08.06.2013 Views

COMPENDIO DI MICROBIOLOGIA GENERALE a cura di Paolo Di ...

COMPENDIO DI MICROBIOLOGIA GENERALE a cura di Paolo Di ...

COMPENDIO DI MICROBIOLOGIA GENERALE a cura di Paolo Di ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>COMPEN<strong>DI</strong>O</strong> <strong>DI</strong> <strong>MICROBIOLOGIA</strong> <strong>GENERALE</strong><br />

a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>Di</strong> Francesco<br />

Veronica <strong>Di</strong> Cristanziano<br />

Giuliano Iacovone<br />

LA CELLULA BATTERICA<br />

I batteri o procarioti (dal greco nucleo primitivo) sono organismi <strong>di</strong> piccole<br />

<strong>di</strong>mensioni, privi <strong>di</strong> membrana nucleare e <strong>di</strong> apparato mitotico, con un unico<br />

cromosoma batterico, detto nucleiode, circolare a doppia elica non racchiuso<br />

in un nucleo. Sono chemiosintetici, fotoeterotrofi o fotoautotrofi, unicellulari,<br />

con riproduzione asessuata me<strong>di</strong>ante fissisione binaria.<br />

I batteri a forma sferica prendono il nome <strong>di</strong> cocchi, <strong>di</strong>plococchi se riuniti a<br />

coppia, stafilococchi se riuniti in ammassi irregolari e streptococchi se <strong>di</strong>sposti<br />

a catenelle. I batteri <strong>di</strong> forma cilindrica sono detti bacilli, mentre se presentano<br />

le estremità con una o piu' curvature son detti vibrioni e spirilli.<br />

I batteri sono caratterizzati da una architettura essenziale con assenza <strong>di</strong><br />

compartimenti intracellulari separati da membrane e con strutture presenti<br />

solo nei procarioti come ad esempio la parete cellulare con i suoi principali<br />

componenti: il peptidoglicano, il lipolisaccaride e strutture accessorie come la<br />

capsula, i pili, i flagelli e le endospore.<br />

1


FUNZIONE DELLE STRUTTURE BATTERICHE<br />

da P.R. Murray, K.S. Rosenthal, G.S. Kobayashi, M.A. Pfaller<br />

Microbiologia<br />

E<strong>DI</strong>SES<br />

2


Il <strong>di</strong>verso comportamento dei batteri ad un test biochimico, la colorazione<br />

<strong>di</strong> Gram, consente <strong>di</strong> sud<strong>di</strong>videre i batteri in due gruppi principali, i batteri<br />

Gram positivi che al termine della colorazione appaiono evidenziati in violetto e<br />

i batteri Gram negativi che appaiono colorati in rosso.<br />

La Gram positività e la Gram negatività è legata alle <strong>di</strong>versità strutturali dei<br />

batteri che come vedremo costituiscono anche <strong>di</strong>fferenze funzionali che si<br />

riflettono nel meccanismo <strong>di</strong> azione patogena dei Gram positivi e dei Gram<br />

negativi.<br />

CARATTERISTICHE DEI PROCARIOTI<br />

Nucleo: assente, il DNA è <strong>di</strong>sperso in un area nucleare priva <strong>di</strong> membrana.<br />

Nucleolo: assente<br />

DNA: Cromosomi singoli<br />

Parete cellulare : presente<br />

Membrana citoplasmatica : manca <strong>di</strong> steroli.<br />

Ribosomi : 70S (50S, 30S)<br />

Respirazione: associata alla membrana.<br />

Movimento: flagelli, filamenti assiali.<br />

Riproduzione: scissione binaria<br />

<strong>Di</strong>mensioni: 0,5-5 micron.<br />

3


<strong>DI</strong>FFERENZE TRA EUCARIOTI E PROCARIOTI<br />

da P.R. Murray, K.S. Rosenthal, G.S. Kobayashi, M.A. Pfaller<br />

Microbiologia<br />

E<strong>DI</strong>SES<br />

4


STRUTTURE DELLA CELLULA PROCARIOTICA<br />

MEMBRANA CITOPLASMATICA. E’ presente sia nei Gram positivi che nei<br />

Gram negativi. E' un doppio strato lipi<strong>di</strong>co che racchiude il citoplasma batterico<br />

simile alla membrana cellulare degli eucarioti a parte la mancanza <strong>di</strong> steroli. Le<br />

principali funzioni della membrana citoplasmatica batterica sono: 1)<br />

permeabilità selettiva e trasporto <strong>di</strong> soluti; 2) trasporto degli elettroni,<br />

fosforilazione ossidativa ed altri enzimi e vettori della catena respiratoria; 3)<br />

escrezione degli enzimi idrolitici; 4) supporto per gli enzimi e per le molecole<br />

trasportatrici che agiscono in processi biosintetici come la sintesi <strong>di</strong> DNA, dei<br />

polimeri della parete cellulare e dei lipi<strong>di</strong> della membrana citoplasmatica; 5)<br />

supporto per specifici recettori del sistema chemiotattico ed altri sensori <strong>di</strong><br />

traduzione.<br />

IN EVIDENZA. La membrana citoplasmatica controlla il rilascio <strong>di</strong> varie<br />

proteine che svolgono un ruolo importante nella patogenesi: tossine,<br />

batteriocine ed enzimi citolitici<br />

CITOPLASMA. E' privo <strong>di</strong> reticolo endoplasmatico e mitocondri. Sono spesso<br />

presenti granulazioni citoplasmatiche <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa composizione (polisaccari<strong>di</strong>,<br />

polifosfati) che rappresentano accumuli <strong>di</strong> materiali nutritivi <strong>di</strong> riserva.<br />

PARETE CELLULARE. E’ una complessa struttura rigida presente solo nei<br />

procarioti che racchiude e circonda come un involucro la cellula batterica e<br />

conferisce la forma al batterio e ne garantisce la protezione dall'ambiente<br />

esterno. La <strong>di</strong>versa struttura <strong>di</strong>fferenzia i batteri Gram positivi dai batteri Gram<br />

negativi. La parete dei Gram positivi è costituita principalmente da una spesso<br />

e stratificato strato rigido <strong>di</strong> peptidoglicano, molto piu' sottile nei batteri Gram<br />

5


negativi nei quali è presente una membrana esterna costituita da fosfolipi<strong>di</strong><br />

con aci<strong>di</strong> grassi saturi.<br />

I batteri Gram positivi hanno uno spesso strato <strong>di</strong> peptidoglicano che<br />

contiene aci<strong>di</strong> tecoici e lipotecoici.<br />

I batteri Gram negativi hanno uno strato piu' sottile <strong>di</strong> peptidoglicano e<br />

una membrana esterna che contiene lipopolisaccaride, proteine e fosfolipi<strong>di</strong>. Lo<br />

spazio periplasmico contiene proteine <strong>di</strong> trasporto, enzimi degradativi e <strong>di</strong><br />

sintesi.<br />

PRINCIPALI COMPONENTI DELLA PARETE CELLULARE<br />

PEPTIDOGLICANO<br />

DEI BATTERI GRAM POSITIVI<br />

E' un complesso polimero costituito da catene polisaccari<strong>di</strong>che lineari costituite<br />

da NAM: Acido N-acetilmuramico e NAG: N-acetilglucosamina unite con legami<br />

crociati. Questi legami sono catalizzati da transpeptidasi, transglicosidasi,<br />

endopeptidasi e carbossipeptidasi legate alla membrana. Questi enzimi sono<br />

chiamati proteine leganti la penicillina (PBP) poichè sono bersagli per la<br />

penicillina e gli altri antibiotici beta-lattamici. Il peptidoglicano è essenziale per<br />

la struttura e la forma, la replicazione e la sopravvivenza. Nell’infezione<br />

interferisce con la fagocitosi, è mitogeno per i linfociti, ha attività pirogena. E’<br />

degradato dal lisozima presente nelle lacrime e nel muco. Nei batteri Gram<br />

positivi strati sovrapposti <strong>di</strong> peptidoglicano costituiscono lo spesso involucro<br />

che circonda la cellula.<br />

ACIDO TECOICO E ACIDO LIPOTECOICO. Sono polimeri <strong>di</strong> ribosio legati<br />

covalentemente allo strato <strong>di</strong> peptidoglicano e presenti solo nei batteri Gram<br />

positivi. Gli aci<strong>di</strong> tecoici sono altamente antigenici e presentano una notevole<br />

6


<strong>di</strong>versità <strong>di</strong> composizione fra le <strong>di</strong>verse specie <strong>di</strong> batteri gram positivi da venire<br />

utlizzati per caratterizzare i sierotipi. Ad esempio il polisaccaride A <strong>di</strong><br />

Staphylococcus aureus e il carboidrato <strong>di</strong> gruppo D <strong>di</strong> Enterococcus faecalis<br />

sono aci<strong>di</strong> tecoici <strong>di</strong>fferenti. Gli aci<strong>di</strong> tecoici promuovono l’adesione con altri<br />

batteri o ai recettori delle cellule animali (ad es.: la proteina M <strong>di</strong><br />

Streptococcus pyogenes). L’acido tecoico è un fattore <strong>di</strong> virulenza. L’acido<br />

lipotecoico ha anche un’attività endotossica<br />

PRINCIPALI COMPONENTI DELLA PARETE CELLULARE<br />

SPAZIO PERIPLASMATICO.<br />

DEI BATTERI GRAM NEGATIVI<br />

E' presente solo nei batteri Gram negativi. Area compresa tra la membrana<br />

citoplasmatica e la membrana esterna contiene un sottile strato <strong>di</strong><br />

peptidoglicano e una soluzione proteica simile ad un gel ricca <strong>di</strong> enzimi idrolitici<br />

per la <strong>di</strong>gestione enzimatica (proteasi, lipasi, fosfatasi), <strong>di</strong> proteine per il<br />

trasporto <strong>di</strong> sostanze nutritive come ad esempio gli zuccheri e nei patogeni<br />

sono presenti fattori litici <strong>di</strong> virulenza (collagenasi, beta-lattamasi, ialuronidasi,<br />

proteasi). Inoltre sono presenti enzimi che aggre<strong>di</strong>scono alcuni farmaci<br />

antibatterici conferendo al batterio proprietà <strong>di</strong> farmaco-resistenza.<br />

PORINE.<br />

Sono canali proteici che attraversano la membrana esterna dei soli batteri<br />

Gram negativi e consentono la <strong>di</strong>ffusione passiva <strong>di</strong> piccole molecole idrofile a<br />

basso peso molecolare come gluci<strong>di</strong>, aminoaci<strong>di</strong> e determinati ioni.<br />

7


MEMBRANA ESTERNA.<br />

E' presente solo nei batteri Gram negativi. Ha una struttura bilaminare lipi<strong>di</strong>ca<br />

che circonda il batterio e costituisce una barriera impermeabile a gran<strong>di</strong><br />

molecole e molecole idrofobiche. La membrana esterna e legata al<br />

peptidoglicano me<strong>di</strong>anta lipoproteine. Lo strato piu' esterno della membrana è<br />

composto principalmente da molocole <strong>di</strong> lipopolisaccaride (LPS). Le gran<strong>di</strong><br />

molecole degli antibiotici penetrano con <strong>di</strong>fficoltà attraverso la membrana<br />

esterna e ciò spiega l’elevata resistenza agli antibiotici da parte dei batteri<br />

Gram negativi.<br />

LIPOPOLISACCARIDE (LPS)<br />

E’ presente solo nei batteri Gram negativi: è l’endotossina, fattore <strong>di</strong><br />

virulenza che caratterizza l’azione patogena dei Gram negativi.<br />

E' formato da tre sezioni strutturali:<br />

• ANTIGENE O: polisaccaride lineare formato da <strong>di</strong>verse unità<br />

saccari<strong>di</strong>che che si estroflettono all'esterno, permette <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere tra<br />

sierotipi (ceppi) <strong>di</strong> una stessa specie batterica. Fornisce una notevole<br />

compatezza al batterio.<br />

• CORE: polisaccaride ramificato essenziale per la struttura del batterio.<br />

• LIPIDE A: formato da un <strong>di</strong>saccaride <strong>di</strong> glucosammina fosforilata e aci<strong>di</strong><br />

grassi, è responsabile dell’attività tossica dell’LPS<br />

8


LA PARETE CELLULARE DEI MICOBATTERI<br />

Caratteristica dei Micobatteri, è una struttura complessa <strong>di</strong> natura<br />

polisaccari<strong>di</strong>ca e proteica, i cui lipi<strong>di</strong> complessati con le cere formate dagli aci<strong>di</strong><br />

grassi a lunga catena (aci<strong>di</strong> micolici) hanno una potente azione a<strong>di</strong>uvante la<br />

patogenicità.<br />

Fattore cordale:particolare derivato degli aci<strong>di</strong> micoloci, fattore <strong>di</strong> virulenza <strong>di</strong><br />

M. tuberculosis<br />

La tubercolina o purifed protein derivative (PPD): proteine<br />

micobatteriche purificate e utilizzate per la reazione <strong>di</strong> Mantoux<br />

B.C.G. (bacillo <strong>di</strong> Calmette e Guérin): vaccino antitubercolare, variante<br />

apatogena <strong>di</strong> M. bovis<br />

STRUTTURE ESTERNE: flagelli, pili o fimbrie e capsula<br />

FLAGELLI. Sono appen<strong>di</strong>ci filiformi formati da migliaia <strong>di</strong> una subunità<br />

proteica avvolte ad elica chiamata flagellina. Rappresentano gli organi <strong>di</strong><br />

locomozione per i batteri che li posseggono. A seconda dello <strong>di</strong>sposizione dei<br />

flagelli sulla cellula, i batteri vengono <strong>di</strong>stinti in monotrichi (con un unico<br />

flagello ad un polo) lofotrichi (con un ciuffo <strong>di</strong> flagelli ad un polo), amfotrichi<br />

(con un ciuffo <strong>di</strong> flagelli ai due poli) e peritrichi (con flagelli <strong>di</strong>stribuiti su tutta<br />

la superficie del batterio).<br />

Il flagello è ancorato alla membrana citoplasmatica, al peptidoglicano e alla<br />

parete esterna dei batteri da una serie <strong>di</strong> anelli, in<strong>di</strong>cati come L, P, S e M,<br />

all’interno dei quali il corpo basale dei flagelli può rotare su se stesso fornendo<br />

9


un moto rotatorio a tutta la struttura flagellare che genera la spinta per il<br />

movimento. La presenza <strong>di</strong> una sostanza chimica che esercita una attrazione<br />

