La valutazione del rischio come insieme integrato di ... - Studio Marigo
La valutazione del rischio come insieme integrato di ... - Studio Marigo
La valutazione del rischio come insieme integrato di ... - Studio Marigo
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
<strong>La</strong> <strong>valutazione</strong> <strong>del</strong> <strong>rischio</strong> <strong>come</strong> <strong>insieme</strong> <strong>integrato</strong> <strong>di</strong><br />
prevenzione e protezione<br />
M. <strong>Marigo</strong> 1<br />
1 Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Ingegneria Marzio <strong>Marigo</strong>, Pordenone<br />
Introduzione<br />
Sono trascorsi ormai sei anni dal primo recepimento <strong>del</strong>la Direttiva ATEX 1999/92/CE nel Titolo VIIIbis,<br />
D.Lgs. n. 626/94 che ha posto in capo ai datori <strong>di</strong> lavoro l’obbligo <strong>di</strong> valutare il <strong>rischio</strong> <strong>di</strong> esplosione<br />
presente nella propria impresa. Tale obbligo normativo è stato successivamente trasferito all’interno <strong>del</strong><br />
cosiddetto Testo Unico sulla Sicurezza (D.Lgs. n. 81/08) grazie al Titolo XI, e recentemente mo<strong>di</strong>ficato dal<br />
D.Lgs. n. 106/09.<br />
Regolata dai provve<strong>di</strong>menti legislativi citati, la <strong>valutazione</strong> <strong>del</strong> <strong>rischio</strong> <strong>di</strong> esplosione rappresenta tuttavia<br />
una problematica che va oltre l’aspetto meramente normativo, caratterizzandosi per una pluri<strong>di</strong>sciplinarietà<br />
<strong>di</strong> particolare complessità. Di conseguenza, chi si occupa <strong>di</strong> analizzare e valutare i rischi <strong>di</strong> esplosione<br />
presenti in un luogo <strong>di</strong> lavoro deve possedere, oltre alle basi <strong>del</strong>la legislazione ATEX e <strong>del</strong>la normativa<br />
tecnica, anche (e soprattutto) competenze significative in materia <strong>di</strong> chimica, fisica ed impianti.<br />
Rischio <strong>di</strong> esplosione e <strong>di</strong> infortunio. Analisi <strong>del</strong>le case history<br />
Lo stu<strong>di</strong>o degli eventi incidentali accaduti nel passato fa emergere una fondamentale <strong>di</strong>fferenza tra:<br />
• Il <strong>rischio</strong> <strong>di</strong> esplosione nel luogo <strong>di</strong> lavoro;<br />
• Il <strong>rischio</strong> <strong>di</strong> infortunio dovuto ad esplosioni nel luogo <strong>di</strong> lavoro, legato alla mansione svolta.<br />
Non sempre, infatti, un <strong>rischio</strong> <strong>di</strong> infortunio significativo è accompagnato da un rilevante <strong>rischio</strong> <strong>di</strong><br />
esplosione (inteso <strong>come</strong> combinazione tra la probabilità <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento e l’energia complessivamente<br />
rilasciata nel corso <strong>del</strong>l’incidente). Molte lavorazioni, soprattutto nella piccola e me<strong>di</strong>a impresa, sono<br />
realizzate a contatto o nelle imme<strong>di</strong>ate vicinanze <strong>del</strong>l’ATEX (operazioni <strong>di</strong> travaso/caricamento <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong> e<br />
polveri, verniciatura, sgrassaggio, ecc.).. In queste con<strong>di</strong>zioni si genera un rilevante effetto d’amplificazione<br />
<strong>del</strong>l’infortunio causato dalla collocazione <strong>del</strong>l’operatore all’interno degli effetti <strong>del</strong>l’esplosione<br />
(sovrappressione, proiezione <strong>di</strong> frammenti, fronte <strong>di</strong> fiamma), pur in presenza <strong>di</strong> energie rilasciate<br />
relativamente limitate.<br />
Inoltre si rileva che le esplosioni <strong>di</strong> polveri combustibili possono liberare energie paragonabili a quelle<br />
generate dalle esplosioni industriali che coinvolgono liqui<strong>di</strong> e gas infiammabili (presenti in particolare nel<br />
settore a <strong>rischio</strong> a incidente rilevante), pur essendo sostanze tipicamente considerate sicure (cereali, legno,<br />
zucchero, ecc.).<br />
Esiste una fondamentale <strong>di</strong>fferenza tra le esplosioni derivanti dalle polveri combustibili rispetto a quelle<br />
che possono avere origine da gas e vapori:<br />
• Le polveri combustibili generalmente trovano innesco all’interno <strong>del</strong> contenimento <strong>di</strong> processo e,<br />
generando un’esplosione primaria, si propagano all’esterno ed all’interno <strong>del</strong>l’impianto attraverso<br />
successive esplosioni secondarie.<br />
• I gas ed i vapori infiammabili, prevalentemente, sono innescati in seguito ad un rilascio dal<br />
contenimento <strong>del</strong>l’impianto. Meno frequentemente l’esplosione si origina dall’interno <strong>del</strong> contenimento.<br />
Un ulteriore aspetto da sottolineare è relativo alla notevole frequenza degli incidenti durante le<br />
operazioni <strong>di</strong> manutenzione industriale, probabilmente a causa <strong>del</strong>la maggior presenza ed efficacia <strong>del</strong>le<br />
sorgenti <strong>di</strong> accensione in gioco (lavorazioni a fuoco, generazione <strong>di</strong> scintillii, ecc.).<br />
Dall’analisi <strong>del</strong>le statistiche <strong>di</strong> incidente si evidenzia, infine, che le sorgenti <strong>di</strong> accensione efficaci non si<br />
limitino ai soli componenti elettrici, ma possano derivare da molte altre cause (meccaniche, elettrostatiche,<br />
ecc.).<br />
Principali scenari <strong>di</strong> rilascio <strong>di</strong> gas, vapori, nebbie e polveri infiammabili<br />
In seguito ad un rilascio <strong>di</strong> gas/vapori/nebbie o <strong>di</strong> un confinamento <strong>di</strong> polveri combustibili è possibile<br />
prevedere la presenza <strong>di</strong> un’ampia gamma <strong>di</strong> scenari <strong>di</strong> incidente riassumibili nelle seguenti gran<strong>di</strong><br />
categorie:<br />
• Incen<strong>di</strong><br />
• Esplosioni<br />
• Rilasci tossici<br />
Tali eventi possono essere in<strong>di</strong>pendenti gli uni dagli altri, avvenire contemporaneamente oppure<br />
derivare l’uno dall’altro. A seconda <strong>del</strong>le sostanze coinvolte, è possibile riassumere le varie situazioni<br />
incidentali così <strong>come</strong> in<strong>di</strong>cato in Tabella 1.
Tabella 1 – Tipologie <strong>di</strong> incidenti in relazione alle sostanze coinvolte<br />
Tipologia <strong>di</strong><br />
Sostanze coinvolte<br />
incidente Gas, vapori e nebbie<br />
Pool Fire (Incen<strong>di</strong> <strong>di</strong> pozza)<br />
Polveri<br />
Incen<strong>di</strong><br />
Esplosioni<br />
Rilasci tossici e<br />
nocivi non<br />
controllati<br />
Rilascio <strong>di</strong> gas<br />
asfissianti<br />
Jet Fire (Incen<strong>di</strong> <strong>di</strong> getti)<br />
Fireball (Sfera <strong>di</strong> fuoco)<br />
Flash Fire<br />
Vapor Cloud Explosion (Esplosione <strong>di</strong><br />
vapori, VCE)<br />
Unconfined Vapor Cloud Explosion<br />
(Esplosione non confinata <strong>di</strong> vapori,<br />
UVCE)<br />
Boiling Liquid Expan<strong>di</strong>ng Vapor Cloud<br />
Explosion (BLEVE)<br />
Esplosioni fisiche da sovrappressione<br />
(es. Reazioni fuggitive, incen<strong>di</strong>o esterno<br />
che coinvolga reattori <strong>di</strong> processo)<br />
Guasti d’inertizzazione<br />
Prodotti tossici/nocivi derivanti dalla<br />
combustione <strong>di</strong> gas, vapori e nebbie<br />
Tossicità/Nocività intrinseca dei gas,<br />
vapori e nebbie non combuste<br />
Rilascio accidentale <strong>di</strong> gas asfissianti<br />
utilizzati per l’inertizzazione (ambienti <strong>di</strong><br />
lavoro ed impianti)<br />
Combustione dovuta alla presenza <strong>di</strong><br />
strati <strong>di</strong> polveri (confinato o meno)<br />
Esplosioni Primarie (Derivanti dal<br />
contenimento <strong>di</strong> polveri)<br />
Esplosioni secondarie (Derivanti dagli<br />
strati attigui all’esplosione primaria)<br />
Esplosioni secondarie (Derivanti<br />
dall’espulsione <strong>di</strong> polveri incombuste dal<br />
contenimento)<br />
Esplosioni secondarie (Derivanti dalla<br />
propagazione <strong>del</strong>l’esplosione all’interno<br />
<strong>del</strong>l’impianto)<br />
Prodotti tossici/nocivi derivanti dalla<br />
combustione <strong>di</strong> polveri<br />
Tossicità/Nocività intrinseca <strong>del</strong>le polveri<br />
non combuste<br />
Rilascio accidentale <strong>di</strong> gas asfissianti<br />
utilizzati per l’inertizzazione (ambienti <strong>di</strong><br />
lavoro ed impianti)<br />
Come è evidente, una parte rilevante degli incidenti presuppongono lo sviluppo <strong>di</strong> reazioni <strong>di</strong><br />
combustione atmosferica che non sono configurabili in senso stretto <strong>come</strong> esplosioni ricadenti nel campo <strong>di</strong><br />
applicazione <strong>del</strong> Titolo XI, D.Lgs. n. 81/08 dato che le velocità <strong>di</strong> reazione in gioco risultano limitate (Pool<br />
Fire, Jet Fire). Il BLEVE inoltre, pur essendo che è strettamente classificabile <strong>come</strong> esplosione, ha luogo<br />
soprattutto in occasione <strong>di</strong> incen<strong>di</strong> che si sviluppano in prossimità <strong>del</strong> contenimento in pressione 1 . Possono<br />
esistere, inoltre, esplosioni <strong>di</strong> tipo fisico che non presuppongono la presenza <strong>di</strong> reazioni <strong>di</strong> combustione<br />
atmosferiche oppure esplosioni <strong>di</strong> recipienti a pressione indotte dalle cosiddette reazioni fuggitive (runaway<br />
reaction).<br />
Viste le modalità con le quali avviene la reazione, il Flash Fire (tipicamente incluso negli incen<strong>di</strong>) si<br />
ritiene sia invece inquadrabile nel Titolo XI, D.Lgs. n. 81/08, visto che la combustione è atmosferica e si<br />
propaga all’<strong>insieme</strong> <strong>del</strong>la miscela incombusta (senza, tuttavia, generare sovrappressione).<br />
Infine i rilasci tossici e/o nocivi risultano tipicamente ascrivibili al Titolo IX, D.Lgs. n. 81/08 relativo alla<br />
<strong>valutazione</strong> <strong>del</strong> <strong>rischio</strong> chimico negli ambienti <strong>di</strong> lavoro, soprattutto a causa <strong>del</strong>la presenza <strong>di</strong> un <strong>rischio</strong> per<br />
la sicurezza dei lavoratori che richiede un’attenta <strong>valutazione</strong> 2 .<br />
Un <strong>rischio</strong> particolare, che ad una prima lettura non sembrerebbe ricompreso nel Titolo XI, è quello<br />
legato all’asfissia dovuta al rilascio accidentale <strong>di</strong> gas inertizzanti (es. Azoto, CO2) essendo incluso nel<br />
campo <strong>di</strong> applicazione <strong>del</strong> Titolo II (ambienti <strong>di</strong> lavoro) e <strong>del</strong> relativo Allegato IV. Tuttavia tale tipologia <strong>di</strong><br />
<strong>rischio</strong> si ritiene debba comunque essere valutata anche nell’ambito <strong>del</strong> Titolo XI, D.Lgs. n. 81/08 per<br />
almeno due motivi:<br />
1 Altre cause <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un BLEVE possono derivare da: impatto meccanico, corrosione, pressione interna<br />
eccessiva, criticità metallurgiche. Risulta evidente che anche tali cause non sono comprese all’interno <strong>del</strong> campo <strong>di</strong><br />
applicazione <strong>del</strong> Titolo XI, D.Lgs. n. 81/08.<br />
2 L’art. 223 <strong>del</strong> D.Lgs. n. 81/08 prevede che nell’ambito <strong>del</strong>la <strong>valutazione</strong> <strong>del</strong> <strong>rischio</strong> chimico il DDL debba procedere alla<br />
<strong>valutazione</strong> sia <strong>del</strong> <strong>rischio</strong> per la salute sia <strong>del</strong> <strong>rischio</strong> per la sicurezza dei lavoratori.
