La deflagrazione delle polveri e le direttive ATEX - Studio Marigo
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la <strong>deflagrazione</strong> <strong>del<strong>le</strong></strong> <strong>polveri</strong> e <strong>le</strong> <strong>direttive</strong> <strong>ATEX</strong> - M. <strong>Marigo</strong><br />
PREVENZIONE<br />
INCENDI<br />
Marzio <strong>Marigo</strong><br />
la <strong>deflagrazione</strong><br />
<strong>del<strong>le</strong></strong> <strong>polveri</strong><br />
e <strong>le</strong> <strong>direttive</strong> <strong>ATEX</strong><br />
analisi del rischio e progettazione<br />
<strong>del<strong>le</strong></strong> misure di prevenzione e protezione<br />
<strong>La</strong> <strong>deflagrazione</strong> <strong>del<strong>le</strong></strong> <strong>polveri</strong><br />
e <strong>le</strong> <strong>direttive</strong> <strong>ATEX</strong><br />
Analisi del rischio e progettazione <strong>del<strong>le</strong></strong> misure<br />
di prevenzione e protezione<br />
Marzio <strong>Marigo</strong><br />
Il rischio esplosione è sempre presente. Anche nei luoghi di lavoro che, all’apparenza,<br />
sembrano più al riparo da questo tipo di incidenti. Non a caso, il 10<br />
settembre 2003, è entrato in vigore in Italia il D.Lgs. 233/03 che recepisce la<br />
direttiva comunitaria 99/92/CE – <strong>ATEX</strong> 137. Obiettivo: garantire la massima sicurezza a tutte quel<strong>le</strong> aziende<br />
che, pur in presenza di un pericolo di esplosione di una certa ri<strong>le</strong>vanza, non rientrano, per esempio, nel perimetro<br />
normativo <strong>del<strong>le</strong></strong> cosiddette imprese a rischio di incidente ri<strong>le</strong>vante (D.Lgs. 334/99 – direttiva Seveso II). Di<br />
qui l’importanza di questo manua<strong>le</strong> che spiega, passo dopo passo, cosa fare contro il rischio <strong>deflagrazione</strong> ed<br />
avere così <strong>le</strong> carte in regola con <strong>le</strong> norme vigenti. Oltre al<strong>le</strong> basi teoriche di analisi, il testo fornisce, infatti, anche<br />
<strong>le</strong> metodologie di calcolo dei sistemi di prevenzione e protezione. Dal fenomeno connesso alla <strong>deflagrazione</strong><br />
<strong>del<strong>le</strong></strong> <strong>polveri</strong> ai principali parametri che caratterizzano l’esplodibilità <strong>del<strong>le</strong></strong> misce<strong>le</strong> polvere/aria e polvere/gas<br />
infiammabili, dal<strong>le</strong> misure per evitare la formazione di atmosfere esplosive alla prevenzione dell’accensione <strong>del<strong>le</strong></strong><br />
<strong>ATEX</strong>: capitolo per capitolo, con un taglio operativo, il testo offre una panoramica comp<strong>le</strong>ta dei principali prob<strong>le</strong>mi<br />
connessi al rischio di esplosione nel<strong>le</strong> aziende e <strong>del<strong>le</strong></strong> misure da mettere in campo per combatterlo. In conclusione,<br />
un manua<strong>le</strong> fondamenta<strong>le</strong> per tutti coloro che si occupano di sicurezza e di prevenzione.<br />
L I B R I<br />
L I B R I
Marzio <strong>Marigo</strong><br />
LA DEFLAGRAZIONE<br />
DELLE POLVERI<br />
E LE DIRETTIVE <strong>ATEX</strong><br />
Analisi del rischio e progettazione<br />
