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04 comunic / libere /2 - Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed ...

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G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 225<br />

M. Menegozzo, G. Diglio, M.L. Canfora, S. Menegozzo, R. Quagliuolo<br />

Legge Biagi, trasformazione <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> lavoro, tutela <strong>del</strong>la salute<br />

nei luoghi <strong>di</strong> lavoro<br />

II Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Napoli - Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale - Sezione <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong><br />

RIASSUNTO. La nuova legislazione sul mercato <strong>del</strong> lavoro<br />

(Legge Biagi, Decreto Ministeriale approvato dal Consiglio dei<br />

Ministri il 06.06.2003) introduce nuovi profili contrattuali<br />

improntati al criterio <strong>di</strong> massima mobilità e flessibilità. Questa<br />

nuova legislazione non appare corr<strong>ed</strong>ata da un parallela<br />

legislazione che garantisca la sicurezza sul lavoro e la tutela<br />

<strong>del</strong>le nuove figure professionali.<br />

Parole chiave: Legge Biagi, mercato <strong>del</strong> lavoro, tutela <strong>del</strong>la salute<br />

nei luoghi <strong>di</strong> lavoro.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

BIAGI LAW, TRANSFORMATION OF THE LABOUR MARKET AND HEALTH<br />

SAFETY IN WORK PLACES. The new legislation on the labor market<br />

(Biagi Law, Ministerial Decree approv<strong>ed</strong> by the Council of<br />

Ministers on 06.06.2003) introduces new contractual profiles<br />

imprint<strong>ed</strong> to the criterion of maximum mobility and flexibility.<br />

This new legislation does not appear equipp<strong>ed</strong> from a parallel<br />

legislation that guarantees occupational safety and the protection<br />

of the new professional figures.<br />

Key words: Biagi Law, labour market, occupational health safety.<br />

Le trasformazioni epocali <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> lavoro stanno imponendo<br />

<strong>di</strong> fatto nuovi mo<strong>del</strong>li <strong>di</strong> organizzazione <strong>del</strong> lavoro, in grado <strong>di</strong> rappresentare<br />

esigenze <strong>di</strong> mobilità e flessibilità sempre più totalizzanti.<br />

Il mito <strong>del</strong> posto stabile e sicuro nelle coor<strong>di</strong>nate spazio - tempo è ormai<br />

solo un residuo ricordo <strong>di</strong> un’epoca destinata tendenzialmente a<br />

scomparire.<br />

Oggi al lavoratore si richi<strong>ed</strong>e <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>sponibile a cambiare lavoro<br />

nell’arco <strong>del</strong>la propria vita produttiva in maniera costante.<br />

Ciò significa:<br />

• nella propria azienda adattarsi a continui cambiamenti <strong>di</strong> mansioni e<br />

dei contenuti <strong>del</strong>la stessa mansione;<br />

• assistere a continui cambiamenti <strong>del</strong>le finalità produttive <strong>del</strong>la propria<br />

azienda, in una intricata <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> fusioni aziendali che impongono<br />

costanti aggiornamenti <strong>del</strong>la propria identità professionale, in una con<br />

il rischio <strong>di</strong> sospensione temporanea e/o definitiva <strong>del</strong> rapporto lavorativo;<br />

• cambiare lavoro <strong>ed</strong> azienda ripetute volte nell’arco <strong>del</strong>la propria vita<br />

lavorativa;<br />

• cambiare tipologia <strong>del</strong> proprio lavoro confrontandosi con una serie <strong>di</strong><br />

rapporti lavorativi nei quali pr<strong>ed</strong>omina il lavoro a tempo determinato<br />

<strong>ed</strong> occasionale.<br />

Questa complessa ristrutturazione dei profili contrattuali dei lavoratori,<br />

determinerà enormi conseguenze nella organizzazione <strong>del</strong> lavoro in<br />

Italia, e <strong>di</strong> conseguenza una gestione sempre più complessa <strong>del</strong>la tutela<br />

<strong>del</strong>la salute dei lavoratori.<br />

La Legge 14 febbraio 2003, n. 30 “Delega al Governo in materia <strong>di</strong><br />

occupazione e mercato <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong>” (Legge Biagi) <strong>ed</strong> il recente schema <strong>di</strong><br />

decreto legislativo attuativo degli articoli da 1 a 7 <strong>del</strong>la Legge 14 febbraio<br />

2003 n. 30 approvato dal Consiglio dei Ministri il 6 giugno 2003,<br />

definiscono in maniera chiara i nuovi scenari che si presenteranno in tema<br />

<strong>di</strong> rapporti <strong>di</strong> lavoro.<br />

Una prima annotazione riguarda la massiccia presenza <strong>del</strong>le agenzie<br />

per il lavoro con compiti <strong>di</strong> somministrazione, interme<strong>di</strong>azione, ricerca<br />

e selezione <strong>del</strong> personale e supporto alla ricollocazione professionale.<br />

In questa ottica <strong>di</strong> nuova organizzazione <strong>del</strong> lavoro i soggetti principali<br />

che interagiscono sono tre:<br />

1. Utilizzatore <strong>di</strong> lavoro (datore <strong>di</strong> lavoro)<br />

2. Somministratore <strong>di</strong> lavoro (agenzia per il lavoro)<br />

3. Prestatore <strong>di</strong> lavoro (lavoratore)<br />

Per quanto attiene le attività connesse con la tutela <strong>del</strong>la salute e <strong>del</strong>la<br />

sicurezza la bozza <strong>di</strong> Decreto Ministeriale prev<strong>ed</strong>e una pericolosa forma<br />

<strong>di</strong> responsabilità con<strong>di</strong>visa tra “somministratore” <strong>ed</strong> “utilizzatore”<br />

che <strong>di</strong> fatto mina il riferimento certo <strong>di</strong> “datore <strong>di</strong> lavoro” ai sensi <strong>del</strong><br />

D.Lgs 626.<br />

Una seconda annotazione riguarda il titolo V “Tipologie contrattuali<br />

a orario ridotto, modulato o flessibile”. In tale titolo sono descritte<br />

le nuove tipologie contrattuali:<br />

• <strong>Lavoro</strong> intermittente (per prestazioni <strong>di</strong> carattere <strong>di</strong>scontinuo o intermittente).<br />

• <strong>Lavoro</strong> ripartito (adempimento da parte <strong>di</strong> due o più lavoratori <strong>di</strong><br />

una identica obbligazione lavorativa).


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

226 www.gimle.fsm.it<br />

• <strong>Lavoro</strong> a tempo parziale (con mo<strong>di</strong>fiche sostanziali <strong>del</strong> D.Lgs 25<br />

febbraio 2000, n. 61) con l’introduzione <strong>di</strong> clausole flessibili rispetto<br />

alla collocazione temporale <strong>del</strong>la prestazione lavorativa.<br />

• Contratti <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>stato:<br />

• per l’espletamento <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto dovere <strong>di</strong> istruzione e formazione<br />

• appren<strong>di</strong>stato professionalizzante per il conseguimento <strong>di</strong> una<br />

qualificazione attraverso una formazione sul lavoro e un appren<strong>di</strong>mento<br />

tecnico - professionale.<br />

• appren<strong>di</strong>stato per l’acquisizione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ploma e per percorsi <strong>di</strong> alta<br />

formazione<br />

• Contratti <strong>di</strong> inserimento <strong>di</strong>retti a realizzare, me<strong>di</strong>ante un progetto<br />

in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> adattamento <strong>del</strong>le competenze professionali <strong>del</strong> lavoratore<br />

ad un determinato contesto lavorativo, l’inserimento ovvero il<br />

reinserimento nel mercato <strong>del</strong> lavoro <strong>di</strong> particolari categorie <strong>di</strong> lavoratori<br />

a rischio <strong>di</strong> inoccupazione/<strong>di</strong>soccupazione.<br />

• Contratti <strong>di</strong> lavoro a progetto che identificano i rapporti <strong>di</strong> collaborazione<br />

coor<strong>di</strong>nata e continuativa, prevalentemente personale e senza<br />

vincolo <strong>di</strong> subor<strong>di</strong>nazione, riconducibili a uno o più progetti specifici<br />

o programmi <strong>di</strong> lavoro o fasi <strong>di</strong> esso determinati dal committente.<br />

• Contratti per prestazioni occasionali relativi ad attività lavorative<br />

<strong>di</strong> natura meramente occasionale rese da soggetti a rischio <strong>di</strong> esclusione<br />

sociale o comunque non ancora entrati nel mercato <strong>del</strong> lavoro,<br />

ovvero in procinto <strong>di</strong> uscirne.<br />

Una osservazione generale sulla Legge Biagi e sulla bozza <strong>di</strong> Decreto<br />

Ministeriale licenziata il 6 giugno 2003, consente <strong>di</strong> rilevare che, a<br />

fronte <strong>di</strong> uno sforzo non in<strong>di</strong>fferente <strong>di</strong> cogliere gli elementi innovativi <strong>di</strong><br />

organizzazione <strong>del</strong> lavoro e <strong>di</strong> strumentazioni contrattuali flessibili imposti<br />

dalle tendenze globali <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> lavoro, manca una attenzione<br />

parallela alla tutela <strong>del</strong>la salute dei lavoratori che saranno coinvolti da<br />

queste nuove forme <strong>di</strong> identità lavorativa.<br />

Infatti si legge nella bozza <strong>del</strong> decreto, un tentativo <strong>di</strong> uso residuale<br />

<strong>del</strong>le norme <strong>del</strong> Decreto Legislativo 626/94, mentre è necessario riconsiderare<br />

la inadeguatezza <strong>del</strong>lo stesso 626 nel cogliere le innovazione introdotte<br />

dalla Legge Biagi e dai decreti applicativi che saranno emanati<br />

in tempi brevi: in particolare punti critici sono rappresentati dalla definizione<br />

<strong>di</strong> datore <strong>di</strong> lavoro, <strong>di</strong> lavoratore, <strong>di</strong> valutazione <strong>del</strong> rischio, <strong>di</strong> identificazione<br />

dei protocolli <strong>di</strong> sorveglianza sanitaria, <strong>del</strong>la responsabilità<br />

<strong>del</strong>la gestione degli obblighi <strong>del</strong>le misure <strong>di</strong> sicurezza, <strong>del</strong>la modalità <strong>di</strong><br />

attuazione <strong>del</strong>le attività <strong>di</strong> vigilanza.<br />

Tutto ciò determinerà non poche conseguenze nella attività valutativa<br />

<strong>del</strong> me<strong>di</strong>co competente, sia nella valutazione <strong>del</strong>la esposizione a rischio<br />

professionale <strong>di</strong> lavoratori che saranno chiamati a “cambiare pelle”<br />

in maniera costante, sia nella valutazione <strong>del</strong>la idoneità alla mansione<br />

specifica.<br />

È auspicabile da parte <strong>del</strong>la SIMLII una attenzione specifica su tali<br />

tematiche.


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 227<br />

S. Garbarino 1,2,3 , B. Mascialino 1 , F. De Carli 4 , G. La Paglia 5 , G. Mantineo 2 , L. Nobili 1 , F. Ferrillo 1<br />

L’anzianità <strong>di</strong> turnismo aumenta la gravità dei <strong>di</strong>sturbi <strong>del</strong> sonno.<br />

confronto fra <strong>di</strong>verse categorie <strong>di</strong> turnisti<br />

1 Centro <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> Sonno, DISM, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Genova<br />

2 Servizio Sanitario <strong>del</strong>la Polizia <strong>di</strong> Stato, Ministero degli Interni<br />

3 Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Preventiva Occupazionale e <strong>di</strong> Comunità Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Pavia<br />

4 Istituto <strong>di</strong> Bioimmagini e Fisiologia Molecolare, CNR<br />

5 Istituto <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Occupazionale, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Palermo<br />

RIASSUNTO. Il lavoro a turni altera il ciclo sonno veglia e<br />

potrebbe determinare <strong>di</strong>sturbi <strong>del</strong> sonno <strong>ed</strong> eccessiva<br />

sonnolenza <strong>di</strong> giorno. In questo stu<strong>di</strong>o abbiamo esaminato due<br />

campioni <strong>di</strong> lavoratori a turni, un gruppo <strong>di</strong> 178 infermieri e<br />

uno <strong>di</strong> 174 poliziotti, che lavoravano tutti nella città <strong>di</strong><br />

Palermo; a ciascuna <strong>del</strong>le risposte ad un questionario sui<br />

<strong>di</strong>sturbi <strong>del</strong> sonno è stato attribuito un punteggio, sommando<br />

tali punteggi è stato creare un punteggio globale (Sleep<br />

Disorders Score - SDS). Il valore <strong>di</strong> soglia <strong>del</strong>l’SDS, che<br />

<strong>di</strong>scrimina i valori patologici da quelli fisiologici fu in<strong>di</strong>viduato<br />

a priori. In entrambi i gruppi l’SDS non <strong>di</strong>pendeva dal sesso,<br />

dall’età, dal peso né dall’anzianità lavorativa, ma aumentava<br />

in maniera non lineare (funzione cubica) con l’anzianità <strong>di</strong><br />

turnismo. Negli infermieri questa descrizione matematica<br />

<strong>del</strong>l’SDS superava il valore soglia dopo 15 anni <strong>di</strong> anzianità <strong>di</strong><br />

turnismo; nei poliziotti esso tendeva asintoticamente verso il<br />

valore soglia. Questo potrebbe <strong>di</strong>pendere sia dalla <strong>di</strong>fferente<br />

composizione dei due campioni per quanto riguarda il sesso<br />

(infermieri: 49% F, 51% M vs. poliziotti 6% F, 94% uomini),<br />

sia al fenomeno <strong>di</strong> autoselezione che sembra interessare i<br />

poliziotti (gli infermieri non lasciano il lavoro a turni a causa<br />

degli incentivi economici).<br />

Parole chiave: lavoro a turni, <strong>di</strong>sturbi <strong>del</strong> sonno.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

SHIFT-WORK SENIORITY INCREASES THE IMPORTANCE OF SLEEP<br />

DISORDERS. A COMPARISON BETWEEN DIFFERENT SHIFT-WORKING<br />

CATEGORIES. Shift-work <strong>di</strong>srupts the sleep-wake cycle and could<br />

bring about sleep <strong>di</strong>sorders and excessive daytime sleepiness. We<br />

stu<strong>di</strong><strong>ed</strong> two samples of shift-workers, a group of 178 nurses and<br />

one of 174 police officers, all working in the town of Palermo<br />

(Italy); their answers to a sleep <strong>di</strong>sorder questionnaire were<br />

scor<strong>ed</strong> and add<strong>ed</strong> in order to create a Sleep Disorder Score<br />

(SDS). The SDS cut-off value, <strong>di</strong>scrimining pathological values<br />

from physiological ones, was settl<strong>ed</strong> a-priori. In both groups SDS<br />

<strong>di</strong>d not depend on sex, age, weight, height nor on working<br />

seniority, but it increas<strong>ed</strong> non linearly (cubic form) with shiftwork<br />

seniority. In nurses this mathematical description of SDS<br />

exce<strong>ed</strong><strong>ed</strong> the cut-off value after 15 years of shift-work seniority;<br />

in police officers it settl<strong>ed</strong> asymptotically under the critical value.<br />

This could be ascribable both to the <strong>di</strong>fferent composition in sex<br />

of the two samples (nurses: 49% F-51% M vs. police officers: 6%<br />

F-94% M) both to the self-selection process that seems to<br />

undergo police officers (nurses do not leave shift-work because<br />

of salary incentives).<br />

Key words: shift-work, sleep <strong>di</strong>sorders.<br />

Introduzione<br />

Il lavoro a turni perturba il normale ciclo sonno-veglia e può causare<br />

<strong>di</strong>sturbi <strong>del</strong> sonno <strong>ed</strong> eccessiva sonnolenza <strong>di</strong>urna. Un recente stu<strong>di</strong>o<br />

condotto su un campione <strong>di</strong> poliziotti operanti nella città <strong>di</strong> Genova (1)<br />

ha <strong>di</strong>mostrato che l’entità <strong>del</strong> <strong>di</strong>sturbo <strong>del</strong> sonno <strong>di</strong>pende esclusivamente<br />

dall’anzianità <strong>di</strong> lavoro a turni e non dalle altre caratteristiche <strong>del</strong> lavoratore<br />

(sesso, età, peso, altezza, anzianità lavorativa).<br />

Lo scopo <strong>di</strong> questo lavoro è quello <strong>di</strong> verificare se la m<strong>ed</strong>esima <strong>di</strong>pendenza<br />

si riscontra anche in un altro campione <strong>di</strong> poliziotti operanti in<br />

un’altra città italiana. Inoltre lo stesso tipo <strong>di</strong> indagine è stato condotto su<br />

un gruppo <strong>di</strong> infermieri turnisti, che adotta un sistema <strong>di</strong> turnazione <strong>di</strong>fferente.<br />

Materiali e Meto<strong>di</strong><br />

Lo stu<strong>di</strong>o è stato condotto durante il periodo febbraio 2000-luglio<br />

2001 su un collettivo <strong>di</strong> 352 lavoratori turnisti, tutti operanti nella città <strong>di</strong><br />

Palermo. I soggetti sono così sud<strong>di</strong>visi: 178 infermieri e 174 operatori<br />

<strong>del</strong>la Polizia <strong>di</strong> Stato, tutti sottoposti a compiti e mansioni lavorative molto<br />

stressanti. Gli infermieri lavoravano in reparti altamente impegnativi<br />

(rianimazione e terapia intensiva, chirurgia e me<strong>di</strong>cina d’urgenza, car<strong>di</strong>ochirurgia,<br />

neuro-chirurgia, chirurgia toracica), mentre i poliziotti erano<br />

quasi tutti operatori <strong>del</strong>le volanti e <strong>del</strong> centro operativo.<br />

Le tipologie <strong>di</strong> turnazione seguite da queste due categorie lavorative<br />

sono <strong>di</strong>fferenti, in quanto gli infermieri adottano “turni in quarta” (pomeriggio<br />

14-22, mattino 6-14, notte 22-6), mentre i poliziotti turnano “in<br />

quinta” (sera 19-0, pomeriggio 13-19, mattino 7-13, notte 0-7). In entrambi<br />

i casi i piani <strong>di</strong> turnazione sono antiorari, a rotazione rapida e regolare<br />

e non prev<strong>ed</strong>ono sospensione nei fine settimana.<br />

Al campione è stato sottoposto un questionario assistito, comprendente<br />

domande relative a dati personali <strong>ed</strong> alle probabili patologie <strong>del</strong><br />

sonno. Per la in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi <strong>del</strong> sonno sono stati<br />

calcolati alcuni punteggi caratterizzanti le singole patologie, ottenuti<br />

identificando le domande relative alle patologie specifiche (insonnia,<br />

mioclono, ipersonnia <strong>di</strong>urna e sindrome <strong>del</strong>le apnee ostruttive), attribuendo<br />

un punteggio ai <strong>di</strong>versi livelli or<strong>di</strong>nali <strong>del</strong>le possibili risposte al<br />

questionario:<br />

– mai 0 punti<br />

– raramente 1 punto<br />

– qualche volta 3 punti<br />

– spesso 5 punti<br />

e quin<strong>di</strong> sommando i singoli punteggi. Le risposte al questionario da sole<br />

non sono sufficienti a formulare una <strong>di</strong>agnosi, tuttavia consentono <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>viduare <strong>di</strong>sturbi associabili a patologie <strong>del</strong> sonno e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> classificare<br />

i soggetti in base alla presenza <strong>di</strong> segni <strong>di</strong> queste patologie.<br />

Con lo scopo <strong>di</strong> valutare lo stato <strong>di</strong> malessere generale derivante dalla<br />

sovrapposizione <strong>di</strong> fatica cronica e <strong>di</strong>sturbo <strong>del</strong> sonno, è stato infine<br />

definito un punteggio globale (Sleep Disorder Score - SDS), derivante<br />

dalla somma dei punteggi <strong>di</strong> singola patologia <strong>del</strong> sonno. La scelta <strong>del</strong> valore<br />

<strong>di</strong> SDS che <strong>di</strong>scrimina i livelli non patologici da quelli patologici è


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

228 www.gimle.fsm.it<br />

stata fissata in SDS=25 <strong>ed</strong> è stata determinata da una valutazione empirica<br />

effettuata da tre esperti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> sonno.<br />

Le <strong>di</strong>fferenze esistenti fra le due categorie lavorative in relazione all’età,<br />

all’anzianità <strong>di</strong> lavoro a turni, alle <strong>di</strong>stribuzioni <strong>del</strong>le singole patologie<br />

<strong>del</strong> sonno <strong>ed</strong> al SDS sono state valutate me<strong>di</strong>ante il test <strong>di</strong> Kolmogorov-Smirnov<br />

(KS). La relazione fra entità <strong>del</strong> <strong>di</strong>sturbo <strong>del</strong> sonno, valutata<br />

me<strong>di</strong>ante SDS, <strong>ed</strong> anzianità <strong>di</strong> turnismo è stata stimata me<strong>di</strong>ante mo<strong>del</strong>li<br />

<strong>di</strong> regressione non lineare.<br />

Risultati<br />

Il campione degli infermieri è composto da 92 uomini (51%) e 86<br />

donne (49%); l’età (me<strong>di</strong>a±deviazione standard) è <strong>di</strong> (37±8) anni, con<br />

un’anzianità <strong>di</strong> turnismo <strong>di</strong> (11±8) anni. Gli operatori <strong>di</strong> Polizia invece<br />

sono quasi tutti uomini (94%), hanno un’età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> (34±8) anni <strong>ed</strong><br />

un’anzianità <strong>di</strong> turno <strong>di</strong> (10±7) anni. Il test <strong>di</strong> KS ha rilevato <strong>di</strong>fferenze<br />

statisticamente significative fra le <strong>di</strong>stribuzioni <strong>del</strong>le età dei due campioni<br />

(p


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 229<br />

L. Marcellini, M.V. Rosati, M. Ciarrocca, A. Ursini, E. Tomao, F. Tomei<br />

<strong>Lavoro</strong> agricolo: esposizione a rumore <strong>ed</strong> effetti car<strong>di</strong>ovascolari<br />

Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong>, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

RIASSUNTO. Scopo <strong>del</strong>lo stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> valutare gli<br />

effetti car<strong>di</strong>ovascolari in agricoltori esposti a rumore. Abbiamo<br />

stu<strong>di</strong>ato due gruppi: 143 trattoristi (età anagrafica 51.0±10.5<br />

anni e anzianità lavorativa 33.0±10.5 anni) e 193 agricoltori<br />

non esposti a rumore usati come controlli (età anagrafica<br />

48.3±13.7 anni e anzianità lavorativa 30.6±14.7 anni). Dopo le<br />

indagini fonometriche tutti gli agricoltori sono stati sottoposti<br />

a: visita me<strong>di</strong>ca, valutazione <strong>del</strong>la pressione arteriosa, esame<br />

au<strong>di</strong>ometrico <strong>ed</strong> esame elettrocar<strong>di</strong>ografico. I risultati<br />

mostrano un aumento <strong>del</strong>la prevalenza <strong>di</strong> ipertensione<br />

arteriosa e anomali e elettrocar<strong>di</strong>ografiche tra gli agricoltori<br />

esposti a rumore (ipertensione sistolica n. 53, 37.1%;<br />

ipertensione <strong>di</strong>astolica n. 60, 42.0%; anomalie<br />

elettrocar<strong>di</strong>ografiche n. 44; 30.8%) rispetto al gruppo <strong>di</strong><br />

controllo (ipertensione sistolica n. 23, 16.1%; ipertensione<br />

<strong>di</strong>astolica n. 26, 18.2%; anomalie elettrocar<strong>di</strong>ografiche n. 5;<br />

3.5%) (ipertensione sistolica p=0.002; ipertensione <strong>di</strong>astolica<br />

p=0.003; anomalie elettrocar<strong>di</strong>ografiche p=0.030).<br />

In conclusione i risultati ottenuti potrebbero far pensare<br />

all’esistenza <strong>di</strong> effetti car<strong>di</strong>ovascolari dovuti all’esposizione<br />

cronica al rumore; questo dovrebbe incentivare programmi <strong>di</strong><br />

screening per i lavoratori agricoli.<br />

Parole chiave: agricoltori, rumore, esposizione professionale,<br />

effetti car<strong>di</strong>ovascolari.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

CARDIOVASCULAR EFFECTS IN FARMERS EXPOSED TO NOISE. Aim of<br />

the study was to assess car<strong>di</strong>ovascular effects in the farmers<br />

expos<strong>ed</strong> to noise. We assess<strong>ed</strong> two samples of 143 farmers using<br />

tactor (mean age 51.0±10.5 years, length of service 33.0±10.5<br />

years) and 193 farmers not expos<strong>ed</strong> to noise (controls) (mean<br />

age 48.3±13.7 years, length of service 30.6±14.7 years). After the<br />

phonometric measurements all farmers were undergone to a<br />

me<strong>di</strong>cal examination, measurements of blood pressure, a<br />

au<strong>di</strong>ometric test and a electrocar<strong>di</strong>ogram. The collect<strong>ed</strong> data<br />

show an increas<strong>ed</strong> prevalence of hypertension and<br />

electrocar<strong>di</strong>ographic anomalies in farmers expos<strong>ed</strong> to noise<br />

(systolic hypertension n. 53, 37.1%; <strong>di</strong>astolic hypertension n. 60,<br />

42.0%; electrocar<strong>di</strong>ographic anomalies n. 44; 30.8%) compar<strong>ed</strong><br />

to the control group (systolic hypertension n. 23, 16.1%; <strong>di</strong>astolic<br />

hypertension n. 26, 18.2%; electrocar<strong>di</strong>ographic anomalies n. 5;<br />

3.5%) (systolic hypertension p=0.002; <strong>di</strong>astolic hypertension<br />

p=0.003; electrocar<strong>di</strong>ographic anomalies p=0.030).<br />

Our results could be taken to mean that there are effects of<br />

chronic exposure to noise on car<strong>di</strong>ovascular apparatus; this<br />

would stimulate the screening programmes for farmers.<br />

Key words: farmers, noise, occupational exposure, car<strong>di</strong>ovascular<br />

effects.<br />

Introduzione<br />

Gli stu<strong>di</strong> sulle relazioni tra esposizione a rumore e patologia car<strong>di</strong>ovascolare<br />

in agricoltura sono ancora insufficienti. Scopo <strong>del</strong> presente stu<strong>di</strong>o<br />

è quello <strong>di</strong> valutare se l’esposizione cronica a rumore, dovuta all’uso<br />

<strong>di</strong> macchine agricole, possa avere effetti su alcuni parametri car<strong>di</strong>ovascolari<br />

oltre che sulla per<strong>di</strong>ta <strong>del</strong>l’u<strong>di</strong>to.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong><br />

Sono stati stu<strong>di</strong>ati 286 lavoratori agricoli maschi <strong>di</strong> una zona rurale<br />

nei pressi <strong>di</strong> Roma: 143 trattoristi (età anagrafica 51.0±10.5 anni e anzianità<br />

lavorativa 33.0±10.5 anni) e 193 agricoltori non esposti a rumore<br />

usati come controlli (età anagrafica 48.3±13.7 anni e anzianità lavorativa<br />

30.6±14.7 anni). Per tutti i lavoratori è stato compilato alla presenza<br />

<strong>di</strong> un me<strong>di</strong>co un questionario clinico-anmnestico mirato alla identificazione<br />

dei rischi lavorativi <strong>ed</strong> extralavorativi au<strong>di</strong>ologici e car<strong>di</strong>ovascolari<br />

nonché sull’utilizzazione dei DPI. Tutti i lavoratori agricoli inclusi<br />

nello stu<strong>di</strong>o, dopo il calcolo <strong>del</strong>l’esposizione quoti<strong>di</strong>ana personale<br />

al rumore (LEP,d), sono stati sottoposti ad un esame clinico con misurazione<br />

<strong>del</strong>la pressione arteriosa in clinostatismo, esame au<strong>di</strong>ometrico <strong>ed</strong><br />

esame elettrocar<strong>di</strong>ografico.<br />

Risultati<br />

I risultati evidenziano l’elevato livello <strong>di</strong> emissione sonora da parte<br />

dei mezzi utilizzati. L’analisi fonometrica e la determinazione dei tempi<br />

<strong>di</strong> esposizione a rumore hanno evidenziato per 63 lavoratori esposti<br />

(44.1%) su 143 un LEP,d superiore a 90 dB(A) (me<strong>di</strong>a 93.6±8.1; range<br />

69.8-110.1). I risultati ottenuti dalla visita me<strong>di</strong>ca e dagli esami strumentali<br />

sono mostrati in tabella I.<br />

I dati relativi ai rischi lavorativi e all’uso dei DPI sono esposti in tabella<br />

II.<br />

Discussione<br />

I dati esposti fanno ritenere che l’attività lavorativa in agricoltura<br />

comportante l’esposizione a rumore possa avere effetti sull’apparato<br />

car<strong>di</strong>ovascolare. L’esistenza <strong>di</strong> una relazione tra ipertensione <strong>ed</strong> ipoacusia<br />

è sottolineata dalla pressione me<strong>di</strong>a sistolica che è significativamente<br />

più alta nei trattoristi con deficit au<strong>di</strong>ometrico rispetto ai trattoristi<br />

con normoacusia. Gli effetti car<strong>di</strong>ovascolari <strong>del</strong> rumore in agricoltura<br />

potrebbero essere con<strong>di</strong>zionati da una serie <strong>di</strong> fattori: la variabilità<br />

<strong>del</strong> tipo <strong>di</strong> lavoro; l’esposizione in luoghi aperti; l’uso <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />

tipi <strong>di</strong> macchine; la combinazione <strong>di</strong> rumore proveniente da <strong>di</strong>verse<br />

sorgenti; l’entità <strong>ed</strong> il tipo <strong>di</strong> rumore variabile e <strong>di</strong>scontinuo nel tempo;<br />

le caratteristiche <strong>del</strong> lavoro stesso. In conclusione i risultati ottenuti<br />

in<strong>di</strong>cano l’esistenza <strong>di</strong> una problematica car<strong>di</strong>ovascolare in agricoltura<br />

e sottolineano l’importanza dei programmi <strong>di</strong> screening per i<br />

lavoratori agricoli.


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

230 www.gimle.fsm.it<br />

Bibliografia<br />

1) Tomei F, Fantini S, Tomao E, Baccolo TP, Rosati MV. Hypertension and<br />

chronic exposure to noise. Arch Environ Health 2000; 55(5): 319-25.<br />

2) Griefahn B. Noise effects not only the ears. But can damage to health<br />

be objectively evalutuat<strong>ed</strong>? MMW Fortschr M<strong>ed</strong> 2000; 142: 26-9.<br />

Tabella I. Risultati <strong>del</strong>la visita me<strong>di</strong>ca e degli esami strumentali<br />

Trattoristi N=143 Controlli N=143 Significatività<br />

Ipertensione sistolica 53 (37.1%) 23 (16.1%) p=0.002<br />

Pressione sistolica me<strong>di</strong>a 140.9±15.9 129.7±14.7 p=0.000<br />

Ipertensione <strong>di</strong>astolica 60 (42%) 26(18,2%) p=0.003<br />

Pressione <strong>di</strong>astolica me<strong>di</strong>a 91.6±10.5 82.3±8.1 p=0.000<br />

Anomalie EGG 44 (30.8%) 5 (3.5%) p=0.030<br />

Ipoacusia da rumore 105 (73.4%) 21 (14.6%)<br />

Tabella II. Rischi lavorativi e uso <strong>di</strong> DPI<br />

Trattoristi Controlli Significatività<br />

Polveri (60.0%) (60.0%) –<br />

Postura, mmc (65.0%) (64.0%) –<br />

Carico lavorativo (80.0%) (86.0%) –<br />

Pestici<strong>di</strong> 143 (100%) (37.0%) P=0.000<br />

Solventi (52.0%) (32.0%) P=0.032<br />

Vibrazioni (76.0%) (20.0%) P=0.000<br />

Rumore (100%) 0 P=0.000<br />

Uso DPI (5.0%)<br />

Trattore a cabina chiusa (14.0%)<br />

3) Abbate C, Giorgianni C, Munao F, Costa C, Brecciaroli R, Barbaro<br />

M.: Effects of noise on functional car<strong>di</strong>ovascular parameters: a follow-up<br />

study. G Ital M<strong>ed</strong> Lav Ergon 2002; 24: 43-8.<br />

4) Van Kempen EE, Kruize H, Boshuizen HC, Ameling CB, Staatsen<br />

BA, de Hollander AE. The association between noise exposure and<br />

blood pressure and ischemic heart <strong>di</strong>sease: a meta-anlysis. Environ<br />

Health Pespect 2002; 110(3): 307-17.


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 231<br />

F. Papalia 1 , M.R. Vinci 1 , V. Faia 2 , L. Cesarini 1 , F. Vinci 1<br />

Forme <strong>di</strong> presentazione <strong>del</strong> <strong>di</strong>sagio psicologico a genesi occupazionale:<br />

esperienza presso il call center <strong>di</strong> una azienda <strong>di</strong> rilevanza nazionale<br />

1 Istituto <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong>, Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e Chirurgia, U.C.S.C., Roma<br />

2 Istituto <strong>di</strong> Psicologia e Psichiatria, Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e Chirurgia, U.C.S.C., Roma<br />

RIASSUNTO. Spesso in Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> non vengono<br />

riconosciute o adeguatamente valutate le forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio<br />

psicologico occupazionale che derivano da rischi “trasversali”<br />

<strong>di</strong> tipo organizzativo/relazionale. In questo contributo viene<br />

brevemente descritta una indagine da noi condotta in una<br />

struttura “call center”. Vengono illustrate le forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio<br />

psicologico da noi rilevare e stu<strong>di</strong>ate. Si in<strong>di</strong>cano, infine,<br />

alcune mo<strong>di</strong>ficazioni <strong>del</strong>l’organizzazione <strong>del</strong> lavoro derivate<br />

dal recepimento dei primi risultati <strong>del</strong> nostro stu<strong>di</strong>o.<br />

Parole chiave: <strong>di</strong>sagio psicologico occupazionale, call center.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

DIFFERENT TYPES OF OCCUPATIONAL PSYCHOLOGIC DISCOMFORT:<br />

EXPERIENCE IN A CALL CENTER. Often in Occupational Me<strong>di</strong>cine<br />

doctors misunderstand or underestimate the occupational’s<br />

psychologic <strong>di</strong>sconfort forms deriving from “trasverse risks” of<br />

organizational kind. In this communication is shortly describ<strong>ed</strong> a<br />

our study with in a “call center”. We explain the several kinds of<br />

psychologic <strong>di</strong>sconfort which we have here recogniz<strong>ed</strong> and<br />

stu<strong>di</strong><strong>ed</strong>. We show, at last, some of job’s organizzation<br />

mo<strong>di</strong>fications ris<strong>ed</strong> from the first outcome of our study.<br />

Keywords: occupational psychologic <strong>di</strong>scomfort, call center.<br />

Introduzione<br />

Sempre più spesso il Me<strong>di</strong>co Competente si confronta con forme <strong>di</strong><br />

rischio trasversale, quali per esempio fattori relativi all’organizzazione<br />

<strong>del</strong> lavoro o ai rapporti relazionali interni. Tali rischi sono spesso sottostimati,<br />

così come misconosciute sono spesso le forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio psicologico<br />

che ne derivano, e che l<strong>ed</strong>ono, talvolta in modo cospicuo, l’integrità<br />

psicofisica <strong>del</strong> lavoratore (1, 2, 4).<br />

Nel presente contributo vengono brevemente illustrati i dati <strong>di</strong> una<br />

indagine ad hoc eseguita nella s<strong>ed</strong>e romana <strong>di</strong> una azienda <strong>di</strong> rilevanza<br />

nazionale.<br />

In<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio psicologico rilevati in una azienda leader <strong>del</strong> settore dei<br />

servizi<br />

Nel 1999 una azienda leader nella <strong>di</strong>stribuzione <strong>del</strong>l’energia, a seguito<br />

<strong>di</strong> una impegnativa riorganizzazione interna, creò una imponente<br />

struttura <strong>di</strong> “call center”, destinandovi lavoratori già altrimenti impiegati<br />

presso la stessa azienda. La prima organizzazione prev<strong>ed</strong>eva una <strong>di</strong>visione<br />

abbastanza rigida tra mansioni <strong>di</strong> “front office” (ossia <strong>di</strong> “call center”<br />

vero e proprio), che occupavano i 2/3 circa degli addetti, e le restanti<br />

mansioni <strong>di</strong> “back office” (prive dei ritmi e degli orari <strong>di</strong> lavoro rigi<strong>di</strong> e<br />

<strong>del</strong>la costrittività <strong>del</strong>le operazioni <strong>del</strong> call center). Tutti i lavoratori <strong>del</strong><br />

call center (214 in<strong>di</strong>vidui), rientrando nella tipologia <strong>di</strong> rischio per videoterminale,<br />

vennero sottoposti nel 2000 ad una campagna <strong>di</strong> visite per<br />

Sorveglianza Sanitaria specifica. In quell’occasione, la rilevazione anamnestica<br />

dei più classici segni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio psicologico (assenteismo, e segnatamente<br />

per malattia, e denuncia <strong>di</strong> sintomatologie a base o a correlazione<br />

psicologica) (2, 3, 4) sembrò senza dubbio significativa.<br />

Essendo molti lavoratori risultati idonei con prescrizioni, e/o <strong>di</strong> età<br />

superiore ai 50 anni, <strong>ed</strong> avendo nel frattempo l’Azienda riconosciuta le<br />

presenza <strong>di</strong> rischio legati a posture incongrue o costrittive, la campagna<br />

<strong>di</strong> Sorveglianza Sanitaria è stata replicata nel 2002. In questa seconda<br />

occasione è stato anche somministrato un questionario anonimo<br />

semistrutturato multi<strong>di</strong>mensionale; gli items esplorati (4) riguardavano<br />

l’evenienza <strong>di</strong> fenomeni infortunistici (compresi quelli in itinere), l’assenteismo,<br />

la percezione soggettiva <strong>del</strong>la <strong>di</strong>saffezione al lavoro, la percezione<br />

soggettiva <strong>di</strong> aumento <strong>di</strong> comportamenti aggressivi in ambiente<br />

<strong>di</strong> lavoro, la rilevazione <strong>di</strong> aumentato uso <strong>di</strong> servizi <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina occupazionale<br />

offerti, la rilevazione <strong>di</strong> sintomi psichiatrici (raccolti secondo<br />

le categorie <strong>del</strong> DSM-IV/MINI 5.1) ma senza suggerimenti <strong>di</strong>agnostici<br />

sindromici, rilevazione descrittiva <strong>di</strong> soggettività <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio<br />

psicologico. È stato inoltre possibile confrontare alcune tipologie<br />

(infortuni, assenteismo, aumentato ricorso ai servizi <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> lavoro<br />

offerti - anche tramite un marcato ricorso alle possibilità date dall’art.<br />

17 comma 1 lettera i <strong>del</strong> D.Lgs.626/94) con i dati oggettivi <strong>di</strong>sponibili<br />

presso l’azienda. I risultati <strong>del</strong>lo stu<strong>di</strong>o sono <strong>di</strong> seguito schematizzati<br />

(Tabella I).<br />

Si precisa che i dati forniti sono preliminari e soltanto descrittivi;<br />

l’elaborazione definitiva dei dati ricavati, infatti, è attualmente ancora<br />

sottoposta a controllo incrociato degli items e ad analisi statistica non<br />

parametrica).


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

232 www.gimle.fsm.it<br />

Items considerati<br />

L’analisi preliminare dei dati rilevati nell’indagine è risultata preoccupante,<br />

per le molteplici forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio psicologico riscontrato e per il<br />

peso totale <strong>del</strong>lo stesso nella struttura lavorativa. L’unica ipotesi in grado<br />

<strong>di</strong> rendere conto <strong>del</strong>la situazione riscontrata correla la costrittività <strong>del</strong> lavoro<br />

in “call center” alla destinazione alla mansione specifica <strong>di</strong> personale<br />

abbastanza in avanti con l’età cronologica e lavorativa, e non motivato<br />

da possibilità <strong>di</strong> avanzamenti <strong>di</strong> carriera allo svolgimento <strong>di</strong> una<br />

mansione portatrice <strong>di</strong> vari stressor intrinseci. Il primo esame dei dati rilevati<br />

ha portato il management alla decisione <strong>di</strong> riorganizzare le mansioni,<br />

attribuendo a ciascun in<strong>di</strong>viduo, per ogni turno <strong>di</strong> lavoro, sia mansioni<br />

in front office (per i 2/3 <strong>del</strong> turno) che mansioni in back office (per<br />

il restante terzo). Tale riorganizzazione avrebbe lo scopo <strong>di</strong> alleggerire il<br />

carico costrittivo per singolo in<strong>di</strong>viduo. Gli effetti verranno rivalutati tramite<br />

ripetizione <strong>del</strong>lo stu<strong>di</strong>o nella prossima campagna <strong>di</strong> Sorveglianza<br />

Sanitaria sugli stessi in<strong>di</strong>vidui (prevista per il 20<strong>04</strong>).<br />

Conclusioni<br />

Lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>le forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio psicologico occupazionale e i rischi<br />

<strong>di</strong> tipo trasversale (in questo caso organizzativo/relazionale), pur rappresentando<br />

un patrimonio culturale <strong>del</strong>la Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong>, sono spesso<br />

Tabella I<br />

<strong>di</strong> fatto sottovalutate o misconosciute. Tuttavia è preve<strong>di</strong>bile che, per motivi<br />

socioeconomici e <strong>di</strong> evoluzione <strong>del</strong>le organizzazioni lavorative, esse<br />

siano destinate ad aumentare esponenzialmente.<br />

La loro esatta valutazione e gestione, perciò, rappresenta un momento<br />

irrinunciabile ai fini <strong>del</strong> miglioramento <strong>del</strong>le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro, e <strong>di</strong><br />

una vera tutela preventiva <strong>del</strong> benessere psicofisico dei lavoratori.<br />

Bibliografia<br />

Percentuale<br />

rilevata<br />

Percentuale<br />

ricavabile dai<br />

dati aziendali<br />

1. Fenomeni infortunistici e/o rilevazione <strong>di</strong> comportamenti a rischio 23,5% 22,8%<br />

2. Assenteismo 36,7% 38%<br />

3. Calo <strong>del</strong>le performance lavorative, <strong>di</strong>saffezione al lavoro 43%<br />

3. Danneggiamenti <strong>di</strong> beni aziendali, atti vandalici, aggressioni a terzi 2,8%<br />

4. Accresciuto o <strong>di</strong>minuito uso dei servizi sanitari - <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina aziendale o <strong>del</strong> lavoro - offerti 18% 23%<br />

5. Presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi psichiatrici 44,5%<br />

• Disturbi psicosomatici 27%<br />

• Disturbi somatoformi 24%<br />

• Disturbi d’ansia 34%<br />

• Disturbi <strong>del</strong>l’umore 22.8%<br />

• Disturbi da uso <strong>di</strong> sostanze 2,3%<br />

• Disturbo <strong>del</strong>l’adattamento e Disturbo post-traumatico da stress 1,1%<br />

• Disturbi <strong>di</strong> tipo schizoideo 1,2%<br />

• Condotte evitanti <strong>ed</strong> altre alterazioni <strong>del</strong>la personalità 13,6%<br />

6. Esplicite <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio psicologico 64,4%<br />

1) Cooper CL. Job Distress: Recent Research and the Emerging Role of<br />

the Clinical Occupational Psychologist. Bulletin of the British Psychological<br />

Society 1986; 39: 325-331.<br />

2) Favretto G. Lo stress nelle organizzazioni. Il Mulino, Bologna, 1994.<br />

3) Lacquaniti A. Psicologia <strong>del</strong> lavoro. In Scansetti G, Piolatto PG, Perrelli<br />

G. Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong>. E<strong>di</strong>zioni Minerva Me<strong>di</strong>ca, Torino,<br />

2000: 465-477.<br />

4) Papalia F, Mattei O, Vinci F. Disagio psicologico in ambiente <strong>di</strong> lavoro<br />

e mobbing: approccio e competenze <strong>del</strong>lo specialista in Me<strong>di</strong>cina<br />

<strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong>. In De Risio S (<strong>ed</strong>.) Psichiatria <strong>del</strong>la salute aziendale e<br />

mobbing. Franco Angeli, Milano, 2002.