• L’obbligo primario posto in capo al datore <strong>di</strong> lavoro è quello <strong>di</strong> prevenire la formazione <strong>di</strong> ATEX (Art.<br />
289, comma 1, D.Lgs. n. 81/08). Tale operazione presuppone spesso il ricorso a gas inerti<br />
• L’art. 294-bis, D.Lgs. n. 81/08 impone che il datore <strong>di</strong> lavoro informi e formi i propri lavoratori in merito<br />
a: “(…) eventuali rischi connessi alla presenza <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> prevenzione <strong>del</strong>le atmosfere esplosive, con<br />
particolare riferimento all’asfissia (…)”.<br />
Risulta evidente da quanto detto che il rilascio e/o il contenimento <strong>di</strong> sostanze infiammabili e polveri<br />
combustibili induce una serie <strong>di</strong> ricadute (in termini <strong>di</strong> sicurezza) <strong>di</strong>sseminate in tutto il D.Lgs. n. 81/08 e solo<br />
una parte <strong>di</strong> tali eventi incidentali è riconducibile esclusivamente al Titolo XI <strong>del</strong> D.Lgs. n. 81/08. In buona<br />
parte <strong>del</strong>le attività produttive sarà pertanto necessario sviluppare la <strong>valutazione</strong> <strong>del</strong> <strong>rischio</strong> <strong>di</strong> esplosione in<br />
coor<strong>di</strong>namento con le valutazioni <strong>di</strong> <strong>rischio</strong> incen<strong>di</strong>o e chimico.<br />
Esula dallo scopo <strong>del</strong> presente lavoro la trattazione relativa alla prevenzione degli incidenti rilevanti<br />
ricadenti nella cosiddetta Direttiva Seveso Ter (D.Lgs. n. 334/99 così <strong>come</strong> mo<strong>di</strong>ficato dal D.Lgs. n. 238/05)<br />
per la <strong>valutazione</strong> dei quali si rimanda ad approfon<strong>di</strong>menti specifici (cfr. Torretta, 2006).<br />
Risulta <strong>di</strong> tutta evidenza che la sud<strong>di</strong>visione <strong>del</strong>le tipologie <strong>di</strong> esplosione ricadenti nel Titolo XI <strong>del</strong><br />
D.Lgs. n. 81/08 non si presenta facile; in molte situazioni il <strong>di</strong>scrimine tra esplosione fisica, incen<strong>di</strong>o ed<br />
esplosione vera e propria risulta molto sottile. Tuttavia l’ipotesi <strong>di</strong> lavoro che assumeremo sarà quella <strong>di</strong><br />
ricomprendere le esplosioni in due gran<strong>di</strong> categorie:<br />
• Esplosioni derivanti dal rilascio <strong>di</strong> gas e vapori infiammabili<br />
• Esplosioni confinate <strong>di</strong> gas e vapori infiammabili e polveri combustibili<br />
Tale articolazione, mutuata dall’Istituto Americano degli Ingegneri Chimici (AICHE, 2000) 3 , presenta il<br />
vantaggio <strong>di</strong> garantire un <strong>insieme</strong> omogeneo <strong>di</strong> strumenti utili alla determinazione degli effetti<br />
<strong>del</strong>l’esplosione, così <strong>come</strong> previsto dall’art. 290, comma 1, lett d), D.Lgs. n. 81/08.<br />
Gli effetti <strong>del</strong>l’esplosione sulle persone<br />
Gli effetti sulla persona <strong>di</strong> un Flash Fire o <strong>di</strong> un’esplosione sono sempre drammatici e, in molti casi,<br />
irreversibili. Le conseguenze sono tuttavia correlate alla posizione e l’orientamento <strong>del</strong>la persona rispetto<br />
all’epicentro <strong>del</strong>l’esplosione.<br />
Le persone esposte agli effetti <strong>del</strong> Flash Fire sono quelle che sono presenti all’interno <strong>del</strong>la nube nel<br />
momento <strong>del</strong>la sua accensione (TNO, 1992). Il profondo contatto tra le fiamme e la cute ustionerà in modo<br />
grave la parte <strong>di</strong> corpo esposta al fronte <strong>di</strong> fiamma. E’ tuttavia frequente l’accensione pure dei vestiti<br />
indossati. In genere, in questi casi, le ustioni che sono causate al <strong>di</strong> sotto degli indumenti possono<br />
raggiungere il secondo grado.<br />
Il 40% <strong>del</strong>le persone sopravvissute ad un Flash Fire necessita <strong>di</strong> trapianti <strong>di</strong> pelle e <strong>di</strong> un penoso e<br />
lungo periodo <strong>di</strong> riabilitazione. Purtroppo, tranne che per una ristretta minoranza <strong>di</strong> persone (circa il 5%), il<br />
Flash Fire causa danni permanenti ed irreversibili sia fisici, sia psicologici sia sociali, (questi ultimi<br />
soprattutto nel caso siano coinvolti il volto, le mani e le braccia <strong>del</strong>le persone).<br />
Nel caso <strong>di</strong> una VCE, agli effetti dovuti al passaggio <strong>del</strong> fronte <strong>di</strong> fiamma si sommano quelli dovuti alla<br />
sovrappressione che viene causata dall’esplosione (TNO, 1992). Gli effetti, anche in questo caso, sono<br />
legati alla presenza <strong>del</strong>le persone nelle zona in cui gli effetti preve<strong>di</strong>bili <strong>del</strong>l’esplosione si manifestano<br />
rilevanti. In particolare, si possono determinare almeno tre tipi <strong>di</strong> effetti dovuti alla sovrappressione <strong>di</strong><br />
un’esplosione:<br />
• Effetti primari: due i principali a) danno ad organi interni e decesso per emorragia, b) rottura <strong>del</strong><br />
timpano<br />
• Effetti secondari: ferimento dovuto alla proiezione <strong>di</strong> corpi soli<strong>di</strong> (es. schegge e frammenti <strong>di</strong> vetro)<br />
• Effetti <strong>di</strong> terzo grado: infortuni e lesioni dovute all’urto <strong>del</strong>la persona proiettata contro oggetti soli<strong>di</strong> quali<br />
(pareti, vetture, ecc.)<br />
Misure tecniche <strong>di</strong> prevenzione e protezione in relazione al <strong>di</strong>sposto <strong>del</strong> Titolo XI, D.Lgs. n. 81/08<br />
<strong>La</strong> pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> misure <strong>di</strong> prevenzione e protezione per far fronte agli scenari <strong>di</strong> incidente in<strong>di</strong>cati<br />
risulta evidentemente in<strong>di</strong>spensabile. Tali misure devono tuttavia risultare efficienti, efficaci ed adeguate<br />
all’attività da proteggere. <strong>La</strong> scelta <strong>di</strong> queste strategie <strong>di</strong> protezione contro le esplosioni sarà pertanto<br />
importantissima nella logica <strong>di</strong> gestione <strong>del</strong>la sicurezza dei lavoratori, degli impianti, dei processi e dei cicli <strong>di</strong><br />
produzione aziendali, soprattutto in considerazione <strong>del</strong> fatto che non esiste un’unica misura efficace e<br />
consigliabile in ogni situazione. Dato che l’obiettivo da raggiungere (=sicurezza dei lavoratori contro il <strong>rischio</strong><br />
<strong>di</strong> esplosione) risulta ottenibile perseguendo scelte <strong>di</strong> protezione tra loro alternative, ben si comprende<br />
l’importanza <strong>del</strong>la fase <strong>di</strong> pianificazione e progettazione preliminare <strong>di</strong> tali misure.<br />
In Tabella 2 si riporta un riepilogo <strong>del</strong>le più tipiche 4 misure <strong>di</strong> protezione da adottare in funzione <strong>del</strong>la<br />
tipologia <strong>di</strong> sostanza infiammabile/combustibile.<br />
3 L’AICHE propone tre gran<strong>di</strong> categorie <strong>di</strong> esplosione: 1) esplosioni fisiche, 2) esplosioni confinate, 3) esplosioni derivanti<br />
da rilasci <strong>del</strong> contenimento. <strong>La</strong> prima categoria non ricade, tuttavia, nel Titolo XI, D.Lgs. n. 81/08
Tabella 2 – Riepilogo (non esauriente) <strong>del</strong>le principali strategie <strong>di</strong> prevenzione e protezione contro il<br />
<strong>rischio</strong> <strong>di</strong> esplosione<br />
Gas e vapori infiammabili Nebbie e spray Polveri combustibili<br />
Prevenzione<br />
<strong>del</strong>l’ATEX (Art.<br />
289, c. 1, D.Lgs.<br />
n. 81/08; Art. 6.2,<br />
UNI EN 1127-1)<br />
Prevenzione <strong>del</strong>le<br />
sorgenti <strong>di</strong><br />
accensione (Art.<br />
289, c. 2, lett. a,<br />
D.Lgs. n. 81/08;<br />
Art. 6.4, UNI EN<br />
1127-1)<br />
Protezione ed<br />
isolamento<br />
dall’esplosione<br />
(Art. 289, c. 2,<br />
lett. b, D.Lgs. n.<br />
81/08; Art. 6.5,<br />
UNI EN 1127-1)<br />
Contenimenti<br />
(Sostituzione sostanza<br />
infiammabile, inertizzazione<br />
in sovrappressione,<br />
inertizzazione sottovuoto,<br />
flussaggio, concentrazione<br />
esterna al campo <strong>di</strong><br />
esplosione, saturazione dei<br />
vapori)<br />
Rilascio esterno<br />
(Sostituzione sostanza<br />
infiammabile, ventilazione<br />
generale, aspirazione<br />
localizzata, sistemi attivi <strong>di</strong><br />
controllo <strong>del</strong>l’esplosione)<br />
Contenimenti e rilascio<br />
esterno<br />
(Sorgenti <strong>di</strong> accensione<br />
elettriche e non elettriche <strong>di</strong><br />
categoria conforme alla<br />