(zuccheri, aminoaci<strong>di</strong>) è captata da specifici recettori sulla membrana cellulare<br />

che attivano processi bioenergetici che forniscono l’energia per la rotazione dei<br />

flagelli permettendo ai batterio <strong>di</strong> avvicinarsi alla sorgente <strong>di</strong> attrazione<br />

(chemiotassi positiva). Una concentrazione <strong>di</strong> sostanze riconosciute dal batterio<br />

come tossiche possono attivare al contrario la chemiotassi negativa che<br />

allontana il batterio dalla fonte <strong>di</strong> sostanze repellenti.<br />

FIMBRIE O PILI. Le fimbrie o pili sono appen<strong>di</strong>ci superficiali costituite da<br />

unità proteiche dette piline le quali simili a ciglia sono presenti spesso a<br />

centinaia sulla superficie esterna dei batteri.<br />

Possono essere <strong>di</strong>stinti in due classi: i pili or<strong>di</strong>nari che rappresentano fattori<br />

<strong>di</strong> adesività: le punte delle fimbrie contengono delle proteine (lectine) che<br />

legano specifici zuccheri (e.g., mannosio) presenti sulla cellula dell'ospite.<br />

Il pilo sessuale o pilo F responsabile dell'attacco della cellula donatrice alla<br />

cellula ricevente nel fenomeno della coniugazione batterica con il quale avviene<br />

il trasferimento <strong>di</strong> materiale genetico tra cellule batteriche (vedere sezione<br />

de<strong>di</strong>cata alla genetica batterica).<br />

ADESINE. Sono proteine della parete cellulare esterna dei batteri che<br />

riconoscono specifici recettori sulla cellula ospite e permettono al batterio <strong>di</strong><br />

aderire saldamente e colonizzare gli organi dell'ospite<br />

Sia i pili che le adesine favoriscono l'adesività del batterio ad altri batteri per<br />

formare colonie o agli organi dell'ospite per colononizzare i tessuti ed iniziare il<br />

processo infettivo.<br />

Sono infatti importanti fattori <strong>di</strong> virulenza: ad esempio le fimbrie <strong>di</strong> tipo<br />

1, le fimbrie P e l'adesina Dr <strong>di</strong> alcuni ceppi <strong>di</strong> Escherichia coli uropatogeni si<br />

legano selettivamente sulle cellule della mucosa urinaria. La pilina <strong>di</strong> Neisseria<br />

gonorrhoeae me<strong>di</strong>a l'attacco iniziale del batterio alle cellule non ciliate<br />

dell'epitelio vaginale, delle tube <strong>di</strong> Falloppio e della cavità buccale. L’acido<br />

lipotecoico in associazione con la proteina M dello Streptoccus pyogenes forma<br />

10


microfibrille che facilitano l’aderenza del batterio alle cellule epiteliali della<br />

bocca.<br />

IN EVIDENZA. La tossina della pertosse (esotossina PT o Tox), oltre a<br />

<strong>di</strong>ffondere nell’ambiente extracellulare, quando ancorata alla parete della<br />

Bordetella pertussis, è una adesina che permette il legame all’epitelio ciliato e<br />

ai macrofagi.<br />

CAPSULA. Strato lasso, viscoso, mucoso <strong>di</strong> natura polisaccari<strong>di</strong>ca o proteica<br />

non strutturale che circonda come ulteriore involucro sia i batteri Gram positivi<br />

che Gram negativi<br />

Nel caso sia poco aderente e poco uniforme per densità e spessore, questo<br />

materiale è definto strato mucoso o glicocalice.<br />

La capsula conferisce peculiari proprietà ai batteri che sono in grado <strong>di</strong><br />

sintetizzarla:<br />

• previene l’essicamento<br />

• favorisce l’adesività, offre al batterio la possibilità <strong>di</strong> aderire ad altri<br />

batteri, alle superfici dei tessuti dell’ospite o colonizzare particolari<br />

<strong>di</strong>stretti biologici come nel caso <strong>di</strong> Streptococcus mutans che aderisce<br />

allo smalto dentale favorendo l'adesione <strong>di</strong> altri batteri, in genere<br />

lattobacilli, che contribuiscono alla formazione della placca: i prodotti<br />

aci<strong>di</strong> della fermentazione <strong>di</strong> questi batteri demineralizzano lo smalto e si<br />

ha l'avvio del processo che porta alla formazione <strong>di</strong> carie.<br />

• ha proprietà antifagocitaria. La capsula impe<strong>di</strong>sce il riconoscimento<br />

tra cellula fagocitaria ed il batterio ed impe<strong>di</strong>sce la fagocitosi. Mutanti <strong>di</strong><br />

batteri normalmente capsulati che hanno perso la capacità <strong>di</strong> formare la<br />

capsula perdono anche la loro virulenza.<br />

11


APPEN<strong>DI</strong>CE<br />

La fagocitosi e il killing microbico è quel processo operato dai<br />

leucociti polimorfonucleati, dai moniciti e dai macrofagi che prevede l’attacco,<br />

l’ingestione e la <strong>di</strong>struzione intracellulare dei batteri. Le principali fasi sono:<br />

Chemiotassi. Reclutamento dei fagociti nel focolaio <strong>di</strong> infezione ad opera <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>versi stimoli come ad es. prodotti batterici e me<strong>di</strong>atori dell’infiammazione<br />

prodotti dall’ospite.<br />

Adesione. Il riconoscimento e il legame tra cellula e batterio è me<strong>di</strong>ato da<br />

recettori cellulari per specifiche strutture batteriche.<br />

Fagocitosi. Dopo l’attacco il microrganismo viene circondato da una porzione<br />

della membrana citoplasmatica, si forma un vacuolo (fagosoma) con all’interno<br />

il batterio che viene trasportato nel fagocita.<br />

Uccisione intracellulare. Due meccanismi con i quali il fagocita elimina i<br />

batteri internalizzati:<br />

• Killing ossigeno-<strong>di</strong>pendente. Il fagosoma si fonde con vescicole<br />

contenti potenti ra<strong>di</strong>cali tossici dell’ossigeno (perossido <strong>di</strong> idrogeno,<br />

ioni superossido) che attaccano la parete batterica.<br />

• Killing lisosomiale: Il fagosoma si fonde con lisosomi che contengono<br />

enzimi che <strong>di</strong>geriscono il batterio fagocitato.<br />

12


ENDOSPORA E SPOROGENESI<br />

La spora è una struttura <strong>di</strong>sidratata, pluristratificata e protettiva che<br />

permette al batterio <strong>di</strong> sopravvivere in uno stato <strong>di</strong> vitalità sospesa. E’ prodotta<br />

solo dai Gram positivi. In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> deplezione nutrizionale, la cellula<br />

batterica forma un unica spora interna che viene liberata nell'ambiente esterno<br />

quando la cellula va incontro ad autolisi. La spora contiene una copia completa<br />

del cromosoma, concentrazioni minime <strong>di</strong> proteine essenziali e ribisomi, alta<br />

concentrazione <strong>di</strong> calcio legato all’acido <strong>di</strong>picolinico e <strong>di</strong>verse membrane e<br />

rivestimenti esterni costituiti <strong>di</strong> proteine simil-cheratiniche che permettono al<br />

batterio quiescente <strong>di</strong> sopravvivere in con<strong>di</strong>zioni sfavorevoli per un lungo<br />

periodo <strong>di</strong> tempo: le spore possono infatti sopravvivere all’essicazione, ai<br />

<strong>di</strong>sinfettanti ed alla bollitura per parecchie ore. Quando le con<strong>di</strong>zioni ambientali<br />

tornano favorevoli la spora germina e forma una nuova cellula vegetativa che<br />

riprende la <strong>di</strong>visione cellulare con conseguente moltiplicazione del batterio. Le<br />

spore hanno un ruolo importante nell’epidemiologia <strong>di</strong> infezioni umane quale<br />

l’antrace, il tetano e la gangrena gassosa.<br />

13


METABOLISMO E CRESCITA BATTERICA<br />

I batteri per la crescita hanno bisogno <strong>di</strong> una sorgente <strong>di</strong> carbonio e azoto, una<br />

sorgente <strong>di</strong> energia, acqua e vari ioni. I batteri patogeni ricavano energia dal<br />

metabolismo <strong>di</strong> zuccheri, grassi e proteine.<br />

In base alla fonte <strong>di</strong> carbonio utilizzato per la crescita i batteri possono essere<br />

<strong>di</strong>stinti in:<br />

autotrofi: utilizzano solo carbonio inorganico (CO2)<br />

eterotrofi: utilizzano carbonio <strong>di</strong> composti organici<br />

Aerobi obbligati: cresita solo in presenza <strong>di</strong> ossigeno, e.g., Mycobacterium<br />

tuberculosis<br />

Anaerobi obbligati: crescita solo in completa assenza <strong>di</strong> ossigeno, e.g.,<br />

Clostri<strong>di</strong>um tetani<br />

Anaerobi facoltativi: la maggior parte dei batteri possono crescere sia in<br />

presenza che in assenza <strong>di</strong> ossigeno.<br />

Il termine metabolismo in<strong>di</strong>ca l’insieme delle reazioni biochimiche necessarie<br />

per ricavare ed utilizzare l’energia immagazzinata in grosse macromolecole. Lo<br />

scopo finale del metabolismo batterico è la duplicazione delle strutture<br />

necessarie per procedere alla <strong>di</strong>visione in due cellule figlie. L’energia che<br />

impiega la cellula nelle reazioni <strong>di</strong> biosintesi è quella rilasciata dall’idrolisi<br />

dell’ATP in ADP. Per rigenerare ATP il batterio necessita <strong>di</strong> nuova energia che<br />

ottiene dalla degradazione <strong>di</strong> vari substrati organici (carboidrati,proteine e<br />

lipi<strong>di</strong>). La fosforilazione dell’ADP in ATP può avvenire attraverso due<br />

meccanismi:<br />

• la fosforilazione a livello del substrato che caratterizza i processi<br />

<strong>di</strong> fermentazione, in questo caso l’energia viene ricavata dal<br />

catabolismo <strong>di</strong> varie sostanze in prodotti <strong>di</strong> minor livello energetico<br />

14


• la fosforilazione me<strong>di</strong>ante il trasporto <strong>di</strong> elettroni che<br />

caratterizza i processi <strong>di</strong> respirazione e costituisce un modello molto<br />

più efficiente e red<strong>di</strong>tizio in termini <strong>di</strong> ATP<br />

La sintesi dell’acido piruvico rappresenta un passaggio fondamentale sia dei<br />

processi fermentativi che <strong>di</strong> quelli respiratori.<br />

I batteri possono utilizzare <strong>di</strong>verse vie metaboliche per la sintesi del piruvato:<br />

• la glicolisi, la via più comune, presente anche nelle cellule eucariotiche e<br />

che si realizza in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> anaerobiosi<br />

• lo shunt dei pentosi<br />

• la via <strong>di</strong> Entner-Doudoroff<br />

Il destino metabolico del piruvato può essere:<br />

• la fermentazione, un processo catabolico che oltre a rifornire la cellula<br />

<strong>di</strong> ATP determina l’accumulo nel mezzo ambiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi prodotti<br />

terminali organici, caratteristici delle <strong>di</strong>verse specie batteriche, come ad<br />

esempio l’acido lattico nel caso dei lattobacilli, potenzialmente ancora<br />

ricchi <strong>di</strong> energia non ulteriormente utilizzabile attraverso la via<br />

fermentativa<br />

• la respirazione, un processo più complicato che richiede la presenza <strong>di</strong><br />

O2 e che consente, attraverso il ciclo <strong>di</strong> Krebs, la completa degradazione<br />

della sorgente energetica ad H2O e CO2, il che garantisce alla cellula un<br />

apporto <strong>di</strong> ATP notevolmente maggiore rispetto alla fermentazione.<br />

15


<strong>DI</strong>VISIONE DELLA CELLULA BATTERICA<br />

La <strong>di</strong>visione <strong>di</strong> una cellula batterica in due cellule figlie avviene me<strong>di</strong>ante<br />

scissione semplice, un processo che si realizza attraverso:<br />

• l’estensione della parete<br />

• la replicazione del materiale genetico, costituito nel caso dei batteri da<br />

un’unica molecola circolare <strong>di</strong> DNA (cromosoma batterico o cromonema)<br />

ancorata alla membrana citoplasmatica<br />

• la formazione del setto<br />

FASI DELLA CRESCITA BATTERICA<br />

Fase <strong>di</strong> latenza. lag: le cellule aumentano <strong>di</strong> volume ma non <strong>di</strong> numero: i<br />

batteri si adattano al nuovo ambiente.<br />

Fase esponenziale o logaritmica, log: i batteri si moltiplicano con un tempo<br />

<strong>di</strong> duplicazione che <strong>di</strong>pende dal ceppo e dall’ambiente<br />

Fase stazionaria, stat: i batteri smettono <strong>di</strong> crescere per la mancanza <strong>di</strong><br />

metaboliti e l’accumulo <strong>di</strong> sostanze tossiche.<br />

Fase <strong>di</strong> morte cellulare, death: la fase <strong>di</strong> declino o morte cellulare è una<br />

funzione esponenziale e si manifesta come riduzione lineare del numero <strong>di</strong><br />

cellule vitale nel tempo. Il tasso <strong>di</strong> mortalità aumenta fino a raggiungere un<br />

livello costante.<br />

16


GENETICA BATTERICA<br />

Il materiale genetico presente nella cellula batterica è costituito da:<br />

• cromosoma batterico, molecola <strong>di</strong> DNA circolare a doppio filamento e<br />

presente in una unica copia<br />

• elementi genetici extracromosomici come plasmi<strong>di</strong> e batteriofagi,<br />

autonomi rispetto al cromosoma batterico e generalmente trasmissibili<br />

da una cellula all’altra. Possono trovarsi sia in forma libera che integrati<br />

nel cromosoma batterico (episomi)<br />

IN EVIDENZA. I fattori R sono plasmi<strong>di</strong> contenenti geni che co<strong>di</strong>ficano per<br />

molecole che determinano resistenza a numerosi farmaci antibatterici. Oltre ai<br />

determinanti <strong>di</strong> resistenza, un fattore R può contenere <strong>di</strong>versi altri geni tra cui:<br />

- geni che determinano resistenza a ioni metallici, raggi ultravioletti,<br />

all’azione delle colicine, all’azione battericida del siero umano<br />

- geni che permettono il metabolismo <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi zuccheri (lattosio,<br />

saccarasio)<br />

- geni che co<strong>di</strong>ficano per fattori Ent (fattori tossici). I fattori Ent<br />

determinano la produzione <strong>di</strong> enterotossine ed altri fattori <strong>di</strong> virulenza.<br />