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 233<br />

B. Persechino 1 , A. Martini 2 , S. Iavicoli 2<br />

Le problematiche dei test <strong>di</strong> dépistage <strong>del</strong>le <strong>di</strong>pendenze sui luoghi<br />

<strong>di</strong> lavoro<br />

1 ISPESL - Dip.to <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong><br />

2 Specialista in Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong><br />

RIASSUNTO. Gli autori passano in rassegna le problematiche<br />

connesse con l’esecuzione <strong>di</strong> test <strong>di</strong> dépistage <strong>del</strong>le <strong>di</strong>pendenze,<br />

alcol e droghe, sui luoghi <strong>di</strong> lavoro anche alla luce <strong>del</strong>le<br />

<strong>di</strong>rettive <strong>di</strong> organismi internazionali.<br />

Parole chiave: <strong>di</strong>pendenze da alcol e droghe, luoghi <strong>di</strong> lavoro.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

ISSUES RELATED TO IMPLEMENTATION OF SCREENING PROCEDURES<br />

AND TESTING FOR ALCOHOL AND DRUG ADDICTION IN WORK PLACES.<br />

The authors review the issues relat<strong>ed</strong> to implementation of<br />

screening proc<strong>ed</strong>ures and testing for alcohol and drug ad<strong>di</strong>ction<br />

in occupational safety and health perspectives also in view of<br />

international organization regulations and <strong>di</strong>rectives.<br />

Key words: alcohol and drug ad<strong>di</strong>ction, work places.<br />

Come emerge dalla lettura <strong>del</strong> Piano Sanitario Nazionale relativo agli<br />

ultimi anni, un obiettivo importante in ambito sociosanitario è quello <strong>di</strong><br />

attuare una specifica <strong>ed</strong> efficace prevenzione <strong>del</strong>le <strong>di</strong>pendenze da droghe<br />

e da alcol; il legislatore, nell’emanare il DPR n. 309/1990 “Testo unico<br />

<strong>del</strong>le leggi in materia <strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope,<br />

prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati <strong>di</strong> tossico<strong>di</strong>pendenza”<br />

e la Legge 125/2001 “Legge quadro in materia <strong>di</strong> alcol e <strong>di</strong> problemi<br />

alcol correlati” ha tenuto conto, in entrambe le norme, <strong>del</strong>la sicurezza sul<br />

lavoro prev<strong>ed</strong>endo l’emanazione <strong>di</strong> specifici decreti. A tutt’oggi, i suddetti<br />

decreti previsti dagli artt. 125 <strong>del</strong> D.P.R. 309/90 e 15 <strong>del</strong>la L. 125/01<br />

non risultano ancora emanati e, quin<strong>di</strong>, allo stato attuale, in Italia vige il<br />

<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> eseguire, rispettivamente, sia accertamenti <strong>di</strong> assenza <strong>di</strong> tossico<strong>di</strong>pendenza,<br />

sia controlli alcolimetrici sui lavoratori.<br />

È auspicabile che i suddetti emanan<strong>di</strong> decreti, oltre ad in<strong>di</strong>viduare le<br />

mansioni/attività lavorative a rischio per le quali legittimare l’esecuzione<br />

<strong>di</strong> accertamenti per le <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>pendenze, prev<strong>ed</strong>ano <strong>del</strong>le precise in<strong>di</strong>cazioni<br />

riguardo ai criteri, alle modalità <strong>ed</strong> alle meto<strong>di</strong>che da utilizzare,<br />

in considerazione <strong>del</strong>le <strong>del</strong>icate problematiche <strong>di</strong> natura legale <strong>ed</strong> etica<br />

connesse alla gestione <strong>del</strong>le <strong>di</strong>pendenze, questioni che da tempo hanno<br />

coinvolto anche organizzazioni internazionali quali l’O.M.S. e l’I.L.O.<br />

Il consumo <strong>di</strong> droghe o <strong>di</strong> alcol può avere importanti conseguenze<br />

sulla salute, la sicurezza <strong>ed</strong> il ren<strong>di</strong>mento al lavoro; la Commissione <strong>del</strong>le<br />

Comunità Europee (2) sottolinea la necessità <strong>di</strong> perseguire, in collaborazione<br />

con l’O.M.S. e l’I.L.O., l’obiettivo <strong>del</strong>la prevenzione dei rischi<br />

sociali e, tra questi, la <strong>di</strong>pendenza dall’alcool e dalla droga, per raggiungere<br />

una “strategia globale <strong>del</strong> benessere sul luogo <strong>di</strong> lavoro”. In considerazione<br />

<strong>del</strong> fatto che l’ambiente <strong>di</strong> lavoro può accrescere i rischi <strong>di</strong> sviluppare<br />

problemi <strong>di</strong> consumo, una prospettiva <strong>di</strong> promozione <strong>del</strong>la salute<br />

deve tendere soprattutto ad incoraggiare strategie che permettano <strong>di</strong><br />

migliorare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro.<br />

L’esecuzione <strong>di</strong> un dépistage <strong>del</strong>le droghe deve fondarsi su una chiara<br />

conoscenza <strong>del</strong> grado <strong>di</strong> affidabilità scientifica <strong>del</strong> metodo e su una descrizione<br />

precisa degli obiettivi <strong>del</strong> programma; sul piano pratico, le meto<strong>di</strong>che<br />

variano a seconda <strong>del</strong>le sostanze da testare e la loro affidabilità<br />

<strong>di</strong>pende soprattutto dalla qualità dei campioni raccolti per l’analisi. In<br />

ogni caso, un dépistage <strong>del</strong>le droghe, oltre ad esigere notevoli precauzioni<br />

nella sua esecuzione e nell’interpretazione dei risultati, non permetterebbe<br />

<strong>di</strong> valutare in maniera affidabile le capacità <strong>di</strong> un lavoratore ad effettuare<br />

alcune attività (3, 6). I laboratori che eseguono tali tipi <strong>di</strong> analisi<br />

devono essere appositamente accre<strong>di</strong>tati; la raccolta dei campioni urinari<br />

va eseguita secondo un preciso protocollo, oltre al fatto che richi<strong>ed</strong>e la<br />

presenza <strong>di</strong> un adatto locale <strong>di</strong> prelievo, una meticolosa etichettatura che<br />

garantisca il massimo rispetto <strong>del</strong>la privacy; particolare cura va riservata<br />

alla conservazione <strong>del</strong> campione anche per ulteriori verifiche (3, 4, 5, 6).<br />

Nel caso <strong>di</strong> un dépistage <strong>del</strong>l’alcool la strumentazione utilizzata è<br />

l’etilometro che permette <strong>di</strong> rilevare rapidamente sul campo la presenza<br />

e la concentrazione <strong>di</strong> alcol nell’aria espirata, valore che può essere correlato<br />

al tasso <strong>di</strong> alcol nel sangue <strong>ed</strong> al grado <strong>di</strong> alterazioni <strong>del</strong>le facoltà<br />

psicomotorie.<br />

Secondo l’O.M.S., i test <strong>di</strong> dépistage <strong>del</strong>le <strong>di</strong>pendenze in ambiente <strong>di</strong><br />

lavoro sono <strong>di</strong>fficilmente conciliabili con il concetto <strong>di</strong> promozione <strong>del</strong>la<br />

salute (7); la questione <strong>del</strong>l’opportunità o necessità <strong>di</strong> effettuare test <strong>di</strong><br />

dépistage <strong>del</strong>le <strong>di</strong>pendenze ai lavoratori <strong>di</strong>pende, il più <strong>del</strong>le volte, dalla<br />

percezione che si ha <strong>del</strong> fenomeno <strong>del</strong> consumo <strong>di</strong> alcol e droghe sul la-


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

234 www.gimle.fsm.it<br />

voro e dei suoi possibili effetti nefasti. In ogni caso, l’importante è evitare<br />

che l’utilizzazione <strong>di</strong> test <strong>di</strong> dépistage <strong>di</strong>venti una soluzione semplice<br />

e veloce ad un complesso problema sociale. Pur essendo la sicurezza la<br />

considerazione principale, tuttavia è necessario mantenere un giusto equilibrio<br />

tra il bisogno <strong>di</strong> sicurezza e l’obbligo <strong>di</strong> evitare ai lavoratori qualunque<br />

<strong>di</strong>scriminazione fondata su dubbie argomentazioni.<br />

L’I.L.O. ha pubblicato una raccolta <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettive operative sulle <strong>di</strong>pendenze<br />

sui luoghi <strong>di</strong> lavoro con l’obiettivo generale <strong>di</strong> prevenire, ridurre e<br />

gestire tale questione come un qualsiasi problema sanitario; in relazione<br />

alle <strong>di</strong>fferenti situazioni normative presenti nei vari Paesi <strong>ed</strong> alle specificità<br />

dei <strong>di</strong>versi luoghi <strong>di</strong> lavoro, le considerazioni <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne etico sono<br />

uno dei punti più importanti da risolvere prima <strong>di</strong> mettere in pratica qualsiasi<br />

programma <strong>di</strong> prevenzione <strong>del</strong>le <strong>di</strong>pendenze sui luoghi <strong>di</strong> lavoro<br />

che, in ogni caso, dovrà integrarsi con le <strong>di</strong>sposizioni previste per garantire<br />

la qualità <strong>del</strong>la vita professionale, i <strong>di</strong>ritti dei lavoratori e la sicurezza<br />

al lavoro.<br />

In particolare l’I.L.O. che, in generale, si è già occupato <strong>di</strong> problemi<br />

etici e <strong>di</strong> privacy nei documenti “Technical and ethical gui<strong>del</strong>ines for<br />

workers’ health surveillance” e “Protection of workers’ personal data” (4,<br />

5), nel documento “Management of alcohol-and drug-relat<strong>ed</strong> issues in the<br />

workplace” (3) e, più recentemente, in “Ethical issues in workplace drug<br />

testing in Europe” (6) consiglia la definizione <strong>di</strong> una dettagliata proc<strong>ed</strong>ura<br />

al fine <strong>di</strong> poter facilmente verificare la bontà <strong>del</strong>le varie fasi operative.<br />

L’argomentazione più spesso utilizzata, e forse anche la meno contestata,<br />

a favore <strong>del</strong>l’introduzione dei test per le <strong>di</strong>pendenze sui luoghi <strong>di</strong><br />

lavoro, riportata dall’I.L.O., è senz’altro quella <strong>del</strong>la “tutela <strong>del</strong>la sicurezza”<br />

e, quin<strong>di</strong>, la giustificazione è quella <strong>del</strong>la “ragionevole necessità”<br />

(3, 6); i lavoratori che occupano posti <strong>di</strong> lavoro “critici” in termini <strong>di</strong> sicurezza<br />

non dovrebbero essere sotto l’influenza <strong>di</strong> droghe, alcol compreso,<br />

in quanto potenziali fonti <strong>di</strong> pericolo per se stessi, per i colleghi e per<br />

terzi. Pur tuttavia, come sottolinea l’I.L.O., “…non esiste una definizione<br />

universalmente accettata <strong>di</strong> postazione sensibile in termini <strong>di</strong> sicurezza…”<br />

e ciò ha portato e porterà ad una serie <strong>di</strong> interpretazioni nei vari<br />

Paesi europei (3, 6).<br />

La “Commission Cana<strong>di</strong>enne des droits de la personne”, con il termine<br />

<strong>di</strong> “posto critico per la sicurezza”, ha definito “un lavoro per il quale<br />

l’alterazione <strong>del</strong>le facoltà attribuibile al consumo <strong>di</strong> droghe o alcol potrebbe<br />

presentare un rischio importante e <strong>di</strong>retto <strong>di</strong> infortunio per il lavoratore,<br />

altre persone o l’ambiente. La determinazione <strong>del</strong> carattere critico<br />

<strong>di</strong> un posto deve prendere in considerazione il ramo <strong>di</strong> attività, l’ambiente<br />

<strong>di</strong> lavoro e la partecipazione <strong>di</strong>retta <strong>del</strong> lavoratore ad un’attività che<br />

presenta un rischio elevato…” (1).<br />

Fermo restando l’opinione comunemente accettata che tali tipi <strong>di</strong> test,<br />

ma unicamente se adatti a misurare un eventuale deca<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> ca-<br />

pacità psicomotorie, potrebbero essere eseguiti solo su lavoratori che occupano<br />

un “posto critico per la sicurezza” resta il problema sul momento<br />

<strong>del</strong>l’esecuzione.<br />

Sia l’I.L.O. che la “Commission Cana<strong>di</strong>enne des droits de la personne”<br />

ritengono che i test eseguiti in pre-assunzione non siano ragionevolmente<br />

necessari (1, 3, 6); i test effettuati “random” durante il<br />

lavoro potrebbero avere una ragionevolezza solo nel caso <strong>del</strong>la <strong>di</strong>pendenza<br />

da alcol in quanto permetterebbero <strong>di</strong> valutare il grado <strong>di</strong> un’eventuale<br />

<strong>di</strong>minuzione <strong>del</strong>le facoltà psicomotorie così come eseguirli<br />

in seguito ad infortunio o dopo un “quasi infortunio”; non vanno invece<br />

eseguiti se esiste una prova che la responsabilità <strong>del</strong>l’infortunio<br />

è legata ad un problema tecnico e non al “fattore umano”. L’I.L.O.<br />

sottolinea che in caso <strong>di</strong> introduzione dei test <strong>del</strong>le <strong>di</strong>pendenze anche<br />

se per lavoratori che occupano un posto critico per la sicurezza, gli<br />

stessi devono essere adeguatamente informati sul significato, le proc<strong>ed</strong>ure<br />

e gli obiettivi che ha l’esecuzione <strong>di</strong> tale tipo <strong>di</strong> esame (3, 6);<br />

l’I.L.O. riba<strong>di</strong>sce che, in caso <strong>di</strong> risultato positivo al test, il lavoratore<br />

non deve andare incontro a misure <strong>di</strong>sciplinari e, tantomeno, al licenziamento,<br />

ma deve essere in<strong>di</strong>rizzato verso programmi terapeutici<br />

e <strong>di</strong> riabilitazione (3, 6).<br />

Tenuto conto soprattutto dei risvolti etici e <strong>di</strong> privacy, fermo restante<br />

la necessità <strong>di</strong> chiarimenti normativi, la gestione <strong>del</strong>le problematiche<br />

connesse alle <strong>di</strong>pendenze sul lavoro richi<strong>ed</strong>e tutta la professionalità <strong>del</strong><br />

me<strong>di</strong>co <strong>del</strong> lavoro.<br />

Bibliografia<br />

1) Commission Ontarienne des droits de la personne - Politique sur les<br />

test de dépistage de la consommation de drogues et d’alcool. - 2000.<br />

2) Commissione <strong>del</strong>le Comunità Europee - “Adattarsi alle trasformazioni<br />

<strong>del</strong> lavoro e <strong>del</strong>la società: una nuova strategia comunitaria per la salute<br />

e la sicurezza 2002-2006” - COM 2002/118, 2002.<br />

3) ILO - Management of alcohol-and drug-relat<strong>ed</strong> issues in the workplace.<br />

An ILO code of practice, Ginevra, 1996.<br />

4) ILO - Code of practice on the protection of workers’ personal data. -<br />

Ginevra, 1997.<br />

5) ILO - Technical and ethical gui<strong>del</strong>ines for workers’ health surveillance<br />

- Ginevra, 1998.<br />

6) ILO - Ethical issues in workplace drug testing in Europe. - Seminar<br />

on Ethics, Professional standards and drug ad<strong>di</strong>tion, Strasbourg, 2003.<br />

7) OMS - Promotion de la santé sur les lieux de travail: abus de l’alcool<br />

et des drogues. - Rapport d’un comité OMS d’experts. - OMS, Séries<br />

de rapports techniques, n. 833, Genève, 1993.


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 235<br />

K. Pohl, C. Negro, F. D’Agostin, E. Giommi, R. De Zotti<br />

Follow up dei sintomi, dei parametri <strong>di</strong> funzionalità respiratoria<br />

e dei dati <strong>di</strong> sensibilizzazione specifica in un gruppo <strong>di</strong> soggetti<br />

con asma e rinite da lattice<br />

Unità Clinica Operativa “Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong>” Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trieste<br />

RIASSUNTO. Sono stati riesaminati, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 6 anni (DS<br />

2) dalla prima <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> asma o rinite da lattice, 13<br />

operatrici sanitarie, rivalutando i dati <strong>di</strong> esposizione, sintomi<br />

sul lavoro, test <strong>di</strong> funzionalità respiratoria (spirometria e<br />

metacolina DP20FEV1), prick test per allergeni comuni,<br />

prick/RAST lattice, IgE totali <strong>ed</strong> eosinofili nel sangue<br />

periferico. Al follow up tutti i soggetti avevano sospeso<br />

l’utilizzo personale <strong>di</strong> guanti in lattice; per 10 persisteva una<br />

esposizione in<strong>di</strong>retta. Un netto miglioramento dei sintomi<br />

respiratori è stato riferito da tutti, ma lievi <strong>ed</strong> occasionali<br />

<strong>di</strong>sturbi persistevano in 7 casi. Nessuna significativa variazione<br />

dei parametri <strong>di</strong> funzionalità respiratoria e dei test<br />

immunologici. I soggetti con modesti sintomi persistenti al<br />

follow up presentavano, rispetto ai non sintomatici, una<br />

maggior durata dei sintomi prima <strong>del</strong>la <strong>di</strong>agnosi (p=0.02).<br />

Parole chiave: funzionalità respiratoria, sensibilizzazione<br />

specifica, asma, lattice.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

FOLLOW UP OF SYMPTOMS, LUNG FUNCTION AND SPECIFIC<br />

SENSITIZATION IN A GROUP OF WORKERS WITH LATEX ASTHMA AND<br />

RHINITIS. We re-investigat<strong>ed</strong> 13 workers 6 years (SD 2) after the<br />

first <strong>di</strong>agnosis of asthma or rhinitis caus<strong>ed</strong> by latex, to update<br />

the exposure to latex, the eventual symptoms, respiratory<br />

function (spirometry and metacholine PD20 FEV1), skin prick<br />

test to common allergens and latex, RAST to latex, total IgE<br />

levels and eosinophils count in the blood. At the follow up, all<br />

the workers stopp<strong>ed</strong> wearing powder<strong>ed</strong> latex gloves, but for 10<br />

an in<strong>di</strong>rect exposure to latex was still possible. All cases referr<strong>ed</strong><br />

improvement of respiratory symptoms at work, but 7 workers<br />

occasionally complain<strong>ed</strong> of mild symptoms. No statistically<br />

significant variations of respiratory function test and of the<br />

immunological parameters were found. The workers with<br />

persistent respiratory symptoms at work had a longer duration of<br />

symptoms before the <strong>di</strong>agnosis (p=0.02), if compar<strong>ed</strong> with<br />

workers without symptoms.<br />

Key words: lung function, specific sensitization, asthma, latex.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong><br />

Tre<strong>di</strong>ci operatrici sanitarie, <strong>di</strong> età me<strong>di</strong>a 32 (DS= 6.5) anni, affette da<br />

asma o rinite da lattice documentata con test <strong>di</strong> provocazione specifico<br />

sono state riesaminate a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 6,4 (DS=2.1) anni. Gli accertamenti<br />

<strong>di</strong> base e al follow up comprendevano la valutazione dei sintomi respiratori<br />

e <strong>del</strong>l’esposizione lavorativa, il controllo <strong>del</strong>la spirometria e <strong>del</strong><br />

PD20FEV1 con metacolina, prick test per allergeni comuni, prick/RAST<br />

per lattice, IgE totali <strong>ed</strong> eosinofili nel sangue periferico.<br />

L’analisi statistica è stata effettuata con programma SPSS, utilizzando<br />

i test <strong>di</strong> Mann Withney e chi quadrato (test <strong>di</strong> Fischer) per confronti tra variabili<br />

in<strong>di</strong>pendenti <strong>ed</strong> i test <strong>di</strong> Wilcoxon e Mc Nemar per dati ripetibili.<br />

Risultati<br />

Al follow up tutte le lavoratrici hanno <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> non usare più<br />

personalmente guanti in lattice con polverino; per 10 soggetti è stata possibile<br />

una esposizione in<strong>di</strong>retta. I sintomi respiratori sul lavoro sono risultati<br />

scomparsi in 6 lavoratrici e molto migliorati come intensità e frequenza,<br />

ma ancora spora<strong>di</strong>camente presenti nelle altre 7. Nessuna <strong>di</strong>fferenza<br />

è emersa, nel confronto tra base e follow up, per quanto riguarda<br />

FEV1, metacolina PD20 FEV1, atopia (prick test), prick per lattice <strong>ed</strong><br />

IgE totali. I livelli <strong>di</strong> RAST lattice sono risultati più bassi rispetto ai valori<br />

<strong>di</strong> base e 4 soggetti sono <strong>di</strong>ventati RAST negativi, ma il dato ottenuto<br />

non è statisticamente significativo. Solo gli eosinofili ematici (p=0.02)<br />

sono risultati significativamente più bassi al follow up (tabella I). I 7 soggetti<br />

con sintomi persistenti sul lavoro si <strong>di</strong>fferenziavano dai non sintomatici<br />

per un maggior periodo con sintomi prima <strong>del</strong>la <strong>di</strong>agnosi, ma non<br />

per gli altri parametri (funzionalità respiratoria, prick/RAST lattice, eosinoflili<br />

ematici, IgE totali, considerati al momento <strong>del</strong>la I <strong>di</strong>agnosi).<br />

Discussione e conclusioni<br />

L’esposizione a lattice naturale può causare o aggravare varie manifestazioni<br />

che comprendono orticaria, rinite, asma e anafilassi. La sola sostituzione<br />

dei guanti, per uso personale, può essere un provve<strong>di</strong>mento adeguato<br />

a prevenire i sintomi cutanei, ma può non essere sufficiente a prevenire<br />

sintomi nasali e bronchiali nei soggetti sensibilizzati. La <strong>di</strong>spersione<br />

<strong>del</strong>l’allergene in ambiente <strong>di</strong>pende, infatti, dall’uso <strong>di</strong> guanti anche da<br />

parte <strong>di</strong> altri operatori, soprattutto guanti con polvere lubrificante.<br />

I risultati <strong>del</strong> presente stu<strong>di</strong>o confermano che riducendo l’esposizione<br />

all’allergene, attraverso l’eliminazione dei guanti in lattice per uso personale,<br />

si ottiene un notevole beneficio dei sintomi respiratori tra soggetti<br />

con asma e rinite da lattice. Tuttavia, non si può escludere che l’esposizione<br />

in<strong>di</strong>retta sia la causa <strong>del</strong>la persistenza <strong>di</strong> sintomi sul lavoro, sia<br />

pur modesti, e <strong>del</strong> mancato miglioramento <strong>del</strong>la broncoreattività aspecifica.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o conferma anche che la durata dei sintomi, prima <strong>del</strong>la <strong>di</strong>agnosi,<br />

influisce negativamente sul decorso <strong>del</strong>la malattia. Sono auspicabili,<br />

per una efficiente prevenzione, l’adozione <strong>di</strong> guanti con adeguate caratteristiche<br />

<strong>di</strong> biocompatibilità per tutti gli operatori e una precoce identificazione<br />

<strong>del</strong>la malattia.


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

236 www.gimle.fsm.it<br />

Tabella I. Sintomi, funzionalità respiratoria e dati immunologici tra le 13 operatrici sanitarie<br />

Esposizione lavorativa a guanti <strong>di</strong> lattice:<br />

Base Follow up<br />

Reparti con Bassa esposizione (N.) 0 3<br />

“Me<strong>di</strong>a” (N.) 8 7<br />

“Alta” (N.) 5 3<br />

Sintomi respiratori al lavoro (N.) 13 7<br />

Prick test lattice + (N.) 13 13<br />

Rast lattice ≥I. classe (N.) 12 8<br />

IgE tot. > valori <strong>di</strong> riferimento (N.) 8 4<br />

Atopia (prick test) (N.) 12 13<br />

Eosinofili n/mm 3 * 342 (217) § 242 (214)<br />

FEV1 (% CECA71)* 103 (18) 102 (14)<br />

VC (% CECA71)* 101 (16) 99 (12)<br />

Metacolina PD20 FEV1* 977 (1121) 1<strong>04</strong>1 (1166)<br />

Metacolina PD20 FEV1(


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 237<br />

F. Rui, R. De Zotti, C. Negro, M. Bovenzi<br />

Placche pleuriche e funzionalità ventilatoria: indagine <strong>di</strong> follow up<br />

Unità Clinica Operativa “Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong>”, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trieste<br />

RIASSUNTO. È stato valutato, nel corso <strong>di</strong> 3.7 (SD 1.8) anni<br />

<strong>di</strong> follow up, l’andamento <strong>del</strong>la funzionalità ventilatoria in 103<br />

soggetti, in relazione alla presenza (36 casi) o assenza (67 casi)<br />

<strong>di</strong> placche pleuriche, evidenziate con ra<strong>di</strong>ografia/HRCT.<br />

Utilizzando il metodo GEE (Generaliz<strong>ed</strong> Estimating Equation),<br />

è stata indagata la relazione esistente tra i dati <strong>di</strong> funzionalità<br />

ventilatoria e (i) la presenza/assenza <strong>di</strong> placche pleuriche, (ii)<br />

l’abitu<strong>di</strong>ne al fumo e (iii) gli anni <strong>di</strong> attività lavorativa in<br />

ambienti con presenza <strong>di</strong> asbesto. Al primo controllo l’età<br />

me<strong>di</strong>a dei soggetti era <strong>di</strong> 49 (SD 6) anni e l’anzianità lavorativa<br />

specifica <strong>di</strong> 25 (SD 7) anni. L’analisi multivariata (GEE) dei<br />

dati funzionali (236 determinazioni <strong>di</strong> VC, FEV1 e 234 <strong>di</strong><br />

TLC) ha evidenziato che la presenza <strong>di</strong> placche pleuriche non<br />

determinava variazioni statisticamente significative dei dati<br />

spirometrici, corretti per età <strong>ed</strong> altezza. I fumatori (≥15py)<br />

presentavano, rispetto ai non fumatori, un calo me<strong>di</strong>o<br />

statisticamente significativo <strong>di</strong> VC (–5.3%, p


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

238 www.gimle.fsm.it<br />

funzionalità ventilatoria che è risultato associato all’anzianità lavorativa<br />

<strong>ed</strong> al fumo <strong>di</strong> sigaretta, ma non alla presenza <strong>di</strong> placche pleuriche. Non<br />

stupisce il riscontro <strong>di</strong> questi dati se si considera che l’attività prevalente<br />

dei soggetti esaminati era stata nel settore navalmeccanico dove l’esposizione<br />

professionale, soprattutto più lontana nel tempo, comprendeva gas<br />

e fumi <strong>di</strong> saldatura, ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> ferro, polveri minerali, prodotti <strong>di</strong> pirolisi,<br />

etc. oltre alla presenza <strong>di</strong> asbesto (3).<br />

In conclusione i risultati <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> follow up in<strong>di</strong>cano che<br />

la presenza <strong>di</strong> placche pleuriche non risulta associata ad un significativo<br />

deca<strong>di</strong>mento <strong>del</strong>la funzionalità ventilatoria.<br />

Tabella I. Relazione tra le variazioni dei dati <strong>di</strong> funzionalità ventilatoria, presenza <strong>di</strong> placche pleuriche, abitu<strong>di</strong>ne al fumo<br />

e anni <strong>di</strong> lavoro in ambienti con presenza <strong>di</strong> amianto<br />

PLACCHE<br />

PLEURICHE<br />

VARIABILI INDIPENDENTI<br />

FUMO<br />

(pack-years)<br />

ESPOSIZIONE<br />

PY


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 239<br />

F. Bigoni, D. Borleri, P. Seghizzi, G. Mosconi<br />

Valutazione <strong>del</strong>l’impegno car<strong>di</strong>o-vascolare in alcune attività <strong>di</strong> cantiere<br />

e<strong>di</strong>le me<strong>di</strong>ante l’impiego <strong>di</strong> un ergospirometro portatile<br />

U.O.Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> - Azienda Osp<strong>ed</strong>aliera Osp<strong>ed</strong>ali Riuniti <strong>di</strong> Bergamo<br />

RIASSUNTO. Presentiamo i risultati preliminari <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o<br />

volto alla valutazione <strong>del</strong> massimo consumo <strong>di</strong> ossigeno (VO 2 )<br />

e degli altri principali parametri car<strong>di</strong>orespiratori in alcune<br />

tipiche attività <strong>di</strong> cantiere e<strong>di</strong>le, me<strong>di</strong>ante l’impiego <strong>di</strong> un<br />

ergospirometro portatile (Metamax ®3B, Cortex Biophysik).<br />

La valutazione è stata eseguita su 3 Istruttori <strong>del</strong>la Scuola<br />

E<strong>di</strong>le <strong>di</strong> Seriate (Bergamo): la movimentazione manuale <strong>di</strong><br />

carichi (prisme in calcestruzzo) e lo scavo a mano con pala e<br />

piccone inducono il precoce raggiungimento <strong>del</strong>la soglia<br />

anaerobica (VCO 2 /VO 2 ≥ 1) mentre il lavoro alla betoniera <strong>di</strong><br />

impastamento malta con la sua fornitura al posto <strong>di</strong> lavoro<br />

consente il mantenimento <strong>di</strong> un metabolismo alattacido in tutti<br />

gli operatori.<br />

Parole chiave: test da sforzo car<strong>di</strong>opolmonare; massimo consumo<br />

<strong>di</strong> ossigeno; attività fisiche quoti<strong>di</strong>ane.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

CARDIOPULMUNARY EVALUATION IN BUILDING ACTIVITIES WITH THE<br />

USE OF A PORTABLE ERGOSPIROMETER. We report preliminary<br />

results of a current study aim<strong>ed</strong> to evaluat<strong>ed</strong> peak oxygen<br />

consumption and others car<strong>di</strong>opulmonary exercise test<br />

parameters, in some common and tiring buil<strong>di</strong>ng activities, with<br />

the use of a portable ergospirometer stress test (Metamax ®3B,<br />

Cortex Biophysik).<br />

We test<strong>ed</strong> 3 Buil<strong>di</strong>ng School’s Teachers of Seriate (Bergamo):<br />

the materials handling and transport of cement bricks and to <strong>di</strong>g<br />

with pick and shovel reaches peak anaerobic threshold into few<br />

minuts while the activity of make molter permits an aerobic<br />

metabolism in all buil<strong>di</strong>ng workers test<strong>ed</strong>.<br />

Key words: car<strong>di</strong>opulmonary stress test; peak aerobic capacity;<br />

daily physical activity.<br />

Introduzione<br />

La valutazione dei parametri car<strong>di</strong>o-respiratori nei Pazienti car<strong>di</strong>opatici<br />

è stata possibile, sino ad oggi, esclusivamente attraverso l’esecuzione<br />

<strong>di</strong> un test da sforzo car<strong>di</strong>opolmonare da effettuarsi in laboratorio, in<br />

con<strong>di</strong>zioni standar<strong>di</strong>zzate, controllate e riproducibili. Oggi, è possibile<br />

esprimere un giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> idoneità lavorativo “specifico” con i dati ottenuti<br />

attraverso l’impiego <strong>di</strong> un ergospirometro portatile applicato mentre il lavoratore<br />

svolge la sua abituale mansione.<br />

Presentiamo i risultati preliminari <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o, tuttora in corso, volto<br />

alla stima <strong>del</strong>l’impegno car<strong>di</strong>opolmonare richiesto agli addetti <strong>del</strong> settore<br />

<strong>del</strong>le costruzioni, durante lo svolgimento <strong>di</strong> alcune tipiche lavorazioni<br />

<strong>di</strong> cantiere.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong><br />

La casistica che presentiamo riguarda n. 3 Pazienti, <strong>di</strong> sesso maschile,<br />

<strong>del</strong>l’età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 40 anni (range 33-46), impiegati nel settore <strong>del</strong>le costruzioni,<br />

in quanto Istruttori <strong>di</strong> Scuola E<strong>di</strong>le, presso l’omonima Scuola E<strong>di</strong>le <strong>di</strong><br />

Seriate (Bergamo). I Pazienti sono stati reclutati tra i 1485 soggetti impiegati<br />

in e<strong>di</strong>lizia e visitati presso la nostra U.O. Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> dal 1996<br />

al 2001. Per entrare nello stu<strong>di</strong>o i Pazienti dovevano essere in buone con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> salute generale, senza evidenza <strong>di</strong> limitazioni, controin<strong>di</strong>cazioni, né<br />

patologie rilevanti ai fini <strong>del</strong>la tolleranza alla mansione svolta, accertate me<strong>di</strong>ante<br />

accurato esame clinico generale, esami ematochimici e prove strumentali.<br />

Ogni Paziente ha effettuato in laboratorio un primo test da sforzo<br />

car<strong>di</strong>o-polmonare massimale eseguito al cicloergometro (ergospirometro<br />

Vmax Series 29n Sensor Me<strong>di</strong>cs), (protocollo rampa 30 watts/min), <strong>ed</strong> un<br />

successivo test car<strong>di</strong>opolmonare, (sempre con m<strong>ed</strong>esimo protocollo 30<br />

Watts/min), effettuato ancora in laboratorio, ma con l’acquisizione dei dati<br />

attraverso il <strong>di</strong>spositivo portatile Metamax® 3B Cortex. I due test da sforzo<br />

hanno sostanzialmente confermato l’entità <strong>del</strong>lo sforzo eseguito <strong>ed</strong> il massimo<br />

consumo <strong>di</strong> ossigeno (VO 2 max) al termine <strong>del</strong>la prima prova (tabella I).<br />

Nella seconda fase <strong>del</strong>lo stu<strong>di</strong>o il Metamax® 3B è stato applicato ai<br />

tre soggetti <strong>di</strong>rettamente in cantiere, mentre erano impegnati nello svolgimento<br />

<strong>di</strong> tre specifici compiti: movimentazione manuale <strong>di</strong> prisme <strong>del</strong><br />

peso me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Kg.20 e successivo trasporto con carriola (mansione 1),<br />

scavo a mano <strong>di</strong> terreno misto (terra, roccia, pietrisco e sabbia) con piccone<br />

e ba<strong>di</strong>le con caricamento <strong>del</strong> materiale <strong>di</strong> risulta nella carriola (mansione<br />

2) <strong>ed</strong> infine impastamento malta con caricamento betoniera, suo<br />

sversamento e sua fornitura al posto <strong>di</strong> lavoro (mansione 3) .<br />

Risultati<br />

I test da sforzo car<strong>di</strong>o-polmonare eseguiti in laboratorio (con<br />

VMAX® e Metamax® 3B Cortex) sono stati eseguiti dal 100% dei soggetti,<br />

con un carico lavorativo me<strong>di</strong>o pari a 280 Watts (range 270-300). Il<br />

VO 2 max me<strong>di</strong>o è risultato pari a 31,9 ml/kg/min (range 28,68-36,49<br />

ml/kg/min) (Tabella I). Vengono poi riportati i valori <strong>del</strong> massimo consumo<br />

<strong>di</strong> ossigeno (VO 2 max) ottenuto durante lo svolgimento <strong>del</strong>le tre operazioni<br />

<strong>di</strong> cantiere dai tre Pazienti (tabella II), <strong>ed</strong> il loro confronto percentuale<br />

con i rispettivi VO 2 max ottenuti in laboratorio (tabelle III, IV, V).


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

240 www.gimle.fsm.it<br />

Tabella I. Principali parametri ergospirometrici ottenuti ai test da sforzo in laboratorio (VO 2 MAX: massimo consumo <strong>di</strong><br />

ossigeno; HR: frequenza car<strong>di</strong>aca; RR: frequenza respiratoria; VE: ventilazione; VCO 2 : produzione <strong>di</strong> anidride carbonica;<br />

VO 2 : consumo <strong>di</strong> ossigeno; R: quoziente respiratorio dato da VCO 2 /VO 2 )<br />

Laboratorio<br />

VO2MAX HR RR VE VCO2 VO2 R<br />

Carico<br />

ml/kg/min Bpm atti/min l/min l/min l/min watts<br />

Pz. A Basale 6,77 58 20 18,5 0,44 0,6 0,72<br />

Stop 30,43 155 36 100,7 2,74 2,53 1,08 270<br />

Pz. B Basale 5,96 89 17 16,7 0,44 0,56 0,79<br />

Stop 28,68 172 26 88 2,81 2,69 1,05 270<br />

Pz. C Basale 6,16 73 21 12,6 0,3 0,4 0,75<br />

Stop 36,49 174 42 108,1 3,19 2,53 1,23 300<br />

Operazioni <strong>di</strong> cantiere<br />

Tabella I. Massimo consumo <strong>di</strong> ossigeno (VO 2 max) espresso in ml/Kg/min ottenuto dai tre Pazienti<br />

nelle tre <strong>di</strong>verse operazioni <strong>di</strong> cantiere e quoziente respiratorio (R=VCO 2 /VO 2 ) al picco<br />

Pz. A Pz. B Pz. C<br />

VO 2 max R VO 2 max R VO 2 max R<br />

Movimentazione prisme (mansione 1) 25,6 1,0 28,2 0,9 25,6 1,0<br />

Scavo con piccone e pala (mansione 2) 24,0 1,0 27,5 1,0 32,2 1,0<br />

Impastamento malta (mansione 3) 17,79 0,8 20,5 0,9 20,41 0,7<br />

Tabelle III, IV, V. Massimo consumo <strong>di</strong> ossigeno<br />

(VO 2 max in ml/Kg/min) ottenuto dai Pazienti A, B e C<br />

nelle tre mansioni <strong>di</strong> cantiere e loro confronto<br />

(%VO 2 max) con il VO 2 max <strong>di</strong> laboratorio<br />

Tabella III<br />

Paziente A<br />

Movimentazione prisme<br />

VO2 max<br />

mansione<br />

VO2 max<br />

laboratorio<br />

% VO2 max<br />

(mansione 1) 25,6 84,1<br />

Scavo con piccone e pala<br />

(mansione 2)<br />

Impastamento malta<br />

24,0<br />

30,43<br />

78,9<br />

(mansione 3) 17,79 58,5<br />

Tabella IV<br />

Paziente B<br />

Movimentazione prisme<br />

VO2 max<br />

mansione<br />

VO2 max<br />

laboratorio<br />

% VO2 max<br />

(mansione 1) 28,2 98,3<br />

Scavo con piccone e pala<br />

(mansione 2)<br />

Impastamento malta<br />

27,5<br />

28,68<br />

95,8<br />

(mansione 3) 20,5 71,5<br />

Tabella V<br />

Paziente C<br />

Movimentazione prisme<br />

VO2 max<br />

mansione<br />

VO2 max<br />

laboratorio<br />

% VO2 max<br />

(mansione 1) 25,6 70,1<br />

Scavo con piccone e pala<br />

(mansione 2)<br />

Impastamento malta<br />

32,2<br />

36,49<br />

88,2<br />

(mansione 3) 20,41 55,9<br />

Discussione e conclusioni<br />

Applicando l’ergospirometro in cantiere abbiamo documentato la gravosità<br />

<strong>del</strong>le operazioni <strong>di</strong> movimentazione manuale dei carichi e <strong>di</strong> scavo<br />

manuale con piccone e pala, in quanto spingono alla soglia anaerobica (definita<br />

come rapporto R tra VCO 2 e VO 2 con R≥1), in tempi molto contenuti<br />

(pochi minuti), soggetti sani e ben allenati, tutti con ottime prestazioni al<br />

cicloergometro. Le suddette mansioni si sono <strong>di</strong>mostrate quin<strong>di</strong> estremamente<br />

impegnative per l’apparato car<strong>di</strong>ovascolare: il VO2 max richiesto si<br />

colloca tra il 70% <strong>ed</strong> il 98% <strong>di</strong> quello misurato in laboratorio, con raggiungimento<br />

<strong>del</strong>la soglia anaerobica (R = 1). Questo dato è significativo se si<br />

considera che tali compiti devono essere svolti e tollerati per un tempo prolungato<br />

(il campionamento è stato effettuato per almeno 15’-20’ a mansione),<br />

superiore alla durata <strong>di</strong> un test da sforzo eseguito in laboratorio, <strong>ed</strong> in<br />

con<strong>di</strong>zioni ambientali non sempre favorevoli. La mansione <strong>di</strong> impastamento<br />

malta e <strong>di</strong> lavoro alla betoniera (mansione 3) risulta invece molto meno<br />

gravosa <strong>del</strong>le prec<strong>ed</strong>enti, consentendo per tutti e tre i soggetti esaminati il<br />

mantenimento <strong>di</strong> un metabolismo alattacido (R


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 241<br />

M. Muratore G. Buja, F. Fazio, R. Muia, G. Pellegrino<br />

Incidenti occupazionali a Rischio Biologico<br />

AUSL LE/1 - Ufficio <strong>del</strong> Me<strong>di</strong>co Competente, Lecce<br />

RIASSUNTO. Il presente lavoro ha lo scopo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le<br />

modalità <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento degli incidenti occupazionali a rischio<br />

biologico (i.o.r.b.) per mettere in atto le idonee misure <strong>di</strong><br />

prevenzione e protezione e verificarne perio<strong>di</strong>camente<br />

l’efficacia. Lo stu<strong>di</strong>o si riferisce al periodo <strong>di</strong> tempo 01/01/1996<br />

- 31/12/2001 <strong>ed</strong> è stato condotto su 2.750 operatori sanitari.<br />

Come strumento per la rilevazione <strong>del</strong>le notizie relative agli<br />

incidenti è stato elaborato un modulo (Allegato A). Ad ogni<br />

incidente occupazionale a rischio biologico si attiva una<br />

proc<strong>ed</strong>ura che coinvolge: Pronto Soccorso, Direzione Sanitaria,<br />

Divisione <strong>di</strong> Malattie Infettive, Me<strong>di</strong>co Competente. Gli<br />

incidenti sono stati classificati con riferimento a: età, sesso,<br />

qualifica professionale, reparto, oggetto che ha provocato<br />

l’infortunio, modalità, s<strong>ed</strong>e anatomica, tipo <strong>di</strong> lesione, turno<br />

lavorativo e fase temporale. Più dei Reparti risultano<br />

maggiormente a rischio le manovre e in particolare quelle che<br />

espongono alle punture accidentali da ago inquinato (terapia<br />

iniettiva, prelievi, inserimento e rimozione flebo,<br />

etc.).Permangono abitu<strong>di</strong>ni inveterate causa <strong>di</strong> incidenti<br />

occupazionali (es. il reincappucciamento degli aghi) nonostante<br />

le <strong>di</strong>sposizioni vigenti. In nessun incidente occupazionale<br />

osservato si è accertata sieroconversione. Tutto ciò potrebbe<br />

essere conseguenza <strong>del</strong>la profilassi post-esposizione, a cura<br />

degli infettivologi e <strong>del</strong>la buona adesione dei lavoratori alla<br />

campagna vaccinale anti HBV.<br />

Parole chiave: incidenti sul lavoro, rischio biologico.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

OCCUPATIONAL INJURIES WITH BIOLOGICAL RISK. The aim of the<br />

present study was to identify the way the occupational injuries<br />

with biological risk can happen in order to find the right<br />

measures of prevention and protection and to perio<strong>di</strong>cally verify<br />

their efficacy. The study start<strong>ed</strong> in January 1996 and end<strong>ed</strong> in<br />

December 2001 and includ<strong>ed</strong> 2750 subjects working in the<br />

sanitary field. A module (module A), was creat<strong>ed</strong> to collect all the<br />

accident data. For every occupational injury with biological risk,<br />

a specific proc<strong>ed</strong>ure is activat<strong>ed</strong>, inclu<strong>di</strong>ng: Emergency Room,<br />

Sanitary Direction, Infective Diseases Division, Competent<br />

Physician. The injuries were classifi<strong>ed</strong>, accor<strong>di</strong>ng to: sex, age,<br />

work qualify, <strong>di</strong>vision, object causing injury, modality,<br />

anatomical location, type of injury, working turn, and time<br />

phase. Most of the <strong>di</strong>vision underlin<strong>ed</strong> a higher risk the<br />

proc<strong>ed</strong>ures that expose the subjects to accidental punctures with<br />

infect<strong>ed</strong> ne<strong>ed</strong>le, such as injection therapy, blood tests, butterfly<br />

insertion and removal, etc. Old and bad attitudes, such as ne<strong>ed</strong>le<br />

recapping are still us<strong>ed</strong>, even if the law is clear. None<br />

occupational injury show<strong>ed</strong> serum conversion. It could be a<br />

consequence of the post exposition prophylaxis perform<strong>ed</strong> by the<br />

infectivologists and of the HBV prophylaxis.<br />

Key words: occupational injuries, biological risk.<br />

Materiali e Meto<strong>di</strong><br />

Lo stu<strong>di</strong>o si riferisce al periodo <strong>di</strong> tempo 01/01/1996 - 31/12/2001 <strong>ed</strong><br />

è stato condotto su 2.750 operatori sanitari. Come strumento per la rilevazione<br />

<strong>del</strong>le notizie relative agli incidenti è stato elaborato un modulo<br />

(Allegato A). Ad ogni incidente occupazionale a rischio biologico si attiva<br />

una proc<strong>ed</strong>ura che coinvolge: Pronto Soccorso, Direzione Sanitaria,<br />

Divisione <strong>di</strong> Malattie Infettive, Me<strong>di</strong>co Competente. Gli incidenti sono<br />

stati classificati con riferimento a: età, sesso, qualifica professionale, reparto,<br />

oggetto che ha provocato l’infortunio, modalità, s<strong>ed</strong>e anatomica, tipo<br />

<strong>di</strong> lesione, turno lavorativo e fase temporale.<br />

Il totale degli infortuni professionali a rischio biologico è <strong>di</strong> 499, <strong>di</strong> cui<br />

418 da imputare a punture accidentali, 65 a contaminazioni e 16 a tagli.<br />

Consultando le tabelle si riscontreranno totali <strong>di</strong>fferenti da imputare<br />

alla mancanza <strong>di</strong> alcuni dati.<br />

I.O.R.B. in funzione <strong>del</strong>la qualifica professionale<br />

Distribuzione degli incidenti in funzione <strong>del</strong>la qualifica<br />

professionale degli operatori coinvolti,<br />

dallo 01/01/1996 al 31/12/2001<br />

Qualifica Totale Percentuale<br />

Assistente Socio Sanitario 31 6,21<br />

Biologo 2 0,40<br />

Caposala 3 0,60<br />

Dirigente Me<strong>di</strong>co 1° livello 87 17,44<br />

Infermiere generico 36 7,22<br />

Infermiere professionale 291 58,32<br />

Ostetrica 12 2,41<br />

OTA 15 3,00<br />

Puericultrice 9 1,80<br />

Tecnico <strong>di</strong> laboratorio 10 2,00<br />

Tecnico <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ologia 3 0,60<br />

I.O.R.B. in funzione <strong>del</strong>le Modalità <strong>di</strong> Acca<strong>di</strong>mento<br />

Distribuzione <strong>del</strong>le modalità causa <strong>di</strong> incidente<br />

nel periodo 01/01/1996 - 31/12/2001<br />

Modalità Totale Percentuale<br />

Errato allontanamento aghi inquinati 24 4,81<br />

Reincappucciamento aghi 16 3,21<br />

Lavaggio strumentario 24 4,81<br />

Smaltimento rifiuti<br />

Terapia iniettiva - Prelievi -<br />

40 8,02<br />

Posizionamento e Rimozione Flebo 299 59,92<br />

Manovre Chirurgiche 62 12,42<br />

Modalità non riferite 34 6,82


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

242 www.gimle.fsm.it<br />

TIPO LESIONE<br />

Discussione<br />

Più dei Reparti risultano maggiormente a rischio le manovre e in particolare<br />

quelle che espongono alle punture accidentali da ago inquinato<br />

(terapia iniettiva, prelievi, inserimento e rimozione flebo, etc.). L’incremento<br />

<strong>del</strong>le <strong>comunic</strong>azioni degli “incidenti occupazionali a rischio biologico”<br />

non sembra corrispondere ad un effettivo aumento degli stessi, ma<br />

Tipo <strong>di</strong> incidente - Prevalenza annuale<br />

1996 1997 1998 1999 2000 2001<br />

Num. Perc. Num. Perc. Num. Perc. Num. Perc. Num. Perc. Num. Perc.<br />

Puntura accidentale 60 84,51 90 85,71 55 80,88 54 79,41 46 80,70 113 86,92<br />

Contaminazione 8 11,27 12 11,43 9 13,23 11 16,18 10 17,54 15 11,54<br />

Taglio 3 4,22 3 2,86 4 5,89 3 4,41 1 1,76 2 1,54<br />

bensì alla sensibilizzazione dei lavoratori all’applicazione <strong>del</strong>le proc<strong>ed</strong>ure<br />

<strong>di</strong> scienza e <strong>di</strong> legge. Permangono abitu<strong>di</strong>ni inveterate causa <strong>di</strong> incidenti<br />

occupazionali (es. il reincappucciamento degli aghi) nonostante le <strong>di</strong>sposizioni<br />

vigenti. Riveste grande importanza l’informazione e formazione<br />

dei lavoratori con particolare riferimento alle proc<strong>ed</strong>ure <strong>di</strong> sicurezza, ai <strong>di</strong>spositivi<br />

<strong>di</strong> protezione in<strong>di</strong>viduale e collettiva e alla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> vaccini.<br />

Questa dovrà essere sempre aggiornata. In nessun incidente occupazionale<br />

osservato si è accertata sieroconversione. Tutto ciò potrebbe essere<br />

conseguenza <strong>del</strong>la profilassi post-esposizione, a cura degli infettivologi<br />

e <strong>del</strong>la buona adesione dei lavoratori alla campagna vaccinale anti HBV.<br />

Bibliografia<br />

Modulo <strong>di</strong> Comunicazione (Allegato A)<br />

Decreto Legislativo 626/94 e successive mod. e integrazioni.<br />

Ligugnana R. Zanini F. La sicurezza nel Laboratorio Analisi in accordo<br />

al D. Lgs. 626/94. International p.bi. S.p.A. 1996.<br />

ISPEL Istituti Ortope<strong>di</strong>ci Rizzoli, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bologna. Comunicazione,<br />

sicurezza, salute <strong>ed</strong> ergonomia in Osp<strong>ed</strong>ale: una gestione<br />

integrata. Bologna 5-6 Dicembre 2001.<br />

ANMA Convegno Nazionale 2002 Portonovo (An). Garanzia <strong>di</strong> qualità<br />

nuova frontiera per il me<strong>di</strong>co competente.