classificazione <strong>del</strong>la zona)<br />
Contenimenti<br />
(Nella maggioranza <strong>del</strong>le<br />
situazioni non sono previsti<br />
sistemi <strong>di</strong> protezione contro<br />
le esplosioni 5 . L’isolamento<br />
è garantito dall’applicazione<br />
<strong>di</strong> barriere parafiamma.<br />
Determinazione <strong>del</strong>le<br />
<strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> danno)<br />
Rilascio esterno<br />
(Determinazione <strong>del</strong>le<br />
<strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> danno.<br />
Gestione <strong>del</strong>l’emergenza<br />
dovuta all’esplosione)<br />
<strong>La</strong> prevenzione <strong>del</strong>le sorgenti <strong>di</strong> accensione<br />
Contenimenti<br />
(Sostituzione sostanza<br />
infiammabile, inertizzazione<br />
in sovrappressione,<br />
inertizzazione sottovuoto,<br />
flussaggio)<br />
Rilascio esterno<br />
(Copriflange in materiale<br />
poroso)<br />
Contenimenti e rilascio<br />
esterno<br />
(Sorgenti <strong>di</strong> accensione<br />
elettriche e non elettriche <strong>di</strong><br />
categoria conforme alla<br />
classificazione <strong>del</strong>la zona)<br />
Contenimenti<br />
(Nella maggioranza <strong>del</strong>le<br />
situazioni non sono previsti<br />
sistemi <strong>di</strong> protezione contro<br />
le esplosioni. L’isolamento<br />
è garantito dall’applicazione<br />
<strong>di</strong> barriere parafiamma.<br />
Determinazione <strong>del</strong>le<br />
<strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> danno)<br />
Rilascio esterno<br />
(Determinazione <strong>del</strong>le<br />
<strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> danno.<br />
Gestione <strong>del</strong>l’emergenza<br />
dovuta all’esplosione)<br />
Contenimenti<br />
(Sostituzione polvere<br />
combustibile,<br />
inertizzazione in<br />
sovrappressione,<br />
inertizzazione sottovuoto,<br />
flussaggio)<br />
Strati esterni<br />
(Pulizia degli strati)<br />
Contenimenti, rilascio<br />
esterno e strati<br />
(Sorgenti <strong>di</strong> accensione<br />
elettriche e non elettriche<br />
<strong>di</strong> categoria conforme alla<br />
classificazione <strong>del</strong>la<br />
zona)<br />
Contenimenti<br />
(Contenimento EPR,<br />
EPSR. Venting.<br />
Soppressione HRD.<br />
Isolamento con rotocelle,<br />
valvole a ghigliottina,<br />
soppressione HRD.<br />
Determinazione <strong>del</strong>le<br />
<strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> danno).<br />
Rilascio esterno<br />
(Determinazione <strong>del</strong>le<br />
<strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> danno.<br />
Gestione <strong>del</strong>l’emergenza<br />
dovuta all’esplosione)<br />
Strati<br />
(Determinazione <strong>del</strong>le<br />
<strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> danno.<br />
Gestione <strong>del</strong>l’emergenza<br />
dovuta all’esplosione)<br />
4 Le misure elencate sono in<strong>di</strong>cative.<br />
5 Non devono essere confuse le misure previste per la protezione <strong>del</strong> contenimento contro le sovrappressioni (es. <strong>di</strong>schi<br />
<strong>di</strong> rottura, valvole <strong>di</strong> sicurezza) dalle misure previste per la protezione contro le esplosioni.
Tra le strategie volte ad evitare che si generino esplosioni nei luoghi <strong>di</strong> lavoro, la prevenzione <strong>del</strong>le<br />
sorgenti <strong>di</strong> accensione risulta una <strong>del</strong>le misure più frequentemente adottate. Di essa fa preciso obbligo l’art.<br />
289, comma 2, lett. a, D.Lgs. n. 81/08: “Se la natura <strong>del</strong>l'attività non consente <strong>di</strong> prevenire la formazione <strong>di</strong><br />
atmosfere esplosive, il datore <strong>di</strong> lavoro deve: a) evitare l'accensione <strong>di</strong> atmosfere esplosive”.<br />
Inoltre, l’art. 290, comma 1, lett. b, D.Lgs. n. 81/08 prevede che nell’ambito <strong>del</strong>la <strong>valutazione</strong> dei rischi<br />
il DDL tenga in debita considerazione la presenza <strong>di</strong> sorgenti <strong>di</strong> accensione all’interno <strong>di</strong> ATEX:<br />
“Nell'assolvere gli obblighi stabiliti dall'articolo 17, comma 1, il datore <strong>di</strong> lavoro valuta i rischi specifici<br />
derivanti da atmosfere esplosive, tenendo conto almeno dei seguenti elementi: (…) b) probabilità che le fonti<br />
<strong>di</strong> accensione, comprese le scariche elettrostatiche, siano presenti e <strong>di</strong>vengano attive ed efficaci”.<br />
<strong>La</strong> norma UNI EN 1127-1 identifica ben 13 sorgenti <strong>di</strong> accensione che possono essere correlabili ad<br />
inneschi <strong>di</strong> ATEX estese:<br />
1. Superfici calde<br />
2. Fiamme e gas cal<strong>di</strong><br />
3. Scintille <strong>di</strong> origine meccanica<br />
4. Materiale elettrico<br />
5. Correnti elettriche vaganti, protezione contro la corrosione cato<strong>di</strong>ca<br />
6. Elettricità statica<br />
7. Fulmine<br />
8. Onde elettromagnetiche a ra<strong>di</strong>ofrequenza (RF) comprese tra 10 4 Hz e 3⋅10 12 Hz<br />
9. Onde elettromagnetiche comprese tra 3⋅10 11 Hz e 3⋅10 15 Hz<br />
10. Ra<strong>di</strong>azioni ionizzanti<br />
11. Ultrasuoni<br />
12. Compressione a<strong>di</strong>abatica ed onde d’urto<br />
13. Reazioni esotermiche, inclusa l’autoaccensione <strong>del</strong>le polveri<br />
Naturalmente, solo una parte <strong>del</strong>le sorgenti <strong>di</strong> accensione elencate risulta all’origine <strong>del</strong>la maggioranza<br />
degli eventi incidentali, e noi concentreremo l’attenzione in particolare sugli inneschi elettrostatici, presenti<br />
nella maggioranza dei contesti industriali.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o dei casi <strong>di</strong> incidente industriale annovera le scariche elettrostatiche tra le più comuni sorgenti<br />
<strong>di</strong> accensione <strong>di</strong> ATEX. <strong>La</strong> generazione <strong>di</strong> elettricità statica è presente in molti processi industriali ed è<br />
generalmente causata da:<br />
• Contatto e separazione tra soli<strong>di</strong> (inclusi i caricamenti dovuti a strisciamento e frizione e la<br />
triboelettricità)<br />
• Flusso <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong> o polveri e produzione <strong>di</strong> spray<br />
• Induzione elettrostatica dovuta alla presenza <strong>di</strong> un campo elettrico.<br />
Purtroppo non risulta concretamente realizzabile una <strong>valutazione</strong> <strong>del</strong>l’efficacia <strong>del</strong>le sorgenti <strong>di</strong><br />
accensione elettrostatiche basata esclusivamente su simulazioni numeriche che calcolano l’energia <strong>di</strong><br />
accensione <strong>del</strong> plasma sviluppato nella scarica. Molti sono i parametri da considerare ed eccessivamente<br />
estesa risulta la <strong>di</strong>screzionalità da adottarsi nella loro assunzione. <strong>La</strong> metodologia qui proposta è invece<br />
basata sull’analogia ed il confronto con casi tipici, che permette una sufficiente precisione nell’in<strong>di</strong>viduazione<br />
sia <strong>del</strong>la presenza sia <strong>del</strong>l’efficacia <strong>di</strong> accensione <strong>del</strong>la scarica elettrostatica (Glor, 1988).<br />
Le scariche elettrostatiche sono elencate nell’ambito <strong>del</strong>la linea guida CEI CLC/TR 50404 6 , sono le<br />
seguenti 7 :<br />
• Scintillio<br />
• Scariche corona<br />
• Scariche a spazzola (Brush Discharges)<br />
• Scariche a spazzola propagante (Propagating Brush Discharges)<br />
• Scariche coniche<br />
Esse in genere produrranno la scarica elettrostatica quando l’intensità <strong>del</strong> campo elettrico supererà i 3<br />
MV/m (tensione <strong>di</strong> rottura in aria) oppure se la superficie raggiunge la massima densità <strong>di</strong> carica pari a<br />
2,7⋅10 -5 C/m 2 . Tuttavia ciascuna <strong>del</strong>le scariche elencate possiede una <strong>di</strong>versa capacità <strong>di</strong> innescare l’ATEX<br />
così <strong>come</strong> è rappresentato Figura 1.<br />
6 CEI CLC/TR 50404: Guida e raccomandazioni per evitare i pericoli dovuti all’elettricità statica<br />
7 <strong>La</strong> traduzione in italiano <strong>del</strong>la linea guida CEI CLC/TR 50404, propone una terminologia anomala <strong>di</strong> identificazione <strong>del</strong>le<br />
scariche elettrostatiche che può causare frainten<strong>di</strong>menti. E’ per questo che si farà <strong>di</strong>ffusamente riferimento, per questo<br />
aspetto specifico, alla traduzione che correntemente si dà <strong>del</strong>le tipologie <strong>di</strong> scariche elettrostatiche.
