Parte II - Ad Duas Lauros
Parte II - Ad Duas Lauros
Parte II - Ad Duas Lauros
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Articolo tratto da ImagoRomae<br />
“ET SANCTA HELENA IN SUA ROTUNDA”<br />
Il mausoleo di Elena e la basilica dei SS. Marcellino e Pietro<br />
sulla Labicana<br />
- <strong>Parte</strong> <strong>II</strong> -<br />
Di Gabriella Cetorelli Schivo (g.cetorelli@imagoromae.com) <strong>Parte</strong> I - <strong>Parte</strong> <strong>II</strong>I<br />
Fotografie ed apparato iconografico di Alfredo Corrao<br />
DA FIGLIA DI UN OSTE A MADRE DELL’UOMO PIÙ POTENTE DEL TARDO IMPERO.<br />
LA VITA DI FLAVIA JULIA HELENA RIECHEGGIA ANCORA NELLE IMPONENTI<br />
STRUTTURE ARCHITETTONICHE<br />
CHE COSTANTINO IL GRANDE, SUO FIGLIO, LE DEDICÒ NELLA CITTÀ ETERNA.<br />
Vita di Elena<br />
Il luogo di nascita dell’Augusta rimane tuttora incerto.<br />
Secondo Procopio sarebbe originaria della Bitinia, ed in particolare di<br />
Drepanum, presso Nicomedia, ma altri pongono la sua nascita ad Edessa, in<br />
Mesopotamia, o a Naissus (Nisch) sul Danubio.<br />
Anche la data è oggetto di controversie: alcuni studiosi suggeriscono, infatti,<br />
l’anno 248-249, mentre altri si orientano intorno ad un periodo che oscilla<br />
tra il 250 ed il 257.<br />
Scarse sono pure le notizie riguardo alle sue origini; Eusebio ed altri storici<br />
si riservarono di affrontare questo argomento, su cui si pronunciò, invece, S.<br />
Ambrogio.
Egli osservò infatti che era persona di umile condizione e la ritenne figlia di<br />
un oste (1).<br />
Verso il 270 Elena sposò Gaio Flavio Valerio Costanzo, a cui fu più tardi dato<br />
il nome di “Cloro”, ufficiale illirico.<br />
Dalla loro unione nacque, nella seconda metà del <strong>II</strong>I secolo a Naissus, in<br />
Serbia, Costantino.<br />
Quando nel 293, per volontà di Diocleziano, Costanzo Cloro fu preposto al<br />
governo della parte occidentale dell’impero, dovette ripudiare Elena per<br />
sposare la figliastra di Massimiano Erculeo, Flavia Massimiana Teodora, da<br />
cui ebbe sei figli.<br />
Con questa unione si stabiliva quel legame di parentela che risultava<br />
necessario alla saldezza del sistema tetrarchico dioclezianeo.<br />
Elena allora scomparve di scena. Fu solo nel 306, in seguito all’ascesa al<br />
trono imperiale del figlio Costantino, che venne richiamata a corte.<br />
Negli anni del suo soggiorno a Roma si rese sempre più manifesta la<br />
venerazione dell’imperatore per la madre che fu elevata, insieme con Fausta,<br />
al rango di Augusta in occasione dei Vicennalia del 325-326, con il nome<br />
di Flavia Julia Helena, ma solo lei fu incoronata con il diadema in segno di
maestà.<br />
Ebbe inoltre la sua effigie sulle monete ed il suo nome fu dato alla città<br />
di Depranum, che venne chiamata Helenopolis. Elena possedette a Roma<br />
grandi beni presso il Laterano.<br />
Tutta questa regione sembra essere stata compresa nei vasti demani<br />
dell’imperatore Massimiano. Si ignora in quale data Elena venne in possesso<br />
di dette proprietà e per quanto tempo abbia abitato nel palazzo Sessoriano.<br />
Questo sembra essere stato un edificio privato già noto ab antiquo e forse<br />
agli inizi del <strong>II</strong>I secolo divenuto di proprietà imperiale con Settimio Severo.<br />
Agli inizi del IV secolo Elena vi compì importanti restauri ed aggiunte, fra cui<br />
le terme Eleniane.<br />
E’ invece dubbia la fondazione della basilica di S. Croce in Gerusalemme ad<br />
opera dell’ imperatrice. Non sappiamo quale fosse la fede di Elena prima<br />
dell’incoronazione di Costantino.<br />
Dalla leggenda di S. Silvestro si apprende che quando l’imperatrice seppe<br />
della conversione del figlio si mostrò dispiaciuta perché “era diventato<br />
cristiano e non ebreo”, ma sempre secondo lo stesso racconto anch’essa<br />
fu poi spinta ad accettare il battesimo da un miracolo di cui sarebbe stata<br />
testimone.<br />
Eusebio afferma esplicitamente che la conversione di Elena fu dovuta al<br />
figlio.