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 243<br />

M. Musti 2 , L. Convertini 2 , A.M. Del Rosso 2 , C. Fantoni 1 , F. Gervasoni 1 , D. Russignaga 1 , F. Sansone 1<br />

Check list per il sopralluogo nel comparto bancario<br />

1 Servizio <strong>di</strong> Prevenzione e Protezione Banca INTESA S.p.A. Milano<br />

2 Dipartimento Me<strong>di</strong>cina Interna e Me<strong>di</strong>cina Pubblica Sezione Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bari<br />

RIASSUNTO. Si propone una check list per il sopralluogo nel<br />

comparto bancario. La check list si compone <strong>di</strong> 14 sch<strong>ed</strong>e dove<br />

vengono raccolte informazioni sul personale e sugli immobili.<br />

Si analizzano alcuni fattori <strong>di</strong> rischio (postazioni <strong>di</strong> lavoro,<br />

illuminazione e rumore, qualità <strong>del</strong>l’aria, igiene dei locali,<br />

gestione <strong>del</strong>l’emergenza). Si osservano le criticità e si<br />

stabiliscono i tempi d’intervento. Segue l’immissione dei dati<br />

in apposito software con elaborazione <strong>di</strong> report da trasmettere<br />

al Datore <strong>di</strong> <strong>Lavoro</strong>. La check list testata su 250 se<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavoro<br />

ha permesso <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare gli interventi prioritari da attuare<br />

attraverso opportuna programmazione. È stata abbinata una<br />

valutazione quantitativa <strong>del</strong> rischio <strong>ed</strong> imme<strong>di</strong>ate e sintetiche<br />

in<strong>di</strong>cazioni operative. Le situazioni <strong>di</strong> più frequente riscontro<br />

da migliorare riguardano la pulizia degli ambienti <strong>di</strong> lavoro, il<br />

comfort termico, il cablaggio dei cavi elettrici. La check list<br />

risulta valido strumento per una valutazione con<strong>di</strong>visa tra<br />

me<strong>di</strong>co competente, servizio <strong>di</strong> prevenzione e preposto <strong>del</strong>le<br />

criticità, <strong>del</strong> governo <strong>del</strong>le stesse e dei tempi degli interventi.<br />

Tale strumento semplifica, inoltre, le scelte d’intervento da<br />

parte <strong>del</strong> datore <strong>di</strong> lavoro.<br />

Parole chiave: chek list, sopralluogo, banche.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

CHEK LIST FOR INSPECTION IN BANKS. We suggest a checklist for<br />

inspection in banks. The checklist is compos<strong>ed</strong> of 14 sch<strong>ed</strong>ules<br />

where information on bank clerks and buil<strong>di</strong>ngs is collect<strong>ed</strong>.<br />

Principle risk factors are analys<strong>ed</strong> (workplaces, lighting and<br />

noise, air quality, emergency management). The critical points<br />

are observ<strong>ed</strong> and the times of intervention are establish<strong>ed</strong>. Then<br />

follows data processing and the reports are transmitt<strong>ed</strong> to the<br />

employer. The checklist, test<strong>ed</strong> on 250 workplaces, allows us to<br />

identify the interventions having priority to be realiz<strong>ed</strong> through<br />

appropriate planning.<br />

A quantitative evaluation of the risk is match<strong>ed</strong> with imme<strong>di</strong>ate<br />

and brief operative in<strong>di</strong>cations.<br />

The situations to improve are: cleanliness of workplaces, thermal<br />

comfort, electricity/telephone wires. The checklist seems to be a<br />

valid instrument for the evaluation of risk factors, their<br />

management and times of intervention. Such instrument<br />

simplifies, moreover, the employer choices of intervention.<br />

Key words: chek list, inspection, banks.<br />

Introduzione<br />

La valutazione dei rischi prevista <strong>del</strong> D. Lgv 626/94 è un processo culturale<br />

collettivo all’interno <strong>del</strong>l’azienda, che richi<strong>ed</strong>e il contributo degli operatori<br />

tecnici e sanitari (1). Già in passato sono stati messi a punto sistemi e<br />

mo<strong>del</strong>li molto semplici tali da non richi<strong>ed</strong>ere eccessivo <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tempo<br />

da sottrarre alle attività proprie <strong>del</strong>l’azienda mirati allo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>le attività<br />

lavorative (2, 3, 4). Punto fondamentale dei mo<strong>del</strong>li proposti sono l’osservazione<br />

<strong>di</strong>retta dei lavoratori nello svolgimento <strong>del</strong>la loro mansione con alle<br />

volte brevi interviste in azienda e l’elaborazione <strong>di</strong> soluzioni e conclusioni<br />

comuni tra gli operatori <strong>del</strong>la prevenzione. Altri meto<strong>di</strong> utilizzano banche<br />

dati dei rischi lavorativi <strong>del</strong>l’OSHA e <strong>del</strong> NIOSH (5). L’acquisizione <strong>di</strong> dati<br />

provenienti dal sopralluogo negli ambienti <strong>di</strong> lavoro ha permesso <strong>di</strong> costruire<br />

opportuni sistemi <strong>di</strong> fe<strong>ed</strong>back nella risoluzione dei problemi riducendo<br />

il numero degli infortuni e i rischi alla salute dei lavoratori (6).<br />

Il sopralluogo negli ambienti <strong>di</strong> lavoro costituisce, anche nel comparto<br />

bancario, uno dei momenti qualificanti d’incontro tra me<strong>di</strong>co competente,<br />

responsabile <strong>del</strong> servizio <strong>di</strong> prevenzione e protezione e preposto nel ricostruire<br />

il ciclo lavorativo, nell’in<strong>di</strong>viduare i rischi e <strong>del</strong> loro governo utilizzando<br />

uno strumento con<strong>di</strong>viso. La check list messa a punto nasce dall’esperienza<br />

maturata negli ultimi anni in una realtà bancaria <strong>di</strong>ffusa a livello<br />

nazionale con <strong>di</strong>pendenti che utilizzano postazioni dotate <strong>di</strong> videoterminali.<br />

Metodologia<br />

La struttura <strong>del</strong>la check list standar<strong>di</strong>zzata è composta da 14 sch<strong>ed</strong>e: la<br />

001 raccoglie informazioni generali sul personale ivi operante e su interventi<br />

tecnici effettuati sull’immobile. La 002 specifica il personale sottoposto a<br />

sorveglianza sanitaria e quello designato per varie attività (squadra emergenza<br />

e primo soccorso). Le sch<strong>ed</strong>e dalla 003 alla 010 sono specifiche <strong>di</strong> ciascun<br />

gruppo <strong>di</strong> fattori analizzati e sul retro riportano un elenco sintetico dei principali<br />

elementi da prendere in considerazione nel corso <strong>del</strong> sopralluogo (postazioni<br />

<strong>di</strong> lavoro, illuminazione/rumore/ra<strong>di</strong>azioni, comfort termico e qualità<br />

<strong>del</strong>l’aria, agenti chimici e presi<strong>di</strong> sanitari, agenti biologici e igiene dei locali,<br />

gestione <strong>del</strong>l’emergenza <strong>ed</strong> infine ambiente <strong>di</strong> lavoro in generale). Nella<br />

sch<strong>ed</strong>a 012 sono annotate le costrittività oggettive intese come situazioni <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sagio riferite dai lavoratori o evidenziate dal preposto. La 013 riporta la sintesi<br />

<strong>del</strong>le criticità osservate e i tempi d’intervento concordati. Infine la 014<br />

valuta complessivamente con un punteggio il livello <strong>di</strong> qualità <strong>del</strong> contesto<br />

<strong>del</strong> luogo <strong>di</strong> lavoro sotto il profilo <strong>del</strong>l’igiene e <strong>del</strong>la sicurezza.<br />

Prec<strong>ed</strong>e il sopralluogo la trasmissione al Preposto <strong>del</strong>la sch<strong>ed</strong>a<br />

“Informazioni preliminari” e “Valutazione <strong>di</strong> base <strong>del</strong>la postazione <strong>di</strong> lavoro<br />

al VDT”; queste sch<strong>ed</strong>e sono compilate in parte dal Preposto e in<br />

parte dai lavoratori videoterminalisti. Per quest’ultimi la corretta compilazione<br />

<strong>del</strong>la sch<strong>ed</strong>a è un utile in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento <strong>del</strong>l’avvenuta<br />

formazione e informazione. Nel sopralluogo <strong>del</strong> me<strong>di</strong>co competente,<br />

<strong>del</strong> preposto e <strong>del</strong> RSPP si raccolgono le informazioni e si visitano gli<br />

ambienti <strong>di</strong> lavoro, successivamente si esaminano collegialmente i dati<br />

raccolti, si compila il questionario, si calcola il punteggio <strong>del</strong> contesto <strong>di</strong><br />

rischio (7), si traggono le conclusioni insieme al preposto e se ne rilascia<br />

copia; dopo il sopralluogo si immettono i dati raccolti in apposito software<br />

per l’elaborazione <strong>del</strong> report da trasmettere al Datore <strong>di</strong> <strong>Lavoro</strong>.


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

244 www.gimle.fsm.it<br />

Risultati<br />

La check list è stata testata in 250 sopralluoghi. In base al numero dei<br />

lavoratori sottoposti a sorveglianza sanitaria per ciascuna agenzia sono<br />

state in<strong>di</strong>viduate tre tipologie <strong>di</strong> luoghi <strong>di</strong> lavoro: nella prima operano un<br />

numero <strong>di</strong> addetti compresi tra 1 e 20 e corrisponde al 75,6%, nelle altre<br />

due tra 21 e 50 e con oltre 50 addetti.<br />

Riguardo al pericolo d’incen<strong>di</strong>o il 78,1% dei contesti <strong>di</strong> rischio è<br />

classificato a rischio basso, il 21,8% a rischio me<strong>di</strong>o e lo 0,1% a rischio<br />

elevato.<br />

In base agli elementi raccolti e ai fattori analizzati sono stati in<strong>di</strong>viduati<br />

gli interventi prioritari e la programmazione per la loro realizzazione.<br />

La check list ha permesso <strong>di</strong> abbinare una valutazione <strong>del</strong> rischio, rilevata<br />

anche da immagini fotografiche dei luoghi interessati, con l’imme<strong>di</strong>ata<br />

in<strong>di</strong>viduazione <strong>del</strong>le in<strong>di</strong>cazioni sintetiche operative per il governo<br />

<strong>del</strong> m<strong>ed</strong>esimo.<br />

In sintesi sono stati messi in evidenza alcuni punti <strong>di</strong> attenzione e le<br />

relative aree <strong>di</strong> miglioramento. Tra queste ultime si possono citare: una<br />

maggiore efficacia <strong>del</strong>le pulizie degli ambienti <strong>di</strong> lavoro (60%), il miglioramento<br />

<strong>del</strong>le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> comfort termico (45%), una maggiore cura<br />

nell’esecuzione dei cablaggi <strong>del</strong>le postazioni <strong>di</strong> lavoro (45%).<br />

Nel 38% dei casi è risultato necessario migliorare la pulizia e la<br />

manutenzione degli impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento. Per alcuni lavoratori<br />

è stata mo<strong>di</strong>ficata la postazione <strong>di</strong> lavoro. Nel 15% dei luoghi visitati è<br />

stata posta l’attenzione sulla fruibilità <strong>del</strong>le vie <strong>di</strong> uscita e <strong>del</strong>le uscite<br />

<strong>di</strong> emergenza.<br />

Conclusioni<br />

La check list è risultata un valido strumento sia per le esigenze <strong>del</strong><br />

me<strong>di</strong>co competente che per quelle <strong>del</strong> servizio <strong>di</strong> prevenzione e protezio-<br />

ne; ha permesso l’in<strong>di</strong>viduazione imme<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> alcuni rischi e <strong>del</strong> loro governo<br />

(ossia le istruzioni, le prescrizioni e quant’altro necessario al fine<br />

<strong>di</strong> abolire, mo<strong>di</strong>ficare o attenuare il rischio in<strong>di</strong>viduato).<br />

Ha incentivato una valutazione con<strong>di</strong>visa tra me<strong>di</strong>co competente,<br />

servizio <strong>di</strong> prevenzione e preposto <strong>del</strong>le criticità, <strong>del</strong> governo <strong>del</strong>le stesse<br />

e dei tempi degli interventi; ha realizzato un metodo standar<strong>di</strong>zzato nei<br />

giu<strong>di</strong>zi utile sia per la raccolta dei dati riguardanti gli ambienti <strong>di</strong> lavoro,<br />

sia per migliorarne le con<strong>di</strong>zioni lavorative. Tale strumento inoltre, semplifica<br />

le scelte <strong>di</strong> intervento da parte <strong>del</strong> datore <strong>di</strong> lavoro.<br />

Bibliografia<br />

1) Apostoli P. Me<strong>di</strong>co <strong>del</strong> lavoro e valutazione <strong>del</strong> rischio: tra contenuti<br />

tecnici e obiettivi normativi. Giorn <strong>Italiano</strong> <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong><br />

1996; 18(12): 128.<br />

2) Mattila MK. Job load and hazard analysis: a method for the analysis<br />

of workplace con<strong>di</strong>tions for occupational health care. British journal<br />

of Industrial Me<strong>di</strong>cine 1985; 42: 656-666.<br />

3) Mattila MK. Improvement in the Occupational health program in a<br />

Finnish construction company by means of systematic workplace investigation<br />

and hazard analysis. Am Jour Industrial Me<strong>di</strong>cine 1989;<br />

15: 61-72.<br />

4) Mattila MK, Pertti K. Hazard Screening and Proposals for Prevention<br />

by Occupational Health service. Journal Soc Occup M<strong>ed</strong> 1991; 41:<br />

17-22.<br />

5) Froines JR, Dellenbaugh CA, Wegman DH. Occupational health surveillance:<br />

a means to identify work-relat<strong>ed</strong> risk. Am J Public Health<br />

1986; 76(9): 1089-96.<br />

6) Bull N, Riise T, Moen BE. Work-relat<strong>ed</strong> injuries and occupational<br />

health and safety factors in smaller enterprise-a prospective study.<br />

Occup M<strong>ed</strong> (Lond), 2002 mar; 52(2): 70-74.<br />

7) ISPESL Dipartimento Documentazione Informazione e Formazione.<br />

Test d’auto - valutazione per la gestione <strong>del</strong>la salute in azienda.


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 245<br />

L. Convertini 1,3 , D. Cavone 1 , G. Cauzillo 2,3 , G. Montagano+2, L. Panarace 1 , G. Serio 4 , M. Musti 1<br />

Sorveglianza Sanitaria (Intervento Sanitario) in ex esposti ad amianto<br />

(Lavoratori ex-Materit - Ferran<strong>di</strong>na)<br />

1 Dipartimento Me<strong>di</strong>cina Interna e Me<strong>di</strong>cina Pubblica, Sezione Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong>, Università <strong>di</strong> Bari, Renam Cor Puglia<br />

2 Dipartimento Sicurezza e Solidarietà Sociale Regione Basilicata, Ufficio Pianificazione e programmazione sanitaria<br />

3 Osservatorio Epidemiologico Regione Basilicata, Renam Cor Basilicata<br />

4 Dipartimento Anatomia Patologica e Genetica, Sezione Anatomia Patologica, Università <strong>di</strong> Bari<br />

RIASSUNTO. Vengono presentati i risultati <strong>di</strong> un intervento <strong>di</strong><br />

SS effettuato, dal Renam-Cor Basilicata-Puglia, a favore <strong>di</strong> 67<br />

lavoratori ex esposti ad amianto <strong>del</strong>l’azienda ex-Materit <strong>di</strong><br />

Ferran<strong>di</strong>na che produceva manufatti in cemento-amianto.<br />

L’attuale normativa (art.29 DL 277/91) prev<strong>ed</strong>e che il me<strong>di</strong>co<br />

competente fornisca ai lavoratori informazioni sulla necessità<br />

<strong>di</strong> sottoporsi ad accertamenti sanitari anche dopo la cessazione<br />

<strong>del</strong>l’attività, tuttavia la legge non stabilisce chi si debba fare<br />

carico <strong>del</strong>la sorveglianza sanitaria.<br />

Il COR, in qualità <strong>di</strong> Centro <strong>di</strong> Riferimento Regionale, come<br />

da DPCM 308/2002, può garantire la definizione <strong>di</strong> linee guida<br />

miranti ad un approccio uniforme a livello regionale <strong>di</strong> tutte le<br />

figure coinvolte nella gestione <strong>del</strong>le richieste dei lavoratori ex<br />

esposti che si rivolgano a strutture <strong>del</strong> SSN sia per la gestione<br />

dal punto <strong>di</strong> vista clinico e me<strong>di</strong>co legale che nella <strong>di</strong>ffusione<br />

<strong>del</strong>le informazioni (me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> base, operatori dei servizi <strong>di</strong><br />

prevenzione e sicurezza degli ambienti <strong>di</strong> lavoro (SPESAL),<br />

me<strong>di</strong>ci competenti, me<strong>di</strong>ci osp<strong>ed</strong>alieri e specialisti, patronati,<br />

sindacati).<br />

Parole chiave: sorveglianza sanitaria, lavoratori ex-esposti,<br />

amianto.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

HEALTH SURVEILLANCE IN WORKERS EX-EXPOSED TO ASBESTOS.<br />

Results of an intervention of me<strong>di</strong>cal surveillance are report<strong>ed</strong>.<br />

Me<strong>di</strong>cal surveillance was perform<strong>ed</strong>, from the Renam COR<br />

Basilicata-Puglia, in favour of 67 workers ex expos<strong>ed</strong> to asbestos<br />

of the firm ex-Materit of Ferran<strong>di</strong>na that produc<strong>ed</strong><br />

manufactur<strong>ed</strong> articles in cement-asbestos.<br />

The actual normative (art.29 DL 277/91) foresees that the<br />

competent plant physician inform<strong>ed</strong> the workers about the<br />

necessities to undergo to sanitary checks after the cessation of<br />

the activity, nevertheless the law doesn’t establish that whom<br />

owes to make load of the me<strong>di</strong>cal surveillance.<br />

Cor, as Regional Reference Center, like in DPMC 308/2002, can<br />

guarantee definition of guide lines for uniform approach to<br />

regional level of all the figures involv<strong>ed</strong> in the management of<br />

the ex-expos<strong>ed</strong> worker problem, in clinician and legal point of<br />

view and in the <strong>di</strong>ffusion of the information (general<br />

practitioners, physicians operating in prevention services<br />

(SPESAL), competent plant physicians, hospital physicians and<br />

experts, labour unions).<br />

Key words: health surveillance, ex-expos<strong>ed</strong> workers, asbestos.<br />

Introduzione<br />

I D.Lgs. 277/91 (art. 4 e art. 29) e 626/94 (art. 17 e art. 69) prev<strong>ed</strong>ono<br />

la sorveglianza sanitaria nel caso <strong>di</strong> esposizione ad agenti cancerogeni<br />

anche dopo la cessazione <strong>del</strong> lavoro perché i tumori possono insorgere<br />

dopo un lungo periodo <strong>di</strong> latenza dall’inizio <strong>del</strong>l’esposizione e<br />

spesso in soggetti che hanno cessato l’attività lavorativa e/o comunque<br />

non più esposti (1). La sorveglianza sanitaria in ambito occupazionale<br />

consiste nell’esecuzione <strong>di</strong> controlli me<strong>di</strong>ci perio<strong>di</strong>ci sul singolo lavoratore,<br />

finalizzata alla prevenzione e alla tutela <strong>del</strong>la salute. Il soggetto<br />

non più lavoratore, “ex esposto”, può effettuare la sorveglianza sanitaria<br />

spontaneamente o usufruendo <strong>di</strong> assistenza da parte <strong>del</strong> SSN in<br />

quanto la legge non stabilisce chi si debba fare carico <strong>del</strong>la sorveglianza<br />

sanitaria (6).<br />

La sorveglianza sanitaria degli ex esposti ad amianto, come proc<strong>ed</strong>ura<br />

perio<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> identificazione <strong>di</strong> effetti sanitari, potrebbe configurarsi<br />

come una possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi precoce, in particolare per il tumore polmonare<br />

(7).<br />

Le finalità <strong>del</strong>la sorveglianza sanitaria sono certamente quelle legate<br />

alla rilevazione <strong>del</strong>le patologie correlate al rischio, sia per il riconoscimento<br />

<strong>del</strong>le eventuali malattie professionali o comunque attribuibili al<br />

pregresso rischio lavorativo, sia ai fini <strong>di</strong> conoscenza epidemiologica dei<br />

fenomeni (9). Tuttavia la ricerca degli effetti a lunga <strong>di</strong>stanza <strong>ed</strong> in particolare<br />

dei tumori professionali, non può prescindere dalla valutazione<br />

<strong>del</strong>la reale utilità degli esami <strong>di</strong>agnostici per la <strong>di</strong>agnosi precoce, il miglioramento<br />

<strong>del</strong>la sopravvivenza e <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>la vita (8).<br />

Il controllo perio<strong>di</strong>co degli ex esposti deve essere fondamentalmente<br />

in<strong>di</strong>rizzato alla registrazione <strong>del</strong>le patologie non altrimenti evidenziabili<br />

attraverso le fonti routinarie <strong>di</strong> informazione sanitaria; infatti la sorveglianza<br />

sanitaria sugli ex esposti si configura come un’indagine trasversale<br />

che consente <strong>di</strong> ricostruire la storia espositiva-lavorativa <strong>del</strong> singolo<br />

soggetto, e <strong>di</strong> raccogliere informazioni sulle patologie da amianto e<br />

sulle possibilità <strong>di</strong>agnostico-terapeutiche e me<strong>di</strong>co-legali per le eventuali<br />

patologie correlate (5).<br />

Materiali e meto<strong>di</strong><br />

Il presente stu<strong>di</strong>o ha interessato i lavoratori ex esposti <strong>del</strong>la azienda<br />

Materit <strong>di</strong> Ferran<strong>di</strong>na, che ha prodotto manufatti in cemento-amianto (lastre<br />

ondulate, canne fumarie) dal 1974 al 1989. Sono stati invitati a sottoporsi<br />

a sorveglianza sanitaria tutti i 78 ex-<strong>di</strong>pendenti, l’azienda ha cessato<br />

l’attività nel 1989.<br />

67 ex <strong>di</strong>pendenti hanno risposto positivamente, 6 sono risultati essere<br />

dec<strong>ed</strong>uti e 5 sono risultati trasferiti in altre regioni. La sorveglianza<br />

sanitaria è stata effettuata dal COR Basilicata-Puglia, presso le<br />

strutture e i servizi specialistici <strong>del</strong>l’osp<strong>ed</strong>ale S. Carlo <strong>di</strong> Potenza. Il<br />

protocollo sanitario ha previsto visita me<strong>di</strong>ca con anamnesi lavorativa,<br />

seguita da indagini <strong>di</strong> 1° livello con: ricerca dei corpuscoli <strong>del</strong>l’asbesto<br />

spirometria e <strong>di</strong>ffusione alveolo-capillare, RX torace (in visione<br />

con lettura ILO BIT) e da indagini <strong>di</strong> 2° livello, effettuate in situazioni<br />

particolari, consistenti in TAC torace e visita specialistica pneumologica<br />

(2, 3, 4).


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

246 www.gimle.fsm.it<br />

Risultati<br />

I lavoratori esaminati sono stati 67 <strong>di</strong> cui 65 maschi e 2 femmine, con<br />

un’età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> anni 53 (40-74). 21 soggetti non sono fumatori, 24 sono<br />

ex fumatori e 22 sono attualmente fumatori. Per i 22 fumatori la durata<br />

me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> abitu<strong>di</strong>ne al fumo è <strong>di</strong> 25 anni. La durata me<strong>di</strong>a <strong>del</strong>l’esposizione<br />

ad amianto in azienda risulta essere <strong>di</strong> 12 anni.<br />

Tabella I. Risultati esame funzionale respiratorio<br />

Normali Patologici Tot.<br />

patologici<br />

(%) F EX NF (%)<br />

FEV1 % 54 (80%) 3 7 3 13 (19%)<br />

FEF 25-75% 38 (57%) 10 13 6 29 (43%)<br />

DLCO% 62 (92%) 2 2 1 5 (7%)<br />

DLCO/VA% 64 (95%) 2 1 – 3 (4%)<br />

Legenda = F: fumatore, EX: ex fumatore, NF: non fumatore.<br />

Tabella II. Risultati esame ra<strong>di</strong>ologico <strong>del</strong> torace.<br />

Descrizione<br />

Numero Valori<br />

<strong>di</strong> casi %<br />

Nei limiti 40 60<br />

Fratture costali 2 3<br />

Nodulo calcifico 6 9<br />

Ispessimenti peribronchiali 5 7<br />

Ispessimenti pleurici costo-parietale 7 10<br />

Ingran<strong>di</strong>mento ilare 3 4<br />

Aortosclerosi 3 4<br />

Versamento postero-basale 1 1<br />

Car<strong>di</strong>omegalia 1 1<br />

Iper<strong>di</strong>afania polmonare basale 1 1<br />

Obliterazione seno costo frenico sx 1 1<br />

Tabella III. Risultati Tomografia Assiale Computerizzata<br />

(19 soggetti)<br />

Descrizione<br />

Numero Valori<br />

<strong>di</strong> casi %<br />

Non si osservano immagini da riferire 9 47<br />

Nodulo calcifico<br />

Ispessimento <strong>del</strong>le strutture bronchiali<br />

1 5<br />

associato a piccole bolle <strong>di</strong> enfisema 3 16<br />

Esiti fibro-calcifici 2 10<br />

Ispessimento pleurico 3 16<br />

Fibrosi peribronchiale 1 5<br />

Enfisema 1 5<br />

La ricerca dei corpuscoli <strong>del</strong>l’asbesto è risultata negativa in tutti i<br />

soggetti.<br />

Conclusioni<br />

Questa prima esperienza <strong>di</strong> sorveglianza sanitaria realizzata dai<br />

COR Basilicata-Puglia, ha fornito una risposta organica, coor<strong>di</strong>nata<br />

dalla Regione Basilicata alla domanda <strong>di</strong> informazione e tutela avanzata<br />

dai lavoratori ex esposti ad amianto, ai quali sono anche state fornite<br />

in<strong>di</strong>cazioni sui comportamenti <strong>di</strong> igiene personale da tenere con<br />

particolare riferimento all’abolizione <strong>del</strong> fumo <strong>di</strong> sigaretta. Dei 67 soggetti<br />

visitati, 46 sono risultati in buone con<strong>di</strong>zioni generali; per 9 lavoratori<br />

è stata posta <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> bronchite cronica ostruttiva, <strong>di</strong> cui 6<br />

con deficit ventilatorio <strong>di</strong> grado lieve, 2 moderato, 1 severo. 7 soggetti<br />

presentano deficit ventilatorio, in 2 casi moderato e in 5 lieve. Infine<br />

2 soggetti presentano asbestosi già <strong>di</strong>agnosticata e denunciata in<br />

prec<strong>ed</strong>enza e 3 soggetti presentano placche pleuriche bilaterali senza<br />

deficit funzionale respiratorio.<br />

È stato avviato uno specifico corso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sassuefazione al fumo <strong>di</strong> sigaretta<br />

per i soggetti con abitu<strong>di</strong>ne al fumo e stabilita la perio<strong>di</strong>cità dei<br />

controlli successivi.<br />

Bibliografia<br />

1) Innocenti A, Carnevale F, Ciani Passeri A, Loi AM, Seniori Costantini<br />

A. La sorveglianza sanitaria degli ex-esposti a cancerogeni occupazionali:<br />

qualche riflessione operativa. M<strong>ed</strong> Lav 2002 Mar-Apr;<br />

93(2): 118-20.<br />

2) Innocenti F, Grazzini M, Vannucchi L. Risultati preliminari <strong>del</strong>l’intervento<br />

sanitario rivolto ai lavoratori <strong>del</strong>la <strong>di</strong>tta Br<strong>ed</strong>a ex esposti ad<br />

amianto. In: L’intervento sanitario per gli ex esposti ad amianto<br />

T.C.E. Sicurezza Sociale 11. E<strong>di</strong>zioni Regione Toscana 2002: 21-26.<br />

3) Innocenti A, Anulli R, Ciapini C, Genovese P, Leporini A. Monitoraggio<br />

degli effetti <strong>del</strong>l’esposizione ad amianto. Analisi dei dati clinici,<br />

secondo criteri <strong>del</strong>la best evidence. In: L’intervento sanitario per<br />

gli ex esposti ad amianto T.C.E. Sicurezza Sociale 11. E<strong>di</strong>zioni Regione<br />

Toscana 2002: 27-32.<br />

4) Bruno C, Zona A, Comba P. Sorveglianza sanitaria dei soggetti con<br />

pregressa esposizione ad amianto. In: L’intervento sanitario per gli<br />

ex esposti ad amianto T.C.E. Sicurezza Sociale 11. E<strong>di</strong>zioni Regione<br />

Toscana 2002: 76-83.<br />

5) Magnavita M. La sorveglianza sanitaria per gli ex esposti ad asbesto.<br />

M<strong>ed</strong> Lav 2000; 91: 166-170.<br />

6) Sartorelli P. Quale Sorveglianza per gli ex esposti ad amianto? M<strong>ed</strong><br />

Lav 2001; 92: 215.<br />

7) Gustavsson P. Cancer: Prevention. In Encyclopae<strong>di</strong>a of Occupational<br />

Health and Safety - ILO/BIT <strong>ed</strong>. - Geneva (CH) 1998 - vol. 1<br />

pag. 2.14-2.18.<br />

8) Merler E, Buiatti E, Vainio H. Surveillance and intervention stu<strong>di</strong>es<br />

on respiratory cancers in asbestos-expos<strong>ed</strong> workers. Scand J Work<br />

Environ Health 1997; 23: 83-92.<br />

9) Pira E, Piolatto PG, Scansetti G. Criteri e meto<strong>di</strong> per il controllo perio<strong>di</strong>co<br />

dei lavoratori esposti a cancerogeni. Atti 62° Congresso<br />

SIMLII - Genova 1999 - vol. I: 111-12.


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 247<br />

D. <strong>di</strong> Carlo, G. Tangre<strong>di</strong>, M. Giu<strong>di</strong>ci, K. Papini<br />

Sindrome <strong>del</strong> tunnel carpale <strong>ed</strong> imprese <strong>di</strong> pulizia: un binomio<br />

da non trascurare<br />

Unità Operativa Osp<strong>ed</strong>aliera <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> - Azienda “G. Salvini” Garbagnate Milanese - Milano<br />

RIASSUNTO. Recenti pubblicazioni scientifiche hanno<br />

confermato l’incremento <strong>del</strong>la frequenza <strong>del</strong>la sindrome <strong>del</strong><br />

tunnel carpale (STC) in molti settori lavorativi, tra i quali non<br />

è compresa l’attività propria <strong>del</strong>le imprese <strong>di</strong> pulizia.<br />

Accettando il dettato normativo <strong>del</strong>l’art. 16 <strong>del</strong> D. Leg. 626/94<br />

e in presenza <strong>di</strong> una valutazione <strong>del</strong> rischio comunque negativa<br />

per sforzi ripetuti, il Me<strong>di</strong>co competente a tutt’oggi non ha<br />

l’obbligo <strong>di</strong> Sorveglianza sull’eventuale insorgenza <strong>di</strong> una<br />

patologia (STC) in tale settore lavorativo. Durante l’attività <strong>di</strong><br />

sorveglianza sanitaria sono state sottoposte a controlli 99<br />

lavoratrici addette ad attività <strong>di</strong> pulizia <strong>di</strong> reparti <strong>ed</strong> uffici<br />

osp<strong>ed</strong>alieri, abbiamo valutato se, ad onta <strong>di</strong> valutazioni <strong>del</strong><br />

rischio <strong>del</strong> tutto tranquillizzanti, fosse giustificato<br />

l’approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>agnostico <strong>del</strong>la sintomatologia riferita e<br />

riconducibile a Sindrome <strong>del</strong> tunnel carpale. I risultati hanno<br />

evidenziato un aumentata prevalenza <strong>di</strong> STC nel gruppo <strong>del</strong>le<br />

lavoratrici rispetto alla popolazione generale femminile non<br />

esposta e un’insorgenza più precoce, ovvero il rischio<br />

lavorativo è tale da poter determinare STC ad onta <strong>di</strong> una<br />

valutazione <strong>del</strong> rischio <strong>del</strong> tutto tranquillizzante. L’età e<br />

l’anzianità lavorativa non sembrano influire in modo<br />

significativo nel determinismo <strong>del</strong>la patologia e neppure il<br />

<strong>di</strong>verso in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rischio <strong>del</strong>la mansione, pertanto è verosimile<br />

considerare che i criteri <strong>di</strong> valutazione adottati nel VdR per le<br />

mansioni a rischio non tengano in realtà conto <strong>di</strong> altri fattori<br />

<strong>di</strong> rischio che possano intercorrere durante lo svolgimento<br />

<strong>del</strong>le attività <strong>di</strong> pulizia, quali i fattori <strong>di</strong> forza, durata,<br />

frequenza e tempi <strong>di</strong> recupero <strong>del</strong>le singole attività svolte.<br />

Pertanto nell’instaurare la Sorveglianza Sanitaria per<br />

un’impresa <strong>di</strong> pulizia, va tenuto conto <strong>del</strong>l’ipotesi <strong>di</strong> danno,<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dalla VdR non significativa o scarsamente<br />

significativa per gli aspetti caratteristici <strong>del</strong>l’attività stessa.<br />

Parole chiave: sindrome <strong>del</strong> tunnel carpale, imprese <strong>di</strong> pulizia.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

CARPAL TUNNEL SYNDROME AND CLEANING FARMS. The Carpal<br />

tunnel syndrome is a common problem in various jobs, but not<br />

in the cleaning farms. A population of 99 women working in<br />

hospital cleaning activities was investigat<strong>ed</strong> to define if,<br />

althought the risk assestment was negative for cumulative<br />

trauma deseases (CTD), the Occupational physician should<br />

search or not the CTS. We found that CTS prevalence in expos<strong>ed</strong><br />

group is higher than the common female population not expos<strong>ed</strong><br />

and the female workers are younger, so we can suppose the<br />

occupationale risk exist althought the negative risk assestment.<br />

The age and the working-age seem not to be determinant in the<br />

patology of the <strong>di</strong>sease, nether the <strong>di</strong>fferent working-risks is,<br />

therefore the risk assestment doesn’t consider other risk factor of<br />

the cleaning activities: strenght, duration, frequency and recover<br />

time. This study confirms that the CTS seems to be a <strong>di</strong>sease<br />

relat<strong>ed</strong> with the cleaning workers and althought the risk<br />

assestment is negative for CTD the Occupational phisicyan<br />

should perform the health survaillance for CTD.<br />

Key words: carpal tunnel syndrome, cleaning farms.<br />

Introduzione<br />

Recenti pubblicazioni scientifiche hanno confermato l’incremento<br />

<strong>del</strong>la frequenza <strong>del</strong>la Sindrome <strong>del</strong> tunnel carpale (STC) in molti settori<br />

lavorativi, tra i quali l’attività propria <strong>del</strong>le imprese <strong>di</strong> pulizia viene solo<br />

raramente censita. Accettando allora l’interpretazione letterale <strong>del</strong> <strong>di</strong>sposto<br />

<strong>del</strong>l’art. 16 <strong>del</strong> D.Leg. 626/94 e in presenza <strong>di</strong> una valutazione <strong>del</strong> rischio<br />

comunque negativa per sforzi ripetuti, il Me<strong>di</strong>co competente a<br />

tutt’oggi non ha l’obbligo <strong>di</strong> Sorveglianza sull’eventuale insorgenza <strong>di</strong><br />

una patologia (STC) in tale settore lavorativo.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong><br />

Nel corso <strong>del</strong> biennio 2001-2003 sono state sottoposte a sorveglianza<br />

sanitaria 99 lavoratrici addette ad attività <strong>di</strong> pulizia <strong>di</strong> reparti <strong>ed</strong> uffici<br />

osp<strong>ed</strong>alieri. Benché non presente una valutazione dei rischi probativa per<br />

movimentazione manuale dei carichi né per rischio da patologia da sforzi<br />

ripetuti, è stato comunque pre<strong>di</strong>sposto un metodo <strong>di</strong> approccio clinico<br />

<strong>di</strong>agnostico basato su:<br />

– questionario anamnestico mirato a patologie <strong>del</strong> rachide e/o arti superiori<br />

secondo le in<strong>di</strong>cazioni <strong>del</strong>l’EPM/CEMOC, esplorante le attività<br />

lavorative svolte, in particolare quelle che si collocano nell’area verde/gialla<br />

<strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>ce OCRA, anamnesi lavorativa pregressa <strong>ed</strong> esistenza<br />

<strong>di</strong> un secondo lavoro abituale;<br />

– ricerca <strong>di</strong> eventuale patologia osteoarticolare a genesi autoimmunitaria<br />

e/o reumatica (eventuali casi ricadenti in ipotesi <strong>di</strong> questo tipo sono<br />

stati esclusi dal gruppo in esame).<br />

– applicazione <strong>del</strong> criterio standar<strong>di</strong>zzato NIOSH per la definizione dei<br />

casi <strong>di</strong> STC Work Relat<strong>ed</strong>, secondo l’iter <strong>di</strong>agnostico descritto in Tab.<br />

I, relativamente ai criteri A e B; il criterio C non è stato da noi considerato<br />

in quanto l’attività lavorativa <strong>del</strong> gruppo in esame non rientra<br />

tra quelle considerate a rischio.<br />

Nella maggior parte dei casi esaminati, quando inclusi nella STC, sono<br />

stati praticati, a completamento, accertamenti neurofisiologici per lo<br />

stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>la conduzione nervosa <strong>del</strong> nervo me<strong>di</strong>ano bilateralmente con<br />

meto<strong>di</strong>ca standar<strong>di</strong>zzata elettromiografica secondo la tecnica descritta da<br />

Kimma e le linee guida <strong>del</strong>la AAEM.<br />

Risultati<br />

Dei 99 soggetti (età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 38 anni, anzianità lavorativa me<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

8 anni) 18 (18%) sono addetti ad attività collocate nell’area gialla <strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>ce<br />

OCRA, i restanti 82 (82%) svolgono attività a minor rischio. 24<br />

lavoratrici (24%) sono risultate affette da STC, per 11 (46%) è stato condotto<br />

anche uno stu<strong>di</strong>o neurofisiologico.<br />

I 24 soggetti affetti da STC presentano un’età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 39 anni, anzianità<br />

lavorativa me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 9 anni, e 7 soggetti (29%) sono addetti ad attività<br />

collocate nell’area verde/gialla <strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>ce OCRA, i restanti 17<br />

(71%) svolgono attività a minor rischio (Tab. II). Il gruppo sud<strong>di</strong>viso per<br />

classi <strong>di</strong> età si <strong>di</strong>stribuisce per il 40% nella classe tra 41-50 anni, per il<br />

23% tra 20-30 anni, il 19% tra i 31-40 anni e il restante 11% sopra i 50


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

248 www.gimle.fsm.it<br />

Tabella I. Criteri NIOSH per <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> STC<br />

NIOSH Definizione <strong>di</strong> STC Work Relat<strong>ed</strong><br />

A Presenza <strong>di</strong> sintomi che suggeriscono la STC:<br />

parestesia, ipoestesia, dolore lungo la <strong>di</strong>stribuzione<br />

<strong>del</strong> nervo me<strong>di</strong>ano nella mano<br />

B Uno o più dei seguenti reperti obiettivi suggestivi <strong>di</strong> STC:<br />

• Segno <strong>di</strong> Tinel<br />

• Segno <strong>di</strong> Phalen<br />

• Ipo-anestesia nel territorio <strong>del</strong> n. me<strong>di</strong>ano<br />

C presenza <strong>di</strong> attività lavorative a rischio<br />

Tabella II. Caratteristiche <strong>del</strong> gruppo in esame<br />

Tutte le lavoratrici Lavoratrici affette<br />

Caratteristiche da STC<br />

(N° 99) (%) (N°24) (%)<br />

Età me<strong>di</strong>a<br />

Anzianità lavorativa<br />

38,5 39,25<br />

me<strong>di</strong>a (anni) 8,2 9,3<br />

Attività con IR < 82 (82%) 17 (71%)<br />

Attività con IR > 18 (18%) 7 (29%)<br />

anni; una sud<strong>di</strong>visione per classi <strong>di</strong> anzianità lavorativa evidenzia una <strong>di</strong>stribuzione<br />

<strong>del</strong> 40% dei soggetti tra 11-15 anni, <strong>del</strong> 33% tra 6-10 anni, i<br />

restanti si <strong>di</strong>stribuiscono <strong>del</strong>le classi più estreme.<br />

Confrontando il gruppo sulla base <strong>del</strong>l’età (maggiore o minore <strong>di</strong> 40<br />

anni), <strong>del</strong>l’anzianità lavorativa (maggiore o minore <strong>di</strong> 10 anni) e <strong>del</strong>la<br />

mansione con <strong>di</strong>fferente in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rischio non si evidenzia una significativa<br />

correlazione con la frequenza <strong>di</strong> STC.<br />

Sono stati poi confrontati i risultati <strong>del</strong> gruppo con i dati <strong>di</strong> prevalenza<br />

<strong>del</strong>la Sindrome <strong>del</strong> Tunnel carpale presenti in letteratura relativi alla<br />

popolazione generale femminile non esposta (stimata pari al 9,2%), riscontrando<br />

una frequenza <strong>di</strong> patologia significativamente maggiore nel<br />

gruppo degli esposti pur presentando questi un’età me<strong>di</strong>a inferiore a quella<br />

tipica <strong>di</strong> insorgenza <strong>del</strong>la malattia (50-59 anni) (Tab. II).<br />

Discussione e conclusioni<br />

Il primo rilievo che risulta dall’analisi è che nelle imprese <strong>di</strong> pulizia<br />

la STC ha una prevalenza significativamente maggiore rispetto alla popolazione<br />

generale e un’insorgenza più precoce. Questo permette <strong>di</strong> supporre<br />

che il rischio lavorativo sia tale da poter determinare STC ad onta<br />

<strong>di</strong> una valutazione <strong>del</strong> rischio <strong>del</strong> tutto tranquillizzante.<br />

Dal momento che sia l’età, sia l’anzianità lavorativa non hanno <strong>di</strong>mostrato<br />

<strong>di</strong> influire in modo significativo nel determinismo percentuale<br />

<strong>del</strong>la STC, come pure il <strong>di</strong>verso in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rischio <strong>del</strong>la mansione, è verosimile<br />

considerare che i criteri <strong>di</strong> valutazione adottati nel VdR per le mansioni<br />

a rischio non tengano in realtà conto <strong>di</strong> altri fattori <strong>di</strong> rischio che<br />

evidentemente intercorrono durante lo svolgimento <strong>del</strong>le attività <strong>di</strong> pulizia,<br />

quali i fattori <strong>di</strong> forza, postura incongrua, frequenza e tempi <strong>di</strong> recupero<br />

<strong>del</strong>le singole attività svolte.<br />

Pertanto nell’instaurare la Sorveglianza Sanitaria per un’impresa <strong>di</strong><br />

pulizia, va tenuto conto <strong>del</strong>l’ipotesi <strong>di</strong> danno, in<strong>di</strong>pendentemente dalla<br />

VdR non significativa o scarsamente significativa per gli aspetti caratteristici<br />

<strong>del</strong>l’attività stessa.<br />

Ulteriore osservazione è che la mancata correlazione tra l’anzianità<br />

lavorativa e l’insorgenza <strong>del</strong>la sindrome sia in parte imputabile alla relativamente<br />

bassa anzianità lavorativa me<strong>di</strong>a (peraltro molte <strong>del</strong>le lavoratrici<br />

sono occupate part-time) e che quin<strong>di</strong> i cofattori che fanno <strong>del</strong>la STC<br />

una WRD (menopausa, etc.) influiscano poco sul gruppo, peraltro rappresentato<br />

da una popolazione relativamente giovane. Sulla base dei rilievi<br />

riassunti nella presente osservazione ci sentiamo stimolati a riv<strong>ed</strong>ere<br />

e condurre le nostre osservazioni in coor<strong>di</strong>namento col gruppo <strong>di</strong> lavoro<br />

MODS.<br />

Bibliografia<br />

1) De Krom et al. Prevalence of carpal tunnel syndrome. Journal Clinic<br />

Epidemiology 1992; 45: 373-376.<br />

2) Katz, Larson et al. Validation of survellance case definition of a carpal<br />

tunnel syndrome. American Journal of Public Health 1991; 81: 2,<br />

189-195.<br />

3) La Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> 1996; 87. Numero monografico contenente<br />

meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> analisi, stu<strong>di</strong> <strong>ed</strong> esperienze <strong>di</strong> prevenzione per le affezioni<br />

muscolo scheletriche da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori.<br />

4) Buiatti E et al. La sindrome <strong>del</strong> tunnel carpale: epidemiologia e associazione<br />

con il lavoro. Atti <strong>del</strong> convegno <strong>di</strong> Bologna 15 maggio 1998.<br />

5) NIOSH. Muscoloskeletal <strong>di</strong>sordes (MSDS) and workplace factors-<br />

Cincinnati: DHHS Publication, Chapter 5°, NIOSH, 1995.<br />

6) Baldasseroni <strong>ed</strong> altri. Rischio <strong>di</strong> sindrome <strong>del</strong> tunnel carpale in alcune<br />

attività lavorative. M<strong>ed</strong> Lav 1995; 86: 4, 341-351.<br />

7) Armstrong et al. Carpal tunnel syndrome and select<strong>ed</strong> personal attributes.<br />

J Occup M<strong>ed</strong> 1979; 21: 481-486.<br />

8) Rempel et al. Consensus criteria for the classification of carpal tunnel<br />

syndrome in epidemiologic stu<strong>di</strong>es. Am J Public Health 1998; 88, 10:<br />

1447-1451.<br />

9) Colombini D et al. La valutazione e la gestione <strong>del</strong> rischio da movimenti<br />

e sforzi ripetuti degli arti superiori. Franco Angeli e<strong>di</strong>tore 2000.