Figura 1– Efficacia <strong>di</strong> innesco <strong>del</strong>le scariche elettrostatiche (Elaborazione su Crowl et al., 2002)<br />
I sistemi <strong>di</strong> protezione contro le esplosioni<br />
Ai sensi <strong>del</strong>la <strong>di</strong>rettiva 94/9/CE e <strong>del</strong> suo recepimento in ambito nazionale con il DPR n. 126/98, sono<br />
considerati sistemi <strong>di</strong> protezione i <strong>di</strong>spositivi, incorporati negli apparecchi o separati da essi, <strong>di</strong>versi dai<br />
componenti degli apparecchi <strong>di</strong> cui all’art. 1, comma 5, lett. a, DPR n. 126/98, la cui funzione è arrestare le<br />
esplosioni o circoscrivere la zona da esse colpita, se immessi separatamente sul mercato <strong>come</strong> sistemi con<br />
funzioni autonome (art. 1, comma 5, lett. b, DPR n. 126/98).<br />
Alcuni esempi <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> protezione autonomi sono i seguenti:<br />
• Fermafiamma<br />
• Sistemi <strong>di</strong> scarico <strong>del</strong>l’esplosione (che utilizzano membrane <strong>di</strong> rottura o porte antiscoppio)<br />
• Barriere estinguenti;<br />
• Sistemi <strong>di</strong> soppressione <strong>del</strong>le esplosioni.<br />
Data la funzione cui è destinato, un sistema <strong>di</strong> protezione sarà, almeno in parte, installato e utilizzato in<br />
un’ATEX.<br />
Poiché un sistema <strong>di</strong> protezione ha la funzione <strong>di</strong> eliminare o ridurre gli effetti pericolosi <strong>di</strong><br />
un’esplosione, esso è oggetto <strong>del</strong>la <strong>di</strong>rettiva in<strong>di</strong>pendentemente dal fatto che abbia o meno una potenziale<br />
sorgente <strong>di</strong> innesco propria. Nel primo caso, dovrà sod<strong>di</strong>sfare oltre ai RES 8 relativi ai sistemi <strong>di</strong> protezione,<br />
anche i RES specifici degli apparecchi.<br />
8 RES: Requisiti Essenziali <strong>di</strong> Sicurezza
I sistemi <strong>di</strong> protezione sono immessi sul mercato separatamente per essere impiegati <strong>come</strong> sistemi<br />
dotati <strong>di</strong> funzione autonoma, pertanto, la conformità ai relativi RES deve essere valutata nell’ambito<br />
applicativo <strong>del</strong>l’Allegato II, DPR n. 126/98.<br />
Naturalmente, i sistemi <strong>di</strong> protezione possono anche essere immessi sul mercato <strong>come</strong> parte<br />
integrante degli apparecchi. Da un punto <strong>di</strong> vista tecnico, essi rimangono sistemi <strong>di</strong> protezione in ragione<br />
<strong>del</strong>la loro funzione, ma non sono considerati sistemi <strong>di</strong> protezione autonomi ai sensi <strong>del</strong>la <strong>di</strong>rettiva per<br />
quanto concerne la <strong>valutazione</strong> <strong>del</strong>la conformità e la marcatura. In tali casi, la loro conformità viene valutata<br />
nel corso <strong>del</strong>la <strong>valutazione</strong> degli apparecchi <strong>di</strong> cui fanno parte in base al gruppo o categoria <strong>di</strong> appartenenza<br />
degli apparecchi e non sono oggetto <strong>di</strong> marcatura separata. Tuttavia, è importante notare che gli specifici<br />
RES <strong>del</strong>l’allegato II si applicano anche ai sistemi <strong>di</strong> protezione integrati.<br />
<strong>La</strong> scelta <strong>del</strong>le misure <strong>di</strong> protezione ed isolamento deve avvenire sempre prevedendo un loro<br />
coor<strong>di</strong>namento. <strong>La</strong> necessità <strong>di</strong> adottare le misure <strong>di</strong> protezione ricorre quando all’interno <strong>del</strong>l’ATEX sono<br />
presenti sorgenti <strong>di</strong> accensione con una categoria equivalente incompatibile con la classificazione.<br />
In un impianto nel quale avviene un’esplosione confinata oltre all’esplosione primaria si generano<br />
effetti secondari tra i quali:<br />
• Il Pressure-Piling<br />
• <strong>La</strong> transizione tra Deflagrazione e Detonazione<br />
• L’innesco con fiamma a getto<br />
Una corretta opera <strong>di</strong> protezione contro le esplosioni deve pertanto porre in sicurezza l’impianto sia<br />
dagli effetti primari sia dagli effetti secondari.<br />
Gli effetti <strong>del</strong>l’esplosione primaria si possono contenere, sfogare o sopprimere utilizzando le seguenti<br />
tecniche:<br />
• Progettazione resistente all’esplosione (EPR, EPSR)<br />
• Sistemi <strong>di</strong> sfogo <strong>del</strong>l’esplosione (membrane <strong>di</strong> rottura, porte antiscoppio)<br />
• Sistemi <strong>di</strong> soppressione ad alta densità <strong>di</strong> scarica<br />
Gli effetti <strong>del</strong>l’esplosione secondaria sono invece controllabili attraverso le seguenti tecniche <strong>di</strong><br />
isolamento dall’esplosione:<br />
• Barriere estinguenti<br />
• Valvole ad azione rapida<br />
• Valvole rotative (rotocelle)<br />
• Deviatori <strong>di</strong> esplosione<br />
• Fermafiamma.<br />
E’ sempre necessario prevedere la protezione sia dall’esplosione primaria sia dall’esplosione<br />
secondaria attraverso l’adozione <strong>di</strong> misure <strong>di</strong> protezione propriamente dette e misure <strong>di</strong> isolamento<br />
dall’esplosione.<br />
Figura 2– Coor<strong>di</strong>namento tra la protezione e l’isolamento dall’esplosione<br />
<strong>La</strong> <strong>valutazione</strong> <strong>del</strong> <strong>rischio</strong> <strong>di</strong> esplosione<br />
L’analisi e <strong>valutazione</strong> dei rischi rappresenta il vero e proprio para<strong>di</strong>gma <strong>del</strong>la nuova sicurezza sul<br />
lavoro. Il recepimento in ambito nazionale <strong>del</strong>le <strong>di</strong>rettive sociali ha infatti portato con sé questa nuova<br />
filosofia applicativa. Non più una logica comando e controllo tipica <strong>del</strong>la legislazione anni ’50 ma<br />
un’applicazione modulata <strong>del</strong>le norme tenendo in debita considerazioni le caratteristiche <strong>di</strong> <strong>rischio</strong> locali. Il<br />
recepimento <strong>del</strong>la <strong>di</strong>rettiva 1999/92/CE nell’ambito <strong>del</strong> D.Lgs. n. 626/94 prima, ed ora nel Titolo XI, D.Lgs. n.<br />
81/08, non costituisce in questo senso un’eccezione.<br />
A tal proposito l’art. 2, comma 1, lett. q, D.Lgs. n. 81/08 definisce con il termine <strong>valutazione</strong> dei rischi la<br />
“<strong>valutazione</strong> globale e documentata <strong>di</strong> tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori presenti nell’ambito
<strong>del</strong>l’organizzazione in cui essi prestano la propria attività, finalizzata ad in<strong>di</strong>viduare le adeguate misure <strong>di</strong><br />
prevenzione e <strong>di</strong> protezione e ad elaborare il programma <strong>del</strong>le misure atte a garantire il miglioramento nel<br />
tempo dei livelli <strong>di</strong> salute e sicurezza”.<br />
Il soggetto a cui è posta in capo la specifica responsabilità <strong>del</strong>l’adempimento è il DDL che è quin<strong>di</strong><br />
tenuto ad realizzare la <strong>valutazione</strong> <strong>di</strong> tutti i rischi e ad elaborare il documento <strong>di</strong> <strong>valutazione</strong> dei rischi<br />
conseguente (Artt. 17 e 28, D.Lgs. n. 81/08). Ad integrazione <strong>di</strong> questo, il Titolo XI <strong>del</strong> TUS pone in capo al<br />
DDL l’effettuazione <strong>del</strong>la <strong>valutazione</strong> <strong>del</strong> <strong>rischio</strong> <strong>di</strong> esplosione (Art. 290, D.Lgs. n. 81/08) e la redazione <strong>del</strong><br />
documento sulla protezione contro le esplosioni (Art. 294, D.Lgs. n. 81/08).<br />
Si vuole qui presentare una metodologia <strong>di</strong> analisi e <strong>valutazione</strong> <strong>del</strong> <strong>rischio</strong> <strong>di</strong> esplosione che permetta<br />
al valutatore (DDL, RSPP, Consulente, Progettista, Organismo <strong>di</strong> Vigilanza e Controllo) <strong>di</strong> raggiungere un<br />
livello <strong>di</strong> sicurezza adeguato alla natura <strong>del</strong>l’attività industriale.<br />
Al fine <strong>di</strong> raggiungere tali obiettivi, la <strong>valutazione</strong> che qui si propone sarà articolata in due gran<strong>di</strong> parti:<br />
• Parte 1: Sicurezza <strong>del</strong>l’impianto, <strong>del</strong> processo, <strong>del</strong>le sostanze e <strong>del</strong>le possibili interazioni<br />
• Parte 2: Valutazione <strong>del</strong>la mansione esposta al <strong>rischio</strong> <strong>di</strong> esplosione.<br />
<strong>La</strong> corretta esecuzione <strong>del</strong>la prima parte risulta propedeutica allo svolgimento <strong>del</strong>la <strong>valutazione</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>rischio</strong> <strong>del</strong>la mansione. In altri termini, prima <strong>di</strong> valutare ciascuna mansione ci si preoccuperà che gli<br />
strumenti e gli impianti dati in uso al lavoratore siano tecnicamente sicuri per il loro utilizzo in ATEX. A<br />
questo proposito, <strong>come</strong> si è già detto in precedenza, la sicurezza <strong>del</strong>la mansione non risulta<br />
