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Il lavoro è un dramma sociale Evangelizzazione e nuove tecnologie

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ARCIDIOCESI DI BENEVENTO PERIODICO DI IMPEGNO RELIGIOSO E SOCIO-CULTURALE Anno 12 N° 5 - Maggio 2009<br />

Spedizione in abb. postale comma 20 - Articolo 2c<br />

Legge 662 del 1996 - FILIALE DI BENEVENTO<br />

di Massimiliano Del Grosso*<br />

Si <strong>è</strong> discusso molto sulle pres<strong>un</strong>te pos-<br />

sibilità di prevedere il sisma che ha<br />

colpito l’Abruzzo lo scorso mese.<br />

Dietro tanto agitarsi tra accuse, rab-<br />

bia e demagogia politica, c’<strong>è</strong> il <strong>dramma</strong> del con-<br />

fronto con il mistero della sofferenza, e il chiedersi<br />

perché le cose vadano così e perché dobbiamo<br />

stare nostro malgrado in <strong>un</strong> mondo agonizzante. <strong>Il</strong><br />

mistero del male può essere capito alla luce della<br />

croce di Cristo, ma pienamente solo quando sare-<br />

mo al cospetto del Creatore. «Sempre i migliori se<br />

ne vanno» dice <strong>un</strong> luogo com<strong>un</strong>e, che forse non<br />

sempre ha torto.<br />

L’istinto a ribellarsi, al dire «non ci sto», a cui si<br />

accompagna l’amara constatazione che contro il<br />

male l’uomo non possa in fin dei conti granché, se<br />

nei casi più <strong>dramma</strong>tici ha visto persone togliersi la<br />

vita, in altri ha da sempre portato sostanzialmente<br />

a due soluzioni che potremmo definire materialista<br />

e spiritualista. <strong>Il</strong> materialismo considera la vita<br />

SOCIETÀ<br />

<strong>Il</strong> <strong>lavoro</strong> <strong>è</strong> <strong>un</strong><br />

<strong>dramma</strong> <strong>sociale</strong><br />

a pagina 3<br />

come <strong>un</strong> mero ammasso di materia organizzata,<br />

<strong>un</strong>a concezione che ovviamente esclude il trascen-<br />

dente. Ogni fatto risponde così a precise leggi<br />

cosmiche, ragion per cui le catastrofi naturali, fina-<br />

lizzate all’equilibrio del mondo, sono buone. Se<br />

l’uomo si lagna, perciò, sbaglia di grosso: egli<br />

deve, non dico gioire, ma quantomeno stoicamen-<br />

te accettare fatti che, pur se lo privano del bene<br />

dell’esistenza propria o di persone care, sono<br />

necessari alla vita dell’<strong>un</strong>iverso.<br />

Tale posizione ottimistica, d<strong>un</strong>que, non può che<br />

assolvere i disastri e biasimare gli uomini, colpevo-<br />

li di pretendere <strong>un</strong> mondo troppo conforme alla<br />

loro idea di bontà.<br />

L’atteggiamento spiritualista concepisce il mondo<br />

visibile come <strong>un</strong>a sorta di prol<strong>un</strong>gamento o “teatro”<br />

dell’invisibile, e che non ha perciò <strong>un</strong>a vera e pro-<br />

pria naturale autonomia. Le vicende cosmiche<br />

sono conseguenza diretta del fatto che le azioni<br />

umane solleciterebbero ora la benevolenza ora<br />

l’ira di <strong>un</strong>a Divinità, la cui <strong>un</strong>ica preoccupazione<br />

sembrerebbe essere quella di verificare se sia o<br />

COMUNICAZIONI<br />

<strong>Evangelizzazione</strong><br />

e <strong>nuove</strong> <strong>tecnologie</strong><br />

a pagina 8 e 9<br />

meno adeguatamente compiaciuta. E quando ciò<br />

non accade, giù con terremoti, pestilenze e pia-<br />

ghe. Chi sostiene questa interpretazione, perciò,<br />

assolve i disastri e biasima gli uomini allo stesso<br />

modo dei sostenitori della prima, dimostrando in tal<br />

modo come in sostanza materialismo e spirituali-<br />

smo siano fratelli figli della stessa madre: la pre-<br />

s<strong>un</strong>zione di capire appieno il mistero della soffe-<br />

renza al p<strong>un</strong>to da pretendere di darne <strong>un</strong>a risposta<br />

definitiva. I materialisti, che purtroppo non hanno<br />

fede, sbagliano nel non considerare come mai, se<br />

<strong>è</strong> vero che “dio” <strong>è</strong> la stessa materia cosmica orga-<br />

nizzata, costei sia capace di darsi completezza<br />

con gran fatica di tempo e se non a prezzo di con-<br />

tinui aggiustamenti attraverso fenomeni violenti<br />

che spesso per nulla migliorano, quanto piuttosto<br />

distruggono ciò che essa stessa ha prodotto. Per<br />

quanto riguarda l’uomo, si pensi a quale meraviglia<br />

esso sia, e a come tale splendore sia deturpato<br />

dalle malattie, dalle deficienze, dalla vecchiaia,<br />

dall’ignoranza, dalla cattiveria.<br />

continua a pagina 15


2<br />

Maggio 2009<br />

La vergine modello di carità operosa<br />

nei confronti di chi ha bisogno<br />

Raffaele Di Muro<br />

Igesti e le frasi della Vergine sono per noi guida costante nel cammino di<br />

discernimento, in materia di disponibilità all’aiuto dei fratelli e di capacità di<br />

essere religiosi grati a Dio per il dono della vocazione. In quei giorni Maria si<br />

mise in viaggio verso la montagna e raggi<strong>un</strong>se in fretta <strong>un</strong>a città di Giuda.<br />

Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il<br />

saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito<br />

Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del<br />

tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena<br />

la voce del tuo saluto <strong>è</strong> gi<strong>un</strong>ta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia<br />

nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del<br />

Signore» (Lc 1, 39-45). Si mise in viaggio. Ammiriamo la<br />

determinazione di Maria che intraprende <strong>un</strong> difficile viaggio<br />

per poter assistere e soccorre Elisabetta. La Vergine<br />

diviene modello di carità operosa nei confronti di chi ha<br />

bisogno di <strong>un</strong> supporto materiale e spirituale. Ammiriamo<br />

la sua prontezza e la volontà di sostenere Elisabetta,<br />

anche malgrado la sua gravidanza. Dovremmo riuscire ad<br />

imitarla in questa sua capacità di amare e di essere risoluta.<br />

Molto spesso non riusciamo nemmeno ad accorgerci<br />

del fratello e della sorella in difficoltà perché siamo centrati<br />

solo su noi stessi e solo sul nostro vissuto. Guardare con<br />

amore l’altro con il desiderio di aiutarlo e sostenerlo: questa<br />

<strong>è</strong> la sfida che i religiosi di oggi sono chiamati a raccogliere.<br />

<strong>Il</strong> fratelli e la sorelle con cui condividiamo <strong>un</strong> cammino<br />

non vanno strumentalizzati, ma amati con quella<br />

cura e quella sollecitudine che Maria ci insegna. Un altro<br />

brano del Vangelo sottolinea la sollecitudine della Vergine,<br />

questa volta nei confronti di Gesù. Mentre egli parlava<br />

ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in<br />

disparte, cercavano di parlargli. Qualc<strong>un</strong>o gli disse: «Ecco<br />

di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti» (Mt<br />

12, 46-4). Maria segue con trepidazione l’apostolato di<br />

Gesù. <strong>Il</strong> brano rivela la preoccupazione della Madre di Dio<br />

per il Signore, la cui missione non sempre viene compresa<br />

dagli uomini a quali si rivolge. La Vergine veglia sul cammino di Gesù che segue<br />

attentamente e costantemente. Anche noi siamo chiamati a vegliare sul cammino<br />

dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. <strong>Il</strong> nostro “vegliare” scade molto spesso nel<br />

giudizio, nella critica e nella mormorazione. Dovremmo realmente e concretamente<br />

prenderci cura dell’apostolato e della missione dei nostri fratelli e delle nostre<br />

sorelle per segnalare loro l’importanza di vivere e di operare secondo la volontà di<br />

Dio. Maria segue Gesù fin sotto la croce: Stavano presso la croce di Gesù sua<br />

madre, la sorella di sua madre, Maria di Cl<strong>è</strong>ofa e Maria di Màgdala. Gesù allora,<br />

vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che<br />

egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo<br />

figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!».<br />

E da quel momento il discepolo la prese nella sua<br />

casa (Gv 19, 25-27). La sollecitudine di Maria sotto<br />

la croce diventa eroica: Maria segue il Suo Figlio<br />

anche nel momento del dolore e della sofferenza ed<br />

accetta di diventare madre di tutta l’umanità. Maria <strong>è</strong><br />

fedele al progetto di Dio ed <strong>è</strong> fedele nell’amare<br />

Gesù. Ella insegna anche a noi questi atteggiamenti<br />

e queste disposizioni. La sollecitudine di Maria si<br />

rivela anche a sostegno della Chiesa nascente:<br />

Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto<br />

degli Ulivi, che <strong>è</strong> vicino a Gerusalemme quanto il<br />

cammino permesso in <strong>un</strong> sabato. Entrati in città salirono<br />

al piano superiore dove abitavano. C’erano<br />

Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e<br />

Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e<br />

Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella<br />

preghiera, insieme con alc<strong>un</strong>e donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli<br />

di lui (At 1, 12-14). La Vergine Immacolata <strong>è</strong> presente nella vita della prima<br />

Chiesa a sostegno degli apostoli e dei primi credenti in Cristo. Dopo l’Ascensione<br />

di Gesù Maria si fa garante della vita di preghiera e dell’armonia fraterna della giovane<br />

famiglia di Cristiani. In sostanza, Maria ci insegna <strong>un</strong>a tripla sollecitudine:<br />

Verso i confratelli e le consorelle;<br />

Verso Gesù;<br />

Verso la Chiesa.<br />

Maria segue Gesù in tutto il suo apostolato, in tutta la sua missione. Ella <strong>è</strong> sollecita<br />

nel supportare Gesù, nello stare con Lui fin sul Golgota. Ella ci insegna la medesima<br />

sollecitudine che per noi vuol dire strare con Cristo in <strong>un</strong> rapporto di com<strong>un</strong>ione<br />

profonda e perché possiamo esprimere nel mondo, con la parola e con la<br />

vita, il Vangelo, perché possiamo vivere la sua stessa missione. La Vergine ci insegna<br />

anche l’importanza del sostegno ai fratello ed alle sorelle che camminano con<br />

noi, del prenderci cura di loro, nel soccorrerli nel momento del bisogno e nell’incoraggiarli<br />

nel perseverare nel bene e nella sequela di<br />

Cristo.Cosa significa essere solleciti verso i fratelli e le<br />

sorelle, qual<strong>un</strong>que ruolo occupino nella loro casa e nel<br />

loro Istituto:<br />

Pregare per loro;<br />

Interessarsi discretamente alla loro vita e alla loro missione;<br />

Fornire loro buoni consigli;<br />

Fra sentire loro la nostra delicata presenza;<br />

Mai dare loro la sensazione di lasciarli soli.<br />

E’ davvero importante sostenere i fratelli e le sorelle che<br />

condividono con noi la nostra stessa vocazione. La preghiera<br />

per loro crea, senza dubbio, com<strong>un</strong>ione fraterna la<br />

preghiera per loro. L’orazione ci aiuta a sciogliere il cuore<br />

indurito a causa di incomprensioni com<strong>un</strong>itarie. Ma si<br />

rivela di grande importanza aiutare i confratelli o le consorelle<br />

con buoni consigli, con il discreto interessarsi al loro<br />

apostolato, con la disponibilità a prestare loro soccorso in<br />

caso di necessità. Nel vissuto com<strong>un</strong>itario i religiosi non<br />

sono isole, ma sono chiamati a cooperare, a comprendersi,<br />

a supportarsi vicendevolmente. Da Maria i religiosi e le<br />

religiose hanno la possibilità di apprendere questa sollecitudine<br />

e la carità necessaria per <strong>un</strong>a vita di com<strong>un</strong>ità<br />

armoniosa e ricca del reciproco sostegno tra i membri<br />

della stessa. Benedetta! Maria riceve <strong>un</strong>a particolare benedizione da Dio: <strong>è</strong> la<br />

piena di grazia, <strong>è</strong> l’Immacolata, Colei che porta in grembo e custodisce il<br />

Redentore. La Vergine <strong>è</strong> sorretta dalla forza di Dio nella sua missione di portare<br />

nel mondo il Salvatore: ha <strong>un</strong> grande compito, ma la benedizione di Dio l’accompagna<br />

sempre.<br />

La benedizione di Dio non si ferma a Maria. Ciasc<strong>un</strong> consacrato può definirsi<br />

benedetto grazie all’aiuto che il Signore gli conferisce per vivere la sua missione<br />

di apostolo alla sequela di Gesù. I religiosi hanno proprio la vocazione a portare<br />

Gesù nel mondo con la loro parola e con la loro<br />

testimonianza: per questo grande compito sono<br />

sostenuti dalla grazia del Signore e sono chiamati<br />

ad abbandonarsi ad essa. Beata colei che ha creduto<br />

nell’adempimento delle parole del Signore. Maria<br />

si fida della Parola di Dio, si abbandona alla sua<br />

voce, confida nella sua onnipotenza. <strong>Il</strong> suo “si”, il<br />

suo prendersi cura di Gesù e di Elisabetta <strong>è</strong> frutto<br />

del suo affidarsi a Dio. L’ascolto della voce<br />

dell’Altissimo permette a Maria di lanciarsi nella<br />

carità verso Gesù, verso Elisabetta. Ritengo che<br />

anche religiosi e religiose debbano mostrare la stessa<br />

capacità di affidarsi. Essi sono benedetti da Dio,<br />

hanno ascoltato la sua Parola e sono chiamati a<br />

fidarsi di Lui, a donare la vita in virtù della vocazione<br />

ricevuta. Mi pare di vedere <strong>un</strong> nesso significativo<br />

tra la capacità di ascolto della voce di Dio e i dedicarsi<br />

al servizio di Gesù, nonché di operare secondo<br />

carità verso i fratelli. Si diventa validissimi religiosi e religiose della carità e del<br />

servizio nella misura in cui si pone attenzione alla Parola che il Signore com<strong>un</strong>ica<br />

loro nell’esercizio della propria missione. Questo <strong>è</strong> l’insegnamento di Maria: amare<br />

lei vuol dire imitare la sua capacità di ascolto e di donazione.