Come nella cellula eucariotica, la replicazione del DNA batterico è un processo<br />

semiconservativo che prevede l’intervento <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi enzimi.<br />

Tra questi un ruolo chiave è svolto dall’elicasi che apre la doppia catena <strong>di</strong> DNA<br />

e dalle DNA polimerasi DNA <strong>di</strong>pendenti che copiano il DNA solo in <strong>di</strong>rezione 5’-<br />

3’, in tal modo la sintesi del nuovo DNA procede bi<strong>di</strong>rezionalmente a livello<br />

delle forcelle <strong>di</strong> replicazione.<br />

17


Tra i numerosi enzimi implicati nella replicazione del genoma batterico, alcuni<br />

costituiscono i bersagli <strong>di</strong> farmaci ad azione antibatterica, ad esempio le<br />

topoisomerasi rappresentano il target degli antibiotici chinolonici.<br />

IL TRASFERIMENTO <strong>DI</strong> MATERIALE GENETICO TRA I BATTERI<br />

La cellula batterica presenta una notevole capacità <strong>di</strong> adattamento. Tra i<br />

meccanismi responsabili <strong>di</strong> questa adattabilità, caratteristica che partecipa<br />

all’azione patogena del batterio, rientrano i meccanismi <strong>di</strong> trasferimento<br />

intercellulare <strong>di</strong> materiale genetico cromosomico che si attua attraverso:<br />

TRASFORMAZIONE: acquisizione <strong>di</strong> nuovi marcatori genetici attraverso<br />

l’incorporazione <strong>di</strong> DNA esogeno<br />

TRASDUZIONE: Alcuni virus batterici (batteriofagi) possono trasferire geni<br />

batterici da una cellula all’altra.<br />

CONIUGAZIONE: trasferimento <strong>di</strong>retto <strong>di</strong> materiale genetico cromosomico<br />

attraverso un contatto fisico tra due cellule, possibile solo se il batterio<br />

possiede particolari plasmi<strong>di</strong>, detti appunto plasmi<strong>di</strong> coniugativi che generano<br />

la sintesi del pilo F.<br />

18


LA PATOGENESI BATTERICA<br />

I rapporti ospite-microrganismo<br />

Nell’ambito dei rapporti ospite-parassita <strong>di</strong>stinguiamo:<br />

Mutualismo: particolare tipo <strong>di</strong> relazione dalla quale derivano benefici<br />

reciproci per entrambi i partners e dove i membri sono metabolicamente<br />

<strong>di</strong>pendenti l’uno dall’altro<br />

Commensalismo: relazione simbiotica dove un organismo, commensale,<br />

trae da essa beneficio, mentre l’altro, l’ospite, non ne viene né danneggiato<br />

né favorito. Ad es., E.coli presente nel colon.<br />

Parassitismo: relazione in cui il batterio patogeno si inse<strong>di</strong>a nei tessuti<br />

dell’ ospite, superandone i meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa e alterandone il<br />

funzionamento<br />

Nell’ambito delle interazioni ospite-microrganismo troviamo:<br />

Contaminazione: l’ospite entra in contato con un microrganismo che<br />

raggiunge le superfici cutanee o mucose<br />

Colonizzazione: la presa <strong>di</strong> possesso <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stretto superficiale dell’ospite<br />

dove il microrganismo trova can<strong>di</strong>zioni idonee per il proprio inse<strong>di</strong>amento.<br />

Infezione: in<strong>di</strong>ca l’inse<strong>di</strong>amento dei microrganismi nell’ospite che<br />

stabiliscono un rapporto <strong>di</strong> equilibrio con le <strong>di</strong>fese dell’ospite generalmente<br />

senza causare danno, ma lasciando una traccia nel sistema immunitario. Le<br />

infezioni sono definite: acute autolimitanti, croniche o persistenti e latenti.<br />

19


Malattia: è la moltiplicazione dei microrganismi nell’ospite in grado <strong>di</strong><br />

causare danno.<br />

Le infezioni possono essere <strong>di</strong>stinte in:<br />

• endogene, in seguito all’abnorme espansione <strong>di</strong> una o più specie<br />

presenti nella popolazione microbica normale <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stretto<br />

dell’organismo (terapia antibiotica) o determinate dal trasferimento <strong>di</strong><br />

microrganismi presenti nella flora microbica <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stretto corporeo in<br />

se<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse da quelle normalmente colonizzate.<br />

• esogene, il microrganismo patogeno proviene da una sorgente esterna,<br />

quali materiali inanimati, animali infetti (zoonosi), esseri umani infetti.<br />

La capacità d’indurre la malattia, o PATOGENICITA’, è la risultante <strong>di</strong> vari<br />

fattori e meccanismi che permettono al microrganismo patogeno <strong>di</strong> invadere i<br />

tessuti <strong>di</strong> un organismo e <strong>di</strong> moltiplicarvisi, alterando il funzionamento<br />

dell’organismo ospite attraverso la produzione <strong>di</strong> una o più sostanze tossiche<br />

specifiche.<br />

La patogenicità è caratterizzata da:<br />

• fattori e meccanismi <strong>di</strong> virulenza<br />

• carica batterica (numero iniziale <strong>di</strong> batteri infettanti)<br />

• stato <strong>di</strong> salute, in particolare immunitario, dell’ospite.<br />

I microrganismi che colonizzano l’uomo sia per brevi perio<strong>di</strong> che in modo<br />

permanente in genere non alterano le normali funzioni dell’ospite. La malattia<br />

si instaura quando l’interazione tra microrganismo ed ospite induca un<br />

processo patologico caratterizzato da un danno per l’ospite. Il processo<br />

patologico può <strong>di</strong>pendere da prodotti e fattori microbici (ad es., danno causato<br />

dalla moltiplicazione batterica, produzione <strong>di</strong> enzimi e <strong>di</strong> tossine) o da una<br />

20


alterata risposta immunitaria dell’ospite contro il microrganismo (ad es., stati<br />

<strong>di</strong> immunodepressione).<br />

La capacità <strong>di</strong> invadere e moltiplicarsi <strong>di</strong> un batterio è strettamente associata a<br />

una serie <strong>di</strong> meccanismi <strong>di</strong> virulenza che permettono al microrganismo <strong>di</strong>:<br />

• Aderire alle cellule dell’ospite<br />

• Invadere i tessuti dell’ospite<br />

• Resistere all’immunità innata<br />

• Evadere l’immunità adattativa<br />

• Competere per i nutrienti<br />

• Adesione<br />

• Invasione<br />

I principali meccanismi <strong>di</strong> virulenza batterica<br />

• Produzione <strong>di</strong> metaboliti tossici legati alla crescita betterica (gas, aci<strong>di</strong>)<br />

• Produzione <strong>di</strong> tossine, in particolare:<br />

• Superantigeni<br />

- Enzimi degradativi<br />

- Esostossine<br />

- Endotossine<br />

• Induzione <strong>di</strong> una risposta infiammatoria eccessiva<br />

• Elusione della risposta immunitaria<br />

• Resistenza agli antibiotici<br />

• Crescita intracellulare<br />

La persistenza è la permanenza a tempo indefinito <strong>di</strong> un microrganismo<br />

nell’ospite in assenza <strong>di</strong> danni conclamati (latenza clinica). E’ possibile che si<br />

verifichi una riattivazione del processo infettivo, con il passaggio dallo stato <strong>di</strong><br />

21


infezione a quello <strong>di</strong> malattia. Ad esempio, il Mycobacterium tuberculosis, a<br />

seguito <strong>di</strong> una infezione primaria, può persistere per anni in maniera latente e<br />

silente nell’organismo (polmone, linfono<strong>di</strong>). La riattivazione e passaggio a<br />

malattia potranno avvenire per una riduzione dell’immunità cellulo me<strong>di</strong>ata,<br />

evento comune con l’avanzare dell’età.<br />

La fase <strong>di</strong> portatore è una forma <strong>di</strong> persistenza che può instaurarsi<br />

nell’organismo ospite dopo il superamento <strong>di</strong> una malattia.<br />

IN EVIDENZA. Nella catena epidemiologica delle malattie da infezione, una<br />

figura importante è quella del portatore sano, paziente che ha superato la<br />

malattia, ma che non ha eliminato il microrganismo, il quale risiede in specifici<br />

siti anatomici (ad es., localizzazione <strong>di</strong> Salmonella typhi nella colecisti <strong>di</strong><br />

portatori sani). Il portatore sano è in grado <strong>di</strong> trasmettere l’infezione, non<br />

presentando i segni clinici della malattia.<br />

Sono:<br />

1. Ingresso<br />

LE TAPPE DEL PROCESSO INFETTIVO<br />

2. Adesione, colonizzazione e invasione dei tessuti<br />

3. Elusione delle risposte immunitarie<br />

4. Produzione del danno (tossigenicità dei batteri)<br />

1. INGRESSO. I batteri devono penetrare nel corpo umano affinché<br />

l’infezione abbia inizio, superando i meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa naturale e le<br />

barriere, quali la pelle, le mucose, l’epitelio ciliato e le secrezioni, che<br />

contengono sostanze ad azione antibatterica.<br />

22


Le principali vie <strong>di</strong> accesso al corpo umano sono:<br />

CUTE. Eccellente barriera fisica la cui integrità deve essere compromessa per<br />

permettere l’ingresso, come ad es. dopo microtraumi, tagli, ferite, ustioni,<br />

punture <strong>di</strong> insetti, manipolazioni come tatuaggi, liposuzioni etc.<br />

CONGIUNTIVA. Rispetto la cute può essere oltrepassata anche se integra per<br />

contatto con acqua o liqui<strong>di</strong> contaminati, per deposizione meccanica <strong>di</strong><br />

microrganismi (mani, fomiti, strumenti <strong>di</strong>agnostici) e per microtraumi o ferite.<br />

APPARATO RESPIRATORIO. L’aria è il piu’ comune veicolo <strong>di</strong> infezione per il<br />

passaggio dei microrganismi da soggetto a soggetto, per inalazione dei<br />

microrganismi presenti nell’ambiente immessi tramite goccioline <strong>di</strong> saliva<br />

eliminate con i colpi <strong>di</strong> tosse o gli starnuti e per uso <strong>di</strong> attrezzature<br />

<strong>di</strong>agnostiche o terapeutiche contaminate. E’ la trasmissione oro-faringea<br />

caratteristca della tubercolosi, influenza e affezione da virus respiratori<br />

APPARATO <strong>DI</strong>GERENTE. La piu’ comune modalità <strong>di</strong> trasmissione è quella oro-<br />

fecale, attraverso la quale i microrganismi eliminati con le feci arrivano in un<br />

nuovo ospite veicolati da mani, fomiti, acqua, alimenti, insetti (colera, tifo,<br />

epatite <strong>di</strong> tipo A).<br />

APPARATO GENITOURINARIO. Attraverso rapporti sessuali o per cateterismo.<br />

Una situazione a parte è rappresentata dalla trasmissione materno-fetale<br />

per via transplacentare (trasmissione verticale) e per via ascendente a causa <strong>di</strong><br />

lesioni delle membrane fetali, e dalle infezioni contratte nel canale del parto.<br />

23


2. ADESIONE, COLONIZZAZIONE E INVASIONE DEI TESSUTI,<br />

a tale scopo i batteri hanno sviluppato specifici meccanismi.<br />

Adesione.<br />

L’adesione microbica alla superficie delle mucose dell’ospite aiuta i<br />

microrganismi a stabilire una base attraverso la quale penetrare nei tessuti o<br />

invadere le cellule. Ad esempio alcuni microrganismi aderiscono attraverso le<br />

fibrille, strutture sottili sulle pareti batteriche che legano gli streptococchi alle<br />

cellule epiteliali umane. Altri batteri, come le Enterobacteriaceae (ad es.,<br />

Escherichia coli), hanno organi specifici <strong>di</strong> adesività chiamati fimbrie o pili. Le<br />

fimbrie offrono al microrganismo la possibilità <strong>di</strong> aderire a quasi tutte le cellule<br />

umane, inclusi i neutrofili, le cellule epiteliali nel tratto GU, nel cavo orale e<br />

nell’intestino. I recettori microbici sul tessuto dell’ospite, così come le adesine<br />

(molecole presenti all’apice <strong>di</strong> fimbrie e pili o integrate nella parete batterica)<br />

determinano anche se l’infezione si verificherà o meno. I recettori dell’ospite<br />

sono le molecole o i ligan<strong>di</strong> a cui le adesine microbiche si legano per iniziare il<br />

processo <strong>di</strong> colonizzazione; questi comprendono i residui gluci<strong>di</strong>ci del<br />

glicocalice e le proteine <strong>di</strong> superficie quali la fibronectina, che facilitano<br />

l’adesione <strong>di</strong> alcuni microrganismi gram positivi (ad es., gli stafilococchi).<br />

IN EVIDENZA. L’interazione del microrganismo si può realizzare, oltre che con<br />

superfici cellulari, anche con proteine del siero o con polipepti<strong>di</strong> della matrice<br />

extracellulare, come ad esempio il legame del clumping factor <strong>di</strong> S. aureus al<br />

fibrinogeno che promuove l’adesione batterica ai trombi sulla superficie delle<br />

valvole car<strong>di</strong>ache. Inoltre, è possibile che ceppi batterici possano aderire solo<br />

in particolari situazioni patologiche che favoriscono l’esposizione <strong>di</strong> recettori<br />

cellulari, come nel caso delle cellule epiteliali del tratto respiratorio le quali in<br />

con<strong>di</strong>zioni fisiologiche sono ricoperte da fibronectina che rappresenta una<br />

barrieria protettiva nei confronti dei batteri gram negativi. In alcune situazioni<br />

patologiche, ad es. la fibrosi cistica, un eccesso <strong>di</strong> enzimi proteolitici, presenti<br />

nelle secrezioni mucose, <strong>di</strong>strugge la barriera <strong>di</strong> fibronectina esponendo in tal<br />

24


modo i recettori che vengono ora riconosciuti da adesine presenti sulla parete<br />

