima non analizzato, poi analizzato: “me ne vado”)<br />

Come si vede da queste sequenze, il processo <strong>di</strong> elaborazione segue delle tappe influenzate<br />

dall’input e dalla frequenza <strong>di</strong> determinate strutture dell’input stesso, ma in<strong>di</strong>pendenti da<br />

esso. Può succedere che strutture molto frequenti nell’input (come, ad esempio, si, mica,<br />

magari, etc.) appaiano relativamente tar<strong>di</strong> nel percorso <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento. Si consiglia,<br />

quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> non affidarsi ad esercitazioni e correzioni sistematiche <strong>di</strong> una determinata<br />

struttura, ma <strong>di</strong> fidarsi del naturale programma <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento della lingua.<br />

18<br />

4<br />

aggettivo<br />

pre<strong>di</strong>cativo<br />

(la donna è bella)<br />

aggettivo<br />

attributivo<br />

(la donna bella)<br />

5<br />

participio passato<br />

(la donna è<br />

arrivata)<br />

aggettivo<br />

pre<strong>di</strong>cativo<br />

(la donna è bella)<br />

aggettivo<br />

attributivo<br />

(la donna bella)<br />

1 articolo (la donna) articolo (la donna) articolo (la donna) articolo (la donna)<br />

pronome anaforico<br />

(lui/lei)<br />

pronome anaforico<br />

(lui/lei)<br />

pronome anaforico<br />

(lui/lei)<br />

pronome anaforico<br />

(lui/lei)<br />

pronome anaforico<br />

(lui/lei)


2. Strategie relazionali e <strong>di</strong>dattiche<br />

2.a. Strategie relazionali<br />

“Un giorno è avvenuto un fatto che mi è rimasto nel cuore e che ho<br />

portato con me in Italia. Qualcosa che mi hanno insegnato i<br />

bambini e cioè che la <strong>di</strong>versità nella lingua, spesso, non<br />

rappresenta un problema <strong>di</strong> comunicazione.<br />

Mi trovo nella sezione Bullerby che accoglie bambini da 1 a 2<br />

anni.<br />

Una bambina è arrivata a scuola da poco, ha 1 anno e 4 mesi e in<br />

mano tiene stretto il piccolo libro che ha portato con sé da casa e<br />

che le permette <strong>di</strong> separarsi dalla mamma. Io non parlo svedese, lei<br />

non comprende l'italiano.<br />

Mi prende per mano, mi invita a sedermi per terra, mi sale in<br />

braccio e mi consegna il suo libro. Glielo leggo in italiano<br />

affidandomi alle figure, lei segue con il suo <strong>di</strong>tino e vocalizza.<br />

Un’altra bambina incuriosita dalle sonorità della lingua si<br />

avvicina, si ferma per un momento in pie<strong>di</strong>, <strong>di</strong> fianco a me, e poi<br />

mi viene in braccio e ascolta attenta. A <strong>di</strong>mostrazione che<br />

un’immagine, un gesto e un suono possono bastare per incontrarsi<br />

e stare insieme”.<br />

Astrid <strong>Val</strong>eck<br />

I bambini sono bambini e non rappresentanti <strong>di</strong> culture. Emozioni, paure, monellerie,<br />

curiosità, voglia <strong>di</strong> scoprire, intelligenza sono la sostanza <strong>di</strong> tutte le bambine e <strong>di</strong> tutti i<br />

bambini. Infatti, nessuno <strong>di</strong> noi è mai assimilabile alla propria “origine culturale”. La ricerca<br />

antropologica ha <strong>di</strong>mostrato attraverso la pratica etnografica che le culture non sono<br />

“contenitori chiusi” ma reti aperte 4 : le persone reali non sono assimilabili a delle idee<br />

" La cultura come “contenitore” è una metafora usata nel <strong>di</strong>battito antropologico per criticare il concetto <strong>di</strong> cultura costituita<br />

da tratti <strong>di</strong>stintivi e immutabili, i quali dovrebbero definire l’identità degli in<strong>di</strong>vidui. Come afferma l’antropologo Leonardo<br />

Piasere “la categoria ‘cultura’ è mappata sulla metafora del contenitore, nel senso che è pensata come se fosse un<br />

contenitore, con un interno, delle pareti o dei confini precisamente posti, un esterno. Come nel mondo dei contenitori una<br />

cosa o è dentro o è fuori ad un contenitore dato, così anche le categorie ‘contengono’ o ‘non contengono un dato<br />

elemento” (Piasere 2010: 49). La conseguenza è, dunque, quella <strong>di</strong> ‘creare l’Altro’, <strong>di</strong> imporre agli in<strong>di</strong>vidui un’identità<br />

etnica decisa aprioristicamente, poiché essa si identifica con la falsa credenza <strong>di</strong> “avere la facoltà <strong>di</strong> ‘inventare’, <strong>di</strong><br />

‘costruire’ completamente gli altri, oltre che quella <strong>di</strong> dominarli” (Piasere 2010: 73). Tale approccio, afferma Francesco<br />

Remotti, “ci pone su un sentiero viscido […] non ci vuol molto a scivolare dal riconoscimento e dal rispetto delle<br />

<strong>di</strong>fferenze alla <strong>di</strong>scriminazione […]” (Remotti 2001: 29). Ad entrare in relazione sono invece gli in<strong>di</strong>vidui, che non si<br />

assimilano né si separano ma si connettono oltrepassando i rispettivi confini “[…] superando le barriere (logiche o <strong>di</strong> altro<br />

genere) trans-gredendo limiti e <strong>di</strong>vieti <strong>di</strong> accesso. Nelle reti <strong>di</strong> connessione (spesso confuse, non propriamente nette,<br />

talvolta aggrovigliate, in alcuni punti mancanti o lacerate) l’identità è senz’altro presente; ma lo è con <strong>di</strong>fficoltà: la<br />

contrastano i fili che, in certi casi sotterranei, passano sotto le linee <strong>di</strong> confine” (Remotti 2001: 9).<br />

19


astratte <strong>di</strong> cultura, spesso coincidenti con i nostri stereotipi (per esempio, il bambino è<br />

cinese quin<strong>di</strong>…; è una bambina africana allora…; sono albanesi perciò…), ma cocostruiscono<br />

e de-costruiscono insieme esperienze in cui si raffrontano conoscenze vecchie<br />

con quelle nuove e si formulano nuovi significati nello spazio con<strong>di</strong>viso della relazione. Per<br />

esempio, quando chiedo ad un bambino <strong>di</strong> “raccontarsi”, il racconto dovrebbe avvenire in<br />

modo spontaneo, senza rivolgere domande <strong>di</strong>rette che possano riconfermare e perpetuare<br />

lo stereotipo (per esempio, “Raccontami una festa tipica del tuo Paese”, “Dimmi quali sono i<br />

piatti tipici del tuo Paese”, “Cantami una canzoncina tipica”, “Qui si fa così, da voi come si<br />

fa?”, etc.). Il racconto può essere anche stimolato attraverso attività in cui si propongono<br />

testi narrativi o giochi, chiedendo “Che cosa ne pensi? Che cosa faresti al posto <strong>di</strong>...?”<br />

Raccogliere racconti <strong>di</strong> vita non può ridursi a esercizi <strong>di</strong> <strong>di</strong>aloghi interculturali 5 banalizzanti:<br />

valorizzare la relazione fra gli in<strong>di</strong>vidui, fra le soggettività implicate, significa, infatti, offrire<br />

“la possibilità <strong>di</strong> creare, preliminarmente, uno spazio comune […] d’intelligibilità<br />

con<strong>di</strong>visa, una relazione che sia anche uno scambio <strong>di</strong> significati e processo<br />

comune <strong>di</strong> conoscenza: della propria reciproca umanità e dei propri mon<strong>di</strong><br />

sociali, culturali e morali. […] L’empatia, non l’assimilazione ingenua, <strong>di</strong>venta<br />

un’attitu<strong>di</strong>ne metodologica ed euristica che non riguarda solo gli universi<br />

affettivi, morali e culturali dei migranti, ma deve permettere all’etnografo<br />

(insegnante, nel nostro caso) <strong>di</strong> immaginare: chi sarei io, come mi comporterei<br />

[…] quali strategie adotterei per <strong>di</strong>fendermi dalle immagini negative <strong>di</strong> me stesso<br />

che mi restituisce la società d’arrivo? Poiché l’estraneo non è veramente tale e<br />

sono piuttosto le sue rappresentazioni sociali a restituirlo connotato da qualche<br />

forma <strong>di</strong> alterità irriducibile. Alla luce dell’esperienza, penso che la <strong>di</strong>alettica<br />

“familiarizzare l’estraneo/relativizzare il familiare” vada resa più problematica e<br />

complessa: le biografie dei migranti spesso ci restituiscono un altro volto <strong>di</strong> ciò<br />

5 Attraverso le indagini etnografiche realizzate nella scuola, gli antropologi affermano che l’educazione interculturale,<br />

elaborata negli ultimi vent’anni dalla pedagogia europea e praticata nel quoti<strong>di</strong>ano scolastico, si basa spesso su vecchie<br />

definizioni del concetto <strong>di</strong> cultura. “Qui , la cultura è spesso pensata come un contenitore con pareti ben precise, che tiene<br />

più o meno prigioniere le persone che, per entrare in contatto tra loro, devono appunto attraversare le pareti/confini”<br />

(Piasere 2007:14) (vd. nota 2). “Il termine stesso «inter-cultura» nasce forse da questa metafora nascosta, costruita<br />

analogicamente sull'idea dello stato- cassetta, creatore <strong>di</strong> «culture nazionali» omogenee. Un'altra metafora su cui è costruito<br />

il vecchio concetto <strong>di</strong> cultura è quello <strong>di</strong> «razza», per cui i tratti culturali sono inconsapevolmente pensati come «genetici»<br />

(«intrinseci», «atavici», «che fondano le proprie ra<strong>di</strong>ci nella notte dei tempi», ecc.) […], anche se oggi, si propugna<br />

«l'ibridazione», o il «meticciamento» culturali, e simili. Tale metafora nascosta, pericolosa per la storia che veicola, appare a<br />

volte anche nei nomi delle associazioni o dei progetti <strong>di</strong> educazione interculturale. Oggi, al contrario, in antropologia<br />

prevale un approccio «<strong>di</strong>stributivo» della cultura, intesa come senso comune esternato e <strong>di</strong>versamente con<strong>di</strong>viso all'interno<br />

delle reti sociali, in cui agiscono persone con <strong>di</strong>fferenti agentività e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>versamente in grado <strong>di</strong> influenzare il<br />

cambiamento <strong>di</strong> un dato senso comune. Vista, così, ogni persona <strong>di</strong>venta un punto <strong>di</strong> congiunzione per un infinito<br />

numero <strong>di</strong> culture che si sovrappongono parzialmente” (Ibidem ).<br />

!<br />

20


che ci è familiare e un’altra <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> ciò che ci è <strong>di</strong>venuto estraneo”.<br />

(Rivera 2008: 47-61)<br />

Il <strong>di</strong>vario tra i risultati della ricerca fuori dalla scuola e le prassi al suo interno può e deve<br />

essere colmato.<br />

Una buona pratica <strong>di</strong>dattica necessita <strong>di</strong> tempi lunghi e <strong>di</strong>stesi, privilegia i processi <strong>di</strong><br />

appren<strong>di</strong>mento e le relazioni rispetto al prodotto, non ha fretta, non pretende che il<br />

bambino parli subito, che scriva velocemente e in modo considerato corretto; in poche<br />

parole, ha tempo.<br />

Una buona pratica <strong>di</strong>dattica è attenta agli aspetti <strong>di</strong> tipo psico-affettivo e abbatte le barriere<br />

emotive che ostacolano l’appren<strong>di</strong>mento: quando il cosiddetto “filtro affettivo” è basso<br />

favorisce gli incontri e l’appren<strong>di</strong>mento, quando è alto blocca il processo <strong>di</strong> costruzione<br />

delle relazioni e delle conoscenze.<br />

“Il filtro è quella parte del sistema interno <strong>di</strong> elaborazione che nel subconscio<br />

seleziona l’ingresso della lingua sulla base <strong>di</strong> ciò che gli psicologi definiscono<br />

“affetto”: i motivi dell’apprendente, le esigenze, le attitu<strong>di</strong>ni e gli stati emozionali.<br />

Il filtro sembra essere il primo grosso ostacolo che i dati linguistici in ingresso<br />

devono affrontare prima <strong>di</strong> venire elaborati ulteriormente. Esso determina: 1)<br />

quali modelli della seconda lingua selezionerà l’apprendente; 2) quali parti della<br />

lingua saranno prese in considerazione per prime; 3) quando dovrebbero finire<br />

gli sforzi per l’appren<strong>di</strong>mento della lingua; 4) quanto rapidamente un in<strong>di</strong>viduo<br />

può imparare una lingua”. (Dulay-Burt-Krashen 1985: 84)<br />

Una buona pratica, infine, è capace <strong>di</strong> instaurare un rapporto <strong>di</strong>retto e <strong>di</strong> fiducia con i<br />

genitori e non impone al bambino il ruolo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>um tra la famiglia e la scuola. A tale<br />

proposito, è necessario prevedere la presenza <strong>di</strong> me<strong>di</strong>atori linguistici, l’utilizzo <strong>di</strong><br />

modulistica, avvisi e documenti tradotti.<br />

21


2.b. Strategie <strong>di</strong>dattiche<br />

“La lingua si impara nelle relazioni”<br />

In linea generale, queste possono essere strategie efficaci:<br />

Il Laboratorio <strong>di</strong> Lingua Seconda: spazio nel quale l’acquisizione della lingua è<br />

facilitata da attività in<strong>di</strong>vidualizzate o a piccoli gruppi. All’interno del laboratorio è<br />

fondamentale stimolare competenze comunicative, parlare, lavorare sulle abilità e le<br />

funzioni comunicative e non preoccuparsi nella prima fase della correttezza formale<br />

della lingua. Il raggiungimento della correttezza ortografica e sintattica avviene<br />

me<strong>di</strong>ante un percorso: il modo <strong>di</strong> esprimersi <strong>di</strong> ciascun bambino nello sperimentare<br />

le <strong>di</strong>verse fasi del processo <strong>di</strong> acquisizione della Lingua seconda è da considerarsi<br />

una varietà <strong>di</strong> lingua, un trampolino per la fase successiva, non una lingua<br />

imperfetta o un limite. È importante offrire a ciascun bambino la possibilità <strong>di</strong><br />

esprimersi senza il timore <strong>di</strong> sbagliare: <strong>di</strong> fronte all’errore, nella conversazione, è più<br />

efficace la semplice ripetizione della parola o della frase rispetto al sottolineare: “Si<br />

<strong>di</strong>ce così, non così.”<br />

In questo modo il bambino non è mortificato dall’errore, nello stesso tempo sente<br />

l’espressione “corretta” e sarà portato a ripeterla e ad acquisirla. Questo non significa<br />

non dare importanza agli errori, anzi! Gli errori rappresentano spesso tentativi <strong>di</strong><br />

utilizzare strutture linguistiche nuove (ad es. io eravo denota l’acquisizione della regola<br />

generale <strong>di</strong> formulazione dell’imperfetto in<strong>di</strong>cativo). Attraverso l’analisi del modo <strong>di</strong><br />

esprimersi si capisce quali sono le abilità e le competenze realmente acquisite.<br />

La riflessione sistematica sulle strutture grammaticali della lingua è un momento molto<br />

successivo alle fasi <strong>di</strong> sperimentazione. In questa prospettiva è legittima anche la<br />

“libertà <strong>di</strong> scrittura” alla quale bisogna riconoscere innanzitutto il valore espressivo e<br />

comunicativo. Analizzando insieme ai bambini le produzioni scritte è importante che le<br />

“correzioni” siano contestuali al percorso e offrano input verso il livello successivo.<br />

A questo proposito è importante, attraverso il concetto <strong>di</strong> monitor, considerare in che<br />

modo il bambino elabora le informazioni ricevute durante il proprio processo <strong>di</strong><br />

appren<strong>di</strong>mento.<br />

“Il monitor è quella parte del sistema interno dell’apprendente che pare sia<br />

responsabile dell’elaborazione linguistica consapevole (appren<strong>di</strong>mento).<br />

Quando una persona tenta <strong>di</strong> imparare una regola leggendola da una<br />

grammatica o nel corso <strong>di</strong> una lezione in cui l’insegnante la descrive in modo<br />

esplicito, la persona è impegnata nell’appren<strong>di</strong>mento cosciente della lingua.<br />

22


Tutte le volte che si compie un’elaborazione linguistica consapevole, l’apprendente<br />

fa uso del monitor. Allo stesso modo quando si esegue un esercizio che chieda<br />

attenzione cosciente alla forma linguistica, o quando si memorizza un <strong>di</strong>alogo, si<br />

compie un’elaborazione consapevole e si fa uso del monitor.<br />

La conoscenza linguistica ottenuta grazie al monitor può essere utilizzata per<br />

formulare consapevolmente delle frasi e per correggere la propria lingua scritta o<br />

parlata. La funzione “correttiva” del monitor entra in gioco quando uno studente<br />

tenta <strong>di</strong> correggere delle composizioni o delle frasi agrammaticali nelle parti <strong>di</strong><br />

un test linguistico, o quando autocorregge spontaneamente gli errori fatti durante<br />

una conversazione naturale.<br />

[…] Il grado <strong>di</strong> utilizzazione del monitor <strong>di</strong>pende almeno da quanto segue:<br />

1) età dell’apprendente;<br />

2) insieme dell’istruzione formale ricevuta dall’apprendente;<br />

3) natura e attenzione richieste dal compito verbale che si sta eseguendo;<br />

4) personalità in<strong>di</strong>viduale dell’apprendente.<br />

Ad esempio, prestare attenzione a produrre espressioni grammaticalmente<br />

corrette è un tratto della personalità <strong>di</strong> molti adulti. Ciò dà luogo spesso a molte<br />

autocorrezioni ed esitazioni nel parlare. Allo stesso modo i compiti che spingono<br />

l’apprendente a concentrare la sua attenzione sull’analisi linguistica consapevole<br />

(come riempire gli spazi vuoti con morfemi corretti) sollecitano l’azione del<br />

monitor; mentre ciò non avviene per gli esercizi che spingono il parlante a<br />

concentrare la sua attenzione sulla comunicazione (come rispondere a una<br />

domanda reale)”. (Dulay-Burt-Krashen 1985: 99)<br />

Infine, può essere efficace stimolare i bambini a riconoscere, a chiedere spiegazioni,<br />

a fare riflessioni ed ipotesi su parole ed espressioni non conosciute, ad utilizzare<br />

strumenti che possono facilitare la conoscenza e la comprensione <strong>di</strong> termini quali<br />

<strong>di</strong>zionari per immagini, <strong>di</strong>zionari bilingue per i più gran<strong>di</strong> e altro.<br />

Il lavoro cooperativo in classe permette ai bambini <strong>di</strong> esercitare ed acquisire la<br />

lingua quasi senza rendersene conto. Lavorando ad un progetto comune vengono<br />

stimolati ad attingere a tutte le loro conoscenze e competenze linguistiche, a<br />

sperimentare, ad “azzardare” nuove forme, a creare parafrasi, a comunicare per<br />

partecipare alla realizzazione.<br />

Si può proporre, ad esempio <strong>di</strong> creare un elaborato grafico-pittorico a piccolissimi<br />

gruppi, assegnando un compito specifico a ciascuno: si pensi a quanta lingua verrà<br />

utilizzata sia in produzione sia in ascolto per chiedere la colla, le forbici, scegliere un<br />

colore o una forma piuttosto che un’altra...<br />

23


Naturalmente questa metodologia può essere applicata in tutte le <strong>di</strong>scipline: per la<br />

soluzione <strong>di</strong> un problema, la costruzione delle tabelline, la comprensione o la stesura<br />

<strong>di</strong> un testo, la lettura <strong>di</strong> una carta geografica, durante sperimentazioni scientifiche, in<br />

un gioco motorio o da tavolo...<br />

Per tutti i bambini è un approfon<strong>di</strong>mento sia specifico delle <strong>di</strong>scipline sia linguistico;<br />

inoltre, per alcuni è rinforzo, per altri metacognizione (nello spiegare ad un<br />

compagno ci si chiariscono le idee).<br />

I canti e le filastrocche Nell’acquisizione <strong>di</strong> una lingua straniera il canto e le<br />

filastrocche sono un ausilio molto importante. Grazie al canto, infatti, l’orecchio è<br />

aperto a recepire frequenze che normalmente, non sarebbe in grado <strong>di</strong> ricevere e<br />

<strong>di</strong>scriminare in maniera così ampia e precisa (cfr. Au<strong>di</strong>o-psico-fonologia <strong>di</strong> Alfred<br />

Tomatis). Nel canto corale ciascuno sente la propria voce risuonare insieme a quella<br />

degli altri, favorendo sia la percezione <strong>di</strong> sé, sia il senso <strong>di</strong> appartenenza al gruppo.<br />

Vengono inoltre stimolate la comunicazione, la creatività, l’attenzione, la<br />

concentrazione, la ricarica energetica e la memoria. Il canto aiuta notevolmente la<br />

memorizzazione <strong>di</strong> vocaboli e strutture linguistiche, favorendone l’acquisizione in<br />

maniera quasi inconscia. Questo perché più intensamente il nostro corpo prende<br />

parte ad un appren<strong>di</strong>mento 6 , più la memorizzazione risulta efficace (ve<strong>di</strong> TPR <strong>di</strong><br />