<strong>Il</strong> <strong>lavoro</strong> <strong>è</strong> diventato<br />

<strong>un</strong> <strong>dramma</strong> <strong>sociale</strong><br />

Francesco Cutillo<br />

<strong>Il</strong> mercato del <strong>lavoro</strong>, insegna la microeconomia,<br />

<strong>è</strong> il luogo in cui si “incontrano” domanda<br />

e offerta di <strong>lavoro</strong> intendendo per domanda<br />

la richiesta delle aziende e per offerta quella<br />

dei lavoratori. Una definizione che farebbe sorridere<br />

l’uomo della strada poco edotto in materia di<br />

economia politica ma ben conscio della realtà che<br />

lo circonda. Una realtà in cui il <strong>lavoro</strong> <strong>è</strong> diventato<br />

<strong>un</strong> vero e proprio <strong>dramma</strong> <strong>sociale</strong>. Le imprese, non<br />

solo non assumono ma, per di più, tagliano, mettendo<br />

letteralmente sul lastrico intere famiglie che<br />

semmai già vivono di <strong>un</strong> solo reddito.<br />

Ad acuire <strong>un</strong> trend non certo recente, l’attuale crisi<br />

finanziaria. Miliardi di dollari in fumo: così il crollo<br />

delle borse ha sancito l’inizio del panico mondiale.<br />

E le ripercussioni del crack di Lehman Brothers &<br />

Co. non si sono fermate all’America, prima vittima<br />

dei furbetti di Wall Street, estendendosi a macchia<br />

d’olio su tutto il pianeta. Quanto questo abbia condizionato<br />

il nostro mercato del <strong>lavoro</strong> <strong>è</strong> facile a<br />

dirsi. Basta leggere <strong>un</strong> rapporto stilato solo qualche<br />

settimana fa dal centro studi di Confindustria<br />

per capire la dolorosissima situazione che si prospetta:<br />

“Tra la metà del 2008 e la metà del 2010 in<br />

Italia verranno persi 507 mila posti di <strong>lavoro</strong>, il<br />

2,2% dell’occupazione totale”. A farne le spese,<br />

almeno per il momento, sono innanzitutto i giovani.<br />

Spensierati fino al giorno della laurea, i nostri<br />

ragazzi si scontrano, poi, con la dura realtà che li<br />

attende al di fuori delle aule <strong>un</strong>iversitarie. <strong>Il</strong> vero<br />

rischio <strong>è</strong> rimanere a casa nonostante gli anni di<br />

studi trascorsi sui libri per preparasi ad <strong>un</strong> ingresso<br />

nel mondo del <strong>lavoro</strong> che nel migliore dei casi<br />

sarà ad intermittenza. Ma se la flessibilità <strong>è</strong> <strong>un</strong><br />

bene, il precariato no. Eppure, oggi – in <strong>un</strong> periodo<br />

difficile prima di tutto per le aziende - sembra il<br />

male minore per <strong>un</strong>a generazione che forse non<br />

conoscerà mai stabilità. E così “bamboccioni” (per<br />

dirla con Padoa Schioppa) si diventa. Nonostante i<br />

buoni propositi, nonostante i progetti di vita, i<br />

sogni, le speranze, i desideri. Come spiegare altrimenti<br />

che sempre più giovani si trattengono in<br />

famiglia fino a “tarda” età? L’autonomia <strong>è</strong> <strong>un</strong> lusso<br />

che chi guadagna mille euro al mese non si può<br />

permettere. Proprio in questi giorni esce nelle sale<br />

“Generazione mille euro”. Un film – tratto dall’omonimo<br />

romanzo di Alessandro Rimassa e Antonio<br />

Incorvaia - che fotografa la situazione di “eterna<br />

adolescenza” di trentenni alle prese con affitti insostenibili<br />

e appartamenti minuscoli da condividere.<br />

E’ la storia di <strong>un</strong>a generazione di “giovani ormai<br />

non così giovani di cui ogni tanto parlano in tv<br />

scuotendo la testa con rassegnazione”. E’ la storia<br />

di <strong>un</strong> Paese con <strong>un</strong> sistema <strong>lavoro</strong> lacerato dall’instabilità<br />

e dall’assenza di meritocrazia. E’ la storia<br />

di <strong>un</strong> <strong>dramma</strong> <strong>sociale</strong> che continua a consumarsi<br />

ogni giorno.<br />

Maggio 2009<br />

FESTA<br />

DEL<br />

LAVORO<br />

La Festa dei lavoratori, o meglio la Festa del<br />

<strong>lavoro</strong>, <strong>è</strong> <strong>un</strong>a festività che annualmente<br />

viene attuata per ricordare l’impegno del<br />

movimento sindacale ed i traguardi raggi<strong>un</strong>ti<br />

in campo economico e <strong>sociale</strong> dai lavoratori.<br />

La festa del <strong>lavoro</strong> <strong>è</strong> riconosciuta in molte<br />

nazioni del mondo ma non in tutte. Più precisamente,<br />

intende ricordare le battaglie operaie<br />

per la conquista di <strong>un</strong> diritto ben preciso:<br />

l’orario di <strong>lavoro</strong> quotidiano fissato in otto<br />

ore.<br />

Tale legge fu approvata nel 1866 nell’<strong>Il</strong>linois,<br />

(USA), la Prima Internazionale richiese che<br />

legislazioni simili fossero approvate anche in<br />

Europa.<br />

Convenzionalmente, l’origine della festa<br />

viene fatta risalire ad <strong>un</strong>a manifestazione<br />

organizzata negli Stati Uniti dai Cavalieri del<br />

<strong>lavoro</strong> a New York il 5 settembre 1882.<br />

Due anni dopo, nel 1884, in <strong>un</strong>’analoga<br />

manifestazione i Cavalieri del <strong>lavoro</strong> approvarono<br />

<strong>un</strong>a risoluzione affinché l’evento<br />

avesse <strong>un</strong>a cadenza annuale.<br />

Altre organizzazioni sindacali affiliate alla<br />

Internazionale dei lavoratori - vicine ai movimenti<br />

socialista ed anarchico - suggerirono<br />

come data della festività il Primo maggio. Ma<br />

a far cadere definitivamente la scelta su questa<br />

data furono i gravi incidenti accaduti nei<br />

primi giorni di maggio del 1886 a Chicago<br />

(USA) e conosciuti come rivolta di<br />

Haymarket. Questi fatti ebbero il loro culmine<br />

il 4 maggio quando la polizia sparò sui manifestanti<br />

provocando numerose vittime.<br />

L’allora presidente Grover Cleveland ritenne<br />

che la festa del primo maggio avrebbe potuto<br />

costituire <strong>un</strong>’opport<strong>un</strong>ità per commemorare<br />

questo episodio. Successivamente,<br />

temendo che la commemorazione potesse<br />

risultare troppo in favore del nascente socialismo,<br />

stornò l’oggetto della festività sull’antica<br />

organizzazione dei Cavalieri del <strong>lavoro</strong>.<br />

La data del primo maggio fu adottata in<br />

Canada nel 1894 sebbene il concetto di<br />

Festa del <strong>lavoro</strong> sia in questo caso riferito a<br />

precedenti marce di lavoratori tenute a<br />

Toronto e Ottawa nel 1872.<br />

In Europa la festività del primo maggio fu ufficializzata<br />

dai delegati socialisti della<br />

Seconda Internazionale ri<strong>un</strong>iti a Parigi nel<br />

1889 e ratificata in Italia soltanto due anni<br />

dopo. In Italia la festività fu soppressa durante<br />

il ventennio fascista - che preferì festeggiare<br />

<strong>un</strong>a autarchica Festa del <strong>lavoro</strong> italiano<br />

il 21 aprile in coincidenza con il Natale di<br />

Roma - ma fu ripristinata subito dopo la fine<br />

del conflitto mondiale, nel 1945. Nel 1947 fu<br />

f<strong>un</strong>estata a Portella della Ginestra (Palermo)<br />

quando la banda di Salvatore Giuliano sparò<br />

su <strong>un</strong> corteo di circa duemila lavoratori in<br />

festa, uccidendone <strong>un</strong>dici e ferendone <strong>un</strong>a<br />

cinquantina.<br />

3


4 Maggio 2009<br />

Persona e <strong>lavoro</strong> nei documenti<br />

di dottrina <strong>sociale</strong> della Chiesa<br />

Rerum novarum (LEONE XIII,1891) – La “rivoluzione<br />

industriale”, se da <strong>un</strong> lato ha risolto numerosi<br />

problemi umani legati all’approvigionamento di<br />

risorse e al soddisfacimento dei bisogni vitali, dall’altro<br />

ne ha creati di nuovi e più complessi e globali.<br />

L’individualismo e l’egoismo esasperato del liberismo<br />

e le soluzioni illusorie alla sperequazione economica<br />

avanzate dal socialismo ateo tra lotte sindacali<br />

e rivoluzione politico-<strong>sociale</strong> possono essere<br />

superate solo con la concordia delle parti, costruita<br />

sicuramente sul piano politico (corporativismo), ma<br />

soprattutto e anzitutto su quello morale e spirituale.<br />

Una concordia fondata sulla consapevolezza della<br />

com<strong>un</strong>e origine divina di ogni uomo e sulla missione<br />

<strong>un</strong>iversale dell’intera famiglia umana all’edificazione<br />

del regno, non degli uomini, ma di Cristo.<br />

L’enciclica sarà il fulcro intorno al quale graviteranno<br />

tutti gli altri successivi pron<strong>un</strong>ciamenti in materia<br />

di dottrina <strong>sociale</strong>.<br />

Quadragesimo anno (PIO XI,1931) – Alla luce<br />

delle terribili conseguenze sociali della catastrofe<br />

economica mondiale seguita al crollo della borsa<br />

americana nel 1929, a distanza di quarant’anni<br />

dalla loro promulgazione le analisi della Rerum<br />

novarum si rivelano estremamente profetiche e<br />

attualissime.<br />

Radiomessaggio di Pentecoste (PIO XII, 1941) –<br />

Pentecoste: l’evento che costituisce l’inizio del processo<br />

di ricongi<strong>un</strong>gimento di tutti i popoli tra loro e<br />

al Padre. È questo <strong>un</strong> messaggio altamente significativo<br />

se si considera il contesto in cui viene diffuso:<br />

siamo nell’anno della massima recrudescenza<br />

della violenza bellica innescata dal nazifascismo, in<br />

<strong>un</strong>a guerra che vede coinvolta – come belligeranti,<br />

occupate o loro colonie – la quasi totalità delle<br />

nazioni del mondo. Una guerra scoppiata per rimediare<br />

le ingiustizie dei trattati di pace della prima<br />

guerra mondiale e per dare al mondo <strong>un</strong> nuovo e<br />

più giusto assetto politico per <strong>un</strong> avvenire migliore.<br />

Mater et magistra (GIOVANNI XXIII, 1961) – Due<br />

elementi erano venuti a galla dall’esperienza delle<br />

due guerre mondiali: 1) la spoliazione della persona<br />

della sua dignità individuale; 2) l’imperialismo,<br />

<strong>un</strong> atteggiamento di sostanziale razzismo e sottomissione<br />

delle popolazioni mondiali esterne all’area<br />

europea e nordamericana com<strong>un</strong>e tanto ai<br />

sistemi totalitari quanto a quelli democratici.<br />

Confermando ancora <strong>un</strong>a volta la Rerum Novarum,<br />

Giovanni XXIII sottolinea come sia necessario riconoscere<br />

ad ogni essere umano il suo primo diritto<br />

fondamentale: il rispetto integrale della sua persona,<br />

sia nella dimensione biologica e corporea che<br />

nella sua dignità morale e spirituale di individuo<br />

intelligente, immagine di Dio.<br />

Pacem in terris (GIOVANNI XXIII, 1963) – La situazione<br />

politica mondiale postbellica, più che di pace,<br />

presentava invece tutti i tratti di <strong>un</strong>a tregua in vista<br />

di <strong>un</strong>a ennesima e peggiore guerra totale. La “guerra<br />

fredda”, pace apparente, era caratterizzata da<br />

<strong>un</strong>a onerosissima corsa senza scrupoli ad <strong>un</strong> sempre<br />

maggiore accumulo di armamenti atomici, nel<br />

totale disinteresse per i problemi umani più urgenti,<br />

come quelli della sopravvivenza delle popolazioni<br />

del “terzo mondo” o – come nel caso di numerosi<br />

paesi filosovietici – dei propri civili. È anche l’era<br />

dell’affrancamento politico (apparente) delle excolonie<br />

europee che entravano così da nazioni<br />

“libere” nella sfera di influenza ora filoamericana,<br />

ora filosovietica (in <strong>un</strong> clima tesissimo, di cui sarà<br />

emblema la guerra del Vietnam). Insistente <strong>è</strong> l’invito<br />

al negoziato e alla diplomazia per l’edificazione<br />

della pace da parte di <strong>un</strong> papa che <strong>è</strong> stato <strong>un</strong> vero<br />

ago della bilancia per la distensione delle tensioni<br />

USA-URSS e perciò per la salvezza della pace dell’intero<br />

pianeta.<br />

Ecclesiam suam (PAOLO VI, 1964) – Scritta durante<br />

il Concilio Vaticano II, questa lettera enciclica<br />

anticipa i temi della Gaudium et Spes con l’esortazione<br />

ad avere <strong>un</strong>a atteggiamento di maggiore<br />

positività verso il mondo non cristiano e non cattolico.<br />

Dignitatis humanae (CONCILIO VATICANO II, 1965) –<br />

La dignità dell’uomo, quella che lo fa essere sul<br />

piano di fede “immagine di Dio”, si fonda sulla sua<br />

natura intelligente che lo rende perciò <strong>un</strong> essere<br />

libero. La libertà di coscienza – e perciò anche di<br />

coscienza religiosa – <strong>è</strong> il fulcro di questo documento<br />

che intende da <strong>un</strong> lato biasimare la persecuzione<br />

antireligiosa vivissima in larghe regioni del<br />

mondo, dall’altro nell’indicare la fede cristiana non<br />

come <strong>un</strong>a mera opzione culturale, ma come la sola<br />

e vera religione che dice all’uomo tutto sulla sua<br />

origine e il suo destino e lo rende realmente libero<br />

e capace di realizzare le sue più profonde aspirazioni<br />

di felicità.<br />

Gaudium et spes (CONCILIO VATICANO II, 1965) –<br />

Come completamento della Dignitatis Humanae, si<br />

vuole mettere in risalto la necessità per la Chiesa di<br />

entrare in dialogo con il mondo, non più da guardare<br />

con sprezzante distanza, ma da considerare<br />

come vero luogo sacro idove, in ciò che vi <strong>è</strong> di più<br />

buono ed utile alla promozione e al progresso<br />

umano, si rende manifesto il volto di Dio.<br />

Populorum progressio (PAOLO VI, 1967) – Una<br />

nuova sferzata al capitalismo liberista e al collettivismo<br />

marxista come già era stato con la Rerum<br />

Novarum. È ampliato il tema già toccato da<br />

Giovanni XXIII dello sfruttamento delle popolazioni<br />

delle ex-colonie che impedisce loro lo sviluppo, con<br />

pesanti ricadute in guerre continue e sfiducia morale.<br />

Octogesima adveniens (PAOLO VI, 1971) – A<br />

ottant’anni dalla Rerum Novarum e con <strong>un</strong>a sufficiente<br />

esperienza delle miserie che affliggono i<br />

popoli maturata nei suoi numerosi viaggi apostolici<br />

in tutto il mondo, il papa pone l’attenzione sui problemi<br />

nuovi che caratterizzano l’uomo dell’era atomica:<br />

l’urbanesimo, l’inquinamento, l’ateismo tecnocratico,<br />

la ribellione giovanile, l’individualismo<br />

morale, l’autoritarismo politico, le <strong>nuove</strong> utopie<br />

volte a scardinare dalle fondamenta della società i<br />

valori sociali tradizionali.<br />

Laborem exercens (GIOVANNI PAOLO II, 1981) – A<br />

novant’anni dalla Rerum Novarum, <strong>un</strong>a riflessione<br />

sul <strong>lavoro</strong>: elemento centrale nella questione <strong>sociale</strong><br />