necessariamente correlata al <strong>rischio</strong> <strong>di</strong> esplosione <strong>del</strong>l’impianto 9 .<br />
Per esempio, l’esplosione sfogata (in zona <strong>di</strong> sicura) <strong>di</strong> un silos <strong>di</strong> 1000 m 3 , rilascia una quantità <strong>di</strong><br />
energia sicuramente superiore ad un Flash Fire generato nel corso <strong>di</strong> un’operazione <strong>di</strong> caricamento<br />
manuale <strong>di</strong> polveri in un reattore chimico oppure <strong>di</strong> un travaso <strong>di</strong> solventi. A parità <strong>di</strong> probabilità ed efficacia<br />
<strong>di</strong> sorgenti <strong>di</strong> innesco, la <strong>di</strong>fferenza fondamentale in termini infortunistici è data dalla presenza o meno<br />
<strong>del</strong>l’operatore nella zona degli effetti preve<strong>di</strong>bili <strong>del</strong>l’esplosione. Il secondo e terzo caso, pur presentando un<br />
<strong>rischio</strong> <strong>di</strong> esplosione complessivamente minore, manifesta rischi <strong>di</strong> infortunio elevatissimi.<br />
E’ anche per queste motivazioni che l’art. 290, comma 1, lett. d, <strong>del</strong> D.Lgs. n. 81/08 richiede che la<br />
<strong>valutazione</strong> <strong>del</strong> <strong>rischio</strong> <strong>di</strong> esplosione comprenda la determinazione degli effetti preve<strong>di</strong>bili <strong>del</strong>l’esplosione.<br />
Naturalmente nella <strong>valutazione</strong> dei rischi qui proposta, entrambe le sezioni citate confluiranno nel<br />
documento sulla protezione contro le esplosioni <strong>di</strong> cui all’art. 294, D.Lgs. n. 81/08.<br />
<strong>La</strong> parte 1 <strong>del</strong>la <strong>valutazione</strong> deve essere condotta secondo le metodologie specifiche. Tali operazioni<br />
<strong>di</strong> <strong>valutazione</strong> sono finalizzate a garantire che i processi ai quali sono a<strong>di</strong>biti i lavoratori siano tecnicamente<br />
sicuri nel rispetto <strong>del</strong>la seguente filosofia:<br />
1. Non devono essere presenti cause preve<strong>di</strong>bili <strong>di</strong> guasto catastrofico<br />
2. Deve essere tecnicamente evitata la formazione <strong>di</strong> ATEX<br />
e, nel caso in cui in punto 2 non sia realizzabile:<br />
3. Devono essere classificate le aree a <strong>rischio</strong> <strong>di</strong> esplosione secondo le procedure previste dalle norme<br />
CEI EN 60079-10-1 e CEI EN 60079-10-2<br />
4. All’interno <strong>del</strong>le zone classificate deve essere tecnicamente garantita una categoria <strong>di</strong> innesco <strong>di</strong> tutte<br />
le sorgenti <strong>di</strong> accensione presenti, conformemente alla tipologia <strong>del</strong>la zona<br />
e, nel caso in cui il punto 4 non sia realizzabile:<br />
5. Devono essere adottate misure <strong>di</strong> protezione ed isolamento contro le esplosioni compatibili con la<br />
sicurezza dei lavoratori 10<br />
6. Deve essere assicurato un piano <strong>di</strong> controlli, verifiche e manutenzioni atte a garantire il mantenimento<br />
nel tempo degli scenari <strong>di</strong> <strong>rischio</strong> analizzati. Tale piano non deve permettere un degrado <strong>del</strong>le<br />
prestazioni dei sistemi <strong>di</strong>:<br />
a) prevenzione <strong>del</strong>l’ATEX<br />
b) prevenzione <strong>del</strong>l’accensione<br />
c) protezione ed isolamento contro le esplosioni.<br />
7. Deve essere sviluppato un piano <strong>di</strong> informazione e formazione dei lavoratori in relazione ai rischi<br />
in<strong>di</strong>viduati<br />
8. Deve essere attuato un piano <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento <strong>del</strong>le attività a <strong>rischio</strong> svolte nelle zone pericolose<br />
9<br />
Rischio inteso <strong>come</strong> combinazione tra probabilità <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento ed energia complessivamente rilasciata nel corso<br />
<strong>del</strong>l’esplosione.<br />
10<br />
In questo caso l’esplosione non essendo evitabile, deve essere veicolata in una zona sicura non frequentata da<br />
persone.
Risulta <strong>di</strong> tutta evidenza che ove i punti 1, 2, 4 o 5 non siano tecnicamente attuabili 11 , l’intero ciclo <strong>di</strong><br />
lavoro deve essere ripensato e l’attività non potrà esercire in conformità al D.Lgs. n. 81/08.<br />
<strong>La</strong> presenza <strong>di</strong> un impianto o <strong>di</strong> una lavorazione a <strong>rischio</strong> <strong>di</strong> esplosione costituisce un sicuro fattore <strong>di</strong><br />
<strong>rischio</strong> per tutte le mansioni coinvolte nel processo <strong>di</strong> produzione. <strong>La</strong> metodologia <strong>di</strong> analisi <strong>di</strong> mansione che<br />
qui si presenterà sarà sviluppata a partire dalla classificazione <strong>del</strong>le zone dovuta alla presenza <strong>di</strong> impianti,<br />
cicli <strong>di</strong> lavoro ed attrezzature che operano comunque in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza a seguito <strong>del</strong>l’applicazione<br />
<strong>del</strong>le analisi <strong>di</strong> cui alla Parte 1.<br />
A questo proposito definiamo quin<strong>di</strong> il <strong>rischio</strong> <strong>di</strong> mansione <strong>come</strong> un <strong>rischio</strong> residuo derivante<br />
dall'incompleta efficacia <strong>del</strong>le misure <strong>di</strong> protezione adottate 12 . Tale tipologia <strong>di</strong> <strong>rischio</strong> sarà valutata<br />
attraverso l’intersezione <strong>del</strong>le informazioni provenienti dai due seguenti descrittori:<br />
• Danno Potenziale (DP)<br />
• In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Innesco Residuo (IIR)<br />
<strong>La</strong> matrice <strong>del</strong> <strong>rischio</strong> <strong>di</strong> mansione tiene conto dei descrittori appena illustrati e permette <strong>di</strong> graduare il<br />
livello <strong>di</strong> <strong>rischio</strong> residuo <strong>di</strong> esplosione (Figura 3).<br />
Il Danno Potenziale (DP), correla la posizione <strong>del</strong>l’operatore agli eventuali effetti attesi <strong>del</strong>l’esplosione.<br />
L’esplosione, infatti, potrà interessare aree <strong>di</strong> danno più o meno estese in relazione ad i parametri <strong>di</strong> calcolo<br />
semiquantitativo.<br />
Sulla base <strong>del</strong>l’evento potenziale atteso, si assumono i seguenti limiti in base ai quali determinare<br />
l’ampiezza <strong>di</strong> danno, corrispondenti all’inizio <strong>del</strong>la letalità degli effetti:<br />
• Flash Fire: 1/2⋅LEL<br />
• VCE: 0,14 bar<br />
• Esplosione sfogata: 0,14 bar<br />
Attraverso tali parametri sarà quin<strong>di</strong> possibile determinare i raggi <strong>di</strong> danno potenziali (Rp) dall’epicentro<br />
<strong>del</strong>l’esplosione all’interno dei quali attendersi gli effetti letali 13 .<br />
Confrontando le <strong>di</strong>stanze tra la tipica posizione <strong>del</strong>la mansione all’interno <strong>del</strong> reparto (Pm) ed il raggio<br />
<strong>di</strong> danno potenziale ad essa associabile, si possono determinare le situazione in<strong>di</strong>cate in Tabella 3.<br />
Danno Potenziale<br />
(DP)<br />
Alto<br />
Me<strong>di</strong>o<br />
Basso<br />
Tabella 3– Descrittori <strong>del</strong> Danno Potenziale (DP)<br />
Descrittore<br />
<strong>La</strong> Pm risulta interna alla circonferenza che ha centro nella sorgente <strong>di</strong><br />
emissione e raggio pari a 1,5⋅Rp<br />
<strong>La</strong> Pm risulta interna alla corona circolare, con origine nella sorgente <strong>di</strong><br />
emissione, compresa tra 1,5⋅Rp e 3⋅Rp<br />
<strong>La</strong> Pm risulta esterna alla circonferenza che ha centro nella sorgente <strong>di</strong><br />
emissione e raggio pari a 3⋅Rp.<br />
Tranne che nei casi <strong>di</strong> esplosione protetta con <strong>di</strong>spositivi tecnici, l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> innesco residuo è calcolato<br />
a partire da situazioni nella quali la categoria equivalente <strong>del</strong>le sorgenti <strong>di</strong> accensione presenti all’interno<br />
<strong>del</strong>le zone classificate risultano almeno conformi alla classificazione <strong>del</strong>la zona a <strong>rischio</strong> <strong>di</strong> esplosione.<br />
Non sono pertanto accettabili situazioni nelle quali la mansione specifica risulta esposta a concreti<br />
rischi <strong>di</strong> esplosione. Il calcolo <strong>del</strong>l’IIR è riassunto in Tabella 4<br />
11 I punti rimanenti manifestano generalmente minore <strong>di</strong>fficoltà applicativa.<br />
12 Cfr. Principi <strong>di</strong> integrazione <strong>del</strong>la sicurezza, Allegato I, punto 1.1.2, Direttiva 2006/42/CE.<br />
13 Attenzione. Si <strong>di</strong>scute <strong>di</strong> raggi potenziali e non <strong>di</strong> ampiezze <strong>di</strong> danno che abbiamo una concreta possibilità <strong>di</strong><br />
generarsi. L’analisi <strong>di</strong> cui alla Parte 1 deve infatti escludere che si possano manifestare esplosioni reali nel luogo <strong>di</strong><br />
lavoro, ad eccezione <strong>del</strong> caso dei contenimento protetti con sfogo per le esplosioni.
