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Simone Bori, Valeria Menchetelli La rappresentazione dell ...

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<strong>Simone</strong> <strong>Bori</strong>, <strong>Valeria</strong> <strong>Menchetelli</strong><br />

<strong>La</strong> <strong>rappresentazione</strong> <strong>dell</strong>’architettura nel concorso d’idee. Il<br />

quartiere di Monteluce a Perugia<br />

Interculturalità <strong>dell</strong>a <strong>rappresentazione</strong><br />

Il concorso di idee, forma estrema di sintesi<br />

del processo progettuale, va oggi<br />

configurandosi non soltanto come sede<br />

naturale del confronto tra molteplici<br />

punti di vista sul pensiero d’architettura,<br />

ma anche come finestra-osservatorio<br />

aperta sul dibattito in merito alle tendenze<br />

nella <strong>rappresentazione</strong>. Il disegno<br />

d’architettura, riproduzione iconica che<br />

obbedisce tradizionalmente a ben precisi<br />

codici e convenzioni grafiche, trova in<br />

questo caso generalizzazione e assurge<br />

a <strong>rappresentazione</strong> d’architettura, coinvolgendo<br />

ambiti eterogenei e contaminandone<br />

le regole e i linguaggi.<br />

In un periodo storico in cui dilaga l’omologazione<br />

agli standard imposti dalla<br />

computergrafica, il concorso di idee si<br />

trasforma in occasione per stabilire<br />

nuovi possibili codici <strong>dell</strong>a <strong>rappresentazione</strong>,<br />

secondo un processo che ibrida<br />

culture e metodi alla ricerca di punti di<br />

vista innovativi. Superando così l’appiat-<br />

timento degli stili e pervenendo a una<br />

reale individualità/soggettività <strong>dell</strong>a <strong>rappresentazione</strong>.<br />

Dal confronto tra criteri e approcci culturali<br />

differenti, che trova corrispondenza<br />

nelle tecniche rappresentative impiegate,<br />

scaturisce il carattere di “multiculturalità”<br />

del concorso. Allo stesso tempo,<br />

anche all’interno di un medesimo background<br />

culturale avviene nel campo<br />

<strong>dell</strong>a <strong>rappresentazione</strong> un coinvolgimento<br />

di principi e metodi propri di<br />

ambiti scientifici diversi, che ne enfatizza<br />

gli aspetti comuni e ne addiziona in<br />

senso gestaltico le differenze (il tutto è<br />

più <strong>dell</strong>a somma <strong>dell</strong>e sue parti): ne deriva<br />

un secondo carattere del concorso<br />

d’architettura, la sua “interdisciplinarità”.<br />

Ecco allora che l’architettura mutua<br />

le regole e i codici del proprio – nuovo –<br />

linguaggio espressivo dalla grafica, dal<br />

cinema, dalla scrittura, dalla musica, dal<br />

fumetto, dall’arte in generale.<br />

D’altra parte, il processo avviene in<br />

165


I CONTRIBUTI<br />

maniera biunivoca: le numerose declinazioni<br />

<strong>dell</strong>’arte attingono all’architettura<br />

per individuare strategie alternative di<br />

comunicazione, giungendo a definire<br />

una rinnovata identità interdisciplinare.<br />

Esemplare in tal senso l’attività del laboratorio<br />

artistico olandese Atelier van<br />

Lieshout, fondato nel 1995 da Joep van<br />

Lieshout e operante a livello internazionale<br />

nel campo <strong>dell</strong>’arte contemporanea,<br />

del design e <strong>dell</strong>’architettura. Con il<br />

fine di superare il rigido schematismo<br />

che spesso contraddistingue le arti visive,<br />

il gruppo compie illimitate sperimentazioni<br />

che contaminano architettura,<br />

pittura, scultura e design. Le opere<br />

<strong>dell</strong>’Atelier mostrano audacemente,<br />

attraverso un’inedita libertà espressiva,<br />

visioni critiche <strong>dell</strong>e pratiche quotidiane<br />

<strong>dell</strong>a città futura, irrimediabilmente<br />

compromessa dalle logiche del capitalismo<br />

e dalla spersonalizzazione <strong>dell</strong>’uomo.<br />

Sotto molti aspetti affine è il lavoro<br />

<strong>dell</strong>’agenzia cinematografica londinese<br />

Fig.1. Vista del progetto di Italo Rota & Partners.<br />

squint/opera che, dal 2002, si occupa di<br />

post-produzione architettonica e realizza<br />

filmati in cui le usuali modalitàà di<br />

comunicazione di un progetto sono ibridate<br />

attraverso le tecniche e gli strumenti<br />

desunti dal cinema, perseguendo<br />

la ricerca di nuove frontiere espressive<br />

<strong>dell</strong>’architettura. <strong>La</strong> percezione del progetto<br />