e dei conflitti di classe, nel piano di Dio <strong>è</strong> strumento<br />

di santificazione che rende l’uomo simile al<br />

Creatore nel dominio del creato per il bene del<br />

prossimo.<br />

Sollicitudo rei socialis (GIOVANNI PAOLO II, 1987) –<br />

Nel 20° anniversario della Populorum Progressio,<br />

ancora <strong>un</strong>’analisi sulle condizioni di sviluppo dei<br />

popoli alla luce dei numerosi viaggi apostolici nel<br />

mondo.<br />

Centesimus annus (GIOVANNI PAOLO II, 1991) –<br />

L’enciclica celebra il 100° anniversario della Rerum<br />

Novarum. In essa il papa individua ancora <strong>un</strong>a volta<br />

– ma questa volta sulla base di <strong>un</strong>a esperienza storica<br />

centenaria – le debolezze tanto del socialismo<br />

che del liberismo. Altri argomenti: la cancellazione<br />

del debito pubblico dei paesi poveri, il disarmo, la<br />

lotta al consumismo e al precariato nel <strong>lavoro</strong>.<br />

Evangelium vitae (GIOVANNI PAOLO II, 1995) –<br />

L’enciclica tratta sostanzialmente di argomenti di<br />

bioetica (aborto, accanimento terapeutico, eutanasia,<br />

diritti del concepito, ecc.). Tuttavia viene posto<br />

in luce come questi problemi che affliggono la<br />

società contemporanea siano causati, se non favoriti<br />

e talvolta direttamente perseguiti, da forme di<br />

governo che, pur sedicenti democratiche, di fatto<br />

minacciano la dignità degli individui più deboli.<br />

Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa<br />

(PONTIFICIO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE, 2004) – Una<br />

sintesi sistematica e organica di tutta la dottrina<br />

<strong>sociale</strong> della Chiesa, motivata anche dal disorientamento<br />

in materia di numerosi esponenti di dichiarata<br />

ispirazione cattolica della classe politica mondiale.<br />

Deus caritas est (BENEDETTO XVI, 2005) – L’amore<br />

umano comprende varie dimensioni reciprocamente<br />

integrate.<br />

Ma <strong>è</strong> la carità la forma più alta di amore e l’<strong>un</strong>ica<br />

capace di edificare <strong>un</strong>a famiglia e <strong>un</strong>a società veramente<br />

giusta e umana.<br />

Essa, impossibile alle sole forze umane, <strong>è</strong> <strong>un</strong> dono<br />

di Dio. La Chiesa, depositaria della Verità e dello<br />

Spirito che edifica il vero amore tra gli individui, non<br />

può essere ridotta ad <strong>un</strong>a mera organizzazione<br />

filantropica e, come faro della presenza divina in<br />

mezzo agli uomini, <strong>è</strong> necessaria tanto ai credenti<br />

che ai non credenti.<br />

Spe salvi (BENEDETTO XVI, 2007) – L’attuale società<br />

umana “postmoderna” <strong>è</strong> connotata da <strong>un</strong>a totale<br />

sfiducia in <strong>un</strong>a reale possibilità di <strong>un</strong> riscatto completo<br />

e definitivo dell’uomo dal male che lo affligge.<br />

Conseguenza di questo atteggiamento <strong>è</strong> <strong>un</strong> agire<br />

relativistico ed edonistico che si riflette anche nelle<br />

scelte politiche dei governanti.<br />

La speranza cristiana, forte della certezza della<br />

guida divina della storia umana verso la salvezza<br />

<strong>un</strong>iversale, mai come oggi deve risplendere nella<br />

testimonianza viva dei credenti.


<strong>Il</strong> <strong>lavoro</strong>: promozione umana<br />

e spirituale della persona<br />

Antonella Fusco<br />

<strong>Il</strong> gruppo di volontariato vincenziano di<br />

Benevento, in collaborazione con<br />

l’Arcidiocesi, ha organizzato, presso<br />

l’Auditorium “Gianni Vergineo” del Museo<br />

del Sannio <strong>un</strong>a conversazione sul tema:”<strong>Il</strong> <strong>lavoro</strong>:promozione<br />

umana e spirituale della persona”.<br />

La conversazione <strong>è</strong> stata animata dai seguenti<br />

relatori: Angelo Moretti responsabile dello<br />

Sportello diocesano del microcredito, Argemino<br />

Parente referente della Banca Popolare<br />

Etica,Pasquale Viespoli Sottosegretario per il<br />

<strong>lavoro</strong>,salute e politiche sociali e S.E. Andrea<br />

Mugione, Arcivescovo Metropolita di Benevento.<br />

Ha moderato il giornalista Achille Mottola. La presidente<br />

provinciale del gruppo vincenziano, Maria<br />

Teresa Malgieri ha dato inizio alla conversazione<br />

dopo aver esteso i saluti ai presenti e dopo aver<br />

ringraziato l’Arcivescovo,che ha ispirato la tematica<br />

dell’incontro e desiderato, al tavolo dei relatori,<strong>un</strong>a<br />

presenza giovanile nelle persone di Angelo<br />

Moretti ed Argemino Parente. Angelo Moretti si <strong>è</strong><br />

soffermato ad illustrare la finalità del microcredito.<br />

Esso si rivolge a persone indigenti, non inserite<br />

nel sistema bancabile, che però hanno alle<br />

spalle dei garanti sul piano morale. E’ <strong>un</strong>a modalità<br />

che non si limita solo ad erogare somme economiche<br />

e quindi non ha solo f<strong>un</strong>zione assistenziale,ma<br />

cerca di creare <strong>un</strong> rapporto di fiducia con<br />

la persona destinataria del prestito,affinché questa<br />

si impegni a restituire quanto ricevuto. E’ in<br />

tale aspetto che emerge il valore umano con il<br />

quale si tende a conferire rispetto,dignità e<br />

responsabilità ai meno abbienti.<br />

Lo sportello del microcredito, inaugurato nel<br />

mese di settembre, rappresenta la concretizzazione<br />

di <strong>un</strong>o dei diversi impegni dell’Arcivescovo<br />

verso il modo del <strong>lavoro</strong>. Bisogna riconoscere che<br />

la chiesa locale sta evidenziando <strong>un</strong>’attenzione<br />

costruttiva per il <strong>sociale</strong>. Infatti non possiamo<br />

non ricordare anche altri interessamenti che S.E.<br />

INIZIATIVE<br />

<strong>Il</strong> Progetto Policoro<br />

ha mostrato nella realizzazione dei progetti:<br />

”Policoro” che tende alla promozione del <strong>lavoro</strong> e<br />

“Cives” che, invece, p<strong>un</strong>ta a formare i giovani ad<br />

avere idee chiare sul <strong>lavoro</strong>: <strong>un</strong>a metaformazione.<br />

Da ciò possiamo dedurre come gli interventi<br />

che si stanno rivolgendo ai giovani e alle fasce<br />

più deboli non presentano <strong>un</strong> aspetto circoscritto<br />

né nei principi, in termini di assistenzialismo, né<br />

nella realizzazione, anzi sono caratterizzati da<br />

<strong>un</strong>a struttura reticolare, con lo scopo di coinvolgere<br />

<strong>un</strong> numero maggiore di enti. E’ in quest’ottica,<br />

ampia e articolata, che le iniziative del microcredito<br />

e della banca etica si completano e si rinforzano<br />

a vicenda, come ha sostenuto Argemino<br />

Parente. La conversazione <strong>è</strong> continuata, poi, con<br />

l’intervento del Senatore Viespoli, il quale ha riconosciuto<br />

il momento di crisi finanziaria e le sue<br />

ricadute sull’economia reale. crisi che ha portato<br />

al centro la stessa economia reale e con essa il<br />

<strong>lavoro</strong>, la persona, la qualità dell’impegno e la<br />

responsabilità. Dopo aver illustrato,in modo particolareggiato<br />

le cause, le conseguenze e le inizia-<br />

A Benevento, ad <strong>un</strong> anno dall’attivazione in diocesi del Progetto Policoro apre lo sportello per l’imprenditorialità<br />

giovanile, <strong>un</strong> Centro servizi, che rimarrà aperto il l<strong>un</strong>edì, il mercoledì e il venerdì<br />

dalle 14,30 alle 18,30, ubicato presso l’Ufficio di pastorale giovanile, come segno di attenzione<br />

della Chiesa diocesana al grave problema della disoccupazione. <strong>Il</strong> vero obiettivo del Progetto<br />

Policoro sarà allora non solo quello di diffondere <strong>un</strong>a nuova mentalità di fronte al <strong>lavoro</strong>, <strong>un</strong>a mentalità<br />

guidata dai nuovi scenari mondiali e dalle <strong>nuove</strong> congi<strong>un</strong>ture, ispirata ai valori umani e cristiani<br />

della responsabilità personale, della solidarietà e della cooperazione, ma anche quello di<br />

“imparare a lavorare insieme secondo <strong>un</strong> progetto com<strong>un</strong>e, per crescere nel rispetto reciproco<br />

delle specificità e delle competenze”. Daniele Mazzulla, animatore di com<strong>un</strong>ità diocesano, afferma:<br />

“superare gli interessi particolaristici e di settore, con quello spirito evangelico che muove il<br />

progetto stesso, sostenendo tutti quei giovani che, con idee concrete e talenti finalmente dissotterrati,<br />

si accingeranno a varcare la difficile soglia del mondo lavorativo”. L’arcivescovo, mons.<br />

Andrea Mugione, dando voce alle attese e ai bisogni di chi non ha voce, oltre ad invitare i giovani<br />

a “mettersi in gioco, liberandosi dall’idea del posto fisso”, ha lanciato lo slogan del Progetto<br />

“stare, discutere, sognare, sostenerci, camminare, faticare…ma insieme”, che incarna concretamente<br />

lo spirito di Policoro!<br />

Maggio 2009<br />

tive che sono state messe in campo per affrontare<br />

questo periodo, ha completato con l’auspicio di<br />

superare la paura collegata alla crisi e far prevalere<br />

la speranza, la fiducia e l’impegno. Le conclusioni,<br />

infine, sono spettate all’Arcivescovo che<br />

ha focalizzato i seguenti pensieri:<br />

- conoscere la realtà, per poter intervenire in<br />

modo adeguato;<br />

- chiarirsi sul concetto di sviluppo e di <strong>lavoro</strong> ,in<br />

quanto spesso al tecnicismo non corrisponde<br />

sempre <strong>un</strong>’adeguata risposta in termini occupazionali;<br />

- richiamare <strong>un</strong> codice morale per <strong>un</strong> recupero di<br />

<strong>un</strong>’etica e di valori condivisi,<br />

- mostrare attenzione all’emergenza <strong>lavoro</strong>;<br />

- sensibilizzare più istituzioni.<br />

Attraverso questa sintesi l’Arcivescovo Mugione<br />

ha voluto sottolineare il valore del <strong>lavoro</strong> che non<br />

<strong>è</strong> solo economico, risulterebbe spiccatamente<br />

riduttivo, ma ha anche <strong>un</strong>a dimensione antropologica,<br />

importante, perché rappresenta la fonte di<br />

crescita morale e civile di <strong>un</strong>’intera società.<br />

5


6 Maggio 2009<br />

La banca etica ha festeggiato<br />

i primi dieci anni LE TAPPE<br />

Argemino Parente<br />

Lo scorso 8 Marzo, Banca Etica ha<br />

festeggiato i suoi primi 10 anni di <strong>lavoro</strong><br />

insieme ai 30.000 soci e ai tantissimi<br />

risparmiatori che la scelgono ogni giorno<br />

per aprire <strong>un</strong> conto corrente o fare <strong>un</strong> investimento<br />

che – piccolo o grande che sia – diventa<br />

volano di <strong>un</strong>a economia <strong>sociale</strong> e solidale. Ne<br />

abbiamo parlato con Gianfranco Stocchetti, attuale<br />

coordinatore dei soci di Banca Popolare Etica<br />

della provincia di Benevento. “Proprio in <strong>un</strong><br />

momento così difficile per la società mondiale, il<br />

decennale di Banca Etica <strong>è</strong><br />

stato l’occasione non solo per<br />

festeggiare, ma anche per partecipare,<br />

discutere e riflettere su<br />

<strong>un</strong>a finanza che, se venisse<br />

usata con onestà e trasparenza<br />

– può servire l’interesse più alto:<br />

quello di tutti!”. Quale il p<strong>un</strong>to di<br />

vista di Banca Etica sulla crisi<br />

dei mercati finanziari? “La cosiddetta<br />

“tempesta perfetta” che sta<br />

scuotendo l’economia mondiale<br />

chiama in causa Banca Etica – seppure ai margini<br />

di <strong>un</strong> sistema economico finanziario che ha<br />

creato i presupposti della crisi e l’ ha alimentata<br />

fino a raggi<strong>un</strong>gere le terrificanti proporzioni odierne.<br />

In questi giorni, i nostri soci e clienti, molti dei<br />

quali impegnati attivamente nella società civile, ci<br />

cercano e cercano il p<strong>un</strong>to di vista della finanza<br />

eticamente orientata, a conferma delle loro scelte<br />

e alla ricerca di <strong>un</strong>a speranza: che l’esplosione<br />

delle contraddizioni interne ad <strong>un</strong> sistema orientato<br />

solamente al profitto nel breve periodo, rappresenti<br />

<strong>un</strong> p<strong>un</strong>to di partenza per la diffusione di <strong>un</strong>a<br />

economia sobria e attenta all’ambiente. Da anni<br />

Banca Etica, e con lei tutta la sua rete di riferimento,<br />

ha sviluppato <strong>un</strong> altro modo di fare finanza,<br />

attenta ai bisogni reali delle persone e delle orga-<br />

nizzazioni, <strong>un</strong>a finanza che ha sostituito al profitto<br />

di alc<strong>un</strong>i la produzione di <strong>un</strong> valore <strong>sociale</strong> diffuso.<br />

Un modus operandi che nasce da <strong>un</strong>a profonda<br />

riflessione culturale, per la quale il denaro <strong>è</strong> <strong>un</strong><br />

mezzo, mai <strong>un</strong> fine, e come tale va usato in modo<br />

responsabile”. Quali le proposte della società civile<br />

organizzata per rilanciare l’economia <strong>sociale</strong> nel<br />

segno dell’etica?. “I soci fondatori di Banca<br />

Popolare Etica ri<strong>un</strong>itisi recentemente a Roma<br />

hanno lanciato <strong>un</strong> appello nel quale hanno detto<br />

che dobbiamo tutti insieme costruire <strong>un</strong> modo<br />

basato sul principio dell’etica, sul primato dei valori<br />

sugli interessi. La finanza non produce ricchezza<br />

ma la trasferisce. Da settimane,<br />

la necessità di richiamare<br />

all’etica gli operatori dei<br />

mercati economici rimbalza da<br />

<strong>un</strong> tavolo all’altro delle istituzioni<br />

italiane e internazionali. Gli<br />

attori della società civile italiana<br />

che da quasi dieci anni<br />

sono impegnati su questo fronte<br />

e che hanno dato vita a<br />

Banca Popolare Etica chiedono<br />

ora che le loro esperienze<br />

possano essere prese a modello nella necessaria<br />

revisione delle regole. La recessione <strong>è</strong> ormai <strong>un</strong><br />

dato di fatto. L’impatto della crisi sull’economia<br />

reale e sui bilanci delle famiglie <strong>è</strong> tangibile. Senza<br />

seri interventi a sostegno dei redditi delle famiglie<br />

temiamo <strong>un</strong> acuirsi della frattura <strong>sociale</strong>. Si ritiene<br />

che milioni di cittadini in Italia ed in Europa si trovano<br />

esposti al rischio sempre maggiore di esclusione<br />

<strong>sociale</strong>, perché non hanno accesso ai servizi<br />

finanziari di base. In Italia, il 16% della popolazione,<br />

secondo dati presentati dalla Commissioni<br />

Europea nello scorso anno, <strong>è</strong> colpita dall’esclusione<br />

finanziaria, che a sua volta <strong>è</strong> causa di esclusione<br />

<strong>sociale</strong> in quanto impedisce ai gruppi colpiti di<br />

avere accesso a servizi essenziali di qualità, quali<br />

l’alloggio, l’istruzione o le cure sanitarie”.<br />

Banca Etica in pillole. LE TAPPE. 8 Marzo 1999: primo sportello<br />

di Banca Popolare Etica a Padova. 2000: aprono le filiali<br />

di Milano, Roma, Brescia e Vicenza. 2001: Banca Etica <strong>è</strong> tra i<br />

fondatori di FEBEA – Federazione Europea Banche Etiche e<br />

Alternative. 2002: <strong>nuove</strong> filiali a Treviso e Firenze. Banca Etica<br />