<strong>del<strong>le</strong></strong> misure di prevenzione<br />
e protezione<br />
L I B R I
1<br />
Introduzione<br />
INTRODUZIONE<br />
Il 20 agosto 1997, presso l’azienda SEMABLA di Blaye, sita a 50 km nord ovest<br />
da Bordeaux, ebbe luogo un’esplosione dei silos destinati allo stoccaggio di cereali;<br />
la vio<strong>le</strong>nza dell’evento fu ta<strong>le</strong> da causare la morte di undici persone (dieci lavoratori<br />
e un pescatore che si trovava nel<strong>le</strong> vicinanze). L’8 giugno 1998 un analogo fenomeno<br />
causò la morte di sette lavoratori ad Haysvil<strong>le</strong> nel Kansas (USA). Questi<br />
sono solo esempi della vio<strong>le</strong>nza causata dal<strong>le</strong> deflagrazioni da <strong>polveri</strong> in impianti<br />
di stoccaggio e trasporto e può stupire che materiali normalmente non pericolosi<br />
come farina, <strong>le</strong>gno, alluminio, zucchero possano causare conseguenze così devastanti.<br />
E’ anche per far fronte a eventi di questo tipo che il 10 settembre 2003 è entrato<br />
in vigore in Italia il D.Lgs. 233/03 (recepimento della direttiva comunitaria<br />
99/92/CE – <strong>ATEX</strong> 137) relativo al<strong>le</strong> prescrizioni di tutela della sicurezza dei lavoratori<br />
che possono essere esposti al rischio di atmosfere esplosive.<br />
Ta<strong>le</strong> decreto aggiorna e integra il D.Lgs. 626/94 con il titolo VIII-bis e con gli<br />
al<strong>le</strong>gati XV-bis, XV-ter, XV-quater. Questo provvedimento <strong>le</strong>gislativo, in accordo<br />
con il DPR 126/98 (recepimento della direttiva comunitaria 94/9/CEE – <strong>ATEX</strong><br />
100a) si propone di porre in sicurezza tutte quel<strong>le</strong> aziende che, anche in presenza<br />
di un rischio di esplosione di una certa ri<strong>le</strong>vanza, non ricadono, per esempio,<br />
nell’ambito di applicazione del disposto normativo relativo al<strong>le</strong> aziende a rischio di<br />
incidente ri<strong>le</strong>vante (D.Lgs. 334/99 – direttiva Seveso II).<br />
Esistono infatti tutta una serie di imprese (agrico<strong>le</strong>, del <strong>le</strong>gno, farmaceutiche,<br />
dei metalli) nel<strong>le</strong> quali il materia<strong>le</strong> coinvolto nel ciclo produttivo non è normalmente<br />
pericoloso; esso diventa ta<strong>le</strong> unicamente se trasportato e immagazzinato sotto<br />
forma di <strong>polveri</strong> aventi dimensioni normalmente inferiori a 500 µ m.<br />
1Il<br />
presente lavoro si propone quindi di fornire, partendo dall’analisi <strong>del<strong>le</strong></strong> <strong>direttive</strong><br />
<strong>ATEX</strong> 137 e 100a e dalla normativa tecnica sia di origine comunitaria (EN,<br />
VDI, CEI, UNI), sia statunitense (NFPA), la descrizione della valutazione del rischio<br />
di esplosione causato da <strong>polveri</strong> in sospensione e dei principali metodi di prevenzione<br />
e protezione contro ta<strong>le</strong> tipologia di pericolo. Si forniranno, oltre al<strong>le</strong> basi<br />
teoriche di analisi, anche <strong>le</strong> metodologie di calcolo dei sistemi di prevenzione e protezione.<br />
9
LA DEFLAGRAZIONE DELLE POLVERI E LE DIRETTIVE <strong>ATEX</strong><br />