d’architettura èè affidata in questo<br />

caso alla messa in scena <strong>dell</strong>a totalitàà<br />

dei fattori che contribuiscono a<br />

caratterizzare un luogo (edifici, spazi,<br />

persone, dinamiche, percorsi, funzioni),<br />

moltiplicando all’infinito i possibili punti<br />

di vista.<br />

Case history. Monteluce un nuovo<br />

polo per la città di Perugia<br />

Il tema <strong>dell</strong>a <strong>rappresentazione</strong> assume<br />

nel concorso di idee un’importanza fondamentale:<br />

al carattere innovativo del<br />

progetto si deve affiancare una presentazione<br />

che ne esalti le qualità. Se è vero<br />

che una proposta vincente può risultare<br />

compromessa da una <strong>rappresentazione</strong><br />

inefficace o poco immediata, è altresì<br />

innegabile che la ricercatezza degli elaborati<br />

grafici non basta a garantire la<br />

validità di un’idea. Con il fine di analizzare<br />

e approfondire i temi descritti,<br />

viene preso in considerazione il concorso<br />

internazionale di idee indetto per la<br />

riprogettazione del quartiere perugino<br />

di Monteluce, antica area ospedaliera<br />

<strong>dell</strong>a città attualmente in via di dismissione,<br />

che ha visto la partecipazione di<br />

qualificati studi del panorama architettonico<br />

contemporaneo quali Italo Rota<br />

& Partners, Bolles+Wilson, MVRDV,<br />

Abalos & Herreros, <strong>La</strong>caton & Vassal. Il<br />

concorso, svoltosi secondo una procedura<br />

a inviti, si proponeva di definire per<br />

166


SIMONE BORI, VALERIA MENCHETELLI<br />

Monteluce una nuova identità urbana,<br />

al fine di recuperare un quartiere attualmente<br />

ritenuto separato dalla città,<br />

restituendolo definitivamente ad essa e<br />

ristabilendo quel legame con il centro<br />

storico che nel tempo era andato sfaldandosi.<br />

I progettisti erano chiamati a<br />

confrontarsi sui temi proposti dal bando<br />

di concorso, incentrati sull’integrazione<br />

del mix di funzioni previsto dal Piano<br />

Regolatore Generale in un sistema organico<br />

e coerente, in un quartiere giàà da<br />

molti anni al centro <strong>dell</strong>’attenzione<br />

<strong>dell</strong>’Amministrazione comunale e il cui<br />

futuro è stato oggetto di convegni di<br />

studio promossi dall’Università degli<br />

Studi di Perugia, che si configura perciòò<br />

come un’area dalla notevole importanza<br />

sia fisica sia simbolica, cui è affidato<br />

un ruolo da protagonista nell’avvenire<br />

<strong>dell</strong>a città.<br />

Nel progetto elaborato dallo studio<br />

Bolles+Wilson, risultato vincitore, la<br />

comunicazione dei contenuti progettuali<br />

è affidata ad elaborati che riflettono,<br />

soprattutto nella scelta dei colori, la centralità<br />

attribuita alle piazze, ciascuna identificata<br />

dal proprio nome. In sezione, il<br />

rosso del terreno è sormontato da un continuum<br />

in cui verde ed edificato si fondono<br />

in un’unica entità, con l’obiettivo di<br />

integrare natura e artificio nella nuova<br />

configurazione del quartiere. Anche la<br />

tecnica realizzativa del mo<strong>dell</strong>o plastico,<br />

utilizzato per dedurre immagini inserite al<br />

posto dei render negli elaborati di presentazione<br />

del progetto, esalta il ruolo primario<br />

del verde e <strong>dell</strong>o spazio aperto.<br />

<strong>La</strong> genesi del progetto proposto dallo<br />

studio MVRDV, è illustrata, come sempre<br />

avviene nei lavori del gruppo e, in generale,<br />

nella cultura progettuale olandese,<br />

Fig.2. Vista del progetto di MVRDV.<br />

attraverso un concept, sequenza di diagrammi<br />

corrispondenti alle diverse fasi<br />

<strong>dell</strong>’elaborazione <strong>dell</strong>’idea: ne deriva una<br />