In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> classificazione<br />
(CL)<br />
Nel caso <strong>di</strong> zone 0 e 20<br />
CL = 0<br />
Nel caso <strong>di</strong> zone 1 e 21<br />
CL = 1<br />
Nel caso <strong>di</strong> zone 2 e 22<br />
CL = 2<br />
Tabella 4 – Calcolo <strong>del</strong>l’In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Innesco Residuo (IIR)<br />
In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Innesco Efficace<br />
(IIE)<br />
Nel caso <strong>di</strong> Categoria 1E<br />
IIE = 1<br />
Nel caso <strong>di</strong> Categoria 2E<br />
IIE = 2<br />
Nel caso <strong>di</strong> Categoria 3E<br />
IIE = 3<br />
Nel caso <strong>di</strong> Categoria 4E<br />
IIE = 4<br />
In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Innesco Residuo<br />
(IIR)<br />
IIR = IIE – CL<br />
A seguito <strong>del</strong> calcolo <strong>del</strong>l’IIR si potranno identificare almeno tre scenari <strong>di</strong> innesco residuo:<br />
• IIR = 1. Sono situazioni nelle quali l’innesco <strong>del</strong>l’ATEX possiede una categoria conforme alla zona<br />
classificata. In questi casi l’innesco <strong>del</strong>l’ATEX non è tecnicamente atteso.<br />
• IIR < 1. Sono situazioni nelle quali l’innesco <strong>del</strong>l’ATEX possiede, in vantaggio <strong>di</strong> sicurezza, una o più<br />
categorie superiori a quelle richieste dalla zona classificata.<br />
• IIR > 1. Sono situazioni nelle quali l’innesco <strong>del</strong>l’ATEX è tecnicamente atteso. Tale situazione, prevista<br />
nel caso <strong>di</strong> contenimenti protetti dalle esplosioni, non è ammissibile in situazioni che non prevedono<br />
sistemi <strong>di</strong> protezione contro l’esplosione.
DANNO POTENZIALE (DP)<br />
Alto<br />
Me<strong>di</strong>o<br />
Basso<br />
MEDIO<br />
I rischi in<strong>di</strong>viduati sono sotto controllo<br />
ma, in caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sfunzione, possono<br />
<strong>di</strong>ventare pericolosi. Verificare la<br />
possibilità che il <strong>rischio</strong> sia<br />
ulteriormente riducibile. In caso<br />
affermativo specificare la priorità <strong>di</strong><br />
intervento. Si devono adottare<br />
<strong>di</strong>sposizioni per garantire che le<br />
misure <strong>di</strong> prevenzione e protezione<br />
siano mantenute efficienti attraverso<br />
idonee procedure.<br />
BASSO<br />
I rischi in<strong>di</strong>viduati sono ad un livello<br />
accettabile e sotto controllo.<br />
Le azioni volte a ridurre ulteriormente<br />
il <strong>rischio</strong> possiedono bassa priorità.<br />
Si devono adottare <strong>di</strong>sposizioni per<br />
garantire che le misure <strong>di</strong><br />
prevenzione e protezione siano<br />
mantenute efficienti.<br />
BASSO<br />
I rischi in<strong>di</strong>viduati sono ad un livello<br />
accettabile e sotto controllo.<br />
Le azioni volte a ridurre ulteriormente<br />
il <strong>rischio</strong> possiedono bassa priorità.<br />
Si devono adottare <strong>di</strong>sposizioni per<br />
garantire che le misure <strong>di</strong><br />
prevenzione e protezione siano<br />
mantenute efficienti.<br />
ALTO<br />
I rischi in<strong>di</strong>viduati sono sotto controllo<br />
ma, in caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sfunzione, possono<br />
<strong>di</strong>ventare pericolosi. Verificare la<br />
possibilità che il <strong>rischio</strong> sia<br />
ulteriormente riducibile. Gli interventi<br />
necessari possiedono un’alta priorità<br />
<strong>di</strong> intervento. Determinare le misure<br />
integrative necessarie per riprendere<br />
il controllo <strong>del</strong> <strong>rischio</strong> in caso si<br />
verifichi una situazione <strong>di</strong> danno<br />
concreto nonostante le precauzioni<br />
adottate. Si devono adottare<br />
<strong>di</strong>sposizioni per garantire che le<br />
misure <strong>di</strong> prevenzione e protezione<br />
siano mantenute efficienti attraverso<br />
idonee procedure perio<strong>di</strong>camente<br />
verificate<br />
MEDIO<br />
I rischi in<strong>di</strong>viduati sono sotto controllo<br />
ma, in caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sfunzione, possono<br />
<strong>di</strong>ventare pericolosi. Verificare la<br />
possibilità che il <strong>rischio</strong> sia<br />
ulteriormente riducibile. In caso<br />
affermativo specificare la priorità <strong>di</strong><br />
intervento. Si devono adottare<br />
<strong>di</strong>sposizioni per garantire che le<br />
misure <strong>di</strong> prevenzione e protezione<br />
siano mantenute efficienti attraverso<br />
idonee procedure.<br />
BASSO<br />
I rischi in<strong>di</strong>viduati sono ad un livello<br />
accettabile e sotto controllo.<br />
Le azioni volte a ridurre ulteriormente<br />
il <strong>rischio</strong> possiedono bassa priorità.<br />
Si devono adottare <strong>di</strong>sposizioni per<br />
garantire che le misure <strong>di</strong><br />
prevenzione e protezione siano<br />
mantenute efficienti.<br />
MOLTO ALTO<br />
Rischio inaccettabile. L'attività<br />
lavorativa deve essere interrotta fino a<br />
quando le misure <strong>di</strong> prevenzione e<br />
protezione attuate non siano<br />
sufficienti a ridurre il <strong>rischio</strong>. Se non è<br />
possibile ridurre il <strong>rischio</strong> l’esercizio<br />
<strong>del</strong>l’attività deve essere sospeso e<br />
deve essere pianificata una verifica <strong>di</strong><br />
Parte 1.<br />
MOLTO ALTO<br />
e, nel caso <strong>di</strong> contenimenti protetti<br />
ALTO<br />
Il <strong>rischio</strong> è sotto controllo nel caso <strong>di</strong><br />
contenimenti protetti contro<br />
l’esplosione. Verificare la possibilità<br />
che il <strong>rischio</strong> sia ulteriormente<br />
riducibile. Gli interventi necessari<br />
possiedono un’alta priorità <strong>di</strong><br />
intervento. Si devono adottare<br />
<strong>di</strong>sposizioni per garantire che le<br />
misure <strong>di</strong> prevenzione e protezione<br />
siano mantenute efficienti attraverso<br />
idonee procedure perio<strong>di</strong>camente<br />
verificate con particolare riferimento ai<br />
sistemi <strong>di</strong> protezione contro le<br />
esplosioni. Determinare le misure<br />
integrative necessarie per riprendere<br />
il controllo <strong>del</strong> <strong>rischio</strong> in caso si<br />
verifichi una situazione <strong>di</strong> danno<br />
concreto nonostante le precauzioni<br />
adottate.<br />
Il <strong>rischio</strong> nei casi <strong>di</strong>versi da<br />
contenimenti protetti contro le<br />
esplosioni è inaccettabile.<br />
MOLTO ALTO<br />
e, nel caso <strong>di</strong> contenimenti protetti<br />
MEDIO<br />
Il <strong>rischio</strong> è sotto controllo nel caso <strong>di</strong><br />
contenimenti protetti contro<br />
l’esplosione. Verificare la possibilità<br />
che il <strong>rischio</strong> sia ulteriormente<br />
riducibile. In caso affermativo<br />
specificare la priorità <strong>di</strong> intervento. Si<br />
devono adottare <strong>di</strong>sposizioni per<br />
garantire che le misure <strong>di</strong> prevenzione<br />
e protezione siano mantenute<br />
efficienti attraverso idonee procedure<br />
con particolare riferimento ai sistemi<br />
<strong>di</strong> protezione contro le esplosioni.<br />
Il <strong>rischio</strong> nei casi <strong>di</strong>versi da<br />
contenimenti protetti contro le<br />
esplosioni è inaccettabile.<br />
IIR < 1 IIR = 1 IIR > 1*<br />
INDICE DI INNESCO RESIDUO (IIR)<br />
* IIR > 1 è vietato nei luoghi <strong>di</strong> lavoro. Ne è ammessa la presenza sono nel caso <strong>di</strong> contenimenti dotati<br />
<strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> sfogo <strong>del</strong>le esplosioni<br />
Figura 3– Matrice <strong>del</strong> <strong>rischio</strong> residuo <strong>di</strong> esplosione<br />
BIBLIOGRAFIA
1. AA.VV., The RASE Project – Methodology for the risk assessment of unit operations and equipment for<br />
use in potentially explosive atmospheres, EU Project No: SMT4-CT97-2169, 2000<br />
2. Abate A., Pomè R., Tommasini R., Impianti elettrici nei luoghi con pericolo <strong>di</strong> esplosione, AEI Volume<br />
85, n. 12, pp. 879-886 (1998)<br />
3. Abbasi T., Abbasi S.A., Dust explosions–Cases, causes, consequences, and control, Journal of<br />
Hazardous Materials 140, pp. 7–44 (2007)<br />
4. Abbott J., Prevention of fires and explosions in dryers, IChemE Ed., Rugby (UK), 1990<br />
5. ACGIH, Industrial ventilation: a manual of recommended practise – 25 th E<strong>di</strong>tion, ACGIH Ed., Ohio<br />
(USA), 2004<br />
6. AICHE, Estimating the flammable mass of a vapor cloud, AICHE-CCPS, New York (USA), 1998<br />
7. AICHE, Gui<strong>del</strong>ines for Chemical Process Quantitative Risk Analysis, AICHE-CCPS, New York (USA),<br />
2000<br />
8. AICHE, Gui<strong>del</strong>ines for Evaluating the Characteristics of Vapor Cloud Explosions, Flash Fires, and<br />