<strong>è</strong> tra i fondatori di SEFEA – Società Europea di Finanza Etica<br />

e Alternativa. 2003: inizia l’operatività di Etica Sgr, nasce la<br />

Fondazione Culturale Responsabilità Etica, apre la filiale di<br />

Bologna. 2004: al via la prima edizione di Terra Futura –<br />

mostra - convegno internazionale di buone pratiche di sostenibilità.<br />

2005: si avvia il progetto europeo di Finanza Etica e<br />

apre la filiale di Napoli. 2006: al via la filiale di Torino. 2007:<br />

vengono inaugurate la nuova sede centrale di Padova e la<br />

filiale di Palermo. 2008: apre la filiale di Bari. 2009: Banca<br />

Etica festeggia i suoi primi dieci anni. PROSSIMI APPUNTA-<br />

MENTI.<br />

L’assemblea nazionale dei soci che si terrà il prossimo Sabato<br />

23 Maggio ad Abano Terme (Padova) dove ci si confronterà<br />

sul percorso da portare avanti verso <strong>un</strong>a Banca Etica Europea<br />

e la sesta edizione di Terra Futura che si terrà a Firenze dal<br />

29 al 31 Maggio, presso la Fortezza da Basso.<br />

La manifestazione <strong>è</strong> promossa dalla Fondazione Culturale<br />

Responsabilità Etica, dalla Regione Toscana e da Adescoop<br />

Agenzia dell’economia <strong>sociale</strong>, in partnership con Caritas<br />

Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie concrete, Acli, Arci,<br />

Legambiente. L’interesse e la partecipazione suscitati dal<br />

tema che nella scorsa edizione si <strong>è</strong> posto al centro della riflessione<br />

culturale dell’evento – Costruire alleanze per <strong>un</strong>a terra<br />

futura – confermano la capacità della mostra di contribuire alla<br />

elaborazione culturale sui grandi temi.<br />

Per l’edizione 2009, i partner di Terra Futura hanno scelto di<br />

dare continuità con <strong>un</strong> nuovo tema: Governare il cambiamento,<br />

alla ricerca di <strong>nuove</strong> possibili alleanze tra la sfera politico –<br />

istituzionale, la società civile e le com<strong>un</strong>ità. INFORMAZIONI.<br />

Gianfranco Stocchetti: 328/8638686 oppure<br />

gianfry79@inwind.it. Filiale di Napoli presso Centro<br />

Direzionale di Napoli Isola G7 – tel. 081-5635994 oppure filiale.napoli@bancaetica.com.<br />

ABRUZZO: L’IMPEGNO DELLA CARITAS E DI TUTTA LA CHIESA<br />

Mentre il freddo e il maltempo di questi giorni aggi<strong>un</strong>gono altra precarietà a quella prodotta<br />

dal sisma, ed evidenziano la necessità di approntare, nei tempi più rapidi possibili,<br />

sistemazioni meno provvisorie delle tendopoli, Caritas Italiana e le 16 Delegazioni<br />

regionali Caritas continuano a condividere con le popolazioni dell’Abruzzo disagi,<br />

preoccupazioni e dolori. L’impegno <strong>è</strong> quello di far ritrovare quanto prima il bandolo di<br />

<strong>un</strong>a quotidianità perduta, impedendo che il terremoto sconvolga per sempre le trame<br />

di vita di individui, famiglie e com<strong>un</strong>ità. Sul versante operativo, prosegue l’intensa attività<br />

del Centro di coordinamento nazionale Caritas, aperto presso la parrocchia di<br />

San Francesco nel quartiere di Pettino a L’Aquila, e attraverso le Caritas diocesane e<br />

le Delegazioni regionali si stanno contattando in tutta Italia gli operatori, che possono<br />

lavorare nei centri di ascolto delle parrocchie dell’arcidiocesi de l’Aquila. Quest’ultimi<br />

rappresentano il primo, fondamentale livello dell’azione pastorale Caritas nel territorio:<br />

tramite essi sarà possibile far emergere i bisogni reali delle com<strong>un</strong>ità, quindi calibrare<br />

la progettazione degli interventi. «<strong>Il</strong> centro di ascolto <strong>è</strong> essenziale – dice don Dionisio<br />

Humberto Rodriguez Cuartas, direttore della Caritas diocesana dell’Aquila e parroco<br />

di Paganica, epicentro del sisma -, perché <strong>è</strong> la Caritas che cerca di essere presente<br />

e soprattutto cerca di essere vicina a chi <strong>è</strong> provato, a chi vive il momento della difficoltà.<br />

E sono certo che attraverso la presenza degli operatori Caritas daremo risposte a<br />

tante necessità. La speranza – conclude don Dionisio -, <strong>è</strong> che il giorno di domani sia<br />

migliore di quello di oggi». La strada del gemellaggio - già sperimentata con successo<br />

a partire dal terremoto in Friuli nel 1976 e più di recente in Umbria nel 1997 e in<br />

Molise nel 2002 - <strong>è</strong> percorribile da tutti, e la Chiesa in Italia con la Caritas (in collaborazione<br />

con Azione Cattolica, Pastorale giovanile, molteplici associazioni) sta dando<br />

l’esempio. Ogni realtà gemellante si fa carico di <strong>un</strong> intervento nei limiti della propria<br />

disponibilità e la realtà gemellata si impegna a fare il miglior uso degli aiuti ricevuti.<br />

Con questa modalità Caritas Italiana pensa di coinvolgere almeno 1.500 operatori<br />

nelle prossime settimane e mesi. Intanto, in attesa di quantificare gli esiti della colletta<br />

nazionale promossa domenica scorsa dalla Conferenza Episcopale Italiana in tutte<br />

le parrocchie d’Italia, ammontano attualmente a circa 4 milioni di euro le offerte spontanee,<br />

che continuano ad arrivare a Caritas Italiana. Serve <strong>un</strong> impegno corale e finora<br />

la risposta di com<strong>un</strong>ione e di solidarietà <strong>è</strong> stata pronta ed ampia, travalicando i confini<br />

del nostro paese e coinvolgendo circa 50 Caritas di tutto il mondo.<br />

Per sostenere gli interventi in corso (causale “TERREMOTO ABRUZZO”) si<br />

possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite C/C POSTALE N. 347013 (*BIC:<br />

BPPITRRXXX) o tramite UNICREDIT BANCA DI ROMA S.P.A.<br />

IBAN IT38 K03002 05206 000401120727 (*BIC: BROMITR1707)<br />

Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui: Intesa Sanpaolo, via<br />

Aurelia 796, Roma IBAN: IT19 W030 6905 0921 0000 0000 012 – *BIC: BCITITMM<br />

Allianz Bank, via San Claudio 82, Roma IBAN: IT26 F035 8903 2003 0157 0306<br />

097 - *BIC: BKRAITMM Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma IBAN: IT29<br />

U050 1803 2000 0000 0011 113 - *BIC: CCRTIT2T84A


Massimiliano Del Grosso<br />

La convinzione dominante la cultura odierna verso l’arte in tutte<br />

le sue forme espressive – dalla poesia alla pittura, alla scultura,<br />

alla musica – <strong>è</strong> quella secondo cui essa deve essere al più<br />

manifestazione di <strong>un</strong>a intuizione emotiva che non deve avere<br />

alc<strong>un</strong>a pretesa di com<strong>un</strong>icare <strong>un</strong> valore veritativo. Ciò sigifica che il suo<br />

compito non può essere quello di interpretare <strong>un</strong>ivocamente la realtà.<br />

Un genere di cultura artistica, quindi, che riflette bene <strong>un</strong> backgro<strong>un</strong>d<br />

soggettivistico e che non a caso ha cominciato a prendere piede<br />

dall’Ottocento dell’idealismo. Se ciò <strong>è</strong> vero, che cio<strong>è</strong> l’arte non può<br />

com<strong>un</strong>icare <strong>un</strong> messaggio <strong>un</strong>ivoco<br />

della realtà, allora la statica concettua-<br />

lizzazione propria del dogma religioso<br />

costituisce quanto più <strong>è</strong> in opposizione<br />

a questo principio. E di fatti, se da <strong>un</strong><br />

lato tutti gli studi critici sull’opera di<br />

Dante si sono concentrati in prevalenza<br />

sulle capacità stilistiche ed estetiche,<br />

dall’altro si <strong>è</strong> sempre affermato che il<br />

Fiorentino si allontana dalla vera arte<br />

poetica proprio laddove intende non<br />

allontanarsi dall’esattezza del dogma<br />

cristiano. Di conseguenza, l’<strong>un</strong>ica strada<br />

per “salvare” la poetica dantesca<br />

sarebbe quella di considerare le immagini<br />

liriche o epiche della sua opera<br />

come <strong>un</strong> tentativo di svincolamento dall’ortodossia<br />

del dogma, pur con la debita<br />

prudenza richiesta ad <strong>un</strong> intellettuale<br />

che opera nel cattolicissimo medioevo.<br />

Lo scopo di François Livi (peraltro rafforzato<br />

dall’ottimo saggio introduttivo<br />

curato da Antonio Livi) pertanto <strong>è</strong> quello<br />

di sconfessare questa convinzione –<br />

convinzione che, tra l’altro bisogna dire,<br />

<strong>è</strong> la stessa che negli ultimi due secoli di<br />

critica letteraria ha squalificato letterati<br />

di grosso calibro dal consenso internazionale,<br />

come <strong>un</strong> Giambattista Vico o<br />

<strong>un</strong> Alessandro Manzoni – e di dimostrare<br />

in generale come <strong>è</strong> possibile essere<br />

veri artisti pur da credenti e per gi<strong>un</strong>ta<br />

Maggio 2009<br />

Dante e la teologia. L’immaginazione<br />

poetica nella Divina Commedia<br />

L’AUTORE<br />

Lo studioso francese François Livi <strong>è</strong> nato a<br />

Firenze nel 1943 e si <strong>è</strong> formato alla<br />

Sorbona e alla “Sapienza” di Roma.<br />

Attualmente <strong>è</strong> ordinario di Lingua e letteratura<br />

italiana e direttore del dipartimento di<br />

Italianistica dell’Università Paris-Sorbonne,<br />

responsabile della collana<br />

di italianistica<br />

“Jalons” (Presses de<br />

l’Université Paris-<br />

Sorbonne), condirettore<br />

della Revue des Études<br />

Italiennes (Parigi)<br />

e presidente del Centre<br />

de Recherches Pierre<br />

Emmanuel (Parigi). Si <strong>è</strong><br />

occupato prevalentemente<br />

della letteratura tra Ottocento e<br />

Novecento, sia sul versante italiano che su<br />

quello francese, ma <strong>è</strong> anche <strong>un</strong>o specialista<br />

di studi danteschi: oltre al presente saggio<br />

in italiano, ha tradotto in francese il De<br />

monarchia (La Pochoth<strong>è</strong>que, Parigi 1996) e<br />

ha pubblicato in Francia diversi articoli di<br />

analisi letteraria. Ultimamente (2008) le<br />

Éditions Moli<strong>è</strong>re di Parigi hanno pubblicato<br />

<strong>un</strong>a sua sintetica monografia critica su<br />

Dante.<br />

MARIA: “DONNA DI SPERANZA E MEDIATRICE”<br />

I primi 39 versi dell’ultimo canto del Paradiso sono caratterizzati dalla orazione di san Bernardo alla<br />

Vergine, affinché possa chiedere per Dante la possibilità di accedere alla visione suprema di Dio. Per<br />

sette terzine si snoda <strong>un</strong>a lode alla Madonna,sublime come l’Ave Maria,il Salve Regina, con richiami<br />

anche al Magnificat.<br />

La preghiera,come in <strong>un</strong>’elevata sinfonia musicale,inizia con la proclamazione del Mistero<br />

dell’Incarnazione. Nel piano divino Maria,con profonda umiltà,<strong>è</strong> diventata davanti a Dio e agli uomini<br />

“termine fisso d’etterno consiglio”,colei che ha nobilitato l’umana natura accogliendo nel proprio seno<br />

l’Amore incarnato. Presso i mortali <strong>è</strong> la fonte di speranza viva,dispensatrice di grazia e di bontà;infatti<br />

la sua “benignità” non solo <strong>è</strong> apportatrice di aiuto,ma diviene anticipatrice delle richieste di soccorso.Ogni<br />

creatura che guarda Maria,ritrova in Lei la forza per elevarsi verso l’ultima salvezza,quella salvezza<br />

che Dante,in quanto l’<strong>un</strong>ico tra i viventi,intende sperimentare. Ecco il motivo per cui si rivolge a<br />

Maria,come Madre,perché le sue preghiere,insufficienti e inadeguate,siano suffragate dalla mediazione<br />

materna. <strong>Il</strong> poeta invoca Maria, non solo come madre,ma anche come regina, “che puoi ciò che tu<br />

vuoli”,affinché,con la sua protezione,mantenga integra la condizione umana;ossia aiuti a conservare<br />

immutati i propri sentimenti dopo <strong>un</strong>a visione così celestiale. Attraverso questi versi,Dante,con soave<br />

delicatezza nel rivolgersi a Maria,per bocca di san Bernardo, La delinea come chiara e vivificante fiamma<br />

dello spirito.<br />

Antonella Fusco<br />

esprimendo attraverso la propria opera la fede stessa, e in particolare<br />

come la poetica dantesca possa essere <strong>un</strong>a valida interpretazione del<br />

dogma. “Credere”, “avere fede”, infatti, significa accettare per vero tutto<br />

quanto <strong>è</strong> stato rivelato da Dio attraverso i suoi testimoni. Ora, ciò che <strong>è</strong><br />

stato rivelato, considerato nella sua essenza veritativa (cio<strong>è</strong> in quel che<br />

dice in riferimento alla realtà), ha <strong>un</strong>a certa percentuale di comprensibilità<br />

