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Io ci voglio credere! - Laura Broleri

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Son<strong>ci</strong>no,<br />

6 Febbraio 2011<br />

<strong>Io</strong> <strong>ci</strong> <strong>voglio</strong> <strong>credere</strong>!<br />

di <strong>Laura</strong> <strong>Broleri</strong><br />

Ciao Papà,<br />

oggi divento grande, ma ho de<strong>ci</strong>so di <strong>credere</strong> ancora nelle favole, in quei risvolti colorati di questa<br />

realtà sempre più grigia.<br />

Ho sentito dire che sembra vaghino tante lu<strong>ci</strong> nella notte sai? Dicono abbiano colori di cui vanno<br />

talmente fiere da pavoneggiarsene per il mondo. Sono così orgogliose di essere brillanti e vive in<br />

mezzo al buio che occupano ogni loro energia nel mostrarsi a noi. Sfilano tra la solitudine del<br />

mondo con le loro sfumature, esibendosi in meravigliose danze nel <strong>ci</strong>elo. Si uniscono in coreografie<br />

mozzafiato e viaggiano nell’aria sus<strong>ci</strong>tando sorpresa e stupore in chi le osserva ballare.<br />

Si dice ormai anche che la gente occupi lo spazio necessario ad esistere e che non viva più per<br />

emozionarsi ed emozionare. Sai, ho notato che il traffico sembra esserne la prova provata: quando<br />

le <strong>ci</strong>ttà sono vuote e le strade respirano, si avverte ovunque più spazio, ma non quello necessario per<br />

far battere i cuori. E, guarda caso, nel vuoto non c’è più nessuno che si sappia ritrovare senza che<br />

l’eco della cos<strong>ci</strong>enza urli a <strong>ci</strong>ascuno cosa si debba e cosa non si debba fare. I semafori<br />

dell’imperativo non si spengono più, Papà. Nessuno ha più il tempo di alzare lo sguardo alla luna;<br />

tanto c’è la televisione, Internet, i cellulari... Cosa se ne potrà mai fare l’umanità di un <strong>ci</strong>elo<br />

stellato? Quante volte ti ho scorto mentre interrogavi i tuoi pensieri nel tentativo di trovare risposte<br />

alle mie domande. Come quando ti ho chiesto da dove venivano i bambini, quelli come me e quelli<br />

che invece, oltre il cameraman del telegiornale, <strong>ci</strong> guardavano con quegli occhi così tristi. Non<br />

capivo quale strana differenza potesse distinguer<strong>ci</strong>: coloravo con tutti i colori i miei disegni e non<br />

trovavo importante che la loro pelle fosse stata dipinta più scura della mia o che i loro occhi fossero<br />

stati trac<strong>ci</strong>ati un po’ più sottili rispetto a quelli che normalmente rius<strong>ci</strong>vano a me. Eppure le tue<br />

risposte sono rius<strong>ci</strong>ta a comprenderle solo quando ho smesso di pensare di aver bisogno di chiederti<br />

spiegazioni sul mondo. Ma anche in questo caso, la centrifuga delle tue idee non si stancava mai di<br />

elaborare nuovi modi per farmi sentire la tua piccola investigatrice alla scoperta.<br />

<br />

Ho sforzato la vista per tutti questi anni in cerca di quella sfumatura di cui mi hai messo al corrente<br />

quel giorno, ma ultimamente nemmeno queste lenti cosi spesse riescono ad aiutarmi. Dopotutto,<br />

non c’è più molto verde in cui respirare, qui.<br />

Mi sembra che gli uomini abbiano la testa troppo pesante. Non hanno più la forza di cercare<br />

qualcosa oltre il loro naso: tutte queste costrizioni, queste mode, questi colpi di scena chiudono ogni<br />

via d’us<strong>ci</strong>ta. Si usano cosi tante parole strane che ce ne si dimentica il significato appena dopo<br />

averlo compreso. Si corre e <strong>ci</strong> si dimentica di dove si vuole arrivare.<br />

Troppa fatica; troppa fretta; troppa realtà.<br />

La magia di quelle lu<strong>ci</strong> sta svanendo nell’oscurità, come fumo nell’aria. Eppure, fonti accurate,<br />

dicono che abbiano una pazienza tale da permettere loro di restare fra di noi; flebili, ma pur sempre


presenti. Nella fantasia dell’uomo il loro splendore va sprecato poco a poco e nessuno se ne sta<br />

accorgendo. Meglio sarebbe dire, credo, che chi se ne accorge non lo capisce. Non si è più abituati<br />

ad essere abbrac<strong>ci</strong>ati da un calore che non bru<strong>ci</strong>a, oppure presi da una feli<strong>ci</strong>tà che non riserva<br />

fregature. Sembra <strong>ci</strong> sia, nei nostri giorni, un perenne senso di tristezza che <strong>ci</strong> accarezza il viso ma<br />

sfiora appena la nostra conoscenza del mondo: mi sono dilettata nell’asso<strong>ci</strong>arla al sapore del<br />

dentifri<strong>ci</strong>o,quello che al momento prende possesso di ogni senso, ma poi, piano piano, las<strong>ci</strong>a il<br />

posto alla freschezza. Lavar via la malinconia diventa un gesto automatico, al quale si dà<br />

l’importanza suffi<strong>ci</strong>ente perchè ce ne si ricordi, soprattutto dopo i pasti. Ho scoperto che si deve<br />

solo trovare il gusto giusto da dare al nostro sorriso per evitare che tutto <strong>ci</strong>ò rimanga archiviato in<br />

un passato che non sarà più presente.<br />

Tu hai sempre amato le stelle e trovavi sempre il tempo per contemplare chi ormai era solo una luce<br />

come quelle. Mi sono riservata di pensarti spesso e più ti cerco, più ti trovo in quegli sguardi che ho<br />

las<strong>ci</strong>ato alle tue amiche celesti. Chissà se anche negli occhi delle stelle nasce la speranza: vedono<br />

cosi tanto dall’alto del loro infinito che non ho potuto far a meno di convincermi che tutti quei<br />

desideri che si accomodano sulla s<strong>ci</strong>a delle loro code siano legati a queste strane lu<strong>ci</strong> di cui ti parlo.<br />