<strong>di</strong> batteri gram negativi. Infine, in altri casi l’adesione avviene su superfici<br />

mo<strong>di</strong>ficate dallo stesso microrganismo, come nel caso <strong>di</strong> ceppi <strong>di</strong> E. coli<br />

enteropatogeni (EPEC) che sintetizzano proteine che attivano le vie <strong>di</strong><br />

trasduzione del segnale nella nella cellula ospite con il risultato <strong>di</strong> fosforilare la<br />

proteina Hp 90. Tale proteina mo<strong>di</strong>ficata rappresenta ora il recettore per le<br />

adesine <strong>di</strong> EPEC.<br />

I microrganismi possono anche aderire a presi<strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci, come i cateteri<br />

urinari e a quelli vascolari, protesi vascolari e materiale <strong>di</strong> sutura. L’adesione è<br />

facilitata dalla ruvi<strong>di</strong>tà dei materiali, dalla composizione chimica e<br />

dall’idrofobicità. La capacità <strong>di</strong> alcuni microrganismi <strong>di</strong> produrre il biofilm, una<br />

struttura vischiosa che ingloba i microrganismi e genera una comunità<br />

batterica, facilita la colonizzazione ad esempio delle valvole artificiali o dei<br />

cateteri.<br />

IN EVIDENZA. Un biofilm è una aggregazione complessa <strong>di</strong> microrganismi<br />

contrad<strong>di</strong>stinta dalla secrezione <strong>di</strong> una matrice adesiva e protettiva.<br />

La formazione <strong>di</strong> un biofilm inizia con l'ancoraggio <strong>di</strong> microrganismi<br />

liberamente fluttuanti ad una superficie. I primi "coloni" aderiscono alla<br />

superfice inizialmente attraverso deboli e reversibili forze <strong>di</strong> Van der Waals.<br />

Se i batteri colonizzatori non sono imme<strong>di</strong>atamente separati dalla<br />

superficie, possono ancorarsi più stabilmente utilizzando molecole <strong>di</strong> adesione<br />

cellulare, come i pili.<br />

I primi colonizzatori facilitano l'arrivo <strong>di</strong> altre cellule mettendo a<br />

<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong>versi siti <strong>di</strong> adesione cellulare e iniziano a costruire la matrice<br />

che permette l'integrità del biofilm. Alcune specie non sono in grado <strong>di</strong><br />

attaccarsi autonomamente ad una superficie, ma spesso riescono ad ancorarsi<br />

alla matrice o ai colonizzatori precedenti. Una volta che la colonizzazione ha<br />

avuto inizio il biofilm cresce tramite <strong>di</strong>visioni cellulari e integrazione <strong>di</strong> batteri<br />

esterni, anche <strong>di</strong> altre specie.<br />

Un biofilm contenente <strong>di</strong>fferenti specie prende solitamente il nome <strong>di</strong><br />

consorzio batterico, ed è quantitativamente più frequente <strong>di</strong> biofilm composti<br />

da singole specie, più rari e possibili solo a determinate con<strong>di</strong>zioni. Ogni specie<br />

25


presente nel consorzio svolge <strong>di</strong>fferenti funzioni metaboliche e presenta<br />

solitamente <strong>di</strong>verso trofismo, richieste <strong>di</strong> ossigeno o nicchia ecologica. In<br />

questo modo il consorzio è più efficiente senza che le <strong>di</strong>verse specie entrino in<br />

conflitto tra loro. Il biofilm è consolidato e protetto da una matrice <strong>di</strong> composti<br />

polimerici escreti. La matrice protegge le cellule all'interno e facilita la<br />

comunicazione tramite segnali chimici o fisici (ve<strong>di</strong> quorum sensing). Un<br />

beneficio del biofilm è l'aumentata resistenza a detergenti e antibiotici, dato<br />

che la densa matrice extracellulare e lo strato esterno delle cellule protegge la<br />

parte interna della comunità. In aluni casi la resistenza agli antibiotici può<br />

aumentare <strong>di</strong> 1000 volte.<br />

Il biofilm può comprendere una singola specie microbica o più specie, e<br />

può formarsi su un ampio range <strong>di</strong> superfici abiotiche o biotiche. Nonostante i<br />

biofilm misti predominino in molti ambienti, quelli composti da una singola<br />

specie hanno un forte interesse me<strong>di</strong>co, in quanto causa <strong>di</strong> una grande varietà<br />

<strong>di</strong> infezioni, dal momento che possono formarsi sulla superficie <strong>di</strong> impianti<br />

me<strong>di</strong>ci. Pseudomonas aeruginosa è la specie più stu<strong>di</strong>ata tra i batteri gram<br />

negativi che formano biofilm singoli, ma anche altri microrganismi sono<br />

produttori <strong>di</strong> biofilm come P. fluorescens, E. coli e Vibrio cholerae. Mentre tra i<br />

gram positivi troviamo Staphylococcus epidermi<strong>di</strong>s, S. aureus e gli<br />

enterococchi.<br />

I biofilm sono composti principalmente da cellule microbiche e matrice<br />

extracellulare (EPS). La percentuale <strong>di</strong> EPS si aggira tra il 50% e il 90% ed è<br />

considerata la materia prima del biofilm. Inoltre questa matrice può associare<br />

con ioni metallici, cationi <strong>di</strong>valenti a altre macromolecole, come proteine, DNA,<br />

lipi<strong>di</strong> ed anche aci<strong>di</strong> umici. A causa della sua elevata idratazione la matrice<br />

previene l’essiccamento <strong>di</strong> alcuni biofilm naturali. Inoltre può contribuire alla<br />

resistenza agli antibiotici impedendo il trasporto <strong>di</strong> massa e la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong><br />

queste sostanze attraverso il biofilm, probabilmente legando queste molecole<br />

<strong>di</strong>rettamente. Alcuni stu<strong>di</strong> hanno mostrato che la stabilità della struttura del<br />

biofilm è legata alla presenza <strong>di</strong> zuccheri neutri, polisaccari<strong>di</strong> aci<strong>di</strong> e<br />

aminozuccheri.<br />

Ruolo in me<strong>di</strong>cina<br />

Molti biofilm hanno notevoli implicazioni in me<strong>di</strong>cina. La placca dentale è un<br />

biofilm, prodotto dai batteri presenti nel cavo orale come Streptococcus<br />

sanguinis. Biofilm possono crescere sulla superficie <strong>di</strong> impianti soli<strong>di</strong> nel corpo.<br />

26


Biofilm che si propagano lungo tubi o fili impiantati possono generare infezioni<br />

nei pazienti. Staphylococcus epidermi<strong>di</strong>s può produrre ad esempio biofilm su<br />

cateteri venosi.<br />

Pseudomonas aeruginosa e S. aureus possono produrre biofilm<br />

sull'epitelio respiratorio dei polmoni, complicando il decorso dei pazienti affetti<br />

da fibrosi cistica. Le cellule del sistema immunitario (come i macrofagi) non<br />

sono infatti in grado <strong>di</strong> contrastare la presenza <strong>di</strong> biofilm, ma solo <strong>di</strong> generare<br />

una infiammazione cronica. La terapia si basa infatti su farmaci anti-<br />

infiammatori (come alcuni FANS) e molecole <strong>di</strong>sgreganti.<br />

Biofilm possono crescere anche su lenti a contatto non sufficientemente<br />

pulite. Biofilm su pavimenti e superfici <strong>di</strong> lavoro possono rendere <strong>di</strong>fficile<br />

l'igiene nelle aree a<strong>di</strong>bite alla preparazione <strong>di</strong> cibo.<br />

IN EVIDENZA. Il sistema regolatore quorum sensing, che corrisponde a una<br />

modalità <strong>di</strong> comunicazione tra i batteri, è basato sulla produzione <strong>di</strong> sostanze<br />

<strong>di</strong>ffusibili che correlano <strong>di</strong>rettamente con la densità cellulare in un determinato<br />

ambiente.<br />

Nei batteri gram-negativi, la comunicazione cellulare avviene attraverso<br />

l’attività delle molecole <strong>di</strong> omoserina lattone acetilata (AHLS). Queste<br />

piccole molecole segnale, dette autoinduttori, sono rilasciate dalle cellule e si<br />

accumulano nelle colture in funzione della densità cellulare. Ad una densità <strong>di</strong><br />

popolazione soglia, definita quorum, gli AHLS accumulati possono interagire<br />

con i recettori situati sulla superficie della cellula batterica ed indurre dei<br />

segnali intracellulari in grado <strong>di</strong> regolare l’espressione genica. Anche nei batteri<br />

gram-positivi è stato descritto il meccanismo <strong>di</strong> comunicazione cellulare e <strong>di</strong><br />

regolazione dei geni definito quorum sensing; è <strong>di</strong>versa però la natura degli<br />

autoinduttori: infatti in questo caso le molecole segnale sono dei piccoli pepti<strong>di</strong>.<br />

Un esempio <strong>di</strong> interazione tra quorum sensing e biofilm sono le<br />

infezioni croniche da Pseudomonas aeruginosa nella fibrosi cistica.<br />

I polmoni della maggior parte dei pazienti con fibrosi cistica vengono<br />

27


facilmente colonizzati dal batterio P. aeruginosa. Un <strong>di</strong>fetto genetico tipico della<br />

fibrosi cistica porta alla per<strong>di</strong>ta del canale transmembrana regolatore del cloro,<br />

canale presente nelle membrane apicali delle cellule epiteliali delle vie<br />

respiratorie. Questo <strong>di</strong>fetto favorisce la colonizzazione dell’epitelio da parte <strong>di</strong><br />

P. aeruginosa che <strong>di</strong>venta causa <strong>di</strong> infezione persistente sostenuta dalla<br />

produzione <strong>di</strong> un biofilm.<br />

All’interno del biofilm, raggiunto il quorum, gli autoinduttori prodotti da<br />

P. aeruginosa interagiscono con attivatori trascrizionali (LasR e RhlR) che<br />

coor<strong>di</strong>nano l'espressione <strong>di</strong> un pool <strong>di</strong> geni correlati alla virulenza. L’attivazione<br />

dei geni <strong>di</strong> virulenza induce la produzione <strong>di</strong> fattori come alginato, proteasi,<br />

esotossina A, emolisine e pigmenti che facilitano la persistenza del<br />

microrganismo nel polmone.<br />

È stato anche descritto che ceppi <strong>di</strong> Pseudomonas aeruginosa mutati per<br />

alcuni fattori del sistema quorum sensing formano biofilm piatti e<br />

in<strong>di</strong>fferenziati, mentre ceppi selvaggi formano biofilm con strutture più<br />

complesse.<br />

Questa osservazione supporta l'idea che il quorum sensing giochi un<br />

ruolo importante negli sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> maturazione del biofilm e delle sue architetture<br />

e questo lo rende un obiettivo molto interessante per lo sviluppo <strong>di</strong> nuovi<br />

agenti antimicrobici.<br />

Recentemente è stato <strong>di</strong>mostrato in modelli animali che una sostanza<br />

sintetica, un sale <strong>di</strong> furanone, è capace <strong>di</strong> agire sul sistema regolatore quorum<br />

sensing <strong>di</strong> Pseudomonas aeruginosa, inibendo la produzione <strong>di</strong> fattori <strong>di</strong><br />

virulenza e lo sviluppo del biofilm, riducendo in tal modo la persistenza dei<br />

batteri infettanti nell'organismo animale. Si intravede, pertanto, una nuova<br />

strategia <strong>di</strong> <strong>cura</strong> nell’infezione broncopolmonare, prevenendo la formazione <strong>di</strong><br />

biofilm dannoso.<br />

IN EVIDENZA. Numerosi geni, raggruppati in particolari e <strong>di</strong>stinte zone del<br />

cromosoma batterico, definite isole <strong>di</strong> patogenicità (Pathogenicity Islands),<br />

determinano la produzione <strong>di</strong> tossine, <strong>di</strong> fimbrie che favoriscono l’adesione alle<br />

28


cellule, <strong>di</strong> invasine per la penetrazione nelle cellule bersaglio e <strong>di</strong> prodotti ad<br />

alto peso molecolare necessari per la moltiplicazione intracellulare<br />

Altro fattore genomico <strong>di</strong> patogenicità è il mar (Multiple antibiotic resistance),<br />

gruppo <strong>di</strong> geni descritti ad esempio in alcuni ceppi <strong>di</strong> Salmonella typhimurium,<br />

che determina la possibilità <strong>di</strong> elaborare un maggior numero <strong>di</strong> meccanismi <strong>di</strong><br />

virulenza finalizzati alla colonizzazione e all’invasione degli organi e alla<br />

pre<strong>di</strong>sposizione all’antibiotico-resistenza.<br />

Colonizzazione.<br />

La colonizzazione <strong>di</strong>pende dalla capacità che il patogeno ha <strong>di</strong><br />

competere con successo con la microflora dell’ospite per potere acquisire le<br />

sostanze nutritive essenziali per la crescita e la riproduzione.<br />

Invasione dei tessuti.<br />

I batteri possono penetrare nei tessuti profon<strong>di</strong> dell’organismo ospite<br />

attraverso due meccanismi principali:<br />

1. La <strong>di</strong>struzione enzimatica dell’epitelio che consente al batterio <strong>di</strong><br />

raggiungere la sottomucosa riccamente vascolarizzata. La capacità dei batteri<br />

<strong>di</strong> penetrare e <strong>di</strong>ffondere nei tessuti profon<strong>di</strong> è con<strong>di</strong>zionata dalla produzione <strong>di</strong><br />

esoenzimi, i cui bersagli sono i componenti tessutali dell’ospite. Gli esoenzimi<br />

sono anche una delle componenti del danno tissutale <strong>di</strong>retto indotto dai batteri<br />

(ve<strong>di</strong> elenco degli enzimi nella sezione 4: Tossigenicità dei batteri).<br />

2. L’induzione <strong>di</strong> meccanismi invasivi che permettono al microrganismo <strong>di</strong><br />

penetrare <strong>di</strong>rettamente all’interno delle cellule epiteliali. <strong>Di</strong>versi batteri, dopo<br />

la fase <strong>di</strong> adesione, hanno sviluppato la capacità <strong>di</strong> essere internalizzati dalla<br />

cellula ospite nella quale si moltiplicano. Ad esempio, il riarrangiamento dei<br />

filamenti <strong>di</strong> actina del citoscheletro attraverso la microiniezione <strong>di</strong> invasine<br />

batteriche nel citosol della cellula ospite facilita la formazione <strong>di</strong> un vacuolo<br />

che internalizza il batterio.<br />

29


Una volta raggiunta la sottomucosa, il processo infettivo può:<br />

• rimanere localizzato nei tessuti subepiteliali;<br />

• evolvere ulteriormente con la progressiva invasione dei tessuti vicini con<br />

l’immissione in circolo <strong>di</strong> prodotti batterici o <strong>di</strong> tossine (tossiemia). Per<br />

alcuni batteri, il superamento delle barriere epiteliali comporta la<br />

penetrazione nei tessuti subepiteliali e il raggiungimento dei linfono<strong>di</strong>, il<br />

passaggio nel circolo linfatico e quin<strong>di</strong> nel circolo ematico con lo sviluppo<br />