Era infatti preciso desiderio di Costantino conquistare adepti alla nuova<br />
fede, e a corte la conversione di Elena deve essere stata una delle migliori<br />
ricompense per il suo “zelo missionario” .<br />
Poiché Costantino le aveva dato il potere di ispezionare le province<br />
dell’Oriente, essa intraprese intorno al 326, un viaggio in tali territori.<br />
Il suo desiderio maggiore, però, era quello di raggiungere la Palestina per<br />
onorare quei luoghi che erano stati testimoni della vita terrena di Cristo.<br />
Questo viaggio, apprestato con tutte le risorse del tesoro imperiale, ha<br />
lasciato un ricordo tangibile nella costruzione di alcuni edifici di culto, quali la<br />
basilica della Natività a Betlemme e quella del Monte egli Ulivi, nonché nella<br />
scoperta, da parte della stessa imperatrice, del Santo Sepolcro e del luogo<br />
della vera Croce in seguito a scavi fatti eseguire sul Calvario.<br />
La sua devozione per le reliquie e la sua attività edilizia fanno pensare<br />
che condividesse la propensione del figlio per le espressioni visibili della<br />
pietas religiosa. Tuttavia dei ritrovamenti operati da Elena tace la lettera di<br />
Costantino al vescovo di Gerusalemme Macario e non ne abbiamo alcuna<br />
menzione né da Eusebio nel racconto del viaggio di Elena nei luoghi santi, né<br />
dai vescovi venuti da Tiro per la consacrazione della chiesa da lei fondata nel<br />
335.<br />
Nel 347, tuttavia, la reliquia della vera Croce era già diffusa e<br />
successivamente nacque una leggenda particolareggiata che ebbe, nel<br />
tempo, numerose raffigurazioni artistiche.
Piero della Francesca. Particolare de "Il ritrovamento della Vera Croce" .<br />
Piero della Francesca. Particolare del volto di Elena.<br />
Basilica di S.Francesco ad Arezzo<br />
Vi sono molte incertezze, da parte degli storici, riguardo al luogo e alla data della morte<br />
dell’imperatrice.<br />
L’opinione più diffusa è che Elena sia morta durante il viaggio di ritorno dalla Palestina, nel 329<br />
circa, mentre altri propendono per una data che si aggira tra il 329 ed il 335, cioè dopo il suo<br />
ritorno a Roma.<br />
L’imperatrice fu il primo membro della famiglia ad avere una sepoltura veramente regale nel<br />
mausoleo presso la basilica dei SS. Marcellino e Pietro, sulla via Labicana.<br />
Molto tempo dopo la Chiesa la proclamò santa e la sua festività è fissata, nel rito latino, al 18<br />
agosto.<br />
“Bona stabularia Helena Heriosolymam festinavit et scrutata est locum dominicae passionis,<br />
tamque diligente praesepe domini requisivit. Bona stabularia, quae stabularium non<br />
ignoravit…(Aurelio Ambrogio, De obitu Theodosii, XL<strong>II</strong>).