BLEVEs, AICHE-CCPS, New York (USA), 1994<br />
9. AICHE, Safe Handling of Powders and Bulk Solids, AICHE-CCPS, New York (USA), 2005<br />
10. Alexander P.E. et Al., A comparative review of NEC versus IEC concepts and practices, IEEE, Paper<br />
No. PCIC-97-5 (1996)<br />
11. Astbury et al., Flash Points of Aqueous Solutions of Flammable Solvents, Symposium Series No 150,<br />
ICHEME, 2004<br />
12. Astbury, Area classification methodology for hydrogen-cooled alternators in power station, Hazards XIX,<br />
ICHEME, 2006<br />
13. Babrauskas V., Ignition Handobook, Fire Science Publishers, Issaquah WA (USA), 2003<br />
14. Baker Q.A., Doolittle C.M., Fitzgerald G.A., Tang M.J., Recent development in the Baker-Strehlow VCE<br />
analysis methodology, Process Safety Progress, Vol. 17, No. 4, pp. 297-301 (1998)<br />
15. Baker Q.A., Ming J.T., Sheier E.A., Silva G.J., Vapor cloud explosion analysis, Process Safety<br />
Progress, Vol. 15, No. 2, pp. 106-109 (1996)<br />
16. Balaz M., Toninelli M., <strong>La</strong> marcatura CE-ATEX, TuttoNormel, 10 (2005), pp. 15 – 19<br />
17. Barberi F., Bertolaso G., Boschi E, Difendersi dai terremoti, http://ispronline.eu<br />
18. Bartknecht W., Explosionsschutz, grundlagen und anwendung, Springer-Verlag Ed., Berlin (D), 1996<br />
19. Barton J., Dust explosion prevention and protection, IChemE Ed., Rugby (UK), 2002<br />
20. Beck H., Glienke N., Mohlmann C., BIA-Report 13/97: Combustion and explosion characteristics of<br />
dust, HVGB Ed., Sankt Augustin (D), 1997<br />
21. Beck H., Schadenanalyse von staubexplosionen, Gefahrstoffe – Reinhaltung der luft 42, pp. 118 – 123<br />
(1982)<br />
22. Blevins R.D., Formulas for natural frequency and mode shape, Krieger Pub., Florida (USA), 2001<br />
23. Bottrill G., Cheyne D., Vijayaraghavan G., Electrical equipment and installation in Hazardous areas,<br />
Elsevier Ed., Oxford (UK), 2005<br />
24. Brennan E.G., Brown D.R., Dodson M.C., Dispersion of high pressure jets of natural gas in the<br />
atmosphere, ICHEME Symposium series n. 85, 1984<br />
25. Car<strong>di</strong>llo P., Guida allo stu<strong>di</strong>o e <strong>valutazione</strong> <strong>del</strong>le esplosione <strong>di</strong> polveri, SC Sviluppo Chimica, 2002<br />
26. Car<strong>di</strong>llo P., Piccinini N., Gas, vapori e polveri a <strong>rischio</strong> <strong>di</strong> esplosione ed incen<strong>di</strong>o, Politecnico <strong>di</strong> Torino,<br />
www.regione.piemonte.it<br />
27. Carrescia M. (a cura <strong>di</strong>), Impianti elettrici nei luoghi con pericolo <strong>di</strong> esplosione, TNE Ed., Torino, 2006<br />
28. Carrescia M. (a cura <strong>di</strong>), <strong>La</strong> nuova legislazione sui luoghi con pericolo <strong>di</strong> esplosione, TNE Ed., Torino,<br />
2006<br />
29. Carrescia V., Gli impianti elettrici esistenti, TuttoNormel, 11 (2005), pp. 3 – 9<br />
30. Commissione <strong>del</strong>le Comunità Europee, Guida all’applicazione <strong>del</strong>la Direttiva 99/92/CE, Bruxelles (B),<br />
2003<br />
31. Cox AW, Lees FP, Ang ML, Classification of hazardous locations, IChemE Ed., Rugby (UK), 1990<br />
32. Crowl D.A., Understan<strong>di</strong>ng explosions, Wiley-AIChE (USA), 2003<br />
33. Crowl DA, Louvar JF, Chemical process safety: fundamentals with applications, Prentice Hall PTR<br />
Upper Saddle River, NJ (USA), 2002<br />
34. Dahoe A.E., Dust Explosion: a study of flame propagation, Delft University of Technology, 2000<br />
35. Di Tosto F., ATEX Guida alla certificazione - Direttiva 94/9/CE - ATEX in materia <strong>di</strong> prodotti destinati ad<br />
essere utilizzati in atmosfere potenzialmente esplosive – Parte Prima, Dipartimento Omologazione e<br />
Certificazione ISPESL, Roma, 2007
36. DIERS, Emergency relief system design using DIERS technology, AICHE, New York (USA), 1992<br />
37. Duval R., Grain elevator explosion, NFPA, Quincy (USA), 1997<br />
38. Eckhoff R. K., Dust explosions in the process industries, GPP Ed., New York (USA), 2003<br />
39. Eckhoff R. K., Partial inerting—an ad<strong>di</strong>tional degree of freedom in dust explosion protection, Journal of<br />
Loss Prevention in the Process Industries 17, pp. 187–193 (2004)<br />
40. Eckhoff R.K., Differences and similarities of gas and dust explosions: A critical evaluation of the<br />
European ‘ATEX’ <strong>di</strong>rectives in relation to dusts, Journal of Loss Prevention in the Process Industry, 19,<br />
pp. 553–560 (2006)<br />
41. Eckhoff R.K., Explosion hazards in the process industries, GPP Ed., New York (USA), 2005<br />
42. Eckhoff R.K., Prevention e mitigation of dust explosions in the process industries: a survey of recent<br />
research and development, Journal of Loss Prevention in the Process Industry, 9, pp. 3 – 20 (1996)<br />
43. ESA, Gui<strong>del</strong>ines for safe seal usage – Flanges e Gasket, European Sealing Association, UK, 1998<br />
44. Esposito C., Mazzei A., Mazzei N., Valutazione dei rischi derivanti dall’elettricità statica: in<strong>di</strong>viduazione<br />
e <strong>valutazione</strong> <strong>del</strong>le misure <strong>di</strong> prevenzione e protezione, Atti <strong>del</strong> 4° Seminario CONTARP, Assisi,<br />
Novembre 2005<br />
45. Estellito Rangel Jr, Bulgarelli R., Safety at work in hazardous (classified) locations, IEEE, Paper No.<br />
PCIC-2005-3 (2005)<br />
46. European Commission, ATEX Gui<strong>del</strong>ines (III E<strong>di</strong>tion), Bruxelles (B), 2009<br />
47. Flitney R., Seals and sealing handbook, Butterworth Heinemann Ed., Oxford (UK), 2007<br />
48. Fthenakis, Prevention and Control of Accidental Releases of Hazardous Gases, Van Nostrand<br />
Reynhold, USA, 1993<br />
49. Gant S.E., Irvings M.J., CFD mo<strong>del</strong>ling for low pressure jets for area classification, HSL, Buxton, 2005<br />
50. Gant S.E., Ivings M.J., Jones A., Santon R., Hazardous area classification of low pressure natural gas<br />
system using CFD pre<strong>di</strong>ction, Hazards XIX, ICHEME, 2006<br />
51. Genova B., Genova M., Silvestrini M., Sicurezza degli e<strong>di</strong>fici nei riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> fenomeni esplosivi, UTET,<br />
Milano, 2009<br />
52. Genova B., Silvestrini M., Dinamica <strong>del</strong>le reazioni esplosive. Attività investigativa, Dario Flaccovio Ed.,<br />
2005<br />
53. Genova B., Silvestrini M., Direttive Atex. Prevenzione e protezione dai rischi <strong>di</strong> esplosione <strong>del</strong>le polveri.<br />
Manuale operativo, Dario Flaccovio Ed., 2006<br />
54. Glor M., Electrostatic Ignition Hazards Associated with Flammable Substances in the Form of Gases ,<br />
Vapors, Mists and Dusts, Swiss Institute for the Promotion of Safety & Security<br />
55. Grasskpf V., Explosion vents are a protective means of last resort. How must the constructional<br />
protective technique explosion venting for silos in the industry be applied?, 4 th International symposium<br />
on hazards, prevention and mitigation of industrial explosions, Bourges (F), 2002<br />
56. Groh H., Explosion protection, Elsevier Ed., Oxford (UK), 2004<br />
57. Hattwig M., Steen H., Handbook of explosion prevention and protection, Wiley-VCH Ed., Weinheim (D),<br />
2004<br />
58. Hochst S., Leuckel W., On effect of venting large vessels with mass inert panels, Journal of Loss<br />
Prevention in the Process Industry, 11, pp. 89 – 97 (1998)<br />
59. Holbrow P., Andrews S., Lunn G.A., Dust explosions in interconnected vented vessels, Journal of Loss<br />
Prevention in the Process Industry, 9, pp. 91 – 103 (1996)<br />
60. Holbrow P., Andrews S., Protection of dust carrying pipelines, HSL Research Report DE/97/05, UK,<br />
1997<br />
61. Holbrow P., Lunn G.A., Tyldesley A., Dust explosion protection in linked vessels: guidance for<br />
containment and venting, Journal of Loss Prevention in the Process Industry, 12, pp. 227 – 234 (1999)<br />
62. IChemE, Explosion Protection: practical understan<strong>di</strong>ng of recent standards and new legislation in<br />
process safety, IChemE Ed., Rugby (UK), 2003<br />
63. IChemE, Process vessels subject to explosion risk, IChemE Ed., Rugby (UK), 2000<br />
64. INAIL, Rapporto Annuale 2007<br />
65. INERIS, Classification en zone explosives poissiereuses, Rapport Final, INERIS, Francia, 2001<br />
66. INERIS., Guide de l’état de l’art sur les silos – Rapport final, INERIS, FR, 2005<br />
67. ISSA, Dust explosion prevention e protection for machines and equipment – basic principles, ISSA Ed.,<br />
Mannheim (D), 2004<br />
68. ISSA, Dust explosion: Collection of examples for the brochure “dust explosion protection for machines<br />
and equipment, ISSA Ed., Mannheim (D), 1990
69. ISSA, Dust explosion: Continous conveyors (continuation of the collection of examples), ISSA Ed.,<br />
Mannheim (D), 1992<br />
70. ISSA, Dust explosion: Dryers (continuation of the collection of examples), ISSA Ed., Mannheim (D),<br />
1998<br />
71. ISSA, Dust explosion: Explosion suppression, ISSA Ed., Mannheim (D), 1991<br />
