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Il tipico marsalese è un personaggio dai contorni ... - Marsala.it

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che bello essere liberty.”. ed il decò <strong>un</strong>a variante di p<strong>it</strong>tura d’oltralpe( “….qui<br />

ci metterei <strong>un</strong>a mano di decò…”).<br />

L’imperativo categorico indica che non deve mancare l’antiquariato, perché<br />

fa chic, <strong>è</strong> di moda ed al dio del nuovo millennio non si può non obbedire.<br />

Nella “ prima ”casa le camerette dei figli devono essere coordinate, con<br />

tavoli da studio ergonomici e colorati, anche se poi i comp<strong>it</strong>i si fanno in<br />

cucina. <strong>Il</strong> salotto buono deve emulare, sia pure inconsapevolmente, la Nonna<br />

Speranza di Gozzaniana memoria. <strong>Il</strong> soggiorno <strong>è</strong> rigorosamente high tech,<br />

con l’impianto stereo audio e video dolby surro<strong>un</strong>d, anche se <strong>è</strong> di 15 metri<br />

quadri e quando si accende anche l’inquilino dell’ultimo piano pensa che sia<br />

venuta la vendetta divina che lo liberi dall’ingombrante vicino. Lo stereo hi<br />

fi con mp3, mp4 i pod ed altre diavolerie anglosassoni che, se confondono il<br />

nostro protagonista con le loro innumerevoli applicazioni pratiche, lo<br />

rendono partecipe dei moderni processi di globalizzazione.<br />

Che importa poi se il suo inglese <strong>è</strong> fermo alla classica “ the pen is on the<br />

table”, tanto i film americani sono doppiati e tutti devono tremare quando<br />

aziono il mio impianto, pensa il <strong>marsalese</strong>; la potenza virile che abbatte le<br />

barriere si fa ultrasuono e penetra gli anfratti più nascosti delle ultime<br />

rimostranze al nuovo che arriva e che tutti domina, volenti o nolenti.<br />

Ed i libri? Anche loro hanno il loro spazio nell’arredamento della casa di<br />

c<strong>it</strong>tà: la “cozzologia” –neologismo trash che indica l’esposizione dei dorsi<br />

colorati delle pubblicazioni in brossura o delle enciclopedie patinate –<br />

alberga in molte ab<strong>it</strong>azioni, facendo bella mostra di sé. Rassicura della<br />

progressiva ignoranza e crea l’alibi che permette di “non pensare ad altro”,<br />

come quando si fa l’elemosina a Natale per mettersi al riparo dagli<br />

incombenti sensi di colpa che, come fantasmi notturni ed alati, ci fanno tetra<br />

compagnia nelle notti in cui ,finalmente o per tragica fatal<strong>it</strong>à, si <strong>è</strong> davvero<br />

soli con se stessi.<br />

La casa in campagna invece, <strong>è</strong> <strong>un</strong> feticcio, <strong>un</strong> messaggio della potenza<br />

economica – spesso fallace ed inesistente – e tanto più esib<strong>it</strong>a. L’importante <strong>è</strong><br />

“r<strong>it</strong>irarsi quando finisce la scuola dei figli”, prendersi il fresco all’ombra<br />

degli alberi( ultimamente sono botanicamente corretti soltanto ulivi e palme,<br />

per la gioia del vendicativo p<strong>un</strong>teruolo rosso…occhio del diavolo o segnale<br />

divino?),e godersi, almeno in teoria, la tranquill<strong>it</strong>à della pace agreste.<br />

E’ <strong>un</strong>’usanza tramandata <strong>dai</strong> gen<strong>it</strong>ori: chi non ricorda il trasferimento in<br />

campagna con i carretti, trainati dal mulo, stracarichi di elettrodomestici,

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