(percentuale costituita dai concetti umani attraverso i quali l’oggetto<br />

rivelato <strong>è</strong> com<strong>un</strong>icato) e <strong>un</strong>’altra percentuale, maggiore della prima, di<br />

incomprensibilità (che <strong>è</strong> la Realtà rivelata in se stessa), ciò che rende il<br />

contenuto di fede, al di là di ogni possibile analogia, <strong>un</strong> “mistero”. <strong>Il</strong> compito<br />

della teologia non sarà d<strong>un</strong>que quello di rendere comprensibile il<br />

lato misterioso del dogma (operazione impossibile, dal momento che<br />

“comprendere di più” significa riuscire ad avere <strong>un</strong>a maggiore evidenza<br />

dell’inevidente, e cio<strong>è</strong> il<br />

dato rivelato in se stesso),<br />

quanto piuttosto avanzare<br />

<strong>un</strong>a “ipotesi di interpretazione”,<br />

cio<strong>è</strong> <strong>un</strong> discorso<br />

che tenti di dimostrare<br />

come il dato rivelato non<br />

contraddica i dettami della<br />

ragione umana – e in primo<br />

luogo quelli del senso<br />

com<strong>un</strong>e – e perciò di confortare<br />

l’opzione di fede del<br />

credente come atto di<br />

assenso ragionevole.<br />

Stabilito questo, diviene poi<br />

perfettamente lecito immaginare<br />

(e perciò interpretare)<br />

attraverso simboli o<br />

immagini plastiche <strong>un</strong>a<br />

Realtà che in se stessa <strong>è</strong><br />

assolutamente inimmaginabile.<br />

In tale ambito, e su<br />

<strong>un</strong>a consistente base di<br />

teologia di ispirazione tomista,<br />

si inserisce a pieno titolo la fantasia di Dante sulle tre realtà escatologiche<br />

di Inferno, Purgatorio e Paradiso e sulle modalità particolari in<br />

cui le anime dei trapassati sussistano in esse. Un libro, quello di Livi,<br />

perciò, che può essere superficialmente etichettato come “abusivo” in <strong>un</strong><br />

contesto di saggistica filosofica, ma che invece mostra di essere proprio<br />

per questa altamente suggestivo.<br />

7


8 Maggio 2009<br />

NUOVE TECNOLOGIE E<br />

Maggio 2009<br />

NUOVA EVANGELIZZAZIONE<br />

Radio Speranza <strong>è</strong> <strong>un</strong>’emittente religiosa che<br />

opera nella Diocesi di Benevento con <strong>un</strong> team di<br />

circa 30 volontari, animati da spirito evangelico<br />

e missionario, quasi esclusivamente laici, per<br />

anni tenuto in vita dall’équipe del Seminario, al<br />

quale va il merito di aver tenuto in vita Radio<br />

Speranza. Attualmente la direzione dell’emittente<br />

<strong>è</strong> stata delegata a don Alessandro Grimaldi, vice<br />

direttore dell’ufficio Com<strong>un</strong>icazioni Sociali,<br />

responsabile del settore radio-televisivo.<br />

Sorta nel 1984 come radio parrocchiale per la<br />

diffusione del Vangelo e l’informazione ecclesiale<br />

ad opera di don Mario Pilla, primo direttore<br />

del centro diocesano sostentamento Clero,<br />

cerca di ann<strong>un</strong>ciare Cristo all’uomo contemporaneo<br />

mettendo a disposizione voce, cuore, esperienza<br />

e passione.A partire dal 1990,poi, ha<br />

esteso il suo servizio all’intera com<strong>un</strong>ità diocesana.<br />

Successivamente l’emittente ha migliorato<br />

la sua programmazione associandosi al Corallo<br />

CHIESA INFORMA<br />

Chiesa Informa<br />

Come supplemento al mensile Tempi Nuovi <strong>è</strong><br />

prodotto anche Chiesa Informa, che vuole<br />

essere <strong>un</strong>o strumento di informazione<br />

pastorale rivolto principalmente<br />

ai parroci, ai religiosi<br />

e agli operatori pastorali. È<br />

<strong>un</strong> mensile che cerca di<br />

dare informazioni non solo<br />

locali, ma anche dalla Cei<br />

e dal mondo, affrontando<br />

tematiche interessanti di<br />

approfondimento spirituale<br />

e pastorale. Dà<br />

molta importanza agli<br />

app<strong>un</strong>tamenti che<br />

riguardano la<br />

Diocesi e il<br />

Vescovo. Nasce<br />

come organo di<br />

collegamento e coordinamento<br />

tra i vari uffici e foranie<br />

della Diocesi. Chiesa Informa, d<strong>un</strong>que, <strong>è</strong><br />

<strong>un</strong>’occasione di com<strong>un</strong>ione e di conoscenza<br />

non solo per il contesto ecclesiale, ma può<br />

presentarsi come <strong>un</strong>’esperienza di crescita<br />

spirituale e culturale anche per il mondo<br />

laico.<br />

RADIO SPERANZA<br />

(Consorzio delle radio libere locali) e ha aderito<br />

al Circuito “InBlu” delle radio cattoliche in Italia. I<br />

volontari della Radio, impegnando il loro tempo<br />

nel campo della com<strong>un</strong>icazione, si mettono a<br />

servizio della Parola obbedendo al comando di<br />

Gesù di”predicare la Buona Novella dai tetti”(cf.<br />

Mt 10,27)<br />

<strong>Il</strong> Palinsesto<br />

<strong>Il</strong> Palinsensto di Radio Speranza si presenta in<br />

modo articolato: si realizza la trasmissione di<br />

diversi programmi musicali, di intrattenimento, di<br />

approfondimento religioso e culturale e di informazione<br />

locale e nazionale attraverso alc<strong>un</strong>i<br />

spazi quotidiani.<br />

Tra le varie trasmissioni ricordiamo, oltre alle<br />

rubriche e al notiziario: A Colloquio con Dio;<br />

ACpicchia la noia; Al di la’ delle parole; Dare<br />

voce allo spirito; All’ombra delle piramidi;<br />

Missione salute; Orizzonti cristiani, Sannio<br />

nostro; Un pensiero per te; Zibaldone; Viator. Ma<br />

ce ne sono alc<strong>un</strong>i in diretta, come Predicatelo<br />

dai tetti; Visitati dalla sofferenza e Speciale<br />

Padre Pio.<br />

Sono presenti inoltre nel palinsesto altri programmi<br />

di informazione e cultura.<br />

Notizie utili<br />

Radio Speranza diffonde il suo segnale in modulazione<br />

di frequenza sui 103.100 Mhz in tutto il<br />

Sannio. La sede della Radio <strong>è</strong> presso il<br />

Seminario Arcivescovile di Benevento. Ci si può<br />

sintonizzare anche via Internet connettendosi al<br />

sito www.radiosperanza.it<br />

Numeri utili per contattare la radio:<br />

0824/312228, oppure 347/4039138; fax:<br />

0824/310940<br />

Indirizzo: Radio Speranza, presso Seminario<br />

Arcivescovile, Viale Atlantici n. 69, 82100<br />

Benevento. Email: info@radiosperanza.it<br />

UFFICIO COMUNICAZIONI SOCIALI<br />

Diocesi di Benevento<br />

<strong>Il</strong> giornale Tempi Nuovi, quale periodico di<br />

impegno religioso e socio-culturale, <strong>è</strong> <strong>un</strong>o strumento<br />

di divulgazione della Parola di Dio e di<br />

lettura delle vicende umane quotidiane alla luce<br />

del messaggio evangelico.<br />

Come strumento di informazione della chiesa<br />

diocesana cerca di offrire <strong>un</strong> servizio restando e<br />

lavorando sul territorio, in <strong>un</strong> contesto quindi in<br />

cui si possono osservare, in prima persona, le<br />

vicende umane e sperimentare direttamente gli<br />

effetti del nostro piccolo contributo alla grande<br />

opera divina della salvezza degli uomini.<br />

Attraverso il Sannio, al quale viene allegato<br />

mensilmente, <strong>è</strong> possibile offrire <strong>un</strong>’opport<strong>un</strong>ità<br />

che permette alla chiesa beneventana di valicare<br />

confini più ampi e raggi<strong>un</strong>gere <strong>un</strong> maggior<br />

numero di persone.<br />

TEMPI NUOVI<br />

E’ <strong>un</strong> valido mezzo di diffusione culturale e informativa,<br />

di divulgazione di notizie, avvenimenti e<br />

attività svolte periodicamente, riportando fatti<br />

anche di spessore nazionale e problematiche<br />

attuali di interesse com<strong>un</strong>e; promotore di attività,<br />

esperienze vissute e notizie inerenti la diocesi.<br />

Anche gli editoriali introducono i lettori nella<br />

realtà della propria terra, con il taglio della speranza<br />

e dell’ottimismo, con <strong>un</strong> pensare positivo,<br />

necessari a chi, dai mezzi di com<strong>un</strong>icazione,ogni<br />

giorno trae motivo di tristezze e angosce.<strong>Il</strong> giornale<br />

si presenta come strumento che vuole offrire<br />

<strong>un</strong> messaggio diverso. E’ la voce della chiesa<br />

che si impegna a com<strong>un</strong>icare il suo “cuore”<br />

mettendosi in gioco, pur rimanendo fedeli ai<br />

principi cristiani e cercando di condividerli con<br />

tutti i lettori.<br />

Provate a cliccare su www.diocesidibenevento.it e vi troverete di<br />

fronte al sito ufficiale della Chiesa beneventana, messo in rete il<br />

23 settembre del 2008, giorno della festa di San Pio da<br />

Pietrelcina.<br />

La schermata di fronte alla quale ci si imbatte <strong>è</strong> ricca e varia, con<br />

<strong>un</strong>a home-page sulla quale si può accedere alle sezioni: arcidiocesi,<br />

vita cristiana, vita pastorale, mediateca, links, contatti, stampa,<br />

tv, webtv diocesana (sorella minore di radio Speranza), sulla<br />

quale <strong>è</strong> possibile visionare i servizi di Telesperanza. Molta importanza<br />

<strong>è</strong> data dalle news, che vengono aggiornate quotidianamente.<br />

Si possono scaricare, oltre all’agenda dell’arcivescovo, anche<br />

gli ultimi documenti e i giornali diocesani (Tempi nuovi e Chiesa<br />

informa). L’idea su cui <strong>è</strong> stato progettato il restyling del sito parte<br />

dall’interattività con tutti gli uffici di Curia e con gli operatori della<br />

pastorale, che dopo l’utilizzo di <strong>un</strong> nuovo Cms (Content management<br />

system) ha permesso e permette aggiornamenti in tempo<br />

reale. La realizzazione della nuova piattaforma <strong>è</strong> nata dalla ricerca<br />

degli ultimi ritrovati in internet nell’azienda informatica Neikos, con<br />

la supervisione di don Francesco Collarile, vice direttore dell’ufficio<br />

di com<strong>un</strong>icazioni e responsabile del settore internet.<br />

SITO INTERNET<br />

ORA MEDIA<br />

Ora Media. Programma di impegno religioso e socio-culturale, da qualche mese<br />

in onda sulle frequenze di Elletv e su Tele Speranza (televisione on line<br />

dell’Arcidiocesi di Benevento). È il primo “prodotto” del neonato settore radiotelevisivo<br />

dell’Ufficio Com<strong>un</strong>icazioni Sociali della curia beneventana. Un programma<br />

che in questi mesi ha coinvolto diversi ospiti, rappresentanti del mondo della<br />

Chiesa, del volontariato, della politica, ma anche persone com<strong>un</strong>i che si sono<br />

incontrate in studio per confrontarsi su argomenti di attualità, visti dalla prospettiva<br />

dell’impegno cristiano. <strong>Il</strong> titolo del programma vuole essere <strong>un</strong> richiamo immediato<br />

al mondo cattolico (l’ora media <strong>è</strong> infatti <strong>un</strong> momento della preghiera ufficiale<br />

della Chiesa), ma anche riportare ai media, i mezzi di com<strong>un</strong>icazione <strong>sociale</strong>, strumenti<br />

ormai indispensabili per com<strong>un</strong>icare il vangelo. In onda da febbraio, Ora<br />

Media ha affrontato argomenti impegnativi come l’aborto, la povertà, la legalità,<br />

ma anche questioni legate al tempo libero come il divertimento dei giovani, lo<br />

sport, la religiosità popolare. In onda la domenica sera alle 21.00 e in replica<br />

durante la settimana, il programma andrà avanti fino alla fine di maggio per poi<br />

riprendere dopo l’estate. In qualsiasi momento <strong>è</strong> possibile visualizzare le p<strong>un</strong>tate<br />