Asher 7 ). La musica si imprime per prima: le parole arrivano soltanto dopo, e si<br />

imprimono sulle cadenze ritmiche sottostanti. Per questo, anche le semplici<br />

filastrocche risultano molto più efficaci per la memorizzazione <strong>di</strong> elenchi, ad<br />

esempio, come i nomi dei mesi o dei giorni della settimana 8 .<br />

Il percorso ciclico e a spirale all’interno del quale le strutture della lingua vengono<br />

inizialmente proposte in modo semplice e in seguito riprese, perio<strong>di</strong>camente a livelli<br />

via via più complessi.<br />

# Per l’importanza dell’azione negli appren<strong>di</strong>menti linguistici in lingua seconda si veda, tra gli altri C. Cangià, “La<br />

glotto<strong>di</strong>dattica dell’azione: fondamenti psicolinguistici”, in E. Jafrancesco (a cura <strong>di</strong>), Atti del XVII Convegno nazionale Ilsa.<br />

Appren<strong>di</strong>mento linguistico e costruzione dell’identità plurilingue: aspetti psicolinguitici, Mondadori Education, Milano 2009.<br />

$ Vasta la possibilità <strong>di</strong> documentarsi sulle tecniche <strong>di</strong> TPR (Total Physical Response); tra i testi più <strong>di</strong>ffusi si segnala il<br />

classico J. ASHER, Learning Another Language Through Actions. The complete Teacher’s Guidebook, Sky Oaks, Los Gatos,<br />

California 1979.!<br />

%<br />

!Questo paragrafo riprende quanto sostenuto da P. Iotti, La pre<strong>di</strong>sposizione per le lingue – Di che cosa si tratta, che cosa<br />

fare per aumentarla., www.paoloiotti.net<br />

24


3. Materiali <strong>di</strong>dattici<br />

La lingua della comunicazione<br />

Per quanto riguarda la lingua della comunicazione, si può fare riferimento al Syllabus<br />

allegato, nel quale sono presentate la selezione e la sequenziazione dei contenuti nel<br />

percorso <strong>di</strong> acquisizione della lingua.<br />

La lingua dello stu<strong>di</strong>o: tecniche <strong>di</strong> facilitazione e semplificazione<br />

La lingua dello stu<strong>di</strong>o presenta delle caratteristiche <strong>di</strong> complessità <strong>di</strong>verse dalla lingua della<br />

comunicazione. Lo stu<strong>di</strong>oso canadese Jim Cummins, <strong>di</strong>videndo queste <strong>di</strong>verse competenze,<br />

introduce nel 1979 la <strong>di</strong>stinzione tra CALP (Cognitive Academic Language Proficiency) e<br />

BICS (Basic Interpersonal Communication Skills) e sottolinea quanto <strong>di</strong>versa sia la tempistica<br />

per il raggiungimento <strong>di</strong> tali competenze: almeno 2 anni per il possesso della competenza<br />

comunicativa <strong>di</strong> base (la lingua del “qui ed ora”) e almeno 5 anni per la competenza della<br />

lingua dello stu<strong>di</strong>o (questi, ovviamente, sono solo numeri in<strong>di</strong>cativi: ogni apprendente<br />

rappresenta un microcosmo <strong>di</strong> variabili che influenzano i <strong>di</strong>versi processi <strong>di</strong><br />

appren<strong>di</strong>mento/acquisizione). La scuola richiede ai suoi allievi, a volte ignorando la<br />

specifica complessità della lingua dello stu<strong>di</strong>o, la compresenza <strong>di</strong> queste competenze. Se da<br />

un lato la ricerca scientifica ha <strong>di</strong>mostrato che gli apprendenti <strong>di</strong> origine straniera impiegano<br />

naturalmente molto tempo a padroneggiare la lingua dello stu<strong>di</strong>o, altre ricerche rivelano che<br />

molte <strong>di</strong>fficoltà per quanto concerne tale lingua e le abilità richieste dalla scuola sono<br />

riscontrabili anche negli apprendenti italiani (Basile et al. 2006). Questo dovrebbe stimolare<br />

a riflettere sull’utilità della facilitazione linguistica all’interno dell’intero gruppo-classe.<br />

Sarebbe auspicabile, quin<strong>di</strong>, favorire la facilitazione a gruppi nella classe anche attraverso<br />

attività cooperative e <strong>di</strong> tutoraggio. Forse i primi tempi la quantità <strong>di</strong> programma svolto<br />

potrà <strong>di</strong>minuire; questo, tuttavia, a favore della qualità dell’appren<strong>di</strong>mento e delle emozioni<br />

positive associate alla vita scolastica (vd. Fabbro 2004). In un secondo tempo, questo<br />

metodo <strong>di</strong> lavoro si coniugherà con i tempi frettolosi della scuola e dei programmi<br />

ministeriali armonizzando quantità e qualità. Ovviamente, gli “esperimenti grammaticali”<br />

(cfr. Lo Duca 2004) e <strong>di</strong> facilitazione nella classe richiedono una preparazione specifica del<br />

corpo docente e un impegno costante del medesimo a facilitare e tutorare le attività <strong>di</strong><br />

facilitazione e <strong>di</strong> tutoraggio affidate al gruppo-classe. (Pona 2010)<br />

Per quanto riguarda i termini facilitazione e semplificazione linguistica in riferimento<br />

all’abilità <strong>di</strong> lettura, si usa il primo in riferimento a tutta una serie <strong>di</strong> attività atte a favorire la<br />

comprensione del testo scritto. Il testo, scritto nella lingua dello stu<strong>di</strong>o, sarà presentato<br />

25


nella sua veste originaria (quella del libro <strong>di</strong> testo) e l’insegnate/facilitatore linguistico e,<br />

auspicabilmente, tutto il gruppo-classe lavoreranno in armonia alla ricerca della deco<strong>di</strong>fica<br />

<strong>di</strong> un messaggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile comprensione.<br />

Si presenta qui <strong>di</strong> seguito un possibile percorso <strong>di</strong> facilitazione del testo, sud<strong>di</strong>viso in fasi.<br />

- Motivazione/Contestualizzazione: l’insegnante/facilitatore linguistico cercherà <strong>di</strong><br />

suscitare l’interesse dell’apprendente, motivandolo, e allo stesso tempo lo introdurrà<br />

all’argomento che si affronterà. Questa fase ha anche lo scopo non secondario <strong>di</strong> recuperare<br />

informazioni linguistico-comunicative e conoscenze pregresse e <strong>di</strong> attivare la capacità <strong>di</strong><br />

ipotizzare quello che verrà detto o scritto in un dato contesto.<br />

- Globalità/Verifica della comprensione: fase della scoperta del testo. Questa scoperta<br />

sarà progressiva: si andrà dall’osservazione del paratesto (immagini, titolo, aspetto del testo<br />

etc.), e dalla conseguente formulazione <strong>di</strong> ipotesi, all’analisi del contesto (ovvero <strong>di</strong> come<br />

l’argomento che si va ad analizzare, si inserisce nello stu<strong>di</strong>o che si sta affrontando oppure<br />

dell’insieme degli elementi comunicativo- situazionali all’interno <strong>di</strong> un qualsiasi testo) e del<br />

cotesto (il contesto linguistico) per arrivare infine all’analisi del testo vero e proprio. La<br />

lettura del testo avviene dal generale al particolare attraverso fasi <strong>di</strong> lettura globale<br />

(skimming) e lettura analitica (scanning). Nella prima fase, si avrà una comprensione<br />

generale del testo e nella seconda fase si recupereranno nel testo informazioni particolari e<br />

specifiche. L’introduzione <strong>di</strong> nuovo lessico avviene gradualmente e sistematicamente.<br />

La semplificazione, invece, è la riscrittura del testo in microlingua (linguaggio specifico delle<br />

<strong>di</strong>scipline) in un linguaggio più vicino alla comunicazione <strong>di</strong> base. L’italiano normativo,<br />

solitamente usato nei libri <strong>di</strong> testo, presenta delle caratteristiche specifiche dovute al suo<br />

statuto centenario <strong>di</strong> lingua <strong>di</strong> cultura e non <strong>di</strong> comunicazione (vd. Vanelli 1999): per questo<br />

le tendenze creative dei parlanti sono a tutt’oggi condannate dai grammatici e tenute fuori<br />

dalla norma gelosamente custo<strong>di</strong>ta (vd. Pona 2010). Questa varietà normativa è, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fficile impiego da parte degli apprendenti <strong>di</strong> origine straniera e l’uso della semplificazione<br />

dei testi in una prima fase può essere <strong>di</strong> aiuto. In una seconda fase, i testi semplificati<br />

dovranno, tuttavia, essere sostituiti dai testi originali facilitati per permettere agli apprendenti<br />

<strong>di</strong> acquisire una lingua sempre più complessa e specifica.<br />

Sarebbe opportuno, per concludere, non trascurare le attività <strong>di</strong> facilitazione linguistica<br />

all’interno <strong>di</strong> tutto il gruppo-classe e <strong>di</strong> fare della semplificazione un utile strumento sia <strong>di</strong><br />

26


iflessione sulla lingua per gli apprendenti italofoni sia <strong>di</strong> comprensione guidata per gli<br />

apprendenti <strong>di</strong> origine straniera. Le attività <strong>di</strong> semplificazione <strong>di</strong>ventano più efficaci se<br />

portate avanti dai bambini, che collaborano a coppie, a piccoli gruppi, a classe intera,<br />

con<strong>di</strong>videndo, elaborando e negoziando nuovi significati.<br />

27


TECNICHE DI SEMPLIFICAZIONE TESTUALE<br />

LESSICO<br />

1. Usare espressioni del vocabolario <strong>di</strong> base.<br />

ESEMPI.<br />

volto > viso, faccia<br />

porre > mettere<br />

giungere > arrivare<br />

avvenire, accadere > succedere<br />

anche usando perifrasi: estrarre > tirare fuori<br />

Se è necessario utilizzare lessico specialistico occorre facilitarne la comprensione.<br />

2. Ripetere le parole chiave evitando sinonimi.<br />

ESEMPIO.<br />

Il congresso <strong>di</strong> Vienna ebbe luogo nel 1815. A tale consesso parteciparono le autorità<br />

politiche <strong>di</strong> tutta l’Europa. > Il congresso <strong>di</strong> Vienna è del 1815. A questo congresso hanno<br />

partecipato le autorità politiche <strong>di</strong> tutta l’Europa.<br />

Tuttavia, si può gradualmente ridurre la ripetitività inserendo alcuni sinonimi (se<br />

appropriati), guidando lo studente ad associarli al termine <strong>di</strong> primo riferimento. Ogni<br />

parola fuori dal vocabolario <strong>di</strong> base deve essere facilitata per essere compresa.<br />

3. Evitare le forme figurate e le espressioni i<strong>di</strong>omatiche che non siano <strong>di</strong> uso<br />

comune.<br />

ESEMPIO.<br />

Nei suoi romanzi, Paolo Nori pone l’accento sulla lingua della quoti<strong>di</strong>anità. > Nei suoi<br />

romanzi, lo scrittore Paolo Nori usa la lingua <strong>di</strong> tutti i giorni.<br />

Tuttavia, quando si introducono nuove parole, è buona prassi offrirne parafrasi e<br />

facilitarne la comprensione.<br />

28


4. Evitare le nominalizzazioni.<br />

ESEMPIO.<br />

La costruzione del Colosseo da parte dei Romani impiegò 8 anni. > I Romani hanno<br />

costruito il Colosseo in 8 anni.<br />

Tuttavia, considerando l’importanza delle nominalizzazioni nelle microlingue <strong>di</strong>sciplinari,<br />

se ne possono introdurre gradualmente alcune importanti (legate però a termini già<br />

acquisiti), facilitando la comprensione globale anche attraverso il contesto, l’enciclope<strong>di</strong>a<br />

(conoscenze pregresse, quello che io so del mondo), e al contempo sollecitando<br />

l’attenzione dell’apprendente alla composizione delle parole.<br />

ESEMPIO.<br />

L’altezza del Monte Bianco è <strong>di</strong> 4810 metri.<br />

Quale parola semplice vi ricorda la parola altezza? Quale parola semplice troviamo<br />

all’interno <strong>di</strong> altezza? Come possiamo riscrivere la frase?<br />

Il Monte Bianco è alto 4810 metri.<br />

5. Usare espressioni concrete ed evitare espressioni astratte e personificazioni.<br />

ESEMPIO.<br />

La Presidenza del Consiglio è a capo del CSLI. > Il Presidente del Consiglio è a capo del<br />

Consiglio Superiore della Lingua Italiana (CSLI).<br />

6. Preferire termini monosemici a termini polisemici.<br />

ESEMPIO.<br />

Secondo te, cosa significa il termine “emozione”? > Per te, cosa significa la parola<br />

“emozione”?<br />

Secondo e termine sono parole polisemiche (con più significati) e spesso usate<br />

nell’accezione rispettivamente <strong>di</strong> numero or<strong>di</strong>nale e <strong>di</strong> fine.<br />

Occorre porre particolare attenzione ai termini specialistici trasversali a <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>scipline e<br />

spiegarne le singole accezioni. Tale strategia è utile in generale per facilitare il processo <strong>di</strong><br />

comunicazione e appren<strong>di</strong>mento per tutto il gruppo-classe.<br />

29


MORFOSINTASSI<br />

7. Comporre frasi brevi (massimo 20 - 25 parole).<br />

8. Preferire la coor<strong>di</strong>nazione (paratassi) alla subor<strong>di</strong>nazione (ipotassi). Preferire un<br />

or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tipo cronologico e logico.<br />

ESEMPIO.<br />

Non conoscendo i piani offensivi delle forze nemiche, il generale non poté<br />

adeguatamente organizzare la <strong>di</strong>fesa... > Il generale non conosceva i piani <strong>di</strong> attacco del<br />

nemico e, quin<strong>di</strong>, non ha potuto organizzare un efficace piano per <strong>di</strong>fendere...<br />

9. Evitare la subor<strong>di</strong>nazione implicita, tendenzialmente polisemica.<br />

ESEMPIO.<br />

Sapendo dell’imminente sconfitta del proprio esercito, il sovrano fuggì. > Il re è fuggito<br />

poiché sapeva che il proprio esercito stava perdendo.<br />

Meglio ancora: Il re sapeva che il suo esercito stava perdendo ed è fuggito.<br />

10. Evitare le forme impersonali e passivanti, preferendo invece soggetti espliciti.<br />

ESEMPIO.<br />

Nell’anno Mille si credeva che il mondo sarebbe finito. > Nell’anno Mille la gente credeva<br />

che il mondo sarebbe finito (finiva).<br />

11. Usare verbi attivi <strong>di</strong> modo finito.<br />

ESEMPIO.<br />

La Triplice Alleanza fu sconfitta dalla Triplice Intesa. > La Triplice Intesa ha sconfitto<br />

la Triplice Alleanza.<br />

12. Preferire l’uso del presente storico (ma accompagnato da chiara in<strong>di</strong>cazione<br />

temporale) o il passato prossimo/imperfetto rispetto al passato remoto.<br />

ESEMPIO.<br />

Cristoforo Colombo arrivò in America nel 1492 > Cristoforo Colombo arriva in America<br />

nel 1492. > Cristoforo Colombo è arrivato in America nel 1492.<br />

30


Tuttavia, si può lavorare con gli apprendenti e aiutarli a riconoscere la ra<strong>di</strong>ce verbale e<br />

la parziale equivalenza tra passato remoto e passato prossimo. Si può, per esempio,<br />

richiedere agli apprendenti <strong>di</strong> sottolineare tutte le parole che esprimono azioni, eventi,<br />

processi al passato e cercare <strong>di</strong> ricavarne delle regolarità nel para<strong>di</strong>gma. Si può anche<br />

richiedere <strong>di</strong> immaginare quali funzioni specifiche un tempo come il passato remoto<br />

possieda e quali usi lo caratterizzino. Per fare questo, si può chiedere a tutto il gruppo<br />

classe <strong>di</strong> fare dei piccoli “esperimenti grammaticali” attingendo alla propria esperienza<br />

personale.<br />

13. Usare, quando possibile, una sintassi della frase secondo l’or<strong>di</strong>ne basico<br />

Soggetto - Verbo - Oggetto.<br />

ESEMPIO.<br />

Quello che il poeta vuole esprimere è... > Il poeta vuole esprimere...<br />

14. Evitare incidentali e sintassi troppo frammentata che separi il verbo e i suoi<br />

argomenti l’uno dall’altro.<br />

ESEMPIO.<br />

Mario, funzionario <strong>di</strong> banca, ha deciso, dopo lunga riflessione, <strong>di</strong> telefonare, suo malgrado,<br />

al collega Giorgio, da poco trasferitosi in altra sede.<br />

Tuttavia, si può lavorare con gli apprendenti ed aiutarli a riconoscere i costituenti <strong>di</strong> frase,<br />

all’inizio nella frase semplice con or<strong>di</strong>ne basico poi nella frase complessa con costituenti<br />

lontani tra loro o <strong>di</strong>slocati.<br />

15. Preferire il rimando anaforico al rimando cataforico.<br />

ESEMPIO.<br />

Sapendo <strong>di</strong> essere in vantaggio, il generale decise <strong>di</strong> continuare ad incalzare le truppe<br />

nemiche (occorre aspettare la fine della proposizione <strong>di</strong>pendente per scoprire il soggetto del<br />

verbo sapere) > Il generale ha deciso <strong>di</strong> continuare la battaglia poiché sapeva <strong>di</strong> essere in<br />

vantaggio.<br />

31


COERENZA/COESIONE<br />

16. Offrire ridondanza (più sintagmi nominali pieni che pronomi, poche ellissi,<br />

ripetere le stesse forme piuttosto che cercare sinonimi).<br />

17. Organizzare i contenuti in modo da favorire la loro elaborazione cognitiva.<br />

18. Esplicitare i passaggi tra argomenti con connettivi semplici e frasi <strong>di</strong><br />

collegamento.<br />

19. Segnalare il passaggio tra <strong>di</strong>versi argomenti con una paragrafatura adeguata.<br />

32


4. Osservazione<br />

Suggestioni<br />

“Esistono analogie tra il lavoro sul campo, compiuto dagli antropologi e il lavoro svolto dagli<br />

insegnanti: si tratta in ambedue i casi <strong>di</strong> esplorare e registrare quoti<strong>di</strong>ane <strong>di</strong>namiche scomposte,<br />

spesso apparentemente prive <strong>di</strong> un’organizzazione coerente e finalizzata, <strong>di</strong> intravedere i<br />

microprocessi e le microrelazioni e <strong>di</strong> trovare strumenti <strong>di</strong> notazione e <strong>di</strong> interpretazione; e se il<br />

lavoro dell’antropologo era un tempo solo de<strong>di</strong>cato al livello conoscitivo, sempre più numerose sono<br />

oggi le esigenze che anch’egli, al pari <strong>di</strong> un insegnante, instauri con i suoi interlocutori un <strong>di</strong>alogo<br />

costruttivo <strong>di</strong> conoscenze comuni e dal quale ambedue escano profondamente cambiati”. (Callari<br />

Galli 2000)<br />

“L’osservazione non è la colorazione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>segno tracciato preliminarmente: è la prova del reale a<br />

cui è sottomessa una curiosità pre-programmata. La competenza del ‘ricercatore sul campo’ sta tutta<br />

nel poter osservare ciò a cui non era preparato (mentre si sa quanto sia forte la normale propensione<br />

a scoprire soltanto quello che ci si aspetta) e nell’essere in grado <strong>di</strong> produrre i dati che<br />

l’obbligheranno a mo<strong>di</strong>ficare le proprie ipotesi”. (Olivier De Sardan 2007)<br />

“L’etnografo è colui che, salito sul ramo <strong>di</strong> un albero per osservare, taglia il ramo su cui è seduto”.<br />

(Vereni 2010)<br />

“L’osservatore stesso è una parte della sua osservazione”. (Lévi-Strauss 1965)<br />

“L’etnografia è una curvatura dell’esperienza ma, per cogliere i significati altrui, «si concentra nelle<br />

soste, negli angoli <strong>di</strong> mondo»”. (Piasere 2002)<br />

“L’etnografo, riflettendo il mondo all’interno del quale cerca <strong>di</strong> intervenire, <strong>di</strong>viene egli stesso<br />

