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La salute e le malattie degli immigrati. Aree critiche e spazi di ...

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<strong>La</strong> <strong>salute</strong> e <strong>le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>degli</strong> <strong>immigrati</strong>.<br />

<strong>Aree</strong> <strong>critiche</strong> e <strong>spazi</strong> <strong>di</strong> ambiguità<br />

<strong>di</strong> Aldo Morrone*<br />

* Responsabi<strong>le</strong> Servizio <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Preventiva del<strong>le</strong><br />

Migrazioni, del Turismo e <strong>di</strong> Dermatologia Tropica<strong>le</strong><br />

Istituto Scientifico San Gallicano (IRCCS) Roma<br />

Questa relazione è de<strong>di</strong>cata a Luigi <strong>di</strong> Liegro, figura straor<strong>di</strong>naria <strong>di</strong> amico fraterno, con il qua<strong>le</strong> ho con<strong>di</strong>viso emozioni,<br />

angosce e sogni. Autentico uomo <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong> speranza e <strong>di</strong> carità, contro ogni <strong>di</strong>sperazione. Persona trasparente, che non<br />

ha mai fatto della solidarietà e del volontariato un pie<strong>di</strong>stallo <strong>di</strong> potere, un'istituzione <strong>di</strong> e<strong>le</strong>mosina, ma che ha vissuto<br />

sulla propria pel<strong>le</strong> la solitu<strong>di</strong>ne amara e profonda del samaritano alla ricerca, non già <strong>di</strong> chi aiutare, ma <strong>di</strong> giustizia socia<strong>le</strong><br />

che riducesse sempre più il numero del<strong>le</strong> persone "costrette" ad essere aiutate.<br />

Qual è la <strong>di</strong>fferenza fra la Tanzania e la Goldman Sachs?<br />

L'una è un paese africano che produce un red<strong>di</strong>to<br />

<strong>di</strong> 2,2 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dollari l'anno<br />

e lo <strong>di</strong>vide tra i suoi<br />

25 milioni <strong>di</strong> abitanti.<br />

L'altra è una banca <strong>di</strong> investimento che produce un uti<strong>le</strong> annuo <strong>di</strong> 2,6 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dollari e ne <strong>di</strong>stribuisce il grosso tra 161<br />

persone. ("The Guar<strong>di</strong>an" 10 <strong>di</strong>cembre 1993)<br />

INTRODUZIONE<br />

Gli <strong>immigrati</strong> si ammalano oppure no? Importano <strong>malattie</strong> nel nostro paese oppure no? Su quali dati e su quali esperienze<br />

fon<strong>di</strong>amo la nostra analisi? Esistono in <strong>le</strong>tteratura me<strong>di</strong>co-scientifica dati "oggettivi" sul "rischio-<strong>salute</strong>-<strong>immigrati</strong>"? Gli<br />

<strong>immigrati</strong> rappresentano una categoria a rischio come i "tossico<strong>di</strong>pendenti", e i "malati <strong>di</strong> AIDS"? Recentemente ad un<br />

Convegno naziona<strong>le</strong> sulla <strong>salute</strong> <strong>degli</strong> <strong>immigrati</strong> ho potuto ascoltare me<strong>di</strong>ci affermare che i Brasiliani e i Colombiani sono<br />

popolazioni ad alto rischio per l'infezione da HIV. Ê vera questa affermazione o va corretta? Sembra che sugli <strong>immigrati</strong><br />

sia nata una <strong>le</strong>ggenda più o meno metropolitana, che li vuo<strong>le</strong> ora assolutamente sani, una sorta <strong>di</strong> "supermen d'acciaio",<br />

ora assolutamente pieni del<strong>le</strong> più terribili <strong>malattie</strong> come l'AIDS, la <strong>le</strong>bbra, la tubercolosi, il virus Ebola. É mai possibi<strong>le</strong> che<br />

in tanti anni <strong>di</strong> analisi sulla realtà dell'immigrazione, non si sia riusciti ad uscire dal <strong>di</strong><strong>le</strong>mma ideologico: chi vuo<strong>le</strong> gli<br />

<strong>immigrati</strong> li <strong>di</strong>pinge sani, chi li rifiuta li <strong>di</strong>segna malati e contagiosi?<br />

Cre<strong>di</strong>amo che oggi sia giunto il momento <strong>di</strong> fare chiarezza scientifica su questo prob<strong>le</strong>ma cercando <strong>di</strong> andare oltre ogni<br />

ideologia. <strong>La</strong> scienza non può rimanere prigioniera dell'ideologia, ma pur senza avere la pretesa <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>staccata dal<br />

fenomeno, dall'esperimento, come si credeva in passato, deve cercare <strong>di</strong> fare un salto <strong>di</strong> qualità.<br />

Chiunque <strong>di</strong> voi, me<strong>di</strong>co, ricercatore, amministratore, donna o uomo <strong>di</strong> scienza, non si accontenterebbe <strong>di</strong> cifre, <strong>di</strong> numeri<br />

senza analisi, senza in<strong>di</strong>care meto<strong>di</strong> scientifici, strumenti usati, riferimenti bibliografici ragionati e controllati, cioè in poche<br />

paro<strong>le</strong>, nessuno scienziato accetta i risultati <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> scientifici, senza avere la possibilità <strong>di</strong> vedere, controllare e verificare<br />

la "scientificità" secondo linee <strong>di</strong> ricerca confermate dalla comunità scientifica internaziona<strong>le</strong>. Con particolare riferimento<br />

al periodo <strong>di</strong> osservazione, al numero dei casi stu<strong>di</strong>ati, al<strong>le</strong> meto<strong>di</strong>che utilizzate, al<strong>le</strong> modalità <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi, se solo clinica, o<br />

confermata da dati <strong>di</strong> laboratorio, al<strong>le</strong> terapie, al follow up, al<strong>le</strong> considerazioni e alla vali<strong>di</strong>tà del<strong>le</strong> conclusioni. Bene, per<br />

quanto riguarda <strong>le</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>salute</strong> <strong>degli</strong> <strong>immigrati</strong> in Italia è accaduto proprio questo: sono stati <strong>di</strong>ffusi e accettati<br />

dalla comunità scientifica dati, cifre numeri e conseguenti interpretazioni, prive della benché minima evidenza scientifica.<br />

Persino scienziati appartenenti all'or<strong>di</strong>ne naziona<strong>le</strong> dei biologi, "hanno sentito la necessità", pochi mesi fa, <strong>di</strong> "sparare <strong>le</strong><br />

loro fantastiche i<strong>di</strong>ozie pseudoscientifiche" con l'autorità <strong>di</strong> chi dovrebbe controllare la Scientificità dei biologi, come<br />

l'Or<strong>di</strong>ne Naziona<strong>le</strong>,che, in tutta franchezza, non solo <strong>di</strong>mostra la tota<strong>le</strong> superficialità <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio scientifico sull'argomento,


ma induce allo sgomento se pensiamo che ta<strong>le</strong> capacità <strong>di</strong> analisi scientifica possa essere utilizzata come strumento per<br />

altri stu<strong>di</strong> e ricerche. Poveri noi!<br />

2 LA SALUTE DEGLI IMMIGRATI: STATO ATTUALE<br />

<strong>La</strong> persona immigrata <strong>di</strong> solito, così come ormai dall'introduzione del ticket accade per gli italiani a basso red<strong>di</strong>to, per i<br />

pensionati e per i senza fissa <strong>di</strong>mora, si rivolge ai servizi sociosanitari solo in caso d'urgenza o <strong>di</strong> malattia conclamata,<br />

quando cioè non può proprio farne a meno. Dai numerosi dati raccolti in varie ricerche multicentriche (Lemma et al.,<br />

1990; Cerami et al., 1992; Morrone, Passi, Fazio, 1992; Geraci, 1995), appare ormai evidente che gli <strong>immigrati</strong> dai Paesi<br />

in via <strong>di</strong> sviluppo (PVS) possiedono una <strong>salute</strong> sostanzialmente integra al loro arrivo in Italia. Questo dato <strong>di</strong> fatto è stato<br />

definito effetto migrante sano, ed è dovuto a un'autose<strong>le</strong>zione <strong>di</strong> chi decide <strong>di</strong> emigrare, che generalmente è forte,<br />

giovane, con più spirito <strong>di</strong> iniziativa, più stabilità psicologica, in una parola più sano, tenendo presente che il proprio<br />

corpo, insieme alla capacità lavorativa, è l'unico mezzo <strong>di</strong> scambio, almeno inizialmente, che si ha con la nuova società.<br />

Una buona <strong>salute</strong> rappresenta l'unica certezza su cui investire il proprio futuro e quello della famiglia, spesso in attesa nel<br />

paese d'origine. Ricor<strong>di</strong>amo che l'immigrazione, almeno nella fase inizia<strong>le</strong>, ma purtroppo spesso ancora oggi, rappresenta<br />

una realtà <strong>di</strong> neoschiavismo, si tratta <strong>di</strong> un vero e proprio mercato <strong>di</strong> braccia-lavoro, in funzione del profitto del lavoro<br />

nero.<br />

Nel paese ospite avviene un'ulteriore se<strong>le</strong>zione a rovescio, per cui molti stranieri, avendo durante la loro permanenza<br />

contratto <strong>malattie</strong> croniche invalidanti, ritornano nel paese d'origine (Costa, 1993). Queste considerazioni hanno valore<br />

relativo per i rifugiati, per i quali l'emigrazione non è stata una scelta, e sul cui corpo vi sono i segni del<strong>le</strong> con<strong>di</strong>zioni in cui<br />

si sono consumati l'esilio e <strong>le</strong> forme <strong>di</strong> repressione e <strong>di</strong> vio<strong>le</strong>nza subite.<br />

Purtroppo, il "patrimonio <strong>salute</strong>" in "dotazione" all'immigrato viene, più o meno rapidamente consumato (l'intervallo <strong>di</strong><br />

benessere - cioè il periodo <strong>di</strong> tempo me<strong>di</strong>o che trascorre dall'arrivo in Italia, alla prima visita in un ambulatorio me<strong>di</strong>co -<br />

varia me<strong>di</strong>amente dai otto - <strong>di</strong>eci mesi dell'esperienza <strong>di</strong> Roma, agli ottanta - cento giorni <strong>di</strong> Genova), per una serie <strong>di</strong><br />