Prendendo avvio dalla descrizione del fenomeno connesso alla <strong>deflagrazione</strong><br />
<strong>del<strong>le</strong></strong> <strong>polveri</strong>, nel capitolo 2 si illustreranno, in particolare, i principali parametri<br />
che caratterizzano l’esplodibilità <strong>del<strong>le</strong></strong> misce<strong>le</strong> polvere/aria e <strong>del<strong>le</strong></strong> misce<strong>le</strong> ibride<br />
polvere/gas infiammabili. Il capitolo 3 è interamente dedicato alla descrizione <strong>del<strong>le</strong></strong><br />
misure atte a prevenire la formazione di atmosfere esplosive, con molta attenzione<br />
alla tecnologia di inertizzazione e di prevenzione della formazione di strati di polvere<br />
nell’ambiente di lavoro. Il successivo capitolo 4 si occupa di prevenzione<br />
dell’accensione <strong>del<strong>le</strong></strong> <strong>ATEX</strong> 2,<br />
con particolare riferimento ai rischi indotti da superfici<br />
calde, fiamme e gas caldi, scintil<strong>le</strong> di origine meccanica, materia<strong>le</strong> e<strong>le</strong>ttrico, e<strong>le</strong>ttricità<br />
statica, fulmini e reazioni esotermiche.<br />
Con il capitolo 5 inizia la trattazione <strong>del<strong>le</strong></strong> misure di protezione contro il rischio<br />
connesso alla formazione di <strong>ATEX</strong> in ambiente di lavoro; in particolare si descriveranno<br />
<strong>le</strong> principali metodiche di calcolo per <strong>le</strong> strutture EPR (Explosion Pressure<br />
Resistant) e EPSR (Explosion Pressure Shock Resistant). Le tecnologie di<br />
soppressione dell’esplosione causata dal<strong>le</strong> <strong>polveri</strong> sono illustrate nel capitolo 6,<br />
mentre il capitolo 7 illustra l’importante argomento dello sfogo <strong>del<strong>le</strong></strong> esplosioni. <strong>La</strong><br />
descrizione <strong>del<strong>le</strong></strong> misure di protezione si chiude con <strong>le</strong> tecniche di isolamento<br />
dall’esplosione (capitolo 8). Il successivo capitolo 9 è quindi dedicato alla descrizione<br />
dell’applicazione <strong>del<strong>le</strong></strong> misure di prevenzione e protezione contro il rischio di<br />
esplosione negli impianti industriali.<br />
<strong>La</strong> parte fina<strong>le</strong> del manua<strong>le</strong> (capitolo 10) è dedicata sia al riepilogo della <strong>le</strong>gislazione<br />
applicabi<strong>le</strong> - con una descrizione del D.P.R. 126/98 e del D.Lgs. 233/03 - sia<br />
all’illustrazione della metodologia di classificazione <strong>del<strong>le</strong></strong> aree a rischio di esplosione,<br />
così come suggerita dalla norma armonizza EN 50281-3.<br />
Si precisa altresì che i calcoli di progetto eseguiti sono realizzati secondo <strong>le</strong> unità<br />
di misura del Sistema Internaziona<strong>le</strong>; inoltre i valori di pressione sono sempre<br />
relativi alla pressione atmosferica, salvo dove diversamente precisato.<br />
1. NB – Il presente testo si propone lo scopo di fornire un evoluto approccio nella trattazione e<br />
nella risoluzione <strong>del<strong>le</strong></strong> prob<strong>le</strong>matiche connesse alla prevenzione e protezione dal<strong>le</strong> esplosioni causate<br />