(s)oggetto deformabile del processo conoscitivo”. (De Lauri 2008)<br />

33


OSSERVARE LE RELAZIONI<br />

34<br />

Riconoscersi vuol <strong>di</strong>re proprio questo:<br />

io ti conosco con l’andar del tempo,<br />

non so chi sei; così come tu mi conosci<br />

col tempo, non sai chi sono.<br />

Attraverso la parola io ti conosco<br />

progressivamente, non so in anticipo<br />

chi sei. (P. Perticari)<br />

1. Premessa<br />

L’osservazione partecipante è principalmente una pratica, in cui l’osservatore (l’insegnanteetnografo)<br />

incontra e si scontra con la realtà che intende stu<strong>di</strong>are. Nell’interazione, la<br />

componente dell’osservazione (essere spettatori) e quella della partecipazione (essere coattori)<br />

si realizzano contemporaneamente e tutto ciò che viene osservato può essere<br />

trasformato/registrato in un dato (prendere appunti, segnare una risposta, porsi una<br />

domanda, selezionare alcuni fatti ritenuti importanti) e può essere successivamente<br />

rielaborato.<br />

Il prendere appunti su ciò che succede in classe/fuori dalla classe comporta, però, una<br />

consapevolezza da parte dell’insegnante:<br />

i dati, così come li inten<strong>di</strong>amo qui, […] sono la trasformazione in tracce<br />

oggettivate <strong>di</strong> ‘pezzi <strong>di</strong> realtà’ come sono stati selezionati e percepiti dal<br />

ricercatore. […] Le osservazioni del ricercatore sono strutturate da quello che<br />

ricerca, dal suo linguaggio, dalla sua problematica, dalla sua formazione e<br />

dalla sua personalità […]. [Ma] una problematica iniziale può, grazie<br />

all’osservazione, mo<strong>di</strong>ficarsi, ampliarsi, spostarsi. […] La competenza del<br />

ricercatore sul campo sta tutta nel poter osservare ciò a cui non era<br />

preparato (mentre si sa quanto forte sia la normale propensione a scoprire<br />

soltanto quello che ci si aspetta) e nell’essere in grado <strong>di</strong> produrre dati che<br />

l’obbligheranno a mo<strong>di</strong>ficare le proprie ipotesi. (J. P. Olivier De Sardan 2009:<br />

32)<br />

Un’altra <strong>di</strong>mensione fondamentale dell’osservazione consiste in un sapere da parte<br />

dell’insegnante-etnografo che viene incorporato senza essere annotato, e che nella ricerca<br />

sul campo prende il nome <strong>di</strong> impregnazione.<br />

Possiamo considerare il ‘cervello’ del ricercatore come una ‘scatola nera’ […].<br />

Ma ciò che egli osserva, vede, ascolta durante un soggiorno sul campo, così<br />

come le proprie esperienze nei rapporti con gli altri, tutto ciò ‘entrerà’ nella<br />

scatola nera, produrrà degli effetti in seno al suo meccanismo <strong>di</strong><br />

concettualizzazione, analisi, intuizione, interpretazione, per poi ‘uscire’ in<br />

parte dalla scatola nera contribuendo a strutturare le sue interpretazioni […].<br />

Qui sta tutta la <strong>di</strong>fferenza […] tra un ricercatore sul campo che ha <strong>di</strong> quello<br />

<strong>di</strong> cui parla una conoscenza sensibile (impregnazione), e un ricercatore <strong>di</strong>


iblioteca che lavora su dati raccolti da altri. Questa padronanza che un<br />

ricercatore acquisisce del sistema <strong>di</strong> senso del gruppo presso cui fa<br />

l’inchiesta si acquisisce per una buona parte in modo inconscio, come la<br />

lingua, attraverso la pratica. (Ivi: 34)<br />

L’insegnante, dunque, osserva un alunno non isolandone le reazioni, ma rilevando tutto ciò<br />

che accade, all’interno e fuori dalla classe, esaminando la complessità delle interazioni tra i<br />

bambini e tra i bambini e l’insegnante stesso, gli imprevisti che necessariamente accadono,<br />

ponendosi domande orientate a “capire quello che sta avendo luogo dal punto <strong>di</strong> vista del<br />

soggetto considerato (il bambino)” (Gobbo 2004: 143). Tutti questi elementi stimolano<br />

profondamente l’insegnante a mo<strong>di</strong>ficare le proprie idee su un dato evento e/o<br />

comportamento, ad operare quella che il pedagogista Paolo Perticari definisce come “una<br />

torsione profonda nel proprio modo <strong>di</strong> lavorare a scuola” e l’ammissione da parte<br />

dell’insegnante <strong>di</strong> poter imparare dai propri apprendenti (Perticari 2005).<br />

Per concludere, tramite l’osservazione partecipante nel rapporto educativo, l’insegnante<br />

mette in <strong>di</strong>scussione il suo ruolo <strong>di</strong>rettivo, <strong>di</strong>ventando consapevole <strong>di</strong> essere parte <strong>di</strong> un<br />

processo <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento reciproco in cui entrambi i soggetti (alunni ed insegnanti)<br />

crescono, cambiano e si mo<strong>di</strong>ficano insieme all’interno <strong>di</strong> una relazione <strong>di</strong>alogica.<br />

Che cosa comporta, dunque, assumere un cambiamento <strong>di</strong> sguar<strong>di</strong>? Che cosa significa saper<br />

osservare/ascoltare in un’ottica in cui l’auto-osservazione dell’insegnante appare<br />

imprescin<strong>di</strong>bile dagli aspetti relazionali instaurati con i propri apprendenti?<br />

Un primo passo essenziale è sicuramente la capacità <strong>di</strong> decentramento <strong>di</strong> sé. La riflessione<br />

sul rapporto insegnante /apprendente, che necessita un ribaltamento nella pratica scolastica<br />

quoti<strong>di</strong>ana, il riconoscere da parte dell’insegnante la possibilità <strong>di</strong> un rovesciamento del<br />

proprio punto <strong>di</strong> vista.<br />

L’osservazione, dunque, implica che l’insegnante non si aspetti <strong>di</strong> vedere quello che<br />

conosce già.<br />

Comporta, invece, un suo “cadere dall’albero”, un posizionamento <strong>di</strong>verso e spiazzante, che<br />

lo costringe a interrogarsi sulle perturbazioni che comporta la sua stessa osservazione sui<br />

fenomeni osservati, sulle mo<strong>di</strong>fiche provocate dalla sua presenza <strong>di</strong> insegnante in classe: un<br />

esperimento <strong>di</strong> un’esperienza tramite cui co-costruire, costruire insieme, esperienze con altre<br />

persone, dove si raffrontano conoscenze vecchie con quelle nuove, attenuando il proprio<br />

senso <strong>di</strong> sra<strong>di</strong>camento/spaesamento (Piasere 2002).<br />

È qui espresso il concetto <strong>di</strong> «seren<strong>di</strong>pità», la quale “comporta che il ricercatore segua la<br />

corrente e, al tempo stesso, si accorga degli eventi critici […]. Impossibile da programmare,<br />

la seren<strong>di</strong>pità può essere tuttavia facilitata cercando <strong>di</strong> mantenere una con<strong>di</strong>zione mentale<br />

<strong>di</strong>sponibile alle eventualità […]” (Gobbo 2003: 11). Come afferma l’etnografo Peter Woods,<br />

“seguire la corrente pone l’accento sul processo e implica intuizione, spontaneità,<br />

35


entusiasmo e <strong>di</strong>vertimento. La seren<strong>di</strong>pità nella ricerca è qualcosa <strong>di</strong> simile, poiché spesso i<br />

risultati più esaltanti capitano nei momenti più inaspettati” (Woods in Gobbo 2003: 35).<br />

Le modalità <strong>di</strong> osservazione proposte per la classe mirano a fornire all’insegnante uno<br />

spettro ampio sugli elementi <strong>di</strong> complessità, volti ad un esame approfon<strong>di</strong>to e articolato<br />

imprescin<strong>di</strong>bile, prima e durante le cosiddette pratiche scolastiche <strong>di</strong> valutazione. La cura e<br />

l’osservazione degli aspetti relazionali implicano il fatto che qualsiasi approccio, materiale o<br />

tecnica, per quanto moderni, che prescindano dagli aspetti relazionali inerenti alla capacità<br />

dell’insegnante <strong>di</strong> osservare/ascoltare e auto-osservarsi, si rivelano inefficaci. Come<br />

sottolinea il pedagogista Paolo Perticari, “nel design dei maggiori esperti <strong>di</strong> pedagogia e<br />

<strong>di</strong>dattica permane una concezione implicita dell’appren<strong>di</strong>mento fortemente legata all’avere<br />

una buona teoria, una rappresentazione <strong>di</strong> qualcosa che precede e sostiene il modo <strong>di</strong><br />

agire, poco capace <strong>di</strong> misurarsi con l’effettività dell’apprendere e con la concretezza<br />

dell’azione” (Perticari 2005: 68).<br />

In definitiva, saper osservare significa:<br />

- ammettere che i nostri ‘giu<strong>di</strong>zi’ sugli apprendenti possano derivare da una <strong>di</strong>storsione<br />

dovuta alle nostre osservazioni.<br />

- poter mo<strong>di</strong>ficare le proprie ‘certezze’ attraverso l’ascolto e l’osservazione <strong>di</strong> concreti e<br />

quoti<strong>di</strong>ani rapporti <strong>di</strong> relazione/interazione tra i bambini e tra i bambini e<br />

l’insegnante9 .<br />

- non attribuire mai le <strong>di</strong>fficoltà (relazionali e linguistiche) dei nostri apprendenti alla<br />

cosiddetta “origine culturale”, nello specifico sapere che:<br />

a. non esistono “tratti culturali intrinseci” da cui desumere i comportamenti dei<br />

bambini.<br />

9 Come espresso precedentemente (vd. nota 3), l’approccio “<strong>di</strong>stributivo”, oggi prevalente in antropologia, sottolinea<br />

l’importanza <strong>di</strong> considerare l’interazione fra i <strong>di</strong>fferenti in<strong>di</strong>vidui, la loro capacità <strong>di</strong> influenzare il cambiamento <strong>di</strong> un dato<br />

senso comune, attraverso co-esperienze. Afferma Leonardo Piasere: “Sono del parere che due persone, per quanto<br />

esperienzialmente lontane e separate, con<strong>di</strong>vidano pur sempre un grado <strong>di</strong> competenza empatica, che deriva dall’avere un<br />

sistema corporeo simile, che permette loro <strong>di</strong> entrare in risonanza in qualcosa, <strong>di</strong> comunicarsi qualcosa - al limite la paura<br />

l’uno dell’altro e la decisione <strong>di</strong> non interagire. Ma con<strong>di</strong>vidono anche un grado <strong>di</strong> competenza sul mondo, che deriva<br />

dall’avere un sistema corporeo simile che interagisce con un mondo simile e il risultato del suo «impatto» è simile per tutti:<br />

si sa che l’orizzonte è una linea immaginaria e che esso non esiste, però tutti gli uomini, dato il loro corpo e dato il loro<br />

mondo, lo «percepiscono». Ma in questo reale esperienziale fatto <strong>di</strong> una <strong>di</strong>somogenea continuità sfumata, gli uomini fanno<br />

<strong>di</strong> tutto per stabilire delle <strong>di</strong>scontinuità. A volte la decisione <strong>di</strong> stabilire <strong>di</strong>stinzioni è inconsapevole: si sta insieme solo noi<br />

che parliamo allo stesso modo e facciamo le stesse cose; oppure con gra<strong>di</strong> vieppiù marcati <strong>di</strong> consapevolezza, si<br />

stabiliscono frontiere più o meno nette. Da notare che nessuno al mondo parla esattamente nello stesso modo <strong>di</strong> un altro,<br />

ma solo in mo<strong>di</strong> simili; nessuno fa una sola cosa nello stessissimo modo <strong>di</strong> un altro, ma solo in mo<strong>di</strong> mimeticamente simili.<br />

La somiglianza e la <strong>di</strong>fferenza esperienziale è quin<strong>di</strong> una decisione sociale e <strong>di</strong>pende sempre dai tratti selezionati ritenuti<br />

pertinenti. È la con<strong>di</strong>visione, in gra<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi, delle sfere concettuali che permette una sua organizzazione su basi sociali.<br />

Ora, anche se spesso è <strong>di</strong>fficile stabilirne i motivi e le modalità, il processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>screzione, <strong>di</strong> stabilimento delle <strong>di</strong>stinzioni,<br />

nette o sfumate, è sempre un atto o un processo <strong>di</strong> potere: è una messa a <strong>di</strong>stanza” (Piasere 2002: 129-130).<br />

!<br />

36


. l’errore nell’italiano L2 non è un’incompetenza. Nasce da ipotesi formulate<br />

dall’apprendente in base a proprie riflessioni logiche, dovute alla sua esperienza<br />

nella lingua non materna “vissuta” a scuola (cfr. “Tappe <strong>di</strong> acquisizione<br />

dell’Italiano Lingua Seconda” e “Strategie <strong>di</strong>dattiche” ).<br />

c. testi e prove <strong>di</strong> verifica proposti a scuola possono riflettere caratteristiche,<br />

modalità e valori poco familiari all’apprendente straniero. Come afferma Cesare<br />

Cornol<strong>di</strong>, “bambini che non conoscono bene la lingua in cui sono proposti i test,<br />

o che non hanno avuto esperienza con le situazioni tipiche presenti nei test, sono<br />

sicuramente svantaggiati e possono risultare meno intelligenti <strong>di</strong> quello che<br />

effettivamente sono […]” (Cornol<strong>di</strong> 2007: 26-27).<br />

Si rimanda alle schede <strong>di</strong> osservazione proposte come strumento pratico per in<strong>di</strong>viduare<br />

sia gli aspetti relazionali (pluri<strong>di</strong>rezionali, ossia imprescin<strong>di</strong>bili da momenti <strong>di</strong> autoosservazione<br />

da parte dell’insegnante) sia gli aspetti relativi al trend dei progressi sulle<br />

abilità/competenze linguistico-comunicative raggiunte dall’alunno.<br />

37


2. Scheda <strong>di</strong> osservazione sugli aspetti relazionali/comunicativi<br />

a. dati biografici e scolastici<br />

Nome e Cognome:<br />

_________________________________________________________________<br />

F M<br />

Età: ___________________________________________________________________________________<br />

Scuola:<br />

________________________________________________________________________________<br />

Classe:__________________________________________________________________________<br />

Data <strong>di</strong> arrivo in Italia: ____________________________________________________________<br />

Madrelingua:_____________________________________________________________________<br />

Eventuali altre lingue conosciute: ___________________________________________________<br />

Laboratorio <strong>di</strong> Italiano Lingua Seconda frequentato:<br />

con l’insegnante<br />

___________________________________________________________________<br />

con i compagni<br />

___________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

Eventuali altri laboratori linguistici <strong>di</strong> L2 frequentati:<br />

________________________________________________________________________________<br />

38


. Osservazione intorno alle attività<br />

Le attività in classe (le proposte dell’insegnante e la modalità <strong>di</strong> svolgimento)<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

Le attività <strong>di</strong> gioco, la mensa ecc.<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

Che cosa fa l’alunno (modalità <strong>di</strong> svolgimento delle attività, interazione con i compagni e<br />

con l’insegnante)<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

Che cosa succede in classe: quali eventi imprevisti potrebbero aver facilitato l’inserimento<br />

del bambino in classe? (Per es. perché adesso comunica maggiormente le proprie emozioni,<br />

collabora e gioca con i compagni, offre e/o chiede aiuto ecc.)? Tali imprevisti hanno fatto<br />

riflettere l’insegnante su possibili mutamenti nella pratica <strong>di</strong>dattica?<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

39


Altre osservazioni<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

________________________________________________________________________________<br />

40


Osservazione sugli aspetti relazionali e comunicativi dei bambini stranieri dopo due<br />

settimane circa dall’ingresso a scuola<br />

Nome e cognome _________________________________________________________________<br />

Età ________________ M F<br />

Scuola_________________________________________________Classe/Sezione ____________<br />

Data <strong>di</strong> inserimento a scuola<br />

_________________________________________________________<br />

Lingua d’origine<br />

___________________________________________________________________<br />

Altre lingue conosciute<br />

_____________________________________________________________<br />

Nominativo <strong>di</strong> chi compila l’osservazione____________________________________________<br />

Data______________________________<br />

Conosce già qualche bambino?<br />

Chi?___________________________________________________________<br />

All’ingresso a scuola appare sereno<br />

timoroso<br />

altro<br />

__________________<br />

Cerca il contatto con i compagni?<br />

Pre<strong>di</strong>lige compagni/e che parlano la stessa lingua<br />

un/a singolo/a compagno/a<br />

compagni/e dello stesso sesso<br />

tutti i compagni<br />

Altro<br />

___________________________________________________________________<br />

41<br />

SI NO<br />

SI NO


Con i compagni si relaziona prevalentemente con atteggiamenti<br />

Imita i compagni<br />

Comunica con i compagni con linguaggi non verbali<br />

Cerca il contatto con gli insegnanti<br />

Manifesta interesse per (specificare momenti e attivItà)<br />

Osservazioni<br />

42<br />

<strong>di</strong> curiosità<br />

<strong>di</strong> chiusura<br />

altro<br />

__________________________________<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO


Osservazione sugli aspetti relazionali e comunicativi dei bambini stranieri dopo quattro mesi<br />

circa dall’ingresso a scuola... e oltre...<br />

Nome e cognome _________________________________________________________________<br />

Età___________________________ M F<br />

Scuola_________________________________________ Classe/Sezione ___________________<br />

Data <strong>di</strong> inserimento a scuola<br />

_________________________________________________________<br />

Nominativo <strong>di</strong> chi compila l’osservazione____________________________________________<br />

Data______________________________<br />

Conosce e si muove con sicurezza nell’ambiente scolastico<br />

Interagisce con i compagni<br />

prevalentemente nel rapporto a due<br />

prevalentemente con un piccolo gruppo<br />

con tutta la classe<br />

Nel gioco libero<br />

durante il gioco libero<br />

durante il gioco guidato<br />

durante il pranzo<br />

durante le attività scolastiche<br />

43<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO


Si relaziona con gli adulti<br />

• con fiducia<br />

• con rispetto<br />

• tramite un compagno/più compagni<br />

• con eccessivo attaccamento<br />

• con atteggiamento provocatorio<br />

• <strong>di</strong>mostrando in<strong>di</strong>fferenza<br />

• in modo collaborativo<br />

!<br />

!<br />

Conosce e rispetta le regole della vita scolastica<br />

! !<br />

• molto<br />

• abbastanza<br />

• poco (Quali?) !<br />

!! ’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’!<br />

!! !’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’!<br />

!!<br />

!<br />

!’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’’!<br />

Manifesta <strong>di</strong> trovarsi a proprio agio nell’ambiente<br />

scolastico<br />

SI NO IN PARTE<br />

Manifesta <strong>di</strong> trovarsi a proprio agio nel gruppo classe<br />

Al <strong>di</strong> fuori della scuola<br />

• frequenta altri bambini<br />

• frequenta corsi sportivi, musicali<br />

• frequenta corsi <strong>di</strong> Lingua (L1, L2, LS)<br />

• ha occasione <strong>di</strong> parlare italiano<br />

Dove?________________________________________________________<br />

_____________________________________________________________<br />

_____________________________________________________________<br />

Con chi?<br />

______________________________________________________<br />

_____________________________________________________________<br />

_____________________________________________________________!<br />

44<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

!<br />

!<br />

!<br />

SI NO IN PARTE<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO


Nelle attività scolastiche<br />

!<br />

!<br />

!<br />

• segue con attenzione ma silenziosamente<br />

• cerca <strong>di</strong> comunicare anche se con mezzi limitati<br />

• partecipa se i linguaggi utilizzati sono grafici o corporei<br />

• segue una programmazione in<strong>di</strong>vidualizzata<br />

• segue la programmazione della classe/sezione con facilitazioni<br />

• partecipa attivamente alle attività <strong>di</strong>dattiche pur con le sue <strong>di</strong>fficoltà<br />

linguistiche<br />

• manifesta interesse verso alcune attività in particolare<br />

(specificare___________________________________________)<br />

• <strong>di</strong>mostra la capacità <strong>di</strong> svolgere attività in autonomia<br />

• guarda, legge, consulta libri<br />

• chiede aiuto se non capisce!<br />

Trend dei progressi<br />

• costante<br />

• abbastanza costante<br />

• <strong>di</strong>scontinuo!<br />

Partecipa al progetto Italiano Lingua Seconda<br />

!<br />

45<br />

!<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO<br />

SI NO


Osservazione delle abilità/competenze linguistiche acquisite<br />

Nel seguire il percorso <strong>di</strong> acquisizione dell’Italiano come Lingua Seconda, è necessario<br />

osservare cosa il bambino sa fare e come usa la lingua, tenendo conto, sulla base degli stu<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> linguistica acquisizionale, che produce varietà linguistiche coerenti al loro interno (sono<br />

veri e propri sistemi linguistici) e connesse al livello raggiunto. La sola valutazione in decimi<br />

non aiuta l’insegnante a riconoscere il trend dei progressi nella Lingua Seconda, poiché i<br />

parametri utilizzati per valutare la correttezza della lingua standard non valorizzano il<br />

percorso <strong>di</strong> acquisizione. Quin<strong>di</strong> il voto numerico si esprimerà considerando il percorso in<br />

positivo.<br />

L’insegnante che osserva attentamente la lingua dei propri alunni <strong>di</strong>venta consapevole <strong>di</strong><br />

quali siano le loro abilità e competenze e può, quin<strong>di</strong>, progettare una programmazione<br />

efficace. All’interno del percorso <strong>di</strong> acquisizione e appren<strong>di</strong>mento della Lingua Seconda, la<br />

valutazione per l’insegnante assume la funzione <strong>di</strong> auto-riflessione sui propri interventi e le<br />

loro successive eventuali riformulazioni, riprogettazioni, riprogrammazioni.<br />