"fattori <strong>di</strong> rischio" quali: il ma<strong>le</strong>ssere psicologico <strong>le</strong>gato alla con<strong>di</strong>zione d'immigrato, la mancanza <strong>di</strong> lavoro e red<strong>di</strong>to, la<br />

sottoccupazione in lavori rischiosi e non tutelati, il degrado abitativo in un contesto <strong>di</strong>verso dal paese d'origine, l'assenza<br />

del supporto familiare, il clima e <strong>le</strong> abitu<strong>di</strong>ni alimentari <strong>di</strong>verse, che spesso si aggiungono a una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> status<br />

nutriziona<strong>le</strong> compromesso, la <strong>di</strong>scriminazione nell'accesso ai servizi sanitari.<br />

Compaiono, in tal modo, quel<strong>le</strong> che possono essere definire <strong>malattie</strong> da <strong>di</strong>sagio o meglio <strong>malattie</strong> da degrado: patologie<br />

da raffreddamento con continue reci<strong>di</strong>ve, da cattiva alimentazione, <strong>malattie</strong> traumatiche, da aggressioni o accidentali;<br />

<strong>di</strong>sturbi acuti del<strong>le</strong> vie aeree, dell'apparato <strong>di</strong>gerente, del sistema osteo-articolare ma anche <strong>di</strong> interesse genito-urinario,<br />

odontostomatologico, dermatologico. Inoltre, si possono in<strong>di</strong>viduare del<strong>le</strong> <strong>malattie</strong> ancora non specifiche dell'immigrato<br />

ma in<strong>di</strong>canti uno stato <strong>di</strong> estrema emarginazione: sono <strong>le</strong> <strong>malattie</strong> della povertà propriamente dette, e cioè la tubercolosi,<br />

la scabbia, la pe<strong>di</strong>culosi, alcune affezioni micotiche, virali e veneree (Geraci, 1992; Costa, 1993; Lemma et al., 1990;<br />

Morrone et al, 1992).<br />

Consapevoli dell'importanza che il fenomeno dell'immigrazione avrebbe assunto negli anni successivi, sin dal gennaio<br />

1985, presso l'Istituto Scientifico San Gallicano <strong>di</strong> Roma, è stato aperto un Servizio <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Preventiva del<strong>le</strong><br />

Migrazioni, che costituisce un valido osservatorio del<strong>le</strong> <strong>malattie</strong> presenti negli <strong>immigrati</strong>, essendo un servizio pubblico e<br />

gratuito. Dal 1° gennaio 1985 al 30 novembre 1997, sono stati visitati 25.670 pazienti <strong>immigrati</strong> irregolari, 10.460 erano<br />

<strong>di</strong> sesso femmini<strong>le</strong> e 15.210 <strong>di</strong> sesso maschi<strong>le</strong>. Il 10% era costituito da bambini, che, assai rari in passato, sono sempre<br />

più frequenti. Attualmente il 48 per cento proviene dall'Africa (negli anni 1985-91 era il 73 per cento), il 22 per cento<br />

dall'America Centro-meri<strong>di</strong>ona<strong>le</strong> (negli anni 1985-91 era il 7 per cento), il 21 per cento dall'Asia (negli anni 1985-91 era il<br />

12 per cento), il 19 per cento giunge dall'Europa dell'est (negli anni 1985-91 era l' 8 per cento).<br />

Il 38 per cento presenta un livello <strong>di</strong> istruzione secondaria superiore, il 9,8 per cento un livello <strong>di</strong> istruzione universitaria,<br />

mentre il 18% è laureato. Il 21,3 per cento appartiene alla fascia d'età 12-20 anni, mentre il 53,8% fa parte della fascia<br />

d'età 21-30 anni, comp<strong>le</strong>ssivamente l'85%<strong>degli</strong> <strong>immigrati</strong> osservati presenta meno <strong>di</strong> 30 anni. Le <strong>malattie</strong> che sono state<br />

maggiormente stu<strong>di</strong>ate nella popolazione immigrata sono <strong>le</strong> <strong>malattie</strong> sessualmente trasmissibili (MST), compresa<br />

l'infezione da HIV e AIDS conclamato, e la tubercolosi, che sono ritenute, ancora oggi, nell'immaginario col<strong>le</strong>ttivo, i<br />

pericoli più gravi ed imme<strong>di</strong>ati per la <strong>salute</strong> <strong>degli</strong> italiani.<br />

2.1 MALATTIE SESSUALMENTE TRASMESSE<br />

Le MST rappresentano ancora un prob<strong>le</strong>ma <strong>di</strong> <strong>salute</strong> pubblica, nonostante i numerosi progressi compiuti a livello<br />

sperimenta<strong>le</strong> e clinico. Le recenti acquisizioni <strong>di</strong> raffinate tecniche <strong>di</strong>agnostiche e <strong>di</strong> protocolli terapeutici vali<strong>di</strong>, con<br />

l'utilizzazione <strong>di</strong> nuove mo<strong>le</strong>co<strong>le</strong> farmacologiche, rendono certamente la <strong>di</strong>agnosi, il decorso e la prognosi del<strong>le</strong> MST più<br />

semplice e meno carica <strong>di</strong> implicazioni psicologiche rispetto agli anni passati. Questo però è vero solo per i paesi sviluppo<br />

avanzato, mentre non lo è per i paesi in via <strong>di</strong> sviluppo, dove <strong>le</strong> scarse risorse economiche non consentono l'esecuzione <strong>di</strong><br />

pratiche <strong>di</strong>agnostiche precise e atten<strong>di</strong>bili, e l'uso <strong>di</strong> farmaci <strong>di</strong> ultima generazione. <strong>La</strong> <strong>di</strong>ffusione del<strong>le</strong> MST, sembra<br />

invece procedere in senso inversamente proporziona<strong>le</strong> al<strong>le</strong> risorse tecnologiche, invadendo sempre <strong>di</strong> più i PVS.<br />

Secondo i dati dell'OMS, nel 1995 si contavano circa 236 milioni <strong>di</strong> persone colpite dalla trichomoniasi, con 94 milioni <strong>di</strong><br />

nuovi casi all'anno; 162 milioni <strong>di</strong> soggetti affetti dall'infezione da Chlamy<strong>di</strong>a, con 97 milioni <strong>di</strong> nuovi casi annuali; 32<br />

milioni <strong>di</strong> nuovi casi per anno <strong>di</strong> con<strong>di</strong>lomi acuminati; 78 milioni <strong>di</strong> nuovi casi <strong>di</strong> gonorrea; l'herpes genitalis e la sifilide


colpiscono ogni anno rispettivamente 21 e 18 milioni <strong>di</strong> persone; oltre 9 milioni sono gli in<strong>di</strong>vidui affetti da ulcera<br />

venerea. (WHO, 1995).<br />

Dal gennaio 1991 è ufficialmente operativo in Italia un sistema <strong>di</strong> sorveglianza del<strong>le</strong> MST che, in collaborazione con 47<br />

centri clinici pubblici, sia universitari che ospedalieri, funge da osservatorio della <strong>di</strong>ffusione del<strong>le</strong> MST. Dal gennaio 1991<br />

al <strong>di</strong>cembre 1995, sono stati segnalati 4.262 casi <strong>di</strong> MST in pazienti stranieri.<br />

Dai dati raccolti emerge il profilo <strong>di</strong> un paziente straniero preva<strong>le</strong>ntemente eterosessua<strong>le</strong>, maschio e con scarsa<br />

istruzione.<br />

Per quanto riguarda l'incidenza <strong>di</strong> casi <strong>di</strong> AIDS conclamato in persone straniere, al 31 <strong>di</strong>cembre 1995, il Registro<br />

Naziona<strong>le</strong> AIDS, segnalava 1.103 casi, per una popolazione ufficialmente presente <strong>di</strong> oltre 1.250.000. Tali soggetti<br />

presentavano un'età me<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> 32 anni ed erano, per l'81 per cento <strong>di</strong> sesso maschi<strong>le</strong>. A <strong>di</strong>fferenza dei soggetti italiani<br />

affetti da AIDS, che, per il 65,7 per cento è rappresentato da tossico<strong>di</strong>pendenti, il gruppo più numeroso tra gli stranieri è<br />

quello omosessua<strong>le</strong> (38,2 per cento), seguito da quello eterosessua<strong>le</strong> (33,3 per cento) entrambi non tossico<strong>di</strong>pendenti<br />

(Suligoi e Giuliani, 1995).<br />

Il sistema <strong>di</strong> sorveglianza del<strong>le</strong> MST, svolge un'opera <strong>di</strong> notevo<strong>le</strong> importanza in termini temporali e geografici, ma è<br />

sicuramente parzia<strong>le</strong>, fotografando solo la punta dell'iceberg del<strong>le</strong> MST realmente presenti in Italia.<br />

Nell'Istituto San Gallicano, la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> MST ha rappresentato il 12 per cento del tota<strong>le</strong> del<strong>le</strong> <strong>di</strong>agnosi, effettuate dal<br />

Servizio <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Preventiva del<strong>le</strong> Migrazioni, con un andamenti in progressivo aumento, in particolare rispetto alla<br />

prima metà <strong>degli</strong> anni ottanta. Il 78% dei casi <strong>di</strong> MST è stato osservato in uomini, con un'età me<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> 24 anni, per il<br />

94% eterosessuali. Il 61% proviene dall'Africa nord-orienta<strong>le</strong>, il 21% dall'Europa dell'est, mentre il 12% è <strong>di</strong> origine<br />

centro-sud americano.<br />

Occorre sottolineare che l'apparente alto numero <strong>di</strong> casi <strong>di</strong> sifilide osservato (334 casi dal 1985 al 1996), è stato<br />

determinato dal<strong>le</strong> procedure adottate da alcune associazioni <strong>di</strong> volontariato, come la Caritas, che negli anni 1983-89,<br />

richiedeva a tutti gli <strong>immigrati</strong> che avessero voluto partecipare al<strong>le</strong> loro mense, l'esecuzione <strong>di</strong> alcuni esami <strong>di</strong> laboratorio,<br />

ivi compresa la VDRL, esame ematologico non sufficiente da solo a porre la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> sifilide. Questa pratica determinò<br />

una notevo<strong>le</strong> confusione <strong>di</strong>agnostica, in quanto molte volte furono <strong>di</strong>agnosticate come sifilide, reazioni sierologiche<br />

positive aspecifiche. Su un tota<strong>le</strong> <strong>di</strong> 1.892 pazienti che si sono rivolti al nostro Istituto, con al<strong>le</strong>gata positività a una del<strong>le</strong><br />

indagini sierologiche per la sifilide, solo per 327 <strong>di</strong> essi veniva confermata, con l'esecuzione <strong>di</strong> tutti i test specifici, la<br />