<strong>di</strong> una batteriemia ed eventualmente <strong>di</strong> una setticemia con l’instaurarsi<br />

<strong>di</strong> uno stato settico.<br />

GLOSSARIO<br />

Batteremia. Presenza transitoria <strong>di</strong> batteri nel sangue: non si hanno segni<br />

clinici anche se possono essere presenti sintomi e segni <strong>di</strong> infezione locale che<br />

rappresentano la fonte dell’immissione in circolo <strong>di</strong> batteri.<br />

Setticemia. Presenza <strong>di</strong> batteri o loro prodotti nel sangue associata a segni <strong>di</strong><br />

shock settico, ad es. tachicar<strong>di</strong>a e ridotta pressione sanguigna. È spesso una<br />

complicazione <strong>di</strong> una infezione localizzata, ad es. polmonite, meningite.<br />

In ogni caso la risposta infiammatoria dell’ospite e l’azione lesiva del<br />

batterio cooperano a determinare il danno tessutale che si manifesterà a<br />

livello clinico con una serie <strong>di</strong> segni e sintomi <strong>di</strong> gravità <strong>di</strong>fferente a seconda<br />

delle <strong>di</strong>verse circostanze.<br />

3. Elusione delle risposte immunitarie da parte dei batteri<br />

L’azione patogena del batterio e la capacità <strong>di</strong> generare un processo<br />

infettivo non può prescindere dalle <strong>di</strong>fese microbiche nei confronti delle quali i<br />

batteri hanno sviluppato vari meccanismi per sfuggire al riconoscimento e<br />

all’uccisione delle cellule fagocitiche e per inattivare o evadere il sistema<br />

complemento e anticorpale. Alcuni batteri possono sottrarsi alla risposta<br />

immunitaria moltiplicandosi intracellularmente.<br />

30


Meccanismi <strong>di</strong> evasione delle <strong>di</strong>fese dell’ospite<br />

Un esempio in tal senso è la capsula polisaccari<strong>di</strong>ca, <strong>di</strong> cui sono dotati alcuni<br />

batteri patogeni, che assolve <strong>di</strong>verse funzioni, quali:<br />

• sottrae le componenti antigeniche del batterio al riconoscimento del<br />

sistema immunitario<br />

• ostacola la fagocitosi<br />

• protegge il batterio dall’ambiente del fagolisosoma nel macrofago o nel<br />

leucocita.<br />

Tutte queste proprietà fanno della capsula un importante fattore <strong>di</strong> virulenza.<br />

Tra gli altri meccanismi <strong>di</strong> elusione della risposta immunitaria ricor<strong>di</strong>amo:<br />

• il cambiamento della struttura antigenica del batterio<br />

• la produzione <strong>di</strong> proteasi contro le immunoglobuline<br />

• l’inattivazione del complemento<br />

• la <strong>di</strong>struzione dei fagociti<br />

• l’inibizione della chemiotassi e della fagocitosi<br />

• l’elusione dal killing intracellulare attraverso:<br />

- l’inibizione della fusione fagolisosomica<br />

- la resistenza agli enzimi lisosomiali<br />

- l’adattamento alla replicazione intracitoplasmatica<br />

IN EVIDENZA. La capacità <strong>di</strong> molti batteri <strong>di</strong> indurre malattia è correlata<br />

anche alla produzione <strong>di</strong> una capsula o <strong>di</strong> uno strato mucoide che<br />

proteggono l’agente infettivo dalla fagocitosi. Pur non essendo in genere un<br />

potente antigene, l’ospite monta una risposta anticorpale contro la capsula che<br />

favorisce il processo <strong>di</strong> opsonizzazione e <strong>di</strong> lisi me<strong>di</strong>ata dal complemento. Un<br />

31


caso particolare è rappresentato dalla dall’Haemophilus influenzae <strong>di</strong> tipo B<br />

(Hib). Il motivo per cui le patologie da Hib sono particolarmente gravi nei primi<br />

anni <strong>di</strong> vita risiede nella struttura polisaccari<strong>di</strong>ca (antigene T-in<strong>di</strong>pendente)<br />

della capsula contro la quale un adulto produce un particolare tipo <strong>di</strong> IgG, le<br />

IgG <strong>di</strong> tipo 2. Il bambino <strong>di</strong> età inferiore a 24 mesi, per una fisiologica<br />

immaturità del proprio sistema immunitario, produce una quantità<br />

estremamente bassa <strong>di</strong> IgG <strong>di</strong> tipo 2 per cui non è in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi da<br />

patologie sostenute da batteri provvisti <strong>di</strong> capsula polisaccari<strong>di</strong>ca.<br />

IN EVIDENZA.<br />

STRATEGIE DEI MICRORGANISMI PER CONTRASTARE LE <strong>DI</strong>FESE<br />

ASPECIFICHE DELL’OSPITE<br />

Inibizione della chemiotassi dei polimorfonucleati (PMN) e dei<br />

macrofagi: ad esempio, le emolisine <strong>di</strong> S. aureus e <strong>di</strong> S. pyogenes<br />

Uccisione dei fagociti: ad esempio, B. pertussis causa apoptosi dei<br />

macrofagi; le emolisine e in particolare la leucoci<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Panton-Valentine <strong>di</strong> S.<br />

aureus e le due emolisine O e S <strong>di</strong> S. pyogenes.<br />

Mancato inglobamento da parte dei fagociti: ad esempio, l’adesina<br />

MIAT <strong>di</strong> Klebsiella pneumoniae che interagisce con i PMN; le fimbrie <strong>di</strong><br />

Neisseria gonorrhoeae; la proteina M <strong>di</strong> S. pyogenes e la capsula <strong>di</strong> S.<br />

pneumoniae.<br />

Inibizione della fusione del fagosoma con i lisosomi: ad esempio,<br />

Mycobacterium tuberculosis, Bordetella pertussis che causa un aumento<br />

intracellulare <strong>di</strong> cAMP che inibisce la fusione e nell’infezione da Legionella<br />

32


pneumophila in cui i fagosomi si ricoprono <strong>di</strong> mitocondri e ribosomi che ne<br />

impe<strong>di</strong>scono la fusione con i lisosomi.<br />

Fuoriuscita del microrganismo da fagosoma: ad esempio, Listeria<br />

monocytogenes che produce listeriolisina O all’interno del fagosoma e ne<br />

<strong>di</strong>strugge la membrana legandosi al colesterolo, permettendo alla Listeria <strong>di</strong><br />

passare nel citoplasma dove si moltiplica. Lo Strptococcus pyogenes che<br />

produce la streptolisina S all’interno del fagosoma e ne <strong>di</strong>strugge la membrana<br />

e ne permetta la fuoriuscita.<br />

Moltiplicazione nei fagociti: ad esempio, Brucella spp., Chlamy<strong>di</strong>a,<br />

Criptococcus neoformans, Listeria monocytogenes, Mycobacterium spp.,<br />

Salmonella typhimurium, Toxoplasma gon<strong>di</strong>i, Yersinia pestis.<br />

<strong>DI</strong> SEGUITO BREVI SCHEMI RIASSUNTIVI DELLE <strong>DI</strong>FESE<br />

ANTIMICROBICHE<br />

IN EVIDENZA. L’ospite mette in campo tre linee base <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa contro gli<br />

agenti infettivi:<br />

1. Barriere naturali, che limitano l'ingresso dell'agente infettante (ad es., cute,<br />

muco, epitelio ciliato, aci<strong>di</strong>tà gastrica, bile).<br />

2. <strong>Di</strong>fese immunitarie innate non antigene-specifiche, che forniscono una<br />

rapida risposta locale all'aggressione da parte <strong>di</strong> un qualsiasi agente infettivo<br />

(ad es., febbre, interferone, neutrofili, macrofagi, cellule NK).<br />

3. Risposte immunitarie antigene-specifiche (ad es., anticorpi e linfociti T), che<br />

localizzano, attaccano ed eliminano gli agenti infettivi che sono riusciti ad<br />

eludere le precedenti due barriere.<br />

33


IN EVIDENZA. I pepti<strong>di</strong> e le proteine antibatteriche che intervengono nella<br />

<strong>di</strong>fesa delle superfici mucose:<br />

Lisozima Idrolizza il peptidoglicano<br />

Proteine leganti il ferro Inibiscono la crescita batterica<br />

Lattoperossidasi Genera superossi<strong>di</strong><br />

Mucina Previene l’aderenza alle mucose<br />

Fosfolipasi A2 Danneggia le membrane<br />

Pepti<strong>di</strong> chemiotattici Richiamano i fagociti<br />

Proteine fase acuta Opsonizzano i batteri<br />

Collectine Opsonizzano i batteri<br />

Proper<strong>di</strong>na Attiva il complemento<br />

Defensine Danneggiano la membrana<br />

IN EVIDENZA. Le defensine sono un numeroso gruppo <strong>di</strong> pepti<strong>di</strong><br />

antimicrobici prodotti da cellule <strong>di</strong> molti mammiferi. Nell’uomo sono state<br />

identificate due classi <strong>di</strong> defensine: le alpha-defensine (6 <strong>di</strong>versi pepti<strong>di</strong><br />

prodotti principalmente dai polimorfonucleati e dalle cellule Paneth<br />

dell’intestino tenue) e le beta-defensine (4 <strong>di</strong>versi pepti<strong>di</strong> prodotti<br />

principalmente dalle cellule dell’apparato respiratorio, del tessuto urogenitale,<br />

34


del pancreas, del rene e dai cheratinociti). Le alpha-defensine agiscono su<br />

batteri gram positivi e negativi, su miceti e sull’envelope <strong>di</strong> alcuni virus. Le<br />

beta-defensine agiscono soprattutto sui batteri gram negativi e sui miceti. Le<br />

defensine si legano sulla superficie esterna dei batteri: nei gram positivi<br />

interagiscono con gli aci<strong>di</strong> tecoici e con gruppi anionici esterni al<br />

peptidoglicano; nei gram negativi si legano alla porzione polianionica dell’LPS.<br />

L’interazione delle defensine con le <strong>di</strong>verse stutture batteriche determina una<br />

permeabilizzazione della parete batterica, sia attraverso un effetto detergente<br />

sia attraverso la formazione <strong>di</strong> pori, che induce la fuoriuscita <strong>di</strong> materiale<br />

citoplasmatico dalla cellula batterica.<br />

IN EVIDENZA. Le opsonine sono delle macromolecole le quali, se ricoprono<br />

un microrganismo, aumentano l'efficienza della fagocitosi in quanto sono<br />

riconosciute da recettori espressi sulla membrana dei fagociti.<br />

Esistono varie opsonine:<br />

uno dei sistemi più potenti è rappresentato da anticorpi specifici <strong>di</strong> tipo IgG1 e<br />

IgG3 che ricoprono il microrganismo e sono riconosciuti dal recettore per Fc dei<br />

fagociti. I fagociti possiedono sulla propria membrana dei recettori capaci <strong>di</strong><br />

legare <strong>di</strong>rettamente i microrganismi e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> inglobarli anche in assenza<br />

degli anticorpi specifici: questo è un meccanismo proprio dell'immunità innata.<br />

Quando invece i microbi sono rivestiti da anticorpi specifici, le opsonine<br />

specifiche, i fagociti neutrofili o i mononucleati possono legarsi con un legame<br />

ad alta affinità con il recettore <strong>di</strong> membrana per il frammento Fc delle IgG, in<br />

tal modo l'efficienza della fagocitosi è notevolmente aumentata. Molte cellule<br />

immunocompetenti posseggono recettori specifici per il frammento Fc che<br />

svolgono molteplici azioni in seno al sistema immunitario; i recettori per il<br />

frammento Fc implicato nelle reazioni <strong>di</strong> opsonizzazione sono quelli rivolti verso<br />

la catena pesante delle IgG chiamati Fc-gamma. Un altro sistema <strong>di</strong> opsonine<br />

piuttosto efficace è rappresentato da alcuni prodotti derivanti dall'attivazione<br />

del complemento, soprattutto il C3b, sia che il complemento sia stato attivato<br />

35


seguendo la via classica, e quin<strong>di</strong> in presenza <strong>di</strong> anticorpi, oppure secondo la<br />

via alternativa, e quin<strong>di</strong> in assenza <strong>di</strong> anticorpi. In questo caso il C3b che<br />

ricopre le cellule microbiche si lega ai recettori specifici espressi sui macrofagi<br />

e sui neutrofili favorendo la fagocitosi.<br />

Altre opsonine naturali sono molte proteine presenti nel circolo ematico.<br />

Tra esse ricor<strong>di</strong>amo la fibronectina, il fibrinogeno, la proteina C-reattiva.<br />

Queste proteine rivestendo il microrganismo determinano una opsonizzazione<br />

non specifica, cioè non me<strong>di</strong>ata da anticorpi.<br />

E' da evidenziare che l'opsonizzazione non specifica è molto meno<br />

efficace <strong>di</strong> quella specifica, tuttavia riveste un ruolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa molto importante<br />

nella fase che precede la produzione degli anticorpi specifici.<br />

APPEN<strong>DI</strong>CE<br />

Schema riassuntivo delle risposte antibatteriche attivate nell’ospite<br />

Complemento. Svolge la propria funzione antibatterica attraverso:<br />

- Via alternativa attivata dalle strutture batteriche<br />

- Via classica attivata tar<strong>di</strong>vamente dai complessi Ag-Ac<br />

- Produzione <strong>di</strong> proteine chemiotattiche e anafilotossine (C3a, C5a)<br />

- Opsonizzazione dei batteri (C3b)<br />

- Eliminazione <strong>di</strong>retta dei batteri (MAC)<br />

- Attivazione dei linfociti B (C3d)<br />

36


Anticorpi. Svolgono la propria funzione antibatterica attraverso:<br />

- Legame a strutture <strong>di</strong> superficie (pili, aci<strong>di</strong> tecoici e lipotecoici,<br />

capsula)<br />

- Inibizione dell’adesione<br />

- Opsonizzazione dei batteri per la fagocitosi<br />

- Attivazione del complemento<br />

- Eliminazione <strong>di</strong>retta dei batteri<br />

- Neutralizzazione <strong>di</strong> tossine ed enzimi tossici<br />

Macrofagi. Svolgono la propria funzione antibatterica attraverso:<br />

- Azione fagocitaria antibatterica con killing intracellulare me<strong>di</strong>ato da<br />

meccanismi ossigeno <strong>di</strong>pendenti (perossido <strong>di</strong> idrogeno, NADPH<br />

ossidasi e NADH ossidasi, superossido, ra<strong>di</strong>cale ossidrile,<br />

mieloperossidasi, ossido nitrico) ed ossigeno in<strong>di</strong>pendenti (aci<strong>di</strong>,<br />

lisozima, lattoferrina, proteine cationiche, proteasi, elastasi, catepsina<br />

G)<br />

- Produzione <strong>di</strong> citochine (IL1, IL6, IL12, TNF alfa e beta, IFN alfa)<br />