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 249<br />

P. Giovagnoli 1 , P. Bianco 2 , F. Ragusa 1 , G. Arduino 1 , V. Anzelmo 3 , N. Castellino 3<br />

La sicurezza e la tutela <strong>del</strong>la salute <strong>del</strong>l’operatore subacqueo<br />

professionale nel contesto <strong>del</strong> Comitato Europeo <strong>di</strong> Tecnologia<br />

Subacquea (EDTC): formazione tecnica e competenza <strong>del</strong><br />

sommozzatore, ruolo <strong>del</strong> me<strong>di</strong>co “esaminatore”<br />

1 Sanità Marittima Roma Fiumicino - Ministero <strong>del</strong>la Salute<br />

2 Servizio Sanitario RAI Ra<strong>di</strong>otelevisione Italiana - Roma<br />

3 Istituto <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> Università Cattolica <strong>del</strong> S. Cuore - Roma<br />

RIASSUNTO. Per la tutela <strong>del</strong>la salute e la sicurezza<br />

<strong>del</strong>l’operatore subacqueo professionista si rende necessario<br />

standar<strong>di</strong>zzare alcuni parametri: la valutazione <strong>del</strong> rischio per<br />

l’attività professionale svolta, la formazione tecnica e la<br />

sorveglianza sanitaria. Il Comitato Europeo <strong>di</strong> Tecnologia<br />

Subacquea (EDTC) raccoglie l’esperienza dei Paesi membri in<br />

termini <strong>di</strong> proc<strong>ed</strong>ure <strong>di</strong> sicurezza, <strong>di</strong> figure professionali e <strong>di</strong><br />

controlli sanitari. Sono stati riportati i criteri adottati<br />

dall’EDTC a cui far riferimento in Italia, in attesa <strong>di</strong> specifiche<br />

norme che regolamentino la materia.<br />

Parole chiave: operatore subacqueo professionista, sorveglianza<br />

sanitaria.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

OCCUPATIONAL HEALTH AND SAFETY OF THE PROFESSIONAL DIVER IN<br />

THE CONTEXT OF EUROPEAN DIVER TECHNOLOGY COMMITTEE<br />

(EDCT): TECHNICAL TRAINING PROGRAM, CAPACITY OF THE DIVER,<br />

ROLE OF THE “EXAMINING” PHYSICIAN. It is necessary to<br />

standar<strong>di</strong>ze some parameters for occupational health and safety<br />

of ther professional <strong>di</strong>ver: risk assessment of work duty,<br />

appropriate training program and sanitary surveillance.<br />

European Diver Technology Committee (EDCT) gathers the<br />

member State’s experience about safety proc<strong>ed</strong>ures, professionals<br />

and sanitay surveillance. EDTC criterions to whom it is possible<br />

to refer in Italy waitieng specific regulations are report<strong>ed</strong>.<br />

Key words: professional <strong>di</strong>ver, health surveillance.<br />

Introduzione<br />

In Italia, il DLgs 626/94 impone la valutazione <strong>del</strong> rischio per l’attività<br />

subacquea professionale e la sorveglianza sanitaria degli operatori;<br />

tuttavia non sono <strong>di</strong>sponibili riferimenti specifici in materia. Pertanto la<br />

tutela <strong>del</strong>la salute con la conseguente idoneità alla mansione specifica è<br />

affidata allo stato attuale alla responsabilità <strong>del</strong> me<strong>di</strong>co; mentre la sicurezza<br />

<strong>di</strong>pende dal raggiungimento <strong>di</strong> una adeguata capacità operativa attraverso<br />

la vali<strong>di</strong>tà e l’efficacia dei training formativi proposti dalle scuole<br />

<strong>di</strong> immersione sportiva o professionale.<br />

Il raggiungimento <strong>del</strong>l’obbiettivo sicurezza nelle immersioni subacquee<br />

presuppone l’analisi <strong>di</strong> almeno tre parametri: a) definizione <strong>del</strong> profilo<br />

professionale, ovvero caratterizzazione tecnica <strong>del</strong> subacqueo in rapporto<br />

alla formazione <strong>ed</strong> al tipo <strong>di</strong> brevetto d’immersione conseguito; b)<br />

tipologia <strong>del</strong>l’immersione, in rapporto alla batimetria, alla tecnica <strong>ed</strong> alla<br />

finalità <strong>del</strong>l’immersione; c) idoneità fisica <strong>del</strong> subacqueo e perio<strong>di</strong>ca valutazione<br />

<strong>del</strong>la idoneità alla mansione specifica.<br />

A livello europeo, la sicurezza <strong>del</strong>l’immersione professionale (definita<br />

anche come “commerciale” o “industriale”), è stata recentemente oggetto<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>scussioni nell’ambito <strong>del</strong> Comitato Europeo <strong>di</strong> Tecnologia Subacquea<br />

(EDTC) <strong>di</strong> cui l’Italia fa parte. Il Comitato raccomanda che i<br />

training formativi teorico pratici siano giustamente rigorosi ma mirati alle<br />

varie figure <strong>di</strong> sommozzatore; mentre per quanto riguarda l’accertamento<br />

<strong>del</strong>la loro idoneità fisica sono state in<strong>di</strong>viduate alcune peculiari<br />

competenze dei me<strong>di</strong>ci “esaminatori”.<br />

In Italia, con il DLgs 626/94 è il Me<strong>di</strong>co <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> Competente a<br />

formulare il giu<strong>di</strong>zio finale <strong>di</strong> idoneità specifica al lavoro subacqueo, potendosi<br />

avvalere <strong>del</strong>la consulenza <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>co iperbarico. È utile sottolineare<br />

che per molti anni il lavoro subacqueo è stato tutelato da un solo<br />

<strong>di</strong>sposto legislativo (D. M. <strong>del</strong> 13 gennaio 1979), con il quale è stata istituita<br />

e regolamentata la categoria dei “sommozzatori in servizio locale”<br />

ovvero addetti ai soli servizi portuali, per i quali la figura sanitaria <strong>di</strong> riferimento,<br />

per obbligo <strong>di</strong> legge, era rappresentato dal Me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Porto.<br />

Conseguentemente, al <strong>di</strong> fuori <strong>del</strong>l’ambito portuale le altre figure professionali<br />

che operano in ambiente iperbarico, non erano soggette a particolari<br />

norme o prescrizioni <strong>ed</strong> il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> idoneità psicofisica <strong>del</strong> sommozzatore<br />

veniva spesso demandato, per scelte singole e per consuetu<strong>di</strong>ne,<br />

al me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> porto. L’ultimo <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> legge è il D.M. <strong>del</strong> 20 ottobre<br />

1986 in cui viene <strong>di</strong>sciplinata la pesca subacquea professionale. Allo<br />

stato attuale, per l’attività lavorativa <strong>del</strong>l’operatore in ambiente iperbarico,<br />

la sicurezza e la tutela <strong>del</strong>la salute deve fondarsi su una metodologia<br />

che tenga conto <strong>del</strong>la peculiare attività lavorativa, <strong>del</strong>la normativa<br />

esistente e <strong>del</strong>la evoluzione tecnico-scientifica <strong>del</strong> settore.<br />

Il Comitato Europeo <strong>di</strong> Tecnologia Subacquea (EDTC).<br />

In assenza <strong>di</strong> specifici riferimenti normativi in merito alla sorveglianza<br />

sanitaria degli operatori subacquei professionali, sono stati utilizzati,<br />

come orientamenti per uniformare gli interventi preventivi e i protocolli<br />

sanitari, le linee guida <strong>di</strong> società scientifiche e le norme <strong>di</strong> buona


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

250 www.gimle.fsm.it<br />

pratica derivanti soprattutto dall’esperienza dei Paesi interessati alla subacquea<br />

industriale per l’estrazione petrolifera nel mare <strong>del</strong> Nord, nonché<br />

quelle dei corpi militari che hanno co<strong>di</strong>ficato le proc<strong>ed</strong>ure valutative e<br />

idoneative me<strong>di</strong>co-legali per la mansione specifica <strong>di</strong> sommozzatore.<br />

Le proc<strong>ed</strong>ure <strong>di</strong> sicurezza in questi Paesi, pur essendo rigorose e all’avanguar<strong>di</strong>a,<br />

possono essere mo<strong>di</strong>ficate e graduate alla competenza dei<br />

subacquei <strong>ed</strong> alla tipologia <strong>del</strong>l’immersione in rapporto alla valutazione<br />

dei rischi.<br />

L’EDTC si prefigge “la definizione dei principi per l’armonizzazione<br />

in Europa dei requisiti per l’attività subacquea”, recepisce le esperienze<br />

dei Paesi europei, e con decisioni collegiali “raccomanda” proc<strong>ed</strong>ure<br />

<strong>di</strong> sicurezza che assumono rilevanza nell’ambito <strong>del</strong> lavoro subacqueo a<br />

cui fare riferimento. In questa prospettiva sarà possibile offrire al sommozzatore<br />

l’opportunità <strong>di</strong> operare, anche come free lance, per <strong>di</strong>tte o<br />

aziende che operano fuori dei propri confini, con gli stessi livelli <strong>di</strong> formazione<br />

professionale e <strong>di</strong> idoneità psicofisica e quin<strong>di</strong> con gli stessi<br />

standard <strong>di</strong> sicurezza.<br />

Le norme <strong>di</strong> sicurezza stu<strong>di</strong>ate, proposte <strong>ed</strong> armonizzate a livello europeo<br />

da organismi internazionali ufficialmente riconosciuti dagli Stati<br />

membri, quando saranno recepite istituzionalmente dagli stessi Stati, potranno<br />

offrire prospettive <strong>di</strong> lavoro “protetto” anche per i subacquei italiani.<br />

Nel meeting 2003 <strong>del</strong>l’EDTC, svoltosi a Vienna, a cui hanno partecipato,<br />

oltre l’Italia, l’Austria, il Belgio, la Danimarca, la Finlan<strong>di</strong>a, la<br />

Francia, la Germania, l’Irlanda, l’Olanda, la Norvegia il Portogallo, la<br />

Spagna, la Svezia, la Svizzera, la Turchia, il Regno Unito. È stato r<strong>ed</strong>atto<br />

un documento comune, in cui sono elencati i parametri <strong>di</strong> sicurezza per<br />

l’attività subacquea, <strong>di</strong> seguito sintetizzati.<br />

Training formativi e competenze <strong>del</strong>l’operatore subacqueo professionista<br />

I percorsi formativi <strong>del</strong> subacqueo professionista devono essere <strong>di</strong>fferenziati<br />

per caratterizzare e <strong>di</strong>stinguere le varie figure <strong>di</strong> operatori subacquei<br />

(O.S.) in rapporto ai <strong>di</strong>fferenti livelli <strong>di</strong> competenza in modo da<br />

potere essere impiegati con specifiche tecniche d’immersione.<br />

Il training deve fornire una formale istruzione teorico/pratica secondo<br />

programmi definiti, da svolgersi in un determinato numero <strong>di</strong><br />

ore, e deve essere ripetuto nel caso <strong>di</strong> mancato raggiungimento <strong>del</strong>l’obbiettivo<br />

<strong>di</strong>dattico prefissato. L’istruzione non deve tenere conto <strong>del</strong>le<br />

capacità in<strong>di</strong>viduali <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento, anche se uno stesso periodo <strong>di</strong><br />

addestramento può risultare troppo breve affinché determinato soggetto<br />

raggiunga un grado <strong>di</strong> completa competenza, mentre un altro soggetto<br />

potrebbe raggiungere livelli ottimali <strong>di</strong> competenza in perio<strong>di</strong> più<br />

brevi <strong>di</strong> quelli previsti; tuttavia non è prevista una <strong>di</strong>fferenziazione nella<br />

durata <strong>del</strong> corso. La competenza <strong>del</strong> subacqueo in formazione viene<br />

valutata con la verifica <strong>del</strong>la conoscenza degli argomenti trattati richiesti<br />

e <strong>del</strong>la capacità <strong>di</strong> eseguire praticamente, <strong>ed</strong> in modo corretto, le<br />

operazioni subacquee con vario grado <strong>di</strong> impegno e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà. In Italia,<br />

per la carenza <strong>di</strong> scuole professionali, le aziende con attività subacquea<br />

hanno effettuato per il personale corsi <strong>di</strong> formazione informali, nei<br />

quali viene rivalutata e perfezionata l’esperienza <strong>di</strong> base che molti subacquei<br />

hanno acquisito autonomamente, talvolta, con il conseguimento<br />

<strong>di</strong> brevetti sportivi. Il percorso <strong>di</strong>dattico basato sull’esperienza già<br />

acquisita dei subacquei e sui corsi informali è con<strong>di</strong>viso dall’EDTC come<br />

valida alternativa a corsi frequentati presso strutture “pubbliche” (là<br />

dove sono esistenti).<br />

Sorveglianza sanitaria<br />

In merito alla valutazione <strong>del</strong>la idoneità psicofisica <strong>del</strong>l’O.S., secondo<br />

l’EDTC, la visita me<strong>di</strong>ca iniziale (preventiva) deve essere approfon<strong>di</strong>ta<br />

e selettiva, e il protocollo sanitario deve prev<strong>ed</strong>ere accertamenti adeguata<br />

per valutare l’idoneità <strong>del</strong> soggetto ad iniziare l’attività <strong>di</strong> sommozzatore<br />

professionista; la visita perio<strong>di</strong>ca annuale facoltativa su richiesta<br />

<strong>del</strong>l’O.S. o <strong>del</strong> datore <strong>di</strong> lavoro, deve verificare il mantenimento<br />

dei requisiti fisici e deve esser completata con accertamenti <strong>di</strong> base;<br />

la visita perio<strong>di</strong>ca quinquennale (in Italia per le uniche visite regolamentate,<br />

dal D.M 23.1.79, la cadenza è annuale) deve esssere effettuata<br />

con gli stessi criteri e gli stessi accertamenti clinico strumentali <strong>del</strong>la prima<br />

visita, così come la visita per la riammissione al lavoro dopo infortunio,<br />

malattia prolungata o incidente subacqueo. L’’EDTC raccomanda<br />

che il me<strong>di</strong>co esaminatore possegga un’adeguata esperienza nel campo<br />

<strong>del</strong>la me<strong>di</strong>cina subacquea <strong>ed</strong> iperbarica e che si avvalga <strong>del</strong>la collaborazione<br />

<strong>di</strong> altri specialisti. In Italia è adottato già da tempo il binomio collaborativo<br />

<strong>del</strong> me<strong>di</strong>co <strong>del</strong> lavoro e <strong>del</strong> me<strong>di</strong>co iperbarico).<br />

In Italia sono presenti le figure <strong>del</strong>lo specialista in me<strong>di</strong>cina subacquea<br />

e iperbarica (provenienti da scuole <strong>di</strong> specializzazioni specifihe o<br />

scuole con in<strong>di</strong>rizzo iperbarico) che operano generalmente in Centri Iperbarici<br />

e costituiscono gli specialisti <strong>di</strong> supporto, come già accennato, al<br />

me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> porto (DM 13.1.79) <strong>ed</strong> al me<strong>di</strong>co <strong>del</strong> lavoro (D.Lgv.626/94).<br />

L’EDTC ha espresso il parere che anche per il me<strong>di</strong>co esaminatore<br />

sia prevista una gradualità <strong>di</strong> impegno professionale che rapporti<br />

l’esperienza in materia con il tipo <strong>di</strong> visita (iniziale, perio<strong>di</strong>ca o <strong>di</strong><br />

riammissione dopo infortunio o malattia), identificando le figure professionali<br />

sanitarie che, secondo la specifica formazione e/o esperienza,<br />

possono effettuare le visite me<strong>di</strong>che in modo <strong>di</strong>fferenziato. In questa<br />

prospettiva, secondo l’EDTC, l’idoneità perio<strong>di</strong>ca annuale all’attività<br />

subacquea professionale (<strong>ed</strong> anche ai cassonisti) può essere rilasciata<br />

dal “me<strong>di</strong>cal examiner of <strong>di</strong>vers” al quale non è richiesta la formazione<br />

<strong>di</strong> tipo specialistico. La visita iniziale e quelle perio<strong>di</strong>che<br />

quinquennali o <strong>di</strong> riammissione al lavoro viene effettuata dal “<strong>di</strong>ving<br />

me<strong>di</strong>cine physician”: per questa figura <strong>di</strong> me<strong>di</strong>co è richiesta una rilevante<br />

competenza in me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> lavoro. In Italia i sanitari in<strong>di</strong>viduati<br />

dalla normativa per esprimere il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> idoneità per l’attività subacquea<br />

professionale, sono allo stato attuale il me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> porto <strong>ed</strong> il<br />

me<strong>di</strong>co competente: entrambi possono avvalersi <strong>di</strong> specialisti in me<strong>di</strong>cina<br />

subacquea <strong>ed</strong> iperbarica.<br />

La formazione <strong>del</strong> me<strong>di</strong>co esaminatore prev<strong>ed</strong>e, per ciascun profilo<br />

professionale sopracitato, la conoscenza, a vario livello <strong>di</strong> competenza e<br />

secondo programmi <strong>di</strong>fferenziati, <strong>di</strong> argomenti definiti “<strong>di</strong> base”, che “è<br />

necessario conoscere” o <strong>di</strong> cui “si deve essere esperti”.<br />

Profili professionali dei subacquei professionisti<br />

Dal documento “Diving Industry Personnel Competence Standars”,<br />

r<strong>ed</strong>atto dall’EDTC e che si propone <strong>di</strong> recepire <strong>ed</strong> armonizzare le esperienze<br />

dei Paesi membri, riportiamo le qualifiche professionali <strong>di</strong> tecnici<br />

subacquei in<strong>di</strong>viduate per livello <strong>di</strong> competenza, per <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> ruoli e<br />

per specifiche mansioni. È tassativo che per ogni figura professionale sia<br />

certificata preventivamente l’idoneità psicofisica.<br />

Commercial SCUBA Diver: è in<strong>di</strong>cato come l’O.S. al primo livello<br />

<strong>di</strong> competenza; l’età minima richiesta è <strong>di</strong> 18 anni (per alcuni Paesi 21anni),<br />

tuttavia alcuni elementi <strong>di</strong> addestramento possono iniziare da 16 anni.<br />

Utilizza un sistema <strong>di</strong> immersione in<strong>di</strong>viduale in aria, a circuito aperto.<br />

Surface Suppli<strong>ed</strong> Diver: età minima 18 anni, compie operazioni subacquee<br />

in aria e viene rifornito dalla superficie attraverso un ombelicale.<br />

Utilizza maschere/elmetti leggeri e indossa mute in neoprene o gomma;<br />

in alcuni Paesi si utilizza lo “standard dress” che consiste in un vestito<br />

<strong>di</strong> gomma o tela su cui è fissato un elmetto pesante. Questo equipaggiamento<br />

richi<strong>ed</strong>e tecniche <strong>di</strong>verse. La stessa qualifica è <strong>di</strong>fferenziata<br />

per operazioni inshore o offshore.<br />

Surface Suppli<strong>ed</strong> Diver Offshore: per questo O.S., rispetto al prec<strong>ed</strong>ente,<br />

è previsto anche un addestramento per operazioni in “campana”<br />

(west bell operation).<br />

Clos<strong>ed</strong> Bell/ Saturation Diver (off schore): sono O.S. formati per le<br />

immersioni in alti fondali secondo tecniche e training <strong>di</strong> addestramento<br />

complessi. che prev<strong>ed</strong>ono l’utilizzo <strong>di</strong> impianti iperbarici.<br />

Nel documento sono state in<strong>di</strong>viduate altre figure tecniche considerate<br />

<strong>di</strong> “supporto”:<br />

Life Support Supervisor (off shore): non opera in un ambito sanitario;<br />

nella subacquea industriale è un operatore che monitorizza i parametri<br />

ambientali all’interno <strong>del</strong>le camere iperbariche (C.I.) abitate dai sommozzatori.<br />

Air Diving Supervisor: l’età minima richiesta è <strong>di</strong> 24 anni; l’O.S. deve<br />

essere esperto e <strong>di</strong>mostrare le competenze necessarie che riguardano<br />

specificatamente l’equipaggiamento dei subacquei sopra identificati e,<br />

per il controllo <strong>di</strong> operazioni off shore, dovrebbe aver eseguito come<br />

sommozzatore almeno 100 immersioni con rifornimento dalla superficie<br />

e con equipaggiamento “Standard Dress”.


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 251<br />

Altre professionalità tecniche caratterizzate nel documento sono:<br />

Hyperbaric First Aider: persona capace <strong>di</strong> dare assistenza ad un subacqueo<br />

infortunato.<br />

Air Chamber Operator: è richiesta l’età <strong>di</strong> 18 anni; opera sempre sotto<br />

un “supervisor”; deve conoscere i principiali dettagli tecnici <strong>di</strong> costruzione<br />

<strong>del</strong>le camere <strong>di</strong> decompressione, <strong>del</strong>le valvole, degli altri componenti<br />

<strong>del</strong>l’impianto e provv<strong>ed</strong>ere alla manutenzione. Deve inoltre conoscere<br />

le misure concernenti la prevenzione degli incen<strong>di</strong>, <strong>del</strong>la tossicità<br />

<strong>del</strong>l’ossigeno e <strong>del</strong>la malattia da decompressione;<br />

Life Support Supervisor: nella subacquea industriale off shore è affidata<br />

a questa figura tecnica la gestione degli impianti durante le operazioni<br />

in campana /saturazione.<br />

Conclusioni<br />

La valutazione <strong>del</strong> rischio per ciascuna figura <strong>di</strong> operatore subacqueo<br />

professionista va riferita alla specifica lavorativa svolta, alla tipologia<br />

<strong>del</strong>l’immersione, e dalle proc<strong>ed</strong>ure con cui l’immersione viene condotta.<br />

È importante sottolineare che la valutazione è con<strong>di</strong>zionata dal grado <strong>di</strong><br />

professionalità <strong>del</strong>l’O.S. Per quanto riguarda l’idoneità fisica <strong>del</strong>l’O.S.,<br />

riteniamo che il me<strong>di</strong>co “esaminatore”, pur in attuazione <strong>del</strong>le <strong>di</strong>sposizioni<br />

legislative vigenti, nell’esprimere il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> idoneità non dovrebbe<br />

tralasciare, soprattutto quando le normative sono carenti, <strong>di</strong> fare<br />

riferimento agli standard <strong>di</strong> efficienza psicofisica internazionalmente ri-<br />

conosciuti e validati in altri Paesi europei. È auspicabile comunque che in<br />

Italia venga emanato, in tempi brevi, una legge che regolamenti tutte le<br />

attività subacquee, comprensiva <strong>di</strong> riferimenti tecnici e sanitari che permettano<br />

<strong>di</strong> tutelare la sicurezza in ambiente iperbarico.<br />

Bibliografia<br />

1) Anzelmo V, Bianco P, Giovagnoli P, Ragusa F, Barone F, Giovagnoli<br />

G. Disciplina <strong>del</strong>le attività subacquee: l’esame me<strong>di</strong>co per i sommozzatori.<br />

Vecchie normative, nuovi orientamenti, standard europei.<br />

<strong>Giornale</strong> <strong>Italiano</strong> <strong>di</strong> M<strong>ed</strong>.icina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> <strong>ed</strong> Ergonomia, Vol. 23, n.<br />

3, 2001: pp. 418-419.<br />

2) Bianco P, Anzelmo V, Giovagnoli P, Ragusa F, Giovagnoli G, Patrizi<br />

P. Aspetti <strong>del</strong>la sorveglianza sanitaria <strong>del</strong>l’operatore subacqueo professionale.<br />

<strong>Giornale</strong> <strong>Italiano</strong> <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> <strong>ed</strong> Ergonomia,<br />

Vol. 23, n. 3, 2001: p.p. 330-331.<br />

3) EDTC. Diving Industry Personnel Competence Standars. Vienna,<br />

marzo 2003.<br />

4) Longobar<strong>di</strong> P, Giovagnoli P. La visita d’idoneità <strong>del</strong> subacqueo professionista:l’approccio<br />

europeo. Atti XV Congresso Nazionale<br />

S.I.M.S.I, Palermo 13-15 sett. 2002.<br />

5) Longobar<strong>di</strong> P, Giovagnoli P, Pelaia P. Profili professionali nella me<strong>di</strong>cina<br />

subacquea <strong>ed</strong> iperbarica: in<strong>di</strong>rizzo europeo. Atti XV Congresso<br />

Naz. S.I.M.S.I, Palermo 13-15 sett. 2002.


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

252 www.gimle.fsm.it<br />

F. Larese, C.F. Mattia, A. De Toni 1<br />

Incidenza <strong>di</strong> dermatite da contatto professionale nella provincia<br />

<strong>di</strong> Pordenone nel periodo 1995-2000<br />

Unità Clinico Operativa <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> - Dipartimento <strong>di</strong> Scienze <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Pubblica - Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Trieste<br />

1 Funzionario me<strong>di</strong>co RFI Direzione Personale e Organizzazione Sanità - UST Trieste<br />

RIASSUNTO. Le dermatiti professionali sono fra le più<br />

frequenti patologie professionali denunciate ma pochi sono i<br />

dati relativi all’incidenza <strong>di</strong> questa patologia. Sono stati<br />

stu<strong>di</strong>ati 146 casi <strong>di</strong> dermatite professionale denunciati nella<br />

provincia <strong>di</strong> Pordenone nel periodo 1994-2000: nel 90.5% dei<br />

casi è stata posta <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> dermatite allergica da contatto<br />

mentre nel 9.5% <strong>di</strong> orticaria. Le sensibilizzazioni più<br />

frequentemente rilevate sono state quelle a nichel solfato<br />

(14.7%), lattice (13.2%), potassio bicromato (11.6%) mentre i<br />

gruppi professionali maggiormente rappresentati sono i<br />

metalmeccanici (51.4%), i lavoratori <strong>del</strong>la sanità (19.9%) e gli<br />

e<strong>di</strong>li (7.5%). I dati raccolti hanno permesso <strong>di</strong> calcolare<br />

un’incidenza <strong>di</strong> dermatite professionale <strong>di</strong> 10.8 casi/10.000<br />

lavoratori/anno per gli operatori <strong>del</strong>la sanità, <strong>di</strong> 8 casi/10.000<br />

lavoratori/anno per parrucchieri e barbieri, <strong>di</strong> 4.1 casi/10.000<br />

lavoratori/anno per e<strong>di</strong>li e <strong>di</strong> 1.9 casi/10.000 lavoratori/anno<br />

nell’industria metalmeccanica e manifatturiera.<br />

Parole chiave: dermatite professionale, dermatite allergica da<br />

contatto, orticaria.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

INCIDENCE OF OCCUPATIONAL CONTACT DERMATITIS IN PORDENONE<br />

AREA IN THE PERIOD 1995-2000. Occupational contact dermatitis<br />

(OCD) ranks first of all occupational <strong>di</strong>seases in many countries<br />

but few are epidemiological data on incidence of this <strong>di</strong>sease. We<br />

stu<strong>di</strong><strong>ed</strong> 146 subjects with OCD in Pordenone area in the period<br />

1994-2000. In 90.5% subjects the <strong>di</strong>agnosis was allergic contact<br />

dermatitis and in 9.5% urticaria. Nickel sulfate was the most<br />

common sensitizer (14.7%), follow<strong>ed</strong> by latex (13.2%) and<br />

potassium <strong>di</strong>chromate (11.6%). Occupational groups at risk were<br />

mechanics (51.4%), health service workers (19.9%) and<br />

construction workers (7.5%). The incidence rate was 10.8 cases<br />

per 10.000 health service workers per year, 8 cases per 10.000<br />

hairdressers and barbers per year, 4.1 cases per 10.000<br />

construction workers per year and 1.9 cases per 10.000<br />

mechanics per year.<br />

Key words: occupational contact dermatitis, allergic contact<br />

dermatitis, urticaria.<br />

Le dermatiti professionali sono fra le più frequenti patologie professionali<br />

denunciate in tutta Europa e in Italia sono al secondo posto dopo le<br />

ipoacusie da rumore. A fronte <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> casi <strong>di</strong> dermatite professionale<br />

denunciati e riconosciute sono pochi i dati <strong>di</strong> incidenza <strong>di</strong>sponibili che consentano<br />

<strong>di</strong> comprendere il fenomeno e <strong>di</strong> valutare il rischio associato alle<br />

<strong>di</strong>verse professioni (Sertoli 1991, Diepgen 1999). In particolare per l’Italia<br />

abbiamo informazioni relative agli anni ’80 (Sertoli 1991) mentre successivamente<br />

pochi sono gli stu<strong>di</strong> che forniscono dati <strong>di</strong> incidenza su una patologia<br />

così frequente (Soleo 1996). Numerose invece sono i dati che abbiamo<br />

su sensibilizzazioni e sintomi in casistiche cliniche (Larese 2002).<br />

Per stu<strong>di</strong>are tale patologia abbiamo considerato i casi <strong>di</strong> dermatite<br />

professionale denunciati e riconosciuti nella provincia <strong>di</strong> Pordenone nel<br />

periodo 1995-2000 e abbiamo calcolato i dati <strong>di</strong> incidenza <strong>del</strong>la patologia<br />

dermatologica professionale per alcuni gruppi <strong>di</strong> occupazioni.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong><br />

Sono stata analizzate le sch<strong>ed</strong>e <strong>di</strong> tutte le dermatiti professionali denunciate<br />

all’INAIL <strong>di</strong> Pordenone nel periodo 1995-2000 ricavando notizie<br />

sul tipo <strong>di</strong> patologia, sulle sensibilizzazioni rilevate, sulla professione<br />

svolta, sul riconoscimento o indennizzo ricevuto, sul periodo <strong>di</strong> inabilità<br />

temporanea. Il calcolo <strong>del</strong>l’incidenza è stato possibile solo per alcuni<br />

gruppi professionali in base ai dati sugli occupati nella provincia <strong>di</strong> Pordenone.<br />

I valori sono stati calcolati su 10.000 occupati/anno per confrontarli<br />

con la letteratura internazionale.<br />

I dati sono stati analizzati utilizzando il programma Excel per Windows<br />

e l’analisi statistica è stata effettuata con il programma SPSS per<br />

Windows, release 2003. Sono stati considerati significativi valori <strong>di</strong><br />

p


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 253<br />

Figura 1. Inabilità temporanea me<strong>di</strong>a (giorni) Figura 2. Sensibilizzazioni rilevate al patch test<br />

Tabella I. Incidenza <strong>del</strong>le dermatiti professionali denunciate in Italia confrontate con i dati <strong>di</strong>sponibili <strong>di</strong> letteratura<br />

Pordenone 95/00 Firenze 74/81* Germania 99/01**<br />

Gruppi professionali Casi/10.000 Casi/10.000 Casi/10.000<br />

occupati/anno occupati/anno occupati/anno<br />

Industria metalmeccanica e manifatturiera 1.9 4.3 10.5^<br />

Costruzioni 4.1 9.6 7.7<br />

Sanità 10.8 39.7^ 17.9<br />

Parrucchiere barbieri 8.0 Nc 194^<br />

* da Sertoli; ** da Dipgen; Nc = non calcolato; ^ p


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

254 www.gimle.fsm.it<br />

S. Signorini, N. Vonesch, S. Di Renzi, P. Tomao, A. Pera, S. Palmi<br />

SARS e rischio occupazionale<br />

ISPESL, Dipartimento Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong><br />

RIASSUNTO. La Severe Acute Respiratory Syndrome (SARS)<br />

è una malattia infettiva che si trasmette in occasione <strong>di</strong> uno<br />

“stretto contatto” fra un ammalato sintomatico <strong>ed</strong> un soggetto<br />

suscettibile.<br />

Dal 1 novembre 2002 al 2 luglio 2003 l’Organizzazione<br />

Mon<strong>di</strong>ale <strong>del</strong>la Sanità (OMS) ha registrato nel mondo 8442<br />

casi sospetti e probabili <strong>di</strong> SARS e 812 decessi.<br />

Lo scopo <strong>di</strong> questo lavoro è quello <strong>di</strong> evidenziare il ruolo<br />

critico <strong>di</strong> esposizione a rischio <strong>del</strong> me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> base, il primo a<br />

conoscere e a venire a contatto con la malattia, richiamando<br />

l’attenzione all’uso corretto dei Dispositivi <strong>di</strong> Protezione<br />

In<strong>di</strong>viduale (DPI).<br />

Parole chiave: SARS, rischio professionale.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

SARS AND OCCUPATIONAL RISK. SARS is an infectious <strong>di</strong>sease<br />

caus<strong>ed</strong> by a previously unrecogniz<strong>ed</strong> human coronavirus, call<strong>ed</strong><br />

SARS-associat<strong>ed</strong> coronavirus (SARS-CoV). Current information<br />

in<strong>di</strong>cates that most transmission is via respiratory droplets<br />

coming from a person who is symptomatic with SARS (“close<br />

contact”).<br />

The aim of our study is to evidence the critical role of the family<br />

physician, the first health-care worker who cares with<br />

suspect<strong>ed</strong>/probable SARS patients, underlying the importance of<br />

the correct use and management of the personal protective<br />

equipment.<br />

Key words: SARS, occupational risk.<br />

La Severe Acute Respiratory Syndrome (SARS) è una malattia infettiva<br />

identificata con certezza a partire dal mese <strong>di</strong> febbraio 2003, dopo<br />

la sua comparsa in focolai ad Hanoi, Hong Kong e Singapore. La <strong>di</strong>ffusione<br />

quasi cosmopolita <strong>del</strong>la patologia in un breve periodo <strong>di</strong> tempo autorizza<br />

ad utilizzare il termine “globalizzazione” anche nel campo me<strong>di</strong>co,<br />

per evidenziare due aspetti: il traffico mon<strong>di</strong>ale dei microrganismi e<br />

l’efficace sistema <strong>di</strong> sorveglianza epidemiologica <strong>del</strong>l’infezione, che ha<br />

permesso <strong>di</strong> conoscere tutti i casi, nonché l’attivazione da parte <strong>di</strong> laboratori<br />

situati in <strong>di</strong>versi Paesi <strong>del</strong> Mondo per l’identificazione <strong>del</strong> patogeno<br />

e la messa a punto <strong>di</strong> test <strong>di</strong>agnostici.<br />

Ciò ha condotto l’Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale <strong>del</strong>la Sanità (OMS) ad<br />

emanare istruzioni <strong>di</strong> emergenza per viaggiatori e compagnie aeree.<br />

In Europa <strong>di</strong>versi Paesi hanno emanato <strong>di</strong>sposizioni e proc<strong>ed</strong>ure per<br />

il contenimento <strong>del</strong>le infezioni (www.phls.org.uk/topics_az/SARS/menu.htm);<br />

non è stata invece assunta alcuna posizione comune dalla UE.<br />

In Italia il Ministero <strong>del</strong>la Salute ha istituito presso il Consiglio Superiore<br />

<strong>di</strong> Sanità il “Gruppo permanente per la valutazione <strong>del</strong> rischio e<br />

il controllo <strong>del</strong>la SARS e <strong>del</strong>le emergenze <strong>di</strong> origine infettiva” allo scopo<br />

<strong>di</strong> costituire un programma organico per la sorveglianza, la prevenzione,<br />

la <strong>di</strong>agnosi e la terapia <strong>del</strong>la SARS.<br />

Il Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> <strong>del</strong>l’ISPESL ha partecipato<br />

ai lavori <strong>del</strong> Gruppo permanente, contribuendo in particolare alla stesura<br />

<strong>del</strong> documento relativo alle “Proc<strong>ed</strong>ure per fronteggiare la SARS a bordo<br />

<strong>di</strong> aeromobili e negli aeroporti”.<br />

La SARS è una malattia infettiva trasmessa da un agente virale <strong>di</strong><br />

nuova identificazione (SARS-CoV) e caratterizzata da febbre molto alta<br />

(superiore a 38 °C), brivi<strong>di</strong>, cefalea, mialgie e malessere, cui seguono sintomi<br />

respiratori caratterizzati da tosse secca e <strong>di</strong>spnea.<br />

Il microrganismo può essere identificato me<strong>di</strong>ante saggi <strong>di</strong>agnostici<br />

in<strong>di</strong>retti e <strong>di</strong>retti (ricerca <strong>del</strong> virus me<strong>di</strong>ante PCR o isolamento virale e <strong>di</strong><br />

anticorpi specifici), ma al momento non sono <strong>di</strong>sponibili test rapi<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

identificazione.<br />

Le modalità <strong>di</strong> trasmissione <strong>del</strong> patogeno, riconducili a contatto<br />

“stretto” con una persona infetta nella fase <strong>di</strong> manifestazione clinica <strong>del</strong>la<br />

malattia (febbre), comprendono:<br />

1. droplets: goccioline contenenti microrganismi, espulse a breve <strong>di</strong>stanza<br />

nell’aria (principalmente me<strong>di</strong>ante tosse e starnuti) che vengono<br />

depositate sulla congiuntiva, sulle mucose nasali o buccali <strong>del</strong>l’ospite<br />

suscettibile;<br />

2. contatto <strong>di</strong>retto: avviene tra superfici corporee me<strong>di</strong>ante trasferimento<br />

fisico <strong>di</strong> microrganismi fra persona infetta e ospite suscettibile;<br />

3. contatto in<strong>di</strong>retto: avviene tra ospite suscettibile e oggetto contaminato.<br />

Si intende per contatto “stretto” l’aver vissuto, aver curato o essere<br />

stato faccia a faccia (a meno <strong>di</strong> due metri) con una persona infetta, o aver<br />

avuto un contatto <strong>di</strong>retto con le sue secrezioni respiratorie e/o liqui<strong>di</strong> organici.<br />

Il 12 marzo l’OMS lanciava un allarme globale sulla possibilità <strong>di</strong><br />

trasmissione <strong>di</strong> SARS in ambito nosocomiale, allorché un Dipartimento<br />

<strong>del</strong>la Salute <strong>di</strong> Hong Kong dava notizia <strong>di</strong> un’epidemia infettiva a carattere<br />

respiratorio verificatasi in uno dei suoi osp<strong>ed</strong>ali pubblici. Alla<br />

mezzanotte <strong>del</strong>l’11 marzo 50 operatori sanitari venivano sottoposti a<br />

screening e <strong>di</strong> questi 23 risultavano affetti da malattia febbrile e ricoverati<br />

per osservazione come misura <strong>di</strong> controllo (Comunicato Stampa <strong>del</strong>


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 255<br />

WHO, 12 marzo 2003: Cases of Severe Respiratory Ilness May spread<br />

To Hospital Staff).<br />

Una pubblicazione datata fine marzo 2003 (1) riportatva le percentuali<br />

<strong>di</strong> casi sospetti/probabili <strong>di</strong> SARS riscontrate tra gli operatori sanitari<br />

<strong>ed</strong> i contatti stretti nelle zone <strong>di</strong> Hong Kong, Vietnam, Tailan<strong>di</strong>a,<br />

Taiwan e Stati Uniti (Tab. I).<br />

Nell’aprile <strong>del</strong> 2003 è stato pubblicato un lavoro (2) riguardante un<br />

cluster <strong>di</strong> SARS verificatosi in Canada tra operatori sanitari “protetti”.<br />

Caso in<strong>di</strong>ce è risultato essere un me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> famiglia canadese che aveva<br />

visitato tre pazienti affetti da SARS appartenenti ad un stessa famiglia<br />

senza utilizzare precauzioni. Durante il suo ricovero in osp<strong>ed</strong>ale aveva<br />

contagiato altri nove operatori sanitari degli un<strong>di</strong>ci che lo avevano assistito.<br />

Il contagio era avvenuto soprattutto nelle manovre <strong>di</strong> intubazione<br />

eseguite nell’Unità <strong>di</strong> Terapia Intensiva (7 casi), durante la visita me<strong>di</strong>ca<br />

(1 caso) e nell’esecuzione <strong>del</strong>la ra<strong>di</strong>ografia <strong>del</strong> torace (1 caso). Gli autori<br />

evidenziano che tra gli operatori sanitari la maggior parte dei casi <strong>di</strong><br />

SARS si è verificata allorché le idonee precauzioni per il controllo <strong>del</strong>l’infezioni<br />

non erano state istituite oppure erano state istituite ma non seguite.<br />

In particolare queste riguardavano l’utilizzo e l’efficacia dei <strong>di</strong>spositivi<br />

<strong>di</strong> protezione, le proc<strong>ed</strong>ure per la rimozione degli stessi e per il lavaggio<br />

<strong>del</strong>le mani.<br />

Uno stu<strong>di</strong>o caso-controllo eseguito in 5 osp<strong>ed</strong>ali <strong>di</strong> Hong Kong su<br />

254 operatori sanitari esposti a 11 pazienti SARS mostrava che 241 degli<br />

operatori sottoposti a screening, i quali avevano utilizzato tutte le<br />

misure <strong>di</strong> precauzione per la trasmissione <strong>di</strong> droplets (maschera, guanti,<br />

camice, lavaggio <strong>del</strong>le mani), non erano infetti a <strong>di</strong>fferenza degli altri<br />

13, invece infetti, che non avevano utilizzato almeno una <strong>del</strong>le misure<br />

<strong>di</strong> precauzione (3).<br />

Le <strong>di</strong>sposizioni emanate dal Ministero <strong>del</strong>la Salute riguardo il controllo<br />

<strong>del</strong>la SARS affidano al me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> base il compito <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare i<br />

casi sospetti demandandone la successiva gestione alla struttura osp<strong>ed</strong>aliera.<br />

In tal modo il me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> famiglia <strong>di</strong>venta il primo OS a rischio <strong>di</strong><br />

esposizione, per il quale il rispetto <strong>del</strong>le proc<strong>ed</strong>ure <strong>di</strong> sicurezza è necessario.<br />

Queste riguardano l’organizzazione <strong>del</strong>la visita me<strong>di</strong>ca, l’approccio<br />

al paziente, l’uso <strong>di</strong> Dispositivi <strong>di</strong> Protezione In<strong>di</strong>viduale (DPI).<br />

In particolare l’utilizzo <strong>di</strong> DPI monouso rientra tra le precauzioni<br />

raccomandate a livello nazionale <strong>ed</strong> internazionale per il controllo <strong>del</strong>la<br />

SARS <strong>ed</strong> include:<br />

Tabella I<br />

Hong Kong Vietnam Thailand Taiwan US<br />

N. % N. % N. % N. % N. %<br />

OS 134 46 37 63 1 25 0 2 4<br />

Contatti stretti * 156 n.d. 0 2 33 5 10<br />

Totale 290 59 4 6 51<br />

S/P P S/P P S<br />

* persone che hanno assistito, vissuto con o avuto contatto <strong>di</strong>retto con secrezioni respiratorie e flui<strong>di</strong> corporei <strong>di</strong> soggetto infetto<br />

S = sospetto (alla data <strong>del</strong> 25 marzo 2003)<br />

P = probabile (alla data <strong>del</strong> 25 marzo 2003)<br />

• protezione <strong>del</strong>le vie respiratorie: facciale filtrante monouso<br />

conforme ai requisiti <strong>del</strong>la norma tecnica EN 149, classificato come<br />

DPI <strong>di</strong> terza categoria (deve essere stata emessa una certificazione<br />

CE dall’Organismo Notificato per il Produttore che attesti la<br />

marcatura CE come DPI, i requisiti prescritti dalla norma tecnica<br />

EN 149). In relazione al tipo <strong>di</strong> esposizione l’OS deve fare uso o<br />

<strong>del</strong> facciale filtrante <strong>del</strong> tipo FFP2, che garantisce il requisito <strong>di</strong><br />

protezione OMS, oppure <strong>di</strong> quello <strong>del</strong> tipo FFP3, che assicura una<br />

più alta protezione e deve essere preferibilmente munito <strong>di</strong> valvola<br />

<strong>di</strong> espirazione.<br />

• protezione <strong>del</strong>le mani: guanto monouso conforme ai requisiti <strong>del</strong>la<br />

norma tecnica EN 374, classificato come DPI <strong>di</strong> terza categoria per la<br />

protezione da microrganismi (deve essere stata emessa una certificazione<br />

CE dall’Organismo Notificato per il Produttore che attesti la<br />

marcatura CE come DPI, i requisiti prescritti dalla norma tecnica EN<br />

374 per la protezione da microrganismi e che <strong>di</strong>chiari che il DPI è in<br />

terza categoria).<br />

• indumenti protettivi: camice monouso classificato come DPI <strong>di</strong> terza<br />

categoria per la protezione da microrganismi, marcato CE, <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa<br />

tipologia in relazione all’attività lavorativa da espletare.<br />

• protezione <strong>del</strong> volto: sistemi per la protezione <strong>del</strong> volto da schizzi <strong>di</strong><br />

liqui<strong>di</strong> biologici e da altro materiale similare, <strong>del</strong> tipo a visore od<br />

equivalente conformi ai requisiti <strong>del</strong>la norma tecnica EN 166, classificati<br />

come DPI per la “protezione da spruzzi <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>” (deve essere<br />

stata emessa una certificazione CE dall’Organismo Notificato per il<br />

Produttore che attesti la marcatura CE come DPI, i requisiti prescritti<br />

dalla norma tecnica EN 166 per la protezione da spruzzi <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>”).<br />

• sacchetto contenitore in plastica<br />

Di fondamentale importanza risulta l’adeguata rimozione <strong>di</strong> DPI dopo<br />

l’uso, che deve prev<strong>ed</strong>ere nell’or<strong>di</strong>ne: camice, facciale filtrante, guanti,<br />

al fine <strong>di</strong> evitare contaminazione.<br />

Bibliografia<br />

1) CDC - MMWR 2003; 52 (12): 241 - 248.<br />

2) CDC - MMWR 2003; 52 (19): 433 - 436.<br />

3) Seto et al. Lancet 2003; 361 (9368): 1519- 1520.