<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> sifilide primo-secondaria.<br />

Questa esperienza conferma ulteriormente che l' accertamento <strong>di</strong>agnostico del<strong>le</strong> principali MST debba essere eseguito<br />

solo in centri altamente specializzati, come i presi<strong>di</strong> ospedalieri ed universitari dermo-venereologici. In base all'anamnesi,<br />

non sempre agevo<strong>le</strong>, alla data presunta <strong>di</strong> arrivo in Italia, all'esor<strong>di</strong>o della sintomatologia e ai dati <strong>di</strong> laboratorio, si può<br />

ritenere verosimi<strong>le</strong> la possibilità che in oltre il 90% dei casi, l'infezione sia stata contratta in Italia.<br />

In 581 casi i pazienti presentavano basse positività al<strong>le</strong> indagini specifiche per lue, che sono state interpretate come<br />

cicatrici sierologiche <strong>di</strong> pregresse infezioni contratte e incongruamente trattate nei paesi d'origine.<br />

Sono stati osservati inoltre 389 casi <strong>di</strong> prostatiti aspecifiche, mentre in 427 pazienti che riferivano una sintomatologia<br />

suggestiva per uretrite, non presentavano alcun riscontro obiettivo nei 3 <strong>di</strong>versi controlli clinici e microbiologici eseguita<br />

<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> sette giorni l'uno dall'altro.<br />

<strong>La</strong> consistenza del<strong>le</strong> MST, in rapporto alla popolazione straniera realmente presente in Italia, non è epidemiologicamente<br />

ri<strong>le</strong>vante, pur presentando però alcune caratteristiche particolari:<br />

<strong>le</strong> MST sono in numero almeno <strong>di</strong>eci volte superiore rispetto al<strong>le</strong> segnalazioni ufficiali;<br />

<strong>le</strong> manifestazioni cliniche del<strong>le</strong> MST presentano una notevo<strong>le</strong> variabilità morfologica;<br />

la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> MST su cute <strong>di</strong> colore, comporta maggiori <strong>di</strong>fficoltà;<br />

nei pazienti <strong>immigrati</strong> la sierologia è spesso mo<strong>di</strong>ficata da terapie incongrue;<br />

la patologia propriamente tropica<strong>le</strong>, pur essendo ancora relativamente rara, è in lieve aumento.<br />

In ultima analisi, un'attenta elaborazione dei dati sul<strong>le</strong> MST presenti negli stranieri, fa ritenere del tutto fantasiosa l'ipotesi<br />

<strong>di</strong> rischi <strong>di</strong> contagio per la popolazione italiana, ma pone certamente prob<strong>le</strong>mi <strong>di</strong> educazione sanitaria e <strong>di</strong> prevenzione<br />

che non vanno <strong>di</strong>sattesi.<br />

2.2 MIGRAZIONE, STRESS E ALIMENTAZIONE<br />

A conferma <strong>di</strong> come la "povertà" sia un grave fattore <strong>di</strong> rischio per gli <strong>immigrati</strong>, riportiamo i risultati del<strong>le</strong> ricerche<br />

condotte presso il laboratorio <strong>di</strong> Fisiopatologia cutanea dell'Istituto <strong>di</strong> ricerca scientifica del San Gallicano. Da molti anni


vengono stu<strong>di</strong>ati i prob<strong>le</strong>mi clinici e sperimentali dell'aging, cioè dell'invecchiamento, della degenerazione cellulare e dei<br />

fenomeni ra<strong>di</strong>calici e perossidativi a essi col<strong>le</strong>gati. Ma perché i prob<strong>le</strong>mi dell'invecchiamento sono connessi<br />

all'immigrazione?<br />

Circa <strong>di</strong>eci anni fa, la pubblicazione <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o sulla vita me<strong>di</strong>a dell'uomo nel mondo portò a rif<strong>le</strong>ttere sul fatto che per<br />

alcune popolazioni africane (in particolare Burun<strong>di</strong>, Burkina Faso, Mali, Zaire, Uganda, Etiopia, Tanzania, Eritrea) nulla era<br />

cambiato rispetto a migliaia <strong>di</strong> anni prima, mentre per il resto del mondo la durata della vita si era considerevolmente<br />

incrementata. Il prob<strong>le</strong>ma si ripropose qualche anno dopo quando il laboratorio iniziò a occuparsi dei fattori pre<strong>di</strong>sponenti<br />

all'AIDS. Stu<strong>di</strong> epidemiologici internazionali <strong>di</strong>mostrano in modo inoppugnabi<strong>le</strong> come la sieropositività per HIV, non sia<br />

sufficiente per ammalarsi <strong>di</strong> AIDS, o venire a contatto col virus non significhi necessariamente contrarlo. <strong>La</strong> sieropositività<br />

<strong>le</strong>gata a trasmissione eterosessua<strong>le</strong> con associata infezione materno/feta<strong>le</strong> e l'AIDS sono concentrati in quel<strong>le</strong> nazioni in<br />

cui la vita me<strong>di</strong>a è più bassa. Secondo i dati dell'OMS, l'Africa sarebbe il continente con il maggior numero <strong>di</strong> sieropositivi,<br />

circa 8.000.000 <strong>di</strong> cui oltre 250.000 affetti da AIDS. Il dramma è che non c'è solo l'HIV o l'AIDS. È come se fosse stato<br />

scoperchiato il vaso <strong>di</strong> Pandora del<strong>le</strong> <strong>malattie</strong> infettive tutte, dalla malaria alla <strong>le</strong>bbra, dall'AIDS alla tubercolosi, al<strong>le</strong><br />

rickettsiosi. Cos'è che rende queste popolazioni così suscettibili al<strong>le</strong> infezioni?<br />

C'è una relazione tra questa suscettibilità e la ridotta vita me<strong>di</strong>a? Da precedenti stu<strong>di</strong> dell'équipe del San Gallicano erano<br />

risultate evidenti alcune relazioni (alterazioni del<strong>le</strong> membrane cellulari, per<strong>di</strong>ta dell'omeostasi cellulare, degenerazione<br />

cellulare, invecchiamento, morte) tramite la quantificazione, in modo non equivoco, <strong>di</strong> alcuni fattori coinvolti<br />

significativamente nel meccanismo omeostatico: gli aci<strong>di</strong> polinsaturi dei fosfolipi<strong>di</strong> (Pl- PUFA) e <strong>le</strong> mo<strong>le</strong>co<strong>le</strong> essenziali del<br />

pool antiossidativo intracellulare: vitamina E (Vit E), glutatione ridotto (GSh), glutatione perossidasi (GSH-Px),<br />

superossido <strong>di</strong>smutasi (SOD), ubichinone (UBI) in grado <strong>di</strong> proteggere contro i ra<strong>di</strong>cali endogeni, soprattutto ossira<strong>di</strong>cali,<br />

e che rappresentano <strong>le</strong> <strong>di</strong>fese primarie e secondarie del<strong>le</strong> cellu<strong>le</strong>. (Passi, De Luca, Picardo et al., 1990; Passi, Picardo,<br />

Morrone et al., 1990; Passi, Morrone, De Luca et al., 1991; Passi, Picardo, Morrone et al., 1993; Ippolito, Passi, Caprilli et<br />

al., 1989). È noto che i PUFA del<strong>le</strong> membrane cellulari presenti soprattutto nei fosfolipi<strong>di</strong> giocano un ruolo vita<strong>le</strong> nella<br />

fisiologia cellulare tramite due meccanismi principali:<br />

mantenimento della integrità e flui<strong>di</strong>tà del<strong>le</strong> membrane, in associazione al co<strong>le</strong>sterolo (ruolo strumenta<strong>le</strong>);<br />

biosintesi <strong>di</strong> eicosanoi<strong>di</strong> regolatori (prostaglan<strong>di</strong>ne, <strong>le</strong>ucotrieni, ruolo regolatorio).<br />

Questi in associazione ad altri messaggeri sono in grado <strong>di</strong> stimolare <strong>le</strong> cellu<strong>le</strong> nell'esp<strong>le</strong>tamento <strong>di</strong> funzioni basilari quali<br />

<strong>di</strong>visione, secrezione e <strong>di</strong>fferenziamento. É noto che dal<strong>le</strong> membrane cellulari trae origine la risposta immune. Quin<strong>di</strong> se la<br />

Vit E è assente dalla <strong>di</strong>eta è verosimi<strong>le</strong> supporre danni al<strong>le</strong> membrane del<strong>le</strong> cellu<strong>le</strong>, comprese quel<strong>le</strong> dei linfociti, che sono<br />

<strong>le</strong> cellu<strong>le</strong> a più alto contenuto <strong>di</strong> Vit E rispetto a tutte <strong>le</strong> altre del regno anima<strong>le</strong> e vegeta<strong>le</strong>. Questi composti biochimici<br />

sono significativamente ridotti nei soggetti sieropositivi e l'alterazione è tanto più grave quanto più si proceda verso<br />

l'AIDS. Questi fattori sono stati testati in perio<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi in 583 <strong>immigrati</strong> della regione sub-sahariana, con il riscontro del<strong>le</strong><br />

medesime deficienze nel 68% dei casi. Gli <strong>immigrati</strong> stu<strong>di</strong>ati erano residenti in Italia da un periodo <strong>di</strong> tre mesi a due anni<br />

e rappresentavano una porzione tra <strong>le</strong> più attive e sane del<strong>le</strong> popolazioni da cui provenivano.<br />

Si potrebbe pensare che la residenza in Italia abbia contribuito alla deficienza dei suddetti parametri ematici, che possono<br />

essere in<strong>di</strong>cati come cell health in<strong>di</strong>cators, cioè in<strong>di</strong>catori della <strong>salute</strong> cellulare. A ta<strong>le</strong> scopo si è iniziata una ricerca per<br />

dosarli negli <strong>immigrati</strong> appena giunti in Italia. A ogni modo, fattori quali malnutrizione e/o denutrizione, <strong>di</strong>ffusa povertà,<br />

stress psicologici sono alla base della riduzione dei valori ematici descritti con i conseguenti danni al<strong>le</strong> cellu<strong>le</strong> e al<strong>le</strong><br />

membrane, in particolare, dove trae inizio la risposta immune.<br />

Poiché l'HIV e altri microbi infettanti sono normalmente presenti in in<strong>di</strong>vidui in cui il sistema immunitario è compromesso,<br />

si può dedurre che la deficienza ematica dei cell health in<strong>di</strong>cators può giocare un ruolo eziopatogenetico non in<strong>di</strong>fferente<br />

nell'insorgenza e nella evoluzione del<strong>le</strong> <strong>malattie</strong> infettive.<br />