- Attivazione <strong>di</strong> risposte infiammatorie e <strong>di</strong> fase acute<br />

- Presentazione dell’antigene ai linfociti T CD4<br />

Neutrofili. Svolgono la propria funzione antibatterica attraverso:<br />

- Azione fagocitaria antibatterica con killing intracellulare me<strong>di</strong>ato da<br />

meccanismi ossigeno <strong>di</strong>pendenti ed ossigeno in<strong>di</strong>pendenti<br />

Linfociti T. Svolgono la propria funzione antibatterica attraverso:<br />

- Attivazione risposte <strong>di</strong> tipo CD4 Th1 e CD4 Th2 importanti per le<br />

risposte antinfettive<br />

- Linfociti T citolitici CD8<br />

37


4. LA TOSSIGENICITA’ DEI BATTERI.<br />

Il danno il quale sfocia nella malattia è il risulatato <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> eventi <strong>di</strong>retti,<br />

in<strong>di</strong>retti e su base immunitaria.<br />

DANNO <strong>DI</strong>RETTO ad opera <strong>di</strong> metabolismo batterico<br />

enzimi batterici<br />

tossine batteriche<br />

DANNO IN<strong>DI</strong>RETTO ad opera <strong>di</strong> infiammazione<br />

attivazione del complemento<br />

produzione <strong>di</strong> citochine<br />

induzione apoptosi<br />

DANNO SU BASE ad opera <strong>di</strong> immunocomplessi<br />

IMMUNITARIA reazioni cellulo-me<strong>di</strong>ate<br />

superantigeni<br />

autoimmunità<br />

In ogni caso la risposta infiammatoria dell’ospite e l’azione lesiva del<br />

batterio cooperano a determinare il danno tissutale che si manifesterà a livello<br />

clinico con una serie <strong>di</strong> segni e sintomi <strong>di</strong> gravità <strong>di</strong>fferente a seconda delle<br />

<strong>di</strong>verse circostanze.<br />

Tra i fattori batterici responsabili del danno tissutale <strong>di</strong>retto troviamo:<br />

• il metabolismo batterico, in particolare la fermentazione, me<strong>di</strong>ante la<br />

produzione <strong>di</strong> aci<strong>di</strong>, gas, ed altri prodotti tossici per il tessuto;<br />

• il rilascio <strong>di</strong> enzimi degradativi, quali ialuronidasi, lipasi, etc.<br />

• la produzione <strong>di</strong> tossine (esotossine ed endotossine).<br />

38


Principali enzimi batterici e loro funzione<br />

Aerobactina: sideroforo che veicola il Fe 2+ all’interno del batterio dopo essere<br />

stata prodotta e secreta dallo stesso batterio<br />

Catalasi: converte il perossido <strong>di</strong> idrogeno ad acqua ed ossigeno<br />

Coagulasi: causa la formazione <strong>di</strong> fibrina che può depositarsi sulla superficie<br />

del microorganismo ed inibire la fagocitosi<br />

Collagenasi: <strong>di</strong>gerisce il collagene del tessuto connettivo (fattore <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione)<br />

Emolisine: lisano i globuli rossi ed altre cellule del sangue<br />

Fosfolipasi: lisi delle cellule del sangue (resistenza alle <strong>di</strong>fese dell'ospite)<br />

Ialuronidasi: scinde l’acido ialuronico, componente del tessuto connettivo<br />

(fattore <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione)<br />

Lecitinasi: scinde la lecitina, componente delle membrane citoplasmatiche<br />

Streptochinasi o fibrinolisina: trasforma il plasminogeno in plasmina che<br />

<strong>di</strong>gerisce la fibrina<br />

Superossido-<strong>di</strong>smutasi: catalizza la conversione del superossido in perossido <strong>di</strong><br />

idrogeno ed ossigeno molecolare<br />

IN EVIDENZA. In alcuni casi il danno che causano gli enzimi batterici è<br />

fondamentale nel quadro della malattia. Ad esempio, Pseudomonas aeruginosa<br />

e cheratite: la produzione <strong>di</strong> elastasi batterica può portare entro 2-3 giorni alla<br />

totale <strong>di</strong>struzione della cornea. Streptoccoccus mutans e carie dentale: con<br />

39


l’enzima glucosiltransferasi, il batterio si pro<strong>cura</strong> dal saccarosio il glucano per<br />

la capsula che gli consente <strong>di</strong> colonizzare la superficie dentale (placca<br />

cariogena); con gli enzimi della omofermentazione lattica, il batterio produce<br />

acido lattico dagli zuccheri abbassando il pH al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> 5.2, valore che<br />

favorisce la demineralizzazione dello smalto.<br />

La produzione <strong>di</strong> tossine. I microrganismi possono liberare tossine che<br />

interagiscono con cellule a<strong>di</strong>acenti o <strong>di</strong>stanti. Queste tossine sono molecole che<br />

possono aggravare il processo della malattia o essere totalmente responsabili<br />

dello sviluppo della malattia (ad. es., <strong>di</strong>fterite, colera, tetano, botulismo). La<br />

maggior parte delle tossine si lega a recettori specifici delle cellule da colpire.<br />

Ad eccezione delle tossine preformate responsabili delle tossinfezioni<br />

alimentari, le tossine sono prodotte dai microrganismi durante il decorso <strong>di</strong><br />

un’infezione locale o sistemica.<br />

Le esotossine sono proteine <strong>di</strong>meriche (componenti A e B) prodotte da batteri<br />

Gram positivi e gram negativi e rilasciate nell’ambiente esterno. Il legame della<br />

subunità B (bin<strong>di</strong>ng = legame) a specifici recettori sulla superficie cellulare<br />

consente il trasferimento della porzione tossica A (active = tossica) all’interno<br />

della cellula dove viene indotto il danno cellulare.<br />

In base al meccanismo d’azione, possiamo classificare le esotossine in:<br />

• tossine emolitiche (emolisine o citolisine) enzimi che producono pori<br />

nella membrana cellulare, <strong>di</strong>geriscono materiali cellulari, alterano la<br />

composizione della membrana<br />

• tossine che alterano il contenuto intracellulare <strong>di</strong> AMP-ciclico<br />

(azione catalitica ADP-ribosilante). Ad es., la tossina colerica che nelle<br />

40


cellule della mucosa intestinale induce un accumulo <strong>di</strong> AMPc con una<br />

ipersecrezione <strong>di</strong> elettroliti ed acqua che produce la profusa <strong>di</strong>arrea<br />

acquosa caratteristica del colera.<br />

• tossine che alterano il contenuto intracellulare <strong>di</strong> AMP-ciclico<br />

(azione enzimatica adenilato ciclasica). Ad es., la tossina del Bacillus<br />

anthracis, causa dell’antrace, che nella sua forma piu’ letale, l’antrace<br />

polmonare, provoca l’aumento <strong>di</strong> AMPc nelle cellule bersaglio con edema<br />

localizzato.<br />

• tossine che inibiscono la sintesi proteica cellulare. Ad es., la<br />

tossina <strong>di</strong>fterica che nelle cellule epiteliali della faringe blocca la sintesi<br />

proteica e causa la morte cellulare.<br />

• tossine neurotrope che interferiscono con il rilascio <strong>di</strong><br />

neurotrasmettitori. Ad es., la tossina tetanica che causa una<br />

<strong>di</strong>minuzione nel rilascio dei neurotrasmettitori dai neuroni inbitori che<br />

determina la paralisi spastica caratteristica del tetano, e la tossina<br />

botulinica che causa la <strong>di</strong>minuzione del rilascio <strong>di</strong> acetilcolina nelle<br />

sinapsi periferiche con paralisi flaccida caratteristica del botulismo<br />

alimentare.<br />

IN EVIDENZA. Le anatossine o tossoi<strong>di</strong> sono esotossine alle quali è stato<br />

artificialmente eliminato il potere tossico preservando le proprietà antigeniche.<br />

Sono i costituenti dei principali vaccini antibatterici (vaccino antitetanico,<br />

anti<strong>di</strong>fterico e antipertosse).<br />

41


ENDOTOSSINA<br />

Al contrario l’endotossina è il lipolisaccaride (LPS, ve<strong>di</strong>), una delle strutture<br />

che costituiscono il rivestimento esterno dei batteri gram negativi. E’ prodotta<br />

quin<strong>di</strong> solo dai batteri Gram negativi<br />

I batteri Gram negativi rilasciano l’endotossina durante l’infezione.<br />

Quest’ultima si lega a specifici recettori presenti sulla superficie delle cellule del<br />

sistema immunitario stimolando la produzione <strong>di</strong> citochine proinfiammatorie<br />

che alimentano la reazione flogistica acuta. Nel caso <strong>di</strong> sepsi da Gram negativi,<br />

i livelli <strong>di</strong> endotossina nel sangue possono raggiungere valori molto alti,<br />

scatenando una risposta infiammatoria eccessiva, non più protettiva, ma<br />

ad<strong>di</strong>rittura dannosa, che conduce allo shock settico e nei casi più gravi al<br />

decesso.<br />

Meccanismi d’azione delle endotossine:<br />

• Liberazione massiccia <strong>di</strong> alcune citochine.<br />

• L’interazione con gli endoteli vascolari<br />

• Attivazione del complemento per via alternativa.<br />

• Attivazione della cascata <strong>di</strong> eventi legati alla coagulazione del sangue.<br />

• Produzione <strong>di</strong> me<strong>di</strong>atori come TNF, IL-1.<br />

• Aumento della permeabilità vascolare, vaso<strong>di</strong>latazione, ipotensione,<br />

shock emo<strong>di</strong>namico, aumento del catabolismo proteico (cachessia).<br />

IN EVIDENZA:<br />

SEPSI<br />

In<strong>di</strong>ca una risposta infiammatoria sistemica (SYRS, Systemic Inflammatory<br />

Response Syndrome) in organi o apparati (polmoni, addome, vie urinarie)<br />

sostenuta da gravi infezioni, principalmente da gram negativi. In misura<br />

minore, il peptidoglicano e prodotti <strong>di</strong> degradazioni (aci<strong>di</strong> tecoici e lipotecoici)<br />

dei batteri gram positivi e componenti strutturali <strong>di</strong> miceti possono stimolare<br />

una risposta pirogena della fase acuta endotossino-simile.<br />

42


La sepsi è caratterizzata dalla massiccia produzione <strong>di</strong> elevate quantità <strong>di</strong><br />

fattori infiammatori (PGs,TNFs, IL1, IL6, IL8, IL12).<br />

Le citochine proinfiammatorie innescano:<br />

- alterazione degli endoteli vascolari con collasso ipotensivo (sepsi<br />

ipotensiva)<br />

- la cascata della coagulazione con la formazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffuse coagulazioni<br />

intravasali (<strong>DI</strong>C: <strong>di</strong>sseminated intravascular coagulation)<br />

- estesi fatti emorragici con la grave compromissione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi organi<br />

SHOCK SETTICO<br />

(shock settico) ed effetti fatali per il paziente<br />

Termine utilizzato per raggruppare una serie <strong>di</strong> eventi fisiopatologici che<br />

portano al collasso del sistema circolatorio causando il quadro clinico della<br />

sindrome da insufficienza multipla <strong>di</strong> organi (MOFS) che può provocare la<br />

morte del paziente.<br />

Lo shock settico è spesso causato da bacilli gram negativi acquisiti in ospedale e si<br />

verifica comunemente in pazienti immunocompromessi e in quelli con patologie<br />

croniche. In circa 1/3 dei pazienti, tuttavia, è causato da cocchi gram + e dalla<br />

Can<strong>di</strong>da. Lo shock causato da tossine stafilococciche è denominato shock tossico,<br />

una con<strong>di</strong>zione incontrata più frequentemente nelle ragazze.<br />

Inizialmente si verifica la vaso<strong>di</strong>latazione delle arterie e delle arteriole che fanno<br />

<strong>di</strong>minuire la resistenza arteriosa periferica con una gettata car<strong>di</strong>aca normale o<br />

aumentata, anche se la frazione <strong>di</strong> eiezione può risultare <strong>di</strong>minuita all'aumentare<br />

del battito car<strong>di</strong>aco. Successivamente la gittata car<strong>di</strong>aca <strong>di</strong>minuisce e le resistenze<br />

periferiche possono aumentare. Malgrado una gittata car<strong>di</strong>aca aumentata, il flusso<br />

sanguigno verso i vasi capillari <strong>di</strong> scambio risulta <strong>di</strong>minuito, come <strong>di</strong>minuito è il<br />

rilascio dei substrati vitali, in particolare O 2 e la rimozione della CO 2 e dei prodotti<br />

del catabolismo. Questa con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuita perfusione dell'organo colpisce<br />

particolarmente i reni e il cervello con conseguente danneggiamento <strong>di</strong> uno o più<br />