modalità rappresentativa di natura didattica,<br />

chiara e dalla forte valenza comunicativa,<br />

che si propone in maniera diretta<br />

e dichiara i propri intenti senza lasciare<br />

margini all’interpretazione. <strong>La</strong> composizione<br />

<strong>dell</strong>e tavole di concorso segue un<br />

criterio secondo cui una grande immagine<br />

di sfondo èè arricchita da letture<br />

tematiche su tipologie, costi, funzioni,<br />

verde, parcheggi, a costituire un insieme<br />

in cui la grande e la piccola scala si integrano<br />

nella comunicazione del progetto,<br />

senza che l’una prevarichi l’altra: il risultato<br />

è una varietà di informazioni che<br />

incuriosisce l’osservatore anziché disorientarlo.<br />

I numerosi diagrammi posti a<br />

completamento degli elaborati grafici<br />

convenzionali sono sempre presentati<br />

attraverso uno schema planimetrico tracciato<br />

con segni marcati e decisi, che conferiscono<br />

fermezza all’idea proposta.<br />

Nell’ipotesi degli spagnoli Abalos &<br />

Herreros assumono il verde quale elemento<br />

fondativo <strong>dell</strong>a <strong>rappresentazione</strong>,<br />

sia in quanto strategia progettuale<br />

volta a sottolineare l’importanza assunta<br />

dagli aspetti paesaggistici sia in quanto<br />

167


I CONTRIBUTI<br />

dominante cromatica di render e proiezioni<br />

mongiane. Diagrammi tematici,<br />

tipologie edilizie e layer funzionali recuperano<br />

l’esploso assonometrico come<br />

forma di comunicazione <strong>dell</strong>’immagine<br />

stratificata del progetto.<br />

Nelle tavole illustrative <strong>dell</strong>a proposta<br />

dei francesi <strong>La</strong>caton & Vassal, una particolare<br />

attenzione è riservata alle suggestioni<br />

da cui il progetto trae ispirazione,<br />

riportate come immagini desunte sia dal<br />

luogo sia da altre opere realizzate. Le<br />

visuali sugli spazi progettati sono presentate<br />

attraverso una tecnica che<br />

sovrappone a un’immagine fotografica<br />

una prospettiva a fil di ferro, producendo<br />

un netto contrasto tra lo stato di<br />

fatto e il progetto.<br />

L’approccio concettuale del progetto<br />

elaborato dallo studio Italo Rota &<br />

Partners, si traduce in una <strong>rappresentazione</strong><br />

a tutto tondo che spazia all’interno<br />

<strong>dell</strong>e arti visive: la disposizione dei<br />

disegni avviene come in una composizione<br />

pittorica, in cui grafici dal tratto<br />

delicato, quasi evanescenti, si alternano<br />

a schemi funzionali nelle tonalitàà<br />

pastello. Gli elaborati bidimensionali<br />

acquisiscono profondità mediante aree<br />

campite con colori sfumati al fine di<br />

comunicare le scelte materiche attraverso<br />

un trattamento astratto.<br />

Rappresentazione <strong>dell</strong>’interculturalità<br />

<strong>La</strong> rassegna dei progetti partecipanti al<br />

concorso per il quartiere perugino di<br />

Monteluce fornisce un’ampia panoramica<br />

sul ruolo assunto dalla rappresenta-<br />

zione nel concorso di architettura,<br />

lasciando emergere come questa non<br />

costituisca soltanto un ordinario strumento<br />

per evadere dalla realtà o un<br />

ricercato espediente per dissimulare una<br />

carenza di idee, ma, al contrario, si configuri<br />

sempre piùù come luogo <strong>dell</strong>a<br />

concreta unificazione tra idea e realtà.<br />

Gli studi di progettazione invitati hanno<br />

risposto ciascuno secondo le modalità di<br />

comunicazione derivate dalla propria<br />

esperienza individuale, lasciando emergere<br />

da un lato i punti di contatto e, dall’altro,<br />

le differenze di stile rappresentativo<br />

che scaturiscono dai singoli ambienti<br />

culturali e sociali oltre che puramente<br />

progettuali. Di conseguenza, non è soltanto<br />

possibile affermare l’interculturalità<br />

<strong>dell</strong>a <strong>rappresentazione</strong>; nel caso del<br />

concorso di idee diventa legittimo parlare<br />

di “<strong>rappresentazione</strong> <strong>dell</strong>’interculturalità”,<br />

poiché ciascuna <strong>dell</strong>e componenti<br />

culturali coinvolte, pur conservando<br />

la propria identitàà e mantenendo un<br />

margine di riconoscibilità, trova collocazione<br />

in un piùù ampio mosaico in cui le<br />

singole specificità si sommano dando<br />

luogo a una comunicazione globale. Il<br />

caso analizzato conferma, inoltre, le<br />

attuali tendenze nell’ambito <strong>dell</strong>a <strong>rappresentazione</strong>,<br />

secondo cui un uso<br />

maturo e consapevole <strong>dell</strong>’ibridazione di<br />

metodi e tecniche afferenti a distinti settori<br />

applicativi, scongiurando il possibile<br />

rischio di una comunicazione inefficace,<br />

assume, invece, il potere di conferire agli<br />

elaborati grafici un carattere ancor più<br />

persuasivo.<br />

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