72. ISSA, Practical assistance for the preparation of an explosion protection document, ISSA Ed.,<br />
Mannheim (D), 2006<br />
73. Jeske A., Beck H., Evaluation of dust explosions in the Federal Republic of Germany, EuropEx<br />
Newsletter, 9, pp. 2 – 4 (1989)<br />
74. Johnson K.A., A consistent approach to the assessment and management of asphyxiation hazards,<br />
Hazards XX, ICHEME, 2008<br />
75. Knegtering B., ATEX versus EN-IEC 61508 – Hazard versus SIL? Practical experience with the<br />
implementation of ATEX Directive using EN-IEC 61508 Certified Safety PLC’s,<br />
http://www.safetyusergroup.com, 2003<br />
76. Lees F. P., Loss prevention in the process industries, Butterworth Heinemann Ed., Oxford (UK), 1996<br />
77. Lipton S., Lynch J., Handbook of health hazard control in the chemical process industry, John Wiley e<br />
Sons Ed., New York (USA), 1994<br />
78. Lunn G. A., Flame behaviour in pipelines and linked enclosures: a review, Safetynet Internet Seminar,<br />
2001<br />
79. Lunn G. A., Guide to dust explosion prevention and protection, IChemE Ed., Rugby (UK), 1988<br />
80. Lunn G.A., Nicol A.M., Collins P.D., Hubbard N.R., Effects of vent ducts on the reduced pressures from<br />
explosions in dust collectors, Journal of Loss Prevention in the Process Industry, 11, pp. 109 – 121<br />
(1998)<br />
81. Lunn, G., Flame behaviour in pipelines and linked enclosures: a review, SAFETYNET Internet Seminar,<br />
2001<br />
82. Lunn, G., Frictional of a powders: a review, SAFETYNET Internet Seminar<br />
83. Majorana C., Marcolin D., Pellissero M., Rosa L., Simulazione <strong>del</strong>l’esplosione <strong>di</strong> atrazina in un silo da<br />
55 m 3 , Convegno VGR2000, DIMNP, Università <strong>di</strong> Pisa, 2000<br />
84. Mannan S., Lee’s loss prevention in the process industries, Butterworth Heinemann Ed., Oxford (UK),<br />
2005<br />
85. Marchesini B., Igiene industriale, Maggioli Ed., Rimini, 1998<br />
86. <strong>Marigo</strong> M., Atmosfere esplosive: le mo<strong>di</strong>fiche al Titolo XI <strong>del</strong> Testo Unico, rivista Igiene e Sicurezza sul<br />
<strong>La</strong>voro (IPSOA), Ottobre 2009<br />
87. <strong>Marigo</strong> M., Direttive ATEX: adempimenti e certificazione per gli apparecchi e gli impianti non elettrici,<br />
rivista Ambiente & Sicurezza, Il Sole 24 Ore, Luglio 2005<br />
88. <strong>Marigo</strong> M., <strong>La</strong> deflagrazione <strong>del</strong>le polveri e le <strong>di</strong>rettive ATEX (Analisi <strong>del</strong> <strong>rischio</strong> e progettazione <strong>del</strong>le<br />
misure <strong>di</strong> prevenzione e protezione), EPC E<strong>di</strong>zioni, Roma, Ottobre 2004.<br />
89. <strong>Marigo</strong> M., Le norme da rispettare per tenere sotto controllo le esplosioni da polveri (prima parte), rivista<br />
Antincen<strong>di</strong>o, EPC E<strong>di</strong>zioni, Roma, aprile 2004.<br />
90. <strong>Marigo</strong> M., Le norme da rispettare per tenere sotto controllo le esplosioni da polveri (seconda parte),<br />
rivista Antincen<strong>di</strong>o, EPC E<strong>di</strong>zioni, Roma, maggio 2004.<br />
91. <strong>Marigo</strong> M., Paolo Carlo Vignoni, Prevenzione e protezione contro ATEX: soluzioni e confini applicativi,<br />
rivista Igiene e Sicurezza sul <strong>La</strong>voro (IPSOA), Luglio 2007<br />
92. <strong>Marigo</strong> M., Protezione dei lavoratori esposti a campi elettromagnetici e norma EN 50499, rivista Igiene<br />
e Sicurezza sul <strong>La</strong>voro (IPSOA), Giugno 2009<br />
93. <strong>Marigo</strong> M., Rischio atmosfere esplosive: classificazione, <strong>valutazione</strong>, prevenzione e protezione, IPSOA<br />
E<strong>di</strong>zioni, Milano, Novembre 2009<br />
94. <strong>Marigo</strong> M., Stoccaggio polveri: quel silos è a prova <strong>di</strong> deflagrazione, rivista Antincen<strong>di</strong>o, EPC E<strong>di</strong>zioni,<br />
Roma, agosto 2002.<br />
95. <strong>Marigo</strong> M., TU Sicurezza <strong>del</strong> lavoro: la riforma <strong>del</strong> 2009, IPSOA E<strong>di</strong>zioni, Milano, Ottobre 2009 –<br />
(Capitolo 5, Atmosfere esplosive: le mo<strong>di</strong>fiche al Titolo XI)<br />
96. Masson F., Explosion of a grain silo BLAYE (France), INERIS, 1998<br />
97. Mavrot G., Sochet I., Bailly P., Moisescot M., Silo vulnerability: structural aspects, Journal of Loss<br />
Prevention in the Process Industry, 16, pp. 165 – 172 (2003)<br />
98. McMillan, Electrical Installations in Hazardous Areas, Butterworth Heinemann, Oxford (UK), 1998<br />
99. Medard L., Les explosifs occasionnels, TEC & DOC Ed., Paris, 1999<br />
100. Monte A., Elementi <strong>di</strong> impianti industriali, Cortina Ed., Torino, 1994
101. Moorhouse J, Williams A., Mad<strong>di</strong>son T.E., An investigation of the minimum ignition energies of some C1<br />
to C7 hydrocarbons, Combustion and Flame 23, American Elsevier Publishing Company, pp. 203-213<br />
(1974)<br />
102. Nagy J., Verakis H. C., Development and control of dust explosions, Dekker Ed. New York (USA), 1983<br />
103. NFPA, Fire Protection Engineering, NFPA Ed., Quincy, Massachusetts (USA), 2002<br />
104. NFPA, Fire Protection Handbook, NFPA Ed., Quincy, Massachusetts (USA), 2003<br />
105. Olivari V., Manuale degli impianti per l’industria, Tecniche Nuove Ed., Milano, 1999<br />
106. Ortolani C. Casi <strong>di</strong> combustioni accidentali, CLUP., Milano, 2005<br />
107. Pasquon I. Pregaglia G., Principi <strong>del</strong>la chimica industriale. Parte 4: Rischi potenziali, sicurezza e<br />
protezione ambientale, Città Stu<strong>di</strong> Ed., Milano, 1996<br />
108. Pekalski A.A., Zevenbergen J.F., Lemkowitz S.M. Pasman H.J., A Review of Explosion Prevention and<br />
Protection Systems Suitable as Ultimate <strong>La</strong>yer of Protection in Chemical Process Installations, Process<br />
Safety and Environmental Protection, Volume 83, Issue 1, Pages 1-17 (2005)<br />
109. Perry R., Green D. W., Perry’s Chemical Engineers Handbook, McGraw-Hill, New York (USA), 2005<br />
110. Perry R., Green D. W., Perry’s Chemical Engineers Handbook, McGraw-Hill, New York (USA), 1997<br />
111. Powell F., Ignition of gases and vapour by hot surface and particles-a review, 9 th International<br />
symposium on prevention of occupational accidents and <strong>di</strong>seases in the chemical industries, Lucerna<br />
(CH), 1984<br />
112. Pratt T. H., Electrostatic ignitions of fires and explosions, IChemE Ed., Rugby (UK), 1997<br />
113. Proust Ch. et al., Development of a method for pre<strong>di</strong>cting the ignition of explosive atmospheres by<br />
mechanical friction and impacts (MECHEX), Journal of loss prevention in the process industries 20, pp.<br />
349-365 (2007)<br />
114. Puttick S., Liquid mists and sprays flammable below the flashpoint. The problem of preventive bases of<br />
safety, Hazards XX, ICHEME, 2008<br />
115. Silvestrini M., L’esplosività <strong>del</strong>le polveri, Antincen<strong>di</strong>o, 10, pp. 13 – 19 (1996)<br />
116. Siwek R., Explosion protective systems classification and design, FireEx<br />
117. Tamanini F., Valiulis J.V., A correlation for the impulse produced by vented explosions, Journal of Loss<br />
Prevention in the Process Industry, 13 (2000), pp. 277 – 289<br />
118. Tamanini F., Valiulius J.V., Improved gui<strong>del</strong>ines for the sizing of vents in dust explosions, Journal of<br />
Loss Prevention in the Process Industry, 9 (1996), pp. 105 – 118<br />
119. Tascon A., Aguado P.J., Ramirez A., Dust explosion venting in silos: a comparison of standard NFPA<br />
68 and EN 14491, Journal of loss prevention in the process industries 22, pp. 204-209 (2009)<br />
120. TNO, Green Book: Methods for the determination of possible damage, TNO, NL, 1992<br />
121. TNO, Yellow book: Method for the calculation of physical effects, TNO, NL, 2005<br />
122. Toninelli M., Direttiva 1999/92/CE. Impianti nei luoghi con pericolo <strong>di</strong> esplosione, Seminario UNI, Milano<br />
(2004)<br />
123. Toninelli M., Nuova <strong>di</strong>rettiva 94/9/CE riguardante i materiali per atmosfera potenzialmente esplosiva,<br />
Seminario UNI, Padova (2004)<br />
124. Torretta V., Sicurezza e analisi <strong>di</strong> <strong>rischio</strong> <strong>di</strong> incidenti rilevanti, Esselibri, Napoli, 2006<br />
125. Urben P.G., Pitt M.J., Bretherick’s Handbook of Reactive Chemical Hazards (Sixth E<strong>di</strong>tion), Butterworth<br />
Heinemann, Oxford (UK), 1999<br />
126. Vogl A., The course of dust explosion in pipes of pneumatic system, <strong>La</strong> rivista dei combustibili, Volume<br />
49, Milano, 1995<br />
127. Woodward J.L., Estimating the Flammable Mass of a Vapor Cloud, AICHE-CCPS, New York (USA),<br />
1999<br />
128. Yaws C. L., The Yaws Handbook of Vapor Pressure, GPC Ed., Houston (USA), 2007<br />
129. Young W. C., Roark’s formulas for stress & strain, McGraw Hill Ed. New York (USA), 1989<br />
130. Zeeuwen P., Dust explosions: What is the risk? What are the statistics?, Euroforum Conference, Paris<br />
(1997)