E veniamo allo stress.<br />

Il vivere sentendosi rifiutati dal<strong>le</strong> altre persone per vari motivi, la mancata integrazione, emarginazione e la ghettizzazione<br />

producono un cocktail <strong>di</strong> instabilità, ansia, depressione, frustrazione, angoscia, irritabilità, una miscela esplosiva, che si<br />

rif<strong>le</strong>tte in un aumentato rilascio <strong>di</strong> catecolamine (CAT) del<strong>le</strong> terminazioni nervose presimpatiche. Una del<strong>le</strong> funzioni<br />

principali del<strong>le</strong> CAT è il rilascio <strong>di</strong> aci<strong>di</strong> grassi liberi (FFA) dal tessuto a<strong>di</strong>poso nel sangue. <strong>La</strong> regolazione della<br />

mobilitazione è il sistema <strong>di</strong> controllo foca<strong>le</strong> del turnover <strong>degli</strong> FFA e il fegato è l'organo <strong>di</strong> gran lunga più attivo ed<br />

efficace nella loro rimozione dal plasma. Gli FFA sono substrati energetici essenziali per il cuore e i muscoli, ma essendo<br />

<strong>di</strong>saccoppianti, soprattutto gli insaturi, della fosforilazione ossidativa, sono anche tossici e quin<strong>di</strong> il loro eccesso deve<br />

essere rimosso. Nel fegato sono in parte Beta-ossidati, o trasformati in corpi chetonici o riesterificati, perdendo in tal<br />

modo la tossicità, a trigliceri<strong>di</strong>, esteri del co<strong>le</strong>sterolo e fosfolipi<strong>di</strong>, non prima <strong>di</strong> essere andati incontro a processi <strong>di</strong><br />

desaturazione ed elongazione. Se nel fegato esistono efficienti attività desaturasiche ed elongasiche, ne consegue che<br />

l'aumentata mobilizzazione <strong>di</strong> FFA dal tessuto a<strong>di</strong>poso, in seguito a scariche <strong>di</strong> CAT, porti, tra l'altro, alla generazione <strong>di</strong><br />

esteri ricchi in PUFA della serie n-6 (<strong>malattie</strong> car<strong>di</strong>ovascolari), nel caso <strong>di</strong> deficienza del pool antiossidativo. Se invece il<br />

fegato non è sano e funziona<strong>le</strong> (<strong>malattie</strong> della povertà e dello sti<strong>le</strong> <strong>di</strong> vita non natura<strong>le</strong>), l'imput <strong>di</strong> FFA non solo non<br />

genererà PUFA adeguati per <strong>le</strong> membrane in formazione, ma risulterà dannoso per l'organo stesso e <strong>di</strong> conseguenza per<br />

l'intero organismo. (Morrone, Picardo, De Luca et al., 1992).<br />

2.3 LA TUBERCOLOSI


<strong>La</strong> tubercolosi è indubbiamente la malattia che più in<strong>di</strong>ca l'incapacità <strong>di</strong> un paese <strong>di</strong> accogliere <strong>di</strong>gnitosamente gli<br />

stranieri: è la malattia del<strong>le</strong> classi sociali inferiori, <strong>di</strong> coloro che presentano, per cause esogene o endogene, un<br />

abbassamento del<strong>le</strong> <strong>di</strong>fese immunitarie. È una tipica malattia socia<strong>le</strong> <strong>di</strong>ffusa nei gruppi caratterizzati da un basso livello<br />

economico. Negli Stati Uniti gli aumenti <strong>di</strong> mortalità per tubercolosi sono stati associati al<strong>le</strong> <strong>di</strong>verse ondate <strong>di</strong><br />

immigrazione, soprattutto quel<strong>le</strong> <strong>di</strong> persone costrette a vivere in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> emarginazione. Le comunità <strong>di</strong> eschimesi e<br />

in<strong>di</strong>ani presenti in Canada hanno fatto registrare una me<strong>di</strong>a annua<strong>le</strong> <strong>di</strong> incidenza della tubercolosi (168 casi per 100.000)<br />

molto più alta <strong>di</strong> quella registrata tra gli autoctoni. In Olanda gli <strong>immigrati</strong> <strong>di</strong> sesso maschi<strong>le</strong> compresi tra i 20 e i 39 anni<br />

costituiscono la fascia con il rischio maggiore <strong>di</strong> malattia. Il British Me<strong>di</strong>cal Research Council ha denunciato nel 1983 in<br />

Inghilterra e nel Gal<strong>le</strong>s, fra gli <strong>immigrati</strong> asiatici provenienti dalla penisola in<strong>di</strong>ana, un'alta percentua<strong>le</strong> <strong>di</strong> varie forme <strong>di</strong><br />

tubercolosi polmonari ed extrapolmonari. In Francia, rispetto alla popolazione del luogo, il rischio <strong>di</strong> infezione è tre volte<br />

maggiore per gli stranieri europei, sei volte maggiore per gli algerini, trentanove volte maggiore per gli <strong>immigrati</strong><br />

provenienti dal Mali e da venti a cinquanta volte superiore per gli altri africani e asiatici.<br />

Il rischio <strong>di</strong> contrarre la malattia tubercolare nel paese <strong>di</strong> immigrazione aumenta in relazione al<strong>le</strong> <strong>di</strong>fficili situazioni socioeconomiche<br />

e <strong>di</strong>viene alto per coloro che provengono da zone geografiche ad alta endemia. In queste popolazioni,<br />

inoltre, sono più frequenti i rischi <strong>di</strong> un'antibiotico-resistenza dei ceppi batterici responsabili dell'infezione.<br />

In Gran Bretagna solo nell'1,6% dei malati è possibi<strong>le</strong> mettere in evidenza bacilli resistenti ad almeno un antibiotico. Fra<br />

gli <strong>immigrati</strong> è stata riscontrata un'antibiotico-resistenza nel 7,5% dei casi <strong>di</strong> primo accertamento e nel 12,8% dei casi <strong>di</strong><br />

reci<strong>di</strong>va. Negli Stati Uniti è stato verificato che un terzo <strong>degli</strong> indocinesi malati <strong>di</strong> tubercolosi era stato infettato da bacilli<br />

resistenti ad almeno un farmaco.<br />

<strong>La</strong> tubercolosi, a ragione, deve essere quin<strong>di</strong> considerata una malattia della povertà e dell'emarginazione socia<strong>le</strong>, e<br />

questo è ancor più evidente se si esamina la situazione italiana, in particolare il rapporto che essa ha con <strong>le</strong> migrazioni<br />

internazionali. Teoricamente, infatti, l'immigrazione <strong>di</strong> popolazioni ad alta preva<strong>le</strong>nza <strong>di</strong> infezione tubercolare in aree a<br />

bassa preva<strong>le</strong>nza non costituisce un grosso rischio epidemiologico per almeno tre fattori (Salmaso, 1994):<br />

1. <strong>le</strong> persone che emigrano, così come è confermato in vari stu<strong>di</strong> a carattere naziona<strong>le</strong> e internaziona<strong>le</strong>, sono giovani,<br />

sane e sufficientemente acculturate, quin<strong>di</strong> più capaci <strong>di</strong> adattarsi anche a situazioni strutturali e logistiche <strong>di</strong>fficili.<br />

2. Nel paese ospite esiste generalmente un sistema sanitario sia <strong>di</strong> sorveglianza, sia curativo adeguatamente sviluppato<br />

che annulla quasi totalmente i rischi per la popolazione residente.<br />

3. Attualmente si hanno a <strong>di</strong>sposizione presi<strong>di</strong> farmacologici adeguati per una efficace profilassi e per il controllo della<br />

malattia.<br />

Purtroppo, <strong>le</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> degrado socia<strong>le</strong> e ambienta<strong>le</strong> in cui l'immigrato si viene a trovare nel paese ospite rendono il<br />

suo rischio globa<strong>le</strong> <strong>di</strong> malattia e <strong>di</strong> contagiosità tubercolare ad<strong>di</strong>rittura superiore a quello dei suoi coetanei rimasti in<br />

patria. In particolare gli squilibri <strong>di</strong>etetici, <strong>le</strong> infezioni intercorrenti e lo stress globa<strong>le</strong> moltiplicheranno il rischio <strong>di</strong><br />

riattivazione endogena, mentre la promiscuità abitativa in ambienti malsani moltiplicherà il rischio <strong>di</strong> prima infezione e <strong>di</strong><br />

reinfezione esogena (Passi, Picardo, Morrone et al., 1990). Si noti che i climi fred<strong>di</strong> influiscono negativamente sia sul<strong>le</strong><br />

probabilità <strong>di</strong> contagio (lunga permanenza in luoghi chiusi) che sulla resistenza in<strong>di</strong>vidua<strong>le</strong> alla progressione della malattia<br />

(bilancio energetico sfavorevo<strong>le</strong>).<br />

<strong>La</strong> tendenza all'aumento o, meglio, al non decremento della TBC in Italia può essere spiegata anche nei termini sopra<br />

descritti. I nuovi focolai sembrano concentrarsi proprio nei gruppi <strong>di</strong> popolazione a rischio in rapporto al<strong>le</strong> proprie<br />

opportunità <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> inserimento nel tessuto socia<strong>le</strong>, con la possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione dell'infezione in maniera quasi<br />

esclusiva nel proprio gruppo, con la creazione <strong>di</strong> un circolo vizioso che, in mancanza d'interventi <strong>di</strong> tutela sanitaria, può<br />

ancora una volta creare separazione ed emarginazione (Besozzi et al., 1991). Spesso il tempo intercorso tra l'arrivo <strong>di</strong><br />