dal<strong>le</strong> <strong>polveri</strong>. <strong>La</strong> pubblicazione si presenta come una divulgazione di argomenti che sono ancora<br />
in parte in fase di studio e di approfondimento. L’uso <strong>del<strong>le</strong></strong> informazioni qui contenute,<br />
implica necessariamente la conoscenza della normativa tecnica di riferimento alla qua<strong>le</strong> questa<br />
pubblicazione non si vuo<strong>le</strong> in alcun modo sostituire. L’eventua<strong>le</strong> impiego di equazioni, considerazioni,<br />
tabel<strong>le</strong> e grafici indicati nella presente pubblicazione ricade sotto la persona<strong>le</strong><br />
ed esclusiva responsabilità di chi intende volontariamente farne uso senza che<br />
l’autore possa risultarne in qualche modo responsabi<strong>le</strong>.<br />
2. L’acronimo <strong>ATEX</strong> verrà utilizzato nel seguito come sinonimo di “atmosfera esplosiva”.<br />
10
2<br />
IL FENOMENO DELL’ESPLOSIONE<br />
Il fenomeno dell’esplosione<br />
2.1 Considerazioni preliminari<br />
Le esplosioni causate da <strong>polveri</strong>1<br />
rappresentano un serio pericolo nei<br />
luoghi di lavoro, determinando spesso il ferimento e la morte di persone e<br />
danni a impianti ed edifici. Tuttavia, l’indagine successiva agli incidenti<br />
spesso evidenzia che la causa sia da ricercarsi preva<strong>le</strong>ntemente nella scorretta<br />
valutazione del rischio e, in alcuni casi, nella non comp<strong>le</strong>ta conoscenza<br />
da parte degli addetti agli impianti dell’esplosività <strong>del<strong>le</strong></strong> <strong>polveri</strong><br />
combustibili.<br />
In genera<strong>le</strong>, <strong>le</strong> <strong>polveri</strong> che possono causare deflagrazioni sono molteplici<br />
e possono essere presenti in varie tipologie di attività industriali e artigianali;<br />
in Tabella 2.1 ne è riportato un e<strong>le</strong>nco esemplificativo.<br />
Tabella 2.1 – Rischi di esplosione in diversi settori produttivi<br />
SETTORE RISCHI DI ESPLOSIONE<br />
Industria chimica<br />
Produzione di energia<br />
Nell’industria chimica, i gas, i liquidi e i solidi infiammabili vengono trasformati<br />
e lavorati nel quadro di processi di varia natura. In tali processi<br />
possono formarsi misce<strong>le</strong> esplosive e <strong>polveri</strong> combustibili.<br />
Dal carbone in pezzi, non esplosivo, in miscela con aria, formarsi <strong>polveri</strong><br />
di carbone capaci di esplodere durante lavorazione quali l'estrazione, la<br />
macinazione e l’essiccamento possono dar luogo a misce<strong>le</strong> esplosive <strong>polveri</strong>/aria.<br />
1. Polvere (EN 50281-3): “Picco<strong>le</strong> particel<strong>le</strong> solide, comprendenti fibre e residui volanti<br />
di filatura presenti nell’atmosfera, che si depositano sotto il loro peso, ma che possono<br />
rimanere sospese nell’aria per un certo periodo di tempo (comprende anche polvere e<br />
graniglia, così come definite nella ISO 4225).”<br />
11
LA DEFLAGRAZIONE DELLE POLVERI E LE DIRETTIVE <strong>ATEX</strong><br />
(segue) Tabella 2.1 – Rischi di esplosione in diversi settori produttivi<br />
D’altra parte, i materiali che sono presenti nel ciclo produttivo e che<br />
possiedono caratteristiche tali da essere coinvolti in esplosioni si possono<br />
