La preparazione dei doni - Diocesi di Mantova
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Idea <strong>di</strong> fondo<br />
Ufficio Liturgico <strong>Mantova</strong> <strong>La</strong> presentazione <strong>dei</strong> <strong>doni</strong><br />
<strong>La</strong> <strong>preparazione</strong> <strong>dei</strong> <strong>doni</strong><br />
<strong>La</strong> "linea dominate" sottesa a questi riti è espressa in OGMR 1 , 72, 1, pr. 48, 1: «Nella<br />
<strong>preparazione</strong> <strong>dei</strong> <strong>doni</strong>, vengono portati all'altare pane e vino con acqua, cioè gli stessi<br />
elementi che Cristo prese nelle sue mani». «In questo gesto umile e semplice si manifesta,<br />
in realtà, un significato molto grande: nel pane e nel vino che portiamo all'altare tutta la<br />
creazione è assunta da Cristo Redentore per essere trasformata e presentata al Padre. In<br />
questa prospettiva portiamo all'altare anche tutta la sofferenza e il dolore del mondo, nella<br />
certezza che tutto è prezioso agli occhi <strong>di</strong> Dio. Questo gesto, per essere vissuto nel suo<br />
autentico significato, non ha bisogno <strong>di</strong> essere enfatizzato con complicazioni inopportune.<br />
Esso permette <strong>di</strong> valorizzare l'originaria partecipazione che Dio chiede all'uomo per<br />
portare a compimento l'opera <strong>di</strong>vina in lui e dare in tal modo senso pieno al lavoro<br />
umano, che attraverso la Celebrazione eucaristica viene unito al sacrificio redentore <strong>di</strong><br />
Cristo» (Benedetto XVI, Sacramentum Caritatis, n. 47).<br />
IL "PROGRAMMA" RITUALE<br />
Il "programma rituale” è descritto in OGMR, 73-77, pr. 49-53 (cfr. anche 139-146, pr.<br />
100-107; oltre alle corrispondenti rubriche dell’or<strong>di</strong>nario della Messa, cfr. Messale<br />
Romano pp. 308-310).<br />
1. L'altare è il «centro <strong>di</strong> tutta la Liturgia eucaristica. Fino al termine della<br />
Liturgia della Parola, sull'altare non dovrebbe esserci altro che la tovaglia: i<br />
ceri, la croce astile e i fiori è preferibile collocarli accanto all’altare, (cfr.<br />
OGMR, 117). L'altare si prepara ponendovi sopra il corporale, il purificatoio,<br />
il calice e il messale. <strong>La</strong> <strong>preparazione</strong> avviene da parte <strong>dei</strong> ministri (cfr.<br />
OGMR, 73b, pr. 49b; 139, pr. 100), mentre il presidente rimane seduto alla<br />
sede.<br />
2. Poi si portano le offerte: è raccomandabile che siano i fedeli stessi a<br />
presentare il pane e il vino. Il sacerdote - o il <strong>di</strong>acono - in luogo opportuno e<br />
adatto li riceve e li depone sull'altare.<br />
3. Se si esegue il canto <strong>di</strong> offertorio, il suo senso è quello <strong>di</strong> accompagnare<br />
(esplicitandone il significato) la processione <strong>di</strong> offerta. (cfr. OGMR, 74, pr 50;<br />
37b,17b).<br />
4. Può essere compiuta l'incensazione (cfr. OGMR, 75, pr. 51): <strong>dei</strong> <strong>doni</strong> posti<br />
sull'altare, della croce e dell'altare stesso (« per significare che l'offerta della<br />
Chiesa e la sua preghiera si innalzano come incenso al cospetto <strong>di</strong> Dio »); del<br />
sacerdote e del popolo («... in ragione del sacro ministero e il popolo, per la<br />
sua <strong>di</strong>gnità battesimale»). Il tutto con calma, de<strong>di</strong>candovi il tempo<br />
necessario.<br />
1 OGMR: Or<strong>di</strong>namento Generale del Messale Romano.<br />
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Ufficio Liturgico <strong>Mantova</strong> <strong>La</strong> presentazione <strong>dei</strong> <strong>doni</strong><br />
5. <strong>La</strong> lavanda delle mani da parte del presidente «esprime il desiderio <strong>di</strong><br />
purificazione interiore» (cfr. OGMR, 76, pr.52).<br />
6. L'assemblea, dopo aver eventualmente partecipato al canto per la<br />