43


organi viscerali. Alla fine, la gettata car<strong>di</strong>aca <strong>di</strong>minuisce e compare il quadro tipico<br />

dello shock.<br />

Fattori pre<strong>di</strong>sponenti per lo shock settico comprendono <strong>di</strong>abete mellito, cirrosi, stati<br />

leucopenici, specialmente quelli associati a neoplasie o al trattamento con agenti<br />

citotossici, infezioni antecedenti nel tratto urinario, biliare o GI, presi<strong>di</strong> invasivi,<br />

inclusi i cateteri, i tubi <strong>di</strong> drenaggio e altri corpi estranei. Inoltre costituiscono fattori<br />

pre<strong>di</strong>sponenti una precedente terapia con antibiotici, corticosteroi<strong>di</strong> o interventi<br />

strumentali per la ventilazione. Lo shock settico si verifica più spesso nei neonati,<br />

nei pazienti con più <strong>di</strong> 35 anni, nelle donne in gravidanza e nelle persone con un<br />

grave grado <strong>di</strong> immunocompromessione indotto da patologie <strong>di</strong> base o nei casi <strong>di</strong><br />

complicanze iatrogene.<br />

GLOSSARIO<br />

<strong>DI</strong>C: <strong>di</strong>sseminated intravascular coagulation: la formazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffuse<br />

coagulazioni intravasali<br />

ARDS: Acute Respiratory <strong>Di</strong>stress Syndrome, sindrome da insufficienza<br />

respiratoria acuta<br />

MOFS: Multiple Organs Failure Syndrome, sindrome da insufficienza multipla<br />

degli organi<br />

44


Le principali caratteristiche delle esotossine:<br />

• Neosintetizzate si liberano nell’ambiente esterno.<br />

• Si possono separare per filtrazione, centrifugazione<br />

• Sono <strong>di</strong> natura proteica<br />

• Sono prodotte sia dai Gram+ che dai Gram -<br />

• Sono termolabili<br />

• Resistono ai succhi gastrici tranne per l’enterotossina stafilococcica e<br />

botulinica.<br />

• Il loro potere tossico è neutralizzato dall’anticorpo specifico.<br />

• Alcune vengono trasformate in laboratorio in anatossine (tossine a cui è<br />

stato elimanto il potere tossico mantenendo le caratteristiche<br />

antigeniche. Principali componenti dei vaccini antibatterici)<br />

Le principali caratteristiche delle endotossine:<br />

• Sostanze presenti costitutivamente nella cellula batterica, non si liberano<br />

nell’ambiente se non dopo la lisi dei batteri stessi.<br />

• Sono prodotte dai soli Gram-<br />

• Sono <strong>di</strong> natura lipopolisaccari<strong>di</strong>ca.<br />

• Il potere tossico non è neutralizzato dall’anticorpo specifico.<br />

• Resiste all’azione dei succhi gastrici.<br />

• Non può essere detossificata.<br />

45


I SUPERANTIGENI sono proteine batteriche ad azione toxin-like che attivano<br />

i linfociti T CD4+, in genere senza presenza <strong>di</strong> Ag specifico, legandosi al TCR (T<br />

cell receptor) presente sui linfociti e al complesso maggiore <strong>di</strong> istocompatibiltà<br />

<strong>di</strong> classe II (MHC-II) presente sulle cellule presentanti l’antigene (antigen<br />

presenting cell, APC).<br />

L’interazione APC-linfocita T me<strong>di</strong>ata dal superantigene, senza presenza<br />

<strong>di</strong> un Ag specifico, si traduce in una alterata attivazione e proliferazione delle<br />

cellule T e nell’attivazione dei macrofagi con rilascio <strong>di</strong> elevate dosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse<br />

interleuchine (Il-1, Il-2, TNF alfa) coinvolte nella patogenesi dello shock.<br />

Mentre un antigene stimola un clone <strong>di</strong> linfociti Ag-specifico, il<br />

superantigene può indurre uno stato <strong>di</strong> attivazione <strong>di</strong> più cloni linfocitari,<br />

inducendo nel linfocita uno stato cronico <strong>di</strong> non responsività definito anergia<br />

che può portare all’apoptosi (morte cellulare) con conseguente per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> un<br />

notevole numero <strong>di</strong> linfociti T.<br />

Esempi <strong>di</strong> alcuni superantigeni <strong>di</strong> origine microbiologica<br />

• Toxic shock syndrome toxin-1 (TSST-1), prodotta da alcuni ceppi <strong>di</strong><br />

Staphylococcus aureus che causano la sindrome dello shock tossico<br />

(TSS).<br />

• Tossine pirogeniche dello Streptococcus pyogenes<br />

• Le enterotossine stifilococciche <strong>di</strong> Staphylococcus aureus<br />

• Le Sta (heat-stable toxins) <strong>di</strong> ceppi enterotossigenici <strong>di</strong> Escherichia coli<br />

(ETEC).<br />

• Superantigeni associati a Streptococcus pyogenes possono essere<br />

responsabili della psoriasi e antigeni <strong>di</strong> Mycobacterium tuberculosis, del<br />

virus rabbico e <strong>di</strong> HIV possono essere considerati superantigeni.<br />

46


IN EVIDENZA<br />

DANNO ME<strong>DI</strong>ATO DALL’OSPITE SU BASE IMMUNITARIA<br />

Ipersensibilità <strong>di</strong> II tipo o danno citotossico: cellule dell’ospite possono<br />

essere <strong>di</strong>strutte da anticorpi, complemento o cellule killer se esprimono sulla<br />

propria superficie antigeni microbici o se antigeni dell’ospite presentano una<br />

reattività crociata con antigeni del microrganismo. Ad esempio: la reattività<br />

crociata indotta da Streptococcus pyogenes è alla base <strong>di</strong> una ipotesi<br />

patogenetica della malattia reumatica post-streptococcica in quanto in questa<br />

malattia si ritrovano anticorpi e complemento legati al miocar<strong>di</strong>o e nel siero<br />

sono presenti anticorpi anti-cuore con reattività crociata verso antigeni<br />

streptococcici <strong>di</strong> varia natura.<br />

Ipersensibilità <strong>di</strong> III tipo o danno da immunocomplessi: complessi<br />

immuni solubili che si formano in eccesso <strong>di</strong> antigene circolano nel sangue e si<br />

possono depositare in vari <strong>di</strong>stretti vascolari (glomeruli, processi corioidei,<br />

articolazioni, etc.). In queste se<strong>di</strong> possono verificarsi attivazione del<br />

complemento, chemiotassi da polimorfonucleati e fenomeni infiammatori, tutti<br />

eventi in grado <strong>di</strong> creare danno. Ad esempio: la glomerulonefrite acuta post-<br />

streptococcica indotta da Streptococcus pyogenes è un tipico esempio <strong>di</strong><br />

malattia da immunocomplessi.<br />

Ipersensibilità <strong>di</strong> IV tipo o danno cellulo-me<strong>di</strong>ato: sono effettori sia i<br />

linfociti T CD4+ con la liberazione <strong>di</strong> linfochine, sia i linfociti T CD8+ con la loro<br />

azione citolitica <strong>di</strong>retta contro le cellule infette. Ad esempio: la tubercolosi<br />

indotta da M. tuberculosis è la tipica malattia sotto il controllo dell’immunità<br />

cellulp-me<strong>di</strong>ata nella quale esiste un precario equilibrio tra gli effetti positivi<br />

per l’ospite (immunità) e quelli negativi (danno).<br />

47


MODALITÀ <strong>DI</strong> TRASMISSIONE DEGLI AGENTI INFETTIVI<br />

1. Ingestione <strong>di</strong> alimenti o bevande contaminate (circuito oro-fecale)<br />

2. Vie aeree respiratorie<br />

3. Contatto <strong>di</strong>retto cutaneo-mucoso: contagio sessuale<br />

4. Trasmissione attraverso artropo<strong>di</strong> vettori<br />

5. Trasmissione per contaminazione <strong>di</strong> oggetti<br />

1. INGESTIONE <strong>DI</strong> ALIMENTI O BEVANDE CONTAMINATE<br />

Le malattie infettive che si trasmettono per via alimentare sono quelle nelle<br />

quali l’agente infettante viene eliminato con le feci e, in presenza <strong>di</strong> cattive<br />

con<strong>di</strong>zioni igieniche, riesce a raggiungere il cibo realizzando quel circuito <strong>di</strong><br />

infezione che prende il nome <strong>di</strong> trasmissione oro-fecale (colera, tifo, epatite <strong>di</strong><br />

tipo A). Le intossicazioni alimentari, invece, fanno seguito alla ingestione <strong>di</strong><br />

cibi contaminati da batteri che si moltiplicano negli alimenti producendo la<br />

tossina: quin<strong>di</strong> le patologie sono causate dall’ingestione <strong>di</strong> cibo<br />

contaminato dalla tossina, come ad esempio nel botulismo (tossina<br />

botulinica) o nelle patologie dovute alle tossine prodotte dallo Staphylococcus<br />

aureus o dal Clostri<strong>di</strong>um perfringens.<br />

2. VIA AEREA<br />

Attraverso l’inalazione <strong>di</strong> microrganismi presenti nell’aria su polveri o immessi<br />

tramite goccioline <strong>di</strong> saliva eliminate con i colpi <strong>di</strong> tosse o gli starnuti. E’ la<br />

trasmissione oro-faringea caratteristca della tubercolosi, pertosse, influenza e<br />

affezioni sostenute da virus respiratori<br />

3. CONTATTO <strong>DI</strong>RETTO CUTANEO-MUCOSO: CONTAGIO SESSUALE<br />

Per un certo numero <strong>di</strong> microrganismi, che penetrano attraverso la cute o le<br />

mucose esposte, la trasmissione tra soggetto ammalato a soggetto sano si<br />

realizza per contatto <strong>di</strong>retto, come ad esempio nelle malattie veneree (sifilide e<br />

48


gonorrea) e <strong>di</strong>verse infezioni cutanee causate ad esempio da Staphylococcus<br />

aureus da Bacillus anthracis etc. In questa categoria, si possono annoverare le<br />

infezioni che si instaurano al momento del passaggio attraverso il canale del<br />

parto (infezioni perinatali come ad esempio quelle sostenute da Neisseria<br />

gonorrhoeae).<br />

4. TRASMISSIONE ATTRAVERSO ARTROPO<strong>DI</strong> VETTORI<br />

Infezione <strong>di</strong> tessuti o nel sangue circolante da parte <strong>di</strong> microrganismi patogeni<br />

o <strong>di</strong> virus veicolati da un animale infetto (rabbia, peste) o in seguito a puntura<br />

<strong>di</strong> un artropode ematofago che si sia nutrito <strong>di</strong> sangue <strong>di</strong> un soggetto infetto<br />

(malaria). I vettori più comuni sono zecche, pidocchi, pulci, mosche, zanzare<br />

etc.<br />

5. TRASMISSIONE PER CONTAMINAZIONE <strong>DI</strong> OGGETTI<br />

La contaminazione <strong>di</strong> biancheria, utensili, aghi, siringhe, strumenti me<strong>di</strong>ci<br />

favorisce la trasmissione <strong>di</strong> microrganismi responsabili <strong>di</strong> patologie cutanee,<br />

respiratorie, urinarie e intestinali. Tale modalità <strong>di</strong> trasmissione è<br />

particolarmente attiva in ambito ospedaliero (infezioni nosocomiali), dove<br />

<strong>di</strong>spositivi sanitari, quali cateteri, tubi endotracheali, apparecchi per<br />

ventilazione meccanica, tubi da <strong>di</strong>alisi etc., rappresentano una importante<br />

fonte <strong>di</strong> contagio.<br />

Vanno inoltre ricordate:<br />

- la trasmissione trans-placentare, che comporta il trasferimento<br />

dell’agente infettivo dalla madre al feto attraverso la placenta (infezioni<br />

congenite), come ad esempio la sifilide congenita, listeriosi e la maggior<br />

parte delle infezioni virali.<br />

- la trasmissione per ferite accidentali, chirurgiche, graffi, morsi con<br />

infezioni sostenute da Clostri<strong>di</strong>um tetani, Escherichia coli e<br />

Staphylococcus aureus.<br />

49


AGENTI ANTIBATTERICI E MECCANISMI <strong>DI</strong> RESISTENZA<br />

GLOSSARIO<br />

AGENTI ANTIBATTERICI. Sostanze con caratteristiche inibitorie verso i<br />

microrganismi (comprendono gli antibiotici ed i composti sintetici) e con effetti<br />

minimi sulle cellule dell’ospite (tossicità selettiva).<br />

ANTIBIOTICI. Sostanze prodotte da microrganismi che inibiscono la crescita<br />

batterica (batteriostatici) o provocano la morte del batterio (batterici<strong>di</strong>)<br />

ATTIVITA’ BATTERIOSTATICA: il livello <strong>di</strong> attività antibatterica che inibisce la<br />

crescita del microrganismo.<br />

ATTIVITA’ BATTERICIDA: il livello <strong>di</strong> attività antibatterica che uccide il<br />

microrganismo saggiato.<br />

ANTIBIOTICI SEMI-SINTETICI. Antibiotici mo<strong>di</strong>ficati chimicamente per<br />

migliorarne le proprietà, come ad es. la stabilità e lo spettro <strong>di</strong> azione.<br />

COMBINAZIONE <strong>DI</strong> ANTIBIOTICI. Si possono usare combinazioni <strong>di</strong> antibiotici<br />

per: 1) ampliare lo spettro antibatterico per una terapia empirica o per il<br />

trattamento <strong>di</strong> infezioni polimicrobiche; 2) prevenire la comparsa <strong>di</strong><br />

microrganismi resistenti; 3) ottenere un effetto sinergico <strong>di</strong> uccisione.<br />

EFFETTO SINERGICO. Combinazione <strong>di</strong> due antibiotici che hanno attività<br />

battericida amplificata se somministrati insieme rispetto l’attività dei singoli<br />

antibiotici.<br />

EFFETTO ANTAGONISTA. Combinazione <strong>di</strong> antibiotici in cui l’attività <strong>di</strong> uno<br />

interferisce con l’attività dell’altro, ad es. l’attività della somma è minore<br />

dell’attività dei singoli farmaci.<br />

50


I PRINCIPALI MECCANISMI D’AZIONE DEI FARMACI ANTIBATTERICI<br />

1. INIBIZIONE DELLA SINTESI DELLA PARETE BATTERICA<br />

Penicilline, cefalosporine, cefamicine, monobattamici, carbapenemici:<br />

agiscono legando le PBP e gli enzimi responsabili della sintesi del<br />

peptidoglicano.<br />

inibitori della beta-lattamasi (acido clavulanico): lega le beta lattamasi e<br />

inibisce l’inattivazione enzimatica del beta-lattamico<br />

Vancomicina: interagisce con la D-alanina D-alanina terminale delle catene<br />

laterali penta-pepti<strong>di</strong>che interferendo con la formazione dei ponti tra gli strati<br />

<strong>di</strong> peptidoglicano. I batteri resistenti sostituiscono una D-alanina con un D-<br />

lattato che non lega l’antibiotico<br />

Bacitracina: altera il trasporto dei precursori del peptidoglicano<br />

Isoniazide e etionammide: impe<strong>di</strong>sce la sintesi dell’acido micolico<br />

Etambutolo: impe<strong>di</strong>sce la sintesi dell’arabinogalattano<br />

Cicloserina: altera i legami crociati degli strati del peptidoglicano<br />

La maggior parte degli antibiotici attivi sulla parete batterica sono classificati<br />

come beta-lattamici, così chiamati per la presenza <strong>di</strong> un anello beta-lattamico<br />

nella loro struttura chimica. Generalmente agiscono come batterici<strong>di</strong>,<br />

inducendo la morte della cellula batterica attraverso il blocco <strong>di</strong> specifici<br />

enzimi, detti proteine leganti la penicillina (PBP), implicati nella sintesi del<br />

peptidoglicano, componente strutturale della parete delle cellule batteriche.<br />