riassumere in quattro tipologie:<br />
●<br />
●<br />
●<br />
●<br />
SETTORE RISCHI DI ESPLOSIONE<br />
Industria del <strong>le</strong>gno<br />
Metallurgia<br />
Industria alimentare<br />
e mangimistica<br />
Industria farmaceutica<br />
Raffinerie<br />
Riciclaggio<br />
materiali organici di origine natura<strong>le</strong> (per esempio grano, zucchero, <strong>le</strong>gno);<br />
materiali organici di origine sintetica (per esempio plastica, pigmenti<br />
organici, pesticidi);<br />
carbone e torba;<br />
metalli (per esempio alluminio, magnesio, zinco).<br />
12<br />
Nel<strong>le</strong> operazioni di lavorazione del <strong>le</strong>gno si producono <strong>polveri</strong> di <strong>le</strong>gno<br />
che possono formare, per esempio, in filtri o silos, misce<strong>le</strong> esplosive polvere/aria.<br />
Nella produzione di pezzi stampati di metallo, durante il trattamento<br />
della superficie (smerigliatura) possono formarsi <strong>polveri</strong> metalliche esplosive.<br />
Ciò è vero particolarmente nel caso dei metalli <strong>le</strong>ggeri. Queste <strong>polveri</strong><br />
metalliche possono originare un rischio d'esplosione nei separatori.<br />
Durante il trasporto e lo stoccaggio dei cereali possono formarsi <strong>polveri</strong><br />
esplosive. Se tali <strong>polveri</strong> vengono aspirate e separate tramite filtri, nel filtro<br />
può formarsi un'atmosfera esplosiva (<strong>ATEX</strong>).<br />
Nella produzione di farmaci vengono spesso utilizzate sostanze alcoliche<br />
in qualità di solventi. Possono anche essere impiegate sostanze attive e<br />
coadiuvanti, come il lattosio, che possono dar luogo a un'esplosione di<br />
<strong>polveri</strong>.<br />
Gli idrocarburi trattati nel<strong>le</strong> raffinerie sono tutti infiammabili e, a seconda<br />
del punto d'infiammabilità, possono generare un’<strong>ATEX</strong> già a temperatura<br />
ambiente. L'ambiente in cui si trovano <strong>le</strong> apparecchiature per il trattamento<br />
del petrolio è normalmente considerato un'area a rischio di esplosione.<br />
Possono essere presenti <strong>polveri</strong> combustibili derivanti da vari<br />
trattamenti industriali.<br />
Nel trattamento dei rifiuti riciclabili si può generare un rischio d'esplosione,<br />
per es. a causa di scato<strong>le</strong> di metallo non ben ripulite e di altri recipienti<br />
con gas e/o liquidi infiammabili, oppure di <strong>polveri</strong> di carta o<br />
materiali sintetici.
IL FENOMENO DELL’ESPLOSIONE<br />
In particolare, esperienze sviluppate in test di laboratorio (Zeeuwen,<br />
1997) dimostrano che oltre il 70% <strong>del<strong>le</strong></strong> <strong>polveri</strong> industriali, in idonee condizioni,<br />
possono dare luogo a esplosioni.<br />
Tra <strong>le</strong> attività più pericolose (Tabella 2.2) si ricordano l’industria del <strong>le</strong>gno<br />
(31.6% del tota<strong>le</strong> <strong>del<strong>le</strong></strong> esplosioni avvenute nella Repubblica Federa<strong>le</strong><br />
Tedesca tra il 1965 ed il 1980 2)<br />
seguita dall’industria alimentare (24.7%) e<br />
da quella dei metalli (13.2%). <strong>La</strong> maggior frequenza di infortuni si verifica<br />