LIVELLI DI COMPETENZA LINGUISTICO-COMUNICATIVA:<br />

IL QUADRO COMUNE EUROPEO DI RIFERIMENTO PER LE LINGUE<br />

Il Quadro Comune Europeo <strong>di</strong> Riferimento per le lingue, (Q.C.E.R., qui <strong>di</strong> seguito)<br />

altrimenti conosciuto come Framework, è un documento del Consiglio d’Europa 10 . Apparso<br />

in versione elettronica negli anni 1996-1997 e successivamente rielaborato ed integrato,<br />

viene pubblicato in versione cartacea nel 2001 in lingua inglese e francese. La prima<br />

versione tradotta in italiano è del 2002.<br />

Il documento nasce dall’esigenza <strong>di</strong> promuovere all’interno della Comunità Europea la<br />

conoscenza delle lingue straniere e, al contempo, uniformare la preparazione linguistica dei<br />

citta<strong>di</strong>ni europei nell’ottica <strong>di</strong> una politica che favorisca il plurilinguismo e la mobilità<br />

interna. Altro obiettivo del documento è quello <strong>di</strong> conformare i livelli <strong>di</strong> competenza<br />

linguistico-comunicativa raggiunti in ambito scolastico.<br />

Il Q.C.E.R. descrive in modo dettagliato ciò che gli apprendenti una lingua devono imparare<br />

a fare per usare la lingua nella comunicazione e quali conoscenze ed abilità devono<br />

sviluppare per essere capaci <strong>di</strong> operare efficacemente.<br />

L’approccio promosso dal Q.C.E.R. nell’appren<strong>di</strong>mento linguistico è orientato all’azione.<br />

() !Da non confondersi con l’Unione Europea, il Consiglio d’Europa è una organizzazione politica fondata nel 1949 con sede<br />

a Strasburgo.!<br />

46


Il Q.C.E.R. non è un modello prescrittivo o un insieme fisso e rigido <strong>di</strong> prescrizioni ma un<br />

insieme aperto <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cazioni da selezionare in base al contesto e ai bisogni degli<br />

apprendenti.<br />

Qui sotto vengono riportati i sei livelli del Q.C.E.R. con i loro descrittori generali: A1-<br />

A2 (basico), B1-B2 (in<strong>di</strong>pendente), C1-C2 (competente)<br />

A1 CONTATTO (breakthrough)<br />

A2 SOPRAVVIVENZA (waystage)<br />

B1 SOGLIA (threshold) 11<br />

B2 PROGRESSO (vantage level)<br />

C1 EFFICACIA (proficiency)<br />

C2 PADRONANZA (mastery)<br />

LIVELLO CONTATTO: A1<br />

Comprende e usa espressioni d’uso quoti<strong>di</strong>ano e frasi basilari tese a sod<strong>di</strong>sfare bisogni <strong>di</strong> tipo<br />

concreto. Sa presentare sé stessa/o e gli altri ed è in grado <strong>di</strong> fare domande e rispondere su<br />

particolari personali come dove abita, le persone che conosce e le cose che possiede. Interagisce in<br />

modo semplice purché l’altra persona parli lentamente e chiaramente e sia <strong>di</strong>sposta a collaborare.<br />

LIVELLO DI SOPRAVVIVENZA: A2<br />

Comprende frasi ed espressioni usate frequentemente relative ad ambiti <strong>di</strong> imme<strong>di</strong>ata rilevanza (es.<br />

informazioni personali e familiari <strong>di</strong> base, fare la spesa, la geografia locale, l’occupazione).<br />

Comunica in attività semplici e <strong>di</strong> routine che richiedono un semplice scambio <strong>di</strong> informazioni su<br />

argomenti familiari e comuni. Sa descrivere in termini semplici aspetti del suo background,<br />

dell’ambiente circostante; sa esprimere bisogni imme<strong>di</strong>ati.<br />

LIVELLO SOGLIA: B1<br />

Comprende i punti chiave <strong>di</strong> argomenti familiari che riguardano la scuola, il tempo libero, etc. Sa<br />

muoversi con <strong>di</strong>sinvoltura in situazioni che possono verificarsi nel Paese in cui si parla la lingua. È in<br />

grado <strong>di</strong> produrre un testo semplice relativo ad argomenti che siano familiari o <strong>di</strong> interesse<br />

personale. È in grado <strong>di</strong> descrivere esperienze ed avvenimenti, sogni, speranze e ambizioni e<br />

spiegare brevemente le ragioni delle sue opinioni e dei suoi progetti.<br />

LIVELLO PROGRESSO: B2<br />

Comprende le idee principali <strong>di</strong> testi complessi su argomenti sia concreti che astratti, comprese le<br />

<strong>di</strong>scussioni tecniche nel suo campo <strong>di</strong> specializzazione. È in grado <strong>di</strong> interagire con una certa<br />

11 « I livelli soglia per le varie lingue – il primo ad essere approntato fu quello per l’inglese […] – specificano quali sono i<br />

mezzi linguistici “minimi” per affrontare situazioni <strong>di</strong> uso comune nelle principali lingue occidentali ». (Ciliberti 1994: 215)<br />

47


scioltezza e spontaneità che rendono possibile un’interazione naturale con i parlanti nativi senza<br />

sforzo per l’interlocutore. Sa produrre un testo chiaro e dettagliato su un’ampia gamma <strong>di</strong> argomenti<br />

e spiegare un punto <strong>di</strong> vista su un argomento fornendo i pro e i contro delle varie opzioni.<br />

LIVELLO EFFICACIA: C1<br />

Comprende un’ampia gamma <strong>di</strong> testi complessi e lunghi e ne sa riconoscere il significato implicito.<br />

Si esprime con scioltezza e naturalezza. Usa la lingua in modo flessibile ed efficace per scopi sociali,<br />

professionali e accademici. Riesce a produrre testi chiari, ben costruiti, dettagliati su argomenti<br />

complessi, mostrando un sicuro controllo della struttura testuale, dei connettori e degli elementi <strong>di</strong><br />

coesione.<br />

LIVELLO PADRONANZA: C2<br />

Comprende con facilità praticamente tutto ciò che sente e legge. Sa riassumere informazioni<br />

provenienti da <strong>di</strong>verse fonti sia parlate che scritte, ristrutturando gli argomenti in una presentazione<br />

coerente. Sa esprimersi spontaneamente in modo molto scorrevole e preciso, in<strong>di</strong>viduando le più<br />

sottili sfumature <strong>di</strong> significato in situazioni complesse.<br />

I livelli del Q.C.E.R. e il loro possibile riadattamento nella Scuola<br />

Il Q.C.E.R. nasce per l’appren<strong>di</strong>mento, l’insegnamento e la valutazione delle lingue straniere.<br />

Non è pensato per l’appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> una lingua seconda (L2) nel senso ristretto del<br />

termine, ovvero <strong>di</strong> lingua non materna appresa nel Paese dove questa lingua è strumento <strong>di</strong><br />

comunicazione quoti<strong>di</strong>ana.<br />

I descrittori del Q.C.E.R. ai livelli più bassi presuppongono apprendenti alfabetizzati, ovvero<br />

che abbiano già sviluppato competenze <strong>di</strong> base nella letto-scrittura.<br />

I descrittori del Q.C.E.R. ai livelli più alti presuppongono alti livelli <strong>di</strong> scolarizzazione.<br />

Paradossalmente, un parlante nativo della lingua italiana con istruzione me<strong>di</strong>a molto<br />

probabilmente non rientra all’interno dei livelli C <strong>di</strong> competenza linguistico-comunicativa del<br />

Q.C.E.R. I descrittori del Q.C.E.R. sono pensati per adulti ed adolescenti, ma non possono<br />

essere applicati ai bambini.<br />

I descrittori del Q.C.E.R. non sono né esaustivi né specifici abbastanza da essere usati nelle<br />

scuole per la costruzione <strong>di</strong> curricula per apprendenti <strong>di</strong> origine straniera (vd. Van Avermaet<br />

2008).<br />

Da quanto affermato segue che occorre riadattare il Q.C.E.R. ai <strong>di</strong>versi contesti che si<br />

presentano, ai <strong>di</strong>versi apprendenti e ai loro <strong>di</strong>versi bisogni ed infine ai <strong>di</strong>versi scopi <strong>di</strong><br />

utilizzazione: pensiamo, quin<strong>di</strong>, alla scuola italiana, con le sue bambine e i suoi bambini<br />

figli <strong>di</strong> immigrati e/o con bisogni <strong>di</strong>versi e variegati.<br />

48


GRIGLIE LINGUISTICHE<br />

Le griglie linguistiche sono strumenti utili all’insegnante come riferimento e orientamento,<br />

per fare il punto della situazione e fornire gli stimoli adeguati.<br />

Non vanno utilizzate per una possibile valutazione, perché ogni appren<strong>di</strong>mento è un<br />

percorso progressivo non lineare. Nessun alunno, ad esempio, avrà un livello linguistico<br />

pienamente o solamente A1. Occorre <strong>di</strong>scriminare le varie acquisizioni all’interno delle<br />

abilità comunicative primarie (ricezione orale, ricezione scritta, produzione orale,<br />

produzione scritta).<br />

Occorre ricordare, come sottolineano le griglie, che prima si impara a ricevere e poi a<br />

produrre: si riceve, poi si parla, e poi si scrive.<br />

Le griglie linguistiche sono uno strumento utile per trasmettere le informazioni nel passaggio<br />

tra or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> scuole <strong>di</strong>versi.<br />

La comprensione e la produzione scritta sono ovviamente da intendersi in relazione sia ai<br />

livelli linguistici dei bambini, sia alle abilità ed alle competenze previste nelle singole classi.<br />

49


Per la Scuola dell’Infanzia<br />

LIVELLO INIZIALE<br />

Ricezione<br />

Produzione<br />

Comprensione<br />

orale<br />

Produzione<br />

orale<br />

Produzione<br />

scritta<br />

Comprende semplici consegne<br />

Comprende semplici enunciati e domande se<br />

supportata/o da immagini e oggetti<br />

Si esprime usando co<strong>di</strong>ci extralinguistici<br />

Produce enunciati formati da due parole<br />

Sa copiare quello che scrivono gli altri in<br />

stampato<br />

LIVELLO CONTATTO: A1 Sì<br />

Ricezione<br />

Produzione<br />

Interazione<br />

Comprensione<br />

orale<br />

Produzione<br />

orale<br />

Produzione<br />

scritta<br />

Interazione<br />

orale<br />

Comprende un breve intervento orale se<br />

articolato lentamente<br />

Comprende e segue semplici enunciati ed<br />

in<strong>di</strong>cazioni relative a contesti a lei/lui<br />

familiari<br />

Sa gestire enunciati semplici su persone e<br />

luoghi<br />

Sa fare semplici descrizioni<br />

Sa copiare quello che scrivono gli altri in<br />

stampato<br />

È in grado <strong>di</strong> interagire in attività elementari<br />

e <strong>di</strong> routine che richiedono scambi <strong>di</strong><br />

informazioni su argomenti personali,<br />

purché la comunicazione sia facilitata<br />

dall’interlocutore<br />

LIVELLO DI SOPRAVVIVENZA: A2 Sì<br />

Ricezione<br />

Produzione<br />

Interazione<br />

Comprensione<br />

orale<br />

Produzione<br />

orale<br />

Produzione<br />

scritta<br />

Interazione<br />

orale<br />

Comprende i punti principali <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso<br />

chiaro su argomenti noti in campo<br />

scolastico ed extrascolastico<br />

Comprende ed estrae informazioni<br />

essenziali da un breve testo su supporto<br />

au<strong>di</strong>o od au<strong>di</strong>o-video (TV, cartoni animati,<br />

favole, fiabe, canzoni, etc.)<br />

Sa fornire una descrizione semplice <strong>di</strong><br />

soggetti vari e una narrazione breve <strong>di</strong><br />

esperienze<br />

Sa raccontare una semplice storia reale o <strong>di</strong><br />

fantasia<br />

Sa copiare quello che scrivono gli altri in<br />

stampato<br />

Sa interagire con facilità nelle situazioni<br />

strutturate e in brevi conversazioni, purché<br />

l’interlocutore collabori se necessario<br />

50<br />

Sì<br />

Sì, se<br />

facilitata/o<br />

Sì, se<br />

supportata/o<br />

Sì, se<br />

supportata/o


Per la Scuola Primaria<br />

LIVELLO INIZIALE Sì<br />

Ricezione<br />

Produzione<br />

Comprensione<br />

orale<br />

Comprensione<br />

scritta<br />

Produzione<br />

orale<br />

Produzione<br />

scritta<br />

Comprende semplici consegne<br />

Comprende semplici enunciati e domande<br />

Distingue le lettere dell’alfabeto singolarmente<br />

Legge parole complete<br />

Si esprime usando co<strong>di</strong>ci extralinguistici<br />

Produce enunciati formati da due parole<br />

Sa copiare quello che scrivono gli altri in<br />

stampato e/o in corsivo<br />

Sa scrivere parole sotto dettatura<br />

Sa scrivere brevi testi formati da due parole<br />

LIVELLO A1 Sì<br />

Ricezione<br />

Produzione<br />

Interazione<br />

Comprensione<br />

orale<br />

Comprensione<br />

scritta<br />

Produzione<br />

orale<br />

Produzione<br />

scritta<br />

Interazione<br />

orale<br />

Interazione<br />

scritta<br />

Comprende un breve intervento orale se articolato<br />

lentamente<br />

Comprende e segue semplici enunciati ed<br />

in<strong>di</strong>cazioni relative a contesti a lei/lui familiari<br />

Comprende testi molto brevi e semplici con un<br />

lessico <strong>di</strong> uso frequente<br />

Sa gestire enunciati semplici su persone e luoghi<br />

Sa fare semplici descrizioni<br />

Scrive autonomamente semplici testi contenenti<br />

informazioni personali e brevi descrizioni<br />

È in grado <strong>di</strong> interagire in attività elementari e <strong>di</strong><br />

routine che richiedono scambi <strong>di</strong> informazioni su<br />

argomenti personali, purché la comunicazione sia<br />

facilitata dall’interlocutore<br />

Sa scrivere brevi messaggi<br />

LIVELLO A2 Sì<br />

Ricezione<br />

Produzione<br />

Interazione<br />

Comprensione<br />

orale<br />

Comprensione<br />

scritta<br />

Produzione<br />

orale<br />

Produzione<br />

scritta<br />

Interazione<br />

orale<br />

Comprende i punti principali <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso<br />

chiaro su argomenti noti in campo scolastico ed<br />

extrascolastico<br />

Comprende ed estrae informazioni essenziali da<br />

un breve testo su supporto au<strong>di</strong>o od au<strong>di</strong>o-video<br />

Comprende sufficientemente testi relativi ai suoi<br />

interessi (semplici testi descrittivi e narrativi, testi<br />

<strong>di</strong> istruzioni)<br />

Sa fornire una descrizione semplice <strong>di</strong> soggetti<br />

vari e una narrazione breve <strong>di</strong> esperienze<br />

Sa raccontare una semplice storia reale o <strong>di</strong><br />

fantasia.<br />

Sa scrivere brevi testi in forma paratattica su<br />

argomenti familiari, ovvero si esprime utilizzando<br />

frasi coor<strong>di</strong>nate e non perio<strong>di</strong> complessi<br />

Sa interagire con facilità nelle situazioni strutturate<br />

e in brevi conversazioni, purché l’interlocutore<br />

collabori se necessario<br />

51<br />

Sì, se<br />

supportata/o<br />

Sì, se<br />

supportata/o<br />

Sì, se<br />

supportata/o


LIVELLO B1 Sì<br />

Ricezione<br />

Produzione<br />

Interazione<br />

Comprensione<br />

orale<br />

Comprensione<br />

scritta<br />

Produzione<br />

orale<br />

Produzione<br />

scritta<br />

Interazione<br />

orale<br />

Interazione<br />

scritto<br />

Comprende e segue agevolmente conversazioni<br />

e monologhi nella maggior parte dei contesti<br />

comunicativi<br />

Comprende i punti-chiave <strong>di</strong> argomenti relativi<br />

alla lingua dello stu<strong>di</strong>o<br />

Comprende in modo sod<strong>di</strong>sfacente testi in lingua<br />

corrente relativi ad interessi personali, opinioni,<br />

stati d’animo.<br />

Legge e comprende in maniera globale testi<br />

relativi a <strong>di</strong>scipline scolastiche<br />

Si esprime in modo esaustivo, relativamente<br />

all’età, nella maggior parte dei contesti<br />

comunicativi, descrivendo esperienze,<br />

avvenimenti e progetti ed esprimendo stati<br />

d’animo e opinioni<br />

Riferisce i concetti principali relativi a testi<br />

<strong>di</strong>sciplinari orali e scritti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a <strong>di</strong>fficoltà<br />

Produce testi con frasi subor<strong>di</strong>nate generalmente<br />

corretti su argomenti <strong>di</strong> tipo descrittivo e<br />

narrativo; esprime stati d’animo e opinioni<br />

motivandole in modo sintetico<br />

Riferisce per iscritto i nuclei informativi <strong>di</strong> testi<br />

<strong>di</strong>sciplinari orali e scritti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a <strong>di</strong>fficoltà<br />

Sa gestire una conversazione in modo fluido e<br />

autonomo condotta in un ambito a lei/lui<br />

familiare<br />

È in grado <strong>di</strong> scrivere lettere personali, e-mail,<br />

argomentare richieste e opinioni, se l’interazione<br />

si svolge in un ambito a lei/lui familiare<br />

52<br />

Sì, se<br />

supportata/o


Glossarietto<br />

Accordo. L’accordo è la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> informazioni grammaticali tra più elementi<br />

all’interno della frase. Un esempio tipico è l’accordo tra soggetto e verbo:<br />

Esempi. Ludovico (3° persona singolare) legge (3° persona singolare).<br />

I bambini (3° persona plurale ) leggono (3° persona plurale).<br />

Un altro esempio <strong>di</strong> accordo è quello tra il nome e gli elementi che tipicamente si<br />

accompagnano ad esso.<br />

Esempi. Il (maschile singolare) mio (maschile singolare) gatto (maschile singolare).<br />

I (maschile plurale) miei (maschile plurale) gatti (maschile plurale).<br />

Agente. L’agente è colui che compie un’azione.<br />

Esempi. 1) Edoardo parla.<br />

2) I leoni mangiano le gazzelle.<br />

3) Le gazzelle sono mangiate dai leoni.<br />

Nelle frasi (2) e (3) cambia la struttura sintattica, ma i ruoli semantici restano invariati: la<br />

scena è sempre la stessa. Nella frase (3), le gazzelle sono il soggetto e accordano con il<br />

verbo, però non compiono l’azione ma la subiscono: sono il paziente o l’oggetto della frase.<br />

Aggettivi. Gli aggettivi si accompagnano tipicamente ai nomi (sono mo<strong>di</strong>ficatori dei nomi):<br />

tra nomi ed aggettivi c’è accordo in genere (maschile/femminile) e numero<br />

(singolare/plurale).<br />

Esempi. Qualche mese fa ho incontrato la moglie giapponese <strong>di</strong> Many.<br />

Ieri ho visto un film noioso.<br />

Se l’aggettivo precede il nome, esso ha generalmente funzione descrittiva; se segue il nome,<br />

esso ha generalmente funzione restrittiva.<br />

Esempi. Ho giocato con la piccola figlia <strong>di</strong> Edoardo.<br />

(La figlia <strong>di</strong> Edoardo è piccola)<br />

Ho giocato con la figlia piccola <strong>di</strong> Edoardo.<br />

(Ho giocato con la figlia piccola, non con la figlia più grande<br />

Alfabeto. L’alfabeto è uno dei tanti sistemi <strong>di</strong> rappresentazione grafica delle lingue. Con<br />

l’alfabeto, questa rappresentazione avviene tramite segni convenzionali (grafemi) che<br />

tentano <strong>di</strong> riprodurre i suoni (foni) della lingua.<br />

Il risultato è soltanto parziale. Ci sono lingue come l’italiano in cui esiste una buona<br />

corrispondenza tra la lettera dell’alfabeto (grafema) e il suono (fono): a volte, però, una<br />

lettera può rappresentare più suoni (il grafema < c > corrisponde, generalmente, ai suoni [ k<br />

] e [ t∫ ]) o, viceversa, sono necessarie più lettere per trascrivere un suono (il grafema < sci ><br />

corrisponde, se seguito da altre vocali, al suono [ ∫ ]); ci sono lingue come l’inglese in cui<br />

questa corrispondenza è meno forte: una lettera rappresenta tipicamente più suoni (mum<br />

[mʌm ] / put [ pʊt ]).<br />

Non solo, l’alfabeto non rappresenta, se non parzialmente, informazioni come l’intonazione,<br />

l’intensità <strong>di</strong> pronuncia, l’accento, ecc.<br />

Per rendere veramente rappresentabili le lingue attraverso dei segni convenzionali, si sono<br />

creati dei sistemi fonetici <strong>di</strong> trascrizione: il più noto è l’Alfabeto Fonetico Internazionale<br />

(comunemente conosciuto come IPA, International Phonetic Alphabet).<br />

53


Articoli. Gli articoli sono elementi funzionali che si accompagnano ai nomi e li precedono.<br />

Gli articoli determinativi (il, l’, lo, i, gli, la, le) accompagnano un nome a referenza nota, cioè<br />

nomi il cui referente (a che cosa o a chi si riferiscono) è dato dal parlante come conosciuto.<br />

Gli articoli indeterminativi (un, uno, una, un’, dei, degli, delle) si accompagnano a nomi che<br />

hanno referenza indeterminata, cioè si riferiscono a cose, persone, ecc., date come non<br />

note.<br />

Esempi. Il leone è un animale maestoso.<br />

(Qui ci riferiamo al leone come specie animale, quin<strong>di</strong> nota)<br />