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

256 www.gimle.fsm.it<br />

G. Serra, P. Cocco 1<br />

Il nesso causale nella valutazione <strong>del</strong> rapporto tra patologie neoplastiche<br />

<strong>ed</strong> esposizioni professionali <strong>ed</strong> ambientali in ambito giu<strong>di</strong>ziario<br />

UPG, Servizio Prevenzione e Sicurezza <strong>del</strong>l’Ambiente <strong>di</strong> <strong>Lavoro</strong>, Azienda Sanitaria USL N. 3, Nuoro<br />

1 Dipartimento <strong>di</strong> Sanità Pubblica - Sezione <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong>, Università <strong>di</strong> Cagliari<br />

RIASSUNTO. Le valutazioni <strong>del</strong> rischio oncogeno per l’uomo<br />

da parte <strong>del</strong>l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul<br />

Cancro, seppure si avvalgano dei risultati <strong>di</strong> stu<strong>di</strong><br />

epidemiologici e sperimentali, fondati per loro natura su basi<br />

probabilistiche, derivano il loro valore non da questi stu<strong>di</strong>, né<br />

dalla loro somma, ma dalla loro valutazione complessiva e dal<br />

consenso tra i componenti <strong>del</strong>le commissioni radunate allo<br />

scopo <strong>di</strong> determinare la decisione. L’aula <strong>di</strong> un tribunale, non<br />

può essere riconosciuta quale s<strong>ed</strong>e adatta per confutare tali<br />

valutazioni consensuali, affidandone il compito ad un singolo<br />

esperto, o all’esame da parte <strong>di</strong> uno o più esperti <strong>di</strong> eventuali<br />

stu<strong>di</strong> epidemiologici successivi alle decisioni pubblicate <strong>di</strong><br />

Organismi Internazionali, né tantomeno all’esame <strong>del</strong> caso<br />

specifico me<strong>di</strong>ante uno stu<strong>di</strong>o epidemiologico commissionato<br />

ad hoc in ambito giu<strong>di</strong>ziario. Pertanto, allorché il nesso causale<br />

sia già acquisito dalla comunità scientifica internazionale,<br />

attraverso il raggiungimento <strong>del</strong> consenso in proposito tra gli<br />

esperti <strong>del</strong>le commissioni convocate allo scopo, l’insorgenza <strong>di</strong><br />

patologie neoplastiche tipiche <strong>del</strong>l’esposizione in causa<br />

(categoria 1 <strong>del</strong>lo IARC), qualora sia <strong>di</strong>mostrato il nesso tra<br />

violazioni <strong>di</strong> norme cautelari e l’eccesso <strong>di</strong> esposizione<br />

derivatane alla popolazione lavorativa e/o generale, al reato<br />

omissivo si aggiunge il danno per le gravi lesioni che ne sono<br />

conseguite. In assenza <strong>di</strong> reati omissivi, sia che si tratti <strong>di</strong><br />

patologie certamente associate all’esposizione, o quando si<br />

tratti <strong>di</strong> patologie per le quali gli organismi internazionali<br />

hanno definito un legame ad un livello inferiore <strong>di</strong> certezza, si<br />

definisce una responsabilità nel processo civile. In quest’ultimo<br />

caso, qualora reati omissivi si fossero verificati, spetta al<br />

proce<strong>di</strong>mento giu<strong>di</strong>ziario stabilire il nesso causale tra tali reati<br />

omissivi <strong>ed</strong> il danno in<strong>di</strong>viduale.<br />

Parole chiave: esposizione professionale, esposizione ambientale,<br />

patologie neoplastiche, nesso <strong>di</strong> causalità.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

THE CAUSAL LINK IN THE FORENSIC EVALUATION OF THE<br />

ASSOCIATION BETWEEN NEOPLASTIC DISEASES AND WORKPLACE AND<br />

ENVIRONMENTAL EXPOSURES. IARC evaluations of the<br />

carcinogenic risk to humans, although bas<strong>ed</strong> on epidemiological<br />

and experimental stu<strong>di</strong>es, derive their value from the consensus<br />

among committee members on a decision bas<strong>ed</strong> on the current<br />

status of knowl<strong>ed</strong>ge, not from the stu<strong>di</strong>es themselves, nor from<br />

their summary evaluation. A ju<strong>di</strong>ciary setting, bas<strong>ed</strong> on the<br />

opinion of an in<strong>di</strong>vidual expert, or on the evaluation of the most<br />

updat<strong>ed</strong> state of the knowl<strong>ed</strong>ge by a group of experts select<strong>ed</strong> in<br />

non scientific settings, or even worse on the evaluation of a<br />

specific case with ad hoc epidemiological stu<strong>di</strong>es, cannot confute<br />

such decisions. Therefore, causal links already defin<strong>ed</strong> within<br />

the scientific community, such as between exposures in the IARC<br />

category 1 and specific cancer sites, should be accept<strong>ed</strong> also in<br />

legal trials to establish in<strong>di</strong>vidual responsibility in case of excess<br />

exposures for the general and/or the working population<br />

resulting from violation or omission of preventive duties, when<br />

those <strong>di</strong>seases follow such excess exposures. If no violation or<br />

omission occurr<strong>ed</strong>, a civil responsibility has to be defin<strong>ed</strong> when<br />

either a <strong>di</strong>sease with establish<strong>ed</strong> link with the given exposure<br />

occurs, or a <strong>di</strong>sease for which no such a level of consensus exists<br />

in the scientific community, but for which the legal trial has<br />

reach<strong>ed</strong> a positive decision. In such instances, if omissions or<br />

law violations occurr<strong>ed</strong>, the legal trial carries the burden of<br />

establishing a causal link between such omissions and violations<br />

and the damage for the in<strong>di</strong>vidual worker or citizen.<br />

Key words: occupational exposure, environmental exposure,<br />

neoplastic <strong>di</strong>sease, causal link.<br />

Recenti sentenze e proce<strong>di</strong>menti in corso, vertenti sul rapporto tra<br />

l’insorgenza <strong>di</strong> casi <strong>di</strong> patologia neoplastica associati ad esposizioni professionali<br />

o ambientali, hanno generato un vasto <strong>di</strong>battito sul ruolo <strong>del</strong>l’epidemiologia<br />

nella ricostruzione <strong>del</strong> nesso causale in ambito giuri<strong>di</strong>co. La<br />

definizione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo causale da parte <strong>del</strong> Co<strong>di</strong>ce vigente, quale con<strong>di</strong>zionamento<br />

spiegato da “leggi universali” o da leggi <strong>di</strong> copertura scientifico-statistiche<br />

con un grado <strong>di</strong> certezza elevato, tale che sod<strong>di</strong>sfi le esigenze<br />

<strong>di</strong> certezza e garanzia, è stato richiamato a tutela <strong>del</strong> rispetto dei<br />

principi costituzionali <strong>di</strong> legalità e <strong>di</strong> personalità <strong>del</strong>la responsabilità penale<br />

(1° Sezione Penale <strong>del</strong> Tribunale Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Venezia, 2001). Per<br />

contro, al ricorso a principi <strong>di</strong> causalità su basi statistico-probabilistiche,<br />

sulle quali si fondano gli stu<strong>di</strong> epidemiologici, è stato attribuito il pericolo<br />

che tali principi siano erosi (1° Sezione Penale <strong>del</strong> Tribunale Or<strong>di</strong>nario<br />

<strong>di</strong> Venezia, 2001). La riflessione congiunta degli Epidemiologi e dei Me<strong>di</strong>ci<br />

<strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> può consentire <strong>di</strong> stabilire dei principi comuni che, mentre<br />

riconoscano il ruolo <strong>del</strong> metodo epidemiologico nell’evidenziare il nesso<br />

<strong>di</strong> causalità generale, inteso come idoneità a produrre un dato evento<br />

nella popolazione esposta, non ne sopravvalutino la portata trasferendo automaticamente<br />

e acriticamente tali connessioni a livello <strong>del</strong> singolo caso<br />

in<strong>di</strong>viduale, data la non idoneità <strong>del</strong> metodo epidemiologico alla valutazione<br />

<strong>del</strong>la causalità specifica, cioè alla attribuzione <strong>del</strong> danno in<strong>di</strong>viduale<br />

al comportamento <strong>di</strong> singoli. Esiste <strong>di</strong>ffuso consenso sul ricorso ai 9 criteri<br />

sui quali fondare un giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> causalità <strong>del</strong>l’associazione rilevata attraverso<br />

stu<strong>di</strong> epidemiologici, illustrati da Sir Bradford Hill (Bradford<br />

Hill, 1966). L’Epidemiologia riveste un ruolo rilevante in tre <strong>di</strong> questi criteri:<br />

la forza <strong>del</strong>l’associazione, l’accordo tra <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong>, e l’esistenza <strong>di</strong><br />

una relazione dose risposta, che devono tuttavia essere affiancati dagli altri<br />

sei criteri, per giungere ad una valutazione sod<strong>di</strong>sfacente <strong>del</strong> nesso causale.<br />

In altre parole, l’Epidemiologia rivela associazioni e partecipa così<br />

alla definizione causale, ma non sono quelle associazioni epidemiologiche<br />

a definire da sole il nesso causale. Infatti, nelle valutazioni <strong>del</strong>l’Agenzia<br />

Internazionale per la Ricerca sul Cancro, raccolte nelle Monografie IARC<br />

sulla valutazione <strong>del</strong> rischio oncogeno per l’uomo, seppure l’attribuzione<br />

ad una <strong>del</strong>le categorie <strong>di</strong> evidenza <strong>di</strong> cancerogenesi si avvalga dei risultati<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> epidemiologici e sperimentali, fondati per loro natura su basi


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 257<br />

probabilistiche, non sono questi risultati in sé, né la loro somma, ma la loro<br />

valutazione complessiva <strong>ed</strong> il consenso tra i componenti <strong>del</strong>le commissioni<br />

radunate allo scopo a determinare la decisione. Queste decisioni sono<br />

<strong>di</strong> tipo qualitativo, non entrano nel merito <strong>del</strong>la maggiore o minore<br />

“forza” <strong>del</strong> cancerogeno, e non sono motivate da funzioni preventive (1°<br />

Sezione Penale <strong>del</strong> Tribunale Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Venezia, 2001), che riguardano<br />

invece la definizione <strong>di</strong> limiti <strong>di</strong> esposizione da parte <strong>di</strong> enti regolatori. Alle<br />

conclusioni pubblicate da queste Agenzie Internazionali, <strong>ed</strong> al valore<br />

che a loro deriva dal consenso <strong>del</strong>le commissioni inter<strong>di</strong>sciplinari che le<br />

elaborano (Cocco, Casula, 2002), e che raccolgono i massimi esperti <strong>del</strong>la<br />

materia, dovrebbe essere demandato il ruolo <strong>di</strong> definizione “<strong>del</strong> livello<br />

<strong>di</strong> conoscenze acquisito dalla comunità in un dato momento storico <strong>ed</strong> in<br />

un determinato ambiente..”(1° Sezione Penale <strong>del</strong> Tribunale Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong><br />

Venezia, 2001). L’eventuale aggiornamento <strong>del</strong>le conclusioni in merito alla<br />

natura <strong>del</strong>le associazioni valutate non può che essere a carico <strong>del</strong>le stesse<br />

commissioni, che raggiungano un nuovo consenso sulla base <strong>del</strong>le acquisizioni<br />

scientifiche accumulatesi successivamente alla valutazione prec<strong>ed</strong>ente.<br />

L’aula <strong>di</strong> un tribunale, infatti, non può essere riconosciuta quale<br />

s<strong>ed</strong>e adatta per confutare la valutazione consensuale da parte dei massimi<br />

esperti <strong>del</strong>la materia dei risultati <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> sperimentali <strong>ed</strong> epidemiologici,<br />

affidandone il compito ad un singolo esperto, o all’esame da parte <strong>di</strong> uno<br />

o più esperti <strong>di</strong> eventuali stu<strong>di</strong> epidemiologici successivi alle decisioni<br />

pubblicate <strong>di</strong> Organismi Internazionali, né tantomeno all’esame <strong>del</strong> caso<br />

specifico me<strong>di</strong>ante uno stu<strong>di</strong>o epidemiologico commissionato ad hoc in<br />

ambito giu<strong>di</strong>ziario.<br />

La violazione <strong>di</strong> norme cautelari specifiche nel campo <strong>del</strong>la Sicurezza<br />

e <strong>del</strong>l’Igiene <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> e <strong>del</strong>la salvaguar<strong>di</strong>a <strong>del</strong>l’ambiente <strong>di</strong> vita, da<br />

parte <strong>di</strong> chi è tenuto a controllare e prevenire eventuali effetti nocivi da<br />

parte <strong>di</strong> emissioni ambientali, comporta <strong>di</strong>rette responsabilità penali colpose,<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dall’insorgenza nella popolazione lavorativa o<br />

generale <strong>di</strong> patologie, che quelle norme cautelari erano in<strong>di</strong>rizzate a prevenire.<br />

Inoltre, l’insorgenza <strong>di</strong> patologie neoplastiche tipiche <strong>del</strong>l’esposizione<br />

in causa, quali gli angiosarcomi epatici osservati tra i <strong>di</strong>pendenti<br />

Enichem <strong>di</strong> Porto Marghera, o le neoplasie polmonari comparse tra i partecipanti<br />

alle operazioni <strong>di</strong> bonifica <strong>del</strong>l’impianto ANIC <strong>di</strong> Manfr<strong>ed</strong>onia,<br />

qualora sia <strong>di</strong>mostrato il nesso tra la violazione <strong>del</strong>le norme cautelari vigenti<br />

e l’eccesso <strong>di</strong> esposizione derivatane alla popolazione lavorativa e/o<br />

generale, al reato omissivo si aggiunge il danno per le gravi lesioni attribuibili<br />

all’esposizione rispettivamente a cloruro <strong>di</strong> vinile o ad arsenico. In<br />

tali casi, infatti, il nesso causale è già acquisito dalla comunità scientifica<br />

internazionale, attraverso il raggiungimento <strong>del</strong> consenso in proposito<br />

tra gli esperti <strong>del</strong>le commissioni convocate allo scopo.<br />

Per contro, la comparsa <strong>di</strong> patologie conosciute nei loro legami con<br />

le esposizioni subite in assenza <strong>di</strong> reati omissivi, definisce una responsabilità<br />

nel processo civile, in cui il criterio valutativo si attenua al livello<br />

<strong>di</strong> “più probabile che no”. In molteplici casi, inoltre, il legame tra<br />

le patologie osservate e le esposizioni implicate è definito dagli organismi<br />

internazionali con <strong>di</strong>verse gradazioni, quali probabile o possibile, o<br />

non è stato affatto preso in considerazione. Il ruolo <strong>di</strong> nuovi stu<strong>di</strong> epidemiologici<br />

nella valutazione <strong>di</strong> questi casi, inclusi quelli commissionati<br />

ad hoc in ambito giuri<strong>di</strong>co, è senz’altro più rilevante. Tuttavia, anche<br />

qualora lo stu<strong>di</strong>o epidemiologico raggiunga un risultato positivo e statisticamente<br />

significativo, questo non necessariamente deve essere interpretato<br />

come rilevante dal punto <strong>di</strong> vista me<strong>di</strong>co. Come prec<strong>ed</strong>entemente<br />

illustrato, non è alla sola Epidemiologia che può essere devoluto il<br />

ruolo <strong>di</strong> definizione <strong>del</strong> nesso causale. Infatti, trattandosi <strong>di</strong> uno dei presumibilmente<br />

numerosi stu<strong>di</strong> già condotti o possibili sull’argomento, è<br />

necessario considerare:<br />

– possibili fattori <strong>di</strong> <strong>di</strong>storsione<br />

– possibili fattori <strong>di</strong> confon<strong>di</strong>mento<br />

– l’entità <strong>del</strong>l’effetto<br />

– la possibilità <strong>di</strong> misurare il rapporto dose-risposta<br />

– la plausibilità biologica<br />

L’esame <strong>del</strong> caso in<strong>di</strong>viduale dovrà inoltre essere arricchito da considerazioni<br />

in merito al periodo <strong>di</strong> latenza, al livello <strong>di</strong> esposizione, all’organo<br />

nel quale si è verificata la manifestazione neoplastica, e <strong>del</strong> suo<br />

tipo istologico. Anche in queste circostanze, la determinazione <strong>del</strong>le responsabilità<br />

è definita dalla messa in atto <strong>di</strong> tutte le cautele suggerite dalle<br />

conoscenze scientifiche acquisite nell’ambito temporale nel quale si<br />

verificò l’esposizione.<br />

Bibliografia<br />

1) IVD - Spinea - Venezia. Sentenza N. 173 Reg. Sent. Del 2 Novembre<br />

2001 (depositata il 29 Maggio 2002) <strong>del</strong>la 1° Sezione Penale <strong>del</strong> Tribunale<br />

Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Venezia. Internet www.petrolchimico.it/Petrolchimico/home_petrolchimico.htm<br />

2) Bradford Hill A. The environment and <strong>di</strong>sease: association or causation?<br />

Proc Royal Soc M<strong>ed</strong> 1966; 58: 295-300.<br />

3) Cocco P, Casula D. Patologia neoplastica e lavoro. In: Casula D. Me<strong>di</strong>cina<br />

<strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong>. 3° E<strong>di</strong>zione. Capitolo 51. Bologna: Monduzzi e<strong>di</strong>tore,<br />

2002, pp 815-48.


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

258 www.gimle.fsm.it<br />

M. Virgili 1 , L. Sin<strong>di</strong>ci 2 , G. Pizzutelli, A. Sacco, L. Anastasio, N. Carlodalatri, A. Malpassini 2<br />

Criteri <strong>di</strong> sorveglianza me<strong>di</strong>ca <strong>del</strong>la tiroide nella esposizione<br />

lavorativa a ra<strong>di</strong>azioni ionizzanti: contributo casistico<br />

S.PRE.S.A.L. ASL Frosinone<br />

1 Servizio <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>oprotezione Me<strong>di</strong>ca ASL Frosinone.<br />

2 Dipartimento <strong>di</strong> Diagnostica per immagini ASL Frosinone<br />

RIASSUNTO. In questo lavoro vengono <strong>di</strong>scussi i risultati<br />

<strong>del</strong>l’applicazione <strong>di</strong> un protocollo per la <strong>di</strong>agnosi e la gestione<br />

<strong>del</strong>la patologia nodulare tiroidea nella sorveglianza me<strong>di</strong>ca dei<br />

lavoratori ra<strong>di</strong>oesposti. Lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong>mostra l’utilità <strong>del</strong><br />

protocollo nella <strong>di</strong>agnosi precoce e nella gestione sanitaria <strong>del</strong><br />

cancro <strong>del</strong>la tiroide nella sorveglianza me<strong>di</strong>ca <strong>del</strong>la<br />

ra<strong>di</strong>oprotezione.<br />

Parole chiave: sorveglianza me<strong>di</strong>ca, tiroide, esposizione<br />

professionale, ra<strong>di</strong>azioni ionizzanti.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

CRITERIA OF MEDICAL SURVEILLANCE OF THYROID IN THE<br />

OCCUPATIONAL EXPOSURE TO IONISING RADIATION. In this paper<br />

preliminary results obtain<strong>ed</strong> by the application of a sch<strong>ed</strong>ul<strong>ed</strong><br />

proc<strong>ed</strong>ure for the <strong>di</strong>agnosis and management of thyroid nodular<br />

<strong>di</strong>seases in the me<strong>di</strong>cal surveillance of ra<strong>di</strong>ation workers are<br />

<strong>di</strong>scuss<strong>ed</strong>. The study demonstrates the utility of the sch<strong>ed</strong>ule in<br />

early <strong>di</strong>agnosis of thyroid cancer in me<strong>di</strong>cal surveillance of<br />

ra<strong>di</strong>ation protection.<br />

Key words: me<strong>di</strong>cal surveillance, thyroid, occupational exposure,<br />

X-ray.<br />

Introduzione<br />

La correlazione tra esposizione alle ra<strong>di</strong>azioni ionizzanti e carcinoma<br />

tiroideo è tra quelle maggiormente comprovate dalle evidenze ra<strong>di</strong>oepidemiologiche<br />

e dai risultati <strong>del</strong>le indagini ra<strong>di</strong>obiologiche. Questa<br />

correlazione è <strong>di</strong>mostrata sia per quanto riguarda l’esposizione esterna<br />

che la contaminazione interna da ra<strong>di</strong>oio<strong>di</strong>o. Dalle in<strong>di</strong>cazioni degli organismi<br />

internazionali (ICRP, UNSCEAR) è possibile ricavare una scala<br />

<strong>di</strong> priorità nella ra<strong>di</strong>oinduzione oncògena che v<strong>ed</strong>e la tiroide collocata ai<br />

più alti livelli <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>osensibilità. Peraltro non si conoscono con certezza<br />

fattori causali, concausali o facilitanti all’infuori <strong>del</strong>l’esposizione a ra<strong>di</strong>azioni<br />

ionizzanti la quale rappresenta il fattore <strong>di</strong> rischio a tutt’oggi meglio<br />

stu<strong>di</strong>ato per i tumori maligni <strong>del</strong>la tiroide.<br />

L’articolo 83, comma 1 <strong>del</strong> Dlgs 230/’95 prev<strong>ed</strong>e che la sorveglianza<br />

me<strong>di</strong>ca in Ra<strong>di</strong>oprotezione sia basata sui principi che <strong>di</strong>sciplinano la<br />

Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> e pertanto debba comprendere, secondo il Dlgs<br />

626/’94 e successivi decreti, sia la valutazione preventiva e perio<strong>di</strong>ca <strong>del</strong>lo<br />

stato <strong>di</strong> salute <strong>del</strong> lavoratore ai fini <strong>del</strong>l’idoneità alla mansione specifica,<br />

sia gli esami clinici integrati da accertamenti <strong>di</strong>agnostici, ritenuti necessari<br />

dal Me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>oprotezione (MRP), mirati allo specifico rischio<br />

da ra<strong>di</strong>azioni ionizzanti a cui è esposto il Lavoratore.<br />

Sulla base <strong>di</strong> questi riferimenti normativi la Ra<strong>di</strong>oprotezione Me<strong>di</strong>ca,<br />

avendo la componente deterministica <strong>del</strong>la patologia professionale assunto<br />

ormai <strong>di</strong>mensioni pressoché residuali, deve tendere a minimizzare<br />

o comunque a portare ad un livello “accettabile”, il rischio stocastico nei<br />

Lavoratori ra<strong>di</strong>oesposti, con la conseguente necessità <strong>di</strong> attuare programmi<br />

<strong>di</strong> oncoprevenzione secondaria in occasione <strong>del</strong>la visita me<strong>di</strong>ca preventiva<br />

o <strong>del</strong>le visite me<strong>di</strong>che successive (perio<strong>di</strong>che, straor<strong>di</strong>narie, eccezionali),<br />

rivolte a mettere in evidenza eventuali controin<strong>di</strong>cazioni cliniche<br />

al rischio specifico, preesistenti oppure acquisite.<br />

Scopo <strong>del</strong>lo stu<strong>di</strong>o<br />

La più frequente patologia tiroidea che interessa la ra<strong>di</strong>oprotezione è<br />

quella nodulare la cui incidenza è <strong>del</strong> 5-10% <strong>del</strong>la popolazione adulta, soprattutto<br />

<strong>di</strong> sesso femminile, con notevole variabilità <strong>di</strong> incidenza a seconda<br />

<strong>del</strong>le varie aree geografiche. Si tratta per lo più <strong>di</strong> noduli benigni:<br />

su 100 noduli clinicamente manifesti solo 4-5 sono maligni: pertanto<br />

molti noduli tiroidei rimangono a livello sub-clinico come microcarcinomi,<br />

evidenziabili solo con l’indagine ecografica A tal proposito si fa rilevare<br />

che l’incidenza ecografica dei noduli tiroidei si aggira intorno al 5-<br />

20%. La mortalità per carcinoma tiroideo è tra le più basse <strong>del</strong>le varie se<strong>di</strong><br />

oncologiche (in Italia 0,7 per i maschi e 1,15 per le femmine/100.000);<br />

essa oggi osserva un trend in continua <strong>di</strong>minuzione, frutto evidente <strong>di</strong> una<br />

sempre più precoce <strong>di</strong>agnosi e <strong>di</strong> un continuo innalzamento <strong>del</strong> livello <strong>di</strong><br />

efficacia degli interventi terapeutici.<br />

In questo lavoro gli Autori, sulla base <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> prevalenza <strong>di</strong> patologia<br />

nodulare tiroidea in un gruppo <strong>di</strong> 306 Lavoratori ra<strong>di</strong>oesposti, venuti<br />

all’osservazione presso il Servizio <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>oprotezione Me<strong>di</strong>ca aziendale<br />

nel periodo compreso tra il 1989 <strong>ed</strong> il 2003, suggeriscono e <strong>di</strong>scutono un<br />

protocollo aggiornato per l’approccio alla <strong>di</strong>agnosi <strong>ed</strong> alla gestione <strong>del</strong>la patologìa<br />

nodulare tiroidea nella Sorveglianza Me<strong>di</strong>ca <strong>del</strong>la Ra<strong>di</strong>oprotezione.


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 259<br />

Materiali e meto<strong>di</strong><br />

È stato stu<strong>di</strong>ato un campione <strong>di</strong> 306 Lavoratori ra<strong>di</strong>oesposti, egualmente<br />

<strong>di</strong>stribuiti rispetto al sesso, venuti all’osservazione preventiva o<br />

perio<strong>di</strong>ca nel periodo suddetto. Tutti sono stati sottoposti al seguente protocollo<br />

<strong>di</strong> sorveglianza sanitaria:<br />

Visita me<strong>di</strong>ca mirata<br />

Ecografia tiroidea<br />

Laboratorio (FT3, FT4, TSH)<br />

Nodulo<br />

Laboratorio: Calcitoninemia Scintigrafia<br />

Ab TPO<br />

Ab hTG<br />

Risultati<br />

TIREOPATIE RISCONTRATE<br />

Iperfunzione Ipofunzione<br />

STOP Valutazione<br />

oncologica<br />

Ecocolordoppler /<br />

citologia<br />

STOP<br />

Sono stati <strong>di</strong>agnosticati complessivamente 98 casi <strong>di</strong> tireopatia, dei<br />

quali 42 Maschi (43%) e 57 Femmine (57%), pari al 32% dei lavoratori<br />

esaminati, così sud<strong>di</strong>visi:<br />

CASI %<br />

GOZZO NODULARE TOSSICO 42 13,7<br />

Diffuso 8 2,6<br />

Nodulare 34 11,1<br />

GOZZO NODULARE DIFFUSO 4 1,3<br />

TIROIDITE DI HASHIMOTO 6 1,9<br />

TIREOPATIE NODULARI 46 15<br />

Carcinomi papilliferi 4 1,3<br />

Proliferazioni follicolari 4 1,3<br />

TOTALE 98 32<br />

Discussione<br />

Attualmente nei 306 lavoratori osservati nel periodo considerato abbiamo<br />

rilevato 98 casi <strong>di</strong> tireopatia con una percentuale sorprendentemente<br />

elevata <strong>di</strong> noduli tiroidei, pur considerato che l’indagine è stata effettuata<br />

in una area geografica <strong>di</strong> carenza io<strong>di</strong>ca che come è noto presen-<br />

ta con maggiore frequenza tireopatie nodulari e non.<br />

È stata confermata la relativa frequenza <strong>del</strong>la tiroi<strong>di</strong>te <strong>di</strong> Hashimoto<br />

nel campione esaminato: gioverà ricordare che tale patologìa richi<strong>ed</strong>e un<br />

opportuno protocollo per il follow-up, tenuto conto che una sua rara complicanza<br />

evolutiva è costituita dal linfoma tiroideo.<br />

Considerati i limiti <strong>di</strong>agnostici <strong>del</strong>l’esame citologico per agoaspirazione<br />

nella <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>fferenziale tra adenoma e carcinoma follicolare,<br />

per i 4 casi <strong>di</strong> proliferazione follicolare è stata posta in<strong>di</strong>cazione chirurgica<br />

per il necessario esame istologico che ha sempre confermato la <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> adenoma follicolare. In tutti e quattro i casi <strong>di</strong> carcinoma papillifero<br />

è stato possibile ad un tempestivo intervento chirurgico, seguito da<br />

terapia ra<strong>di</strong>ometabolica, con perfetta guarigione clinica a cinque anni <strong>di</strong><br />

follow-up. Di essi tre sono stati allontanati dal lavoro con ra<strong>di</strong>azioni ionizzanti<br />

e proposti per altro compito <strong>di</strong> Istituto la cui mansione specifica<br />

non prev<strong>ed</strong>eva l’esposizione a tali rischi, anche <strong>di</strong>etro loro specifica richiesta.<br />

Il quarto lavoratore, dopo il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> non idoneità,viene tuttora sottoposto<br />

a prosecuzione <strong>di</strong> sorveglianza me<strong>di</strong>ca, ai sensi <strong>del</strong>l’art. 85, comma<br />

4 <strong>del</strong> Dlgs. 230/’95, con perio<strong>di</strong>cità semestrale mirata a valutarne, dopo<br />

cinque anni <strong>di</strong> follow-up, le possibilità <strong>di</strong> un eventuale reinserimento<br />

nel m<strong>ed</strong>esimo ambiente lavorativo.<br />

Va notato che tutti e quattro questi casi rappresentano il successo <strong>del</strong><br />

protocollo <strong>di</strong>agnostico proposto in quanto essi sono stati in<strong>di</strong>viduati in s<strong>ed</strong>e<br />

<strong>di</strong> visita me<strong>di</strong>ca preventiva<br />

Conclusioni<br />

Lo stu<strong>di</strong>o ha confermato le ineguagliabili potenzialità <strong>del</strong>lo screening<br />

ecografico preventivo e perio<strong>di</strong>co <strong>del</strong>la tiroide, su popolazioni selezionate<br />

quali quelle dei Lavoratori esposti a ra<strong>di</strong>azioni ionizzanti. Pertanto<br />

in un protocollo sanitario per la sorveglianza me<strong>di</strong>ca nell’esposizione<br />

a rischi stocastici, l’applicazione mirata <strong>del</strong>la tecnica <strong>di</strong>agnostica ecografica<br />

per lo screening <strong>del</strong>la tiroide, trova adeguata giustificazione in una<br />

corretta valutazione <strong>del</strong> bilancio tra risorse organizzative e benefici ottenibili<br />

per la salute dei Lavoratori ra<strong>di</strong>oesposti. I quattro casi <strong>di</strong> carcinoma<br />

papillifero, due dei quali microcarcinomi, in particolare <strong>di</strong>mostrano come<br />

il protocollo <strong>di</strong>agnostico suggerito possa risultare utile in Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong><br />

<strong>Lavoro</strong> per la <strong>di</strong>agnosi precoce <strong>di</strong> tecnopatie nei lavoratori esposti anche<br />

a ra<strong>di</strong>azioni ionizzanti. Dai nostri risultati emerge la necessità <strong>di</strong> continuare<br />

ad approfon<strong>di</strong>re tali stu<strong>di</strong> tra i Lavoratori ra<strong>di</strong>oesposti <strong>del</strong>la Provincia<br />

<strong>di</strong> Frosinone e per questo gli Autori si promettono <strong>di</strong> portare all’attenzione<br />

<strong>del</strong>la Comunità Scientifica ulteriori evidenze sia <strong>di</strong> epidemiologìa<br />

occupazionale che <strong>di</strong> metodo le quali verrano nell’imme<strong>di</strong>ato<br />

futuro fatte oggetto <strong>di</strong> analisi e ricerche ancora più dettagliate <strong>ed</strong> approfon<strong>di</strong>te.<br />

Bibliografia<br />

1) Strambi E. Giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> idoneità <strong>ed</strong> accertamenti complementari. Aggiornamenti<br />

in ra<strong>di</strong>oprotezione 2003; 23; 1: 19-21.<br />

2) Trenta G. La collaborazione con l’esperto qualificato tra esigenze pratiche,<br />

logica e <strong>di</strong>ritto. Aggiornamenti in ra<strong>di</strong>oprotezione 2003; 23; 1:<br />

21-23.<br />

3) Virgili M. La tiroide. Aggiornamenti <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>oprotezione. AIRM 2003;<br />

23; 1: 3-15.<br />

4) Virgili M, Strambi E, Trenta G. The thyroid: me<strong>di</strong>cal surveillance of<br />

expos<strong>ed</strong> workers Atti International congress IRPA 10 th , Hiroshima,<br />

Japan, 2000.<br />

5) Dlgs 230 17 Marzo 1995 e Dlgs. 241 /2000.<br />

6) D.lgs 626 19 Settembre 1994.<br />

7) Pacini F, Pinchera A et al. Tumori <strong>del</strong>la tiroide. Me<strong>di</strong>serve 2003; 1-16,<br />

71-77.<br />

8) www.airm.it


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

260 www.gimle.fsm.it<br />

G. Pizzutelli, M. Virgili 1 , R. Pessia, N. Carlodalatri 2 , L. Anastasio<br />

Appunti <strong>di</strong> metodo e riflessioni per l’esecuzione <strong>del</strong>le prove<br />

<strong>di</strong> funzionalità respiratoria in Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong><br />

S.PRE.S.A.L. ASL Frosinone<br />

1 Servizio Ra<strong>di</strong>oprotezione Me<strong>di</strong>ca ASL Frosinone<br />

2 Servizio <strong>di</strong> Sorveglianza Sanitaria ASL Frosinone<br />

RIASSUNTO. La prova <strong>di</strong> capacità vitale forzata rappresenta<br />

il test <strong>di</strong> base <strong>del</strong>le prove <strong>di</strong> funzionalità respiratoria <strong>ed</strong> è un<br />

fondamentale esame <strong>di</strong> screening non invasivo per la<br />

valutazione <strong>del</strong>le pneumopatie professionali. Sono state<br />

valutate la qualità, la vali<strong>di</strong>tà e la riproducibilità <strong>di</strong> questo test<br />

nelle spirometrie. I riultati sono stati esaminati con il test <strong>di</strong><br />

Fischer esatto e me<strong>di</strong>ante regressione lineare.<br />

Parole chiave: spirometria, capacità vitale forzata, riproducibilità<br />

<strong>del</strong>le prove <strong>di</strong> capacità vitale forzata.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

TITOLO IN INGLESE: METHOD REMARKS AND OBSERVATION FOR FCV<br />

TEST IN OCCUPATIONAL MEDICINE. FVC test represents a<br />

preliminary test us<strong>ed</strong> to approach the 2nd <strong>di</strong>agnostic level of non<br />

invasive screening in occupational pneumopaty (DLCO, N2<br />

wash out, closure volume). Quality, vali<strong>di</strong>ty and ability to be<br />

replicat<strong>ed</strong> of the test in spirometry have been evaluat<strong>ed</strong>. Results<br />

have been examin<strong>ed</strong> by Fisher exact test and by linear regression<br />

analysis. It was possible to demostrate the vali<strong>di</strong>ty and<br />

riproducibility of this simple, <strong>di</strong>agnostic and non invasive<br />

screening in Occupational Health.<br />

Key words: spirometry, forc<strong>ed</strong> vital capacity, FVC test<br />

riproducibility.<br />

Introduzione<br />

La prova <strong>di</strong> capacità vitale forzata rappresenta il test <strong>di</strong> base <strong>del</strong>le prove<br />

<strong>di</strong> funzionalità respiratoria (spirometria) <strong>ed</strong> è un fondamentale esame <strong>di</strong><br />

screening non invasivo che contribuisce in maniera fondamentale all’espressione<br />

<strong>del</strong> giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> idoneità alla mansione per un Lavoratore esposto<br />

a rischio <strong>di</strong> polveri, vapori e fumi aero<strong>di</strong>spersi, gas e sostanze con capacità<br />

sensibilizzante nonché a lavoro muscolare; sull’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> capacità<br />

vitale forzata (FVC) e sulla velocità <strong>di</strong> espirazione fozata <strong>del</strong> 1° secondo<br />

(FEV1) registrati durante questo test si basano le eventuali in<strong>di</strong>cazioni ad<br />

ulteriori indagini <strong>di</strong> alta specialità (DLCO, CV, Wash out <strong>del</strong>l’azoto).<br />

Oltre ai riferimenti <strong>del</strong> protocollo C.E.C.A. vengono oggi adottati parametri<br />

valutativi basati sulle tabelle allegate al DM 12/7/2000 e DM<br />

5/2/1992, anche se gli esperti pneumologi raccomandano <strong>di</strong> effettuare<br />

SEMPRE uno stu<strong>di</strong>o completo <strong>del</strong>la funzionalità respiratoria; è noto infatti<br />

a chi si occupa <strong>del</strong> settore, che soggetti con elevatissimi parametri <strong>di</strong> funzionalità<br />

respiratoria dettati dall’ipersviluppo <strong>del</strong>l’apparato iniziano la loro<br />

età lavorativa con i principali in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> funzionlità pari al 120-130% <strong>del</strong> teorico<br />

e possono accusare <strong>di</strong>sturbi clinici anche semplicemente con riduzione<br />

<strong>di</strong> essi intorno al 90% (88% - 89% secondo in<strong>di</strong>cazioni OMS) <strong>ed</strong> in genere<br />

ancor prima che il danno funzionale acquisti una risoluzione ra<strong>di</strong>ologica:<br />

tali d<strong>ed</strong>uzioni possono però essere possibili solo alla luce <strong>del</strong>la misurazione<br />

standar<strong>di</strong>zzata, secondo protocollo, dei volumi statici polmonari e<br />

<strong>del</strong>le prove <strong>di</strong> secondo livello sopramenzionate (DLCO a riposo e teorica<br />

calcolata in base al volume alveolare, variazione <strong>del</strong> volume residuo polmonare,<br />

aumento <strong>del</strong> volume <strong>di</strong> chiusura oltre il 20% <strong>del</strong>la capacità vitale).<br />

Scopo <strong>del</strong>lo stu<strong>di</strong>o<br />

Si è effettuato un controllo <strong>di</strong> qualità sulla esecuzione <strong>del</strong> test <strong>di</strong> Capacità<br />

Vitale Forzata (FVC = forc<strong>ed</strong> vital capacity) e sul relativo riscontro<br />

anamnestico, eseguito sulla base <strong>del</strong>le in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> standar<strong>di</strong>zzazione <strong>del</strong>la<br />

meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong>agnostica proposte da organizzazioni scientifiche <strong>di</strong> riferimento<br />

mon<strong>di</strong>ale quali ATS (American Thoracic Society), l’ERS (European respiratory<br />

Society) e la WHO (World Health Organization); questa meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong>agnostica<br />

non invasiva è <strong>di</strong> fondamentale importanza per porre successiva in<strong>di</strong>cazione<br />

ai tests <strong>di</strong> II° livello sopramenzionati che quando eseguiti in maniera<br />

appropriata permettono <strong>di</strong> arrivare ad una in<strong>di</strong>viduazione precoce <strong>di</strong><br />

tecnopatia professionale; abbiamo dunque selezionato un campione da stu<strong>di</strong>are<br />

mantenendo come linea guida le in<strong>di</strong>cazioni <strong>del</strong>l’OMS laddove esse<br />

hanno recentemente compreso nei parametri <strong>di</strong> qualità <strong>del</strong> test un FET (tempo<br />

<strong>di</strong> espirazione forzata) pari a 4 sec. complessivi, nei giovani appren<strong>di</strong>sti.<br />

PARAMETRI DI QUALITÀ A.T.S.<br />

E RIPRODUCIBILITÀ DEL TEST<br />

– caduta <strong>di</strong> flusso ≥ 50% in 1 sec. => singhiozzo o tosse<br />

– <strong>di</strong>fferenza FVC > 5% best FVC => FVC sub-massimale<br />

– <strong>di</strong>fferenza 2 max PEF entro 10% => PEF riproducibile<br />

– <strong>di</strong>fferenza 2 max FVC entro 200 ml => FVC riproducibile<br />

– <strong>di</strong>fferenza PEF > 10% => PEF sub massimale<br />

– <strong>di</strong>fferenza FEV >5% best FEV1 => FEV1submassimale<br />

– <strong>di</strong>fferenza 2 max FEV1 entro 200 ml => FEV1 riproducibile


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 261<br />

Materiali e meto<strong>di</strong><br />

Per testare l’affidabilità <strong>di</strong>agnostica dei tests da noi eseguiti, si è proc<strong>ed</strong>uto<br />

all’esame <strong>di</strong> un campione <strong>di</strong> 109 lavoratori appren<strong>di</strong>sti, che eseguivano<br />

visita me<strong>di</strong>ca preassuntiva presso il ns. Servizio mirata al collocamento<br />

presso l’Azienda richi<strong>ed</strong>ente tramite richiesta scritta <strong>del</strong>l’Ufficio<br />

Provinciale <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> competente per territorio secondo il dettato <strong>del</strong>l’art.<br />

4 L.25/1955, come mo<strong>di</strong>ficato dal Dlgs. 345/1999; il test <strong>di</strong> capacità<br />

vitale forzata è stato eseguito con turbina calibrata in dotazione a spirometro<br />

multista<strong>di</strong>o Cosm<strong>ed</strong> mo<strong>del</strong>lo QUARK PFT 4 <strong>ed</strong> i relativi dati sono<br />

stati registrati <strong>ed</strong> analizzati con PC Pentium in ambiente Windows con<br />

software Quark PFT 6.1 fornito dalla m<strong>ed</strong>esima casa. Questo sistema oltre<br />

che resistere a tentativi <strong>di</strong> sabotaggio informatico (“virus”) eventualmente<br />

presenti nella rete è provvisto <strong>di</strong> archiviazione e gestione <strong>del</strong>la cartella<br />

anagrafica e dei tests <strong>di</strong> funzionalità respiratoria effettuati: esso fornisce<br />

sulla sch<strong>ed</strong>a riassuntiva <strong>del</strong> test le due migliori prove fatte registrare<br />

dal Lavoratore e questo ne rende possibile lo stu<strong>di</strong>o <strong>ed</strong> il confronto anche<br />

a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tempo. Oltre a rispettare durante l’esecuzione <strong>del</strong>le prove<br />

i parametri <strong>di</strong> valutabilità ATS sopracitati (prova massimale e riproducibile),<br />

sono state scartate 26 prove <strong>di</strong> funzionalità respiratoria registrate<br />

in soggetti con pregressi patologici specifici d’organo già definiti oppure<br />

che comunque evidenziavano uno o più dei seguenti parametri:<br />

– PEFT ............................................... > 1 sec.<br />

– FVC................................................. ≤ 80% <strong>del</strong> teorico<br />

– FEV1 ............................................... ≤ 80% <strong>del</strong> teorico<br />

– PEF.................................................. ≤ 70% <strong>del</strong> teorico<br />

– FEF 25-75% .................................... ≤ 70% <strong>del</strong> teorico<br />

Si è così selezionato un campione <strong>di</strong> 83 giovani lavoratori (69 maschi<br />

e 14 femmine) con in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Kalacic ≤ 100, età compresa tra i 16 <strong>ed</strong><br />

i 28 aa., altezza me<strong>di</strong>a 1,73 ± 0,16 e peso 72 ± 23. In 5 <strong>di</strong> essi (6%), con<br />

anamnesi specifica <strong>ed</strong> EOT assolutamente negativo, si sono registrati valori<br />

<strong>di</strong> 80


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

262 www.gimle.fsm.it<br />

U. Candura, N. Iavicoli, S. Palla<strong>di</strong>no, A. Improta<br />

Strategie <strong>di</strong> gestione <strong>di</strong> rischi non normati<br />

A.N.M.A - Sezione Regionale Campana<br />

Premessa<br />

La svolta epocale <strong>del</strong> passaggio dalla presunzione alla valutazione<br />

dei rischi professionali - <strong>di</strong> qualsivoglia origine e natura - ha sostanzialmente<br />

cambiato anche la gestione degli stessi, una volta riconosciuto che<br />

il documento aziendale <strong>di</strong> valutazione rischi rappresenta il reale riferimento<br />

per gli obblighi <strong>di</strong> tutela aziendale.<br />

Ciò sembra aver trovato una con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> pareri sul piano concettuale,<br />

etico, <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto, <strong>ed</strong> anche per l’aspetto pratico/applicativo.<br />

Il documento aziendale fra norme <strong>di</strong> legge, buona prassi e proc<strong>ed</strong>ure interne<br />

Per dare un razionale quanto più esauriente a tale impostazione, partiamo<br />

da lontano, cioè dagli orientamenti operativi per il Me<strong>di</strong>co <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong><br />

Competente, che richiamano una prassi <strong>di</strong> buona pratica professionale,<br />

e che sono stati a più riprese illustrati negli appuntamenti convegnistici<br />

<strong>di</strong> questi ultimi anni.<br />

In particolare lo scorso anno - nel Congresso Nazionale ANMA tenutosi<br />

ad Ancona - si è accennato ad un mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> intervento nelle aziende<br />

che vuole abbracciare la filosofia degli standard <strong>del</strong>la qualità internazionale<br />

(ISO), nell’auspicio che si affermi nell’impresa un approccio che:<br />

interpreti al meglio il richiamo <strong>del</strong>la normativa europea ad una prevenzione<br />

poli<strong>di</strong>sciplinare <strong>ed</strong> al team work nella sicurezza,<br />

si basi su criteri <strong>di</strong> efficacia <strong>di</strong> intevento,<br />

sod<strong>di</strong>sfi le esigenze <strong>di</strong> qualità e <strong>di</strong> economia <strong>di</strong> esercizio,<br />

si presti a proc<strong>ed</strong>ure <strong>di</strong> certificazione,<br />

vada oltre il semplice rispetto formale <strong>del</strong>le norme <strong>di</strong> legge.<br />

Peraltro lo sviluppo <strong>di</strong> una cultura <strong>del</strong>la buona pratica nella prevenzione<br />

prende le mosse da Linee guida sui sistemi <strong>di</strong> gestione <strong>di</strong> sicurezza<br />

e salute sul lavoro, promosse già dall’ILO (International Labour Organization,<br />

ottobre 2001), e che prev<strong>ed</strong>ono in pratica che si metta in atto un<br />

circuito virtuoso <strong>di</strong> 5 settori <strong>di</strong> attività (ILO-OSH 2001):<br />

1) formulazione <strong>di</strong> una politica aziendale <strong>di</strong> vertice che tracci gli obiettivi<br />

in tema <strong>di</strong> prevenzione e salute,<br />

2) creazione <strong>di</strong> un’organizzazione basata su una stretta collaborazione<br />

tra le funzioni aziendali interessate, ma che in<strong>di</strong>vidui precisamente le<br />

singole responsabilità,<br />

3) pianificazione <strong>di</strong> programmi dettagliati <strong>di</strong> intervento con precise scadenze,<br />

4) valutazione <strong>del</strong>le perfomance attuate me<strong>di</strong>ante in<strong>di</strong>catori con<strong>di</strong>visi<br />

(concentrazioni me<strong>di</strong>e <strong>di</strong> contaminanti, dati tossicologici, n. infortuni<br />

e/o incidenti, prescrizioni Organi <strong>di</strong> Vigilanza, % <strong>di</strong> adesione ai programmi<br />

<strong>di</strong> sorveglianza, ecc.),<br />

5) in<strong>di</strong>viduazioni <strong>di</strong> azioni correttive per il perseguimento <strong>del</strong>l’obiettivo<br />

<strong>del</strong> miglioramento continuo.<br />

Il ruolo <strong>del</strong> me<strong>di</strong>co competente in questo sistema integrato <strong>di</strong> interventi<br />

<strong>di</strong>venta fondamentale - e non è scontato <strong>di</strong>rlo - in quanto coinvolto<br />

in tutte le fasi <strong>del</strong>l’organizzazione suddetta <strong>ed</strong> in particolare, sul piano<br />

operativo, a partire dal processo <strong>del</strong>la valutazione dei rischi aziendali.<br />

L’imprescin<strong>di</strong>bile partecipazione <strong>del</strong> sanitario al processo <strong>di</strong> valutazione<br />

dei rischi peraltro è sancito dalla norma e dall’evidenza scientifica<br />

che un’azione poli<strong>di</strong>sciplinare fornisce già in questa fase.<br />

A questo punto non sfuggirà che l’approccio pragmatico a cui si fa<br />

riferimento non pone <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> sorta tra i rischi presenti negli ambienti<br />

<strong>di</strong> lavoro, se non per la loro potenzialità <strong>di</strong> danno, e non certo per<br />

la presenza o meno <strong>di</strong> precisi riferimenti normativi. D’altronde sembra<br />

con<strong>di</strong>viso - anche sotto il profilo giuri<strong>di</strong>co - che tutto ciò che potrebbe<br />

creare danno alla sicurezza <strong>ed</strong> alla salute <strong>di</strong> chi lavora debba avere pari<br />

<strong>di</strong>gnità nell’inserimento nel documento aziendale dei rischi, e quin<strong>di</strong> per<br />

la sua gestione, anche sanitaria.<br />

La ratio <strong>di</strong> una tale scelta non è solo sotto il profilo <strong>del</strong> metodo, o <strong>del</strong><br />

<strong>di</strong>ritto, ma emerge anche dall’evidenza epidemiologica <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni<br />

espositive connotate maggiormente dai rischi ergonomici, psicosociali <strong>ed</strong><br />

organizzativi - con scarsi riferimenti normativi - piuttosto che da tra<strong>di</strong>zionali<br />

e legiferati pericoli (v. la recente indagine <strong>del</strong>l’Agenzia Europea<br />

per la salute e la sicurezza, dove il rischio chimico è segnalato solo nel<br />

14% dei casi).<br />

Motivazioni concettuali, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto e <strong>di</strong> metodo organizzativo, orientano<br />

quin<strong>di</strong> ad un approccio che faccia con<strong>di</strong>videre preventivamente le<br />

proc<strong>ed</strong>ure <strong>di</strong> valutazione tra le funzioni interessate: Direzione aziendale,<br />

SPP, Me<strong>di</strong>co competente, RLS, le quali con<strong>di</strong>videranno le successive fasi<br />

<strong>di</strong> gestione dei rischi residuali.<br />

Il superamento <strong>di</strong> una pratica <strong>di</strong> semplice presunzione, e lo sviluppo<br />

<strong>di</strong> proc<strong>ed</strong>ure <strong>di</strong> caratterizzazione <strong>del</strong> rischio in merito alla salute, consente<br />

<strong>di</strong> affermare quin<strong>di</strong> che il ruolo <strong>del</strong> me<strong>di</strong>co competente è <strong>di</strong>sancorato<br />

dall’obbligo eventuale <strong>di</strong> effettuare visite preventive e perio<strong>di</strong>che, e che<br />

la gestione sanitaria <strong>del</strong> rischio parte dalla sua valutazione, obbligo fondamentale<br />

che riguarda tutti i rischi per la salute e la sicurezza (puntualizzazione<br />

ripresa dal Titolo VII-bis sugli agenti chimici e dalla<br />

L.39/2001) e non solo quelli per i quali è necessaria l’effettuazione <strong>di</strong> una<br />

sorveglianza sanitaria.<br />

Un mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> organizzazione <strong>del</strong>le attività<br />

Il seguente mo<strong>del</strong>lo operativo - nato per realtà lavorative <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ogran<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensioni, ma adattabile con qualche alleggerimento nelle piccole<br />

e me<strong>di</strong>e aziende - non vuole evidentemente proporsi per uniformare<br />

comportamenti che devono invece mantenersi flessibili <strong>ed</strong> in grado <strong>di</strong> rispondere<br />

alle singole esigenze lavorative. Esso vuole invece porsi come<br />

supporto <strong>di</strong> una logica funzionale complessiva, che è alla base <strong>del</strong> modo<br />

<strong>di</strong> operare <strong>del</strong> me<strong>di</strong>co competente e <strong>del</strong> Servizio <strong>di</strong> Prevenzione in cui<br />

Egli agisce, evidenziando in particolare le interrelazioni con le altre figure<br />

aziendali, i legami proc<strong>ed</strong>urali, le responsabilità, i nessi logici <strong>ed</strong> i tempi<br />

successivi <strong>del</strong>le <strong>di</strong>verse azioni, sempre nel rispetto, ma non solo, <strong>del</strong>le<br />

norme <strong>di</strong> legge.<br />

Viene attivato in azienda un Comitato per la Salute, Sicurezza e Protezione<br />

Ambientale (SSPA) composto dalla Direzione (come Datore <strong>di</strong> lavoro),<br />

dal responsabile <strong>del</strong>l’Ufficio <strong>del</strong> personale, dai responsabili <strong>di</strong> Produzione,<br />

Manutenzione impianti, Ingegneria, dal RSPP, dal Me<strong>di</strong>co Competente<br />

e dai RLS.<br />

Compiti principali <strong>del</strong> Comitato è quello <strong>di</strong> stabilire una politica precisa<br />

<strong>del</strong>l’azienda in tema <strong>di</strong> salute, sicurezza e protezione ambientale, che<br />

abbia quin<strong>di</strong> un imprimatur dalla Direzione, e come tale venga recepita<br />

da tutti i <strong>di</strong>pendenti, ma che sia anche espressione <strong>di</strong> un lavoro in team,<br />

con ampio coinvolgimento e corresponsabilizzazione.


