Lo sguardo di Powell & Pressburger - Cineforum del Circolo

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periodo scrive, tra l’altro, la sceneggiatura del primo film di Max Ophüls Dann schon lieber Lebertan (Preferisco l’olio di fegato di merluzzo). A seguito delle leggi razziali si trasferisce prima in Francia e poi, nel 1935, in Gran Bretagna, dove viene subito notato dal produttore connazionale Alexander Korda che, nel 1939, lo ingaggia per sceneggiare il film “La spia in nero” (The Spy in Black) che sarà diretto da Michael Powell. Questo film segnerà così la nascita di una delle più importanti collaborazioni della storia del cinema. MICHAEL POWELL ED EMERIC PRESSBURGER, INSIEME Non è rarissimo che fra un regista e il suo sceneggiatore preferito si stabilisca un tratto di percorso artistico in comune. Pensiamo solo a Vittorio De Sica e a Cesare Zavattini. Ma è un caso unico che si sia formata una coppia titolare di una società di produzione, stabile e redditizia e, quel che più stupisce, con una complementarietà funzionale e la stessa alta visione di come fare cinema. Lavorano benissimo insieme. In generale, Pressburger crea la storia originale e scrive la prima bozza dello script e tutto quello che ne seguirà a mano su un grosso quaderno. Quindi il copione va avanti e indietro un paio di volte (non avrebbero mai potuto lavorare insieme nella stessa stanza). Poi Pressburger stende il dialogo in dettaglio, perché a questo punto sa quello che vuole far dire ai personaggi, anche se Powell alla fine detta alcune parole definitive. Entrambi agiscono come produttori, forse un po’ più Pressburger che Powell, dal momento che avrebbe potuto lenire le piume arruffate dai modi schietti di Powell. Divennero i propri produttori soprattutto per impedire a chiunque altro di ficcare il naso nel loro lavoro, perché avevano soprattutto un assoluto bisogno di libertà. La direzione del set era quasi tutta fatta da Powell, ma anche così “The Archers”, la casa di produzione fondata dagli stessi Powell e Pressburger con cui realizzeranno tutti i loro film successivi, generalmente lavora come una squadra, con il cast e la troupe spesso dandosi suggerimenti. E anche per questo che si era 5
creato un gruppo di attori quasi sempre fisso per le garanzie che essi davano nell’atteggiamento richiesto da quel metodo di lavoro. Alcuni di loro che erano già andati a Hollywood, all’inizio della guerra tornarono per sostenere con Powell lo sforzo bellico che spettava anche agli artisti. Pressburger è sempre a portata di mano, di solito sul pavimento dello studio, per assicurarsi che i cambiamenti dell’ultimo momento non danneggiassero la continuità nella storia. Una volta finite le riprese, Powell è solito allontanarsi al nord per una passeggiata sulle colline della Scozia per schiarirsi le idee; Pressburger è spesso coinvolto nel montaggio, in particolare nel modo in cui è stata utilizzata la musica. Pressburger è egli stesso un musicista e in Ungheria suonava il violino in un’orchestra. Quando il film è finalmente pronto e Powell è tornato dalle Highlands, è Powell a fare il front man per ogni lavoro promozionale, come le interviste per i giornali o riviste. Perché la collaborazione di Powell e Pressburger erano, e continuano ad essere, insolita nel cinema, e per l’influenza della teoria d’autore, che eleva il regista come creatore principale di un film, Pressburger è stato a volte liquidato come «lo sceneggiatore di Michael Powell»; ma Powell stesso era il primo a dire, in numerose interviste, che non avrebbe potuto fare più di quello che ha fatto senza Pressburger. Negli anni della guerra i due realizzano una serie di film a tema bellico e dichiaratamente propagandistici: “Gli invasori – 49° parallelo “(49th Parallel) del 1941 (che ottiene anche finanziamenti pubblici da parte del Ministero dell’Informazione), “Volo senza ritorno” (One of Our Aircrafts is Missing) del 1942 (che segna il debutto di Pressburger come co-regista) e Duello a Berlino (The Life and Death of Colonel Blimp) del 1943 (che sarà però osteggiato dalle autorità per via della storia dell’amicizia fra un ufficiale nazista e uno inglese). Quest’ultimo film sarà il primo realizzato dalla “The Archers”. Tra i due c’è un accordo oltre che economico soprattutto ideale che li porta a firmare insieme le loro opere con la dicitura passata alla storia proprio per la sua unicità: “Scritto, prodotto, diretto da William Powell e Emeric Pressburger”. Dopo “Un racconto di Canterbury” (A Canterbury Tale) del 1944 e “So dove vado” (I Know Where I’m Going) del 1945 i due realizzeranno, nel 1946, “Scala al Paradiso” (A Matter of Life and Death) un film ricchissimo di elementi visivi e narrativi di grande impatto ed originalità. Seguiranno altri due film ritenuti oggi tra i più importanti nella storia del cinema inglese: “Narciso nero” (Black Narcissus) del 1947 e “Scarpette rosse” (The Red Shoes) del 1948 che sarà anche il maggior successo commerciale del duo. Negli anni cinquanta realizzeranno “La volpe” (Gone to Earth) (1950), “I racconti di Hoffmann” (The Tales of Hoffmann, 1951), “La battaglia di Rio della Plata” (The Battle of the River Plate, 1956) e “Colpo di mano a Creta” (I’ll Met by Moonlight, 1957), che sarà l’ultimo film co-diretto. I due torneranno a collaborare nel 1966 con They’re a Weird Mob e nel 1972 con “Il ragazzo che diventò giallo” (The Boy Who Turned Yellow) entrambi scritti e prodotti da Pressburger e diretti da Powell. In una lettera a Wendy Hiller (protagonista del loro “So dove vado” e nel 1958 vincitrice di un Oscar per “Tavole separate” (Separate Tables, di Delbert Mann), chiedendole di apparire in Duello a Berlino (ma alla fine fu Deborah Kerr ad avere la parte), Pressburger esplicitamen- Jack Cardiff alle prese con l’ingombrante macchina da presa per il Technicolor 6
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