di questi mesi collegandosi a www.diocesidibenevento.it<br />

9


10 Maggio 2009<br />

A Rotondi il mese di maggio<br />

dedicato alla preghiera<br />

Paolo Citarella<br />

Rotondi. Maggio, mese Mariano.<br />

Rotondi <strong>è</strong> <strong>un</strong> paese caratterizzato da<br />

<strong>un</strong> culto mariano di antica tradizione,<br />

emblematicamente rappresentato<br />

dalla Madonna della Stella e dal<br />

Santuario omonimo. I due momenti<br />

forti, Pasqua e Ferragosto, vedono<br />

grandi folle partecipare alle celebrazioni<br />

in onore della Vergine della<br />

Stella. Tanta gente viene dalle località<br />

limitrofe e numerosissimi sono gli<br />

immigrati che, anche dall’estero, si<br />

ritrovano per queste occasioni. E<br />

tuttavia, anche in altri momenti dell’anno<br />

il culto mariano trova modo di<br />

manifestarsi, in maniera meno appariscente,<br />

ma con eguale partecipazione.<br />

E’ il caso del mese di maggio.<br />

Come ormai da tradizione, per la<br />

com<strong>un</strong>ità credente rotondese<br />

si preann<strong>un</strong>cia <strong>un</strong> intenso<br />

mese di maggio dedicato<br />

alla Madonna. <strong>Il</strong> parroco,<br />

mons. Angelo Gallo, da<br />

41 anni alla guida<br />

della parrocchia<br />

rotondese, ann<strong>un</strong>cerà<br />

come ogni anno il programma<br />

di celebrazioni<br />

mariane che segnerà l’intero<br />

mese e che si caratterizza<br />

per la grande partecipazione<br />

di popolo. La formula – collaudata<br />

e tanto cara ai fedeli – prevede<br />

la visita itinerante per l’intero<br />

paese della Madonnina di Lourdes,<br />

con lo stazionamento giornaliero<br />

presso le abitazioni dei rotondesi.<br />

Ogni giorno, in processione, la folla<br />

di fedeli accompagna la Madonnina<br />

da <strong>un</strong> quartiere all’altro<br />

del paese; all’arrivo,<br />

<strong>un</strong>a famiglia accoglie<br />

la statua e i tanti<br />

rotondesi che per <strong>un</strong>a<br />

giornata si recano in<br />

visita. In ogn<strong>un</strong>a di<br />

queste chiese domestiche<br />

Don Angelo celebra la<br />

messa serale, sempre affollata e,<br />

negli anni, caratterizzata da crescente<br />

spiritualità, al p<strong>un</strong>to che la<br />

Curia lo ha da tempo notato con<br />

soddisfazione. La riscoperta di <strong>un</strong>a<br />

religiosità e di <strong>un</strong>a partecipazione<br />

d’altri tempi pare <strong>un</strong> fatto consolidato<br />

che evidenzia peraltro il <strong>lavoro</strong><br />

continuo e instancabile della Chiesa<br />

locale, parroco in testa, ma anche la<br />

com<strong>un</strong>ità di suore e i numerosi laici<br />

impegnati (Confraternita …).<br />

Quest’anno, a causa della crisi che<br />

tante difficoltà ha provocato anche<br />

nella società rotondese, pare scontato<br />

che le riflessioni di Mons.<br />

Angelo Gallo porteranno grande<br />

attenzione al tema del <strong>lavoro</strong>, interpretando<br />

<strong>un</strong>a aspettativa diffusa tra<br />

la gente di avere riferimenti cui<br />

guardare nei momenti difficili. E la<br />

Chiesa <strong>è</strong> sempre stata <strong>un</strong> riferimento<br />

importante che da sempre interpreta<br />

le attese e da voce alle ansie<br />

di tanta parte della società rotondese.<br />

Ci si attende quindi <strong>un</strong> mese<br />

mariano più di altri anni caratterizzato<br />

da partecipazione e raccoglimento.<br />

Agorà, tre anni giovani nelle chiesa<br />

Nella sessione di marzo 2006, il<br />

Consiglio Permanente della CEI ha<br />

approvato la proposta di <strong>un</strong> percorso<br />

nazionale di speciale attenzione al<br />

mondo giovanile articolato in tre anni:<br />

l'Agorà dei giovani italiani con l'obiettivo<br />

di favorire <strong>un</strong>a sempre maggiore<br />

soggettività delle <strong>nuove</strong> generazioni<br />

nella missione della Chiesa.<br />

<strong>Il</strong> primo anno pastorale 2006 / 2007 <strong>è</strong><br />

stato dedicato all'ascolto del mondo<br />

giovanile con l'intento di portare la<br />

Chiesa (le com<strong>un</strong>ità, i giovani, i sacerdoti,<br />

gli operatori...) fuori dei propri<br />

spazi, per instaurare <strong>nuove</strong> relazioni<br />

con i giovani. Evento centrale del<br />

primo anno <strong>è</strong> stato l'incontro dei giovani<br />

a Loreto sul tema "Come io ho<br />

amato voi". <strong>Il</strong> secondo anno pastorale<br />

2007/2008 <strong>è</strong> stato dedicato alla dimensione<br />

interpersonale dell'evangelizzazione<br />

con l'obiettivo di proseguire la<br />

dinamica estroversa del primo anno,<br />

sia a livello di testimonianza e presenza<br />

quotidiana negli ambienti di vita, sia<br />

come iniziative straordinarie di missione.<br />

<strong>Il</strong> momento centrale del secondo<br />

anno <strong>è</strong> la GMG di Sydney 2008 sul<br />

tema "Mi sarete testimoni". <strong>Il</strong> terzo<br />

anno pastorale 2008/2009 che si concluderà<br />

nella notte di Pentecoste <strong>è</strong><br />

stato dedicato alla dimensione culturale<br />

e <strong>sociale</strong> dell'evangelizzazione.<br />

Obiettivo <strong>è</strong> proseguire la dinamica<br />

estroversa, affrontando la questione di<br />

<strong>un</strong>a testimonianza cristiana (personale,<br />

ma soprattutto com<strong>un</strong>itaria) esercitata<br />

sulle frontiere delle grandi questioni<br />

culturali e sociali. Tema centrale dell'evento<br />

<strong>è</strong> stato "Fino ai confini della<br />

terra".<br />

IL CALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI<br />

La notte tra il 30 e 31 maggio prossimo, solennità di<br />

Pentecoste, sarà la data conclusiva dell'Agorà dei giovani,<br />

il progetto voluto dalla Conferenza Episcopale<br />

Italiana, articolatosi in tre anni con l'obiettivo di promuovere<br />

la pastorale giovanile e rilanciare <strong>un</strong>a sempre<br />

maggiore soggettività delle <strong>nuove</strong> generazioni nella<br />

missione della Chiesa.<br />

L'Agorà si concluderà con <strong>un</strong> evento in contemporanea<br />

in tutte le diocesi italiane. L'equipe di pastorale giovanile<br />

della diocesi di Benevento ha in programma <strong>un</strong>a<br />

manifestazione che si svolgerà a piazza Roma a<br />

Benevento. Come previsto, infatti, dall'itinerario<br />

dell'Agorà, per il momento conclusivo di testimonianza<br />

<strong>è</strong> stato scelto <strong>un</strong>o dei luoghi della città più frequentato<br />

da giovani. Inoltre, la scelta di organizzare la manifestazione<br />

a Piazza Roma <strong>è</strong> stata dettata anche dal fatto<br />

che, nella stessa serata e nello stesso luogo, prenderà<br />

il via il PizzaFest. Un'occasione propizia, d<strong>un</strong>que, per<br />

raggi<strong>un</strong>gere e tentare di coinvolgere il maggior numero<br />

possibile di giovani. La serata sarà incentrata soprattutto<br />

sulla festa, oltre che sulla preghiera. Dopo <strong>un</strong><br />

primo momento di accoglienza, prenderà il via <strong>un</strong> concerto<br />

di musica popolare di due gruppi locali, mentre<br />

sul megaschermo che sarà allestito nella piazza verranno<br />

proiettate le immagini degli eventi più importanti<br />

del triennio dell'Agorà. Nel frattempo gli organizzatori<br />

di Pizzafest sforneranno pizze per tutti. Infine, momento<br />

centrale della chiusura dell'Agorà, alle ore 24, la<br />

celebrazione della messa. Durante la settimana che<br />

precede l'evento di Piazza Roma, in cinque quartieri di<br />

Benevento, sarà allestita la tenda dell'eucarestia. Ogni<br />

quartiere sarà gemellato con <strong>un</strong>a o più zone pastorali<br />

della diocesi. La tenda che resterà aperta dalle 16 alle<br />

23 di ogni giorno darà la possibilità a chi<strong>un</strong>que di fermarsi<br />

a pregare e confrontarsi con i giovani e i sacerdoti<br />

che saranno presenti.<br />

Ecco il caledario:<br />

L<strong>un</strong>edì 25 maggio: Rione Capodimonte (parrocchia<br />

San Giuseppe Moscati) - zona pastorale Belvedere<br />

Martedì 26 maggio: Viale Mellusi (parrocchie Sacro<br />

Cuore e San Gennaro) - zone pastorale Irpina<br />

Mercoledì 27 maggio: Rione Ferrovia (parrocchia<br />

Santa Maria di Costantinopoli) - zone pastorali<br />

Vitulanese e Fortore<br />

Giovedì 28 maggio: Rione Libertà (parrocchie San<br />

Modesto e SS Addolorata) - zone pastorali Sabatina e<br />

Caudina<br />

Venerdì 29 maggio: Quartiere Pacevecchia (parrocchie<br />

Santa Maria della Pace) zona pastorale Tammaro<br />

<strong>Il</strong> programma:<br />

- ore 16.00: Apertura Tenda ed esposizione del<br />

Santissimo<br />

- ore 16.30: Rosario animato da <strong>un</strong> gruppo o associa-<br />

zione giovanile<br />

- ore 17.30 - 18.30: Adorazione personale e possibilità<br />

di confessione<br />

- ore 18.30: celebrazione eucaristica a cura della par-<br />

rocchia ospitante<br />

- ore 19.30 - 20. 30: Adorazione personale e possibilità<br />

di confessione<br />

- ore 20.30 - 22: Adorazione com<strong>un</strong>itario a cura delle<br />

zone pastorali<br />

- ore 22 - 23 Adorazione personale e conclusione.


La Cappella della Vergine<br />

del Rosario<br />

Lilli Notari<br />

La devozione alla Madonna del Rosario a<br />

Benevento <strong>è</strong> molto antica ed <strong>un</strong>a delle<br />

cappelle della Basilica di San<br />

Bartolomeo <strong>è</strong> a<br />

lei dedicata. Qui si trova <strong>un</strong><br />

dipinto dove figura centrale<br />

<strong>è</strong> la Vergine, scalza, in<br />

piedi su di <strong>un</strong>a nuvola,<br />

vestita con t<strong>un</strong>ica rossa e<br />

mantello azzurro. <strong>Il</strong> velo sul<br />

capo, circondato dalle<br />

dodici stelle dell’iconografia<br />

tradizionale, e la cintura<br />

della veste hanno toni marroni.<br />

Con il braccio e la<br />

mano sinistra sorregge <strong>un</strong><br />

Gesù Bambino biondo e<br />

ricciuto, il braccio destro <strong>è</strong><br />

alzato e la mano ha fra le<br />

dita <strong>un</strong> l<strong>un</strong>go rosario a<br />

grani continui, chiuso da<br />

<strong>un</strong>a medaglia. E’ facile<br />

individuare che si tratta di<br />

<strong>un</strong> rosario completo, composto<br />

da <strong>un</strong> numero di<br />

grani (150) per la recita di<br />

tutte e quindici le poste (i<br />

misteri) del rosario tradizionale,<br />

che viene generalmente diviso in tre parti (5<br />

misteri gaudiosi, 5 dolorosi e 5 gloriosi). La posizione<br />

del rosario che tiene in mano la Madonna <strong>è</strong><br />

rovesciata rispetto all’iconografia tradizionale: la<br />

medaglia che chiude il cerchio dei grani non<br />

ICONOGRAFIE<br />

pende in basso, ma <strong>è</strong> trattenuta in alto, tra le dita<br />

della Vergine. I grani, tra loro diseguali, sembrano<br />

realizzati con pietre preziose, com’era uso nel<br />

Settecento.<br />

A sinistra in basso, <strong>è</strong> raffigurato San Domenico<br />

genuflesso che con la<br />

destra trattiene <strong>un</strong> libro<br />

appoggiato sul suo ginocchio;<br />

si narra che il libro,<br />

simbolo dello studio sacro,<br />

gli sia stato consegnato da<br />

San Paolo nella Basilica<br />

Vaticana, durante <strong>un</strong>a<br />

visione. La mano sinistra <strong>è</strong><br />

protesa verso la Madonna,<br />

come per riceverne il rosario.<br />

<strong>Il</strong> Santo <strong>è</strong> identificabile<br />

dalla t<strong>un</strong>ica bianca con<br />

cappa nera (abito tipico<br />

dell’ordine da lui fondato),<br />

dalla stella che gli brilla<br />

sul capo (la leggenda<br />

vuole che sia stata vista al<br />

momento del battesimo<br />

sulla fronte del neonato<br />

dalla donna che lo reggeva<br />

al fonte) e dal cagnolino<br />

bianco che fa capolino,<br />

in basso, tra il Santo e la<br />

nuvola su cui poggiano i<br />

piedi della Vergine. <strong>Il</strong> cane con in bocca <strong>un</strong>a fiaccola<br />

<strong>è</strong> <strong>un</strong>o degli attributi dei domenicani, secondo<br />

<strong>un</strong>’etimologia popolare, che legge la parola domenicano<br />

come Domini canes, ovvero: cani del<br />

Signore. Si narra che la beata Giovanna Aza,<br />

La Madonna del Rosario<br />

nelle Edicole<br />

In Via Ann<strong>un</strong>ziata nei pressi del numero civico<br />

99 <strong>un</strong>’edicola <strong>è</strong> dedicata alla Madonna del<br />

Rosario.<br />

La Vergine <strong>è</strong> rappresentata seduta ed <strong>un</strong>a<br />

corona dorata, ai cui lati sono raffigurati due<br />

cherubini, <strong>è</strong> al di sopra del suo capo. <strong>Il</strong><br />

Bambino, in grembo alla Madre, si volge<br />

verso <strong>un</strong> Santo, forse San Domenico.<br />

Particolare il Rosario che la Madonna stringe<br />

nella mano destra poiché si tratta di <strong>un</strong>a<br />

Corona del Rosario a grani continui, cio<strong>è</strong><br />

senza la divisione in decine e senza il grano<br />

che indica la recita del Padre Nostro, chiusa<br />

da <strong>un</strong>a medaglietta finale e non da <strong>un</strong>a croce.<br />

Particolare degno di attenzione <strong>è</strong> <strong>un</strong> ferro con<br />

p<strong>un</strong>ta arrotondata posto in alto sul centro<br />

della cornice.<br />

Si tratta del gancio che nel passato serviva a<br />

mantenere <strong>un</strong>a lampada. Uno degli scopi<br />

principali delle edicole sacre era quello di illu-<br />

minare gli incroci, le piazzette, gli slarghi.<br />

Ideatore di questa f<strong>un</strong>zione particolare per le<br />

edicole sacre fu Padre Rocco, <strong>un</strong> frate domenicano<br />

che visse nel XVIII secolo a Napoli.<br />

Notando che l’oscurità favoriva ruberie e<br />

delitti, visti inutili i tentativi di realizzare <strong>un</strong>’illuminazione<br />