Statua di Santa Elena nella Basilica di San Pietro<br />
Il sarcofago porfiretico dell’Imperatrice<br />
Tra le donazioni fatte da Costantino al mausoleo di Elena il Liber Pontificalis<br />
menziona un sepulchrum ex metallo porhyriticus exculptus sigillis come<br />
tomba dell’imperatrice madre.<br />
Si tratta di un sarcofago di dimensioni colossali, sul quale sono raffigurate<br />
scene di vittoria di cavalieri romani sui barbari, a combattimento avvenuto.<br />
Le due file di personaggi sono poste le une sotto le altre, mentre in alto, ai<br />
lati, si scorgono due busti di cui uno maschile e l’altro femminile.<br />
La forma esageratamente grande del sepolcro ha indotto alcuni studiosi a<br />
supporre che il sarcofago, pur dovendo essere maestoso, fosse concepito per<br />
contenere più di un corpo.<br />
Tuttavia la considerazione del soggetto rappresentato e l’analisi stilistica del<br />
monumento hanno generato non poche perplessità fra gli esperti.<br />
Infatti alcuni hanno voluto attribuire il sarcofago a Costanzo Cloro,<br />
ponendone così la datazione ai primi anni del IV secolo in base ai caratteri<br />
iconografici delle immagini ed ai temi di battaglia.<br />
Altri ritennero invece il lavoro eseguito in un periodo di tempo anteriore,<br />
cioè tra il regno di <strong>Ad</strong>riano e quello di Diocleziano, oppure identificarono il
sepolcro come appartenente a qualche grande generale di <strong>II</strong> secolo, oppure,<br />
ancora, a Marco Aurelio.<br />
La critica moderna è unanimamente concorde nell’assegnare a Costantino la<br />
committenza del sarcofago porfiretico.<br />
La presenza, su tutti i quattro lati, di scene militari, ha fatto ritenere che<br />
in origine l’imperatore avesse pensato di approntare questo sepolcro come<br />
propria sepoltura.<br />
Il sarcofago di Elena presso il Museo Pio Clementino in Vaticano<br />
Fu forse in seguito alla fondazione di Costantinopoli ed allo spostamento
della corte imperiale in quella città, che Costantino decise di farsi seppellire<br />
nel mausoleo eretto presso la basilica Apostolorum nella nuova capitale (2).<br />
Probabilmente fu in tale occasione che l’imperatore ripiegò nel destinare il<br />
mausoleo ed il sarcofago come tomba di sua madre (3).<br />
Nel V<strong>II</strong> secolo il sarcofago era ancora nel mausoleo della Labicana, come<br />
attesta il De Locis.<br />
Tuttavia nel IX secolo, quando si diffuse la consuetudine di impossessarsi<br />
delle reliquie dei santi, sembra che il monaco Teutgise abbia trafugato il<br />
corpo di S. Elena, per trasportarlo nell’abbazia di Hautvilliers presso Reims.<br />
Si trattò comunque di una manomissione parziale, dal momento che sotto<br />
il Pontificato di Innocenzo <strong>II</strong> (1130-1143), mani sacrileghe, fracto operculo<br />
ipsius tumuli spogliarono i resti dell’imperatrice dei vestimenti preziosi.<br />
Fu probabilmente in seguito a questo episodio che si decise di trasferire il<br />
sarcofago nella chiesa dell’Aracoeli presso il Campidoglio.<br />
Pochi anni dopo il sepolcro di Elena fu trasportato nel portico del Laterano,<br />
ed in esso fu inumato Papa Anastasio IV (1153-1154), come afferma<br />
Giovanni Diacono nel suo De ecclesia romana lateranensi .<br />
Il sarcofago passò quindi nella tribuna della basilica e poi nell’annesso<br />
chiostro, fino a quando Pio VI (1775-1799), fattolo restaurare, lo trasportò<br />
a Vaticano, dove è tuttora conservato nella sala a croce greca del Museo Pio<br />