Ho visto un video su Youtube su un leone. Il leone si chiamava Christian.<br />

(La prima volta che ci riferiamo al leone e lo introduciamo nel testo usiamo un<br />

perché parliamo <strong>di</strong> qualcosa non noto, non conosciuto; la seconda occorrenza si<br />

accompagna all’articolo il perché ormai l’ascoltatore sa a che cosa ci si riferisca).<br />

Aspetto verbale. L’aspetto è una categoria grammaticale che esprime i <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

presentare la situazione descritta dal verbo.<br />

Ecco le maggiori <strong>di</strong>cotomie aspettuali:<br />

Perfettivo/imperfettivo. La perfettività <strong>di</strong> una azione o <strong>di</strong> un evento coincide con la sua<br />

compiutezza; l’imperfettività, invece, coincide con una presentazione dell’evento dall’interno<br />

senza riferimenti alla compiutezza. Il passato prossimo in<strong>di</strong>cativo, in italiano, si caratterizza<br />

generalmente per aspettualità perfettiva (Ieri sono andato a Lucca); l’imperfetto,<br />

generalmente, per aspettualità imperfettiva (Ieri andavo a scuola e per strada ho incontrato<br />

Elisa).<br />

Abituale/continuo. Un evento <strong>di</strong> aspetto abituale si caratterizza come regolarmente<br />

ricorrente in un periodo piuttosto lungo <strong>di</strong> tempo ma senza precisazione del numero delle<br />

ricorrenze (Da bambino, andavo sempre al mare in Versilia); un evento <strong>di</strong> aspetto continuo<br />

è presentato come non interrotto nel suo svolgimento (Mentre facevo la doccia, Elisa<br />

scriveva al computer; Mia madre era bella).<br />

Progressivo/non progressivo. Un evento si caratterizza per aspettualità progressiva se<br />

osservato nel corso del suo svolgimento. In italiano, per esprimere un evento progressivo al<br />

presente possiamo usare in<strong>di</strong>stintamente la forma del presente in<strong>di</strong>cativo (Che fai?) o una<br />

perifrasi con il gerun<strong>di</strong>o (Che stai facendo?); per esprimere un evento progressivo al passato<br />

possiamo usare in<strong>di</strong>stintamente la forma dell’imperfetto in<strong>di</strong>cativo (Che facevi?) o una<br />

perifrasi con il gerun<strong>di</strong>o (Che stavi facendo?).<br />

L’aspetto verbale è una delle categorie funzionali del verbo così come il tempo (presente,<br />

passato, futuro, ecc.) E l’Azione o Aktionsart (proprietà intrinseca del significato dei singoli<br />

verbi e delle costruzioni in cui i verbi compaiono: azione durativa, azione non-durativa,<br />

ecc.). A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quest’ultima, l’aspetto non è una categoria lessicale legata al significato<br />

del verbo ma una categoria grammaticale legata alle singole forme verbali.<br />

Ausiliari. Gli ausiliari (dal latino auxilium ‘aiuto, soccorso’) sono quei verbi che ricorrono<br />

con altri verbi ed hanno funzione grammaticale (morfosintattica) perdendo la propria<br />

autonomia semantica (<strong>di</strong> significato): servono, infatti, a formare i tempi composti e le<br />

costruzioni passive.<br />

Gli ausiliari essere e avere, seguiti da un participio passato, si utilizzano per formare i tempi<br />

composti (sono andato, ho mangiato, ero andato, avevo mangiato, ecc.); l’ausiliare essere si<br />

utilizza per formare le frasi passive (La gazzella è mangiata del leone). Nelle frasi passive<br />

possiamo utilizzare, come ausiliare, il verbo venire che, rivestendo questa sua nuova<br />

funzione, perde la propria autonomia (semantica) e si mette al servizio (grammaticale) del<br />

verbo che lo segue.<br />

Avverbi. Il termine avverbio deriva dal latino adverbium e significa ‘accanto a una parola’.<br />

L’avverbio, infatti, è la parte invariabile del <strong>di</strong>scorso che si aggiunge a una parola o a un<br />

gruppo <strong>di</strong> parole per spiegarne o mo<strong>di</strong>ficarne il significato.<br />

54


L’avverbio <strong>di</strong> solito sta vicino ad un verbo (mangio velocemente), ma lo troviamo anche<br />

vicino a nomi (Una ventina circa <strong>di</strong> studenti erano <strong>di</strong> nazionalità brasiliana), o ad aggettivi<br />

(Aurora è una bambina molto vivace), o ad avverbi (Mangio molto velocemente), o può<br />

riferirsi a un’intera frase (Sicuramente, Aurora preferirà andare ad atletica che al cinema).<br />

La grammatica tra<strong>di</strong>zionale ha spesso considerato la categoria dell’avverbio come categoria<br />

“ripostiglio”: se una parola non rientrava chiaramente all’interno <strong>di</strong> una categoria, <strong>di</strong>ventava<br />

per i grammatici un avverbio.<br />

Bilinguismo. Il termine bilinguismo o multilinguismo è stato definito in vari mo<strong>di</strong>. Il<br />

termine può essere usato per denotare tutte le situazioni in cui una persona usa due lingue,<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dal livello <strong>di</strong> padronanza. Per sottolineare il fatto che i parlanti sono<br />

competenti nelle due lingue, ma lo possono essere in misura <strong>di</strong>versa, alcuni stu<strong>di</strong>osi hanno<br />

proposto <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> del bilinguismo. Per precisare, parliamo <strong>di</strong> acquisizione <strong>di</strong> due<br />

prime lingue, volendo in tal modo sottolineare il fatto che le due lingue sono entrambe<br />

acquisite dalla nascita, cioè simultaneamente, come lingue materne. In questo caso si parla<br />

<strong>di</strong> bilinguismo simultaneo. Il termine bilinguismo successivo si usa in relazione a quei<br />

parlanti che hanno acquisito una lingua (L2) dopo aver acquisito una lingua materna (L1).<br />

Coniugazione. Il termine coniugazione in<strong>di</strong>ca la flessione del verbo: in italiano, il verbo<br />

subisce una variazione morfologica in rapporto a <strong>di</strong>verse categorie grammaticali: il tempo<br />

(passato, presente, futuro), l’aspetto (perfettivo, imperfettivo, ecc.), il modo (in<strong>di</strong>cativo,<br />

congiuntivo, con<strong>di</strong>zionale, imperativo, ecc.), la persona (1°, <strong>2°</strong>, 3°), il numero (singolare,<br />

plurale) e la <strong>di</strong>atesi (attiva, passiva).<br />

In italiano, tutte queste informazioni grammaticali sono generalmente contenute alla fine del<br />

verbo (nella desinenza); la parte iniziale (la ra<strong>di</strong>ce) porta con sé informazioni <strong>di</strong> tipo<br />

lessicale: per esempio, la forma (io) cammino può essere così scomposta cammin-o, nella<br />

quale cammin - porta l’informazione lessicale (quale verbo?); -o, invece, ci dà informazioni<br />

grammaticali, tutte racchiuse in un unico suono [o] (presente, in<strong>di</strong>cativo, 1° persona,<br />

singolare).<br />

In italiano, esistono 3 para<strong>di</strong>gmi <strong>di</strong> coniugazione in rapporto alla vocale tematica del verbo:<br />

parlare (-a-), vedere (-e-), sentire (-i-). Si parla quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> 1° coniugazione (-are), <strong>2°</strong><br />

coniugazione (-ere), 3° coniugazione (-ire): per chiarire, tutti i verbi che fanno parte <strong>di</strong> una<br />

coniugazione presentano affinità formali che derivano dalla vocale tematica (parl-ano, cantano,<br />

mangi-ano / ved-ono, mett-ono, legg-ono, ecc.)<br />

Consecutio temporum. Il termine consecutio temporum (‘sequenza or<strong>di</strong>nata dei tempi’)<br />

riguarda i tempi verbali all’interno della frase complessa e del periodo ed esprime le<br />

regolarità nell’uso dei tempi nelle proposizioni subor<strong>di</strong>nate: la relazione tra il tempo della<br />

proposizione <strong>di</strong>pendente (o subor<strong>di</strong>nata) e quello della proposizione reggente, che fa da<br />

punto <strong>di</strong> riferimento.<br />

Coor<strong>di</strong>nate (proposizioni). Le proposizioni coor<strong>di</strong>nate sono proposizioni all’interno della<br />

frase complessa legate tra loro, ma che non hanno rapporto <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza.<br />

Esempi. Sono andato al mare e mi sono rilassato.<br />

Vieni con me o vai con Francesco?<br />

Dato. In ogni momento del <strong>di</strong>scorso è dato ciò è attivo nella mente del ricevente.<br />

Esempio. Dove è la mamma? L’ho vista al mercato.<br />

L’informazione data (la mamma) può ricevere scarso rilievo informativo attraverso mezzi<br />

linguistici modesti (come, in questo caso, il pronome clitico la).<br />

Ciò che è psicologicamente dato tende ad essere realizzato linguisticamente alla sinistra<br />

della frase, tramite proforma e senza prominenza intonativa (o tramite forme non realizzate<br />

foneticamente). (Vd. Nuovo)<br />

55


Dislocazione a destra. La struttura della frase cosiddetta <strong>di</strong>slocazione a destra presenta<br />

costituenti <strong>di</strong>slocati alla fine della frase che si riferiscono a qualcosa ritenuto dal parlante<br />

dato come tema del <strong>di</strong>scorso. La funzione pragmatica <strong>di</strong> questo or<strong>di</strong>ne marcato è la<br />

tematizzazione <strong>di</strong> alcuni elementi della frase.<br />

Esempio. Franca gli ha dato una caramella, a Guido. (Vd. Dato, Tema)<br />

Dislocazione a sinistra. La struttura della frase cosiddetta <strong>di</strong>slocazione a sinistra presenta<br />

un elemento dato tematizzato (tema = ciò <strong>di</strong> cui si parla) alla sinistra della frase. Il<br />

costituente <strong>di</strong>slocato presenta una connessione sintattica con il resto della frase: la<br />

preposizione e/o il pronome clitico <strong>di</strong> ripresa.<br />

Esempio. A Guido, Franca gli ha dato una caramella.<br />

I costituenti <strong>di</strong>slocati possono essere pronunciati con una pausa intonativa dal resto della<br />

frase. La virgola serve ad in<strong>di</strong>care tale pausa. (Vd. Dato, Tema)<br />

Esperiente. Ruolo tematico selezionato dal verbo/regista, che corrisponde a colui che prova<br />

un’emozione o una sensazione.<br />

Es.: A Luigina (esperiente) piace l’equitazione.<br />

Luigina (esperiente) ama l’equitazione.<br />

Sia l’agente sia l’esperiente sono ruoli semantici, con esiti grammaticali <strong>di</strong>versi che<br />

<strong>di</strong>pendono dalla scelta del verbo/regista.<br />

Frase. Frase è il termine generico per in<strong>di</strong>care l’unità strutturale <strong>di</strong> massima estensione<br />

composta <strong>di</strong> unità più piccole e costruita secondo regole sintattiche. Ci sono molte<br />

definizioni <strong>di</strong> frase: la definizione tra<strong>di</strong>zionale, <strong>di</strong> tipo semantico, <strong>di</strong>ce che la frase è “ogni<br />

sequenza <strong>di</strong> parole dotata <strong>di</strong> senso compiuto”; un’altra definizione <strong>di</strong> frase definisce la frase<br />

come unità costituita da soggetto e pre<strong>di</strong>cato (elemento centrale), seguiti da eventuali<br />

complementi, o unità costituita da verbo e attanti (argomenti e circostanziali); un’altra<br />

definizione vede la frase come unità formata da un sintagma nominale e da un sintagma<br />

verbale (F = SN + SV); un’ultima definizione in<strong>di</strong>vidua la frase come “una forma linguistica<br />

in<strong>di</strong>pendente, non compresa me<strong>di</strong>ante alcuna costruzione grammaticale in una forma<br />

linguistica maggiore”.<br />

La frase può essere semplice e in tal caso prende il nome <strong>di</strong> proposizione (Ludovico legge<br />

un bel libro <strong>di</strong> linguistica), o composta da più frasi semplici e in tal caso prende il nome <strong>di</strong><br />

frase complessa o periodo (Ludovico legge un bel libro <strong>di</strong> linguistica perché desidera<br />

migliorare la propria conoscenza dei meccanismi <strong>di</strong> funzionamento delle lingue).<br />

Frase scissa. La frase scissa si costruisce tipicamente attraverso strutture del tipo è x che<br />

(oppure con una preposizione è a x che…, ecc.) Ed ha la funzione pragmatica <strong>di</strong> mettere in<br />

rilievo o enfatizzare un elemento della frase anche in termini <strong>di</strong> contrasto più o meno<br />

esplicito.<br />

Esempio. È a Guido che Franca ha dato una caramella.<br />

Genere. Il genere è una categoria grammaticale presente nel sistema nominale (nomi,<br />

aggettivi, articoli) e talvolta anche nel sistema verbale. Il genere non apporta solitamente,<br />

salvo rare eccezioni (uomo/donna), informazioni semantiche (o <strong>di</strong> significato): è<br />

semplicemente una categoria grammaticale, non semantica (gli oggetti, per fare un esempio,<br />

non hanno sesso ma le parole che li designano possiedono genere). Questa categoria si<br />

riflette nell’accordo, cioè in quelle regole <strong>di</strong> combinazione delle parole che prevedono la<br />

con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> informazioni grammaticali (La mia mamma è andata al mercato preoccupata<br />

della salute <strong>di</strong> mio padre). In italiano, troviamo genere maschile (libro, cane, ecc.) e<br />

femminile (penna, chiave, ecc.).<br />

56


Grammatica. Con il termine grammatica, inten<strong>di</strong>amo più cose: la grammatica intesa come<br />

conoscenza (implicita, inconsapevole, innata, creativa) che tutti i parlanti hanno della lingua<br />

e la descrizione <strong>di</strong> tale conoscenza. All’interno <strong>di</strong> questo secondo gruppo, abbiamo una<br />

ulteriore <strong>di</strong>visione:<br />

1) Le grammatiche teoriche, rivolte a destinatari specialisti, hanno l’obiettivo <strong>di</strong> parlare dei<br />

fatti linguistici in modo da raggiungere adeguatezza descrittiva ed esplicativa: fornire, cioè,<br />

al contempo una descrizione e una spiegazione dei fatti linguistici in modo da tentare <strong>di</strong><br />

penetrare il fenomeno lingua. Un esempio noto <strong>di</strong> grammatica teorica è la Grammatica<br />

Generativa <strong>di</strong> Noam Chomsky;<br />

2) Le grammatiche linguistiche, rivolte generalmente ai parlanti nativi delle lingue<br />

medesime, hanno come obiettivo la descrizione delle conoscenze implicite dei parlanti.<br />

Spesso, tuttavia, molte grammatiche <strong>di</strong> questo tipo hanno natura prescrittiva, cioè<br />

impongono delle norme (delle regole) da rispettare e affrontano il fenomeno lingua più<br />

come fatto convenzionale che biologico. Le grammatiche <strong>di</strong> questo ultimo tipo si rifanno ad<br />

una norma consolidatasi nel tempo attraverso gli usi letterari: impongono una varietà <strong>di</strong> tipo<br />

standard e non si interessano degli usi, ovvero degli aspetti dell’esecuzione. Esistono anche<br />

delle grammatiche linguistiche meno dogmatiche che si concentrano non sulla norma ma<br />

sull’uso della lingua, evidenziandone, tra l’altro, la natura <strong>di</strong>atopica (legata allo spostamento<br />

nello spazio geografico), <strong>di</strong>afasica (legata ai <strong>di</strong>versi contesti d’uso e alle <strong>di</strong>verse situazioni<br />

comunicative), <strong>di</strong>astratica (legata alle <strong>di</strong>verse componenti sociali) ed infine <strong>di</strong>amesica (legata<br />

al mezzo <strong>di</strong> trasmissione, scritto od orale). Esempi <strong>di</strong> buone grammatiche linguistiche sono<br />

la Grande grammatica italiana <strong>di</strong> consultazione <strong>di</strong> Lorenzo Renzi, Giampaolo Salvi e Laura<br />

Vanelli, la Nuova grammatica italiana <strong>di</strong> Giampaolo Salvi e Laura Vanelli, ed infine La<br />

grammatica italiana <strong>di</strong> Cecilia Andorno.<br />

3) Le grammatiche pedagogiche, rivolte agli apprendenti <strong>di</strong> L2, hanno l’obiettivo <strong>di</strong><br />

presentare una selezione dei fatti linguistici in modo da facilitarne l’acquisizione negli<br />

apprendenti. Hanno carattere marcatamente non esaustivo.<br />

Italiano. Quale italiano parliamo? Quale italiano scriviamo? Quale italiano insegniamo?<br />

Queste domande, apparentemente scontate, in realtà non lo sono dal momento che, al<br />

momento, senza contare i <strong>di</strong>aletti, nel nostro Paese convivono e vengono usate <strong>di</strong>verse<br />

lingue italiane che la Letteratura scientifica solitamente così identifica:<br />

Italiano standard (o normativo);<br />

Italiano neostandard;<br />

Italiano regionale;<br />

Italiano popolare.<br />

L’italiano letterario prende le origini dal fiorentino del Trecento ed è stata per molti secoli la<br />

lingua dell’arte, delle classi colte, usata nei testi scritti ufficiali ed è rimasta pressoché<br />

immutata fino al romanzo <strong>di</strong> Alessandro Manzoni I promessi sposi.<br />

Per gli usi quoti<strong>di</strong>ani, la popolazione usava il <strong>di</strong>aletto e ha continuato a farlo praticamente<br />

fino alla metà del Novecento. È grazie alle migrazioni interne, all’aumento della<br />

scolarizzazione, all’avvento della ra<strong>di</strong>o e quin<strong>di</strong> della televisione, dell’istruzione obbligatoria<br />

e del servizio militare <strong>di</strong> leva che si è cominciato ad usare una lingua italiana comune.<br />

Italiano standard<br />

Perché una lingua sia considerata standard è necessario che sod<strong>di</strong>sfi tutti o la maggioranza<br />

dei seguenti requisiti:<br />

Che sia <strong>di</strong> riferimento per tutta la società;<br />

Che sia la più usata;<br />

Che sia la meno marcata da un punto <strong>di</strong> vista sociolinguistico;<br />

Che sia sovraregionale;<br />

Che sia descritta e co<strong>di</strong>ficata da grammatiche e <strong>di</strong>zionari;<br />

Che sia usata da parlanti appartenenti alle classi sociali dominanti;<br />

57


Che sia utilizzabile come lingua scritta per tutti gli usi;<br />

Che sia utilizzabile come lingua orale per parlare <strong>di</strong> qualsiasi argomento.<br />

Ad oggi non tutti i linguisti sono concor<strong>di</strong> nell’identificare quale sia l’italiano standard. Per<br />

quanto riguarda la pronuncia alcuni lo identificano con il fiorentino contemporaneo<br />

depurato della gorgia, cioè l’aspirazione <strong>di</strong> alcuni suoni consonantici (tipicamente, in alcuni<br />

contesti, [k] <strong>di</strong>venta [h], [t] <strong>di</strong>venta [ɵ], ecc.). Per quanto riguarda l’aspetto grammaticale,<br />

l’italiano standard sarebbe rappresentato dall’italiano dell’ottocento e del Novecento dopo<br />

Manzoni. Questa tipologia <strong>di</strong> italiano è stata prevalentemente utilizzata per i testi scritti<br />

aventi un carattere formale.<br />

Ad oggi la vitalità dell’italiano standard è messa in forte <strong>di</strong>scussione non solo perché non<br />

rintracciabile nell’oralità ma anche nei testi scritti: molte norme e forme co<strong>di</strong>ficate come<br />

standard vengono, infatti, sempre più sostituite dalle corrispondenti ed equivalenti norme e<br />

forme orali, spesso esistite ed usate per secoli produttivamente a fianco delle prime e<br />

considerate, tuttavia, meno affettate <strong>di</strong> queste.<br />

Italiano neostandard<br />

L’italiano “neostandard” (Berruto 1987), in<strong>di</strong>cato anche con i termini “comune”, “dell’uso<br />

me<strong>di</strong>o” (Sabatini 1985), “tendenziale” (Mioni 1983), è identificabile con la lingua <strong>di</strong> questi<br />

ultimi cinquant’anni. È una varietà scritta e parlata, che coincide in gran parte con l’italiano<br />

standard, ma accetta molti aspetti che in precedenza erano percepiti come non accettabili:<br />

fenomeni linguistici caratteristici del parlato che sono, ad oggi, accettati anche nello scritto.<br />

In particolare, a livello morfosintattico, il neostandard accoglie forme appartenenti alle<br />

<strong>di</strong>verse varietà (<strong>di</strong>atopiche, <strong>di</strong>astratiche, <strong>di</strong>afasiche, <strong>di</strong>amesiche); vi è la contaminazione con<br />

il lessico proveniente da linguaggi <strong>di</strong>versi (sportivo, tecnico, scientifico, ecc.) e anche da<br />

lingue straniere (oggi molte parole inglesi sono abitualmente usate nell’oralità e nello<br />

scritto).<br />

Oggi il neostandard è parlato e scritto dalla maggioranza della comunità italiana come<br />

varietà <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a formalità.<br />

Italiano regionale<br />

L’italiano regionale è descritto dai linguisti come una varietà <strong>di</strong> italiano, molto influenzata<br />

dal <strong>di</strong>aletto, che si <strong>di</strong>stingue dall’italiano standard e dagli altri italiani regionali per elementi<br />

tipicamente locali. L’italiano regionale è la conseguenza dell’assorbimento dei <strong>di</strong>aletti<br />

nell’italiano neostandard secondo il seguente percorso:<br />

Dialetto –> <strong>di</strong>aletto regionale –> italiano regionale –> italiano neostandard.<br />