nel comparto produttivo della plastica (2.13 feriti/esplosione) seguita<br />
dall’industria dei metalli (1.94 feriti/esplosione) e da quella alimentare<br />
(1.44 feriti/esplosione), mentre il maggior tasso di mortalità si ri<strong>le</strong>va<br />
nell’industria alimentare (0.43 morti/esplosione).<br />
Tabella 2.2 – Esplosioni da polvere nella Repubblica Federa<strong>le</strong> Tedesca tra il 1965 ed<br />
il 1980 (Fonte: Beck, 1982)<br />
TIPO<br />
DI ATTIVITÀ<br />
(POLVERE)<br />
ESPLOSIONI<br />
(%)<br />
%<br />
MORTI FERITI<br />
PER<br />
ESPLOSIONE<br />
<strong>La</strong> principa<strong>le</strong> causa di innesco <strong>del<strong>le</strong></strong> <strong>ATEX</strong> (Tabella 2.3) risulta <strong>le</strong>gata al<br />
scintillio di origine meccanica (26.2%) seguito dal<strong>le</strong> combustione senza<br />
fiamma (11.3%) e dal calore generato dall’attrito meccanico (9.0%). Per contro<br />
emerge la limitata presenza dei macchinari e<strong>le</strong>ttrici (2.8%) come causa<br />
di innesco dell’esplosione, una possibi<strong>le</strong> spiegazione va rintracciata nella<br />
maggiore maturità della normativa tecnica in questo settore.<br />
2. Tali statistiche, pur se datate, rappresentano a tutt’oggi il miglior quadro di riferimento<br />
del fenomeno. Esistono altri riepiloghi statistici prodotti da vari enti che tuttavia<br />
non sono sovrapponibili alla realtà produttiva italiana in quanto troppo settoriali e troppo<br />
poco sviluppati nel tempo.<br />
%<br />
PER<br />
ESPLOSIONE<br />
Legno 31.6 11.7 0.11 25.0 1.10<br />
Alimentare 24.7 36.8 0.43 26.0 1.44<br />
Metalli 13.2 17.5 0.38 18.5 1.94<br />
Plastica 12.9 17.5 0.39 20 2.13<br />
Carbone 9.2 6.8 0.21 8.0 1.18<br />
Carta 2.0 0.0 0.0 0.0 0.0<br />
Altro 6.4 9.7 0.43 2.5 0.56<br />
13
LA DEFLAGRAZIONE DELLE POLVERI E LE DIRETTIVE <strong>ATEX</strong><br />
Interessante risulta altresì la differenziazione <strong>del<strong>le</strong></strong> cause in funzione<br />
dell’attività azienda<strong>le</strong> specifica; se per l’industria dei metalli, del <strong>le</strong>gno e<br />
alimentare la principa<strong>le</strong> causa di innesco è rappresentata dal<strong>le</strong> scintil<strong>le</strong> di<br />
origine meccanica (rispettivamente 56.1%, 26.6% e 22.8%), il primo fattore<br />
di rischio (20.5%) nell’industria del carbone è la combustione senza fiamma,<br />
mentre nel<strong>le</strong> aziende della plastica il maggior pericolo di innesco di<br />
misce<strong>le</strong> <strong>ATEX</strong> è dato dall’accumulo di cariche e<strong>le</strong>ttrostatiche (34.6%).<br />
Tabella 2.3 – Esplosioni da <strong>polveri</strong> nella Repubblica Federa<strong>le</strong> Tedesca (1965-1985).<br />
Relazione tra <strong>le</strong> sorgenti di ignizione e tipologie industriali (Fonte: Jeske et al, 1989)<br />
TIPO DI FONTE<br />
DI IGNIZIONE<br />
Il silos rappresenta la parte dell’impianto a maggior rischio di esplosione<br />
(Tabella 2.4), infatti in esso si verifica il 20.2% del tota<strong>le</strong> <strong>del<strong>le</strong></strong> esplosioni da<br />
<strong>polveri</strong>. Seguono i sistemi di deposito e separazione <strong>del<strong>le</strong></strong> <strong>polveri</strong> (17.2%) e<br />