Clementino.<br />
(2) Tale decisione potrebbe mettersi in reazione al progressivo<br />
deterioramento dei rapporti tra l’imperatore ed il senato romano, ancora<br />
tendenzialmente incline al paganesimo, che si opponeva alla trasformazione<br />
della capitale in centro ideologico della cristianità. Questo spiegherebbe<br />
perché Costantino avrebbe fatto allargare considerevolmente la vecchia<br />
cinta di mura di Bisanzio solo nel 328, essendo stato indotto dalla pressante<br />
situazione politica a fare della nuova città, originariamente concepita per una<br />
funzione più modesta, una rivale di Roma pagana.<br />
(3) Interessante, a sostegno di tale argomento, è l’ipotesi del Tolotti,<br />
secondo cui Elena avrebbe commissionato, come proprio sepolcro, il grande<br />
mausoleo inserito nel muro esterno del deambulatorio della basilica di<br />
S. Sebastiano. I caratteri di questa cella, che si presenta di dimensioni<br />
maggiori rispetto agli altri mausolei che vi si addossavano, hanno indotto lo<br />
studioso a supporre che tale mausoleo dovesse essere stato costruito per
un personaggio della famiglia imperiale, ed in particolare per la madre di<br />
Costantino, individuata dal Tolotti come l’eventuale fondatrice della basilica<br />
Apostolorum sull’Appia. Solo in un secondo momento, quindi, l’Augusta<br />
sarebbe subentrata come destinataria del sontuoso mausoleo della Labicana,<br />
probabilmente cedutole o impostole da Costantino, il cui pensiero era ormai<br />
rivolto al nuovo sepolcro imperiale dell’Apostoleion di Costantinopoli.<br />
Vista dal lato delle scene di guerra del sarcofago di Elena.<br />
Questo testimonia che il sarcofago inizialmente non era<br />
destinato ad Elena, ma a Costantino stesso.<br />
La antica Via Labicana<br />
La antica via Labicana (attuale Casilina) deve il suo nome all’antichissima<br />
città del Lazio alla quale conduceva: Labico.<br />
Il suo percorso si snodava lungo il territorio sottoposto ai colli Tuscolani, di<br />
cui costituiva la principale arteria di comunicazione con Roma[4].<br />
Sia la Labicana che la Prenestina partivano entrambe dalla Porta Esquilina
del recinto delle c.d. mura serviane (corrispondente al luogo dell’arco di<br />
Gallieno), mentre nel recinto di Aureliano furono portate sotto i due archi del<br />
monumento dell’acqua Claudia (attuale Porta Maggiore), la Labicana a destra<br />
e la Prenestina sinistra.<br />
Dopo circa un chilometro di percorso parallelo le due vie si biforcavano<br />
all’altezza delle tomba del fornaio M. V. Eurisace.<br />
Come tutte le altre vie consolari anche la Labicana era fiancheggiata, nel suo<br />
primo tratto, da numerose ville e tombe, ed assunse una certa importanza<br />
durante l’impero grazie all’esistenza del grande possedimento imperiale[5]<br />
che si estendeva in questo territorio dal Celio fino a S. Cesareo, cioè oltre il<br />
diciassettesimo miglio di questa strada.<br />
Nel IV secolo la via Labicana era ancora molto frequentata, specie nel primo<br />
tratto, per l’esistenza, immediatamente fuori dalla Porta Maggiore, della<br />
Chiesa dei SS. Stratonico e Castulo, a cui era annesso un cimitero, e per<br />
la presenza, al IV miglio, della catacomba dei SS. Marcellino e Pietro e del<br />
mausoleo di Elena in località detta Subaugusta.<br />
Vi erano inoltre numerosi cimiteri e santuari dislocati tra il VI ed il X miglio<br />
del suo percorso.<br />