Sentendo parlare una persona, ad esempio, anche in contesti molto formali, ci si può<br />

rendere conto della regione <strong>di</strong> provenienza dalla pronuncia e dall’intonazione. Si possono<br />

incontrare regionalismi per l’aspetto lessicale. Non accade altrettanto, invece, specialmente<br />

in contesti formali, per la costruzione grammaticale delle frasi.<br />

Le quattro varietà regionali principali sono: settentrionale, toscana, romana, meri<strong>di</strong>onale; a<br />

queste si aggiungono le varietà sarde e quelle meri<strong>di</strong>onali estreme.<br />

Italiano popolare<br />

L’italiano popolare è stato anche definito l’ “italiano dei semicolti” perché è usato dalle fasce<br />

meno istruite della popolazione accanto al <strong>di</strong>aletto e presenta quin<strong>di</strong> forti caratteri regionali.<br />

Si è parlato – e si continua a parlare – <strong>di</strong> “semplificazione” rispetto all’italiano standard o<br />

normativo, relativamente all’italiano popolare: da questo ne deriva una forte censura sociale<br />

applicata a chi è parlante nativo <strong>di</strong> queste varietà linguistiche.<br />

Il nostro punto <strong>di</strong> vista sull’italiano popolare ribalta questa prospettiva:<br />

Non ve<strong>di</strong>amo la lingua standard come modello, né la usiamo come continuo riferimento per<br />

sanzionare le altre varietà linguistiche;<br />

58


Osserviamo le caratteristiche linguistiche <strong>di</strong> queste lingue come possibilità formali offerte<br />

dalla nostra dotazione genetica: una forma non è mai, dal punto <strong>di</strong> vista linguistico, migliore<br />

rispetto a un’altra; semmai esistono convenzioni che danno maggiore prestigio ad una forma<br />

a danno <strong>di</strong> un’altra. Riteniamo che occorra essere capaci <strong>di</strong> alternare le <strong>di</strong>verse varietà<br />

linguistiche nelle varie situazioni concrete <strong>di</strong> utilizzo della lingua.<br />

Quello che viene frequentemente definito come tratto “semplificato” dell’italiano popolare (e<br />

delle varietà d’appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> italiano L2) compare in altri sistemi linguistici adulti, spesso<br />

persino standard: da questo l’inadeguatezza dell’uso del termine “semplificazione” e la<br />

nostra propensione verso analisi che tentino una descrizione e, se possibile una<br />

spiegazione, delle scelte formali “altre”.<br />

L2. Parliamo <strong>di</strong> L2 quando l’appren<strong>di</strong>mento della lingua non materna avviene in un contesto<br />

situazionale nel quale essa venga utilizzata come lingua <strong>di</strong> comunicazione quoti<strong>di</strong>ana (per<br />

esempio l’italiano appreso in Italia attraverso i normali scambi comunicativi quoti<strong>di</strong>ani).<br />

LS. Parliamo <strong>di</strong> LS (lingua straniera) quando l’appren<strong>di</strong>mento della lingua non materna<br />

avviene in un contesto situazionale nel quale essa non sia presente se non nella scuola (per<br />

esempio l’italiano appreso all’estero in una scuola <strong>di</strong> lingua).<br />

Marcato. Si <strong>di</strong>ce che un elemento della lingua all’interno <strong>di</strong> una coppia <strong>di</strong> elementi correlati<br />

è più marcato se segnala esplicitamente la proprietà, l’informazione, il tratto, la marca<br />

appunto, che lo <strong>di</strong>stingue dall’altro elemento cosiddetto meno marcato.<br />

Esempi. Studente/studentessa<br />

Student/students<br />

Nel primo esempio, studentessa è più marcato <strong>di</strong> studente perché aggiunge il morfema -essa<br />

<strong>di</strong> genere femminile; nel secondo esempio, dall’inglese, students è più marcato <strong>di</strong> student<br />

perché aggiunge il morfema -s <strong>di</strong> numero plurale.<br />

C’è poi un altro significato più esteso del termine marcato che associa agli elementi meno<br />

marcati una maggiore semplicità e una maggiore basicità: secondo questi modelli linguistici,<br />

certe forme, certi elementi sarebbero più semplici, più basici, più neutri, più versatili<br />

nell’uso, più naturali, più frequenti nelle lingue e anche più facilmente acquisibili <strong>di</strong> altri.<br />

Per quanto concerne l’appren<strong>di</strong>mento dell’italiano come L2, si sostiene l’esistenza <strong>di</strong> scale <strong>di</strong><br />

marcatezza che permettano <strong>di</strong> spiegare l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> acquisizione delle strutture della lingua:<br />

le forme meno marcate sarebbero apprese prima e con minore <strong>di</strong>fficoltà rispetto alle forme<br />

marcate. Secondo queste scale, il maschile sarebbe meno marcato del femminile, il<br />

singolare del plurale, l’or<strong>di</strong>ne della frase italiana soggetto-verbo-oggetto (SVO) meno<br />

marcato <strong>di</strong> altri or<strong>di</strong>ni, ecc.<br />

Modali (verbi). I verbi modali (detti anche verbi servili per la loro funzione ancillare,<br />

servile nei confronti del verbo principale) sono quei verbi che si accompagnano ad altri<br />

verbi (all’infinito) mo<strong>di</strong>ficando la modalità <strong>di</strong> realizzazione dell’evento espresso dal verbo<br />

principale. In italiano, i verbi generalmente considerati modali o servili sono, per esempio,<br />

potere, volere e dovere: essi sono specializzati ad esprimere come il parlante si pone verso<br />

ciò che <strong>di</strong>ce.<br />

Nomi. I nomi si accompagnano tipicamente all’articolo e agli aggettivi e possiedono genere<br />

(maschile/femminile) e numero (singolare/plurale).<br />

Esempio. Il cane, il mio babbo, la mia mamma, i miei vecchi amici, la verde Umbria, i cari<br />

vecchi tempi.<br />

Spesso, ma non sempre, i nomi si riferiscono a entità fisiche come gli oggetti, le persone, gli<br />

animali, ecc.<br />

59


Numero. Il numero è una categoria grammaticale che esprime, generalmente, la quantità<br />

degli elementi presenti nell’enunciazione. In italiano, sono presenti il singolare (libro, cane,<br />

penna, chiave) e il plurale (libri, cani, penne, chiavi).<br />

Nuovo. In ogni momento del <strong>di</strong>scorso è nuovo ciò che psicologicamente non è attivo nella<br />

mente del ricevente.<br />

Esempio. Ieri ho visto un cane zoppo.<br />

L’articolo indeterminativo possiede, solitamente, la funzione <strong>di</strong> introdurre nel <strong>di</strong>scorso<br />

elementi nuovi.<br />

L’elemento nuovo tende ad essere co<strong>di</strong>ficato linguisticamente alla destra della frase, tramite<br />

sintagmi pieni e sotto prominenza intonativa. (Vd. Dato)<br />

Or<strong>di</strong>ne delle parole. Generalmente la struttura dell’enunciato tipico (non marcato) italiano<br />

presenta l’articolazione dato/nuovo, cioè elemento noto, dato, presupposto, in prima<br />

posizione, ed elemento nuovo, alla fine. Per chiarire, il parlante, nell’enunciazione, cerca <strong>di</strong><br />

adattare l’informazione a quello che pensa sia presente nella mente dell’ascoltatore:<br />

pronuncerà prima quello che pensa sia già conosciuto dall’ascoltatore e posticiperà le<br />

informazioni non note.<br />

Per quanto riguarda la posizione del soggetto sintattico, esso nell’enunciato non marcato,<br />

cioè che si adatta ad un numero maggiore <strong>di</strong> contesti <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorso, si trova in posizione preverbale<br />

con i verbi transitivi (Edoardo ha letto un libro [nuovo]) e in posizione post-verbale<br />

con i verbi inaccusativi (quelli con ausiliare essere) (È caduta la torre [nuovo]) e con alcuni<br />

verbi intransitivi (Ha telefonato Francesco [nuovo]).<br />

Esempi. VERBI TRANSITIVI: leggere<br />

Che cosa ha letto Edoardo? Edoardo ha letto [dato] un libro [nuovo].<br />

Che cosa ha fatto Edoardo? Edoardo [dato] ha letto un libro [nuovo].<br />

Che cosa è successo? Edoardo ha letto un libro [nuovo].<br />

VERBI INACCUSATIVI (ausiliare essere): cadere<br />

Che cosa è successo alla torre? La torre [dato] è caduta [nuovo].<br />

Che cosa è successo? È caduta la torre [nuovo]. (Vd. Dato, Nuovo)<br />

Preposizioni. Le preposizioni sono degli elementi funzionali che, posti davanti a dei<br />

sintagmi (da qui, il prefisso pre-), ne definiscono le relazioni all’interno nella frase. Ci sono<br />

preposizioni tra<strong>di</strong>zionalmente note come proprie (<strong>di</strong>, a, da, in, con, per, tra, fra), che<br />

svolgono solo la funzione <strong>di</strong> preposizioni, ed altre preposizioni tra<strong>di</strong>zionalmente note come<br />

improprie perché svolgerebbero <strong>di</strong>verse funzioni all’interno della frase (es. Le chiavi sono<br />

sul tavolo; Elisa ha chiesto a Ludovico <strong>di</strong> salire su).<br />

Proposizione. La proposizione è una unità sintattica elementare (frase semplice): soggetto<br />

(quando presente) e pre<strong>di</strong>cato, seguiti da eventuali complementi; verbo e suoi argomenti,<br />

seguiti da eventuali circostanziali. Esistono proposizioni coor<strong>di</strong>nate (Sono andato al mare e<br />

ho visto Andrea), legate tra loro ma in<strong>di</strong>pendenti, e proposizioni subor<strong>di</strong>nate (Penso <strong>di</strong><br />

andare al mare), legate tra loro da un rapporto <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza (la proposizione subor<strong>di</strong>nata<br />

<strong>di</strong>pende dalla proposizione reggente).<br />

Punteggiatura. Quando scriviamo, la punteggiatura scan<strong>di</strong>sce pause e precisa specifiche<br />

intenzioni pragmatiche (quello che “facciamo” con la lingua). Una buona punteggiatura<br />

facilita la lettura/comprensione <strong>di</strong> un testo, chiarendone la struttura sintattica e le <strong>di</strong>verse<br />

sfumature interpretative.<br />

I segni <strong>di</strong> interpunzione in italiano sono:<br />

. Punto o punto fermo<br />

, virgola<br />

60


; punto e virgola<br />

: due punti<br />

? Punto interrogativo o <strong>di</strong> domanda<br />

! Punto esclamativo<br />

… puntini <strong>di</strong> sospensione<br />

( ) parentesi<br />

- trattino<br />

“ ” virgolette alte<br />

« » virgolette basse<br />

‘’ apici<br />

– lineetta<br />

* asterisco<br />

L’uso della punteggiatura, anche se regolato da norme e regole generali, dà spazio alla<br />

in<strong>di</strong>vidualità e alla creatività <strong>di</strong> chi sta scrivendo.<br />

Registro. In sociolinguistica il termine registro in<strong>di</strong>ca come viene realizzato un evento<br />

comunicativo tenuto conto della situazione. Grazie ai registri abbiamo tanti mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>re la stessa cosa. La scelta del come “<strong>di</strong>re” <strong>di</strong>pende dalla situazione.<br />

Il registro pertiene alla variazione linguistica <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>afasico. (Vd. Varietà linguistiche)<br />

Rema. Il rema, nella grammatica del <strong>di</strong>scorso, è quella parte dell’enunciato che ne realizza<br />

lo scopo informativo.<br />

Il rema tende a trovarsi alla destra degli enunciati.<br />

Esempio. I nonni sono arrivati.<br />

Soggetto. Il soggetto non è sempre “colui che compie l’azione” (agente) né tantomeno<br />

sempre “ciò <strong>di</strong> cui si parla” (topic); il soggetto è, in italiano, quell’elemento della frase che<br />

accorda con il verbo. Questa analisi morfosintattica è l’unica possibile e l’unica che non<br />

cade in contrad<strong>di</strong>zione. Nell’inglese it’s raining, il soggetto sintattico it non ha un referente<br />

(non si riferisce a niente e a nessuno) e non ha nessun ruolo tematico: non compie l’azione<br />

né corrisponde a ciò <strong>di</strong> cui si parla; è soltanto un elemento grammaticale.<br />

Ci sono lingue che hanno soggetti espressi necessariamente (inglese) e lingue che possono<br />

omettere il soggetto (italiano). La <strong>di</strong>fferenze tra questi due tipi <strong>di</strong> lingua consiste in una<br />

scelta parametrica.<br />

Esempio. Piove. (soggetto non espresso)<br />

It’s raining. (soggetto espresso)<br />

Subor<strong>di</strong>nata (proposizione). La proposizione subor<strong>di</strong>nata <strong>di</strong>pende da una proposizione<br />

reggente. La proposizione principale è la proposizione che regge tutte le altre all’interno <strong>di</strong><br />

una frase complessa.<br />

Esempio. Penso <strong>di</strong> andare al mare.<br />

Penso: proposizione reggente<br />

Di andare al mare: proposizione subor<strong>di</strong>nata<br />

Tema. Il tema, nella grammatica del <strong>di</strong>scorso, è ciò <strong>di</strong> cui si parla, l’argomento<br />

dell’enunciato, o, meglio ancora, l’informazione accessoria che facilita la comprensione del<br />

rema.<br />

Il tema tende a trovarsi alla sinistra degli enunciati.<br />

Esempio. I nonni sono arrivati. (Vd. Rema)<br />

Tema libero. La struttura della frase cosiddetta a tema libero prevede elementi alla sinistra<br />

della frase non legati sintatticamente al resto della medesima. Sarà il contesto linguistico ed<br />

extralinguistico ed il sistema <strong>di</strong> conoscenze dell’ascoltatore (nonché lo spazio comunicativo<br />

61


con<strong>di</strong>viso da parlante e ascoltatore) a permettere la deco<strong>di</strong>fica e la comprensione del<br />

messaggio.<br />

Esempio. Guido, Franca deve comprare altre caramelle.<br />

Tema sospeso. La struttura della frase cosiddetta a tema sospeso presenta caratteristiche<br />

simili alla <strong>di</strong>slocazione a sinistra, soprattutto relativamente alla sua funzione pragmatica <strong>di</strong><br />

tematizzazione, ma ha caratteristiche sintattiche <strong>di</strong>verse: il tema sospeso non si accompagna<br />

agli in<strong>di</strong>catori sintattici (le eventuali preposizioni) e richiede necessariamente una ripresa<br />

(generalmente, un pronome clitico).<br />

Esempio. Guido, Franca gli ha dato una caramella.<br />

Topicalizzazione. La struttura della frase cosiddetta topicalizzazione pone un costituente<br />

alla sinistra della frase, non come tema-dato ma come elemento nuovo. Per la<br />

topicalizzazione, si parla generalmente <strong>di</strong> focus contrastivo perché il rilievo del costituente<br />

<strong>di</strong>slocato implicitamente od esplicitamente richiama il contrasto. Per in<strong>di</strong>care il focus, siusa<br />

convenzionalmente il maiuscolo.<br />

Esempio. A GUIDO, Franca ha dato una caramella (non a Luigina).<br />

<strong>Val</strong>enza. La valenza del verbo si può spiegare come quel determinato numero <strong>di</strong> posti<br />

vuoti, controllati dal verbo, da riempire all’interno della frase. Ogni verbo ha un numero <strong>di</strong><br />

posti vuoti (argomenti) da riempire secondo il suo significato. Ogni verbo esprime una<br />

scena con degli attori (detti partecipanti o attanti) che possiedono ruoli specifici (ruoli<br />

tematici).<br />

Esempio. Edoardo dà un fiore a Cristina.<br />

Il verbo dare si accompagna tipicamente a 3 argomenti che possiedono dei ruoli tematici<br />

all’interno dell’evento espresso dal verbo: Edoardo è l’agente della frase; un fiore subisce<br />

l’azione ed è quin<strong>di</strong> il tema o l’oggetto dell’evento; Cristina è il destinatario <strong>di</strong> questo<br />

evento del dare, più semplicemente dove termina l’evento, dove viene a trovarsi l’oggetto<br />

alla fine dell’evento.<br />

La frase minima si forma attorno ad un nucleo fondamentale, il verbo, ed è costituita da<br />

esso più i suoi argomenti (da 0 a 4); al <strong>di</strong> là della frase minima, possono essere presenti altri<br />

elementi con funzione accessoria: le cosiddette espansioni.<br />

Per quanto riguarda la valenza, i verbi si classificano in:<br />

Verbi zerovalenti Piove.<br />

Verbi monovalenti Gino dorme.<br />

Verbi bivalenti Francesco bacia Francesca.<br />

Verbi trivalenti Francesco dà una lettera a Francesca.<br />

Verbi tetravalenti Marco trasferisce le sue cose da Firenze a Prato.<br />

Nella frase Francesco va in Liguria in auto, soltanto Francesco e in Liguria sono argomenti<br />

del verbo e costituiscono una frase minima; in auto è un elemento accessorio, fuori dalla<br />

frase minima.<br />

Varietà linguistiche. Il modo con cui si usa la lingua può variare per situazioni, canali <strong>di</strong><br />

trasmissione, luoghi, tempo. Per questo motivo, in letteratura si usa fare una <strong>di</strong>stinzione tra:<br />

Varietà <strong>di</strong>amesica: la variazione linguistica determinata dal canale <strong>di</strong> trasmissione (lingua<br />

orale/lingua scritta) dell’evento comunicativo;<br />

Varietà <strong>di</strong>atopica: la variazione linguistica determinata dall’uso della lingua che si fa in un<br />

determinato luogo geografico (l’italiano parlato in Toscana ha delle peculiarità sue proprie<br />

rispetto a quello parlato, per esempio, in Lombar<strong>di</strong>a o nel Lazio);<br />

Varietà <strong>di</strong>afasica: la variazione linguistica determinata dal contesto d’uso della lingua<br />

(italiano formale, italiano burocratico, italiano colloquiale, italiano informale trascurato);<br />

62


Varietà <strong>di</strong>astratica: la variazione linguistica determinata dalla situazione socio-culturale del<br />

parlante. (Vd. Registro)<br />

Verbi. I verbi (dal latino verbum ‘il <strong>di</strong>re’) hanno una flessione che esprime, al suo interno,<br />

persona, numero, tempo, aspetto e modalità.<br />

Esempio. Ieri sono andato al mare.<br />

Sono andato:<br />

Persona e numero: 1a persona singolare<br />

Tempo: passato prossimo<br />

Aspetto: perfettivo (evento concluso, isolato)<br />

Modo: in<strong>di</strong>cativo<br />

Spesso i verbi in<strong>di</strong>cano un’azione, una cosa che si fa (es. Ludovico cammina). Tuttavia,<br />

possono anche in<strong>di</strong>care: un processo, cose che capitano (es. Ludovico è caduto); una<br />

proprietà del soggetto (es. Ludovico è basso e magro); uno stato (es. Ludovico esiste); una<br />

sensazione (es. Ludovico ama Elisa).<br />

I verbi possono essere transitivi, se possono essere seguiti da un oggetto <strong>di</strong>retto e possono<br />

essere trasformati in passivi, e intransitivi, se hanno le caratteristiche opposte.<br />

Esempi. Edoardo ama Cristina. (verbo transitivo)<br />

(Cristina è amata da Edoardo).<br />

Edoardo dorme. (verbo intransitivo)<br />

63


Una possibile bibliografia<br />

Qui <strong>di</strong> seguito, si presenta una rassegna <strong>di</strong> materiali teorici sulla pedagogia<br />

linguistica dell’italiano L2.<br />

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Tuttavia, la glotto<strong>di</strong>dattica nasce programmaticamente connessa a <strong>di</strong>scipline<br />

scientifiche con tra<strong>di</strong>zioni accademiche consolidate, <strong>di</strong> cui ogni manuale compie<br />

una selezione parziale, soggettiva e riduttiva.<br />

Il nostro consiglio, quin<strong>di</strong>, è il rimando <strong>di</strong>retto a tali ambiti <strong>di</strong> indagine scientifica,<br />

<strong>di</strong> cui proponiamo una bibliografia accurata, ma volutamente non conclusa.<br />

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- Altre letture consigliate<br />

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de Bono, E. 2008, Il pensiero laterale. Come <strong>di</strong>ventare creativi, Milano, Rizzoli.<br />

Faso, G. 2008, Lessico del razzismo democratico. Le parole che escludono, Roma,<br />

DeriveAppro<strong>di</strong>.<br />

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Faso, G. 2010, Il lessico che stigmatizza. La democrazia che esclude, in Rosetto Ajello A. (a<br />

cura <strong>di</strong>), Nel mondo on gli altri. Il cammino impervio dell’educazione alla pace,<br />

Messina, CESV: 115-126.<br />

Goffman, E. 2003, Espressione e identità. Gioco, ruoli, teatralità, Bologna, Il Mulino.<br />

Kosko, B. 2010, Il fuzzy pensiero. Teoria e applicazione della logica fuzzy, Milano, B.C.<br />