pubblica perché le lampade<br />

erano presto spente o distrutte dai malviventi,<br />

pensò di porre delle immagini della<br />

Madonna agli angoli delle strade, affidando<br />

alla cura degli abitanti l’incarico di tenere<br />

sempre accesa <strong>un</strong>a luce come segno di devozione.<br />

<strong>Il</strong> tutto avveniva a cura dei fedeli, con<br />

<strong>un</strong> notevole risparmio dell’amministrazione<br />

pubblica ed il rispetto o la superstizione evitava<br />

che avvenissero i furti ed i danneggiamenti<br />

delle lampade che in precedenza avevano<br />

impedito <strong>un</strong>’illuminazione pubblica.<br />

l.n.<br />

Maggio 2009<br />

madre di San Domenico, avesse avuto <strong>un</strong>a visione<br />

prima della nascita del figlio: dava alla luce <strong>un</strong><br />

piccolo cane che incendiava tutta la terra.<br />

L’immagine del cane con la fiaccola in bocca<br />

venne inserita anche dall’Orsini nel suo stemma,<br />

in ricordo delle proprie origini di frate domenicano.<br />

A destra del quadro, in basso, si riconosce San<br />

Filippo Neri, raffigurato di scorcio, inginocchiato,<br />

come vuole l’iconografia seicentesca proposta da<br />

Guido Reni. I paramenti sacri, pianeta e manipolo<br />

(la striscia di drappo, con sopra <strong>un</strong>a croce, portata,<br />

in passato, all’avambraccio sinistro dal sacerdote<br />

durante la celebrazione della messa), indossati<br />

dal Santo, che tradizionalmente sono rossi, in<br />

questo dipinto appaiono bianchi, con preziosi ricami<br />

in oro, mentre la fodera <strong>è</strong> rossa. La cotta bianca<br />

ha sui polsi e sull’orlo ricche trine, lavorate a<br />

chiacchierino.<br />

I due Santi sono inginocchiati su gradini in marmo<br />

di colore verde dove spicca il bianco di due gigli,<br />

simbolo di castità, attributo tradizionale di entrambi<br />

i Santi; in alto, fa da sfondo <strong>un</strong> panneggio<br />

damascato a motivi dorati che sulla sinistra lascia<br />

intravedere <strong>un</strong>a colonna in marmo bianco. Sulla<br />

destra, il panneggio <strong>è</strong> in parte nascosto da nuvole<br />

che fanno da sfondo alla figura di San Filippo Neri<br />

e da cui si affacciano tre cherubini. Uno <strong>è</strong> rivolto<br />

verso la Madonna, gli altri due guardano San<br />

Filippo.<br />

( I parte – Continua) (I parte - L’analisi iconografica<br />

del dipinto sarà completata con la II parte sull’inserto<br />

del mese di giugno).<br />

Le fotografie della pagina sono a cura di<br />

Raffaele Notari<br />

11


12<br />

Aprile 2009<br />

Maggio mese di Maria…<br />

e di Padre Pio<br />

Donato Calabrese<br />

<strong>Il</strong> mese di maggio richiama la<br />

bellezza della stagione primaverile<br />

e l’esplosione vitale<br />

della natura che riprende il<br />

suo fulgore dopo la pausa invernale.<br />

<strong>Il</strong> clima gaio ed effervescente che si<br />

respira nel nostro emisfero, ravviva<br />

i cuori ed esalta le menti, ispirando<br />

l’arte, la musica e la poesia:<br />

“Maggio risveglia i nidi, maggio<br />

risveglia i cuori… ” scrive Carducci<br />

in <strong>un</strong>a delle sue più belle composizioni<br />

poetiche. Anche la Bibbia<br />

canta lo splendore della bella stagione.<br />

Una delle opere più incantevoli<br />

dell’Antico Testamento <strong>è</strong> il<br />

Cantico dei Cantici: “<strong>Il</strong> mondo intero<br />

– proclamava Rabbi Akiba - non <strong>è</strong><br />

degno del giorno in cui il cantico <strong>è</strong><br />

stato donato a Israele. Tutti i libri<br />

della Bibbia sono santi, ma il<br />

Cantico <strong>è</strong> il più Santo di tutti”. Un<br />

secolo dopo, Origene, <strong>un</strong>o dei massimi<br />

esegeti cristiani del terzo secolo,<br />

scriveva: “Beato Colui che penetra<br />

nel Santo, ma ben più beato<br />

colui che penetra nel Santo dei<br />

Santi. Beato chi comprende e canta<br />

i cantici della Scrittura, ma ben più<br />

beato chi canta e comprende il<br />

Cantico dei Cantici”. <strong>Il</strong> Cantico dei<br />

Cantici inneggia all’amore attraverso<br />

l’avvincente dialogo tra <strong>un</strong> uomo<br />

e <strong>un</strong>a donna. In effetti supera i confini<br />

dell’umano per trasferire, tale<br />

dialogo, nella sfera di Dio. Esso<br />

decanta l’arrivo della bella stagione<br />

Palestinese invitando alla gioia ed<br />

all’amore: “Alzati, amica mia, mia<br />

bella, e vieni! Perché, ecco, l’inverno<br />

<strong>è</strong> passato, <strong>è</strong> cessata la pioggia,<br />

se n’<strong>è</strong> andata; i fiori sono apparsi<br />

nei campi, il tempo del canto <strong>è</strong> tornato<br />

e la voce della tortora ancora si<br />

fa sentire nella nostra campagna. <strong>Il</strong><br />

fico ha messo fuori i primi frutti e le<br />

viti fiorite spandono fragranza.<br />

Alzati, amica mia, mia bella, e vieni!<br />

O mia colomba, che stai nelle fenditure<br />

della roccia, nei nascondigli dei<br />

dirupi, mostrami il tuo viso, fammi<br />

sentire la tua voce, perché la tua<br />

voce <strong>è</strong> soave, il tuo viso <strong>è</strong> leggiadro”.<br />

Maggio <strong>è</strong> nel cuore della primavera:<br />

il mese dei fiori e delle rose<br />

in particolare. <strong>Il</strong> sommo poeta indica<br />

Maria santissima come “<strong>Il</strong> nome del<br />

bel fior ch’io sempre invoco”. Da<br />

quando, poi, il gesuita Alfonso<br />

Muzzarelli pubblicò il prezioso<br />

libretto <strong>Il</strong> Mese di Maria, <strong>è</strong> andato<br />

sempre più sviluppandosi il culto<br />

mariano in questo mese così gradito<br />

al cuore ed alla fantasia di coloro<br />

che abitano il nostro emisfero.<br />

Quindi, non desta alc<strong>un</strong>a meraviglia<br />

il fatto che i santi, le anime consacrate<br />

ed ogni fedele cristiano guardino<br />

al mese di maggio con il pensiero<br />

rivolto al più bello, al più<br />

Immacolato dei fiori sulla Terra:<br />

Maria santissima. Per Padre Pio,<br />

maggio <strong>è</strong> <strong>un</strong>o dei mesi privilegiati<br />

per onorare con particolare devozione<br />

la sua Celeste Mammina: “Babbo<br />

carissimo, oh! Le joli mois que le<br />

mois de mai! C’est le plus beau de<br />

l’année. Si, padre mio, questo mese<br />

come predica bene le dolcezze e la<br />

bellezza di Maria! La mia mente nel<br />

pensare agli innumerevoli benefici<br />

che ha fatto a me questa cara mammina<br />

mi vergogno di me stesso, non<br />

avendo guardato mai abbastanza<br />

con amore il di lei cuore e la di lei<br />

mano, che con tanta bontà me li<br />

compartiva; e quel che più mi dà<br />

afflizione <strong>è</strong> di aver ricambiato le<br />

cure affettuose di questa nostra<br />

madre con tanti continui disgusti.<br />

Quante volte ho confidato a questa<br />

madre le penose ansie del mio<br />

cuore agitato! E quante volte mi ha<br />

consolato! Ma la mia riconoscenza<br />

quale fu?...Nelle maggiori afflizioni<br />

mi sembra di non aver più madre<br />

sulla terra; ma di averne <strong>un</strong>a molto<br />

pietosa nel cielo”. E’ <strong>un</strong>a delle pagine<br />

più belle dell’epistolario mariano<br />

di Padre Pio. Ma per comprendere<br />

ancora di più l’affetto del nostro<br />

Santo per la Madre di Dio e la singolare<br />

Sua predilezione per lui,<br />

occorre leggere il resto di questa<br />

magnifica lettera che zampilla<br />

amore filiale per la Madonna:<br />

“Povera Mammina, quanto bene mi<br />

vuole. L’ho constatato di nuovo allo<br />

sp<strong>un</strong>tare di questo bel mese. Con<br />

quanta cura mi ha ella accompagnato<br />

all’altare questa mattina. Mi <strong>è</strong><br />

sembrato che ella non avesse altro<br />

a pensare se non a me solo col<br />

riempirmi il cuore tutto di santi affetti.<br />

Un fuoco misterioso sentivo dalla<br />

parte del cuore, che non ho potuto<br />

capire. Sentivo il bisogno di applicarci<br />

del ghiaccio per estinguere<br />

questo fuoco che mi va consumando.<br />

Vorrei avere <strong>un</strong>a voce sì forte per<br />

invitare i peccatori di tutto il mondo<br />

ad amare la Madonna. Ma poiché<br />

ciò non <strong>è</strong> in mio potere, ho pregato<br />

e pregherò il mio angiolino a compiere<br />

per me questo ufficio”.<br />

Ogni volta che ritorna, il mese di<br />

maggio innesca nel cuore consacrato<br />

e sacerdotale di Padre Pio i sentimenti<br />

della più intensa devozione<br />

e gratitudine verso Maria: “Ecco<br />

finalmente ritornato il mese della<br />

bella Mammina. Quante belle cose<br />

vorrei dirvi…<br />

Questa cara Mammina seguita a<br />

prestarmi premurosamente le sue<br />

materne cure, specialmente in questo<br />

mese. Le di Lei cure verso di me<br />

toccano la ricercatezza. Che cosa<br />

ho io fatto per aver meritato tanta<br />

squisitezza?”. Quello di Padre Pio <strong>è</strong><br />

<strong>un</strong> affetto inaudito che attraverso la<br />

guida materna di Maria intende raggi<strong>un</strong>gere<br />

il suo termine definitivo in<br />

Cristo Gesù, come dimostra questa<br />

bellissima lettera scritta a Padre<br />

Agostino: “La Vergine Addolorata ci<br />

ottenga dal suo santissimo Figliuolo<br />

di farci penetrare sempre più nel<br />

mistero della croce ed inebriarci con<br />

lei dei patimenti di Gesù. La più<br />

certa prova dell’amore consiste nel<br />

patire per l’amato, e dopo che il<br />

Figliuolo di Dio patì per puro amore<br />

tanti dolori, non resta alc<strong>un</strong> dubbio<br />

che la croce portata per lui diviene<br />

amabile quanto l’amore. La<br />

Santissima Vergine ci ottenga l’amore<br />

alla croce, ai patimenti, ai<br />

dolori ed ella che fu la prima a praticare<br />

il vangelo in tutta la sua perfezione,<br />

in tutta la sua severità, anche<br />

prima che fosse pubblicato, ottenga<br />

a noi pure ed essa stessa dia a noi<br />

la spinta di venire immediatamente<br />

a lei d’appresso. Sforziamoci noi<br />

pure, come tante anime elette, di<br />

tenere sempre dietro a questa<br />

benedetta Madre, di camminare<br />

sempre appresso ad ella, non<br />

essendovi altra strada che a vita<br />

conduce, se non quella battuta dalla<br />

Madre nostra: non ricusiamo questa<br />

via, noi che vogliamo gi<strong>un</strong>gere al<br />

termine”.<br />

In tutto l’epistolario di Padre Pio <strong>è</strong><br />

nascostamente presente il carattere<br />

inconfondibile dell’azione Materna e<br />

santificatrice di Maria Santissima:<br />

“l’artista che ha estratto, dal suo<br />

seno, l’immagine di suo Figlio Gesù<br />

realizzata in questa umana creatura”.<br />

TEMPI NUOVI - Periodico di Impegno Religioso e socio-culturale. Autorizzazione Trib<strong>un</strong>ale di Benevento N° 204/96 del 20/12/1996.<br />

Direttore Responsabile: Nicola De Blasio; Ufficio Com<strong>un</strong>icazioni Sociali Benevento - Progetto Grafico e impaginazione: Daniele<br />

Leone - Direzione Redazione: P.zza Orsini, 33 (Bn) tel. 0824_323326 Fax 0824_323344 email: com<strong>un</strong>icazionisociali@diocesidibenevento.it<br />

web: www.diocesidibenevento.it. Stampa: Marina Press s.r.l. - Via E. Marelli (C/da Olivola - Benevento)<br />

TEMPI NUOVI può essere richiesto GRATUITAMENTE la settimana successiva all’uscita<br />

presso la libreria Giovanni Paolo II o l’Ufficio Diocesano per le Com<strong>un</strong>icazioni Sociali


Quando le omelie<br />

l<strong>un</strong>ghe uccidono<br />

L’ULTIMA<br />

RICOGNIZIONE<br />

E POI UN ADDIO<br />

E IL PIANTO<br />

Riandare alla semina. Dopo aver vangato,<br />

dissodato il terreno, tolte le pietre, preparato<br />

il tutto, gettato il seme e atteso, subito<br />

dopo ritornare. Per vedere come va, se si<br />

procede secondo i piani.<br />

E le attese. Questo detto in forma d’esempio<br />

fu il piano del terzo viaggio di Paolo.<br />

Ritornare per vedere, visitare le com<strong>un</strong>ità e<br />

rafforzare nella fede, confermare.<br />

Lo dice meglio il libro degli Atti: “Paolo partì<br />

percorrendo successivamente le regioni<br />

della Galazia e della Frigia, confermando<br />

nella fede tutti i discepoli” (18,23).<br />

Confermando nella fede. Con questo nel<br />

cuore e nella mente, Paolo, ormai<br />

l’Apostolo, il Convertito, il Missionario, il<br />

Grande, prese da Antiochia la strada interna,<br />

sfiorò la catena montuosa del Tauro<br />

verso l’interno, prima la Cilicia, poi la<br />

Galazia, per gi<strong>un</strong>gere infine ad Efeso, ove<br />

rimase abbastanza a l<strong>un</strong>go, forse <strong>un</strong> anno,<br />

forse di più. In questa ricca cittadina, ove il<br />

tempio dedicato alla d<strong>è</strong>a Artemide, “Signora<br />

dell’Asia”, era vantato come <strong>un</strong>a delle sette<br />

bellezze dell’Antichità, le parole di Paolo<br />

furono accolte con diffidenza.<br />

Tanto che contro di lui si preparò <strong>un</strong> tumulto<br />

organizzato dagli argentieri e finito con<br />

<strong>un</strong> processo al limite della condanna capitale<br />

contro i compagni di Paolo, Gaio e<br />

Aristarco.<br />

<strong>Il</strong> clima di ostilità giovò poco. Paolo decise<br />

per la partenza. In tal modo, preso il mare,<br />

toccò prima le<br />

coste di<br />

Tessalonica,<br />

quindi per<br />

la via interna<br />

Atene e<br />

nuovamente<br />

a<br />

Corinto, a<br />

Sud. <strong>Il</strong> viaggio<br />

fu identico a ritorno.<br />

Con due note caratteristiche cui <strong>è</strong> bene<br />

dare evidenza.<br />

Due coordinate cariche, pregne di significato.<br />

<strong>Il</strong> primo <strong>è</strong> <strong>un</strong>a nota di rimpianto. Di ritorno<br />

dal viaggio infatti, Paolo si fermò a<br />

Mileto, e di qua mandò a chiamare i presbiteri<br />

della chiesa di Efeso.<br />

Le pagina 13 <strong>è</strong> a cura di<br />

Leonardo Lepore<br />

Premetto <strong>un</strong>a cosa. Un amico lettore mi<br />

ha fatto notare che in <strong>un</strong> articolo<br />

avevo commesso <strong>un</strong> errore, avevo<br />

scritto “melenze” con la “z”, mentre<br />

correttezza vuole che si utilizzi la “s”: mi scuso.<br />

Dopo questa errata corrige, voglio dire di <strong>un</strong>a<br />

sera a teatro. <strong>Il</strong> vangelo secondo Pilato era il titolo.<br />

Invitante, non<br />

c’era che dire. Dopo<br />

il primo atto, <strong>un</strong><br />

monologo massacrante<br />

di circa 50<br />

minuti, mi sento dire<br />

da <strong>un</strong>a persona<br />

anzianotta che mi<br />

sedeva a sinistra:<br />

“Ammazza ao’, <strong>è</strong><br />

peggio de na predica!”.<br />

Lì per lì non<br />

diedi peso alle parole.<br />

Tornai a casa e pian<br />

piano ci ripensai e<br />

questa espressione<br />

tanto banale quanto<br />

efficace mi s’inchiodò<br />

nella mente.<br />

È difficile da accettare,<br />

eppure lo dicono i fatti: oramai l’omelia, volgarmente<br />

detta ‘predica’, nel linguaggio com<strong>un</strong>e<br />

<strong>è</strong> sinonimo di qualcosa di noioso, pesante, che<br />

massacra senza via di scampo i malcapitati che,<br />

vuoi per <strong>un</strong> motivo, vuoi per <strong>un</strong> altro, si siedono<br />

in chiesa per celebrare il sacrificio.<br />

Quel monologo di 50 minuti, a teatro, inutile, per-<br />

PERCORSI<br />

Maggio 2009<br />

13<br />

fettamente inutile, <strong>è</strong> stato valutato con l’omelia<br />

come termine di paragone.<br />

Mi spiego meglio: le cose barbose e tediose, che<br />

non finiscono mai, si misurano in termini di omelie<br />

l<strong>un</strong>ghe.<br />

Le quali annoiano: questi sono i fatti.<br />

Tutto il resto, al massimo, sarebbe <strong>un</strong>a interpretazione.<br />

Una sera ad Efeso, durante la celebrazione<br />

eucaristica, Paolo prende la parola e parla parla<br />

parla che ad <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to <strong>un</strong> ragazzo, di nome<br />

Eutico, prima s’addormentò e poi cadde dal<br />

primo piano morendo immediatamente. Sul<br />

colpo (At 20,7-11). Di solito questo brano viene<br />

letto e interpretato per giustificare le prediche<br />

l<strong>un</strong>ghe, forbite, cariche<br />

di serie l<strong>un</strong>gaggini<br />

dogmatiche e<br />

misteriche.<br />

Proporrei di leggere<br />

l’episodio in maniera<br />

più semplice e<br />

diretta, come <strong>un</strong><br />

avvertimento.<br />

Quello di non ri-provare<br />

ad uccidere gli<br />

ascoltatori.<br />

Paolo ne ha fatto<br />

fuori <strong>un</strong>o, e poi lo<br />

ha risuscitato. Noi<br />

corriamo il serio<br />

rischio di uccidere e<br />

basta. <strong>Il</strong> predicatore<br />

Paolo ci invita, con<br />

tanto di buon tono,<br />

ad evitare. Che <strong>è</strong><br />

meglio. Un’ultima cosa. Un quesito per i moralisti:<br />

se in <strong>un</strong>a assemblea liturgica, mentre il prete<br />

tiene la l<strong>un</strong>ga omelia, si leva <strong>un</strong>o dei fedeli e<br />

chiede ad alta voce di farla finita con la predica,<br />

chi commetterebbe il peccato: il fedele perché<br />

‘ha osato parlare’, o il prete perché ‘non ha avuto<br />

il buon senso di ascoltare’?<br />

«Paolo. L’apostolo delle genti»<br />

Qual <strong>è</strong> il messaggio di Paolo per il mondo<br />

contemporaneo? Quali dei suoi tratti appaiono<br />

oggi più incisivi e decisivi per comprendere<br />

non solo il senso della fede cristiana e<br />

della Chiesa Cattolica ma quello della vita<br />

umana in tutte le sue dimensioni, dalla convivenza<br />

civile, alla politica, dalla morale alla<br />

responsabilità personale? L’anno di san<br />

Paolo <strong>è</strong> <strong>un</strong>a sfida affidata in particolare alle<br />

tante istituzioni religiose che portano il nome<br />

di san Paolo e s’ispirano alla sua figura e al<br />

suo insegnamento. <strong>Il</strong> libro raccoglie i testi<br />

del papa Benedetto XVI - il discorso dell’indizione<br />

dell’anno paolino, <strong>un</strong> profilo dell’apostolo<br />

e <strong>un</strong>a sintesi del suo insegnamento - e<br />

costituiscono <strong>un</strong>a guida preziosa per la<br />

conoscenza del pensiero del grande apostolo.<br />

In particolare, si ritrova nel volume la<br />

spiegazione della tipica “visione dell’<strong>un</strong>icità<br />

dell’alleanza”, <strong>un</strong>a concezione teologica<br />

molto cara a papa Benedetto che proprio<br />

nella teologia di Paolo trova il principale<br />

sostegno.