Ogni tanto immagino si rincorrano come se giocassero a nascondino, liberando di volta in volta la<br />

feli<strong>ci</strong>tà sui volti ai quali appartenevano prima di essere espressi. Forse queste lu<strong>ci</strong> saranno faro per<br />

chi, navigando sulle rotte della quotidianità, perde il controllo del proprio sentire; oppure,<br />

immagina, Pà, potrebbero semplicemente lampeggiare nei nostri cuori, segnalando la presenza di<br />

qualcosa che oltrepassa quell’alito di pessimismo che <strong>ci</strong> pervade sempre più.<br />

Sai, ho smesso di dare un parere su cose che non conosco; ho provato a me stessa che spesso non è<br />

necessario dimostrare qualcosa. Ho trovato descrizioni accurate di qualsiasi cosa, anche per quelle<br />

astratte, quelle che di per sè non hanno in realtà una forma definita. Mi sono chiesta se sia<br />

necessario trovare a tutto una definizione e mettere in gabbia la fantasia o l’interpretazione. Ci<br />

perdiamo nelle parole proprio quando quando sarebbe meglio affogare nelle emozioni. E’ come se<br />

stessimo nuotando contro corrente in un oceano di impegni, di superfi<strong>ci</strong>alità, di dubbi. Eppure <strong>ci</strong><br />

sforziamo sempre di andare oltre ogni limite: non <strong>ci</strong> accontentiamo più dell’orizzonte perchè<br />

sappiamo che è vi<strong>ci</strong>no anche per chi si è perso. Continuiamo a <strong>credere</strong> nell'amore perchè trova<br />

sempre il modo di fregar<strong>ci</strong>; non ha bisogno di molte parole nè di troppo tempo. Credo che a volte<br />

abbia soltanto bisogno di trovare un cuore disposto ad accettare questa sconfitta come la migliore<br />

vittoria della propria vita. Ma allora, Papà, perchè abbiamo le schiene cariche di odio e di invidia?<br />

Siamo chinati verso una terra che non vuole più girare per inerzia. Dovremmo ricordar<strong>ci</strong> che, ogni<br />

qual volta vorremo metter<strong>ci</strong> in viaggio, non dovremo nutrire le nostre gambe di fretta o di rabbia:<br />

l’odio è un motore che non porta da alcuna parte. Noi abbiamo camminato insieme per tutta questa<br />

strada senza inseguir<strong>ci</strong>; abbiamo fatto ogni passo uno accanto all’altra, con quella distanza di<br />

sicurezza che <strong>ci</strong> ha permesso di stringer<strong>ci</strong> le mani senza mollare mai la presa dai nostri sogni; senza<br />

nessun ostacolo ad impedir<strong>ci</strong> di seguire quelle lu<strong>ci</strong> nella notte.<br />

Ho imparato che quando le persone si allontanano, non <strong>ci</strong> si rende conto della distanza finchè non la<br />

si misura con il cuore. Sono vuoti con una profondità in cui <strong>ci</strong> si può solo specchiare, come fossero<br />

finestre su un passato che vivrà nel presente e nel futuro che vorremmo veder<strong>ci</strong> riflesso. Oltre quel<br />

vetro freddo, la vita è la stessa; dipende solo dalla luce che le si vuole dare perchè si metta in<br />

mostra. E allora, Papà, io ho de<strong>ci</strong>so di illuminare tutta questa realtà di quelle lu<strong>ci</strong> che <strong>ci</strong> stanno<br />

chiamando a gran voce. Stanno urlando ai nostri cuori che, ora più che mai, abbiamo bisogno di<br />

<strong>credere</strong> in un domani migliore, anche solo per vivere di quelle emozioni di cui siamo creatori.<br />

Siamo una generazione alla riscossa di valori persi nel tempo.


Siamo viaggiatori senza bende sugli occhi, pirati senza paura di una realtà che può essere diversa da<br />

quella che abbiamo sempre trovato nei racconti degli altri. Quelle lu<strong>ci</strong> devono essere dentro di noi<br />

come fuochi d’artifico nel <strong>ci</strong>elo: un tumulto di vita senza contegno, un caos di pensieri a flusso<br />

continuo, una marea costante di vittorie e sconfitte. Abbiamo solo bisogno di tempo per imparare a<br />

navigare oltre le rotte abitudinarie e le nostre mete saranno sempre più lontane dall’indifferenza<br />

della gente. Abbracceremo ogni giorno senza temerne il tramonto e aspetteremo l’alba osservando i<br />

colori di un domani che non aspetta altro che essere diverso. Avremo occhi per voler<strong>ci</strong> guardare e<br />

mani strette contro il passare degli anni. Saremo vita per quella speranza che illumina i desideri di<br />

chi è disposto a provare. Avremo, come le onde, la forza di andare e venire, con quella volontà di<br />

esser<strong>ci</strong> che stenterà a cessare.<br />

E mentre attendo la fine di quest’ultima favola, aspetterò la tua approvazione chiudendo gli occhi ed<br />

ascoltando il vento: riconoscerò la tua voce perchè sono sicura che non è altro che il tuo amore a<br />

muovere la danza di quelle lu<strong>ci</strong> che sai, adesso, qui, chiamano Speranza.<br />

<strong>Laura</strong>.

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