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 263<br />

Requisiti minimi <strong>di</strong> tale politica sarà evidentemente il puntuale rispetto<br />

<strong>del</strong>le normative vigenti, me<strong>di</strong>ante azioni programmate e con perio<strong>di</strong>ci<br />

report in riunioni almeno semestrali <strong>di</strong> verifica. L’obiettivo però è<br />

quello <strong>di</strong> un miglioramento continuo <strong>del</strong>le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro, me<strong>di</strong>ante<br />

ripetute azioni correttive <strong>ed</strong> un costante passaggio <strong>di</strong> informazioni tra i<br />

vari ruoli coinvolti.<br />

Il programma annuale viene approvato ogni inizio anno, con la previsione<br />

dei tempi <strong>di</strong> effettuazione <strong>ed</strong> in<strong>di</strong>cazione dei responsabili incaricati,<br />

e riguarderà gli interventi ispettivi (impianti critici <strong>di</strong> cui al D. Lgs.<br />

359/99, sopralluoghi <strong>di</strong> cui all’art. 17), quelli formativi (artt. 21 e 22), gli<br />

incontri perio<strong>di</strong>ci ex- art. 11, <strong>ed</strong> altro.<br />

ispezione degli impianti critici (D.Lgs. 359/99)<br />

sopralluogo semestrale degli ambienti <strong>di</strong> lavoro (art. 17, D.Lgs.<br />

626/94)<br />

riunione <strong>del</strong> comitato (art. 11, D.Lgs. 626/94)<br />

verifica <strong>ed</strong> aggiornamento <strong>del</strong> documento <strong>di</strong> valutazione dei rischi<br />

(art. 4 e art. 72-quater)<br />

esercitazione antincen<strong>di</strong>o <strong>ed</strong> evacuazione (D.M. 10/03/98)<br />

formazione su ergonomia e VDT (art. 56, D.Lgs. 626/94, Linee guida<br />

2/10/2000)<br />

ecc.<br />

Per quel che riguarda le attività <strong>di</strong> valutazione preliminare <strong>del</strong> rischio,<br />

vengono elaborate sch<strong>ed</strong>e <strong>di</strong> Analisi <strong>del</strong>la Salute e Sicurezza <strong>del</strong><br />

<strong>Lavoro</strong> (ASSL), che rappresentano graficamente le singole fasi <strong>del</strong> ciclo<br />

<strong>di</strong> lavoro, caratterizzate per gli aspetti relativi ai rischi potenziali, alle misure<br />

<strong>di</strong> prevenzione e protezione adottate, alle proc<strong>ed</strong>ure eventuali <strong>di</strong> sorveglianza<br />

sanitaria.<br />

La loro peculiarità risi<strong>ed</strong>e nel fatto che esse rappresentano l’evidenza<br />

formale <strong>di</strong> un lavoro svolto in team fra il SPP, i responsabili <strong>di</strong> produzione<br />

ovvero <strong>di</strong> ufficio, il Me<strong>di</strong>co Competente, l’apposizione <strong>del</strong>le cui firme<br />

sancisce l’approvazione congiunta <strong>del</strong> loro contenuto. Esse si completano<br />

con le osservazioni relative alle materie prime utilizzate <strong>ed</strong> alle modalità<br />

<strong>di</strong> smaltimento dei sottoprodotti, per lo sviluppo <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> gestione<br />

integrato <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a <strong>del</strong>la salute, <strong>del</strong>la sicurezza e <strong>del</strong>l’ambiente.<br />

La <strong>di</strong>stribuzione <strong>del</strong>le sch<strong>ed</strong>e ASSL e l’illustrazione <strong>del</strong> loro contenuto<br />

- ad opera dei preposti agli operatori interessati - rappresenta una valida<br />

proc<strong>ed</strong>ura <strong>di</strong> completamento <strong>del</strong>la “cascata informativa” da mettere<br />

in pie<strong>di</strong> ai fini <strong>del</strong>la prevenzione in azienda.<br />

Il ruolo <strong>del</strong> M.C. sarà ovviamente quello <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare - sulla base<br />

<strong>del</strong>le informazioni ricevute, dei dati ambientali e <strong>del</strong>l’osservazione <strong>di</strong>retta<br />

- le ricadute sulla salute dei lavoratori <strong>di</strong> quelle particolari con<strong>di</strong>zioni<br />

espositive, in<strong>di</strong>cando l’eventuale necessità <strong>di</strong> una sorveglianza sanitaria,<br />

<strong>di</strong> un monitoraggio tossicologico, ovvero contribuire a stabilire le misure<br />

<strong>di</strong> protezione, <strong>di</strong> abbattimento alla fonte, <strong>di</strong> formazione degli addetti, ecc.<br />

Di particolare interesse sarà poi il contributo <strong>del</strong> sanitario nella caratterizzazione<br />

<strong>del</strong> rischio chimico, secondo quanto richiesto dal Titolo VIIbis,<br />

in una scala <strong>di</strong> gravità che può tracciarsi dal rischio irrilevante (assimilabile<br />

al background naturale), a quello trascurabile (da correlarsi al<br />

“moderato” <strong>di</strong> cui al D.Lgs. 25/02, e che si identifica con con<strong>di</strong>zioni espositive<br />

< 1/10 <strong>del</strong> TLV), a quelle lavorazioni con esposizioni corrispondenti<br />

al c.d. “action level”, che richi<strong>ed</strong>ono interventi urgenti <strong>di</strong> bonifica.<br />

L’assoluta necessità comunque <strong>di</strong> riportare le scelte <strong>del</strong> Servizio <strong>di</strong> Prevenzione<br />

alle evidenze scientifiche ci è data dall’esempio <strong>del</strong> rischio piombo,<br />

i cui livelli <strong>di</strong> azione previsti dalla norma (40 mcg/dL <strong>di</strong> PbB) sono circa<br />

10 volte superiori ai livelli <strong>di</strong> riferimento <strong>del</strong>la popolazione generale.<br />

Conclusioni<br />

Pensiamo sia giusto rivisitare criticamente - <strong>ed</strong> aggiornare laddove<br />

necessario - i nostri comportamenti e le nostre proc<strong>ed</strong>ure <strong>di</strong> valutazione<br />

complessiva dei rischi lavorativi, in modo anche da accompagnare le trasformazioni<br />

in atto nel mondo <strong>del</strong> lavoro con prestazioni rese in qualità.<br />

In particolare l’espansione dei rapporti <strong>di</strong> lavoro temporanei, part-time,<br />

<strong>del</strong>ocalizzati, <strong>di</strong> collaborazione continua, l’incidenza sempre maggiore<br />

<strong>di</strong> fattori <strong>di</strong> rischio psicosociale (stress, mobbing, precarietà) o legati<br />

alle <strong>di</strong>pendenze (alcool, farmaci, droghe), all’invecchiamento, alla<br />

atipicità dei luoghi e degli orari <strong>di</strong> lavoro, ecc. richi<strong>ed</strong>ono nuove metodologie<br />

<strong>di</strong> intervento - molto più legate alle evidenze sperimentali che alle<br />

norme - per giungere ad efficaci livelli <strong>di</strong> tutela.<br />

Il mo<strong>del</strong>lo operativo proposto viene implementato - trovando nel<br />

contempo riferimenti costanti nella sua conduzione - da una serie <strong>di</strong> proc<strong>ed</strong>ure<br />

(scritte e perio<strong>di</strong>camente aggiornate), che trattano <strong>di</strong> argomenti<br />

generali <strong>di</strong> sicurezza (formazione, lavori in appalto, emergenze, ecc.), ovvero<br />

possono essere attivate per regolamentare rischi fino ad allora non<br />

co<strong>di</strong>ficati (tutela dei lavoratori atipici: part-time, interinali, telelavoratori,<br />

mobile workers, lavoro notturno, lavoratrici madri, ecc.)<br />

Riteniamo che la mancanza <strong>di</strong> una visione strategica estensiva sui temi<br />

<strong>del</strong>la salute e sicurezza - che segua quin<strong>di</strong> esclusivamente i dettami <strong>di</strong><br />

una norma che per definizione non può essere sempre attualizzata - non<br />

sia in grado <strong>di</strong> supportare, <strong>ed</strong> a volte anticipare, le spinte al progresso, anche<br />

per ricondurlo in quella <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> sostenibilità per le generazioni<br />

future espresse dalla Carta Europea dei <strong>di</strong>ritti fondamentali (art. 31),<br />

cioè il mantenimento <strong>di</strong> “con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro che rispettino la salute, la<br />

sicurezza e la <strong>di</strong>gnità <strong>del</strong> lavoratore”.<br />

Si ritiene che oggi ci siano quin<strong>di</strong> tutti gli elementi - anche legati ad<br />

una consolidata buona pratica professionale - affinché venga ricondotta al<br />

SPP <strong>ed</strong> al M.C. l’attività <strong>di</strong> prevenzione dei cosiddetti rischi non normati<br />

per la formulazione dei relativi giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> idoneità, ai fini <strong>del</strong> raggiungimento<br />

<strong>di</strong> un non retorico obiettivo <strong>di</strong> miglioramento <strong>del</strong>le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

lavoro.<br />

Bibliografia<br />

1) Boschiroli G. Mo<strong>del</strong>li, strumenti, e linee guida per la qualità <strong>del</strong>la<br />

professione <strong>di</strong> me<strong>di</strong>co competente. Atti Convegno Naz. ANMA. Ancona<br />

2002.<br />

2) Candura U. Luci <strong>ed</strong> ombre; problemi e prospettive. Atti Convegno<br />

Naz. ANMA - Ancona 2002.<br />

3) Alessio L, Bertazzi PA, Forni A, Gallus G, Imbriani M. Il monitoraggio<br />

biologico dei lavoratori esposti a tossici industriali. Maugeri<br />

Foundation Books, Vol. I - 2000.<br />

4) Apostoli P et al. I rischi correlati all’esposizione lavorativa a piombo<br />

inorganico. Linee Guida SIMLII. Atti Convegno Pavia - Maggio<br />

2003. Fondazione Salvatore Maugeri.<br />

5) Bartolucci GB et al. La valutazione <strong>del</strong> rischio. Linee Guida SIMLII -<br />

Atti Convegno Pavia - Maggio 2003. Fondazione Salvatore Maugeri.<br />

6) Monitoring, lo stato <strong>del</strong>la sicurezza e <strong>del</strong>la salute sul lavoro nell’Unione<br />

Europea. Agenzia Europea per la sicurezza e la salute sul lavoro.<br />

Stu<strong>di</strong>o pilota. Bilbao 2001 - http://osha.eu.int.


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

264 www.gimle.fsm.it<br />

M. Tiramani 1 , E. Ariano 2 , S. Birin<strong>del</strong>li 1 , M. Ronchin 1 , S. Savi 2 , V. Carreri 3 , C. Colosio 1 , M. Maroni 1,4<br />

Profili <strong>di</strong> rischio in agricoltura: attività in Regione Lombar<strong>di</strong>a<br />

1 International Centre for Pesticides and Health Risk Prevention (ICPS) - Osp<strong>ed</strong>ale Luigi Sacco (MI)<br />

2 Dipartimento <strong>di</strong> Prevenzione, ASL Provincia <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong><br />

3 Regione Lombar<strong>di</strong>a - U.O. Prevenzione<br />

4 Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano<br />

RIASSUNTO. La complessità <strong>del</strong>l’attuale scenario agricolo e<br />

la necessità <strong>di</strong> condurre attente valutazioni <strong>del</strong> rischio<br />

necessita <strong>di</strong> strumenti idonei. A tal scopo nell’ambito <strong>del</strong><br />

Progetto Speciale “La Prevenzione nell’impiego <strong>di</strong><br />

Antiparassitari in Agricoltura” <strong>del</strong>la Regione Lombar<strong>di</strong>a sono<br />

stati in<strong>di</strong>viduati i profili <strong>di</strong> esposizione/rischio come valido<br />

approccio alla definizione <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni espositive e <strong>di</strong> rischio<br />

per l’operatore in definiti scenari lavorativi. La valutazione<br />

deve necessariamente passare attraverso l’identificazione <strong>del</strong>le<br />

variabili caratterizzanti l’esposizione e l’attribuzione <strong>di</strong> valori<br />

<strong>di</strong>screti ad ogni variabile in relazione all’impatto<br />

sull’esposizione. Una volta definito, il profilo potrà avvalersi <strong>di</strong><br />

misure <strong>di</strong>rette condotte sul campo. Si tratta <strong>di</strong> un’attività non<br />

ancora condotta routinariamente e che necessita <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> pilota<br />

e <strong>di</strong> successive validazioni in campo. In base alle priorità<br />

in<strong>di</strong>viduate dal gruppo <strong>di</strong> lavoro, è stato stilato un piano <strong>di</strong><br />

attività triennale che si propone <strong>di</strong> definire i profili <strong>di</strong> rischio<br />

relativi a viticoltura, colture mai<strong>di</strong>cole, risicoltura,<br />

florovivaismo, orticoltura in ambienti protette (serre e tunnel),<br />

manutenzione <strong>del</strong> verde, pioppicoltura.<br />

Parole chiave: rischio, agricoltura, pestici<strong>di</strong>.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

RISK PROFILES IN AGRICULTURE: ACTIVITY IN THE REGION OF<br />

LOMBARDY. Agriculture represents a very complex scenario that<br />

ne<strong>ed</strong>s proper tools. To this aim, in the frame of Special Project<br />

“La Prevenzione nell’impiego <strong>di</strong> Antiparassitari in Agricoltura”<br />

promot<strong>ed</strong> by the Region of Lombardy, profiles of exposure<br />

and/or risk have been identifi<strong>ed</strong> as valid approach able to define<br />

particular con<strong>di</strong>tions of exposure and risk for the operator in<br />

particular settings. The evaluation necessarily ne<strong>ed</strong>s to identify<br />

the most important parameters affecting exposure and their<br />

extent on magnitude of exposure. Therefore, field stu<strong>di</strong>es should<br />

be further perform<strong>ed</strong> in order to confirm and improve the<br />

profile. The identification of profiles of exposure and risk is an<br />

activity still in progress that ne<strong>ed</strong> to be carefully set up and<br />

standar<strong>di</strong>s<strong>ed</strong>. The team involv<strong>ed</strong> in the study identifi<strong>ed</strong> priorities<br />

deserving much attention in Lombardy, and plann<strong>ed</strong> a three<br />

years programme aim<strong>ed</strong> at define the profile of exposure and<br />

risk in viticulture, maize crop, rice growing, nursery gardening,<br />

horticulture in greenhouses, maintenance of gardens, and poplar<br />

growing<br />

Key words: risk, agriculture, pesticides.<br />

Introduzione<br />

Gli antiparassitari rappresentano uno dei principali rischi chimici in<br />

agricoltura.<br />

La valutazione <strong>del</strong> rischio prevista dal D.L.vo 626/94 è finalizzata<br />

essenzialmente all’in<strong>di</strong>viduazione dei provve<strong>di</strong>menti necessari a salvaguardare<br />

la salute dei lavoratori, siano essi interventi <strong>di</strong> prevenzione in<br />

senso stretto, attività <strong>di</strong> formazione/informazione, o interventi <strong>di</strong> tipo organizzativo.<br />

Per i lavoratori <strong>del</strong>l’agricoltura, la valutazione <strong>del</strong> rischio richi<strong>ed</strong>e<br />

necessariamente uno sforzo <strong>di</strong> semplificazione, in quanto non sempre è<br />

possibile effettuare <strong>del</strong>le stime degli effetti attesi nei lavoratori.<br />

Le ragioni sono varie: in primo luogo, tale ambito <strong>di</strong> lavoro costituisce<br />

una realtà <strong>di</strong>namica e complessa; in secondo luogo, le informazioni<br />

tossicologiche necessarie per stimare, con ragionevole livello <strong>di</strong> accuratezza,<br />

la probabilità che si verifichino effetti sulla salute non sono sempre<br />

facilmente accessibili a chi deve effettuare la valutazione nella realtà pratica.<br />

Inoltre, per la maggior parte degli antiparassitari, lo stato <strong>del</strong>le conoscenze<br />

sulle relazioni dose-effetto nell’uomo non consente <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />

relazioni quantitative tra dose <strong>di</strong> esposizione e risposta biologica.<br />

Ciò vale in particolare per gli effetti <strong>di</strong> tipo cronico.<br />

Gli utilizzatori in agricoltura sono caratterizzati da una esposizione<br />

variabile. La stima <strong>del</strong>l’esposizione può essere effettuata adottando <strong>di</strong>verse<br />

strategie. Tuttavia, date le peculiarità <strong>del</strong> settore agricolo e alla luce<br />

<strong>del</strong>le recenti <strong>di</strong>sposizioni <strong>del</strong> d.lgs 25/02, si è ritenuto <strong>di</strong> dover in<strong>di</strong>viduare<br />

un metodo che consenta <strong>di</strong> condurre attività <strong>di</strong> valutazione <strong>del</strong> rischio<br />

in un ambito particolarmente critico. I Profili <strong>di</strong> Esposizione/Rischio<br />

consentono <strong>di</strong> stimare l’esposizione attraverso la definizione <strong>di</strong> una<br />

serie <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori che caratterizzano, in modo quali-quantitativo, l’esposizione<br />

reale.<br />

Obiettivo<br />

Tra gli obiettivi specifici <strong>del</strong> Progetto Speciale “La Prevenzione nell’impiego<br />

<strong>di</strong> Antiparassitari in Agricoltura” <strong>del</strong>la Regione Lombar<strong>di</strong>a è<br />

compresa la definizione <strong>di</strong> profili <strong>di</strong> rischio in specifici scenari lavorativi<br />

e la validazione <strong>del</strong>le stime <strong>di</strong> esposizione fornite dai mo<strong>del</strong>li pre<strong>di</strong>ttivi<br />

messi a punto in altri Paesi. Un profilo (o scenario) <strong>di</strong> rischio è definito<br />

dalla combinazione <strong>di</strong> dati relativi alla caratterizzazione tossicologica <strong>di</strong><br />

una sostanza e all’esposizione al relativo prodotto. L’aspetto <strong>di</strong> maggiore<br />

rilevanza “pratica”, nell’ambito <strong>del</strong> Progetto Speciale risi<strong>ed</strong>e nella definizione<br />

<strong>del</strong>le caratteristiche espositive in scenari tipici <strong>del</strong>la R.L. Occorre<br />

in<strong>di</strong>viduare scenari <strong>di</strong> esposizione omogenei che siano caratteristici e<br />

rappresentativi <strong>del</strong>la realtà <strong>del</strong>la Regione, sulla scorta dei quali eventualmente<br />

effettuare, in un secondo momento, misurazioni <strong>di</strong> tipo ambientale<br />

e biologico, a validazione <strong>del</strong> profilo. Sulla base dei risultati ottenuti<br />

sarà possibile definire livelli <strong>di</strong> esposizione probabili, per specifiche attività<br />

lavorative, che potranno essere estrapolati a realtà confrontabili a<br />

quelle <strong>di</strong> interesse.<br />

Le informazioni atte a caratterizzare degli scenari possono variare a<br />

seconda <strong>del</strong>le zone agricole, tuttavia è possibile in<strong>di</strong>viduare un set minimo<br />

<strong>di</strong> informazioni che devono necessariamente essere raccolte: infor-


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 265<br />

mazioni quali-quantitative circa gli AP utilizzati (quali principi attivi sono<br />

utilizzati e in quali quantità, da quale tipo <strong>di</strong> tossicità sono caratterizzati,..),<br />

superficie agricola utilizzata, tipologie colturali, informazioni circa<br />

le caratteristiche tecnologiche <strong>del</strong>le aziende presenti nell’area in oggetto,<br />

informazioni climatiche e geografiche, etc.<br />

L’identificazione dei “profili” ha molteplici vantaggi:<br />

1. stimare il rischio in agricoltura<br />

2. guidare l’esecuzione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> sul campo<br />

3. fornire informazioni per interpretare i dati<br />

4. fornire informazioni per estrapolare dati su una più larga scala<br />

5. fornire informazioni utili per il processo <strong>di</strong> autorizzazione <strong>del</strong> prodotto<br />

fitosanitario a livello nazionale<br />

6. favorire lo sviluppo <strong>di</strong> programmi preventivi e <strong>di</strong> formazione<br />

7. consentire il confronto fra dati <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse aree/Paesi<br />

8. consentire <strong>di</strong> impostare programmi <strong>di</strong> intervento per ridurre rischi <strong>ed</strong><br />

effetti.<br />

Programma in corso<br />

Già da alcuni anni è stato creato un gruppo <strong>di</strong> lavoro, che v<strong>ed</strong>e impegnati<br />

la R.L.- U.O. Prevenzione e il Centro Internazionali per gli Antiparassitari<br />

e la Prevenzione Sanitaria. L’attività <strong>del</strong> gruppo è finalizzata a<br />

dare alcune risposte ai quesiti sollevati dalla recente promulgazione <strong>del</strong><br />

D.Lgs. 25/02. La elaborazione <strong>di</strong> tali dati permetterà <strong>di</strong> generare ipotesi<br />

<strong>di</strong> esposizione/rischio, che potranno essere validate da misurazioni realizzate<br />

sul campo.<br />

È prevista la raccolta sistematica <strong>di</strong> dati su colture in<strong>di</strong>viduate come<br />

prioritarie dalla Regione: viticoltura, mais, risicoltura, pioppicoltura, serre<br />

(floreali e orticoli), frutticoltura, colture orticole in campo. I primi risultati<br />

sono già <strong>di</strong>sponibili per quanto concerne la viticoltura nell’Oltrepò<br />

Pavese, <strong>ed</strong> è iniziata nel 2003 l’indagine per le colture mai<strong>di</strong>cole. Per le<br />

altre colture prioritarie è in corso la fase conoscitiva e <strong>di</strong> raccolta dati per<br />

mirare gli interventi successivi.<br />

2003 Diserbo mais ASL Lo<strong>di</strong>, Cremona<br />

2003 Viticoltura ASL Brescia, Pavia<br />

2003-20<strong>04</strong> Riso ASL Pavia, Milano 1<br />

2003-20<strong>04</strong> Coltivazioni in Tunnel ASL Bergamo<br />

2003-20<strong>04</strong> Florovivaismo ASL Como<br />

2003-20<strong>04</strong> Manutenzione <strong>del</strong> verde ASL Milano 3<br />

20<strong>04</strong> Pioppi ASL Pavia, Lo<strong>di</strong><br />

20<strong>04</strong>-2005 Frutta ASL Sondrio


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

266 www.gimle.fsm.it<br />

C. Romano 1 , A. Carosso 2 , D. Bosio 1 , A. Chiesa 1 , A. Gullino 1 , A. Turrini 1<br />

La scelta degli apteni per i test epicutanei nella <strong>di</strong>gnosi <strong>del</strong>le dermatiti<br />

allergiche da contatto: osservazioni epidemiologiche<br />

1 Dipartimento <strong>di</strong> Traumatologia, Ortope<strong>di</strong>a e Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> - Università <strong>di</strong> Torino<br />

2 Struttura Semplice <strong>di</strong> Allergologia - ASL 4 - Torino<br />

RIASSUNTO. Scopo <strong>del</strong>lo stu<strong>di</strong>o è stato valutare la<br />

<strong>di</strong>stribuzione <strong>del</strong>le positività allergiche per gli apteri<br />

compresi nella serie standard e nelle serie “fisse”nella<br />

<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> DAC professionale e non e <strong>di</strong> correlarla con le<br />

<strong>di</strong>verse categorie professionali, al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />

l’effettiva capacità <strong>di</strong>agnostica dei vari allergeni utilizzati.<br />

Il 41.8% <strong>del</strong> campione (392/937 su 943 pazienti esaminati) ha<br />

presentato almeno una positività per la serie standard, con<br />

frequenza <strong>di</strong> positività maggiore per il nichel solfato.<br />

Maggior frequenza <strong>di</strong> positività per la serie standard è stata<br />

riscontrata negli impiegati, nei parrucchieri e negli OTA.<br />

In relazione alle serie “fisse”, solo il 13.8% (124/897) ha<br />

presentato positività per almeno un aptene, con frequenza <strong>di</strong><br />

positività maggiore per l’ammonio persolfato; le categorie<br />

professionali con maggior frequenza <strong>di</strong> positività sono<br />

risultate i parrucchieri e gli addetti alle pulizie.<br />

Un numero elevato <strong>di</strong> apteri testati più <strong>di</strong> 200 volte è risultato<br />

sempre negativo.<br />

Il confronto tra le positività per gli apteri <strong>del</strong>la serie standard<br />

e gli apteri <strong>del</strong>le serie fisse evidenzia una notevole<br />

<strong>di</strong>screpanza a vantaggio <strong>del</strong>la serie standard, pur in presenza<br />

<strong>di</strong> alta specificità <strong>di</strong> alcuni apteni <strong>del</strong>le serie fisse in<br />

determinate categorie professionali, riconducibile alla<br />

tipologia <strong>del</strong>la serie standard e <strong>del</strong>le serie “fisse” <strong>ed</strong> orienta<br />

ad un approccio cautelativo nel testare sistematicamente le<br />

serie fisse, pur suggerendo una possibile maggior accuratezza<br />

e specificità <strong>di</strong>agnostica in alcune categorie professionali.<br />

Parole chiave: DAC, test epicutanei, serie standard, serie<br />

“fisse”, utilità <strong>di</strong>agnostica.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

HAPTENS SELECTION IN PATCH TESTING FOR THE DIAGNOSIS OF<br />

ALLERGIC CONTACT DERMATITIS: EPIDEMIOLOGICAL DATA. Aim of<br />

the study was to verify the reliability in clinical practice of<br />

patch testing with “standard” series and ad<strong>di</strong>tional series of<br />

haptens for the <strong>di</strong>agnosis of occupational and nonoccupational<br />

allergic contact dermatitis, evaluating positive<br />

reactions and relating those reactions to professional<br />

categories.<br />

A total of 392 out of 937 patients (41.8%) show<strong>ed</strong> at least one<br />

positive reaction to “standard” series testing; the hapten most<br />

frequently not<strong>ed</strong> as the cause of positive reaction was nickel<br />

sulphate. Professional categories that show<strong>ed</strong> positive reactions<br />

to “standard” series most frequently were clerks, hairdressers<br />

and hospital auxiliary workers.<br />

Among 897 patients test<strong>ed</strong> with nonstandard allergens, only<br />

124 (13.8%) elicit<strong>ed</strong> at least one positive reaction, ammonium<br />

persulphate being the most frequently positive hapten. A<br />

dominant percentage of positive results was seen in<br />

hairdressers and cleaning personnel. No positive reactions were<br />

observ<strong>ed</strong> in a large number of haptens, test<strong>ed</strong> more than 200<br />

times. Haptens of “standard series” elicit<strong>ed</strong> a higher number of<br />

positive reaction than the ad<strong>di</strong>tional series, even though there<br />

was a high specificity of few ad<strong>di</strong>tional series haptens in some<br />

professional categories. Data suggest some caution in<br />

sistematically testing ad<strong>di</strong>tional series, despite a higher<br />

accuracy and <strong>di</strong>agnostic efficacy in some job categories.<br />

Key words: allergic contact dermatitis, patch test tecniques,<br />

“standard” series, ad<strong>di</strong>tional series, <strong>di</strong>agnostic efficacy.<br />

Premessa e scopo <strong>del</strong>lo stu<strong>di</strong>o<br />

La <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> dermatite allergica da contatto (DAC) <strong>di</strong> origine professionale<br />

o meno si basa tuttora, in modo preponderante, sul test epicutaneo.<br />

Abitualmente si proc<strong>ed</strong>e, come descritto da alcuni Autori (1, 2, 3) <strong>ed</strong><br />

in base all’esperienza pluriennale <strong>di</strong> vari Centri qualificati, utilizzando una<br />

serie “standard” (valida per indagare gli apteni che più frequentemente<br />

provocano sensibilizzazione nella popolazione generale) e serie “fisse”<br />

per le varie professioni o per i vari quadri <strong>di</strong> patologia extraprofessionale,<br />

costruite secondo criteri derivati da queste multiformi esperienze. In particolare,<br />

la tendenza dei Centri <strong>di</strong> riferimento è quella <strong>di</strong> utilizzare, prudenzialmente,<br />

un numero elevato <strong>di</strong> serie “fisse”, ognuna composta a sua<br />

volta da un numero elevato <strong>di</strong> apteni. Lo scopo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è stato da<br />

un lato quello <strong>di</strong> valutare la <strong>di</strong>stribuzione <strong>del</strong>le positività allergiche per i<br />

vari apteni testati, dall’altro quello <strong>di</strong> correlare la <strong>di</strong>stribuzione <strong>del</strong>le positività<br />

con le varie categorie professionali, al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare l’effettiva<br />

utilità <strong>ed</strong> il potere <strong>di</strong>agnostico dei <strong>di</strong>versi apteni utilizzati, con particolare<br />

riferimento a quelli non inseriti nella serie standard.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong><br />

Sono stati selezionati 943 pazienti con <strong>di</strong>agnosi clinico-anamnestica<br />

<strong>di</strong> sospetta dermatite allergica da contatto (DAC) professionale o extraprofessionale<br />

sottoposti a test epicutanei con la serie standard GIRDCA<br />

(in uso al momento <strong>del</strong>la esecuzione <strong>del</strong>le visite allergologiche esaminate)<br />

(tab. I) e/o con le appropriate serie “fisse” extra-GIRDCA presso<br />

l’Ambulatorio <strong>di</strong> Allergologia Professionale <strong>del</strong>l’Osp<strong>ed</strong>ale CTO <strong>di</strong> Torino<br />

nell’arco <strong>di</strong> cinque anni. La maggioranza dei pazienti è stata testata anche<br />

con almeno una serie “fissa” scelta sulla base <strong>del</strong> tipo <strong>di</strong> attività lavorativa<br />

svolta o <strong>del</strong>la specifica problematica extra-lavorativa presentata.<br />

Le serie “fisse” sono state appositamente allestite in riferimento ai dati <strong>di</strong><br />

letteratura <strong>ed</strong> all’esperienza <strong>di</strong> altri Centri.<br />

Sulla base dei dati considerati per ciascuno dei 943, è stata condotta<br />

un’analisi statistica con i seguenti inten<strong>di</strong>menti:<br />

1. calcolare il numero <strong>di</strong> volte in cui è stata testata la serie GIRDCA e la<br />

frequenza <strong>del</strong>le positività e negatività per almeno un aptene <strong>del</strong>la serie,<br />

e ripetere l’analisi per le serie extra-GIRDCA;


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 267<br />

2. calcolare la frequenza <strong>di</strong> positività <strong>di</strong> almeno un aptene <strong>del</strong>la serie<br />

GIRDCA per le varie categorie professionali;<br />

3. calcolare la frequenza <strong>di</strong> positività <strong>di</strong> ogni aptene <strong>del</strong>la serie GIRD-<br />

CA, considerando che gli apteni GIRDCA sono stati testati sempre<br />

tutti in 937 soggetti su 943;<br />

4. ripetere quanto fatto al punto 2 per le serie extra-GIRDCA;<br />

5. ripetere quanto fatto al punto 3 per le serie extra-GIRDCA.<br />

Risultati<br />

1) Il 99,4% sul totale <strong>del</strong> campione è stato testato con la serie GIRDCA<br />

(937/943) mentre il 95,1% è stato testato con almeno un aptene extra-<br />

GIRDCA (897/943).<br />

Fra i soggetti testati presenta almeno una positività per la serie GIRD-<br />

CA il 41,8% (392/937), mentre presenta positività per almeno un aptene<br />

extra-GIRDCA solo il 13,8% dei soggetti (124/897); 82 casi sugli<br />

892 testati sia con la serie GIRDCA sia con almeno una serie extra-GIRDCA<br />

(9,2%) risultano positivi sia per la serie GIRDCA sia per<br />

almeno un aptene extra-GIRDCA.<br />

2) Le frequenze <strong>di</strong> positività rilevate per gli apteni <strong>del</strong>la serie GIRDCA<br />

nelle varie categorie professionali sono state considerate in relazione alla<br />

prevalenza <strong>del</strong>le professioni sul campione totale; non sono state prese<br />

in considerazione professioni con prevalenza inferiore al 2% rispetto<br />

al campione totale, per la scarsa significatività <strong>del</strong> riscontro <strong>di</strong> alte<br />

frequenze <strong>di</strong> positività tra le categorie con un numero ridotto <strong>di</strong> casi.<br />

Le categorie professionali aventi frequenza <strong>di</strong> positività significativa<br />

per la serie GIRDCA sono riportate nella tab. II.<br />

3) Tra gli apteni GIRDCA, il nichel solfato presenta la frequenza <strong>di</strong> positività<br />

maggiore (17,8%), seguito da thiomersal (6,7%), mix essenze<br />

(6,1%), cobalto cloruro (5,6%), potassio <strong>di</strong>cromato (4,5%), parafenilen<strong>di</strong>amina<br />

base libera (4,2%), balsamo <strong>del</strong> Perù (2,8%), 4,4’-<strong>di</strong>amino<strong>di</strong>fenilmetano<br />

(2,5%), mix tiourami (2,3%) e kathon CG (2,2%). Gli altri apteni<br />

hanno presentato positività con frequenza inferiore al 2%. Non sono<br />

mai risultati positivi quaternium 15 <strong>ed</strong> imidazoli<strong>di</strong>nilurea (cfr. tab. I).<br />

4) Le categorie professionali aventi frequenza <strong>di</strong> positività significativa<br />

per gli apteni extra-GIRDCA sono riportate nella tab. II (non considerando<br />

le professioni con prevalenza inferiore al 2% rispetto al campione<br />

<strong>di</strong> 943 soggetti).<br />

5) Considerando che il numero <strong>di</strong> volte in cui ogni aptene è stato testato<br />

ha subito forti variazioni, assumono particolare significato le frequenze<br />

<strong>di</strong> positività sul numero <strong>di</strong> testati (tab. III).<br />

Fra gli apteni <strong>del</strong>le serie “fisse” testati almeno in 50 pazienti, quelli<br />

che presentano frequenza <strong>di</strong> positività più alta sono: ammonio persolfato<br />

(15,79%), palla<strong>di</strong>o cloruro (10,74%), balsamo <strong>del</strong> Tolù (6,74%), fosforo<br />

sesquisolfuro (6,34%), isoeugenolo (4,92%), 1,3-<strong>di</strong>fenilguani<strong>di</strong>na<br />

(4,22%), p-toluen<strong>di</strong>amina (4%), aldeide cinnamica (3,23%) e tetraetiltiurame<br />

<strong>di</strong>solfuro (3,21%).<br />

Gli apteni extra-GIRDCA elencati in figura 1 non sono mai risultati<br />

positivi (quelli contrassegnati con * sono stati testati più <strong>di</strong> 200 volte).<br />

Tabella I. Serie GIRDCA testata presso il centro esaminato, con frequenza (%) <strong>di</strong> positività riscontrata<br />

Apteni serie GIRDCA<br />

potassio <strong>di</strong>cromato 4,5% quaternium 15 0,0%<br />

cobalto cloruro 5,6% primina 0,1%<br />

nichel solfato 17,8% parafenilen<strong>di</strong>amina base libera 4,2%<br />

formaldeide 1,7% imidazoli<strong>di</strong>nilurea 0,0%<br />

balsamo <strong>del</strong> Perù 2,8% kathon CG 2,2%<br />

neomicina solfato 0,2% giallo 3 <strong>di</strong>spersione 0,1%<br />

benzocaina 0,2% rosso 1 <strong>di</strong>spersione 0,3%<br />

cliochinolo 0,1% thiomersal 6,7%<br />

colofonia 1,1% mercurioamide cloruro 0,7%<br />

alcoli <strong>di</strong> lana 1,1% 4, 4’-<strong>di</strong>amino<strong>di</strong>fenilmetano 2,5%<br />

resina epossi<strong>di</strong>ca 1,6% N-isopropil-N’-fenil-parafenilen<strong>di</strong>amina 1,3%<br />

mix mercaptoderivati 0,4% mercaptobenzotiazolo 0,4%<br />

mix tiourami 2,3% sesquiterpene lactone mix 0,4%<br />

mix essenze 6,1% mix paraben 0,1%<br />

resina p-ter-butilfenolo-aldeide formica 1,8% vaselina (controllo negativo) 0,0%<br />

Tabella II. Frequenza <strong>di</strong> positività serie GIRDCA <strong>ed</strong> extra-GIRDCA per categoria professionale (cut-off 2%)<br />

N° pazienti Prevalenza GIRDCA Extra - GIRDCA<br />

Categorie professionali per<br />

categoria<br />

sul campione<br />

totale (%)<br />

Non testati<br />

% positivi<br />

nella categoria<br />

Non testati<br />

% positivi<br />

nella categoria<br />

Metalmeccanica 227 24,1% 6 45,70% 9 15,14%<br />

Professioni sanitarie 140 14,8% 0 47,14% 2 11,59%<br />

Parrucchieri 85 9,0% 23 61,29% 0 29,41%<br />

Impiegati tecnici 63 6,7% 3 55,00% 7 7,14%<br />

Materie plastiche/industria gomma 56 5,9% 0 33,93% 1 14.55%<br />

Professioni impiegatizie/intellettuali 41 4,3% 1 65,00% 11 20,00%<br />

Con<strong>di</strong>zioni non professionali 41 4,3% 5 30.56% 4 18.92%<br />

Casalinghe 40 4,2% 0 42,50% 4 13,89%<br />

Pulizie 39 4,1% 2 40,54% 1 21,05%<br />

Industria siderurgica 36 3,8% 2 38,24% 2 11,76%<br />

OTA 28 3,0% 0 60,71% 0 14,29%<br />

E<strong>di</strong>lizia 26 2,8% 0 42,31% 3 8,70%


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

268 www.gimle.fsm.it<br />

Apteni extra-GIRDCA<br />

Discussione e conclusioni<br />

La <strong>di</strong>stribuzione <strong>del</strong>le positività riscontrate per gli apteni <strong>del</strong>la serie<br />

GIRDCA nella popolazione in esame è simile a quella riportata dalla letteratura<br />

(4): al primo posto si sono confermati i metalli; deve essere tuttavia<br />

segnalata l’eccezione nella nostra casistica <strong>di</strong> una frequenza particolarmente<br />

elevata per thiomersal e mix essenze.<br />

Il nichel solfato presenta un’alta frequenza <strong>di</strong> positività nei metalmeccanici,<br />

dato confermato dalla letteratura, ma anche in sanitari, parrucchieri<br />

e impiegati tecnici: questo si spiega, verosimilmente, con la natura<br />

anche extraprofessionale <strong>del</strong>l’esposizione.<br />

Il mix essenze presenta molte positività nei metalmeccanici: questo<br />

dato può essere dovuto ai detergenti profumati utilizzati sul lavoro oppure<br />

ad esposizione extraprofessionale, data anche la pr<strong>ed</strong>ominanza <strong>di</strong> soggetti<br />

femminili fra i positivi.<br />

L’alta frequenza <strong>di</strong> positività <strong>del</strong> thiomersal nei metalmeccanici e nei<br />

sanitari potrebbe derivare dalla <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>la vaccinazione antitetanica<br />

che lo contiene.<br />

Il cromo è risultato meno frequentemente positivo rispetto ai dati <strong>di</strong><br />

letteratura, con l’eccezione <strong>del</strong>la categoria e<strong>di</strong>lizia, in relazione alla nota<br />

presenza <strong>del</strong> metallo nel cemento.<br />

Tabella III. Apteni extra-GIRDCA or<strong>di</strong>nati per % positività<br />

N° N° %<br />

N° N° %<br />

Apteni extra-GIRDCA<br />

testati positivi positivi testati positivi positivi<br />

tribromosalano 6 2 33,33% <strong>di</strong>aldeide glutarica 219 3 1,37%<br />

arancio 3 <strong>di</strong>spersione 5 1 20,00% propoli 166 2 1,20%<br />

ammonio persolfato 76 12 15,79% p-ter-butilcatecolo 516 6 1,16%<br />

muschio <strong>di</strong> quercia assoluto 16 2 12,50% pirogallolo 89 1 1,12%<br />

palla<strong>di</strong>o cloruro 121 13 10,74% olio <strong>di</strong> trementina 485 5 1,03%<br />

balsamo <strong>del</strong> Tolù 89 6 6,74% ammonio tetracloroplatinato 136 1 0,74%<br />

fosforo sesquisolfuro 205 13 6,34% tetrametiltiurame <strong>di</strong>solfuro 552 4 0,72%<br />

isoeugenolo 61 3 4,92% morfolinmercaptobenzotiazolo 428 3 0,70%<br />

1,3-<strong>di</strong>fenilguani<strong>di</strong>na 427 18 4,22% bis(<strong>di</strong>etil<strong>di</strong>tiocarbamato)zinco 535 3 0,56%<br />

p-toluen<strong>di</strong>amina 225 9 4,00% trietanolamina 734 4 0,54%<br />

aldeide cinnamica 93 3 3,23% trietilentetramina 206 1 0,49%<br />

tetraetiltiurame <strong>di</strong>solfuro 436 14 3,21% resina fenolformaldei<strong>di</strong>ca (novolac) 415 2 0,48%<br />

ac. Abietico 79 2 2,53% fenilmercurio acetato 232 1 0,43%<br />

benzoile perossido 700 14 2,00% resina fenolformaldei<strong>di</strong>ca (resol) 419 1 0,24%<br />

vanillina 153 3 1,96% esametilentetramina 636 1 0,16%<br />

esaclorofene 138 2 1,45% glicole propilenico 691 1 0,14%<br />

tetrametiltiurame monosolfuro 430 6 1,40%<br />

1,2,3-tris-(2-idrossietil)-esaidrotriazina, 2-bromo-2-nitropropan-1,3-<strong>di</strong>olo, 2-cloro-N-idrossimetilacetamide, abitolo, acido paminobenzoico,<br />

acido abietico, acido sorbico, alcol cetilstearilico*, alcol cinnamilico, aldeide alfa-amilcinnamica, aldeide benzoica,<br />

amerchol L-101, ammonio tioglicolato, bacitracina, benomyll, benzalconio cloruro, benzile cinnamato, benzile salicilato, benzofenone-<br />

4, benzotriazolo, bis(<strong>di</strong>butil<strong>di</strong>tiocarbamato)zinco*, bisfenolo A*, bisfenolo A <strong>di</strong>metacrilato, bitionolo, blu 3 <strong>di</strong>spersione, butile paraidrossibenzoato,<br />

butil-idrossianisolo, butil-idrossitoluene*, captafol, captan, cicloesile tioftalimide, cincocaina cloridrato, cloracetamide,<br />

cloramfenicolo, clorexi<strong>di</strong>na <strong>di</strong>gluconato, clorochinaldolo, clorocresolo*, cloroxilenolo, clorpromazina cloridrato, <strong>di</strong>benzotiazile<br />

<strong>di</strong>solfuro, <strong>di</strong>butiltiourea, <strong>di</strong>etilentriamina, <strong>di</strong>fenilmetano 4,4-<strong>di</strong>isocianato, <strong>di</strong>feniltiourea*, <strong>di</strong>-N-butilftalato*, <strong>di</strong>pentametilentiurame<br />

<strong>di</strong>solfuro, <strong>di</strong>pentene(<strong>di</strong>-limonene), etere cresilglici<strong>di</strong>co, etile para-idrossibenzoato, etilen<strong>di</strong>amina <strong>di</strong>cloridrato*, etilenglicole<br />

<strong>di</strong>metacrilato, eugenolo, euxyl K-400, fenidone, folpet, framicetina solfato, gentamicina solfato, geraniolo, glicerile monotioglicolato,<br />

idrochinone*, idrossicitronellale, isoamil-p-metossicinnamato, isoforon<strong>di</strong>amina, lidocaina cloridrato, maneb, metile metacrilato 618*,<br />

metile para-idrossibenzoato, metolo, N,N-<strong>di</strong>metil-p-tolui<strong>di</strong>na, N,N’-<strong>di</strong>fenil-p-fenilen<strong>di</strong>amina*, N-cicloesilbenzotiazil-sulfenamide*, olio<br />

<strong>di</strong> legno <strong>di</strong> c<strong>ed</strong>ro, olio <strong>di</strong> lemongrass, p-aminofenolo, piretro, potassio <strong>di</strong>cianoaurato, prometazina cloridrato, propile paraidrossibenzoato,<br />

p-ter-butilfenolo, resina toluensolfonamido-formaldei<strong>di</strong>ca, resorcinolo*, rosso 17 <strong>di</strong>spersione, so<strong>di</strong>o tiosolfatoaurato,<br />

solfanilamide, sorbitan-sesquioleato, sviluppatore colore CD2, sviluppatore colore CD3, sviluppatore colore CD4, tetracaina cloridrato,<br />

tetraclorosalicilanilide, trementina veneta, triclosano, tricresilfosfato*, trietilenglicole <strong>di</strong>metacrilato, trifenilfosfato, zineb, ziram.<br />

Figura 1. Apteni extra GIRDCA risultati sempre negativi (*apteni testati più <strong>di</strong> 200 volte)<br />

Il kathon è molto frequentemente positivo nei metalmeccanici, verosimilmente<br />

poiché è contenuto come “conservante” nei liqui<strong>di</strong> lubro-refrigeranti<br />

<strong>di</strong> uso industriale.<br />

Il mix tiourami presenta elevata positività nei metalmeccanici e nei<br />

sanitari ma non nei lavoratori <strong>del</strong>la gomma, verosimilmente per l’abituale<br />

utilizzo <strong>di</strong> guanti in gomma nelle prime due categorie.<br />

La parafenilen<strong>di</strong>amina (PFD) presenta alta frequenza <strong>di</strong> positività nei<br />

parrucchieri e nei lavoratori <strong>del</strong>l’industria <strong>del</strong>la gomma, in cui costituisce<br />

uno specifico fattore <strong>di</strong> rischio.<br />

Il confronto fra le positività evidenziate verso gli apteni <strong>del</strong>la serie<br />

GIRDCA e <strong>del</strong>le serie “fisse” extra-GIRDCA evidenzia una notevole <strong>di</strong>fferenza<br />

nella frequenza <strong>di</strong> riscontri positivi fra la serie GIRDCA e l’insieme<br />

<strong>del</strong>le varie serie “fisse”, pur essendo la frequenza <strong>di</strong> effettuazione<br />

globale dei due or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> test sovrapponibile (deve comunque essere ricordato<br />

che la frequenza per i singoli apteni risulta invece nettamente inferiore<br />

nel caso <strong>del</strong>le serie extra-GIRDCA, per la <strong>di</strong>versa specificità <strong>di</strong><br />

ognuno <strong>di</strong> essi a seconda <strong>del</strong>le <strong>di</strong>verse situazioni <strong>di</strong> esposizione, professionale<br />

o meno). Ciò deriva, verosimilmente, dal fatto che i principali allergeni<br />

per contatto cutaneo sono probabilmente già quelli non a caso inseriti,<br />

in base a considerazioni epidemiologiche, nelle varie Serie Standard<br />

stabilite a livello internazionale <strong>ed</strong> in particolare, in Italia all’epoca<br />

<strong>di</strong> effettuazione dei test qui esaminati, dal GIRDCA.Un numero conside-


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 269<br />

revole (97/155) <strong>di</strong> apteni extra-GIRDCA è risultato sempre negativo. Di<br />

questi, 14 sono stati testati più <strong>di</strong> 200 volte e 20 più <strong>di</strong> 100 volte. Appare<br />

dunque scarsamente motivata la prosecuzione <strong>del</strong> loro impiego routinario<br />

nell’ambito <strong>di</strong>agnostico qui preso in considerazione.<br />

Dalla <strong>di</strong>stribuzione <strong>del</strong>le positività per i singoli apteni extra-GIRD-<br />

CA si evince che potrebbe essere opportuno testare alcuni <strong>di</strong> essi soprattutto<br />

in metalmeccanici, parrucchieri e professioni sanitarie. In effetti<br />

l’ammonio persolfato risulta altamente specifico per i parrucchieri <strong>ed</strong> il<br />

fosforo sesquisolfuro per i metalmeccanici.<br />

Gli apteni <strong>del</strong>la “serie fissa gomma” sono risultati frequentemente<br />

positivi, ma è da sottolineare che in nessun caso un singolo aptene extra<br />

GIRDCA è risultato positivo in assenza <strong>di</strong> una parallela positività <strong>del</strong> mix<br />

<strong>del</strong>la serie GIRDCA contenente l’aptene stesso.<br />

L’orientamento <strong>del</strong>la letteratura in argomento è sostanzialmente<br />

per un’utilità <strong>del</strong>le serie “fisse” nella <strong>di</strong>agnosi eziologica <strong>di</strong> DAC, in<br />

particolare <strong>di</strong> tipo professionale (5,6). Sono peraltro presenti anche segnalazioni,<br />

nella fattispecie provenienti da Centri italiani (7), che considerano<br />

opportuna una riduzione <strong>del</strong> numero degli apteni <strong>del</strong>le serie<br />

“fisse” da testare.<br />

Nel nostro stu<strong>di</strong>o l’utilità <strong>del</strong>le serie ad<strong>di</strong>zionali non viene evidenziata<br />

in maniera significativa se non in alcune categorie professionali (ad<br />

esempio parrucchieri e metalmeccanici). Ciò potrebbe <strong>di</strong>pendere dalla <strong>di</strong>versa<br />

composizione sia <strong>del</strong>le serie standard sia <strong>del</strong>le serie “fisse” utilizzate<br />

nei vari Centri <strong>di</strong>agnostici.<br />

L’utilità <strong>di</strong> testare sistematicamente le serie “fisse” sembra pertanto<br />

da considerarsi in relazione sia al numero <strong>ed</strong> alla tipologia <strong>di</strong> apteni già<br />

compresi nella specifica serie standard utilizzata, sia alla accuratezza <strong>del</strong>la<br />

definizione <strong>del</strong>la categoria professionale in questione, sia alla appropriata<br />

composizione <strong>del</strong>le serie “fisse” utilizzate. È in corso la ripetizione<br />

<strong>del</strong>lo stu<strong>di</strong>o sui pazienti esaminati presso un altro Centro allergologico<br />

per valutare se l’impiego <strong>di</strong> serie “fisse” <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa composizione confermi<br />

o meno i risultati esposti.<br />

Bibliografia<br />

1) Adams RM. Occupational Skin Diseases. Phila<strong>del</strong>phia, Saunders.<br />

1990.<br />

2) Fisher AA. The role of patch testing. In: Fisher AA. Contact dermatitis.<br />

3 rd <strong>ed</strong>. Phila<strong>del</strong>phia, Lea & Febiger. 1986.<br />

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Roma, Il pensiero scientifico E<strong>di</strong>tore. 1991.<br />

5) Saripalli YV, Achen F, Belsito DV. The detection of clinically relevant<br />

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with ad<strong>di</strong>tional series of allergens.Contact Dermatitis. 1999 Jul; 41<br />

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Dermat, 2001; 12: 203-7.