processione <strong>dei</strong> <strong>doni</strong>, continua a rimanere seduta: è un gesto me<strong>di</strong>tativo e<br />
prepara per contrasto la posizione in pie<strong>di</strong> durante la Prece eucaristica.<br />
7. «...il sacerdote invita i fedeli a unirsi a lui nella preghiera e pronunzia<br />
l'orazione sulle offerte: si conclude così la <strong>preparazione</strong> <strong>dei</strong> <strong>doni</strong> e si prelude<br />
alla Preghiera eucaristica» OGMR, 77, pr. 53.<br />
Osservazioni<br />
Il gesto della presentazione <strong>dei</strong> <strong>doni</strong> è in stretto rapporto con la Preghiera eucaristica. Il pane che i fedeli<br />
portano è lo stesso che verrà consacrato “in memoria <strong>di</strong> lui”. Il vino che i fedeli portano è lo stesso che <strong>di</strong>verrà<br />
sangue <strong>di</strong> Cristo. Una giusta evidenza alla presentazione <strong>dei</strong> <strong>doni</strong> permette quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> vivere meglio anche la<br />
preghiera eucaristica, e i successivi riti <strong>di</strong> comunione: quello stesso pane, che è stato offerto, trasformato dalla<br />
potenza dello Spirito, è ora <strong>di</strong>sponibile per essere mangiato; lo stesso vino che i fedeli hanno offerto è<br />
consacrato con la preghiera <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>zione, e può essere bevuto. Perciò è raccomandabile che siano i fedeli stessi a<br />
presentare i <strong>doni</strong>: ciò che è partito dalle loro mani, ritorna nelle loro mani moltiplicato e, per così <strong>di</strong>re,<br />
“potenziato”.<br />
Come valutare la possibilità <strong>di</strong> aggiungere altri oggetti? In passato si è ritenuto che fosse opportuno<br />
“animare” questo gesto con l’esibizione <strong>di</strong> <strong>doni</strong> più o meno simbolici, che rappresentassero vari aspetti della<br />
vita comunitaria o <strong>di</strong> esperienze particolari: la stola regalata al nuovo parroco, i libri del vangelo o della Bibbia,<br />
gli scarponi, il pallone, la chitarra che rappresentassero un’esperienza comunitaria, <strong>di</strong>segni eseguiti dai bambini<br />
del catechismo, i frutti della terra la domenica del ringraziamento… dopo alcuni decenni <strong>di</strong> esperienza<br />
possiamo verificare che questo tentativo non ha dato esiti positivi: più che simbolici, gli oggetti aggiunti risultano<br />
“catechistici”, e ingombrano inutilmente l’azione rituale essenziale, che riguarda il pane e il vino. L’azione risulta più<br />
“teatrale” che liturgica, perché l’attenzione si posa più su chi porta, che cosa porta, sulla novità e fantasiosità <strong>di</strong><br />
ciò che si compie, invece che sulla profon<strong>di</strong>tà e sul clima <strong>di</strong> preghiera da creare.<br />
Al contrario del “Gloria”, del “Sanctus”, del “Kyrie”, e degli altri canti liturgici che <strong>di</strong> per sé richiedono il<br />
canto corale <strong>di</strong> tutta l’assemblea, il canto alla presentazione <strong>dei</strong> <strong>doni</strong> (purché adatto al momento) può essere<br />
eseguito anche dalla sola Schola Cantorum, in un clima me<strong>di</strong>tativo e <strong>di</strong> preghiera.<br />
Il messale prevede <strong>di</strong> poter portare offerte in denaro, offerte per i poveri, <strong>doni</strong> “reali” per le necessità della<br />
Chiesa. Ciò corrisponde all’antichissima tra<strong>di</strong>zione del mettere in comune alcuni beni attestata nella Chiesa<br />
primitiva. Conviene quin<strong>di</strong> attrezzarsi per collegare raccolta delle offerte e presentazione <strong>dei</strong> <strong>doni</strong>, non<br />
affidandola al solo sagrista o volontario che fa il suo giro durante il prefazioe e il Santo, ma trovando un buon<br />
numero <strong>di</strong> persone che spe<strong>di</strong>tamente raccolgono le offerte e le depongono ai pie<strong>di</strong> dell’altare.<br />
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