51


I batteri possono sviluppare resistenza nei confronti <strong>di</strong> tali molecole<br />

principalmente attraverso tre meccanismi:<br />

• l’antibiotico non riesce a penetrare nella cellula per mo<strong>di</strong>ficazione dei pori<br />

della membrana esterna, caratteristica strutturale esclusiva dei GRAM-<br />

• l’antibiotico non riesce a legarsi alle PBP poichè risultano mo<strong>di</strong>ficate in<br />

seguito a mutazioni geniche<br />

• il batterio produce beta-lattamasi che inattivano l’antibiotico<br />

2. INIBIZIONE DELLA SINTESI PROTEICA<br />

Amminoglicosi<strong>di</strong>: streptomicina, kanamicina, gentamicina, tobramicina,<br />

amikacina. Si legano irreversibilmente alle proteine 30S dei ribosomi ed<br />

esplicano un’azione battericida me<strong>di</strong>ante due effetti: la produzione <strong>di</strong> proteine<br />

aberranti e l’interruzione della sintesi proteica per rilascio prematuro del<br />

mRNA.<br />

I principali meccanismi <strong>di</strong> resistenza agli amminoglicosi<strong>di</strong> sono:<br />

• Mutazione del sito legante il ribosoma<br />

• Ridotta penetrazione nella cellule batterica<br />

• Mo<strong>di</strong>ficazione enzimatica dell’antibiotico me<strong>di</strong>ante fosforilazione,<br />

adenilazione o acetilazione dei gruppi amminici e idrossilici<br />

Tetracicline: tetraciclina, doxiciclina, minociclina. Si legano reversibilmente<br />

alla subunità ribosomiale 30S e bloccano l’attacco dell’aminoacil-RNA transfer.<br />

Possiedono un’azione batteriostatica.<br />

I principali meccanismi <strong>di</strong> resistenza alle tetracicline sono:<br />

• <strong>Di</strong>minuita penetrazione dell’antibiotico<br />

• Efflusso attivo (pompe <strong>di</strong> efflusso)<br />

• Alterazione del sito bersaglio ribosomale, con produzione <strong>di</strong> fattori simili<br />

che legano l’antibiotico senza che la sintesi proteica sia alterata<br />

• Mo<strong>di</strong>ficazione enzimatica dell’antibiotico<br />

52


Macroli<strong>di</strong>: eritromicina, azitromicina, claritromicina. Si legano reversibilmente<br />

al ribosoma 50S e bloccano l’allungamento del polipeptide. Possiedono<br />

un’azione batteriostatica.<br />

I principali meccanismi <strong>di</strong> resistenza ai macroli<strong>di</strong> sono:<br />

• Metilazione dell’RNA ribosomale 23S che impe<strong>di</strong>sce il legame<br />

dell’antibiotico<br />

• <strong>Di</strong>struzione enzimatica dell’anello lattonico<br />

• Efflusso attivo dell’antibiotico<br />

Cloramfenicolo e clindamicina: interferiscono, al pari dei macroli<strong>di</strong>, con la<br />

subunità ribosomiale 50S. Il principale meccanismo <strong>di</strong> resistenza al<br />

cloramfenicolo è l’alterazione del legame alla subunità 50S dopo acetilazione<br />

del gruppo ossidrilico della molecola antibiotica<br />

3. INIBIZIONE DELLA SINTESI DEGLI ACI<strong>DI</strong> NUCLEICI (DNA e RNA)<br />

Chinoloni: acido nali<strong>di</strong>xico, ciprofloxacina, levofloxacina, ofloxacina, etc.<br />

Inibiscono le subunità alfa della DNA girasi o topoisomerasi necessari per<br />

superavvolgere il DNA batterico.<br />

I principali meccanismi <strong>di</strong> resistenza ai chinoloni sono:<br />

• Ridotta assunzione del farmaco per alterazione delle porine <strong>di</strong> membrana<br />

• Mo<strong>di</strong>ficazione della DNA girasi<br />

Rifampicina: Si lega all’RNA polimerasi DNA-<strong>di</strong>pendente ed inibisce l’inizio<br />

della sintesi dell’RNA. E’ battericida per Mycobecterium tuberculosis.<br />

ll principale meccanismo <strong>di</strong> resistenza alla rifampicina è:<br />

• Mutazione nella subunità beta dell’RNA polimerasi DNA-<strong>di</strong>pendente<br />

I Gram negativi sono naturalmente resistenti poichè l’antibiotico idrofobico non<br />

supera la parete esterna<br />

53


4. ANTIMETABOLITI<br />

Sulfami<strong>di</strong>ci: competono con l’acido p-amminobenzoico, impedendo la sintesi<br />

<strong>di</strong> acido folico richiesto come vitamina dai mammiferi che non lo sintetizzano<br />

I principali meccanismi <strong>di</strong> resistenza ai sulfami<strong>di</strong>ci sono:<br />

• Barriere <strong>di</strong> impermeabilità<br />

• Ridotta affinità per la idrolato riduttasi<br />

5. ALTERAZIONE DELLE MEMBRANE CELLULARI<br />

Polimixina e bacitracina: alterano la membrana citoplsmatica del batterio.<br />

LA RESISTENZA AI FARMACI ANTIBATTERICI<br />

I principali meccanismi <strong>di</strong> resistenza ai farmaci antibatterici sono:<br />

1. Alterazione ed interferenza nel trasporto del farmaco, ad es. con<br />

l’alterazione delle proteine poriniche della membrana esterna dei batteri.<br />

I principali antibatterici coinvolti da tale meccanismo sono:<br />

• Beta lattamici<br />

• Bacitracina<br />

• Farmaci contro la parete dei micobatteri<br />

• Amminoglicosi<strong>di</strong><br />

• Chinoloni<br />

• Rifampicina<br />

• Antimetaboliti<br />

54


2. Mo<strong>di</strong>ficazione del sito bersaglio dell’antibiotico, ad es. con la<br />

produzione <strong>di</strong> proteine simili ai fattori <strong>di</strong> allungamento che proteggono il<br />

ribosoma 30S ai quali l’antibiotico si lega senza che la sintesi proteica<br />

venga alterata<br />

I principali antibatterici coinvolti da tale meccanismo sono:<br />

• Beta lattamici (alterate PBP)<br />

• Vancomicina (sostituzione nel peptidoglicano del terminale del<br />

pentapeptide da D-alanina in D-lattato o D-serina)<br />

• Amminoglicosi<strong>di</strong> (mutazione del sito legante il ribosoma)<br />

• Tetracicline (produzione <strong>di</strong> proteine simili al fattore <strong>di</strong> allungamento<br />

che protegge il ribosoma 30S)<br />

• Macroli<strong>di</strong> (metilazione dell’RNA ribosomiale 23S che impe<strong>di</strong>sce il<br />

legame dell’antibiotico)<br />

• Chinoloni (alterazione delle subunità alfa della DNA girasi)<br />

• Rifampicina (mo<strong>di</strong>ficazione della subunità beta dell’RNA polimerasi)<br />

• Sulfami<strong>di</strong>ci (ridotta affinità <strong>di</strong> idrofolato riduttasi)<br />

3. <strong>Di</strong>struzione o inattivazione del farmaco, ad es., la modficazione<br />

enzimatica me<strong>di</strong>ante fosforilazione, adenilazione o acetilazione dei gruppi<br />

amminici e idrossilici degli antibiotici<br />

I principali antibatterici coinvolti da tale meccanismo sono:<br />

• Beta lattamici (beta lattamasi)<br />

• Amminoglicosi<strong>di</strong> (fosforilazione, adenilazione e acetilazione della<br />

molecola)<br />

• Cloramfenicolo (acetilazione)<br />

• Macroli<strong>di</strong> (<strong>di</strong>struzione dell’anello lattonico da parte <strong>di</strong> una eritromicina<br />

esterasi)<br />

• Sulfami<strong>di</strong>ci (produzione <strong>di</strong> timi<strong>di</strong>na come antagonista)<br />

55


4. Attivazione <strong>di</strong> pompe <strong>di</strong> efflusso, il trasporto cioè dell’antibiotico<br />

all’esterno della cellula batterica<br />

APPEN<strong>DI</strong>CE<br />

FATTORI CHE INFLUENZANO LA SCELTA <strong>DI</strong> UNA TERAPIA ANTIMICROBICA<br />

• Farmacologia<br />

• Interazione con altri farmaci<br />

• Penetrazione nel sito <strong>di</strong> infezione<br />

• Costo<br />

• Tossicità<br />

• Patogeni coinvolti<br />

• Spettro <strong>di</strong> attività antimicrobica<br />

• Valutazione delle resistenze<br />

• Età del paziente<br />

• Tollerabiltà<br />

• Particolari con<strong>di</strong>zioni patologiche (ad es. insufficienza renale o epatica)<br />

• Allergie del paziente<br />

• Gravidanza<br />

56


PRINCIPI <strong>DI</strong> <strong>DI</strong>AGNOSTICA MICROBIOLOGICA<br />

Lo scopo dell’esame batteriologico è quello <strong>di</strong> verificare la presenza <strong>di</strong> un<br />

batterio patogeno in un in<strong>di</strong>viduo. La <strong>di</strong>anosi microbiologica è un processo<br />

articolato in <strong>di</strong>verse fasi:<br />

1. PRELIEVO del materiale da esaminare che può essere costituito da:<br />

• campioni oro-faringei<br />

• liquido pleurico<br />

• sangue<br />

• urine<br />

• campioni ostetrici<br />

• escreato o lavaggio bronchiale<br />

• liquido peritoneale<br />

• liquido cefalo rachi<strong>di</strong>ano<br />

In questa fase del processo <strong>di</strong>agnostico è doveroso osservare alcune regole tra<br />

cui:<br />

- eseguire il prelievo al momento più opportuno a seconda del tipo <strong>di</strong><br />

batterio e <strong>di</strong> materiale e comunque prima <strong>di</strong> intraprendere qualunque<br />

terapia antibiotica<br />

- evitare l’inquinamento da parte <strong>di</strong> microrganismi estranei<br />

- evitare alterazioni del materiale dal momento del prelievo a quello<br />

dell’esame<br />

2. ESAME MICROSCOPICO <strong>DI</strong>RETTO eseguito in preparati colorati con il<br />

metodo <strong>di</strong> Gram. Generalmente non consente l’identificazione definitiva dei<br />

batteri osservati ma fornisce informazioni <strong>di</strong> carattere generale che aiutano ad<br />

orientare le tappe successive dell’indagine <strong>di</strong>agnostica.<br />

57


3. ISOLAMENTO dei batteri presenti nel materiale prelevato attraverso l’esame<br />

colturale. Quest’ultimo implica la scelta del terreno e delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

incubazione più idonee alla crescita del batterio <strong>di</strong> cui si ricerca la presenza o<br />

l’impiego <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi terreni e varie con<strong>di</strong>zioni d’incubazione in assenza <strong>di</strong> uno<br />

specifico sospetto <strong>di</strong>agnostico.<br />

4. IDENTIFICAZIONE DEFINITIVA che richiede l’allestimento <strong>di</strong> colture pure ed<br />

omogenee, ottenute inoculando il terreno con una singola coltura ben isolata,<br />

al fine <strong>di</strong> poter esaminare i caratteri del ceppo batterico in esame:<br />

• caratteri microscopici (morfologia, aggruppamento, caratteri tintoriali)<br />

• caratteri biochimici (produzione <strong>di</strong> specifici metaboliti, presenza <strong>di</strong><br />

particolari enzimi)<br />

• caratteri antigeni<br />

5. ANTIBIOGRAMMA: test per l’in<strong>di</strong>viduazione degli antibiotici nei confronti dei<br />

quali il nostro isolato è sensibile e/o resistente. A tale scopo è necessario<br />

allestire delle piastre inoculate in superficie con una quantità <strong>di</strong> batteri in grado<br />

<strong>di</strong> formare una patina uniforme sul terreno. A questo punto si depongono, sulla<br />

superficie della piastra, una serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>schi <strong>di</strong> carta imbevuti <strong>di</strong> adatte<br />

concentrazioni <strong>di</strong> antibiotico. Se il batterio in esame è sensibile al farmaco si<br />

assisterà alla comparsa, attorno al <strong>di</strong>sco stesso, <strong>di</strong> una zona circolare più o<br />

meno ampia (in rapporto alla maggiore o minore sensibilità del batterio), il<br />

cosiddetto alone <strong>di</strong> inbizione.<br />

Prove sierologiche<br />

I test sierologici misurano la risposta anticorpale sierica del paziente in seguito<br />

ad una infezione. I principali sono:<br />

- Saggi <strong>di</strong> agglutinazione<br />

- Reazione <strong>di</strong> fissazione del complemento<br />

- ELISA o immunoenzimatico<br />

58


- Immunofluorescenza <strong>di</strong>retta e in<strong>di</strong>retta<br />

- Western blot<br />

Occorre ricordare che la presenza <strong>di</strong> anticorpi non sempre sta ad in<strong>di</strong>care<br />

un’infezione in atto ma può essere la conseguenza <strong>di</strong> vaccinazioni o infezioni<br />

pregresse. Per escludere tali dubbi è opportuno analizzare due campioni <strong>di</strong><br />

siero, prelevati a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> alcuni giorni l’uno dall’altro, in modo tale da<br />

verificare, in caso <strong>di</strong> risultato positivo del test, se c’è un aumento del titolo<br />

anticorpale.<br />

59


LE VACCINAZIONI<br />

da: Michela La Placa<br />

Principi <strong>di</strong> Microbiologia Me<strong>di</strong>ca, Esculapio E<strong>di</strong>tore<br />

60


IL CALENDARIO VACCINALE PER L’INFANZIA<br />

da: Michela La Placa<br />

Principi <strong>di</strong> Microbiologia Me<strong>di</strong>ca<br />

Esculapio E<strong>di</strong>tore<br />

61


NOTE<br />

Questo materiale non può essere <strong>di</strong>stribuito,<br />

mo<strong>di</strong>ficato o pubblicato né in forma cartacea, né su un sito<br />

(a parte quelli autorizzati dai Docenti responsabili), né<br />

utilizzato per motivi pubblici o commerciali.<br />

E’ possibile utilizzare il materiale solo per motivi<br />

personali e non commerciali, purché ogni copia <strong>di</strong> questo<br />

materiale preservi tutti i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> copyright e <strong>di</strong> proprietà<br />

intellettuale, sempre dopo richiesta rivolta ai Docenti<br />

responsabili.<br />

62

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!