Il patrimonio delle chiese romane, in questa regione, era uno dei più<br />
consistenti e comprendeva anche la via Latina. Esso fu chiamato labicum<br />
o labicanense e ciò dimostra l’importanza catastale di Labico nel medioevo<br />
che superò quella di Preneste, nonostante la creazione della sede episcopale<br />
suburbicaria in quest’ultima città.<br />
Evidentemente i patrimoni ecclesiastici del tardo impero ebbero la stessa<br />
conformazione topografica ed amministrativa del demanio imperiale, dal<br />
quale provenivano, in larga parte, i fondi che li costituivano.<br />
Il “Fundus ad duas lauros”<br />
Al <strong>II</strong>I miglio della via Labicana sorgeva il nucleo centrale di uno dei più<br />
importanti possedimenti imperiali noto con la designazione topografia di “ad<br />
duas lauros”. Tale nome derivò da un vicino campo di esercitazioni militari<br />
[6] che aveva questo appellativo dovuto probabilmente all’esistenza di due<br />
alberi giganteschi di lauro, oppure, come ha affermato il Tomassetti[7],<br />
per la presenza in detta località di qualche ara votiva, con doppio lauro<br />
scolpito. Tale toponimo fu alterato anche in Lauretum o Laurentum[8], onde<br />
Laurentina fu chiamata, per errore, la via Labicana[9].<br />
Nella vita di S. Silvestro[10] si narra della donazione alla chiesa, da parte di
Costantino, della grande proprietà. Si dice, infatti, che essa si estendeva da<br />
Porta Maggiore fino alla Prenestina, e dalla via Latina al monte Cavo.<br />
La donazione, fatta probabilmente da Elena al momento della morte, ci dà<br />
i limiti del vasto possedimento collegato con il Sessorium, la grande villa<br />
urbana dell’imperatrice madre<br />
Il sepolcro di Eurisiace nell’attuale Porta Maggiore<br />
Il centro della proprietà, probabilmente dotato di edifici che non hanno<br />
lasciato traccia in seguito alla distruzione di questa regione avvenuta tra il<br />
1923 ed il 1926 in occasione dei lavori per il campo di aviazione, doveva<br />
trovarsi proprio fra il <strong>II</strong>I ed il IV miglio della via consolare.<br />
Qui si situa anche un cimitero degli equites singulares (corpo di cavalleria<br />
personale dell'imperatore), come attestano i numerosi frammenti di iscrizioni
funerarie, relative a questo corpo di guardia, reperti in gran numero nella<br />
zona e rinvenuti persino come materiale da costruzione nelle fondazioni del<br />
mausoleo di Elena.<br />
La relazione esistente tra questo cimitero ed il fundus è stata messa in<br />
evidenza dal Tomassetti che osservò come, tra gli altri privilegi, fosse<br />
concesso agli equites anche quello di avere sepoltura gratuita in proprietà<br />
imperiale.<br />
Anche il toponimo in comitatu, dato a tale contrada, non è estraneo a<br />
questa circostanza, poiché si intendeva per comitatus lo stato maggiore<br />
dell’imperatore.<br />
D’altro canto fu lo stesso Tomassetti a dimostrare come lo sviluppo di<br />
questo vasto latifondo imperiale sorse in relazione al trasferimento della<br />
piazza d’armi dal Campo Marzio, sul Tevere, a questa parte del suburbio,<br />
che divenne il luogo di sosta ove gli imperatori andavano ad assistere alle<br />
esercitazioni militari.<br />
Infatti, più che di un palazzo vero e proprio dovette trattarsi di un edificio<br />
modesto, ed in parte esistente già in epoca antica, che fu restaurato nel<br />
IV secolo con l’intento di porlo al centro della vasta proprietà situata fra la<br />
Prenestina e la Tuscolana.
