Il tipico marsalese è un personaggio dai contorni ... - Marsala.it

I bambini dei vicini strepitano, i mariti e le mogli si rinfacciano i loro
rispettivi fallimenti esistenziali ,ebbene? Questa è la vita moderna, la
globalizzazione della campagna, la terza via della villeggiatura, il futuro che
si fonda, in realtà rinnegandole, sulle radici del passato.
Apparire di essere opulenti, felici, completi di tutto ciò che di materiale si
può possedere, a costo di notti insonni e rate infinite da pagare. Se tutti lo
fanno un motivo dovrà pur esserci o no? Ed allora basta interrogarsi, di farsi
male con stupidi esercizi da intellettuali senza ventura; via alle grigliate che
non sanno più di niente, olezzate come sono da quelle dei vicini e dal
ristorante abusivo pseudo- ambulante di turno.
Via con le cene- cambiali che alla scadenza devono essere onorate , a costo di
attorcimenti gastro-intellettivi e le risate stampate nella faccia dell’ipocrisia,
via con i pomeriggi dei bambini e le giocate a carte tra un morso di zanzara e
l’altro.
La mediocrità ,d’altronde, una volta raggiunta non è facile da perdere,
soprattutto quando regala sicurezza. Che bello non pensare in maniera
diversa dagli altri, fare le stesse cose, frequentare gli stessi posti, vedere
sempre le stesse facce, parlarsi addosso.
Cosa mi manca in fondo, pensa il marsalese in vacanza, se non me stesso?
Ma io chi sono in realtà se non lo specchio di quello che vedo di fronte ai
miei occhi? Ed allora, via con le scale colorate di noia o con il poker serale –
in cui fingere di non impegnarsi per i soldi ma soltanto per il piacere di stare
in compagnia – e chi più non ne ha più non ne metta.
Il mito continua, e se anche il figlio del marsalese ha la villetta in campagna
entra nella leggenda perpetuandola e rinnovando se stesso fino all’eternità.
Finché esisterà la stupida vanità il marsalese vivrà felice e contento e mai
tempi furono più fecondi per il nostro affezionato fenotipo.
Anche nella città, d'altronde, l’architettura è ormai un idolo immaginario dei
benpensanti, non c’è alcun serio intervento programmato per conciliare
l’opera dell’uomo con la storia e l’ambiente circostanti; le costruzioni
ottocentesche, quelle liberty e di ispirazione neoclassica sono state, per la
maggior parte, demolite per fare posto ad innaturali blocchi di cemento che
mercificano il senso estetico e colpiscono al cuore le originalità del luogo.
Nessuno sforzo ecologico, nessuna relazione con l’esterno, ma un malsano
tecnicismo con risposte standardizzate che disperdono la complessità delle
varie epoche costruttive ed in definitiva distruggono l’universale valore