<strong>immigrati</strong> in Italia e l'esor<strong>di</strong>o della malattia, è tra i 6 e i 12 mesi, ciò potrebbe in<strong>di</strong>care soprattutto il concorrere <strong>di</strong> fattori<br />

ambientali locali nel favorire lo sviluppo della malattia e l'importanza in particolare del degrado socio-abitativo in cui una<br />

buona parte <strong>degli</strong> <strong>immigrati</strong> vive. <strong>La</strong> precarietà del loro inserimento socia<strong>le</strong>, spesso l'irregolarità e la clandestinità,<br />

un'estrema mobilità, la scarsità <strong>di</strong> risorse economi che fanno sì che i normali schemi <strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong> chemioprofilassi<br />

spesso non possano essere adottati.<br />

Il prob<strong>le</strong>ma della compliance e la possibilità <strong>di</strong> accedere ai servizi sanitari <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi e cura in modo gratuito<br />

costituiscono <strong>le</strong> reali emergenze <strong>di</strong> questa situazione.<br />

Sostanzialmente l'immigrato non presenta patologie particolarmente gravi, <strong>di</strong> natura tropica<strong>le</strong> o molto <strong>di</strong>verse rispetto alla<br />

popolazione residente, se non per la frequente mancanza <strong>di</strong> tutela sanitaria <strong>di</strong> base e quin<strong>di</strong> della possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi e<br />

terapie in tempi brevi ed efficaci.<br />

2.4 ALTRE MALATTIE<br />

Altra grande paura è rappresentata dal<strong>le</strong> <strong>malattie</strong> da importazione. Ci si aspetterebbe che tali patologie, <strong>di</strong>ffuse in paesi in<br />

cui sono presenti in forma endemica con<strong>di</strong>zioni patologiche <strong>di</strong> natura infettiva e parassitaria, venissero "trasportate" fra <strong>di</strong><br />

noi dagli <strong>immigrati</strong>. Nel<strong>le</strong> casistiche dei vari centri sanitari per <strong>immigrati</strong>, in particolare all'Istituto Scientifico San Gallicano<br />

<strong>di</strong> Roma, la frequenza <strong>di</strong> queste <strong>malattie</strong> è molto limitata, essendo esse da noi scarsamente propagabili per mancanza


del<strong>le</strong> con<strong>di</strong>zioni favorenti: fame,miseria povertà e presenza del vettore. <strong>La</strong> popolazione ospitante resta pressoché immune<br />

da tali <strong>malattie</strong>, anche perché esiste in Italia un sistema <strong>di</strong> sorveglianza collaudato. E<strong>le</strong>mento nuovo in questo quadro<br />

potrebbe essere costituito dall'infezione da HIV; ma stu<strong>di</strong> su campioni <strong>di</strong> popolazione immigrata presente sia<br />

regolarmente che clandestinamente in Italia hanno nuovamente ri<strong>di</strong>mensionato il prob<strong>le</strong>ma (Zurlo, Geraci, 1991; Salmaso<br />

et al., 1994; Passi, Picardo, Morrone, et al., 1990). Nonostante provengano da aree endemiche come l'Africa<br />

subsahariana, gli <strong>immigrati</strong> in Italia sono al momento per lo più indenni dall'infezione e anzi, con<strong>di</strong>videndo a volte gli<br />

stessi "territori" dei tossico<strong>di</strong>pendenti (soprattutto <strong>le</strong>gati alla prostituzione), possono infettarsi proprio da noi (Geraci,<br />

Pisani, Fornasiero, 1988; Morrone, Passi, Fazio, 1992).<br />

A comp<strong>le</strong>tare il quadro va ancora sottolineato che, contrariamente al<strong>le</strong> attese, la frequenza <strong>di</strong> prob<strong>le</strong>mi <strong>di</strong> <strong>salute</strong> menta<strong>le</strong><br />

è bassa perché il fenomeno è relativamente recente. Dallo stu<strong>di</strong>o del<strong>le</strong> esperienze estere, sembra che ci si possa<br />

attendere un aumento <strong>di</strong> sindromi psicotiche più o meno gravi con l'aumentare del tempo <strong>di</strong> permanenza in Italia <strong>degli</strong><br />

<strong>immigrati</strong>, allorché con drammaticità si evidenziano lo sra<strong>di</strong>camento dalla cultura originaria e l'acquisizione più o meno<br />

forzata <strong>di</strong> quella loca<strong>le</strong> (Frighi, Cuzzolaro, 1987; Mazzetti, 1995).<br />

Quella che realmente è la caratteristica della me<strong>di</strong>cina del<strong>le</strong> migrazioni, dello stato <strong>di</strong> <strong>salute</strong> dell'immigrato è l'espressione<br />

sintomatologica, cioè la capacità e la possibilità del malato <strong>di</strong> esprimere la propria sofferenza: la fede religiosa <strong>di</strong>versa, il<br />

tribalismo, il tessuto interiore tra<strong>di</strong>ziona<strong>le</strong>, l'imprinting cultura<strong>le</strong> della propria origine comportano che l'in<strong>di</strong>viduo malato<br />

interpreti come uno strumento accordato su una tonalità specifica la sofferenza che lo colpisce. Analogamente, il me<strong>di</strong>co<br />

valuta il malato non solo con la propria professionalità ma anche, e soprattutto, con la propria cultura spesso <strong>di</strong>ssonante<br />

e impermeabi<strong>le</strong> a messaggi eterogenei. Considerare questo aspetto ci sembra uno dei punti <strong>di</strong> partenza per programmare<br />

un intervento sanitario adeguato agli <strong>immigrati</strong>: ridurre la <strong>di</strong>ssonanza cultura<strong>le</strong> significa sostanzialmente ridurre la<br />

malattia (Colasanti et al., 1991; Di Cristofaro Longo, Morrone, 1995).<br />

Sostanzialmente oggi possiamo affermare che gli <strong>immigrati</strong>, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> alcuni anni fa, si ammalano, o sono sani, nella<br />

stessa misura in cui si ammalano o sono sani gli italiani, con una sola "piccola-grande" <strong>di</strong>fferenza: gli <strong>immigrati</strong> non<br />

possono o non riescono ad accedere ai servizi sociosanitari, come gli italiani. Quin<strong>di</strong> nei loro confronti, come nei confronti<br />

<strong>degli</strong> italiani più poveri, la <strong>di</strong>agnosi è sempre posta in ritardo, con gravi rischi prognostici e terapeutici. Spesso molti<br />

decessi sarebbero stati evitabili, se si fosse posta una precoce <strong>di</strong>agnosi. Scandalosi ed impuniti ritar<strong>di</strong> pesano sulla<br />

coscienza <strong>di</strong> tutti noi.<br />

Certamente una nota tragicamente assurda non potevamo non evidenziarla: gli italiani presentano un'incidenza <strong>di</strong><br />

mortalità per annegamento nel Mar Adriatico notevolmente inferiore alla popolazione albanese, ma non ci sembra una<br />

sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> cui andare orgogliosi. Nel 1997 sono state oltre 130 <strong>le</strong> vittime ufficiali, "regolari" annegate nei nostri<br />

mari, poi ci sono <strong>le</strong> vittime "clandestine" <strong>di</strong> cui mai sapremo il numero esatto. Un giorno la storia ci giu<strong>di</strong>cherà anche per<br />

questo.<br />

3 E SE PROVASSIMO A SUPERARE IL PARADIGMA CULTURALE PROVINCIALE PER ANDARE VERSO UN PARADIGMA<br />

PLANETARIO?<br />

Il modello <strong>di</strong> società e il senso <strong>di</strong> vita che gli esseri umani hanno progettato per se stessi, almeno negli ultimi 400 anni, si<br />

trovano in crisi. Il modello in termini <strong>di</strong> logica della vita quoti<strong>di</strong>ana era e continua ad essere questo: l'importante è<br />

accumulare un gran numero <strong>di</strong> mezzi <strong>di</strong> vita, <strong>di</strong> ricchezza materia<strong>le</strong> da sfruttare, <strong>di</strong> beni e servizi al fine <strong>di</strong> poter sfruttare<br />

il breve passaggio su questo pianeta. A realizzare questo proposito ci aiutano la scienza che conosce i meccanismi della<br />

terra e la tecnica che opera interventi su <strong>di</strong> essa a vantaggio <strong>degli</strong> umani. E ciò si farà con la massima velocità possibi<strong>le</strong>.<br />

Si cerca pertanto il massimo vantaggio con il minimo investimento e nel più breve tempo possibi<strong>le</strong>. L'essere umano in<br />

questa pratica cultura<strong>le</strong> si ritiene al <strong>di</strong> sopra del<strong>le</strong> cose, <strong>di</strong>sponendo <strong>di</strong> esse a proprio piacimento, mai uno che si trova<br />

insieme con <strong>le</strong> cose, membro <strong>di</strong> una comunità più vasta, planetaria e cosmica.<br />

<strong>La</strong> coscienza che va sempre più crescendo nel mondo, ma ancora non in misura sufficiente, è così inquadrata: se<br />

porteremo avanti questo nostro senso <strong>di</strong> essere e se daremo libero corso alla logica della nostra macchina produttivistica,<br />

potremo arrivare a <strong>degli</strong> effetti irreversibili per la vita umana: desertificazione, salinizzazione, deforestazione,<br />

sovrappopolazione, effetto serra, povertà, fame, malnutrizione, <strong>malattie</strong> sociali.<br />

3.1 SULLE ORME DI LEONARDO BOFF: LA GIUSTIZIA ECOLOGICA<br />

Dietro i progetti tecnici si indovinano <strong>le</strong> politiche attuate sia dallo stato (politiche <strong>di</strong> sviluppo riguardanti l'industria,<br />

l'agricoltura, la viabilità, la sanità, l'urbanistica, l'energia e la popolazione) sia dal<strong>le</strong> imprese. Queste si collocano<br />

nell'ambito del mercato subendo la pressione della concorrenza e della necessità <strong>di</strong> garantire i propri guadagni, molte<br />

volte a costo <strong>di</strong> inquinamento, <strong>di</strong>sboscamento, pauperizzazione dei lavoratori a causa dei salari molto bassi. (<strong>La</strong> sanità<br />

privata che ha per scopo la logica del profitto.... <strong>La</strong> camera iperbarica <strong>di</strong> Milano)<br />

L'ecopolitica mira a sviluppare strategie <strong>di</strong> sviluppo sostenuto che garantiscano l'equilibrio <strong>degli</strong> ecosistemi, compreso il<br />

sistema del lavoro, e abbiano al tempo stesso un senso <strong>di</strong> solidarietà nei riguar<strong>di</strong> del<strong>le</strong> generazioni future. Queste hanno<br />

<strong>di</strong>ritto a una società fondata su equità, giustizia e partecipazione e su ambiente sano. Esistono però dei limiti: nella<br />

tensione tra sviluppo e preservazione dell'ambiente si opta generalmente per il deterioramento del secondo a vantaggio<br />

del primo.