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

270 www.gimle.fsm.it<br />

F. Cassano 1,2 , A. Giacomantonio 1 , P. Bavaro 1 , D. Pistillo 1 , I. Aloise 1<br />

Esposizione extraprofessionale a rumore<br />

1 Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna e Me<strong>di</strong>cina Pubblica - Sezione <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong>, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bari<br />

2 Centro <strong>di</strong> Igiene Ambientale - Fondazione “S. Maugeri”, Bari<br />

RIASSUNTO. Gli autori riportano i dati relativi alle misure<br />

effettuate in alcuni ambienti ove si svolgono attività <strong>di</strong> svago o<br />

ricreazione in senso lato. Visti i valori elevati, gli autori hanno<br />

effettuato il calcolo <strong>del</strong> Lep,d a norma <strong>del</strong> D.Lgs 277/91 per<br />

verificare l’esistenza <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> rischio che risultano<br />

accertate.<br />

Parole chiave: rumore, esposizione extraprofessionale.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

NO-OCCUPATIONAL EXPOSURE TO NOISE. The authors report the<br />

data relat<strong>ed</strong> to the measures effect<strong>ed</strong> in some environments<br />

where leisure time activities are develop<strong>ed</strong>. In the light of the<br />

elevat<strong>ed</strong> values, the authors have effect<strong>ed</strong> the calculation of the<br />

Lep,d as laid down by D.Lgs 277/91 to verify the existence of<br />

con<strong>di</strong>tions of risk that result verifi<strong>ed</strong>.<br />

Key words: noise, no occupational exposure.<br />

Introduzione<br />

Numerose ricerche hanno evidenziato che i frequentatori <strong>ed</strong> i lavoratori<br />

<strong>del</strong>le <strong>di</strong>scoteche sono esposti ad un rischio da rumore elevato per l’u<strong>di</strong>to<br />

(1, 2, 3, 4, 5). La presenza <strong>di</strong> questo rischio nei frequentatori <strong>di</strong> <strong>di</strong>scoteche<br />

è costantemente presentato dagli organi <strong>di</strong> informazione (ra<strong>di</strong>o,<br />

giornali, TV).<br />

Tale esposizione è anche ritenuta la causa <strong>del</strong> frequente riscontro <strong>di</strong><br />

tracciati au<strong>di</strong>ometrici con traumi acustici iniziali in giovani sottoposti ad<br />

accertamenti preventivi in corso <strong>di</strong> prima visita perio<strong>di</strong>ca per assunzione<br />

lavorativa (6, 7).<br />

Il nostro interesse, invece, è stato quello <strong>di</strong> verificare se in altre attività<br />

comuni <strong>di</strong> svago o ricreative in senso lato, si producessero dei livelli<br />

sonori che, pur meno elevati, potessero ingenerare un rischio, magari<br />

più subdolo sia perché misconosciuto sia perché la frequenza <strong>di</strong> partecipazione<br />

a certe attività (ad esempio palestra) è maggiore <strong>di</strong> quella prevalentemente<br />

settimanale in <strong>di</strong>scoteca.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong><br />

Sono stati misurati i livelli equivalenti sonori presenti in numerosi<br />

ambienti ove si svolgono attività ricreative o <strong>di</strong> vita comune, me<strong>di</strong>ante un<br />

fonometro integratore <strong>di</strong> Classe I (Metrosonic dB 312, Calibratore CL<br />

3<strong>04</strong>) secondo le <strong>di</strong>sposizioni in<strong>di</strong>cate nell’allegato VI <strong>del</strong> D. Lgs. 277/91<br />

(8). Gli ambienti considerati sono riportati nella tabella I.<br />

Negli ambienti ove l’attività richi<strong>ed</strong>eva che il soggetto occupasse una<br />

posizione pr<strong>ed</strong>eterminata, è stato scelto <strong>di</strong> misurare in postazione fissa,<br />

<strong>di</strong>sponendo il fonometro in posizione interme<strong>di</strong>a rispetto alle sorgenti sonore<br />

(ad altezza <strong>ed</strong> in posizione come da norma già citata). Quando l’attività<br />

svolta prev<strong>ed</strong>eva la necessità <strong>di</strong> muoversi in varie zone <strong>del</strong>l’ambiente<br />

da monitorare (ad es. luna park), lo strumento è stato indossato come<br />

un dosimetro.<br />

La durata <strong>del</strong>le misure è stata variabile, e quin<strong>di</strong> in rapporto alle attività<br />

svolte sono andate dai 20 minuti trascorsi in un poligono <strong>di</strong> tiro ai<br />

440 in una sala <strong>di</strong> ricevimento con la presenza <strong>di</strong> un complesso musicale<br />

ove si festeggiavano i 25 anni <strong>di</strong> matrimonio. In tutti i casi la durata dei<br />

campionamenti è stata sufficientemente rappresentativa per ottenere un<br />

Leq stabile.<br />

Risultati e <strong>di</strong>scussione<br />

La tabella I riporta i dati relativi alle posizioni <strong>di</strong> misura, ai Leq ottenuti<br />

<strong>ed</strong> ai tempi <strong>di</strong> campionamento. Si può rilevare come solo 3 misure<br />

su 16 (19%) risultino inferiori agli 80 dBA Leq; che il 44% <strong>del</strong>le misure<br />

si colloca tra i 90 <strong>ed</strong> i 100 dBA; che nel caso <strong>del</strong> pub con musica dal vivo<br />

si sono superati nettamente i 100 dBA (103,4 dBA).<br />

Le figure 1 e 2 riportano le piantine <strong>di</strong> 2 ambienti in cui sono state<br />

effettuate le misure per <strong>di</strong>mostrare come la collocazione <strong>del</strong> microfono in<br />

posizione fissa sia rappresentativa <strong>di</strong> tutta la sala, essendo in posizione interme<strong>di</strong>a<br />

rispetto alle sorgenti sonore. Sono riportate, inoltre, per i due<br />

esempi citati (pub, cinema) (fig. 1-2) anche le <strong>di</strong>stribuzioni d’ampiezza


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<strong>del</strong>le misure effettuate che consentono <strong>di</strong> verificare come nel caso <strong>del</strong> pub<br />

vi siano due picchi <strong>di</strong>versi collegati alle varie sorgenti identificate (vocio,<br />

movimenti, musica) mentre nel cinema la <strong>di</strong>stribuzione è più omogenea,<br />

essendo unica la sorgente.<br />

Da quanto sin qui riportato, quin<strong>di</strong>, si può rilevare come non solo la<br />

<strong>di</strong>scoteca esponga a livelli sonori molto alti, ma che molte altre attività ricreative<br />

o <strong>di</strong> svago possono esporre a livelli sonori decisamente elevati.<br />

Alcune <strong>di</strong> queste misure hanno fornito dati inattesi.<br />

Le rilevazioni fonometriche effettuate hanno evidenziato che partecipare<br />

ad una festa per un venticinquesimo <strong>di</strong> matrimonio espone a livelli<br />

sonori superiori a 90 dBA.<br />

Non solo, ma occorre anche tenere presente che il dato è ottenuto su<br />

un periodo <strong>di</strong> misura <strong>di</strong> ben 438 minuti, il più lungo <strong>del</strong>la nostra serie.<br />

Inattesi, inoltre, sono stati i dati relativi al luna park, alla palestra, alla<br />

pizzeria e così via.<br />

Tabella I. Valori <strong>di</strong> Leq (dBA) e tempo <strong>di</strong> campionamento<br />

nelle varie attività<br />

Attività Leq (dBA) t (min)<br />

American Bar 72.8 52<br />

Centro commerciale 74.0 42<br />

Percorso in auto 76.9 120<br />

Cinema 80.6 129<br />

Bowling 80.7 106<br />

Percorso in treno 81.0 180<br />

Pizzeria 86.4 114<br />

Palazzetto <strong>del</strong>lo sport 87.1 49<br />

Sala ricevimenti 90.1 438<br />

Autodromo 90.7 60<br />

Palestra 91.1 145<br />

Tiro a segno 94.2 22<br />

Disco Pub 95.5 83<br />

Fast food 97.2 180<br />

Luna Park 99.5 36<br />

Pub (con musica dal vivo) 103.4 180<br />

La tabella II, infine, riporta i dati relativi ad alcuni calcoli da noi effettuati<br />

partendo dal seguente quesito: quale è l’esposizione personale<br />

<strong>di</strong>e, a norma <strong>del</strong> D. Lgs. 277/91 <strong>di</strong> alcuni soggetti che per 8 ore si de<strong>di</strong>cassero<br />

ad attività <strong>di</strong> svago o ricreative? Sono state ipotizzate tre esposizioni<br />

<strong>del</strong>la durata <strong>di</strong> 8 ore ciascuna, che riguardavano tre <strong>di</strong>versi soggetti<br />

<strong>di</strong> età e con esigenze <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>fferenti. Ai Leq riportati nella tabella I nelle<br />

varie attività considerate, sono stati applicati tempi <strong>di</strong> permanenza fino<br />

ad un totale <strong>di</strong> 8 ore.<br />

Il soggetto A è un giovane che effettua un viaggio <strong>di</strong> andata e ritorno<br />

con treno da un paese <strong>del</strong>la provincia, decide <strong>di</strong> andare a v<strong>ed</strong>ere una partita<br />

<strong>di</strong> calcio in un fast food con maxischermo e poi va a cinema. Il Leq a<br />

cui è esposto questo ragazzo è pari a 92.4 dBA; il 95,2% <strong>del</strong>la esposizione<br />

è data dalla permanenza per 150 minuti nel fast food.<br />

Per il soggetto B, invece, è stato ipotizzato il profilo <strong>di</strong> un giovane<br />

molto sportivo che trascorre 2 ore in macchina per i suoi spostamenti, v<strong>ed</strong>e<br />

una partita al palazzetto <strong>del</strong>lo sport, passa circa due ore in palestra <strong>ed</strong><br />

infine 3 ore in un pub. La sua esposizione, sempre calcolata a norma <strong>del</strong><br />

D. Lgs. 277/91, è pari a 99.0 dBA; il 94,3% <strong>del</strong>l’esposizione complessiva<br />

è data dal periodo trascorso nel pub.<br />

Per il soggetto C è stato, infine, scelto il profilo <strong>di</strong> un giovane padre<br />

<strong>di</strong> famiglia che de<strong>di</strong>chi un giorno ai suoi figli. Fa la spesa con loro, li porta<br />

a cinema per 2 ore, a giocare al bowling (106 minuti), poi al luna park<br />

(36 minuti) <strong>ed</strong> infine a mangiare una pizza. L’esposizione <strong>di</strong> questa famiglia<br />

è pari ad 89,2 dBA Leq,d. Ben l’80,2% <strong>del</strong>la esposizione complessiva<br />

è data dai soli 36 minuti passati al luna park.<br />

Dai dati riportati e dai calcoli effettuati emerge come siano numerose<br />

nell’ambiente <strong>di</strong> vita, e spesso misconosciute, le esposizioni extraprofessionali<br />

a rumore che raggiungono livelli rilevanti <strong>ed</strong> a rischio notevole<br />

per l’u<strong>di</strong>to, anche in riferimento ai limiti <strong>di</strong> legge per la protezione acustica<br />

dei lavoratori professionalmente esposti a rumore. Negli esempi da<br />

noi riportati è stato considerato solo un giorno con esposizione <strong>di</strong> otto<br />

ore, ma è noto come alcune attività (palestra, cinema, percorsi in treno)<br />

possano essere ripetute più volte nel corso <strong>del</strong>la settimana e ciò aggrava<br />

ulteriormente l’esposizione extraprofessionale <strong>di</strong> tali soggetti.<br />

I risultati presentati <strong>di</strong>mostrano che, in corso <strong>di</strong> visite me<strong>di</strong>che preventive<br />

e perio<strong>di</strong>che <strong>di</strong> esposti a rumore professionale, deve essere posta<br />

particolare attenzione all’anamnesi otologica per la richiesta <strong>di</strong> informazioni<br />

su eventuali esposizioni extraprofessionali. L’anamnesi otologica<br />

<strong>del</strong> data base <strong>del</strong>l’esame au<strong>di</strong>ometrico <strong>del</strong>le linee guida <strong>del</strong>la SIMLII sul<br />

rumore (9), tiene conto <strong>di</strong> esposizioni extraprofessionali al rumore, che<br />

andranno indagate in maniera molto attenta.<br />

Leq 103.4 dBA (180 minuti)<br />

Principali sorgenti sonore:<br />

Vocio, impianto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione sonora DISTRIBUZIONE DI AMPIEZZA<br />

Figura 1. Piantina <strong>del</strong> pub e grafico <strong>del</strong>la <strong>di</strong>stribuzione d’ampiezza <strong>del</strong>le misure <strong>di</strong> rumore effettuate


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

272 www.gimle.fsm.it<br />

Tabella II. Valori <strong>di</strong> Leq, tempi <strong>di</strong> esposizione, calcolo <strong>del</strong> Lep,d<br />

e percentuale <strong>del</strong>le singole esposizioni in tre <strong>di</strong>versi soggetti<br />

Soggetto A<br />

Attività<br />

Leq Tempo<br />

dBA min<br />

Auto 76.9 120 0.2<br />

Palazzetto 87.1 49 0.7<br />

Palestra 91.1 145 4.3<br />

Pub 103.4 180 94.3<br />

Esposizione Lep,d 99.0 dBA<br />

Soggetto B<br />

Attività<br />

Soggetto C<br />

Attività<br />

Leq 80.6 dBA (129 minuti)<br />

Principali sorgenti sonore:<br />

Impianto Dolby sorround DISTRIBUZIONE DI AMPIEZZA<br />

Figura 2. Piantina <strong>del</strong> cinema e grafico <strong>del</strong>la <strong>di</strong>stribuzione d’ampiezza <strong>del</strong>le misure <strong>di</strong> rumore effettuate<br />

Leq Tempo<br />

dBA min<br />

Treno 81.0 180 2.3<br />

Fast Food 97.2 180 96.3<br />

Cinema 80.6 120 1.4<br />

Esposizione Lep,d 93.1 dBA<br />

Leq Tempo<br />

dBA min<br />

American Bar 72.8 52 0.2<br />

Centro Commerciale 74.0 42 0.3<br />

Cinema 80.6 129 3.7<br />

Bowling 80.7 106 3.1<br />

Luna Park 99.5 36 80.2<br />

Pizzeria 86.4 114 12.4<br />

Esposizione Lep,d 89.2 dBA<br />

%<br />

%<br />

%<br />

Bibliografia<br />

1) Emmerich E, Richter F, Hagner H, Giessler F, Gehrlein S, Dieroff<br />

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2) Lee LT. A study of the noise hazard to employees in local <strong>di</strong>scotheques.<br />

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4) Maassen M, Babisch W, Bachmann KD, Ising H, Lehnert G, Plath P,<br />

Plinkert P,Rebentisch E, Schuschke G, Spreng M, Stange G, Struwe<br />

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2001; 4(13): 1-16.<br />

5) Zenner HP, Struwe V, Schuschke G, Spreng M, Stange G, Plath P,<br />

Babisch W, Rebentisch E, Plinkert P, Bachmann KD, Ising H, Lehnert<br />

G. Hearing loss caus<strong>ed</strong> by leisure noise. HNO 1999 Apr; 47(4):<br />

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6) Ising H. Hearing losses in young apprentices arising from leisure<br />

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35-41.<br />

7) Korpert K, Winker N. Change of hearing thresholds of young<br />

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H, and Viikari-Juntura Ed. People and Work Research Reports 1. Helsinki,<br />

Finland, 1994, 210-213.<br />

8) Decreto Legislativo 15 agosto 1991 n. 277. Attuazione <strong>del</strong>le <strong>di</strong>rettive<br />

n. 80/1107/CEE, n. 82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n.<br />

86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in Materia <strong>di</strong> protezione dei lavoratori<br />

contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti chimici, fisici<br />

e biologici durante il lavoro, a norma <strong>del</strong>l’art. 7 <strong>del</strong>la legge 30<br />

luglio 1990, n. 212.<br />

9) Merluzzi F. (Coor<strong>di</strong>natore). Linee Guida SIMLII per la prevenzione<br />

dei danni u<strong>di</strong>tivi da rumore in ambiente <strong>di</strong> lavoro. I libri <strong>del</strong>la Fondazione<br />

Maugeri, 2003 Vol.1.


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 273<br />

M. Meloni, R. Marchi, M. Broi, G. Avataneo, F. Sanna Randaccio<br />

<strong>Lavoro</strong> a turni e patologia car<strong>di</strong>ovascolare in operai <strong>di</strong> un’industria<br />

chimica<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Sanità Pubblica - Sezione <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong>, Università <strong>di</strong> Cagliari<br />

RIASSUNTO. Allo scopo <strong>di</strong> valutare la prevalenza <strong>di</strong> anomalie<br />

car<strong>di</strong>ovascolari nei lavoratori turnisti, esenti da patologie<br />

car<strong>di</strong>ovascolari all’assunzione, a confronto con ex turnisti e<br />

lavoratori giornalieri, abbiamo valutato l’intervallo QTc <strong>ed</strong><br />

alcuni fattori <strong>di</strong> rischio car<strong>di</strong>ovascolare in 61 operai <strong>di</strong><br />

un’industria chimica, <strong>di</strong> cui 40 “turnisti “, e 21 “giornalieri”,<br />

tra i quali 10 ex-turnisti. Il nostro stu<strong>di</strong>o ha evidenziato una<br />

<strong>di</strong>screta frequenza <strong>di</strong> alterazioni ischemiche e <strong>del</strong>la conduzione<br />

soprattutto tra gli operai ex-turnisti (5/10, 50%). Non sono<br />

state rilevate <strong>di</strong>fferenze <strong>del</strong>la durata <strong>del</strong>l’intervallo QTc tra i<br />

tre gruppi a confronto. La comparsa <strong>di</strong> patologie<br />

car<strong>di</strong>ovascolari è motivo <strong>di</strong> trasferimento al lavoro <strong>di</strong>urno.<br />

Pertanto, nella nostra casistica, potrebbe essersi verificata una<br />

selezione che ha permesso solo ai turnisti più sani e a quelli<br />

capaci <strong>di</strong> condurre una vita al riparo da abitu<strong>di</strong>ni voluttuarie<br />

negative,<strong>di</strong> mantenere integro il proprio stato <strong>di</strong> salute e in<br />

modo particolare una corretta funzionalità car<strong>di</strong>aca.<br />

Parole chiave: lavoro a turni, patologia car<strong>di</strong>ovascolare, industria<br />

chimica.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

SHIFT WORK AND CARDIOVASCULAR DISEASE IN A CHEMICAL PLANT.<br />

In order to assess the prevalence of car<strong>di</strong>ovascular abnormalities<br />

among shift workers, who were free from such abnormalities at<br />

the time of hiring, compar<strong>ed</strong> to day workers and ex-shift<br />

workers, we stu<strong>di</strong><strong>ed</strong> the QTc interval and several car<strong>di</strong>ovascular<br />

risk factors in 61 chemical workers, inclu<strong>di</strong>ng 40 shift workers,<br />

11 day workers, and 10 ex-shift workers. We found a high<br />

prevalence rate of ischemic heart <strong>di</strong>sease and conduction<br />

abnormalities among ex-shift workers(5/10, 50%). We <strong>di</strong>d not<br />

observe variations in the QTc interval among the three groups.<br />

The occurrence of car<strong>di</strong>ovascular <strong>di</strong>sease is a reason for moving<br />

workers to day work. Therefore, the shift workers group in our<br />

study might have been select<strong>ed</strong> among subjects with a healthier<br />

lifestyle preventing side effects on their car<strong>di</strong>ovascular system.<br />

Key words: shift work, car<strong>di</strong>ovascular <strong>di</strong>sease, chemical plant.<br />

Introduzione<br />

Un aumento <strong>del</strong>la morbilità e mortalità car<strong>di</strong>ovascolare è stata ripetutamente<br />

descritta in lavoratori turnisti e impegnati in turni notturni (1-<br />

2), nei quali sono stati rilevati valori pressori e <strong>di</strong> frequenza car<strong>di</strong>aca più<br />

elevati rispetto ai lavoratori serali e giornalieri, <strong>ed</strong> un aumento <strong>del</strong> livello<br />

plasmatico <strong>di</strong> adrenalina dopo il turno notturno (3). Simili osservazioni<br />

sono state riportate in associazione con il lavoro straor<strong>di</strong>nario (4). Altri<br />

stu<strong>di</strong> non hanno confermato questa ipotesi (5-6), <strong>ed</strong> i meccanismi fisiopatologici<br />

alla base <strong>del</strong> presunto aumento <strong>di</strong> incidenza <strong>di</strong> malattie car<strong>di</strong>ache<br />

in questi lavoratori sono, allo stato attuale, ancora poco chiari. La<br />

valutazione <strong>del</strong>l’intervallo QT corretto per frequenza car<strong>di</strong>aca (QTc), rappresenta<br />

un utile strumento per la valutazione <strong>del</strong> rischio, essendo nota<br />

l’associazione tra l’allungamento <strong>del</strong> QTc e la morte improvvisa, in pazienti<br />

con infarto miocar<strong>di</strong>co.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong><br />

Allo scopo <strong>di</strong> valutare la prevalenza <strong>di</strong> anomalie car<strong>di</strong>ovascolari nei<br />

lavoratori turnisti, esenti da patologie car<strong>di</strong>ovascolari all’assunzione, a<br />

confronto con ex turnisti e lavoratori giornalieri, abbiamo raccolto i seguenti<br />

parametri in 61 operai <strong>di</strong> un’industria chimica, <strong>di</strong> cui 40 “turnisti<br />

“, impiegati in una rotazione <strong>di</strong> tipo “veloce” (2 mattine, 2 pomeriggi, 2<br />

notti,2 giorni <strong>di</strong> riposo, talvolta a scorrimento, con il coinvolgimento <strong>del</strong><br />

sabato e <strong>del</strong>la domenica o con la sospensione per il fine settimana), e 21<br />

“giornalieri” (che comprendono un gruppo <strong>di</strong> 10 ex-turnisti):<br />

– pressione arteriosa e frequenza car<strong>di</strong>aca;<br />

– elettrocar<strong>di</strong>ogramma, con analisi <strong>del</strong> QTc;<br />

– assetto lipi<strong>di</strong>co;<br />

– BMI e <strong>del</strong> WHR;<br />

– fumo <strong>di</strong> sigaretta, consumo <strong>di</strong> alcool, caffè <strong>ed</strong> altre bevande eccitanti;<br />

– fattori <strong>di</strong> rischio relativi alla mansione lavorativa (anzianità lavorativa,<br />

tipo <strong>di</strong> turnazione, esposizione a temperature estreme, a fattori fisici<br />

come rumore e vibrazioni, movimentazione manuale carichi, a rischio<br />

chimico ecc) e fattori psicosociali.<br />

A tutti i soggetti partecipanti a questo stu<strong>di</strong>o, era stata richiesta l’astensione<br />

dall’assunzione <strong>di</strong> bevande con contenuto <strong>di</strong> caffeina nel giorno<br />

<strong>del</strong>l’esame. La registrazione elettrocar<strong>di</strong>ografica, inclusi i calcoli degli<br />

intervalli R-R e QTc, è stata svolta durante la mattina <strong>del</strong> turno giornaliero<br />

o <strong>del</strong> giorno <strong>di</strong> riposo, dopo aver fatto <strong>di</strong>stendere per alcuni minuti<br />

il paziente su lettino in posizione supina. Il QTc è stato calcolato secondo<br />

la formula <strong>di</strong> Bazett, (QT c =QT/RR 1/2 ), ossia intervallo QT <strong>di</strong>viso<br />

la ra<strong>di</strong>ce quadrata <strong>del</strong>l’intervallo R-R. Le <strong>di</strong>fferenze osservate tra i lavoratori<br />

giornalieri e i lavoratori a turni sono state valutate me<strong>di</strong>ante t test<br />

per serie in<strong>di</strong>pendenti.<br />

Risultati<br />

L’età me<strong>di</strong>a non presentava sostanziali <strong>di</strong>fferenze tra i lavoratori<br />

“turnisti” (51 anni, d.s. 5,21), i lavoratori “giornalieri” (52 anni, d.s. 4,2),<br />

e gli “ex turnisti” (50 anni, d.s. 2,87). L’anzianità lavorativa me<strong>di</strong>a nei la-


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

274 www.gimle.fsm.it<br />

voratori “turnisti” era <strong>di</strong> 25 anni (d.s. 6,94). La durata me<strong>di</strong>a <strong>del</strong> lavoro a<br />

turni nei soggetti ex-turnisti era <strong>di</strong> 10 anni.<br />

In quest’ultimo gruppo erano presenti cinque soggetti con patologie<br />

car<strong>di</strong>ologiche (2 esiti <strong>di</strong> infarto <strong>del</strong> miocar<strong>di</strong>o, 2 alterazioni <strong>di</strong> tipo<br />

ischemico <strong>ed</strong> una alterazione <strong>del</strong>la conduzione intracar<strong>di</strong>aca), che verosimilmente<br />

influenzarono la decisione <strong>del</strong>lo spostamento al turno giornaliero.<br />

Gli “ex-turnisti” presentavano un BMI me<strong>di</strong>o più elevato<br />

(29,1), rispetto ai turnisti (26; p =0.025) <strong>ed</strong> ai lavoratori “giornalieri”<br />

(28; p NS). I valori pressori sono sempre stati compresi nel range <strong>del</strong>la<br />

normalità. Nove dei 41 turnisti, un solo lavoratore giornaliero, e 4 exturnisti<br />

erano fumatori. Il consumo <strong>di</strong> alcool è risultato più importante<br />

nei lavoratori giornalieri (60 gr./<strong>di</strong>e), che nei turnisti (54 gr./<strong>di</strong>e) e negli<br />

ex turnisti (45, 4 gr./<strong>di</strong>e). Per quanto concerne l’assetto lipi<strong>di</strong>co, solo i<br />

trigliceri<strong>di</strong> hanno mostrato valori significativamente più elevati tra i<br />

giornalieri e gli ex turnisti piuttosto che tra i turnisti. L’intervallo QT<br />

corretto per la frequenza tra i turnisti ha mostrato un valore me<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

380 msec (d.s. 23, range 330-436), sostanzialmente simile a quello osservato<br />

tra i giornalieri (382 msec, d.s. 15,1, range 352-402) <strong>ed</strong> ex turnisti<br />

(373,1 msec, d.s. 17,0, range 350-405). Non è stata rilevata una<br />

<strong>di</strong>fferenza significativa nella prevalenza <strong>di</strong> soggetti con intervallo QTc<br />

oltre i 400 msec nel gruppo dei turnisti, rispetto ai lavoratori giornalieri,<br />

compresi gli ex-turnisti.<br />

Discussione<br />

Il nostro stu<strong>di</strong>o ha evidenziato una <strong>di</strong>screta frequenza <strong>di</strong> alterazioni<br />

ischemiche e <strong>del</strong>la conduzione tra gli operai turnisti <strong>ed</strong> ex-turnisti (14/51,<br />

27,4%). Non sono state rilevate <strong>di</strong>fferenze <strong>del</strong>la durata <strong>del</strong>l’intervallo<br />

QTc tra i tre gruppi a confronto. È importante, tuttavia, rilevare che lo<br />

schema <strong>di</strong> turnazione adottato è considerato quello capace <strong>di</strong> interferire<br />

meno negativamente sui bioritmi degli operai turnisti. La comparsa <strong>di</strong> patologie<br />

car<strong>di</strong>ovascolari, quali quelle da noi osservate negli ex-turnisti, è<br />

motivo <strong>di</strong> trasferimento al<br />

lavoro <strong>di</strong>urno. Pertanto, nella nostra casistica, potrebbe essersi verificata<br />

una selezione che ha permesso solo ai più sani e a quelli capaci <strong>di</strong><br />

condurre una vita al riparo da abitu<strong>di</strong>ni voluttuarie negative,<strong>di</strong> mantenere<br />

integro il proprio stato <strong>di</strong> salute e in modo particolare una corretta funzionalità<br />

car<strong>di</strong>aca.<br />

Bibliografia<br />

1) Akenst<strong>ed</strong>t T, Knutsson A et al. Shift work and car<strong>di</strong>ovascular <strong>di</strong>sease.<br />

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G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 275<br />

G. Somma, A. Magrini, A. Bergamaschi<br />

Ipoacusia da rumore: nuovi approcci preventivi<br />

Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Roma “Tor Vergata”<br />

RIASSUNTO. L’ipoacusia da rumore risulta attualmente<br />

essere la più frequente malattia professionale. La presenza <strong>di</strong><br />

polimorfismi genetici in geni che co<strong>di</strong>ficano per proteine<br />

coinvolte nei meccanismi fisiopatologici <strong>del</strong>la ipoacusia, può<br />

conferire vulnerabilità al danno da rumore. Poss<strong>ed</strong>ere dati su<br />

polimorfismi genetici che conferiscono al lavoratore<br />

suscettibilità o resistenza al danno da rumore <strong>del</strong> Corti può<br />

permettere una più efficace prevenzione.<br />

Parole chiave: ipoacusia da rumore, esposizione professionale.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

NOISE-INDUCED HEARING LOSS: NEW PREVENTIVE APPROACHES.<br />

Abstract Noise-induc<strong>ed</strong> hearing loss is currently the most<br />

frequent professional <strong>di</strong>sease in Italy. Genetic polymorphisms of<br />

genes involv<strong>ed</strong> in the pathophysiology of hearing loss may confer<br />

vulnerability to the damage. To obtain data on these<br />

polymorphisms able to make a single worker more susceptible or<br />

resistant than others to the damage of the organ of Corti after<br />

exposure to noise, may allow a more efficient prevention.<br />

Key words: noise-induc<strong>ed</strong> hearing loss, occupational exposure.<br />

Una grande variabilità interin<strong>di</strong>viduale al danno acustico esiste sia<br />

in uomini che animali. Differenze anatomiche (morfologia <strong>del</strong> condotto<br />

u<strong>di</strong>tivo esterno, robustezza <strong>del</strong>le stereociglia <strong>del</strong>le CC), fisiologiche<br />

(riflesso stape<strong>di</strong>ale, ampiezza <strong>del</strong>la motilità <strong>del</strong>le CC esterne), biochimiche<br />

(espressione <strong>del</strong>la subunità α 9 <strong>del</strong>l’AchR, <strong>di</strong> glutatione perossidasi<br />

e altri sistemi antiossidanti, <strong>di</strong> heat shock proteins (HSP), <strong>di</strong> fattori<br />

neurotrofici), possono conferire maggiore resistenza o al contrario<br />

vulnerabilità al danno.<br />

Tenuto conto <strong>di</strong> ciò che si conosce ad oggi sulla fisiopatologia <strong>del</strong><br />

danno da rumore e sulla suscettibilità al danno negli animali esposti,<br />

nuove strategie possono essere applicate allo scopo <strong>di</strong> identificare lavoratori<br />

più vulnerabili o più resistenti al danno da rumore. La presenza <strong>di</strong><br />

polimorfismi genetici potrebbe essere utile per identificare precocemente<br />

in<strong>di</strong>vidui ipersuscettibili nel corso degli accertamenti sanitari preassuntivi<br />

e perio<strong>di</strong>ci.<br />

Ad oggi sono conosciuti geni polimorfici che co<strong>di</strong>ficano per proteine<br />

coinvolte nella patogenesi <strong>del</strong> danno acustico da rumore. Correlare<br />

questi polimorfismi con vulnerabilità o resistenza al danno aiuterebbe ad<br />

in<strong>di</strong>viduare soggetti ipersuscettibili. Tra questi meritano particolare attenzione<br />

i seguenti:<br />

– PMCA2 (plasma membrane Ca++ ATPase, isoforma 2)<br />

– SOD (Superossido-<strong>di</strong>smutasi)<br />

– GLAST<br />

– Na+-K+ ATPasi<br />

– Gpx-1 (Glutatione perossidasi-1)<br />

– Ahl (Age-relat<strong>ed</strong> hearing loss) e Caderine<br />

– subunità α 9 <strong>del</strong> complesso recettoriale nAchR<br />

Negli ultimi anni sono stati condotti stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> correlazione tra polimorfismi<br />

<strong>di</strong> questi geni e varie patologie. Alcuni hanno dato risultati positivi,<br />

altri negativi, ma in nessun caso sono stati stu<strong>di</strong>ati nella ipersuscettibilità<br />

a danno da rumore.<br />

Un gene che sicuramente merita attenzione e ulteriori stu<strong>di</strong> è quello<br />

che co<strong>di</strong>fica per la PMCA. In topi con ridotta espressione <strong>del</strong>la PMCA2<br />

si assiste a significativo aumento <strong>del</strong>l’insorgenza <strong>di</strong> spostamento permanente<br />

<strong>del</strong>la soglia u<strong>di</strong>tiva. Questi dati configurano la PMCA2 come fattore<br />

importante capace <strong>di</strong> conferire suscettibilità al danno da rumore (1).<br />

Polimorfismi <strong>del</strong> gene hPMCA1 non mostrano associazione con<br />

ipertensione essenziale (2), mentre variazioni <strong>del</strong>la Ca ++ ATPasi <strong>del</strong> reticolo<br />

sarco(endo)plasmatico mostrano contribuire alla suscettibilità per il<br />

<strong>di</strong>abete mellito <strong>di</strong> tipo II (3).<br />

Per quanto riguarda la Na + K + ATPasi, importante per il ruolo che ha<br />

nel mantenere l’equilibrio ionico endolinfatico, polimorfismi in ripetizioni<br />

<strong>di</strong> triplette nucleoti<strong>di</strong>che sono stati descritti per la subunità β (4). Polimorfismi<br />

<strong>del</strong> gene per la subunità α 2 (ATP1A2) sono stati associati con<br />

ipertensione (5). Variazioni <strong>del</strong>la subunità α 1 <strong>del</strong>lo stesso enzima conferirebbero<br />

invece un rischio relativo <strong>di</strong> 6.5 (95% CI, 3.3-13) a sviluppare<br />

neuropatia in pazienti <strong>di</strong>abetici (6, 7).<br />

I geni che co<strong>di</strong>ficano per i sistemi antiossidanti sono sicuramente da<br />

stu<strong>di</strong>are e tra questi particolare attenzione merita il gene che co<strong>di</strong>fica per<br />

la superossido-<strong>di</strong>smutasi. La SOD-1 (Cu/Zn superossido <strong>di</strong>smutasi) è un<br />

enzima chiave nel metabolismo dei ROS (la sua produzione aumenta a livello<br />

<strong>del</strong>l’organo <strong>del</strong> Corti in seguito ad esposizione a rumore) e il gene<br />

co<strong>di</strong>ficante per tale attività enzimatica si trova nel cromosoma 21. Polimorfismi<br />

<strong>del</strong>la lunghezza dei frammenti <strong>di</strong> restrizione (RFLP) <strong>di</strong> tale ge-


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

276 www.gimle.fsm.it<br />

ne, usando DNA estratto da leucociti sono stati stu<strong>di</strong>ati in pazienti con<br />

morbo <strong>di</strong> Alzheimer, ma i risultati erano simili tra pazienti e controlli (8).<br />

Allo stesso modo non sono state trovate <strong>di</strong>fferenze nella prevalenza <strong>di</strong> polimorfismi<br />

<strong>di</strong> questo gene tra pazienti con macro e microangioptia da <strong>di</strong>abete<br />

mellito <strong>di</strong> II tipo e gruppo controllo (9). Non ci sono al momento stu<strong>di</strong><br />

che correlano polimorfismi <strong>del</strong>la SOD con la suscettibilità al danno da<br />

rumore in lavoratori.<br />

Altro enzima da tenere in considerazione, parlando <strong>di</strong> stress ossidativo,<br />

è la glutatione perossidasi (GPX1). Il gene che co<strong>di</strong>fica per GPX1 è<br />

polimorfico nel numero <strong>di</strong> triplette GCG <strong>del</strong>l’esone 1. Questo polimorfismo,<br />

comunque, anche se verosimilmente determina variazioni nella funzione<br />

enzimatica, non ha mostrato associazione con il rischio <strong>di</strong> insorgenza<br />

<strong>di</strong> cancro alla prostata (10). Altri stu<strong>di</strong> non trovavano associazione<br />

<strong>di</strong> polimorfismo in GPX1 né con <strong>di</strong>abete mellito <strong>di</strong> II tipo e sue complicazioni<br />

(11), né con malattie car<strong>di</strong>ovascolari (12). Il polimorfismo proline-leucine<br />

al codone 198 era associato con aumentato rischio a sviluppare<br />

cancro polmonare (13).<br />

Anche <strong>di</strong>fferenze nell’espressione e/o nella funzione <strong>di</strong> trasportatori<br />

<strong>del</strong> glutamato possono pre<strong>di</strong>sporre al danno da rumore. Nonostante stu<strong>di</strong><br />

negli animali hanno dato risultati interessanti (v. sopra), non ci sono dati<br />

al momento riguardanti la suscettibilità al danno da rumore in lavoratori.<br />

Una variabilità genetica <strong>del</strong> gene EAAT2 (un trasportatore <strong>del</strong> glutamato<br />

espresso dagli astrociti), pare conferisca vulnerabilità a comportamenti rischiosi<br />

in alcolisti, anche se non mostra associazione con la <strong>di</strong>pendenza<br />

da alcool (14), né sembra associare con epilessia generalizzata i<strong>di</strong>opatica<br />

(15) o con sclerosi laterale amiotrofica (16).<br />

Conclusioni<br />

Il progre<strong>di</strong>re <strong>del</strong>le conoscenze sul genoma umano ha determinato<br />

un ampliamento <strong>ed</strong> una accelerazione <strong>del</strong>le ricerche genetiche. Esse potranno<br />

permettere, in un futuro più o meno prossimo, <strong>di</strong> finalizzare l’indagine<br />

genetica non solo alla <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> un numero crescente <strong>di</strong> malattie<br />

ere<strong>di</strong>tarie, ma anche all’accertamento <strong>di</strong> eventuali “pre<strong>di</strong>sposizioni<br />

genetiche” a patologie poligeniche o multifattoriali. Non ci sono al<br />

momento esami che permettono <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare soggetti ipersuscettibili<br />

che svilupperanno, cioè, più rapidamente e/o in maniera più grave i<br />

danni da rumore anche se esposti a livelli <strong>di</strong> intensità rumorosa inferiori<br />

agli 85 dB.<br />

I lavoratori considerati particolarmente a rischio dovrebbero innanzittutto<br />

essere informati <strong>del</strong> maggior rischio che corrono. Una volta in<strong>di</strong>viduati<br />

nel corso <strong>di</strong> una visita preassuntiva o perio<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> controllo (perché<br />

presentano per esempio un certo polimorfismo genetico) sarebbe<br />

compito <strong>del</strong> me<strong>di</strong>co competente sottoporre tali soggetti “ipersuscettibili”<br />

a più frequenti visite me<strong>di</strong>che <strong>ed</strong> esami mirati nel corso degli accertamenti<br />

sanitari perio<strong>di</strong>ci per verificare che realmente si tratta <strong>di</strong> soggetti a<br />

rischio <strong>di</strong> sviluppare la malattia.<br />

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G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 277<br />

L. Ghibelli 1 , L. Teodori 3 , C. Cerella 1 , M. De Nicola 1 , M. D’Alessio 1 , G. Clavarino 1,3 , S. Cor<strong>di</strong>sco 1 ,<br />

M.C. Albertini 4 , A. Accorsi 4 , A. Magrini 2 , A. Bergamaschi 2<br />

Ruolo epigenetico <strong>del</strong>l’esposizione a campi magnetici nella promozione<br />

tumorale: messa a punto <strong>di</strong> mo<strong>del</strong>li sperimentali<br />

1 Dipartimento <strong>di</strong> Biologia<br />

2 Catt<strong>ed</strong>ra <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong>, Università <strong>di</strong> Roma Tor Vergata<br />

3 Dipartimento <strong>di</strong> Tossicologia, ENEA<br />

4 Istituto <strong>di</strong> Biochimica, Università <strong>di</strong> Urbino<br />

Introduzione<br />

Recenti stu<strong>di</strong> epidemiologici, in<strong>di</strong>canti che i campi magnetici (CM)<br />

possono interferire con la salute pubblica, hanno portato ad un interesse<br />

<strong>del</strong>la ricerca biome<strong>di</strong>ca internazionale verso lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>l’influenza dei<br />

CM sui processi vitali. I molti dati riportati nella letteratura epidemiologica<br />

suggeriscono un legame tra CM e tumorigenesi (1, 2): infatti è stato<br />

descritto che i CM sono co-mutagenici e co-carcinogenici (per esempio<br />

aumentano i tassi <strong>di</strong> mutazione <strong>di</strong> cellule esposte a mutageni (3), aumentano<br />

la sopravvivenza <strong>del</strong>le cellule tumorali in seguito a terapie citotossiche<br />

(4), aumentano l’incidenza dei tumori in ceppi <strong>di</strong> topi suscettibili al<br />

cancro (5)); tuttavia, paradossalmente nessun effetto carcinogenico o mutageno<br />

<strong>di</strong>retto (6), né alcun danno <strong>di</strong>retto al DNA (7, 8) è stato mai attribuito<br />

ai CM.<br />

Relativamente pochi sono invece gli stu<strong>di</strong> hanno investigato l’interferenza<br />

dei CM sul metabolismo cellulare (1); i dati più significativi<br />

e ripetibili riguardano l’influenza che i CM esercitano sui flussi<br />

<strong>di</strong> Ca2+, in particolare l’influsso <strong>di</strong> Ca2+ dall’ambente extracellulare<br />

attraverso la membrana plasmatica (13). Altri effetti dei CM, in<strong>di</strong>canti<br />

effetti dei CM sulla trascrizione genica (9), sulla membrana plasmatica<br />

(12), sono probabilmente la conseguenza <strong>di</strong> alterazioni sui<br />

flussi <strong>di</strong> Ca2+.<br />

Gli organismi multicellulari eliminano le cellule non necessarie attraverso<br />

l’apoptosi. A <strong>di</strong>fferenza <strong>del</strong>le cellule fortemente danneggiate, che<br />

muoiono passivamente per necrosi, quelle che sono state solo lievemente<br />

danneggiate muoiono per apoptosi (14). Quin<strong>di</strong>, l’apoptosi permette<br />

che l’organismo si liberi <strong>di</strong> cellule potenzialmente danneggiate o trasformate.<br />