Questo dato viene tra l’altro suffragato dalle fonti in cui si dice che nel 455<br />
Valentiniano, recatosi in località ad duas lauros, venne ucciso presso il<br />
mausoleo di Elena “ludo gestationis intentum”[11] dai due ufficiali Optila e<br />
Traustila, mentre, sceso da cavallo, si avviava a passare in rassegna.<br />
Qui era pure situato il cimitero dei SS. Marcellino e Pietro, sorto nella<br />
seconda metà del <strong>II</strong>I secolo, in cui le fonti indicano la sepoltura di vari<br />
martiri caduti nella persecuzione di Diocleziano.<br />
Il cimitero comprendeva una vasta area sub divo ed una rete molto estesa,<br />
che, svolgendosi su due piani, si sviluppava in varie regioni servite da<br />
scale proprie. Intorno al 320 viene collocata la costruzione, ad opera di<br />
Costantino[12], della basilica funeraria dedicata ai martiri eponimi della<br />
catacomba, la quale presentava un impianto del tutto simile alla Basilica<br />
Apostolorum (sulla via Appia), a quella di S. Lorenzo f.l.m., (sulla Tiburtina)<br />
di S. Agnese sulla Nomentana (nella foto a fianco), a quella anonima detta<br />
dei Gordiani (sulla Prenestina), a quella di S. Marco sull’Ardeatina.<br />
La basilica[13], orientata est-ovest, adottava una pianta “circiforme” con
navate scandite da pilastri. Essa fu inserita in un portico intorno al quale,<br />
come a S. Sebastiano, si addensavano, numerosi, i mausolei.<br />
In un periodo pressappoco coevo alla costruzione della basilica fu innalzato,<br />
da Costantino, un grande mausoleo circolare che venne addossato alla<br />
facciata orientale della basilica.<br />
Si tratta di una rotonda preceduta da un vestibolo, come a S. Costanza, la<br />
cui cupola, alleggerita con pignatte (onde il nome di Torpignattara), ripete<br />
forme ancora del tutto inerenti alla tradizione romana.<br />
Un altro edificio funerario, facente parte del predio imperiale, è la c.d.<br />
rotonda di Centocelle.<br />
Si tratta di una costruzione in opera laterizia coperta a cupola, articolata da<br />
nicchie continue, sorta in età post-costantiniana quando la proprietà eleniana<br />
era all’apice della sua espansione.<br />
L’ipotesi più diffusa è che fosse un sepolcro, ma le condizioni odierne del<br />
monumento non permettono di identificarlo meglio.<br />
La Basilica Costantiniana di Sant'Agnese sulla Nomentana<br />
E’ dunque evidente come l’intero complesso ad duas lauros si presenti<br />
costituito da una serie di edifici perfettamente corrispondenti all’ideologia<br />
imperiale dell’epoca, di cui l’esempio più prossimo era costituito dal palazzo<br />
di Massenzio sull’Appia.<br />
Dopo l’assedio dei Goti, i cui danni al complesso si intravedevano nei<br />
restauri alla chiesa operati da Papa Vigilio, l’intero possedimento iniziò una<br />
rapida decadenza legata al progressivo abbandono della proprietà, con la<br />
conseguente dispersione dei suoi monumenti.<br />
Durante il medioevo il fundus, con la relativa contrada, entrò a far parte<br />
dei possedimenti della Chiesa, nella giurisdizione di Subaugusta, cessata la<br />
quale passò nelle pertinenze della basilica del Laterano. [segue..]<br />
Gabriella Cetorelli Schivo
Il Mausoleo di Elena visto dall'alto<br />
[4] L’Ashby riteneva che la Labicana, originariamente, giungesse<br />
direttamente al Tuscolo e di lì il suo percorso sarebbe stato prolungato fino a<br />
Labico. Solo dopo la decadenza di questa città il suo tracciato sarebbe stato<br />
ulteriormente ampliato fino alla via Latina.<br />