Non si mette ra<strong>di</strong>calmente in <strong>di</strong>scussione il para<strong>di</strong>gma <strong>di</strong> sviluppo crescente e lineare, che costituisce ancora l'idea<strong>le</strong> tipico<br />

della società. <strong>La</strong> giustizia ecologica deve inoltre presentarsi sempre accompagnata dalla giustizia socia<strong>le</strong>: a che giova<br />

garantire scuola e merenda scolastica ai bambini della favela, se essi muoiono perché continuano ad abitare in favelas<br />

non risanate ra<strong>di</strong>calmente? O favorire l'uso del gas natura<strong>le</strong> per i trasporti pubblici se nei rioni poveri della periferia non<br />

passa nemmeno una linea <strong>di</strong> autobus?<br />

Compiere tanti sforzi <strong>di</strong> solidarietà. Va bene certamente, ma ci si può domandare: sono essi compiuti dentro l'attua<strong>le</strong><br />

modello <strong>di</strong> relazioni sociali, <strong>di</strong> organizzazione economica, <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> significati, senza <strong>di</strong>scutere a fondo questo<br />

modello. Oppure è meglio inaugurare qualche cosa <strong>di</strong> nuovo, puntando a un modello alternativo a quello oggi esistente?<br />

Si mette forse una toppa per migliorarlo? O si crea una visione nuova capace <strong>di</strong> aprire a speranze più promettenti, a un<br />

nuovo sti<strong>le</strong> <strong>di</strong> vita, <strong>di</strong> soggettività col<strong>le</strong>ttiva e <strong>di</strong> sperimentazione del<strong>le</strong> nostre relazioni tra gli esseri umani e <strong>di</strong> tutti nei<br />

riguar<strong>di</strong> dell'universo? Sono questi i limiti <strong>di</strong> un'ecologia meramente umana e socia<strong>le</strong>, nel quadro dell'attua<strong>le</strong> para<strong>di</strong>gma.<br />

L'etica della società oggi dominante è utilitarista e antropocentrica. <strong>La</strong> crisi attua<strong>le</strong> è crisi della civiltà egemonica. In altre<br />

paro<strong>le</strong>, è crisi del nostro para<strong>di</strong>gma dominante. Del nostro modello <strong>di</strong> relazioni più determinante, del senso del vivere che<br />

preva<strong>le</strong> attualmente. Qual è il senso primor<strong>di</strong>a<strong>le</strong> del<strong>le</strong> società mon<strong>di</strong>ali oggi? E' il progresso, la prosperità, la crescita<br />

illimitata <strong>di</strong> beni materiali e <strong>di</strong> servizi. Come si raggiunge questo progresso? Me<strong>di</strong>ante l'utilizzazione, lo sfruttamento e il<br />

potenziamento <strong>di</strong> tutte <strong>le</strong> forze ed energie della natura e del<strong>le</strong> persone. I gran<strong>di</strong> strumenti a ta<strong>le</strong> scopo sono la scienza e<br />

la tecnica che hanno prodotto l'industrialismo, l'informatizzazione e la robotizzazione. tali strumenti non sono sorti per<br />

pura curiosità, ma dalla volontà <strong>di</strong> potere, <strong>di</strong> conquista e <strong>di</strong> lucro.<br />

L'obiettivo fondamenta<strong>le</strong> è stato ben formulato dai padri fondatori del nostro para<strong>di</strong>gma moderno: Gali<strong>le</strong>o, Cartesio,<br />

Bacone, Newton e altri. Cartesio insegnava che il nostro intervento sulla natura ha lo scopo <strong>di</strong> renderci "maître et<br />

possesseur de la nature". Francesco Bacone <strong>di</strong>ceva che dobbiamo "assoggettare la natura, costringerla a cederci i suoi<br />

segreti, <strong>le</strong>garla al nostro servizio e farla nostra schiava". Si è così creato il mito dell'essere umano come eroe scopritore e<br />

colonizzatore, Prometeo indomabi<strong>le</strong>, con <strong>le</strong> sue opere faraoniche.<br />

Qual è la suprema ironia dei nostri giorni? Esattamente questa: la volontà <strong>di</strong> dominare su tutto sta facendo <strong>di</strong> noi dei<br />

dominati e assoggettati agli imperativi <strong>di</strong> una Terra degradata. L'utopia <strong>di</strong> migliorare la con<strong>di</strong>zione umana ha peggiorato<br />

la qualità della vita. Soprattutto la volontà <strong>di</strong> migliorare la vita <strong>di</strong> pochi a scapito <strong>di</strong> molti. Il sogno <strong>di</strong> una crescita illimitata<br />

ha prodotto il sottosviluppo dei due terzi dell'umanità.<br />

Vi è chi pensa al potere messianico della scienza e della tecnica. esse possono danneggiare, si <strong>di</strong>ce, ma anche riscattare e<br />

liberare. Di fronte a questo dobbiamo però rif<strong>le</strong>ttere seriamente: l'essere umano rifiuta <strong>di</strong> essere sostituito dalla<br />

macchina, anche quando vede i vantaggi <strong>di</strong> un processo che risponde al<strong>le</strong> sue necessità fondamentali. Egli non possiede<br />

soltanto del<strong>le</strong> necessità fondamentali da sod<strong>di</strong>sfare. Egli è dotato <strong>di</strong> capacità che vuo<strong>le</strong> esercitare e manifestare in modo<br />

creativo. E' un essere <strong>di</strong> partecipazione e <strong>di</strong> creazione. egli è dotato <strong>di</strong> capacità che vuo<strong>le</strong> esercitare e manifestare in<br />

modo creativo. Non vuo<strong>le</strong> solo ricevere il pane, ma anche aiutare a produrlo in modo da affermarsi come soggetto della<br />

propria storia. Ha fame <strong>di</strong> pane ma anche <strong>di</strong> partecipazione e <strong>di</strong> bel<strong>le</strong>zza, cose che non sono unicamente garantite dai<br />

mezzi della tecnoscienza. Vi è chi <strong>di</strong>ce: il cambiamento <strong>di</strong> rotta è meglio per noi, per tutti noi, per l'ambiente e per il<br />

comp<strong>le</strong>sso del<strong>le</strong> relazioni umane, per il destino comune <strong>di</strong> tutti e per la garanzia <strong>di</strong> vita del<strong>le</strong> generazioni future. A ta<strong>le</strong><br />

scopo si devono però introdurre correzioni profonde e anche trasformazioni culturali, sociali spirituali e religiose oltre che<br />

politiche. E' su questa risposta/proposta che noi puntiamo. E' questo cammino che <strong>le</strong> nostre rif<strong>le</strong>ssioni vogliono rafforzare.<br />

In altri termini, dobbiamo entrare in un processo <strong>di</strong> mutamento <strong>di</strong> para<strong>di</strong>gma.<br />

Il nostro nuovo para<strong>di</strong>gma ci ha condotti a interrogarci su chi noi siamo e a che titolo partecipiamo dell'evoluzione globa<strong>le</strong><br />

del cosmo. Soprattutto la biologia mo<strong>le</strong>colare ha recato un contributo formidabi<strong>le</strong> <strong>di</strong>mostrando l'universalità del co<strong>di</strong>ce<br />

genetico: tutti gli esseri viventi, dall'ameba più primitiva, passando attraverso i <strong>di</strong>nosauri e i primati fino ad arrivare<br />

all'homo sapiens/demens <strong>di</strong> oggi, usano il medesimo linguaggio genetico, formato essenzialmente da quattro aminoaci<strong>di</strong><br />

Adenina, Citosina, Guanina e Timina.<br />

In altre paro<strong>le</strong> ci troviamo tutti in un processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo e <strong>di</strong> interazione con l'universo; produciamo tutti del<strong>le</strong><br />

informazioni e possiamo tutti imparare gli uni dagli altri.<br />

3.2 L'EMERGERE DEL NUOVO PARADIGMA<br />

Oggi stiamo finalmente entrando in nuovo para<strong>di</strong>gma. Sta cioè emergendo una nuova forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo con la totalità<br />

<strong>degli</strong> esseri e del<strong>le</strong> loro relazioni.<br />

Ci incanta la foresta verde, ci fermiamo davanti alla maestà del<strong>le</strong> montagne, ci estasiamo col cielo stellato e ammiriamo la<br />

vitalità <strong>degli</strong> animali. Siamo pieni <strong>di</strong> ammirazione per la <strong>di</strong>versità del<strong>le</strong> culture, del<strong>le</strong> usanze umane, dei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> significare<br />

il mondo. Cominciamo ad accogliere e valorizzare <strong>le</strong> <strong>di</strong>fferenze. Sorge qua e là una compassione nuova verso tutti gli<br />

esseri, particolarmente per quelli che più soffrono nella natura e nella società. Nell'umanità c'è sempre stato ta<strong>le</strong><br />

sentimento ed è sempre sbocciata una simi<strong>le</strong> emozione, trattandosi <strong>di</strong> realtà umane, profondamente umane. Adesso però<br />

nello scenario della crisi, esse acquistano nuovo vigore e tendono a <strong>di</strong>ffondersi e a creare un nuovo modo <strong>di</strong> essere, <strong>di</strong><br />

sentire, <strong>di</strong> pensare, <strong>di</strong> valutare, <strong>di</strong> agire, <strong>di</strong> pregare: emerge insomma un nuovo para<strong>di</strong>gma.


