polesine medico - OMCEO ROVIGO
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POLESINE MEDICO < SETTEMBRE 2009 > PAG. 9<br />
re autonomamente quando e come lasciare la vita e la speranza di essere aiutato<br />
a non averne bisogno grazie ad una rete di fiducia. Cioè di relazioni etiche, scientifiche<br />
e sentimentali che mi garantiscano dignità sino alla fine”, e di chi ha fatto<br />
riferimento agli scritti del Cardinale Dionigi Tettamanzi: “L’uomo è uomo anche<br />
di fronte alla morte e nella morte stessa. Questa da evento inevitabile è chiamata<br />
a divenire per l’uomo un fatto personale, da assumere e da vivere da uomo, ossia<br />
coscientemente e liberamente, dunque responsabilmente.<br />
In questo senso morire con dignità umana significa affrontare la morte con serenità<br />
e coraggio, come parte integrante e irrinunciabile dell’esistenza”.<br />
Una fede che domanda di essere vissuta con una coerente accoglienza della morte.<br />
Eppure il documento, seppure condiviso da tutti nell ‘ impostazione, non è stato<br />
votato ed accettato all’unanimità.<br />
La differenziazione sui contenuti ha riguardato un unico punto, ma decisivo per<br />
la condivisione e riguarda la nutrizione e l’idratazione artificiale. Queste nel documento<br />
sono considerate atti medici terapeutici, in grado di modificare la storia<br />
naturale della malattia e quindi assoggettati, come atti medici, al consenso informato<br />
e al contenuto delle DAT.<br />
Mentre per altri, fra cui l’Ordine di Rovigo, l’idratazione, la nutrizione artificiale<br />
non rappresentano atti medici ma costituiscono il sostegno vitale e quindi non<br />
soggette ad interruzioni volontarie.<br />
Molti hanno presente quello che viene definito come il Protocollo di Liverpool di<br />
Cure Palliative o Lcp: Liverpool Care Pathway ovvero percorso di cura di Liverpool.<br />
Si tratta di un modello di assistenza che indica le cure che un paziente dovrebbe<br />
ricevere negli ultimi giorni di vita per soffrire il meno possibile.<br />
E’ stato creato dal Marie Curie Palliative Care Institute di Liverpool che lo definisce<br />
“un percorso di cure integrate utilizzato al capezzale per incrementare<br />
un’elevata qualità del morente nelle ultime ore e giorni di vita”. L’LCP in pratica<br />
consiste nel sospendere la somministrazione di sostanze e di medicinali endovena<br />
e sostituirle con un’infusione permanente di morfina. Patricia Cooksley, una ex<br />
infermiera che ha visto morire uno zio ottantenne malato di cancro dopi 11 giorni<br />
di disidratazione e somministrazione continua di morfina in un lettera al Daily<br />
Telegraph, l’ha definita “licenza di uccidere”.<br />
Molti parenti di pazienti ricoverati anziani e non anziani hanno protestato per questa<br />
pratica che secondo loro è una sentenza di morte per attuare risparmi nella<br />
spesa sanitaria.<br />
Anche medici geriatri, medici esperti in cure palliative e anestesisti hanno consigliato<br />
una più vigile prudenza nei confronti di protocolli avviati secondo un approccio<br />
modulistico per cui se si barrano tutte le caselle il risultato inevitabile è la<br />
morte. Il dato di fatto è che il 16,5% di tutti i decessi del Regno Unito è avvenuto<br />
dopo sedazione terminale: una percentuale doppia di quelle registrate in paesi<br />
quali Belgio e Olanda dove esistono legislazioni che autorizzano l’eutanasia. Tanto<br />
da fare esclamare a qualcuno – altro che Regina: Dio salvi i malati inglesi.<br />
A parte queste considerazioni, tornando al documento, la soluzione per una condivisione<br />
unanime non mi sembra lontana e passa per le parole del cardinale Javier<br />
Barragen, Ministro della Salute del Vaticano: “L’idratazione e la nutrizione<br />
non si considerano come terapie, dunque non appartengono all’accanimento tera-