[5] In esso va compreso anche il cimiero degli appartenenti al corpo di<br />
cavalleria che aveva le funzioni di guardia imperiale: gli equites singulares<br />
che furono disciolti da Costantino dopo la vittoria ad Saxa Rubra .<br />
[6] Tertulliano, Apologeticum, XXXV, col. 457: qui inter duas lauros<br />
obsidente Caesarem.<br />
[7] Tomassetti, C. R. <strong>II</strong><strong>II</strong>, p. 467.<br />
[8] L. P. I, p. 183.<br />
[9] L. P. I, p. 225.<br />
[10] L. P. I, p. 182.<br />
[11] La fonte è riportata in Ashby-Lugli, Flavi, p. 158.<br />
[12] L.P. I, p. 182.<br />
[13] Il Guyon (Stèles, pp. 223-224) in base ad uno studio epigrafico sulle<br />
numerose iscrizioni degli equites singulares reperte in questa zona, ha<br />
dimostrato che tale basilica fu elevata al centro dello stesso cimitero nel<br />
momento in cui questo corpo di guardia subì la damnatio memoriae ad<br />
opera di Costantino, come pure la basilica Lateranense fu innalzata sulle loro
caserme distrutte.<br />
Bibliografia essenziale<br />
G. Cetorelli Schivo, Mausolei imperiali e reali di età costantiniana a Roma,<br />
Roma 1995<br />
J. Drijvers, Helena Augusta. The Mother of Konstantine the Great and the<br />
Legend of her Finding of the True Cross, Leiden1992<br />
M. Torelli, Le basiliche circiformi di Roma. Iconografia, funzione, simbolo, in<br />
Milano Capitale 1990, pp.203-217
Bibliografia generale<br />
Acta Sanctorum quotquot toto urbe coluntur, Parisiis et Romae 1863<br />
A. Alföldi, Costantino tra paganesimo e cristianesimo, trad. it, Roma, Bari<br />
1976.<br />
T. Ashby, La campagna romana nell’età classica, Milano 1982<br />
T. Ashby, G.Lugli, La villa dei Flavi cristiani “ad duas lauros” e il suburbano<br />
imperiale ad Oriente di Roma, in Memorie PARA 2 , 1928,pp.157-192<br />
T.D. Barnes, Constantine and Eusebius, Cambridge (Mass.) 1981.<br />
A. Bosio, Roma sotterranea, presentazione di Vincenzo Fiocchi Nicolai. Roma<br />
1998<br />
G. Bonamente, F. Fusco (a cura di ) Costantino il Grande dall’Antichità<br />
all’Umanesimo, voll. I e <strong>II</strong>, Macerata 1992.<br />
B. Bleckmann, Konstantin der GroBe, Hamburg 1996<br />
J. Burckhardt, L’età di Costantino, (1853), trad. it. Firenze 1957<br />
C. Cecchelli, Mausolei imperiali e reali del Basso impero e dell’Alto medioevo,<br />
Roma, 1940<br />
M. Clauss, Konstantin der GroBe und seine Zeit, Munchen 1996<br />
M. Cullhed, Conservator Urbis suae. Studies in the politics and propaganda<br />
of the Emperor Maxentius, Stockholm 1994<br />
M. D’Auria, Vita di Costantino di Eusebio di Cesarea, in Quaderni di<br />
Koinonia , Roma 2001<br />
F.W. Deichmann, A.Tschira, Das Mausoleum der Kaiserin Elena und die<br />
Basilica der Hilungen Marcellinus und Petrus an der via Labicana vor Rom,<br />
Berlin 1957<br />
L. Duchesne, Liber Pontificalis = Le Liber Pontificalis, Texte, introduction et<br />
commentaire par l’Abbé L. Duchesne, Paris, Éditions E. De Boccard, 1981,<br />
tome I (Réimpression conforme à l’édition de 1955)<br />
Eusebius Caesariensis , De Vita Constantini imperatoris, in PG 20, <strong>II</strong>, 1857,<br />
coll. 905-1232<br />
P.A. Fevrier, Roma. Il prestigio della città pagana, in Storia di Roma 1993,<br />
<strong>II</strong>I, 1, pp. 41-51<br />
M.G. Filetici, L. Vendittelli, Il progetto e il cantiere del Mausoleo di S. Elena,<br />
Roma 2002<br />
V. Fiocchi Nicolai, Strutture funerarie ed edifici di culto paleocristiani di Roma<br />