gli impianti di macinazione (13.0%). Anche in questo caso la pericolosità <strong>del<strong>le</strong></strong><br />
parti di impianto varia con la tipologia di attività azienda<strong>le</strong> specifica: la<br />
14<br />
ESPLOSIONI<br />
TOTALI<br />
(%)<br />
INDUSTRIA<br />
LEGNO<br />
(%)<br />
INDUSTRIA<br />
CARBONE(%)<br />
INDUSTRIA<br />
ALIMENTARE<br />
(%)<br />
INDUSTRIA PLA-<br />
STICA<br />
(%)<br />
INDUSTRIA<br />
METALLI<br />
(%)<br />
Scintil<strong>le</strong> meccaniche 26.2 26.6 5.1 22.8 21.2 56.1<br />
Combustione senza<br />
fiamma<br />
11.3 19.5 20.5 5.7 9.6 0.0<br />
Attrito meccanico 9.0 9.4 5.1 12.4 9.6 3.5<br />
Scariche e<strong>le</strong>ttrostatiche 8.7 2.3 0.0 6.7 34.6 5.3<br />
Incendio 7.8 14.8 12.8 4.8 2.0 2.0<br />
Autocombustione 4.9 3.1 15.4 6.7 2.0 3.5<br />
Superfici calde 4.9 5.5 10.3 2.8 3.9 3.5<br />
<strong>La</strong>vori a fuoco 4.9 2.3 2.6 12.4 2.0 2.0<br />
Macchinari e<strong>le</strong>ttrici 2.8 0.0 2.6 5.7 2.0 0.0<br />
Sconosciuto 16.0 16.5* 25.6* 20.0* 13.1* 24.1*<br />
* Include “Altro”<br />
Altro 3.5
IL FENOMENO DELL’ESPLOSIONE<br />
parte dell’impianto a maggior rischio di esplosione rimane il silos per l’industria<br />
del <strong>le</strong>gno, del carbone e nell’alimentare (rispettivamente il 35.9%, 23.1%<br />
e 22.9%). <strong>La</strong> parte di impianto più rischiosa nel caso di industria della plastica<br />
risultano essere i sistemi di trasporto e i sistemi di miscelazione (17.3% per<br />
entrambi). Infine, l’industria dei metalli possiede il maggior rischio di esplosione<br />
collocato nei sistemi di deposito polvere (45.6%).<br />
Tabella 2.4 – Esplosioni da <strong>polveri</strong> nella Repubblica Federa<strong>le</strong> Tedesca (1965-1985).<br />
Relazione tra e<strong>le</strong>menti di impianti a rischio di esplosione e tipologie industriali<br />
(Fonte: Jeske et al, 1989)<br />
ELEMENTO<br />
DELL’IMPIANTO<br />
ESPLOSIONI<br />
TOTALI<br />
(%)<br />
INDUSTRIA<br />
LEGNO<br />
(%)<br />
INDUSTRIA<br />
CARBONE<br />
(%)<br />
INDUSTRIA<br />
ALIMENTARE<br />
(%)<br />
INDUSTRIA<br />
PLASTICA<br />
(%)<br />
INDUSTRIA<br />
METALLI<br />
(%)<br />
Silos e bunker 20.2 35.9 23.1 22.9 2.0 2.0<br />
Sistemi di deposito e<br />
separazione <strong>polveri</strong><br />
17.2 18.0 5.1 9.5 13.5 45.6<br />
Macinatori 13.0 7.0 12.8 18.1 15.4 5.3<br />
Sistemi di trasporto 10.1 4.7 5.1 26.7 17.3 2.0<br />
Essiccatoi 8.0 10.2 2.0 7.6 9.6 2.0<br />
Forni 5.4 10.9 18.0 2.0 0.0 0.0<br />
Impianti<br />
di miscelazione<br />
4.7 0.0 5.1 2.0 17.3 3.5<br />
Levigatura 4.5 3.9 0.0 0.0 2.0 22.8<br />
Setacciatura<br />
e vagliatura<br />
2.8 4.7 0.0 2.8 0.0 3.5<br />
Sconosciuto e altro 14.1 4.7 28.8 8.4 22.9 13.3<br />
Dall’analisi emerge dunque come <strong>le</strong> scintil<strong>le</strong> di origine meccanica rappresentino<br />
la maggior causa di ignizione di misce<strong>le</strong> esplosive polvere/aria,<br />
rappresentando inoltre la principa<strong>le</strong> origine di ignizione in quasi tutte <strong>le</strong><br />
componenti di impianto, a eccezione (Tabella 2.5) dei silos e degli essiccatoi,<br />
ove la principa<strong>le</strong> causa di ignizione è data dal<strong>le</strong> combustione senza<br />
fiamma (rispettivamente 27.9% e 29.4%). Nei sistemi di miscelazione inve-<br />
15