14 Maggio 2009<br />

I VANGELI DELLA DOMENICA<br />

DOMENICA 10 MAGGIO 2009<br />

<strong>Il</strong> brano del vangelo di oggi presenta l’allegoria della vite e dei tralci (Gv 15,1-8). San Giovanni mette in luce il rapporto tra l’agricoltore (= Dio Padre),<br />

la vite (= Gesù) e i tralci (= i cristiani). <strong>Il</strong> legame di amore che <strong>un</strong>isce Gesù al Padre fonda la com<strong>un</strong>ione di vita dei cristiani tra loro e con Cristo<br />

stesso. Nella vita spirituale esiste <strong>un</strong>a legge fondamentale che l’evangelista Giovanni sottolinea ripetutamente e vigorosamente: Gesù <strong>è</strong> la vita del<br />

cristiano.<br />

Come non <strong>è</strong> possibile <strong>un</strong>’esistenza umana senza riferimento a Dio creatore, così non <strong>è</strong> possibile <strong>un</strong>’autentica vita cristiana senza <strong>un</strong> “radicamento”<br />

in Cristo e alla sua parola.<br />

<strong>Il</strong> cristiano che rimane legato al Vangelo ottiene <strong>un</strong> effetto salutare speciale: ogni preghiera o richiesta <strong>è</strong> accolta in forza dell’intima com<strong>un</strong>ione di<br />

vita tra lui e Gesù.<br />

DOMENICA 17 MAGGIO 2009<br />

Nel testo evangelico di questa domenica san Giovanni insiste sull’osservanza del comandamento dell’amore per sperimentare la gioia di Cristo;<br />

gioia che a Gesù deriva dal suo amore, dalla sua obbedienza e dalla sua docilità al Padre, dal suo “dimorare” nel Padre. <strong>Il</strong> comandamento <strong>è</strong> “suo”<br />

perché Egli lo ha consegnato ai suoi con la sua parola, ma specialmente con la sua vita: “Ness<strong>un</strong>o ha amore più grande di chi dà la vita per i suoi<br />

amici” (Gv 15,13). È in questo modo che Cristo prova la sua gratuità e la sua <strong>un</strong>iversalità nell’amore. Desidera, tuttavia, dai suoi <strong>un</strong> contraccambio:<br />

la fedeltà allo stesso comandamento secondo il suo stile. L’amore divino nell’uomo diventa amore umano, rivestendosi di premura, di pazienza,<br />

di misericordia, di sentimento…<br />

L’amore dell’uomo deve essere quindi “umano”, ossia deve tener conto delle componenti della persona umana, e non può essere solo <strong>un</strong>a questione<br />

di “corpo” umano.<br />

DOMENICA 24 MAGGIO 2009<br />

Celebriamo oggi la solennità dell’Ascensione di Gesù al cielo e la giornata mondiale di riflessione sulle Com<strong>un</strong>icazioni Sociali.<br />

L’Ascensione segna la vicenda di Cristo e del cristiano: come Gesù ha realizzato pienamente la volontà del Padre ed <strong>è</strong> stato associato alla sua<br />

gloria celeste, così il cristiano realizza pienamente se stesso quando agisce in conformità alla volontà di Cristo, per condividere poi con Lui lo stesso<br />

destino di gloria.<br />

Ma la festa di oggi non ha il sapore dell’evasione e dell’alienazione dal mondo. È significativo il fatto che tutti i testi biblici della liturgia ci invitino a<br />

rimanere sulla terra degli uomini; e per loro e con loro costruire la civiltà dell’amore.<br />

A questa responsabilità sono chiamati anche tutti gli operatori della com<strong>un</strong>icazione, prendendo coscienza della necessità di costruire autentici rapporti<br />

umani nella verità e nella solidarietà.<br />

DOMENICA 31 MAGGIO 2009<br />

A cinquanta giorni di distanza dalla Pasqua gli Apostoli non sono ancora in condizione di andare ad evangelizzare, nonostante il mandato ricevuto<br />

da Cristo nel giorno della risurrezione.<br />

Permane in loro l’incertezza e soprattutto la paura. Perciò le porte del Cenacolo sono ancora chiuse. Ma Gesù mantiene la promessa fatta ai suoi:<br />

salito al cielo e sedutosi alla destra del Padre, invia lo Spirito Santo e da quel giorno la Chiesa, pur nel succedersi delle generazioni e degli eventi,<br />

<strong>è</strong> viva ed operante nel mondo, guidata, sostenuta e santificata dal Paraclito.<br />

Lo Spirito Santo da allora non <strong>è</strong> calato di tono e opera molto nel silenzio, a seconda delle persone, dei tempi, dei luoghi, delle culture; ma senza<br />

discriminazioni, senza razzismo di sorta.<br />

I suoi doni non sono mai per <strong>un</strong> arricchimento privato, ma sempre per “l’utilità com<strong>un</strong>e”.<br />

DOMENICA 7 GIUGNO 2009<br />

E’ la domenica della Santissima Trinità. Gesù non rivela il grande mistero del Dio Uno e Trino per soddisfare<br />

la nostra curiosità di carattere più o meno intellettuale, ma per consentirci di vivere nel mistero trinitario.<br />

Certo, dobbiamo crescere nello studio, nella conoscenza della Trinità; ma, soprattutto, dobbiamo crescere<br />

nel vivere con la Trinità, nel vivere la Trinità. La conoscenza del mistero trinitario per via di studio <strong>è</strong> soltanto<br />

per pochi, per chi ha tempo, preparazione, “stoffa”.<br />

Vivere la Trinità avviene a livello di amore, attraverso i comportamenti che dalla Trinità traggono suggerimento,<br />

indicazione e approvazione. Questo non <strong>è</strong> di pochi; <strong>è</strong> nelle possibilità di tutti.


OPPORTUNITÀ?<br />

...continua dalla prima pagina<br />

Per rispondere invece agli spiritualisti, che di<br />

“fede” sembrano averne troppa, bisognerà dil<strong>un</strong>garsi<br />

con qualche parola in più. Cominciamo subito<br />

col dire che, se fosse vera l’equazione secondo<br />

cui “sofferenza uguale castigo”, non si capirebbe<br />

come mai ci siano persone che soffrono fin dal<br />

grembo materno, che non hanno avuto di fatto<br />

tempo per compiere qualche nefandezza che ne<br />

giustifichi quella condizione. Si dice allora: sono<br />

anime-vittime, scelte da Dio per pagare i misfatti<br />

degli empi, così come Gesù, che ha dato la sua<br />

vita e ha soddisfatto per i peccati degli uomini di<br />

ogni tempo.<br />

L’affermazione convince poco almeno per tre<br />

ragioni. Anzitutto in ciò che afferma: se infatti Gesù<br />

ha pagato <strong>un</strong>a volta per tutte e per tutti, perché Dio<br />

ha poi bisogno di scegliersi ancora altre “animevittime”?<br />

Si dirà: perché, rendendole partecipi della<br />

sofferenza di Cristo, le si rende partecipi anche<br />

della sua gloria. E così l’’equazione “sofferenza<br />

uguale castigo” si trasforma in “sofferenza uguale<br />

merito”. Ma questo potrà essere vero per chi<br />

accetta la sofferenza, e soprattutto l’accetta alla<br />

luce della fede. Ma chi la fede non ce l’ha? E non<br />

mi riferisco solo ai pagani, ma anche ai dementi, ai<br />

pazzi, ai decerebrati che non hanno alc<strong>un</strong>a possibilità<br />

di ascoltare, capire e quindi accogliere<br />

l’Ann<strong>un</strong>cio. E quelli che la fede la respingono o che<br />

respingono questa concezione della sofferenza<br />

intesa come riscatto per <strong>un</strong> debito contratto da altri<br />

con Dio? La sofferenza lucidamente rifiutata all’estremo<br />

di persone come <strong>un</strong> Piergiorgio Welby (che<br />

tanto divise e fece riflettere l’opinione pubblica)<br />

nella logica degli spiritualisti<br />

dovrebbe essere perciò<br />

vana per <strong>un</strong>a partecipazione<br />

meritoria alle sofferenze<br />

del Figlio di Dio.<br />

Seconda ragione. Se la<br />

sofferenza <strong>è</strong> tanto benefica,<br />

perché Dio concede<br />

questo “privilegio” solo ad<br />

alc<strong>un</strong>i, tra l’altro scelti da<br />

Lui stesso? Si risponderà:<br />

la volontà di Dio <strong>è</strong> imperscrutabile.<br />

Già. Ma anche<br />

accettando questa risposta<br />

– che, pur vera, spesso<br />

diventa <strong>un</strong>a risposta-rifugio<br />

per chi non ha da fornire<br />

argomenti convincenti –<br />

resta sempre che l’equazione<br />

“sofferenza-merito”<br />

squalificherebbe di fatto<br />

da <strong>un</strong> ulteriore merito in<br />

Paradiso persone che<br />

hanno avuto la “sfort<strong>un</strong>a<br />

della fort<strong>un</strong>a”, quella cio<strong>è</strong> di essere nate e vissute<br />

in <strong>un</strong>a vita sostanzialmente priva di grossi scossoni,<br />

eppure spesa a servire fedelmente il Signore.<br />

Nei loro riguardi Dio compirebbe <strong>un</strong>a grossa ingiustizia.<br />

E così <strong>un</strong> san Giovanni apostolo, che la tradizione<br />

vuole sia morto quasi centenario e di morte<br />

naturale, sarebbe perciò più “disgraziato” del fratello<br />

Giacomo o degli altri compagni morti tutti<br />

ancora in piena salute e in modo violento, e questo<br />

in barba al privilegio che lo faceva essere “il discepolo<br />

che Gesù amava” e il custode della Madre di<br />

Gli effetti del sisma in Pakistan<br />

Dio all’indomani della Sua dipartita.<br />

Terza ragione. Tra persone che soffrono le stesse<br />

pene, chi soffre di più <strong>è</strong> chi le vive più a l<strong>un</strong>go. In<br />

questo modo Cristo dovrebbe avere minor merito<br />

di <strong>un</strong> san Francesco o di <strong>un</strong> san Pio da Pietrelcina<br />

che hanno misteriosamente sofferto le sue stesse<br />

piaghe per <strong>un</strong> lasso di tempo più l<strong>un</strong>go di quelle<br />

<strong>dramma</strong>tiche, ma poche, ore del giovedì e venerdì<br />

santo. Si dirà: non esistono solo pene fisiche, ma<br />

anche pene interiori, anzi, queste sono peggiori<br />

delle prime e chi le vive – e questo <strong>è</strong> il caso di<br />

Cristo – ha più merito di chi non le vive. Ma, presupponendo<br />

che la sofferenza<br />

interiore <strong>è</strong> proporzionata<br />

all’esserne<br />

coscienti, come giustificare,<br />

ancora <strong>un</strong>a volta, la<br />

sofferenza dei minorati o<br />

dei pazzi? E perché a questo<br />

p<strong>un</strong>to la Chiesa ci fa<br />

venerare gli Innocenti,<br />

infanti incoscienti vittime<br />

della furia di Erode, come<br />

santi?<br />

Le risposte di Gesù si<br />

discostano sia dalle contraddizioni<br />

del materialismo<br />

che dello spiritualismo.<br />

Numerosi brani<br />

evangelici come ad esempio<br />

quello di Lc 13, 1-5 (le<br />

vittime della persecuzione<br />

di Pilato e del crollo della<br />

torre di Siloe) o di Gv 9 (il<br />

cieco nato) sono illuminanti.<br />

La fede cristiana<br />

insegna che il male fisico (quello dei malanni, delle<br />

deficienze, delle catastrofi) così come quello morale,<br />

sono conseguenza del peccato dell’uomo, i cui<br />

effetti si sono riversati sul mondo fisico per il profondo<br />

legame che <strong>un</strong>isce realtà fisica e realtà<br />

metafisica proprio in lui. Ness<strong>un</strong> “castigo”, quindi,<br />

da parte di <strong>un</strong> Dio che ha mandato nel mondo il<br />

suo <strong>un</strong>ico Figlio non per condannare, ma per salvare<br />

(Gv 3, 17).<br />

Un Figlio che non ha ricusato di sollevare l’uomo<br />

dalle sue miserie e i suoi mali, quando poteva<br />

Maggio 2009<br />

15<br />

lasciarvelo, se fosse vero che la sofferenza purifica.<br />

La verità <strong>è</strong> che ciò che purifica non <strong>è</strong> la sofferenza,<br />

ma l’amore (Lc 7, 47). Non d<strong>un</strong>que “sofferenza<br />

uguale merito”, ma “amore uguale merito”.<br />

Dio non sta lì a pesare i nostri peccati per poi scagliare<br />

saette quando sbagliamo. A smentire la logica<br />

“sofferenza-castigo” c’<strong>è</strong> il fatto che molti malvagi<br />

vivono <strong>un</strong>a vita tranquilla (Lc 16, 19-31). La sofferenza<br />

non viene d<strong>un</strong>que da Dio, ma dal peccato<br />

come sua conseguenza; tuttavia se accettata con<br />

amore come partecipazione alla Croce del Figlio,<br />

essa diviene occasione per <strong>un</strong> atto di amore che<br />

può convertire i cuori, a partire dal proprio. Così<br />

come anche la sofferenza di chi non ha coscienza<br />

può essere occasione di redenzione, perché interpellando<br />

i coscienti, in <strong>un</strong> certo qual modo li obbliga<br />

a darsi da fare nell’amore, impegnandosi a sollevare<br />

quei bisognosi dalle sofferenze: <strong>un</strong> impegno<br />

che impedisce loro così a non impigrirsi nell’egoismo,<br />

a non sciupare la propria salute, ad abituare<br />

lo spirito a provare sentimenti di compassione e a<br />

disabituarlo a quelli malvagi che contaminano l’uomo<br />

(Mc 7, 20-23) e lo uccidono per l’eternità. Dio<br />

d<strong>un</strong>que mantiene la sofferenza nel mondo, non per<br />

castigare i cattivi, bensì per “costringere” i peccatori<br />

ad uscire dal loro egoismo e ad amare e a salvarsi.<br />

Sulla base di ciò, altamente suggestivo <strong>è</strong><br />

considerare come certe catastrofi avvengano talvolta<br />

in coincidenza di festività che celebrino in<br />

maniera particolare il mistero del Dio-Amore, festività<br />

che vengono p<strong>un</strong>tualmente eluse da <strong>un</strong>a<br />

società irreligiosa e opulenta che ha ormai riposto<br />

ogni sua speranza di gioia nel denaro, nel piacere<br />

e nella violenza. <strong>Il</strong> terremoto d’Abruzzo ci ha infatti<br />

impegnati per tutta la Settimana Santa. E chi non<br />

ricorda il terremoto di Sumatra e il conseguente<br />

ts<strong>un</strong>ami che ha mietuto migliaia di vittime<br />

nell’Oceano Indiano? Era il Natale del 2004. E che<br />

dire del terribile terremoto dell’Irpinia di cui molti di<br />

noi sono stati testimoni? Quel fatale 23 novembre<br />

1980 era la domenica di Cristo Re. Segni dal Cielo<br />

questi che chiamano tutti, ness<strong>un</strong>o escluso, a seri<br />

cambiamenti di vita.<br />

*Vicedirettore Ufficio Diocesano<br />

Com<strong>un</strong>icazioni Sociali

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