dal <strong>II</strong>I al VI secolo, in Iscrizioni dei Cristiani, Roma 1997, pp. 121-141<br />
A. Fraschetti, La conversione. Da Roma pagana a Roma cristiana, Roma-Bari<br />
1999
G. Giovannoni, La cupola di Santa Costanza e le volte romane a struttura<br />
leggera, in Atti del IV Congr. Naz. St. Romani (Roma 19-25 ottobre 1935) ,<br />
Roma 1938 pp. 211-216<br />
J. Guyon, Dal praedium imperiale al santuario dei martiri. Il territorio “ ad<br />
duas lauros”, in Società romana 1986, <strong>II</strong>, pp. 299-332.<br />
J. Guyon, La topographie et la cronologie du cimitiere “inter duas lauros”, in<br />
Dekers- Seeliger- Mietke1987, pp. 91-131.<br />
J. Guyon, Le cemetière aux deux lauriers. Recherches sur les catacombes<br />
romaines, Roma 1987.<br />
J.Guyon et alii, Recherches autour de la Basilique constantinienne des saints<br />
Pierre et Marcellin sur la vie Labicana à Rome: le mausolée et l’enclos au<br />
nord de la basilique , in MEFRA 92,<strong>II</strong> pp. 999-1061<br />
J. Guyon, Stèles funéraires d’Equites singulares” trouvées au cimetière “inter<br />
duas lauros”, in RAC 53 (1977) pp. 199-224<br />
Tertullians Apologeticum, Leipzig 1910<br />
R. Krautheimer, Tre capitali cristiane, (trad. it.) ,Torino 1987.<br />
R. Krautheimer, Corpus basilicarum christianarum Romae : the early<br />
Christian basilicas of Rome (IV-IX cent.) Città del Vaticano 1937-1977<br />
R. MacMullen, Constantine, London 1987.<br />
E. Martinori, Lazio turrito. Ricerche di storia medievale. I-<strong>II</strong>I, Roma 1933-<br />
1934<br />
O. Marucchi, La cripta storica della Basilica dei SS. Marcellino e Pietro<br />
recentemente scoperta sulla via Labicana, in NBAC 4, 1898, pp.137-193<br />
S. Mazzarino, L’impero romano, 3 voll. Roma-Bari,1984.<br />
S. Mazzarino, Antico, Tardoantico ed Era costantiniana, 2 voll., Bari 1974-<br />
1980<br />
I. Morris, Burial and Ancient Society. The rice of the greeck city-state,<br />
Cambridge 1987.<br />
V.Neri, “Medius princeps”. Storia e immagine di Costantino nella storiografia<br />
latina pagana, Bologna 1992<br />
C. Pietri, La Roma cristiana, in Storia di Roma, 1993, pp. 696-721<br />
H.A. Pohlsander, The Emperor Constantine, London 1996<br />
Procopius Caesariensis, De Aedificiis cum duobus indicibus et appendice,<br />
recognovit J. Haury, in Bibl. Teubn. 3,<strong>II</strong> ( 1913)<br />
J.J. Rasch, Zur Konstruction spatanticher Kuppeln vom 3, bis 6, Jahrhundert,<br />
Jdl, 106, 1991, pp. 311-383.<br />
J.J. Rasch, Das Mausoleum der Kaiserin Helena in Rom und der “Tempio<br />
della Tosse” in Tivoli , Mainz 1998.
G.T. Rivoira, L’architettura romana, costruzione e statica in età imperiale,<br />
Milano 1921<br />
W.N. Schumacher, Die Konstantinischen Exedra-Basiliken, in Guyon 1987 a,<br />
pp.132-186.<br />
D. Srejovic, C. Vasic, Imperial mausolea and consecration memorials in Felix<br />
Romuliana (Gamzigrad, East Serbia) , Beograd 1994.<br />
A. Schnapp, Gourbeillon, Les funérailles de Patrocle, in G. Gnoli- J.P.<br />
Vernant, L’idèologie funeraire. La mort, les morts dans les sociètes<br />
anciennes, 1982, pp.77-88.<br />
F. Tolotti, Le basilcihe cimiteriali con dembulatorio del suburbio romano: una<br />
questione ancora aperta in MDAI 89 , 1982,pp.151-211<br />
G. Tomassetti, La campagna romana antica medievale e moderna a cura di<br />
L .Chiumenti – F. Bilancia, Roma 1979<br />
L. Vendittelli, Il mausoleo di Sant’Elena, Roma 2005.<br />
Articolo tratto da ImagoRomae di Gabriella Cetorelli Schivo<br />
duaslauros@gmail.com