Dalai e<strong>di</strong>tore.<br />

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Morin, E. 2001, I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Milano, Raffaello Cortina<br />

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http://www.aisea.it (Associazione Italiana per le Scienze Etno-Antropologiche)<br />

http://www.asgi.it (Associazione per gli stu<strong>di</strong> giuri<strong>di</strong>ci sull’immigrazione)<br />

http://www.centroalbertomanzi.it/home.asp (Centro Stu<strong>di</strong> de<strong>di</strong>cato al maestro Alberto<br />

Manzi)<br />

http://www.centrointerculturale.it (Centro interculturale dell’Area empolese- valdelsa, centro<br />

<strong>di</strong> attività e <strong>di</strong> ricerca sull’italiano L2)<br />

http://www.cronache<strong>di</strong>or<strong>di</strong>nariorazzismo.org (sito <strong>di</strong> informazione, approfon<strong>di</strong>mento e<br />

comunicazione de<strong>di</strong>cato al fenomeno del razzismo)<br />

http://www.freire.org/paulo-freire (Istituto Paulo Freire - in inglese)<br />

http://www.juragentium.unifi.it/ (rivista <strong>di</strong> filosofia del <strong>di</strong>ritto internazionale e della politica<br />

globale)<br />

http://www.logos<strong>di</strong>ctionary.org/pls/<strong>di</strong>ctionary/new_<strong>di</strong>ctionary.home_project?pjCode=10&lan<br />

g=en&u_code=4395 (Dizionario plurilingue consultabile on-line)<br />

http://osservatorioarticolo3.blogspot.com (Osservatorio sulle <strong>di</strong>scriminazioni)<br />

http://www.paesaggieducativi.it/ (Rivista pedagogica e <strong>di</strong>dattica <strong>di</strong> insegnanti per<br />

insegnanti)<br />

http://www.scuola<strong>di</strong>citta<strong>di</strong>nanzainterculturale.it/ (sito della scuola <strong>di</strong> San Giovanni in Galilea<br />

in provincia <strong>di</strong> Forlì- Cesena, dove nel periodo estivo sono organizzati seminari<br />

sull’appren<strong>di</strong>mento dell’italiano L2, ascolto attivo, me<strong>di</strong>azione dei conflitti e<br />

comunicazione interculturale)<br />

http://www.secondegenerazioni.it/ (Rete G2 immigrazione)<br />

79


! 87


IL DIALOGO NATURALE<br />

Come l’insegnante può facilitare il bambino nel processo <strong>di</strong> acquisizione dell’italiano L2? Il <strong>di</strong>alogo spontaneo, naturale è quello<br />

che nasce all’interno <strong>di</strong> una relazione tra persone che hanno voglia <strong>di</strong> conoscersi. È l’unica modalità efficace nella facilitazione del<br />

processo <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento linguistico e inoltre avvicina l’insegnante alle modalità <strong>di</strong> conoscenza che i bambini mettono in atto.<br />

I <strong>di</strong>aloghi costruiti, le situazioni artefatte non facilitano l’appren<strong>di</strong>mento perché non esprimono i bisogni che nascono nella<br />

situazione reale, non suscitano curiosità e interesse nei bambini poiché non creano vere relazioni tra i bambini e con gli insegnanti.<br />

Interrogarsi sulla qualità <strong>di</strong>alogica del domandare e del rispondere evita l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> «fare e ricevere domande illegittime», ovvero quelle<br />

che nascono nel contesto <strong>di</strong>alogico contraffatto delle risposte già attese dall’insegnante.<br />

La vita a scuola propone spunti e curiosità che stimolano il <strong>di</strong>alogo autentico e l’appren<strong>di</strong>mento; non sono quin<strong>di</strong> necessari<br />

percorsi e materiali troppo strutturati che ostacolando l’attesa degli “imprevisti” (cfr Perticari, 2005). In modo particolare le attività <strong>di</strong> tipo<br />

lu<strong>di</strong>co, manipolativo e artistico sono importanti momenti <strong>di</strong> socializzazione, relazione e acquisizione della lingua.<br />

88


APPRENDIMENTO CICLICO E A SPIRALE<br />

!<br />

Le acquisizioni e gli appren<strong>di</strong>menti hanno bisogno, per essere interiorizzati, <strong>di</strong> tempi lunghi e <strong>di</strong> continui ‘ritorni’. Pertanto,<br />

occorre puntare l’attenzione su due parole-chiave: CICLICITÀ e SPIRALE.<br />

Per CICLICITÀ inten<strong>di</strong>amo ‘ritornare’ ciclicamente su aree tematiche, funzioni comunicative, aspetti grammaticali, aspetti lessicali,<br />

aspetti relazionali ed educativi. Ciò vuol <strong>di</strong>re che non è sufficiente lavorare su questi aspetti solo una volta in modo esaustivo.<br />

Per SPIRALE inten<strong>di</strong>amo, invece, un percorso <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento – insegnamento che preveda la complessificazione dei <strong>di</strong>versi<br />

aspetti <strong>di</strong> acquisizione della L2. L’appren<strong>di</strong>mento a spirale prevede anche l’interiorizzazione, la trasformazione e la rinegoziazione<br />

continue degli appren<strong>di</strong>menti significativi, soprattutto attraverso la relazione tra i pari, con la regia dell’insegnante – facilitatore all’interno<br />

<strong>di</strong> un contesto comunicativo, relazionale ed educativo.<br />

Questo percorso, che abbiamo descritto come ciclico e a spirale, si incar<strong>di</strong>na sulla gradualità dello sviluppo delle abilità<br />

comunicative (le abilità orali precedono naturalmente sempre le abilità scritte; le abilità ricettive precedono naturalmente sempre le<br />

abilità produttive) e sul fare (tutte le attività devono partire sempre da esperienze <strong>di</strong>rette, multisensoriali). Infatti, l’appren<strong>di</strong>mento<br />

attraverso il ‘fare’ permette l’attivazione <strong>di</strong> memoria a lungo termine, attraverso la ripetizione e la fissazione associate però ad un<br />

ambiente relazionale affettivamente positivo.<br />

! !<br />

! 89


!<br />

ASPETTI<br />

!<br />

LIVELLO INIZIALE<br />

In questa fase è massima la <strong>di</strong>pendenza dell’apprendente, nella pianificazione del <strong>di</strong>scorso, dall’interlocutore e dal contesto situazionale e<br />

<strong>di</strong>scorsivo.<br />

Il massimo sforzo <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento è volto al riconoscimento e alla memorizzazione <strong>di</strong> vocaboli, e alla strutturazione <strong>di</strong> enunciati a<br />

partire dai suggerimenti del parlante nativo.<br />

È alta la presenza <strong>di</strong> costrutti fissi e formule, pezzi <strong>di</strong> lingua non analizzati e <strong>di</strong> singole parole, che possono designare oggetti, persone,<br />

azioni ma anche intere situazioni"<br />

! 90


OBIETTIVI LINGUISTICO-COMUNICATIVI<br />

Ricezione<br />

Produzione<br />

Comprensione orale<br />

Comprensione scritta<br />

Produzione orale<br />

Produzione scritta<br />

! 91<br />

Comprende semplici consegne e domande a<br />

risposta chiusa<br />

Comprende semplici frasi e domande<br />

Distingue le lettere dell’alfabeto singolarmente<br />

ma non legge parole complete<br />

Comprende semplici enunciati scritti<br />

Si esprime utilizzando co<strong>di</strong>ci extralinguistici<br />

Produce espressioni incomplete ma<br />

sufficientemente comprensibili<br />

Sa copiare quello che scrivono gli altri in<br />

stampato e/o in corsivo<br />

Sa scrivere sotto dettatura parole o brevi frasi.


!<br />

ASPETTI<br />

!<br />

LIVELLO DI CONTATTO (A1)<br />

La varietà degli apprendenti è caratterizzata dall’aumento degli elementi lessicali e in particolare <strong>di</strong> quelli avverbiali. Non esiste ancora<br />

invece un uso della morfologia legata, cioè delle terminazioni delle parole: le parole sono espresse in forme base non flesse o la cui<br />

flessione è priva <strong>di</strong> valore <strong>di</strong>stintivo.<br />

I nomi non hanno marche <strong>di</strong> genere e <strong>di</strong> numero, la parte finale della parola non ha quin<strong>di</strong> valore <strong>di</strong> marca grammaticale. Ad es.,<br />

possiamo trovare alternanze <strong>di</strong> forme in -o e in -i nei nomi senza che si possa ancora parlare dell’acquisizione della categoria<br />

grammaticale del numero.<br />

Il verbo italiano ha in questa fase una forma basica che coincide <strong>di</strong> solito con una forma ra<strong>di</strong>ce o con l’infinito. Infatti compare<br />

generalmente coniugato alla terza/seconda persona singolare del presente in<strong>di</strong>cativo ed è utilizzato per esprimere situazioni <strong>di</strong>verse nel<br />

tempo (Io mangia). Si può trovare anche l’infinito, spesso con valore modale cioè per esprimere necessità, intenzionalità (Dire basta<br />

problema = io voglio <strong>di</strong>re basta ai problemi).<br />

Il <strong>di</strong>scorso dell’apprendente è organizzato anche sulla base degli schemi valenziali del verbo, il quale, come ogni bravo regista, chiama<br />

intorno a sé degli attori per quel piccolo “dramma” che si chiama enunciato. Le frasi si strutturano maggiormente in modo autonomo<br />

sulla base <strong>di</strong> modelli come:<br />

agente – verbo – oggetto: bambino lo prende vestiti<br />

esperiente – verbo – oggetto: bambino guarda<br />

! 92


OBIETTIVI LINGUISTICO-COMUNICATIVI<br />

!<br />

Ricezione<br />

Produzione<br />

Comprensione orale<br />

! 93<br />

Comprende un breve intervento orale se<br />

articolato lentamente<br />

Comprende e segue semplici frasi ed<br />

in<strong>di</strong>cazioni relative a contesti a lei/lui familiari<br />

Comprensione scritta Comprende testi molto brevi e semplici con un<br />

lessico <strong>di</strong> uso frequente<br />

Produzione orale<br />

Produzione scritta<br />

Sa gestire frasi semplici su persone e luoghi<br />

Sa fare semplici descrizioni<br />

È in grado <strong>di</strong> interagire in attività elementari e<br />

<strong>di</strong> routine che richiedono scambi <strong>di</strong><br />

informazioni su argomenti personali, purché<br />

la comunicazione sia facilitata<br />

dall’interlocutore<br />

Produce autonomamente semplici frasi<br />

contenenti informazioni personali e<br />

descrizioni minime<br />

Sa scrivere brevi messaggi e compilare<br />

semplici moduli


FUNZIONI<br />

LINGUISTICO-<br />

COMUNICATIVE<br />

Nominare oggetti e<br />

persone in contesti<br />

Chiedere per ottenere<br />

Chiedere per sapere<br />

Descrivere<br />

Accettare/rifiutare<br />

Presentarsi e chiedere <strong>di</strong><br />

presentarsi<br />

Salutare<br />

Esprimere bisogni e<br />

sensazioni<br />

Localizzare<br />

ambienti<br />

arre<strong>di</strong><br />

materiali<br />

persone<br />

AREA TEMATICA: LA SCUOLA<br />

! 94<br />

LESSICO ATTIVITÀ !<br />

elementi temporali (la<br />

data, la scansione della<br />

giornata)<br />

tempo meteorologico<br />

saluti, presentazioni<br />

espressione <strong>di</strong> alcuni<br />

bisogni (andare in<br />

bagno, avere fame, sete,<br />

sentirsi male, provare<br />

dolore a…)<br />

spazio<br />

Conoscenza dei <strong>di</strong>versi ambienti<br />

della scuola e dei rispettivi arre<strong>di</strong><br />

Pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> cartellini con i<br />

nomi degli arre<strong>di</strong>, ad es. dell’aula da<br />

attaccare sugli stessi<br />

Giochi e attività con i materiali scolastici<br />

Costruzione ed utilizzo quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong><br />

un datario <strong>di</strong> classe che comprenda i<br />

nomi dei giorni della settimana, i<br />

numeri dei giorni, il nome dei mesi ed<br />

eventualmente delle stagioni, ed anche<br />

i simboli del tempo meteorologico<br />

(può essere <strong>di</strong> stoffa, <strong>di</strong> cartone…)<br />

Giochi all’interno della vita <strong>di</strong> routine<br />

della classe<br />

Semplici concetti topologici:<br />

Dentro/fuori Sopra/sotto<br />

Davanti/<strong>di</strong>etro ecc<br />

Nel livello iniziale, per funzione<br />

linguistico-comunicativa si<br />

intendono le singole parole e/o i<br />

linguaggi non verbali. Per esempio,<br />

per andare in bagno, il bambino si<br />

può esprimere con la parola-frase<br />

pipì, bagno o con gesti che<br />

in<strong>di</strong>cano il luogo. Nel livello A1, si<br />

intendono brevi enunciati.<br />

Per descrizione si intende l’uso <strong>di</strong><br />

lessico /singole parole conosciute<br />

per “raccontare” immagini,<br />

esperienze…<br />

La descrizione e la narrazione, a<br />

questi livelli, sono produzioni<br />

esclusivamente orali, caratterizzate<br />

da brevi frasi, soprattutto a partire<br />

da immagini. Anche una sola frase<br />

è da considerarsi un testo.<br />

Per non creare confusione sarebbe<br />

opportuno presentare concetti<br />

opposti in tempi <strong>di</strong>versi.<br />

L’appren<strong>di</strong>mento risulta più<br />

significativo, profondo e duraturo<br />

se si costruisce attraverso<br />

l’esperienza <strong>di</strong>retta e la<br />

manipolazione.


FUNZIONI<br />

LINGUISTICO-<br />

COMUNICATIVE<br />

Nominare in contesti<br />

Esprimere giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> gusto<br />

Esprimere quantità<br />

Descrivere<br />

Accettare/rifiutare<br />

Offrire<br />

Ringraziare<br />

AREA TEMATICA: IL CIBO<br />

! 95<br />

LESSICO ATTIVITÀ !<br />

Nomi, aggettivi, verbi<br />

collegati<br />

all’alimentazione:<br />

cibi<br />

stoviglie<br />

pasti<br />

colori<br />

numeri<br />

…<br />

Scuola <strong>di</strong> cucina (preparazione <strong>di</strong><br />

semplici dolci o salati da offrire ai<br />

compagni)<br />

Macedonia (anche con frutta vera<br />

da offrire alla classe)<br />

Carrello della spesa (con i piccoli<br />

anche utilizzando giochi)<br />

Menu (il menu della mensa<br />

scolastica, il menu preferito…)<br />

Mi piace, non mi piace…<br />

Gioco del Memory (da giocare ed<br />

eventualmente costruire con i<br />

bambini con foto, immagini tratte<br />

da Internet, <strong>di</strong>segni…)<br />

Gioco del Lupo Mangiafrutta<br />

Tombola del cibo (ed. ELI)<br />

Puzzle<br />

Come in tutte le attività, anche in<br />

questa relativa al cibo, è necessario<br />

far emergere i gusti e le preferenze<br />

in<strong>di</strong>viduali del bambino, perché è<br />

con i singoli bambini che<br />

l’insegnante è in relazione.<br />

In caso contrario, il rischio è quello<br />

<strong>di</strong> costruirsi e <strong>di</strong> costruire un<br />

immaginario su una supposta<br />

identità culturale del bambino in<br />

base alla sua provenienza. Questo<br />

processo <strong>di</strong> costruzione<br />

dell’immaginario appiattisce la<br />

soggettività e nega le peculiarità<br />

in<strong>di</strong>viduali. Gli stereotipi hanno il<br />

potere <strong>di</strong> incidere e mo<strong>di</strong>ficare la<br />

realtà.


FUNZIONI<br />

LINGUISTICO-<br />

COMUNICATIVE<br />

Nominare in contesti<br />

In<strong>di</strong>care<br />

Descrivere<br />

Esprimere bisogni,<br />

sensazioni ed emozioni<br />

FUNZIONI<br />

LINGUISTICO-<br />

COMUNICATIVE<br />

Nominare in contesti<br />

In<strong>di</strong>care<br />

Descrivere situazioni<br />

Esprimere preferenze e<br />

interessi<br />

Schema corporeo<br />

AREA TEMATICA: IL CORPO<br />

LESSICO ATTIVITÀ<br />

Le azioni del corpo<br />

I concetti topologici<br />

presentati anche in altre<br />

aree<br />

Bisogni<br />

Malesseri<br />

Malattie<br />

Sensazioni, reazioni fisiche<br />

(es. caldo, freddo, triste,<br />

felice)<br />

! 96<br />

Giochi nel piccolo gruppo in cui<br />

i bambini toccano con una<br />

propria parte del corpo una<br />

parte del corpo del compagno<br />

(es. “con la mano tocca il<br />

ginocchio <strong>di</strong>… ecc”)<br />

Attività motoria in palestra<br />

Giochi ritmici, filastrocche e<br />

canzoni<br />

Indovina chi? (per i più gran<strong>di</strong>)<br />

Burattini, bambole <strong>di</strong> lana<br />

AREA TEMATICA: GIOCHI E SPORT<br />

LESSICO ATTIVITÀ<br />

Strumenti e materiali per<br />

giocare<br />

Azioni<br />

Giochi liberi e/o strutturati con i<br />

compagni <strong>di</strong> classe<br />

!<br />

Il bambino, giocando con i<br />

compagni, acquisisce il lessico<br />

tramite l’imitazione e nella<br />

relazione.<br />

!


FUNZIONI<br />

LINGUISTICO-<br />

COMUNICATIVE<br />

Nominare in contesti<br />

In<strong>di</strong>care<br />

Descrivere<br />

Esprimere bisogni, gusti<br />

e sensazioni<br />

FUNZIONI<br />

LINGUISTICO-<br />

COMUNICATIVE<br />

Nominare in contesti<br />

In<strong>di</strong>care<br />

Descrivere<br />

Nomi colori aggettivi<br />

AREA TEMATICA: I VESTITI<br />

! 97<br />

LESSICO ATTIVITÀ !<br />

Indumenti anche in relazione<br />

alle stagioni<br />

Materiali<br />

Accessori<br />

I colori<br />

Giochi <strong>di</strong> travestimento<br />

Percorso sensoriale<br />

Tombola dei vestiti<br />

Sagome <strong>di</strong> carta con vestiti<br />

sovrapponibili<br />

Burattini e marionette<br />

Preparare la valigia personale e<br />

della classe<br />

AREA TEMATICA: I COLORI<br />

LESSICO ATTIVITÀ !<br />

Gli strumenti e i materiali per<br />

<strong>di</strong>segnare colorare e <strong>di</strong>pingere<br />

Attività artistiche<br />

Strega Comanda Color<br />

Attività trasversale a tutte<br />

Attività <strong>di</strong> Arte, ma anche nella<br />

routine e negli altri argomenti


FUNZIONI<br />

LINGUISTICO-<br />

COMUNICATIVE<br />

Nominare in contesti<br />

Descrivere<br />

Localizzare: dov’è?<br />

ambienti/funzioni<br />

arre<strong>di</strong><br />

oggetti<br />

attività<br />

AREA TEMATICA: LA CASA<br />

! 98<br />

LESSICO ATTIVITÀ !<br />

Costruire e arredare una casa,<br />

utilizzando materiali <strong>di</strong> recupero:<br />

scatole, cartoni, cataloghi, riviste,<br />

ecc. (v. U.d.A. ‘La casa dei sogni’)<br />

Descrivere case viste in cartoni<br />

animati, in opere d’arte<br />

Non la casa del bambino, ma<br />

l’esemplificazione <strong>di</strong> una casa, come<br />

la vorrebbe.<br />

Le attività linguistiche relative alla<br />

descrizione degli spazi, alla loro<br />

collocazione, alla loro quantità e<br />

qualità e relative alla memorizzazione<br />

lessicale degli elementi <strong>di</strong> una casa<br />

ideale verranno effettuati prima<br />

oralmente e solo in classi avanzate e<br />

con bambini <strong>di</strong> livello A2 per scritto.<br />

Mentre si può iniziare a far scrivere<br />

semplici elenchi <strong>di</strong> parole, precedute<br />

dagli articoli anche ai bambini <strong>di</strong><br />

livello <strong>di</strong> contatto o A1.<br />

!<br />

Si ricorda che gli insegnanti dovranno<br />

mantenere il racconto sulla casa<br />

costruita; i riferimenti alla propria casa<br />

reale saranno esclusivamente<br />

spontanei, se ci saranno, per non<br />

incorrere in pregiu<strong>di</strong>zi e in imbarazzi<br />

degli alunni.