Ci rifiutiamo <strong>di</strong> svilire la terra riducendola a un comp<strong>le</strong>sso <strong>di</strong> risorse naturali o a un serbatoio fisico-chimico <strong>di</strong> materie<br />

prime da depredare o derubare. essa possiede una sua identità e autonomia come organismo estremamente <strong>di</strong>namico e<br />

comp<strong>le</strong>sso.<br />

Vogliamo sentire la terra <strong>di</strong> prima mano. Sentire il vento sulla nostra pel<strong>le</strong>, immergerci nel<strong>le</strong> acque che scendono dai<br />

monti, penetrare nella foresta vergine e captare <strong>le</strong> espressioni della bio<strong>di</strong>versità. Rinasce un atteggiamento <strong>di</strong> magico<br />

incanto, ricompare una nuova sacralità e spunta un sentimento <strong>di</strong> intimità, <strong>di</strong> tenerezza e <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne.<br />

<strong>La</strong> cortesia, tanto apprezzata da san Francesco e da Pascal, acquista libera espressione. Nasce una seconda ingenuità<br />

postcritica, frutto della scienza, specialmente della cosmologia, dell'astrofisica e della biologia mo<strong>le</strong>colare, nel mostrarci<br />

<strong>di</strong>mensioni del rea<strong>le</strong> prima insospettate a livello dell'infinitamente grande, dell'infinitamente piccolo e dell'infinitamente<br />

comp<strong>le</strong>sso. L'universo <strong>degli</strong> esseri e dei viventi ci colma <strong>di</strong> rispetto, <strong>di</strong> venerazione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità.<br />

<strong>La</strong> ragione strumenta<strong>le</strong> non è l'unico modo <strong>di</strong> far uso della nostra capacità intel<strong>le</strong>ttiva. Accanto al logos (ragioe) c'è l'eros<br />

(vita e passione), il pathos (affettività e sensibilità) e il daimon (la voce interiore della natura).<br />

Conoscere non è solo un modo <strong>di</strong> dominare la realtà. Conoscere è entrare in comunione con <strong>le</strong> cose. Per questo <strong>di</strong>ceva<br />

bene sant'Agostino sulla scia <strong>di</strong> Platone:" Noi conosciamo nella misura in cui amiamo". Questo è il nostro nuovo<br />

para<strong>di</strong>gma.<br />

Alla base <strong>di</strong> questa nuova percezione si sente la necessità <strong>di</strong> una nuova utilizzazione della scienza e della tecnica con la<br />

natura, in favore della natura e mai contro la natura.<br />

3.3 LE MALATTIE DELLA TERRA<br />

L'universo è costituito da una immensa trama <strong>di</strong> relazioni in maniera ta<strong>le</strong> che ciascun essere vive me<strong>di</strong>ante l'altro, per<br />

l'altro e con l'altro; che l'essere umano è un nodo <strong>di</strong> relazioni rivolte in tutte <strong>le</strong> <strong>di</strong>rezioni. Afferma Boff che la Divinità<br />

stessa si rivela come una Realtà panrelaziona<strong>le</strong>. Se tutto è relazione e nulla esiste fuori della relazione, allora la <strong>le</strong>gge più<br />

universa<strong>le</strong> è la sinergia, la sintropia, l'inter-retro-relazionalità, la collaborazione, la solidarietà cosmica e la comunione e<br />

fraternità/sororità universali. Darwin con la sua <strong>le</strong>gge della se<strong>le</strong>zione natura<strong>le</strong> attraverso il più forte va comp<strong>le</strong>tato con<br />

questa visione panecologica e sinergetica. Angeli, Roma 1988, pp161-78). <strong>La</strong> inter-retro-relazionalità dell'essere più<br />

adatto a interagire con gli altri costituisce, più che la semplice forza, la chiave per comprendere la sopravvivenza e il<br />

moltiplicarsi del<strong>le</strong> specie.<br />

Come tutti gli esseri, anche l'essere umano, con la sua intelligibilità, capacità <strong>di</strong> comunicazione e <strong>di</strong> amore, risulta dal<br />

processo cosmico. Le energie e i fattori cosmici che entrano nella sua costituzione possiedono la stessa ancestralità<br />

dell'universo. Egli si trova in una solidarietà d'origine e anche <strong>di</strong> destino con tutti gli altri esseri dell'universo. Non può<br />

essere visto fuori del principio cosmogenetico, come un essere erratico inviato sulla Terra da qualche <strong>di</strong>vinità. Questa<br />

inclusione dell'essere umano nel comp<strong>le</strong>sso <strong>degli</strong> esseri e in quanto risultato <strong>di</strong> un processo cosmogenetico impe<strong>di</strong>sce il<br />

persistere dell'andropocentrismo (che è concretamente, come suggeriva Ernesto Balducci, un euroandrocentrismo:<br />

incentrare tutto sull'uomo occidenta<strong>le</strong>, con esclusione della donna). Esso rivela una visione ristretta e atomizzata<br />

dell'essere umano, avulso dagli altri esseri. Dipen<strong>di</strong>amo tutti dal<strong>le</strong> stel<strong>le</strong>, sono esse infatti che trasformano l'idrogeno in<br />

elio, e dalla loro combinazione provengono l'azoto, l'ossigeno, il carbonio, il fosforo e il potassio, senza i quali non si<br />

avrebbero gli aminoaci<strong>di</strong> né <strong>le</strong> proteine in<strong>di</strong>spensabili alla vita. Senza <strong>le</strong> ra<strong>di</strong>azioni stellari liberate in questo processo<br />

cosmico, milioni <strong>di</strong> stel<strong>le</strong> si raffredderebbero, forse non esisterebbe nemmeno il so<strong>le</strong> né, senza <strong>di</strong> esso, ci sarebbe vita<br />

sulla nostra Terra. Se non fossero preesistiti i fattori comp<strong>le</strong>ssivi propizi alla vita che vennero elaborandosi in miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

anni, e se, a partire dalla vita, non fosse emersa la vita umana, non sarebbe mai spuntato l'in<strong>di</strong>viduo persona<strong>le</strong> che è<br />

ognuno <strong>di</strong> noi. Per questo dobbiamo <strong>di</strong>re in circolarità perfetta: l'universo è in<strong>di</strong>rizzato all'essere umano come l'essere<br />

umano è rivolto all'universo da cui è provenuto.<br />

Ci apparteniamo a vicenda: e<strong>le</strong>menti primor<strong>di</strong>ali dell'universo, sinergie che sono attive a partire dal processo <strong>di</strong><br />

espansione e dal big bang, tutti gli altri fattori costitutivi del cosmo e noi stessi come specie che è spuntata tar<strong>di</strong>vamente<br />

nell'evoluzione. Senza il globa<strong>le</strong> coinvolgimento <strong>di</strong> tutti non c'è evoluzione dell'universo. A partire da questo dobbiamo<br />

pensare cosmocentricamente e agire ecocentricamente. Il che vuol <strong>di</strong>re: pensare in complicità con l'intero universo, nella<br />

costituzione <strong>di</strong> ogni essere, e agire nella coscienza del<strong>le</strong> inter-retro-relazioni che tutti conservano tra loro in termini <strong>di</strong><br />

ecosistemi, <strong>di</strong> specie a partire dal<strong>le</strong> quali trova la sua collocazione l'in<strong>di</strong>viduo. Comporta quin<strong>di</strong> lasciar perdere come<br />

illusorio e arrogante ogni antropocentrismo e androcentrismo. Sono peccati ecologici capitali li definisce Boff.<br />

Queste rif<strong>le</strong>ssioni evocano una categoria <strong>di</strong> fondamenta<strong>le</strong> importanza dal punto <strong>di</strong> vista del nuovo para<strong>di</strong>gma: la<br />

comp<strong>le</strong>ssità. Il rea<strong>le</strong> a causa dell'intreccio del<strong>le</strong> sue relazioni, è per sua natura comp<strong>le</strong>sso.<br />

<strong>La</strong> comp<strong>le</strong>ssità va affrontata con la logica <strong>di</strong>alogica o pericoretica: ogni realtà interagisce con tutte <strong>le</strong> altre in tutti i punti e<br />

in tutte <strong>le</strong> circostanze.<br />

Non si possono isolare esseri, organismi e fenomeni dell'insieme del<strong>le</strong> inter-retro-relazioni che li costituiscono in concreto.<br />

Dobbiamo perciò <strong>di</strong>stinguere senza separare. Conoscere un essere è conoscere il suo ecosistema e la trama del<strong>le</strong> sue<br />

relazioni. Interessa conoscere la parte del tutto e il tutto presente nel<strong>le</strong> parti. Tutti i fenomeni si trovano sotto l'arco della


temporalità, cioè dell'irreversibilità. Tutto è in evoluzione, è venuto dal passato, si concretizza nel presente e si apre al<br />

futuro.<br />

C'è nei fenomeni una logica che fonda appunto la logica della comp<strong>le</strong>ssità che non si lascia ridurre alla semplificazione. E'<br />

una logica che conosce questa successione <strong>di</strong> movimenti: or<strong>di</strong>ne-<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne-interazione-organizzazione-creazione.<br />

Il soggetto che analizza non si trova fuori da questa realtà onnirelaziona<strong>le</strong>. Egli è parte del processo della realtà e della<br />

sua conoscenza rif<strong>le</strong>ssa. Gli esseri possiedono una loro relativa autonomia, ma sempre in un contesto <strong>di</strong> implicazione e <strong>di</strong><br />

interconnessione. E' perciò fittizio l'idea<strong>le</strong> della rigorosa oggettività che escluda la storia e gli interessi del soggetto.<br />

Questi è parte dell'oggetto e l'oggetto è <strong>di</strong>mensione del soggetto.<br />

I temi della comp<strong>le</strong>ssità, dell'interconnessione <strong>di</strong> tutte <strong>le</strong> cose tra loro e della centralità della vita ci richiamano la donna e<br />

<strong>le</strong> rif<strong>le</strong>ssioni dell'ecofemminismo. la donna capta e vive in profon<strong>di</strong>tà la comp<strong>le</strong>ssità e l'interconnessione del rea<strong>le</strong> per<br />

istinto e per una sua strutturazione particolare. E' con la sol<strong>le</strong>citu<strong>di</strong>ne che la donna si mantiene in relazione con la vita. <strong>La</strong><br />

sol<strong>le</strong>citu<strong>di</strong>ne presuppone un'etica del rispetto, quell'atteggiamento <strong>di</strong> fondo che si richiede <strong>di</strong>nanzi al sacro.<br />

Per il fatto <strong>di</strong> avere un'origine comune e <strong>di</strong> trovarci tutti reciprocamente col<strong>le</strong>gati, abbiamo tutti un destino comune in un<br />

futuro sempre aperto e anch'esso comune.<br />

Come parti dell'universo siamo tutti fratelli e sorel<strong>le</strong>: particel<strong>le</strong> e<strong>le</strong>mentari, quark, pietre, lumache, animali, esseri umani,<br />

stel<strong>le</strong>, galassie. Molto tempo fa eravamo tutti insieme, sotto forma <strong>di</strong> energia e <strong>di</strong> particel<strong>le</strong> originarie, nella sfera<br />

primor<strong>di</strong>a<strong>le</strong>, poi dentro <strong>le</strong> stel<strong>le</strong> rosse giganti, quin<strong>di</strong> nella nostra Via <strong>La</strong>ttea, nel so<strong>le</strong> e sulla Terra. Siamo fatti <strong>degli</strong> stessi<br />

e<strong>le</strong>menti. E come esseri viventi posse<strong>di</strong>amo il medesimo co<strong>di</strong>ce genetico <strong>degli</strong> altri viventi: del<strong>le</strong> amebe, dei <strong>di</strong>nosauri, del<br />

pescecane, della scimmia, dell'austrolopiteco, dell'homo sapiens/demens contemporaneo. Un vincolo fraterno-sorora<strong>le</strong> ci<br />

unisce obiettivamente, cosa che san Francesco aveva intuito misticamente nel secolo XIII. Formiamo la grande comunità<br />

cosmica. Abbiamo un'origine in comune, certamente, un identico destino comune.<br />