A prova <strong>di</strong> ciò, trattamenti/situazioni che riducono la capacità <strong>del</strong>le<br />

cellule <strong>di</strong> rispondere a lievi danni al DNA attraverso l’apoptosi, risultano<br />

in un superiore tasso <strong>di</strong> sopravvivenza e <strong>di</strong> frequenza <strong>di</strong> mutazione<br />

tra le cellule sopravvissute (17).<br />

Materiali e meto<strong>di</strong><br />

Le linee cellulari sono state coltivate secondo proc<strong>ed</strong>ure standard, in<br />

fiasche <strong>di</strong> coltura ad hoc, atmosfera e temperatura controllate, in RPMI +<br />

FCS 10%. L’apoptosi è stata indotta dai seguenti trattamenti citotossici:<br />

inibitori <strong>di</strong> sintesi proteica; inibitori <strong>di</strong> topoisomerasi; ipertermia; perossi<strong>di</strong><br />

inorganici. L’apoptosi è stata rilevata secondo protocolli consolidati<br />

consistenti nell’analisi <strong>del</strong>la morfologia nucleare; nell’attivazione <strong>di</strong> caspasi;<br />

nella per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> potenziale transmenrana mitocondriale. I campi<br />

magnetici sono stati applicati secondo due proc<strong>ed</strong>ure: a), campi statici<br />

con magneti generanti campo a nota intensità, posti a <strong>di</strong>stanza nota dalla<br />

fiasca <strong>di</strong> coltura; e b), campi elettromagnetici generati da una corrente<br />

con frequenza 50 Hz, producente campo omogeneo. L’analisi <strong>di</strong> clonogenicità<br />

è stata effettuata piastrando le cellule alla fine <strong>del</strong> trattamento apoptogeno<br />

± CM, in terreno fresco privo <strong>del</strong>le sostanze stressanti; dopo un<br />

numero appropriato <strong>di</strong> giorni (2 per i monociti, 7 per il glioblastoma) le<br />

cellule sono state contate e l’effetto <strong>del</strong> CM valutato. I flussi <strong>di</strong> Ca2+ sono<br />

stati valutati tramite specifiche colorazioni fluorescenti intracellulari,<br />

e valutati al citofluorimetro in presenza o assenza <strong>di</strong> specifici stimolatori<br />

<strong>di</strong> flussi <strong>di</strong> Ca2+.<br />

Risultati<br />

Abbiamo <strong>di</strong>mostrato che i campi magnetici statici originati da <strong>di</strong>schi<br />

magnetici (18-20) aumentano in maniera dose-<strong>di</strong>pendente, a partire da<br />

0.6mT, la sopravvivenza cellulare ad trattamenti danneggianti, interferendo<br />

con l’apoptosi. Abbiamo iniziato a costituire due <strong>di</strong>stinti panel, entro<br />

i quali iscrivere i tipi cellulari testati, a seconda se si <strong>di</strong>mostrano sensibili<br />

o non sensibili all’effetto anti-apoptotico dei campi magnetici. Tra<br />

i primi rientrano: linfoma istiocitario; glioblastoma; linfoma T; neutrofili;<br />

melanoma. Invece, tra i secon<strong>di</strong> troviamo: linfomi B Epstein-Barr positivi;<br />

timociti. L’effetto anti-apoptotico dei campi magnetici non si limita<br />

ad un ritardo <strong>del</strong>la morte cellulare, dal momento che esperimenti <strong>di</strong> clonogenicità<br />

hanno <strong>di</strong>mostrato che le cellule salvate dal campo magnetico<br />

sono in grado <strong>di</strong> produrre progenie clonale, sia tra le cellule monocitarie,<br />

che nel glioblastoma.<br />

L’effetto anti-apoptotico si riscontra anche, <strong>ed</strong> in maniera più cospicua,<br />

in seguito all’esposizione a campi elettromagnetici variabili, già a<br />

partire da 0.1mT, sia in cellule <strong>di</strong> glioblastoma sia in cellule monocitarie.<br />

Nella ricerca <strong>del</strong> meccanismo alla base <strong>del</strong>l’effetto anti-apoptotico<br />

dei CM, abbiamo <strong>di</strong>mostrato che i CM sono capaci <strong>di</strong> aumentare l’influsso<br />

<strong>di</strong> Ca2+ dal mezzo extracellulare in maniera dose-<strong>di</strong>pendente, e<br />

abbiamo <strong>di</strong>mostrato che l’effetto antiapoptotico dei CM è dovuto agli effetti<br />

che i CM esercitano sui flussi <strong>di</strong> Ca2+ sia in cellule <strong>di</strong> glioblastoma<br />

sia in cellule monocitarie.<br />

Discussione<br />

Questo lavoro, <strong>di</strong>mostrando la sopravvivenza <strong>di</strong> cellule danneggiate<br />

grazie alla presenza dei CM, fornisce per la prima volta una possibile<br />

spiegazione razionale alla capacità apparentemente paradossale dei CM<br />

<strong>di</strong> aumentare l’effetto mutagenico <strong>di</strong> vari trattamenti, pur non essendo<br />

mutagenici per se.<br />

Il coinvolgimento degli ioni Ca2+ ben si collega agli stu<strong>di</strong> sul meccanismo<br />

<strong>di</strong> signaling apoptotico intracellulare: è infatti noto che gli ioni<br />

Ca2+, in quanto me<strong>di</strong>atori dei segnali intracellulari, sono cruciali per lo<br />

sviluppo <strong>del</strong>l’apoptosi: un aumento nella concentrazione <strong>del</strong> Ca2+ citosolico<br />

<strong>del</strong>le cellule in apoptosi (21), dovuta allo svuotamento degli organuli<br />

deputati al sequestro <strong>del</strong> Ca2+ e all’influsso <strong>di</strong> Ca2+ dal mezzo extracellulare<br />

(22), è infatti un fenomeno che generalmente accompagna lo<br />

sviluppo <strong>del</strong>l’apoptosi.<br />

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G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 279<br />

F. Cassano 1,2 , G. De Marinis 2 , P. Bavaro 1 , A. Dentamaro 1 , A. Basso 1 , A. Giacomantonio 1 , G. Rubino 1 , G. Ricci 1 ,<br />

I. Aloise 1 , M.T. Minenna 1<br />

Esposizione professionale ad anestetici inalatori: 10 anni <strong>di</strong> misure<br />

in osp<strong>ed</strong>ali pugliesi<br />

1 Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna e Me<strong>di</strong>cina Pubblica - Sezione <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong>, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bari<br />

2 Centro <strong>di</strong> Igiene Ambientale - Fondazione “S. Maugeri”, Bari<br />

RIASSUNTO. Gli Autori presentano i dati relativi alle<br />

misurazioni <strong>di</strong> N 2 O nelle sale operatorie <strong>di</strong> osp<strong>ed</strong>ali <strong>del</strong>la<br />

Puglia nel periodo 1993/2003 e verificano come nel tempo i<br />

livelli <strong>di</strong> inquinamento si siano significativamente ridotti e che<br />

l’inquinamento ambientale <strong>del</strong>le sale operatorie <strong>del</strong>le strutture<br />

private è più basso <strong>di</strong> quelle pubbliche. Dimostrano come<br />

molto importante sia la manutenzione <strong>del</strong> sistema <strong>di</strong><br />

erogazione-evacuazione dei gas e propongono una<br />

organizzazione dei monitoraggi ambientale e biologico. Infine<br />

esprimono un parere sulla utilità <strong>del</strong>la rappresentazione<br />

grafica <strong>del</strong>le misure effettuate me<strong>di</strong>ante uno strumento<br />

de<strong>di</strong>cato a tale scopo.<br />

Parole chiave: esposizione professionale, anestetici inalatori.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

PROFESSIONAL EXPOSURE TO INHALANT ANAESTHETIC: 10 YEARS OF<br />

MEASUREMENTS IN HOSPITAL OF PUGLIA. The Authors provide the<br />

data gather<strong>ed</strong> from measurements of nitrous oxide in the<br />

operating room of Puglia during the period between 1993 and<br />

2003. They prove significant r<strong>ed</strong>uctions of pollution accor<strong>di</strong>ng<br />

with time and they verify lower pollution levels in the operating<br />

rooms of private hospitals with respect to public facilities. The<br />

importance of the maintenance of gas <strong>di</strong>stribution and<br />

evacuation systems is shown and a method of environmental and<br />

biological monitoring is provid<strong>ed</strong>. Finally, the Authors prove the<br />

utility of the graphic representation of the measurements,<br />

conduc<strong>ed</strong> utilising de<strong>di</strong>cat<strong>ed</strong> instrumentation.<br />

Key words: occupational exposure, inhalant anaesthetic.<br />

L’esposizione a gas anestetici nelle sale operatorie costituisce uno<br />

dei rischi specifici per gli operatori sanitari con conseguenti possibili effetti<br />

nocivi su vari organi <strong>ed</strong> apparati.<br />

Gli anestetici prevalentemente utilizzati per l’induzione inalatoria<br />

<strong>del</strong>la narcosi sono, attualmente, il protossido d’azoto e i cosiddetti composti<br />

alogenati quali l’isoflurano <strong>ed</strong> il sevorano.<br />

A lungo considerati biochimicamente inerti e dotati <strong>di</strong> esclusiva efficacia<br />

terapeutica, questi farmaci sono tuttavia soggetti a bio-trasformazione,<br />

e, per <strong>di</strong> più, i loro metaboliti sono spesso responsabili <strong>del</strong>la tossicità<br />

acuta e cronica connessa con il loro impiego (1, 2, 3, 4).<br />

L’uso <strong>di</strong> questi farmaci espone il paziente <strong>ed</strong> il personale <strong>del</strong>le sale<br />

operatorie a potenziali effetti tossici, legati rispettivamente all’assunzione<br />

<strong>ed</strong> all’attività lavorativa. Considerato il quoti<strong>di</strong>ano contatto<br />

che alcune figure professionali (anestesisti, chirurghi, strumentisti,<br />

ecc…) hanno con questi agenti, l’eventuale inquinamento <strong>del</strong>le sale<br />

operatorie derivato dal loro uso, ha stimolato lo sviluppo <strong>di</strong> un protocollo<br />

<strong>di</strong> indagini ambientali e biologiche, teso alla tutela <strong>del</strong>la salute<br />

degli addetti, contenuto, per quel che riguarda la legislazione italiana,<br />

nella circolare n.5/1989 <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>la Sanità (5). Nel 2000 la Regione<br />

Puglia ha emanato una linea guida per la sicurezza <strong>del</strong>le sale<br />

operatorie riguardo agli aspetti igienico-sanitari, comportamentali e<br />

igienico-ambientali, che, per questi ultimi ha ripreso le <strong>di</strong>rettive <strong>del</strong>la<br />

citata circolare n. 5 (6).<br />

Lo scopo <strong>del</strong> nostro lavoro è stato quello <strong>di</strong> verificare le variazioni<br />

<strong>del</strong>le con<strong>di</strong>zioni d’inquinamento da N 2 O ambientale <strong>del</strong>le sale operatorie<br />

<strong>di</strong> numerosi presi<strong>di</strong> osp<strong>ed</strong>alieri, sia pubblici che privati, <strong>del</strong>la Regione<br />

Puglia monitorate nel corso <strong>di</strong> un decennio (1993-2003) dal nostro Centro<br />

<strong>di</strong> Igiene Ambientale.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong><br />

Tutte le indagini sono state effettuate utilizzando un analizzatore de<strong>di</strong>cato<br />

<strong>del</strong>la <strong>di</strong>tta Brüel & Kjaer mod. 1302 che utilizza la spettroscopia<br />

fotoacustica a raggi infrarossi per la determinazione dei gas anestetici.<br />

Oltre ai gas (protossido <strong>ed</strong> alogenati), lo strumento misura la percentuale<br />

<strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà e la concentrazione <strong>di</strong> CO 2 . La sensibilità è molto elevata e la<br />

capacità <strong>di</strong> elaborazione dei dati consente anche la determinazione imme<strong>di</strong>ata<br />

dei valori istantanei, <strong>di</strong> quelli me<strong>di</strong>, dei minimi e dei massimi <strong>di</strong><br />

un intero periodo <strong>di</strong> misura. Il monitor BK 1302 può essere utilizzato anche<br />

per la in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> eventuali per<strong>di</strong>te dai sistemi <strong>di</strong> erogazioneevacuazione<br />

dei gas. Lo strumento campiona, misura e registra in memoria<br />

un dato ogni 105 secon<strong>di</strong>.<br />

La strategia <strong>di</strong> campionamento ha privilegiato la misura a centro ambiente,<br />

posizionando la testa <strong>di</strong> prelievo a circa 50 cm dalla testata <strong>del</strong> letto<br />

operatorio, ad una altezza dal suolo <strong>di</strong> 1.50 m.<br />

I campionamenti effettuati sono stati 288 <strong>di</strong>stribuiti nel corso <strong>del</strong><br />

decennio come riportato nella tabella seguente, per strutture pubbliche<br />

e private.<br />

È stata verificata la normalità <strong>del</strong>la <strong>di</strong>stribuzione <strong>del</strong>la concentrazione<br />

me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> protossido d’azoto nelle due strutture me<strong>di</strong>ante il test <strong>di</strong><br />

Smirnov.<br />

Per confrontare invece la concentrazione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> N 2 O <strong>del</strong>le stesse<br />

strutture (pubblico e privato) è stato adoperato il t-student.


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

280 www.gimle.fsm.it<br />

Il campionamento è stato eseguito sempre dall’inizio alla fine <strong>del</strong>la<br />

s<strong>ed</strong>uta operatoria e quin<strong>di</strong> il tempo <strong>di</strong> ogni singola misurazione è stato determinato<br />

dal numero degli interventi operatori e dalla durata degli stessi.<br />

Di ogni campionamento, oltre ai dati numerici, è stata anche registrata<br />

una rappresentazione grafica <strong>del</strong>la evoluzione nel tempo <strong>del</strong>le singole<br />

misure effettuate, per tutti i parametri monitorati.<br />

Risultati e <strong>di</strong>scussione<br />

Per esigenze <strong>di</strong> spazio, riferiremo in questa s<strong>ed</strong>e solo i dati relativi al<br />

protossido <strong>di</strong> azoto. Nel periodo esaminato i campioni con valori superiori<br />

al limite in<strong>di</strong>cato nella Circolare 5/89 per le sale operatorie nuove o<br />

ristrutturate (50 ppm) sono stati 108 (38%), quin<strong>di</strong> più <strong>di</strong> una misura su<br />

quattro risulta al <strong>di</strong> sopra dei limiti <strong>di</strong> riferimento.<br />

Però se si osserva la figura 1, si può ben rilevare come le concentrazioni<br />

me<strong>di</strong>e annuali <strong>di</strong> protossido <strong>di</strong> azoto misurate tendono a ridursi in<br />

particolare negli ultimi 5-6 anni. La <strong>di</strong>minuzione dei valori me<strong>di</strong> nel periodo<br />

93-03 può essere rappresentata da una funzione esponenziale<br />

(y=243,347 x e -0,224x ; r=0,917, p


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 281<br />

Figura 3. Confronto tra i valori me<strong>di</strong> <strong>di</strong> N 2 O <strong>del</strong>le sale operatorie<br />

private e pubbliche nel periodo 1993-2003<br />

Figura 5. Rappresentazione grafica <strong>di</strong> 2 <strong>di</strong>verse misure<br />

Bibliografia<br />

1) Cottica D, Bartolucci GB, Grignani E, Locatelli C, Sala C, Scapellato<br />

ML, Sesana G. Gas anestetici vol 4. In: Minoia C, Perbellini L.<br />

Monitoraggio ambientale e biologico <strong>del</strong>l’esposizione a xenobiotici,<br />

Morgan E<strong>di</strong>zioni Tecniche, Milano.<br />

2) Proietti L, Duscio D, Rotiroti G, Sandonà PB. Monitoraggio ambientale<br />

e sorveglianza sanitaria per il personale esposto ad anestetici<br />

inalatori. G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2000; 22: 3, 219-222.<br />

3) Hoerauf K, Lierz M, Wiesner G, Schroegendorfer K, Lierz P, Spacek<br />

A, Brunnberg L, Nusse M. Genetic damage in operating room personnel<br />

expos<strong>ed</strong> to isoflurane and nitrous oxide. Occup Environ M<strong>ed</strong><br />

1999 Jul; 56: 433-437.<br />

4) Hoerauf KH, Wiesner G, Schroegendorfer K, Jobst A, Harth M, Sartor-Katzenschlager<br />

S, Ru<strong>di</strong>ger HW. Waste anaesthetic gases induce<br />

sister chromatid exchanges in lymphocytes of operating room personnel.<br />

Br J Anaesth, 1999 May; 82: 764-766.<br />

5) Circolare Ministero <strong>del</strong>la Sanità n. 5 <strong>del</strong> 14 Mar 1989. Esposizione<br />

professionale ad anestetici in sala operatoria.<br />

6) Deliberazione GR Puglia n. 135. Linee guida per la sicurezza <strong>del</strong>le<br />

Sale Operatorie riguardo agli aspetto igienico-sanitari, comportamentali<br />

e igienico-ambientali. Bari, 17 Feb 2000.<br />

7) Pacenti M, Sugheri S, Boccalon P, Focar<strong>di</strong> L. Inquinamento da gas<br />

anestetici nelle sale operatorie <strong>di</strong> una Azienda Osp<strong>ed</strong>aliera fiorentina.<br />

G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25: 2.<br />

8) Guglielmi G, Buselli R, Gattini V, gui<strong>di</strong> M, Micheli MG, Favilli L,<br />

Novi M, Cristaudo A, Ottenga F. Inquinamento ambientale da gas<br />

anestetici: dati relativi alle sale operatorie <strong>del</strong>l’Azienda Osp<strong>ed</strong>aliera<br />

Figura 4. Confronto tra i valori me<strong>di</strong> <strong>di</strong> N 2 O nelle stesse<br />

strutture pubbliche e private nel periodo 1997-2002<br />

Pisana. III Congresso Nazionale <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Preventiva dei lavoratori<br />

<strong>del</strong>la Sanità. Catenacci G, Bartolucci GB, Apostoli P. Le Collane<br />

<strong>del</strong>la Fondazione Salvatore Maugeri. Pavia, 1998.<br />

9) Wiesner G, Harth M, Szulc R, Jurczyk W, Sobczynski P, Wiesner G,<br />

Hobbhahn J, Taeger K. A follow-up study on occupational exposure<br />

to inhal<strong>ed</strong> anaesthetics in Eastern European surgeons and circulating<br />

nurses. Int Arch Occup Environ Health 2001, 74: 16-20.<br />

10) Cottica D, Ghittori S, Grignani E, Melazzini M, Imbriani M. Valutazione<br />

<strong>del</strong>l’esposizione professionale a gas anestetici per via inalatoria:<br />

Monitoraggio ambientale, biologico e sorveglianza sanitaria. III<br />

Congresso Nazionale <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Preventiva dei lavoratori <strong>del</strong>la Sanità.<br />

Catenacci G, Bartolucci GB, Apostoli P. Le Collane <strong>del</strong>la Fondazione<br />

Salvatore Maugeri. I Documenti, 15. Pavia, 1998.<br />

11) Lanzi C, Caberlotto F, Marcuzzo G, Scapellato ML, Saia B, Bartolucci<br />

GB. Monitoraggio <strong>del</strong>l’esposizione a gas anestetici. Atti 62°<br />

Congresso Nazionale <strong>del</strong>la Società Italiana <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> e<br />

Igiene Industriale Genova. 29 Set - 2 Ott 1999.<br />

12) Priante E, Scapellato ML, Marcuzzo G, Gori G, Meneghetti P, Saia<br />

B, Bartolucci GB. Monitoraggio ambientale e biologico nella valutazione<br />

<strong>del</strong>l’esposizione a gas anestetici. 56° Congresso Nazionale <strong>del</strong>la<br />

Società <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> e Igiene Industriale. Venezia 20-<br />

23 Ottobre 1993.<br />

13) Imbriani M, Ghittori S, Pezzafno G, Capodaglio E. Anesthetic in urine<br />

as biological index of exposure in operatine-room personnel. J<br />

Toxicol Environ Health 1995 oct; 46 (2): 249-260.<br />

14) Accorsi A, Valenti S, Barbieri A, Raffi G. B, Violante F.S. Proposal<br />

for single and misture biological exposure limits for sevoflurane and<br />

nitrous oxide at low occupational exposure levels. Int Arch Occup<br />

Environ Health 2003 Mar; 76 (2): 129-136.


COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

282 www.gimle.fsm.it<br />

G. de Nichilo 1 , M.S. Carucci 1 , L. Bisceglia 1 , A. Gallo 1 , O. Di Can<strong>di</strong>a 2 , G. Assennato 1<br />

I defibrillatori semiautomatici nel servizio sanitario aziendale<br />

1 Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bari, DIMIMP, Sez. <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong><br />

2 C.O. 118 - Bari<br />

RIASSUNTO. L’utilizzo dei defibrillatori automatici esterni<br />

(DAE) può rappresentare un valido aiuto per prevenire la<br />

morte improvvisa in soggetti con arresto car<strong>di</strong>aco insorto sul<br />

posto <strong>di</strong> lavoro. L’American College of Occupational and<br />

Environmental Me<strong>di</strong>cine, e l’American Heart Association<br />

hanno previsto <strong>del</strong>le Linee Guida in materia <strong>di</strong> sorveglianza<br />

me<strong>di</strong>ca dei programmi per l’uso dei defibrillatori<br />

semiautomatici negli ambienti <strong>di</strong> lavoro.<br />

La Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong><br />

<strong>del</strong>l’Università <strong>di</strong> Bari si propone <strong>di</strong> realizzare un sistema <strong>di</strong><br />

management dei programmi DAE, a livello territoriale,<br />

fungendo da “trait d’union” tra il sistema <strong>di</strong> emergenza 118<br />

locale e le aziende, garantendo programmi <strong>di</strong> formazione,<br />

aggiornamento e verifica nonché accre<strong>di</strong>tamento dei formatori<br />

e la relativa certificazione. Si provv<strong>ed</strong>erà, inoltre,<br />

all’istituzione <strong>di</strong> un apposito Registro Epidemiologico<br />

Regionale, organizzato insieme alle Aziende Sanitarie Locali<br />

od Osp<strong>ed</strong>aliere, per la verifica <strong>ed</strong> il controllo <strong>di</strong> qualità <strong>del</strong>le<br />

prestazioni effettuate.<br />

Parole chiave: DAE, arresto car<strong>di</strong>aco improvviso, linee guida per<br />

l’uso <strong>del</strong> DAE.<br />

ABSTRACT. www.gimle.fsm.it<br />

AUTOMATED EXTERNAL DEFIBRILLATORS IN WORK PLACE SANITARY<br />

SERVICE. Implementation of automat<strong>ed</strong> external defibrillators<br />

(AEDs) in workplace can help to revive victims of sudden<br />

car<strong>di</strong>ac arrest. The American College of Occupational and<br />

Environmental Me<strong>di</strong>cine, the American Heart Association have<br />

all issu<strong>ed</strong> gui<strong>del</strong>ines for me<strong>di</strong>cal management of AED programs.<br />

The School of Occupational Health - University of Bari - is<br />

currently involv<strong>ed</strong> in a programme to be develop<strong>ed</strong> with the<br />

regional 118 emergency team and the Health Department of<br />

Region Apulia aiming at establishing a well controll<strong>ed</strong> use of<br />

AED in the workplace.<br />

Key words: AED, sudden car<strong>di</strong>ac arrest, AED program gui<strong>del</strong>ines.<br />

La defibrillazione è una proc<strong>ed</strong>ura che rappresenta il “trattamento<br />

definitivo” <strong>del</strong>l’arresto car<strong>di</strong>aco sostenuto dalle aritmie ipercinetiche<br />

ventricolari “maligne” quali la fibrillazione ventricolare (FV) e la tachicar<strong>di</strong>a<br />

ventricolare (TV) senza polso. Il successo <strong>del</strong>la defibrillazione è<br />

<strong>di</strong>pendente dal tempo intercorrente tra l’insorgenza <strong>del</strong>l’arresto car<strong>di</strong>aco<br />

e la prima scarica <strong>di</strong> defibrillazione (Caffrey, 2002; Huikuri, 2001).<br />

Negli Stati Uniti e in numerosi altri paesi <strong>del</strong> mondo, tra cui l’Italia<br />

si sta progressivamente <strong>di</strong>ffondendo, grazie alla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> defibrillatori<br />

semiautomatici richi<strong>ed</strong>enti minimi livelli <strong>di</strong> addestramento da abbinare<br />

auspicabilmente alla <strong>di</strong>dattica <strong>del</strong> BLS (Basic Life Support), un programma<br />

<strong>di</strong> defibrillazione precoce de<strong>di</strong>cato ai “laici” e denominato Public<br />

Access Defibrillation (PAD).<br />

Il defibrillatore potrebbe <strong>di</strong>ventare parte integrante <strong>del</strong>le dotazioni <strong>di</strong><br />

sicurezza nei luoghi pubblici e negli ambienti <strong>di</strong> lavoro, dove ci sarà sempre<br />

qualcuno, già addestrato, in grado <strong>di</strong> utilizzarlo. Sia negli Stati Uniti<br />

che in Italia sono stati avviati progetti sperimentali in questo senso, con<br />

esito positivo: un’azienda manifatturiera americana con 250 se<strong>di</strong> in 38<br />

stati recentemente ha istituito un programma AED (Automat<strong>ed</strong> External<br />

Defibrillation), in accordo con le normative vigenti in ciascuno stato, a<br />

conferma <strong>del</strong>l’importante ruolo giocato dalle <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> defibrillatori<br />

nel prevenire morti improvvise sul posto <strong>di</strong> lavoro (Sear, 2002).<br />

In America l ‘American College of Occupational and Environmental<br />

Me<strong>di</strong>cine (ACOEM) ha previsto <strong>del</strong>le Linee Guida per la sorveglianza<br />

me<strong>di</strong>ca dei programmi per l’uso dei defibrillatori semiautomatici<br />

(Starr, 2002).<br />

L’ACOEM raccomanda che i programmi per l’uso dei defibrillatori<br />

sul posto <strong>di</strong> lavoro e in luoghi pubblici includano i seguenti elementi:<br />

1) Stabilire un sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione centralizzato per il programma AED<br />

(Automat<strong>ed</strong> External Defibrillator): è importante che siano stabilite<br />

chiare linee <strong>di</strong> responsabilità per il programma e che i ruoli siano definiti<br />

per coloro che devono sovraintendere e monitorare il programma<br />

stesso.<br />

2) Direzione e controllo me<strong>di</strong>co <strong>del</strong> programma AED sul posto <strong>di</strong> lavoro:<br />

è raccomandato che tutti i programmi AED sul posto <strong>di</strong> lavoro<br />

siano sotto la <strong>di</strong>rezione e il controllo <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>co propriamente qualificato.<br />

Le responsabilità <strong>del</strong> me<strong>di</strong>co consistono nell’aiuto allo sviluppo<br />

e all’approvazione degli aspetti me<strong>di</strong>ci <strong>del</strong> programma. Aree<br />

specifiche nelle quali è essenziale la <strong>di</strong>rezione me<strong>di</strong>ca includono:<br />

l’autorizzazione scritta ad acquisire un AED, assicurare che le forniture<br />

siano fatte in maniera appropriata per un iniziale addestramento<br />

e per successivi corsi <strong>di</strong> aggiornamento, inoltre importante integrare<br />

il programma AED con un sistema <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> qualità, <strong>ed</strong> assicurare<br />

un interfaccia con il servizio me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> emergenza.<br />

3) Conoscenza e conformità con le leggi statali e f<strong>ed</strong>erali: è importante<br />

che sia il <strong>di</strong>rettore me<strong>di</strong>co che il responsabile amministrativo <strong>del</strong> programma<br />

AED sul posto <strong>di</strong> lavoro si conformino con le leggi più rilevanti<br />

sul pubblico accesso al defibrillatore e al Car<strong>di</strong>ac Arrest Survival<br />

Act. La legislazione impone che ogni persona a<strong>di</strong>bita all’uso <strong>del</strong>l’AED<br />

sia propriamente formata attraverso un addestramento standar<strong>di</strong>zzato<br />

e riconosciuto. I contenuti <strong>del</strong> corso <strong>di</strong> training devono includere:<br />

manovre <strong>di</strong> Rianimazione Car<strong>di</strong>o-Polmonare e guida all’utilizza<br />

<strong>del</strong>l’AED, integrati con programmi <strong>di</strong> primo soccorso sul posto<br />

<strong>di</strong> lavoro. Il training pratico dovrebbe essere ripetuto con scadenza<br />

semestrale o al massimo annuale.


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 283<br />

4) Documento scritto che descriva il programma AED per ciascuna localizzazione<br />

<strong>del</strong>l’AED sul posto <strong>di</strong> lavoro.<br />

5) Coor<strong>di</strong>namento con i servizi me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> emergenza locali: il programma<br />

AED deve essere <strong>comunic</strong>ato ai responsabili dei servizi me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />

emergenza e coor<strong>di</strong>nati con i protocolli seguiti dai i servizi me<strong>di</strong>ci<br />

d’emergenza.<br />

6) Integrazione con il piano globale <strong>di</strong> emergenza sul posto <strong>di</strong> lavoro: il<br />

programma AED deve essere integrato in un piano generale <strong>di</strong> emergenza<br />

me<strong>di</strong>ca sul posto <strong>di</strong> lavoro, descritto dettagliatamente per ciò<br />

che riguarda il continuum <strong>del</strong> personale, l’equipaggiamento, l’informazione,<br />

e attività locali associate alla gestione <strong>del</strong>le emergenze.<br />

Quando un programma AED è previsto in un posto <strong>di</strong> lavoro, il piano<br />

<strong>di</strong> emergenza me<strong>di</strong>ca riguardante sospetti eventi car<strong>di</strong>aci deve includere<br />

specifiche raccomandazioni: a) notifica <strong>del</strong> personale me<strong>di</strong>co<br />

e degli addetti al primo soccorso durante tutto il periodo <strong>di</strong> attività<br />

in s<strong>ed</strong>e; b) valutazione <strong>del</strong>la situazione da parte <strong>del</strong> primo soccorritore<br />

sul posto; c) notifica dei servizi me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> emergenza; d) appropriato<br />

primo soccorso, che includa proc<strong>ed</strong>ure <strong>di</strong> isolamento <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong><br />

biologici e uso <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> rianimazione car<strong>di</strong>o-polmonare e<br />

AED da parte dei primi soccorritori; e) trasporto clinicamente adeguato<br />

dal posto <strong>di</strong> lavoro al servizio me<strong>di</strong>co, che includa la continuazione<br />

<strong>del</strong>le cure me<strong>di</strong>che che devono essere assicurate; f) verbale<br />

da parte dei soccorritori e rimpiazzo <strong>del</strong>l’equipaggiamento; g) meto<strong>di</strong><br />

per riesaminare le cure ricevute dal paziente.<br />

7) Selezione e considerazioni tecniche sull’AED: è consigliabile che la<br />

selezione <strong>del</strong>l’equipaggiamento per l’AED sia basata sulle raccomandazioni<br />

<strong>del</strong>l’American Heart Association (AHA) accessibili tramite<br />

linee guida 2000 “for Car<strong>di</strong>opulmonary Resuscitation and<br />

Emergency Car<strong>di</strong>ovascular Care”.<br />

8) Equipaggiamento me<strong>di</strong>co supplementare e forniture per il programma<br />

AED sul posto <strong>di</strong> lavoro: a) mezzi <strong>di</strong> protezione per infezioni trasmesse<br />

per via ematica, kit per la pulitura durante le proc<strong>ed</strong>ure <strong>di</strong> isolamento<br />

dei liqui<strong>di</strong> biologici; b) mascherina per l’eventuale somministrazione<br />

<strong>di</strong> ossigeno; c) kit per la defibrillazione; d) equipaggiamento<br />

<strong>di</strong> emergenza <strong>di</strong> supporto per la respirazione; e) <strong>di</strong>spositivo<br />

au<strong>di</strong>o <strong>di</strong> guida durante manovre <strong>di</strong> RCP.<br />

9) Valutazione <strong>del</strong> numero preciso e <strong>del</strong>la localizzazione dei defibrillatori<br />

e <strong>del</strong>l’equipaggiamento supplementare.<br />

10) Piano <strong>di</strong> manutenzione e riposizionamento dei defibrillatori e <strong>del</strong>l’equipaggiamento<br />

supplementare: è importante infatti che i defibrillatori<br />

siano mantenuti in uno stato ottimale per un migliore utilizzo degli<br />

stessi e che tutto l’equipaggiamento d’emergenza sia valutato, revisionato<br />

e rimpiazzato, se necessario, dopo l’uso.<br />

11) Istituzione <strong>di</strong> un programma <strong>di</strong> “quality assurance” che comprenda i<br />

seguenti componenti: a) revisione me<strong>di</strong>ca caso per caso per l’utilizzo<br />

<strong>del</strong> defibrillatore volta per volta per il trattamento <strong>di</strong> ciascuna persona,<br />

da parte <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>co qualificato; b) custo<strong>di</strong>a <strong>del</strong>la documentazione:<br />

1) dati <strong>di</strong> tutti gli addestramenti effettuati, inclusi i nomi degli<br />

istruttori, <strong>del</strong> personale formato sul luogo <strong>di</strong> lavoro, dei corsi effettuati;<br />

date relative all’effettuazione dei corsi iniziali e <strong>di</strong> aggiornamento,<br />

classi <strong>di</strong> abilità pratica. 2) dati relativi a tutte le localizzazioni<br />

dei defibrillatori, servizi e aggiornamenti. 3) documentazione relativa<br />

alle revisioni me<strong>di</strong>che per l’esecuzione <strong>del</strong>la defibrillazione. c)<br />

valutazione <strong>del</strong> programma: meto<strong>di</strong> standar<strong>di</strong>zzati, per valutare l’efficacia<br />

<strong>del</strong>lo stesso e un sistema per rimpiazzare o migliorare i componenti<br />

se necessario.<br />

12) Revisioni perio<strong>di</strong>che e mo<strong>di</strong>ficazioni <strong>del</strong> protocollo <strong>del</strong> programma<br />

AED nel luogo <strong>di</strong> lavoro: sono necessarie revisioni come minimo annuali;<br />

se si verifica un cambiamento <strong>del</strong> personale o <strong>del</strong>le pratiche <strong>di</strong><br />

lavoro può essere necessario un cambio nella localizzazione dei defibrillatori<br />

o <strong>del</strong>le proc<strong>ed</strong>ure per la realizzazione <strong>di</strong> un programma<br />

AED sul posto <strong>di</strong> lavoro.<br />

La strategia messa a punto per contrastare le morti improvvise, basata<br />

sull’intervento rapido <strong>del</strong> primo soccorso, necessitava <strong>di</strong> una norma<br />

che permettesse l’utilizzo dei defibrillatori anche in s<strong>ed</strong>e extra-osp<strong>ed</strong>aliera,<br />

da parte <strong>del</strong> personale sanitario non me<strong>di</strong>co e al personale non sanitario<br />

(“laici”).<br />

Nell’aprile 2001, è stata approvata la Legge 3 aprile 2001, n. 120<br />

(Utilizzo dei defibrillatori semiautomatici in ambiente extraosp<strong>ed</strong>aliero)<br />

che co<strong>di</strong>fica questo tipo <strong>di</strong> intervento:<br />

ART. 1<br />

1. È consentito l’uso <strong>del</strong> defibrillatore SA in s<strong>ed</strong>e extraosp<strong>ed</strong>aliera<br />

anche al personale sanitario non me<strong>di</strong>co, nonché al personale non sanitario<br />

che abbia ricevuto una formazione specifica nelle attività <strong>di</strong> rianimazione<br />

car<strong>di</strong>o-polmonare.<br />

2. Le regioni e le province autonome <strong>di</strong>sciplinano il rilascio da parte<br />

<strong>del</strong>le aziende sanitarie locali e <strong>del</strong>le aziende osp<strong>ed</strong>aliere <strong>del</strong>l’autorizzazione<br />

all’utilizzo extraosp<strong>ed</strong>aliero dei defibrillatori nell’ambito <strong>del</strong><br />

Sistema <strong>di</strong> Emergenza 118 competente per territorio sulla base dei criteri<br />

in<strong>di</strong>cati dalle linee guida adattate dal Ministero <strong>del</strong>la Sanità, con<br />

proprio decreto, entro 90 giorni dalla data <strong>di</strong> entrata in vigore <strong>del</strong>la presente<br />

legge.<br />

In attuazione al pr<strong>ed</strong>etto art. 1, comma 2, il Ministero <strong>del</strong>la Salute ha<br />

pre<strong>di</strong>sposto un documento recante “linee-guida per il rilascio <strong>del</strong>la autorizzazione<br />

all’utilizzo extra-osp<strong>ed</strong>aliero dei defibrillatori semiautomatici”<br />

(Conferenza Stato Regioni, s<strong>ed</strong>uta 27 febbraio 2003. Gazzetta Ufficiale<br />

n° 71 <strong>del</strong> 26/03/2003).<br />

Attualmente linee guida in tale <strong>di</strong>rezione sono state emanate solo da<br />

alcune regioni, come la Lombar<strong>di</strong>a con la <strong>del</strong>iberazione n° VII/10306 <strong>del</strong><br />

16 settembre 2002 e il Piemonte con <strong>del</strong>iberazione <strong>del</strong>la Giunta Regionale<br />

16 <strong>di</strong>cembre 2002, n° 47-8018.<br />

Il principio ispiratore è quello <strong>di</strong> adeguare le norme sul Pronto Soccorso<br />

nei luoghi <strong>di</strong> lavoro armonizzandole con le attuali con<strong>di</strong>zioni sanitarie<br />

e territoriali.<br />

Nella scuola <strong>di</strong> Specializzazione in Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> <strong>del</strong>l’Università<br />

<strong>di</strong> Bari, annualmente viene effettuata, nell’ambito <strong>del</strong>le attività <strong>del</strong><br />

IV anno, una esercitazione pratica, <strong>del</strong>la durata <strong>di</strong> 4 ore, sul manichino relativa<br />

a tecniche <strong>di</strong> BLS previa presentazione teorica <strong>del</strong>le stesse da parte<br />

<strong>di</strong> un istruttore BLS.<br />

Il corso è stato concepito nell’ottica <strong>di</strong> esaltare le competenze pratico<br />

teoriche dei futuri me<strong>di</strong>ci competenti, capaci <strong>di</strong> adempiere agli obblighi<br />

per l’organizzazione <strong>del</strong> pronto soccorso nei luoghi <strong>di</strong> lavoro e formazione<br />

degli addetti allo stesso, così come definito dalla normativa vigente<br />

(D.L. 626/94 e D.L. 242/96).<br />

La Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> <strong>del</strong>l’Università<br />

<strong>di</strong> Bari si propone <strong>di</strong> realizzare un sistema <strong>di</strong> management dei programmi<br />

DAE, a livello territoriale, fungendo da “trait d’union” tra il sistema<br />

<strong>di</strong> emergenza 118 locale e le aziende, garantendo programmi <strong>di</strong><br />

formazione, aggiornamento e verifica nonché accre<strong>di</strong>tamento dei formatori<br />

e la relativa certificazione. Si provv<strong>ed</strong>erà, inoltre, all’istituzione <strong>di</strong> un<br />

apposito Registro Epidemiologico Regionale organizzato insieme alle<br />

Aziende Sanitarie Locali od Osp<strong>ed</strong>aliere, per la verifica <strong>ed</strong> il controllo <strong>di</strong><br />

qualità <strong>del</strong>le prestazioni effettuate.<br />

Bibliografia<br />

1) Balzanelli MG et al. Manuale <strong>di</strong> Primo Soccorso nei luoghi <strong>di</strong> lavoro.<br />

2003.<br />

2) Caffrey SL et al. Public use of automat<strong>ed</strong> external defibrillators.<br />

NEJM 2002; 347: 1242.<br />

3) Gui<strong>del</strong>ines 2000 for car<strong>di</strong>opulmonary resuscitation and emergency<br />

car<strong>di</strong>ovascular care 4. The automat<strong>ed</strong> external defibrillator: key link<br />

in the chain survival. Circulation 2000; 102 (suppl I): I.<br />

4) Huikuri HV et al. Sudden death due to car<strong>di</strong>ac arrhythmias. NEJM<br />

2001; 345: 1473.<br />

5) Page R et al. Use of automat<strong>ed</strong> external defibrillators by a U.S. Airline.<br />

NEJM 2000; 343: 1210.<br />

6) Pell et al. Potential impact of public access defibrillators on survival<br />

after out of hospital car<strong>di</strong>opulmonary arrest: retrospective cohort<br />

study. BMJ 2002; 325: 515.<br />

7) Sear T, Swiger F. Implementing an AED program across multiple states.<br />

Occup Health Saf. 2002 Oct; 71(10): 77-8.<br />

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COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl<br />

284 www.gimle.fsm.it<br />

A. D’Alessandro, I. Folletti, G. Muzi, N. Murgia, G. Brugnami, G. Abritti<br />

Uso <strong>del</strong>’espettorato indotto nel follow-up <strong>del</strong>la polmonite<br />

da ipersensibilità<br />

Istituto <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Perugia<br />

Le alveoliti allergiche estrinseche sono un gruppo <strong>di</strong> patologie polmonari<br />

immunologicamente me<strong>di</strong>ate nelle quali l’inalazione ripetuta <strong>di</strong><br />

antigeni aereo<strong>di</strong>spersi, particelle organiche e sostanze chimiche a basso<br />

peso molecolare provoca una reazione <strong>di</strong> ipersensibilità con infiammazione<br />

granulomatosa nei bronchioli <strong>di</strong>stali e negli alveoli <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui suscettibili.<br />

La <strong>di</strong>versa natura degli agenti etiologici <strong>ed</strong> il decorso clinico<br />

<strong>del</strong>la AAE rendono <strong>di</strong>fficile definire precisi criteri <strong>di</strong>agnostici. Ciò spiega<br />

sia le ampie <strong>di</strong>fferenze osservate nella classificazione <strong>del</strong>le malattie respiratorie<br />

degli agricoltori nei vari paesi europei, sia l’utilizzo <strong>di</strong> un iter<br />

<strong>di</strong>agnostico non univoco in ambito osp<strong>ed</strong>aliero. La TC <strong>del</strong> torace ad alta<br />

risoluzione e l’analisi cellulare <strong>del</strong> broncolavaggio sono le indagini più<br />

sensibili (gold standard) infatti sono sempre alterate nelle fasi acute <strong>di</strong><br />

malattia, ma ovviamente nessuna <strong>di</strong> questi esami può essere utilizzato data<br />

la invasività <strong>del</strong>la meto<strong>di</strong>ca <strong>ed</strong> il costo elevato. Per tali motivi a partire<br />

dai primi anni 90 si è iniziato a valutare la possibilità offerte dallo stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>del</strong>l’espettorato indotto. L’espettorato indotto me<strong>di</strong>ante inalazione <strong>di</strong><br />

soluzione salina ipertonica <strong>ed</strong> isotonica infatti è un campione <strong>di</strong> materiale<br />

biologico proveniente dalle vie respiratorie alte e centrali, le cui cellule<br />

risultano più abbondanti e più vitali rispetto a quelle provenienti da<br />

espettorato spontaneo. L’induzione <strong>del</strong>l’espettorato è una proc<strong>ed</strong>ura molto<br />

meno invasiva <strong>del</strong>la broncoscopia con BAL, e per questo più facilmente<br />

applicabile in larga scala sia per protocolli <strong>di</strong>agnostici che <strong>di</strong> follow-up.<br />

nei campioni <strong>di</strong> BAL e <strong>di</strong> espettorato indotto.<br />

L’espettorato indotto non è stato ancora utilizzato per lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>le<br />

AAE dove l’interessamento polmonare acuto è caratterizzato da un’alveolite<br />

linfocitaria, con un aumento sia <strong>del</strong>la percentuale che <strong>del</strong> numero<br />

assoluto dei linfociti. Una correlazione significativa sia nel tipo che nel<br />

numero <strong>del</strong>le cellule responsabili <strong>del</strong>l’alveolite è stata <strong>di</strong>mostrata confrontando<br />

i risultati <strong>del</strong> BAL con quelli ottenuti dalle biopsie transbronchiali<br />

(TBB). In particolare, per i pazienti con AAE, la conta assoluta e la<br />

percentuale <strong>di</strong> linfociti nel polmone è da tre a sei volte più grande che nei<br />

soggetti <strong>di</strong> controllo. Per quanto riguarda i magrofagi la loro percentuale<br />

è ridotta rispetto ai controlli, ma il numero assoluto è maggiore. Inoltre è<br />

<strong>di</strong>mostrato, in mo<strong>del</strong>li animali, che nel BAL c’è una sostanziale attivazione<br />

dei macrofagi con rilascio <strong>di</strong> interleuchina-1 (IL-1) e <strong>di</strong> fattore <strong>di</strong><br />

necrosi tumorale alpha (TNFα).<br />

Allo scopo <strong>di</strong> ottenere dati preliminari (stu<strong>di</strong>o pilota) sul possibile<br />

impiego sperimentale <strong>del</strong>l’espettorato indotto nel follow-up <strong>del</strong>l’AAE,<br />

abbiamo sottoposto ad espettorato indotto un gruppo <strong>di</strong> pazienti affetti da<br />

AAE in remissione clinica, <strong>ed</strong> un gruppo <strong>di</strong> volontari sani, non fumatori,<br />

confrontando i parametri citologici e biochimici nei due gruppi.<br />

Disegno sperimentale<br />

Abbiamo stu<strong>di</strong>ato un campione consecutivo <strong>di</strong> otto soggetti, (3 femmine;<br />

età me<strong>di</strong>a 53,9±9,2) con <strong>di</strong>agnosi accertata <strong>di</strong> Alveolite Allergica<br />

Estrinseca in attuale remissione clinica che rispondevano ai criteri <strong>di</strong> ammissione<br />

allo stu<strong>di</strong>o. Ricoverati nel quinquennio prec<strong>ed</strong>ente lo stu<strong>di</strong>o presso<br />

l’Istituto <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> <strong>del</strong>l’Università degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Perugia.<br />

Essi avevano presentato almeno un episo<strong>di</strong>o acuto nei 5 anni prec<strong>ed</strong>enti lo<br />

stu<strong>di</strong>o, erano asintomatici al momento <strong>del</strong>l’indagine e da almeno un anno<br />

non erano più esposti all’allergene potenzialmente responsabile <strong>del</strong>la patologia<br />

respiratoria e non eseguivano alcun trattamento steroideo.<br />

Come gruppo <strong>di</strong> controllo abbiamo stu<strong>di</strong>ato un campione consecutivo<br />

<strong>di</strong> 7 soggetti volontari, (5 femmine; età me<strong>di</strong>a 34,6±17,9), sani non fumatori,<br />

non affetti da patologie infiammatorie polmonari e/o sistemiche,<br />

che rispondevano ai criteri <strong>di</strong> ammissione allo stu<strong>di</strong>o.<br />

Risultati<br />

La conta cellulare totale nei campioni <strong>di</strong> espettorato indotto dei soggetti<br />

affetti da alveolite allergica estrinseca in remissione (AAE) è risultata<br />

in me<strong>di</strong>a più elevata (15,4x10 6 ± 15,8x10 6) rispetto ai soggetti sani<br />

(4,4x10 6 ± 1,8x10 6), (t-test p


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI<br />

www.gimle.fsm.it 285<br />

torato indotto è risultata, in me<strong>di</strong>a, più elevata, nei pazienti affetti da<br />

AAE in remissione clinica, rispetto ai controlli, tuttavia tale risultato<br />

non ha raggiunto la significatività statistica pur approcciandola<br />

(p


Pagina 286<br />

Bianca

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