FUNZIONI<br />

LINGUISTICO-<br />

COMUNICATIVE<br />

Nominare in contesti<br />

Comunicare con i versi<br />

AREA TEMATICA: GLI ANIMALI<br />

Nomi degli animali<br />

Parti del corpo<br />

Versi<br />

! 99<br />

LESSICO ATTIVITÀ !<br />

Tombola degli animali<br />

Animale fantastico<br />

Marionette a <strong>di</strong>to<br />

Memory con animali<br />

Puzzle<br />

Regina Reginella<br />

Mimo andature<br />

Combattimento <strong>di</strong> animali


FUNZIONI<br />

LINGUISTICO-<br />

COMUNICATIVE<br />

Descrivere persone ed<br />

oggetti<br />

Esprimere preferenze e<br />

interessi<br />

FUNZIONI<br />

LINGUISTICO-<br />

COMUNICATIVE<br />

Descrivere le routine<br />

quoti<strong>di</strong>ane<br />

Dare in<strong>di</strong>cazioni sull’ora<br />

e sulle abitu<strong>di</strong>ni<br />

Riferire esperienze<br />

AREA TEMATICA: IL TESTO DESCRITTIVO<br />

Qualità<br />

Nome degli oggetti<br />

! 100<br />

LESSICO ATTIVITÀ !<br />

Attività esclusivamente orali<br />

inerenti il lessico proposto,<br />

stimolate anche da giochi,<br />

immagini, film…<br />

AREA TEMATICA: IL TESTO NARRATIVO<br />

LESSICO ATTIVITÀ !<br />

Le abitu<strong>di</strong>ni quoti<strong>di</strong>ane<br />

I tempi della giornata<br />

I numeri or<strong>di</strong>nali<br />

Attività esclusivamente orali<br />

inerenti il lessico proposto,<br />

stimolate anche da giochi,<br />

immagini, film…


!<br />

ASPETTI<br />

LIVELLO DI SOPRAVVIVENZA (A2)<br />

Nelle varietà post-basiche c’è una graduale acquisizione delle strutture (fonetiche, morfosintattiche, semantiche, pragmatiche, ecc.)<br />

della lingua italiana.<br />

Per quanto riguarda l’aspetto del verbo, compare una prima <strong>di</strong>stinzione nel modo <strong>di</strong> esprimere gli eventi in corso, quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> aspetto<br />

imperfettivo, e gli eventi conclusi, quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> aspetto perfettivo. In italiano queste due funzioni si realizzano sulle forme:<br />

azioni in corso (imperfettive): forma basica (Io gioca)<br />

azioni concluse (perfettive): participio (Io giocato)<br />

La <strong>di</strong>stinzione aspettuale fra perfettivo e imperfettivo consente <strong>di</strong> esprimere anche <strong>di</strong>stinzioni <strong>di</strong> passato/non passato e <strong>di</strong><br />

anteriorità, ma non coincide con esse. Per esempio, io giocato in<strong>di</strong>ca azione conclusa, ma non necessariamente nel passato; potrebbe<br />

corrispondere anche ad un futuro anteriore (Quando avrò giocato…), ovvero azione conclusa nel futuro.<br />

In un secondo tempo, questo sistema tende a introdurre, accanto alla <strong>di</strong>stinzione aspettuale, il riferimento temporale:<br />

azioni del tempo presente e futuro: presente<br />

azioni del tempo passato imperfettive: imperfetto<br />

azioni del tempo passato perfettive: passato prossimo o participio<br />

Accanto a queste tre forme <strong>di</strong> valore tempo-aspettuale, l’infinito si specializza con valore modale, esprimendo vari casi <strong>di</strong> intenzionalità,<br />

volontà e futuro.<br />

Il tempo può essere espresso attraverso elementi lessicali (“Cina”, “domani”, “ieri”, ecc.).<br />

In questa fase si consolidano progressivamente gli altri elementi grammaticali.<br />

! 101


!<br />

!<br />

!<br />

!<br />

!<br />

OBIETTIVI LINGUISTICO-COMUNICATIVI<br />

Ricezione<br />

Produzione<br />

Comprensione<br />

orale<br />

Comprensione<br />

scritta<br />

Produzione orale<br />

Produzione scritta<br />

! 102<br />

Comprende i punti principali <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso chiaro su argomenti noti in campo<br />

scolastico ed extrascolastico<br />

Comprende ed estrae informazioni essenziali da un breve testo su fatti quoti<strong>di</strong>ani<br />

Comprende sufficientemente testi relativi ai suoi interessi (messaggi personali,<br />

opuscoli, moduli, istruzioni <strong>di</strong> giochi, semplici giornalini)<br />

Sa fornire in maniera abbastanza scorrevole una descrizione semplice <strong>di</strong> soggetti vari<br />

ed esperienze<br />

Sa raccontare una semplice storia<br />

Sa interagire con facilità nelle situazioni strutturate e in brevi conversazioni, purchè<br />

l’interlocutore collabori se necessario<br />

Sa scrivere brevi testi in forma paratattica su argomenti familiari<br />

Sa scrivere brevi e semplici appunti che trasmettono informazioni pertinenti a<br />

contesti noti


FUNZIONI<br />

LINGUISTICO-<br />

COMUNICATIVE<br />

Descrivere le<br />

routine quoti<strong>di</strong>ane<br />

Dare in<strong>di</strong>cazioni<br />

sull’ora e sulle<br />

abitu<strong>di</strong>ni<br />

FUNZIONI<br />

LINGUISTICO-<br />

COMUNICATIVE<br />

Raccontare<br />

esperienze del<br />

passato<br />

AREA TEMATICA: LA MIA GIORNATA<br />

! 103<br />

LESSICO ATTIVITÀ !<br />

Le abitu<strong>di</strong>ni quoti<strong>di</strong>ane<br />

I tempi della giornata<br />

I numeri or<strong>di</strong>nali<br />

Mimo <strong>di</strong> azioni comuni svolte<br />

durante la giornata (vd. U.d.A. ‘Il<br />

mimo quoti<strong>di</strong>ano’)<br />

Una storia per immagini da<br />

rior<strong>di</strong>nare (vd. U.d.A. ‘La mappa<br />

della giornata’)<br />

AREA TEMATICA: CARO DIARIO…<br />

In tutte le fasi <strong>di</strong> costruzione dei<br />

materiali è importante stimolare<br />

l'interazione tra i bambini, per lo<br />

sviluppo del lessico e delle funzioni<br />

comunicative della scuola.<br />

Le attività sono occasioni in<strong>di</strong>spensabili<br />

<strong>di</strong> scambio e relazione.<br />

LESSICO ATTIVITÀ !<br />

Le azioni dell’ambito<br />

quoti<strong>di</strong>ano (casa, scuola,<br />

famiglia)<br />

Scrittura <strong>di</strong> un semplice <strong>di</strong>ario<br />

personale sulle azioni svolte<br />

durante la giornata (vd. U.d.A. ‘Il<br />

mimo quoti<strong>di</strong>ano’)<br />

Sviluppare il <strong>di</strong>ario significa scrivere brevi<br />

e semplici enunciati, non testi complessi.<br />

L'insegnante offre stimoli linguisticocomunicativi<br />

sulle azioni e sui<br />

connettivi temporali, consapevole che<br />

tali strutture della lingua non vengono<br />

utilizzate imme<strong>di</strong>atamente dai bambini<br />

L2, ma hanno bisogno <strong>di</strong> un tempo per<br />

se<strong>di</strong>mentare, maturare e fiorire nel loro<br />

sistema linguistico.


FUNZIONI<br />

LINGUISTICO-<br />

COMUNICATIVE<br />

Descrivere situazioni in<br />

sequenza<br />

Esprimere preferenze e<br />

interessi<br />

AREA TEMATICA: IL TEMPO LIBERO<br />

! 104<br />

LESSICO ATTIVITÀ !<br />

Le azioni del tempo libero<br />

Gli interessi e passioni<br />

personali<br />

AREA TEMATICA: IL TESTO DESCRITTIVO E NARRATIVO<br />

FUNZIONI<br />

LINGUISTICO-<br />

COMUNICATIVE<br />

Descrivere persone ed<br />

oggetti<br />

Esprimere preferenze e<br />

interessi<br />

Descrivere situazioni in<br />

sequenza<br />

Raccontare una storia<br />

Qualità<br />

Nome degli oggetti<br />

LESSICO ATTIVITÀ !<br />

Le azioni della narrazione<br />

Descrizione <strong>di</strong> un oggetto (vd.<br />

U.d.A. ‘Il museo degli oggetti’)<br />

Varianti alle unità <strong>di</strong><br />

appren<strong>di</strong>mento<br />

Nel laboratorio <strong>di</strong> L2 non si fa<br />

riflessione metalinguistica, ma ci<br />

concentriamo sulle funzioni<br />

comunicative e semantiche.


PREMESSA<br />

MATERIALI OPERATIVI!<br />

Tutti gli esempi delle attività hanno un carattere esplicativo, sono solo spunti, suggerimenti e proposte. Sarà poi la fantasia,<br />

l'esperienza, la creatività e la professionalità dei docenti che deciderà <strong>di</strong> proporre tali attività così come sono o rielaborate, cambiate,<br />

aggiustate o, perché no, stravolte.<br />

Alcuni punti forti hanno invece bisogno <strong>di</strong> una precisa assunzione <strong>di</strong> responsabilità sia valoriale sia educativo-<strong>di</strong>dattica che possono<br />

essere riassunti in:<br />

!<br />

1. a scuola arrivano bambini non portatori <strong>di</strong> culture (ANCORA!)<br />

2. non etnicizzare (<strong>di</strong> nuovo ANCORA!)<br />

3. attenzione alle osservazioni messe in evidenza con l'icona ! sottolineano importanti no<strong>di</strong> concettuali in accordo a precise scelte<br />

pedagogiche, <strong>di</strong>dattiche improntate ai valori <strong>di</strong> giustizia, libertà, democrazia.<br />

! 105


LIVELLO LINGUISTICO-COMUNICATIVO: A2<br />

AREA TEMATICA: LA MIA GIORNATA<br />

ETÀ: 6-11 anni (in laboratorio <strong>di</strong> L2); oppure 1^ 2^ 3^ classe <strong>di</strong><br />

scuola primaria (in classe)<br />

TEMPI: mezz'ora-un'ora per il mimo; quattro ore per la<br />

costruzione delle strisce<br />

RACCORDI DISCIPLINARI<br />

- STORIA:<br />

o In<strong>di</strong>catori temporali: successione, contemporaneità<br />

o Linea del tempo<br />

o Tempo ciclico<br />

ATTIVITÀ<br />

UNITÀ DI APPRENDIMENTO N.1<br />

! 106<br />

TITOLO: MIMO QUOTIDIANO<br />

DESCRIZIONE: Mimare le azioni della giornata<br />

OBIETTIVI: conoscere e raccontare le azioni dei <strong>di</strong>versi momenti<br />

della giornata<br />

conoscere e utilizzare semplici connettivi temporali<br />

MATERIALI: cartoncino bianco e nero, matite, pennarelli, forbici, colla<br />

- LINGUA ITALIANA:<br />

o Connettivi/congiunzioni temporali:<br />

Prima-Dopo (coor<strong>di</strong>nazione temporale);<br />

Quando (subor<strong>di</strong>nata temporale)<br />

• un bambino “protagonista” mima le azioni della giornata, i compagni in<strong>di</strong>cano l'azione compiuta;<br />

• il bambino mima <strong>di</strong> nuovo, riferendo personalmente l'azione compiuta;<br />

• i bambini creano le carte delle azioni in<strong>di</strong>viduali della giornata;<br />

• l’insegnante e i bambini costruiscono una “pellicola” dove inserire le carte della giornata. Per costruire la pellicola: prendere una<br />

lunga striscia <strong>di</strong> cartoncino nero da piegare orizzontalmente in due e, su un lato, ricavare delle finestre <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione ridotta rispetto<br />

alle carte delle azioni della giornata; le finestre devono avere le stesse misure e la stessa <strong>di</strong>stanza una dal'altra; incollare le carte<br />

all'interno delle finestre in successione temporale; piegare il cartoncino e sigillare sotto e ai lati.<br />

• i bambini raccontano la propria giornata a coppie o in gruppo; in classe è possibile proporre l'uso dei connettivi temporali: prima,<br />

dopo, poi, allora, e;<br />

• si fissano parallelamente le strisce e i bambini le confrontano per in<strong>di</strong>viduare somiglianze e <strong>di</strong>fferenze che introducano anche ai<br />

concetti <strong>di</strong> successione e contemporaneità.<br />

VARIANTI O SVILUPPI: le suddette attività possono essere impiegate per sviluppare la scrittura del Diario (vd. Area tematica: CARO<br />

DIARIO…)


LIVELLO LINGUISTICO-COMUNICATIVO: A2<br />

AREA TEMATICA: LA MIA GIORNATA<br />

TITOLO: LA MAPPA DELLA GIORNATA<br />

ETÀ: 6 -11 anni, in piccoli gruppi o produzione <strong>di</strong> un testo<br />

descrittivo-narrativo<br />

TEMPI: due ore<br />

RACCORDI DISCIPLINARI<br />

- STORIA:<br />

o In<strong>di</strong>catori temporali: successione, contemporaneità;<br />

o Linea del tempo;<br />

o Tempo ciclico<br />

- LINGUA ITALIANA:<br />

o Connettivi/congiunzioni temporali:<br />

Prima-Dopo (coor<strong>di</strong>nazione temporale);<br />

Quando (subor<strong>di</strong>nante temporale)<br />

o produzione <strong>di</strong> un testo descrittivo-narrativo<br />

UNITÀ DI APPRENDIMENTO N.2<br />

! 107<br />

DESCRIZIONE: Data una storia per immagini, collocare le azioni<br />

della giornata in un percorso <strong>di</strong> successione<br />

OBIETTIVI: conoscere, raccontare e or<strong>di</strong>nare i momenti <strong>di</strong> una<br />

giornata<br />

MATERIALI: storia per immagini pre<strong>di</strong>sposta dall'insegnante,<br />

cartoncino, materiale <strong>di</strong> cancelleria, camion giocattolo<br />

- GEOGRAFIA:<br />

o percorso con l’utilizzazione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori spaziali:<br />

Destra, Sinistra, Alto, Basso, Sopra, Sotto, In mezzo<br />

- MATEMATICA:<br />

o numeri or<strong>di</strong>nali e car<strong>di</strong>nali<br />

ATTIVITÀ<br />

1. l'insegnante pre<strong>di</strong>spone una storia per immagini, adeguatamente selezionate in base all'età e alle caratteristiche dei bambini. La storia<br />

sarà accattivante, presenterà sviluppi inattesi (per esempio riferita ad un animale fantastico);<br />

2. i bambini <strong>di</strong>segnano e colorano un percorso a tappe;<br />

3. l’insegnante numera le tappe in or<strong>di</strong>ne sparso (le tappe corrisponderanno ai <strong>di</strong>versi momenti della storia per immagini);<br />

4. l'insegnante presenta in or<strong>di</strong>ne le immagini e stimola la <strong>di</strong>scussione e la grammatica delle aspettative;<br />

5. l'insegnante fornisce le schede fotocopiate delle immagini della storia che i bambini devono negoziare, raccontare e incollare in<br />

successione nelle tappe pre<strong>di</strong>sposte nel percorso<br />

VARIANTI O SVILUPPI: - invece dei numeri mettere i nomi o le icone dei vari momenti della giornata<br />

- con un camion giocattolo un bambino bendato, seguendo le in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> un compagno, colloca le schede nelle giuste tappe del percorso


LIVELLO LINGUISTICO-COMUNICATIVO: A2<br />

AREA TEMATICA: IL TESTO DESCRITTIVO<br />

ETÀ: 8/11 anni<br />

TEMPI: sei ore per il laboratorio<br />

UNITÀ DI APPRENDIMENTO N. 3<br />

RACCORDI DISCIPLINARI<br />

SCIENZE:<br />

o osservare, <strong>di</strong>scriminare e catalogare gli oggetti in base al materiale<br />

! 108<br />

TITOLO: IL MUSEO DEGLI OGGETTI<br />

DESCRIZIONE: Descrivere un oggetto<br />

OBIETTIVI: descrivere un oggetto: arricchire il lessico,<br />

<strong>di</strong>scriminare funzioni e parti <strong>di</strong> un oggetto, saper osservare<br />

sviluppare le competenze relazionali<br />

MATERIALI: Oggetti personali degli alunni, materiale <strong>di</strong> cancelleria<br />

ATTIVITÀ<br />

1. l’insegnante invita i bambini a portare un oggetto personale significativo;<br />

2. per garantire “l’effetto sorpresa”, l’oggetto sarà nascosto all’interno <strong>di</strong> un imballaggio <strong>di</strong> carta o dentro una scatola;<br />

3. i bambini si siedono in cerchio e, a turno, mostrano l’oggetto misterioso, che i compagni dovranno indovinare attraverso<br />

domande SÌ/NO;<br />

4. dopo che ciascuno ha presentato il proprio oggetto, ogni bambino compila uno SCRIPT dell’oggetto (vd. scheda);<br />

5. ogni bambino “personifica” il proprio oggetto e interagisce con un altro compagno/oggetto, costruendo un testo scritto <strong>di</strong>alogico;<br />

6. i bambini drammatizzano il testo scritto.<br />

VARIANTI O SVILUPPI<br />

1. In classe si può prevedere una riflessione metalinguistica:<br />

a. Che cos’è?: oggetto – nomi<br />

b. Che cosa ha?: parti dell’oggetto – nomi<br />

c. Com’è?: qualità – aggettivi<br />

d. A che cosa serve?: azioni – verbi<br />

Proprietà semantiche e grammaticali<br />

2. Con gli oggetti portati dai bambini si allestisce un piccolo museo degli oggetti. Ogni oggetto è accompagnato da un breve testo<br />

descrittivo, rielaborato a partire dallo SCRIPT. I testi, ricopiati su cartoncini pre<strong>di</strong>sposti dall’insegnante, accompagneranno l’oggetto a<br />

mo’ <strong>di</strong> <strong>di</strong>dascalia.


CHE COS’È?<br />

(Nomi)<br />

CHE COSA HA?<br />

(Nomi)<br />

COME È?<br />

(Aggettivi)<br />

A CHE COSA SERVE?<br />

(Verbi)<br />

SCHEDA ESEMPLIFICATIVA DI SCRIPT<br />

Questo/a è …<br />

Ha …<br />

È così ...<br />

! 109<br />

Può essere anche … (usare il contrario degli aggettivi usati<br />

precedentemente)<br />

Serve per/a…


LIVELLO LINGUISTICO-COMUNICATIVO: A1/A2<br />

AREA TEMATICA: LA CASA<br />

TITOLO: LA CASA DEI SOGNI<br />

DESCRIZIONE: Costruzione <strong>di</strong> una casa ideale<br />

ETÀ: 6-11 anni (in laboratorio) 3^-4^-5^ CLASSI (in classe)<br />

UNITÀ DI APPRENDIMENTO N. 4<br />

! 110<br />

TEMPI: tre incontri <strong>di</strong> due ore ciascuno<br />

OBIETTIVI: Conoscere il lessico relativo alla casa, all’arredamento<br />

alla <strong>di</strong>sposizione e ai colori;<br />

Conoscere e utilizzare semplici localizzatori spaziali;<br />

Conoscere e utilizzare gli aggettivi qualificativi;<br />

Conoscere e utilizzare gli articoli determinativi e<br />

indeterminativi;<br />

L’uso dell’apostrofo.<br />

MATERIALI: scatole <strong>di</strong> me<strong>di</strong>e <strong>di</strong>mensioni, matite, pennarelli, forbici, colla e giornali, cataloghi e riviste <strong>di</strong> arredamento<br />

RACCORDI DISCIPLINARI<br />

LINGUA ITALIANA:<br />

o Localizzatori spaziali: accanto, sopra, <strong>di</strong> fronte …<br />

o Gli articoli: indeterminativi/ determinativi<br />

o I numerali<br />

o Gli aggettivi: qualificativi<br />

ATTIVITÀ<br />

ARTE E IMMAGINE:<br />

o I colori<br />

1. l’insegnante consegna una scatola ad ogni alunno<br />

2. i bambini progettano il numero delle stanze<br />

3. i bambini scelgono e ritagliano dalle riviste le immagini preferite relative alle stanza da arredare<br />

4. i bambini <strong>di</strong>stribuiscono e attaccano le immagini sulla scatola<br />

5. i bambini rifiniscono, ritagliando o <strong>di</strong>segnando e colorando<br />

6. i bambini scelgono e danno il nome alla propria casa ideale<br />

7. i bambini descrivono la casa realizzata; l’insegnante sollecita il bambino a in<strong>di</strong>care la collocazione degli spazi descritti e stimola<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> aggettivi e numerali per definire come e quanti sono gli elementi <strong>di</strong> arredo scelti.<br />

8. i bambini confrontano e giocano sugli oggetti relativi ad ogni stanza<br />

9. i bambini elencano gli oggetti con il nome preceduto dall’articolo.


VARIANTI O SVILUPPI<br />

La casa può <strong>di</strong>ventare il palcoscenico <strong>di</strong> un teatro. Si può proporre <strong>di</strong> giocare con il tempo meteorologico che si vede dalla<br />

finestra o con vari personaggi che si presentano dalla porta. Basta incollare un cartoncino “a tasca” <strong>di</strong>etro porta e finestre, nel quale<br />

inserire delle carte con i simboli del tempo meteorologico o con l’immagine <strong>di</strong> vari personaggi (postino, amico, mamma, ecc.) o animali,<br />

con cui inventare racconti e descrizioni.<br />

Lavorando in classe, si può realizzare un'unica casa con l’apporto <strong>di</strong> tutti i bambini. Ciascun bambino colora una stanza su un<br />

cartoncino pre<strong>di</strong>sposto dall’insegnante; poi le varie stanze vengono incollate tra <strong>di</strong> loro con<strong>di</strong>videndo una parete per creare un’unica<br />

casa frutto dei gusti e delle scelte dei singoli alunni. La parete dell’ultima stanza può essere incollata alla parete della prima stanza in<br />

modo da formare una struttura <strong>di</strong> forma circolare con al centro una corte da con<strong>di</strong>videre.<br />

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