E' dentro <strong>di</strong> esso che va col<strong>le</strong>gato il destino persona<strong>le</strong> <strong>di</strong> ogni essere, dato che ogni essere non lo si può intendere per se<br />

stesso, senza l'ecosistema e <strong>le</strong> altre specie in interazione con esso con gli altri in<strong>di</strong>vidui della specie; a <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong> ta<strong>le</strong><br />

inter<strong>di</strong>pendenza ogni essere singolo è unico e in esso toccano il loro culmine milioni e milioni <strong>di</strong> anni <strong>di</strong> lavoro creativo<br />

dell'universo.<br />

3.4 L'ESSERE PIÙ MINACCIATO DELLA CREAZIONE: IL POVERO<br />

Nell'analisi del<strong>le</strong> cause dell'impoverimento che affligge la maggioranza della popolazione mon<strong>di</strong>a<strong>le</strong>, la teologia della<br />

liberazione, forse l'unica attenta e partecipe stu<strong>di</strong>osa del fenomeno, si è accorta che vi è operante una logica perversa. la<br />

medesima logica dell'imperante sistema <strong>di</strong> accumulazione e <strong>di</strong> organizzazione socia<strong>le</strong>, che porta a sfruttare i lavoratori,<br />

porta pure a spogliare nazioni intere e alla fine a saccheggiare la natura. Non si tratta più <strong>di</strong> introdurre correzioni<br />

tecnologiche e riorganizzazioni sociali- anche se devono sempre essere fatte- nello sti<strong>le</strong> <strong>di</strong> riforme rientranti nella<br />

medesima logica; importa invece superare questa logica e il senso dell'essere che gli uomini si sono dati, per lo meno<br />

negli ultimi tre secoli. Non sarà possibi<strong>le</strong> trattare la natura come la trattano <strong>le</strong> nostre società, quasi fosse un<br />

supermercato o un self-service. Non sarà più possibi<strong>le</strong> sfruttare l'essere umano per una pura logica <strong>di</strong> profitto e poi<br />

gettarlo via quando non sarà più capace <strong>di</strong> produrre profitto.<br />

Gli astronauti ci hanno abituati a veder la Terra come un'astronave, che si libera azzurra negli <strong>spazi</strong> siderali, portatrice del<br />

destino comune <strong>di</strong> tutti gli esseri. Capita, però, che su questa nave-terra un quinto della popolazione viaggi nella parte<br />

riservata ai passeggeri, consumando l'80% del<strong>le</strong> riserve <strong>di</strong>sponibili per il viaggio, mentre gli altri quattro-quinti viaggiano<br />

nella parte destinata al carico-merci, patendo fame, freddo, e ogni sorta <strong>di</strong> privazioni. Essi prendono <strong>le</strong>ntamente<br />

coscienza del carattere ingiusto <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> beni e servizi. Fanno piani <strong>di</strong> rivolta: o moriamo passivamente<br />

<strong>di</strong> ine<strong>di</strong>a, oppure otteniamo trasformazioni benefiche per tutti, <strong>di</strong>cono. L'argomento non è <strong>di</strong>ffici<strong>le</strong>: o ci salviamo tutti<br />

dentro un sistema <strong>di</strong> convivenza solida<strong>le</strong> e partecipativo con e su la nave-Terra o con uno scoppio <strong>di</strong> in<strong>di</strong>gnazione<br />

potremo far saltare la nave e precipitare tutti nell'abisso.<br />

Una simi<strong>le</strong> coscienza sta aumentando sempre più e può essere qualcosa <strong>di</strong> terrificante.<br />

Gli ultimi assetti dell'or<strong>di</strong>ne mon<strong>di</strong>a<strong>le</strong> egemonizzato dal capita<strong>le</strong> sotto un regime <strong>di</strong> mon<strong>di</strong>alizzazione e <strong>di</strong> neoliberismo<br />

sono portatori <strong>di</strong> un progresso materia<strong>le</strong> fantastico che rende sempre più superflua la mano d'opera umana. L'effetto<br />

socia<strong>le</strong> è perverso: grande esclusione <strong>di</strong> lavoratori e <strong>di</strong> intere regioni del mondo, poco interessate ai fini <strong>di</strong> un accumulo<br />

del capita<strong>le</strong> per una mentalità che ostenta la più crude<strong>le</strong> in<strong>di</strong>fferenza.<br />

Dati recenti riferiscono che l'accumulazione integrata oggi a livello mon<strong>di</strong>a<strong>le</strong> esige una Hiroshima-Nagasaki al giorno in<br />

vittime umane.<br />

Il progresso è immenso, ma profondamente inumano. Al centro <strong>di</strong> esso non stanno la persona umana e i popoli con <strong>le</strong><br />

loro necessità e <strong>le</strong> loro preferenze, ma <strong>le</strong> merci e il mercato ai quali tutto deve sottostare.<br />

In ta<strong>le</strong> contesto gli esseri più minacciati della creazione non sono <strong>le</strong> ba<strong>le</strong>ne ma i poveri, condannati a morire<br />

prematuramente.


Ci troviamo <strong>di</strong> fronte al grido dell'oppresso e dell'escluso. Ciò che più ansiosamente si cerca è un minimo <strong>di</strong> giustizia<br />

socia<strong>le</strong> atta a garantire la vita e la sua <strong>di</strong>gnità e<strong>le</strong>mentare. Non e<strong>le</strong>mosina né carità. A partire dal raggiungimento <strong>di</strong> ta<strong>le</strong><br />

livello fondamenta<strong>le</strong> <strong>di</strong> giustizia (rapporto socia<strong>le</strong> tra gli esseri umani) si può postulare una giustizia ecologica.<br />

Il quadro sociopolitico per questa liberazione integra<strong>le</strong> è dato da una democrazia allargata e arricchita. Questa<br />

democrazia dovrà essere biocrazia, democrazia sociocosmica, va<strong>le</strong> a <strong>di</strong>re una democrazia incentrata sulla vita, a partire<br />

dalla vita umana più umiliata, che includa gli e<strong>le</strong>menti della natura come <strong>le</strong> montagne, <strong>le</strong> piante, <strong>le</strong> acque, gli animali,<br />

l'atmosfera e i paesaggi che come nuovi citta<strong>di</strong>ni partecipano dell'umano convivio, mentre gli esseri umani partecipano<br />

della comune vita cosmica. Solo allora si avrà giustizia e pace sul pianeta Terra.<br />

A partire da questo scenario <strong>di</strong> fondo, interessa in primo luogo ampliare il senso della liberazione. Non devono essere<br />

liberati solo i poveri e gli oppressi, ma tutti gli esseri umani, poveri e ricchi, perché tutti oppressi da un para<strong>di</strong>gma<br />

onnischiavista <strong>di</strong> maltrattamento della Terra, <strong>di</strong> consumismo, <strong>di</strong> negazione dell'alterità e del valore intrinseco <strong>di</strong> ogni<br />

essere. Dobbiamo tutti ricercare un para<strong>di</strong>gma che permetta la vita della Terra e la solidarietà <strong>di</strong> tutti gli esseri della<br />

creazione, specialmente <strong>degli</strong> esseri umani più poveri e in<strong>di</strong>fesi.<br />

Muovendo da questo scenario <strong>di</strong> fondo, importa definire in secondo luogo, come punto <strong>di</strong> partenza, un'opzione per i<br />

poveri che includa gli esseri più minacciati della creazione.<br />

In terzo luogo è urgente riaffermare un'opzione per i poveri del mondo, per quel<strong>le</strong> immense maggioranze della specie<br />

umana che vengono sfruttate e decimate da una piccola minoranza della stessa specie. <strong>La</strong> sfida consisterà nell'ottenere<br />

che gli umani si intendano tra loro come una grande famiglia terrena insieme con <strong>le</strong> altre specie e riscoprano la strada <strong>di</strong><br />

ritorno alla comunità con tutti gli altri viventi, alla comunità planetaria e cosmica.<br />

3.5 LIBERAZIONE ED ECOLOGIA: UN PONTE TRA IL NORD E IL SUD<br />

Due gran<strong>di</strong> prob<strong>le</strong>mi occuperanno d'ora in poi <strong>le</strong> menti e i cuori dell'umanità: qua<strong>le</strong> il destino e il futuro del pianeta terra<br />

nel caso prolungassimo la logica <strong>di</strong> rapina cui ci ha abituati l'attua<strong>le</strong> tipo <strong>di</strong> sviluppo e <strong>di</strong> consumo? Qua<strong>le</strong> la speranza dei<br />

due terzi poveri dell'umanità? C'è il rischio che la "cultura dei sod<strong>di</strong>sfatti" si chiuda nel suo egoismo consumistico e ignori<br />

cinicamente la devastazione che viene operata tra <strong>le</strong> masse, masse vere e proprie, povere del mondo. Esiste pure il<br />

rischio che i "nuovi barbari" non accettino il verdetto <strong>di</strong> morte e si buttino in una lotta <strong>di</strong>sperata per la sopravvivenza,<br />

tutto minacciando e tutto <strong>di</strong>struggendo. L'umanità potrà trovarsi <strong>di</strong> fronte a livelli <strong>di</strong> vio<strong>le</strong>nza e <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione mai visti<br />

sulla faccia della Terra. A meno che non deci<strong>di</strong>amo col<strong>le</strong>ttivamente <strong>di</strong> mutare il corso della civiltà, spostandone l'asse<br />

dalla logica dei mezzi al servizio dell'accumulazione escludente verso una logica dei fini in funzione del benessere comune<br />

del Pianeta Terra, <strong>degli</strong> esseri umani e <strong>di</strong> tutti gli altri esseri, nell'esercizio della libertà e della cooperazione tra tutti i<br />

popoli, nel rispetto del<strong>le</strong> <strong>di</strong>versità.<br />

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