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Partito d'azione e non solo. Storia del movimento di Unità popolare

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Coman<strong>di</strong>ni, Arturo Carlo Jemolo, Leopoldo Piccar<strong>di</strong> –, essa si mosse contro le misure governative tese a<br />

<strong>di</strong>scriminare, nella pubblica amministrazione, gli appartenenti ad associazioni <strong>di</strong> tipo “totalitario” 8 .<br />

La cautela con cui Up gestiva la questione comunista <strong>non</strong> impe<strong>di</strong>va che alcuni suoi esponenti <strong>di</strong> rango, tra<br />

cui Co<strong>di</strong>gnola, Parri e Valiani, fossero iscritti all’Ailc (Associazione italiana per la libertà <strong>del</strong>la cultura),<br />

costola italiana <strong>del</strong> Ccf (Congress for Cultural Freedom) 9 . Arma statunitense nella guerra fredda culturale, il<br />

Ccf fu tra le voci <strong>di</strong> spesa <strong>del</strong>la Cia ed almeno fino all’inizio degli anni Cinquanta La Nuova Italia si giovò <strong>di</strong><br />

questo stesso canale <strong>di</strong> finanziamento 10 ; <strong>non</strong> è provato che questo sia avvenuto anche dopo il 1953. Peraltro,<br />

i rapporti <strong>di</strong> Up con il mondo politico-culturale statunitense si svilupparono anche in ambiti meno<br />

ideologicamente connotati. Attraverso la rivista “Scuola e città” <strong>di</strong>retta dal padre <strong>di</strong> Co<strong>di</strong>gnola, Ernesto, La<br />

Nuova Italia era entrata in contatto con alcuni importanti esponenti <strong>del</strong>la pedagogia progressista americana. I<br />

nomi <strong>di</strong> John Dewey (morto nel 1952) e <strong>di</strong> Carleton Wolsey Washburne (suo erede morale) fanno parte dei<br />

cataloghi de La Nuova Italia negli anni presi qui in esame. Su “Nuova Repubblica” furono anche pubblicati<br />

vari brani <strong>del</strong>le opere <strong>di</strong> Dewey, tradotte in italiano ed in corso <strong>di</strong> pubblicazione per La Nuova Italia.<br />

L’ambiguo neutralismo geopolitico <strong>di</strong> Up si rifletteva nella scelta dei mo<strong>del</strong>li internazionali <strong>di</strong> riferimento. È<br />

possibile in<strong>di</strong>viduare due poli dominanti nella mappa ideale <strong>di</strong> Up: uno legato agli esempi <strong>di</strong> “progressismo<br />

riformatore” a-ideologico, l’altro connesso ai casi <strong>di</strong> “progressismo rivoluzionario” presenti in alcuni paesi<br />

socialisti. Del primo gruppo facevano parte i democratici statunitensi, i laburisti britannici e Pierre Mendès<br />

France, leader ra<strong>di</strong>cale francese. Questi fenomeni politici sintetizzavano quel che per Up era l’essenza <strong>del</strong><br />

pluralismo, <strong>del</strong> senso civico, <strong>del</strong>la buona amministrazione in una moderna democrazia <strong>di</strong> massa: alta idea<br />

<strong>del</strong>lo stato-nazione e <strong>del</strong>la cosa pubblica; programmazione economica con gestione mista pubblico-privata;<br />

tassazione progressiva ed impiego oculato <strong>del</strong>le risorse; attenzione alla perequazione sociale; impulso alle<br />

opere pubbliche; investimenti nell’istruzione, nella cultura e nella ricerca. Si trattava, in sintesi, <strong>del</strong><br />

programma <strong>di</strong>feso da Up e proposto come piano <strong>di</strong> governo alternativo al centrismo democristiano in un<br />

ipotetico esecutivo <strong>di</strong> sinistra costruito intorno al Psi e da cui il Pci sarebbe rimasto escluso.<br />

Ciò che Up negava al Pci in Italia, cioè il <strong>di</strong>ritto a governare, essa concedeva ad alcune forme <strong>di</strong> comunismo<br />

che si realizzavano in Europa, Asia, America. Il paese <strong>non</strong> occidentale che destò il maggiore interesse <strong>di</strong> Up<br />

fu la Jugoslavia. Dopo la rottura con l’Urss <strong>di</strong> Stalin la Jugoslavia <strong>di</strong> Tito era <strong>di</strong>venuta un esempio virtuoso<br />

per molti socialisti democratici occidentali, ostili al comunismo filosovietico ed al socialismo gestionale<br />

<strong>del</strong>l’Internazionale socialista (ex Comisco). I rapporti <strong>di</strong> Up con la Jugoslavia si intensificarono a partire<br />

dalla risoluzione <strong>del</strong>la questione triestina, che fino al 1954 rappresentò un nodo politico-<strong>di</strong>plomatico <strong>di</strong><br />

notevole tensione tra Roma e Belgrado. Da allora in poi Up intessé relazioni strette con le autorità jugoslave:<br />

furono organizzati viaggi d’istruzione per i giovani <strong>di</strong> Up in Jugoslavia; fu dato spazio a pubblicazioni ed<br />

iniziative culturali <strong>del</strong>la federazione jugoslava sui mezzi <strong>di</strong> stampa <strong>di</strong> Up; “Il Ponte”, pubblicato da La<br />

Nuova Italia ed alleato <strong>di</strong> Up, de<strong>di</strong>cò un numero speciale alla Jugoslavia su cui scrissero vari intellettuali<br />

organici <strong>del</strong>lo stato balcanico 11 .<br />

Un altro esempio <strong>di</strong> rivoluzione socialista cui Up guardò con interesse, se <strong>non</strong> con favore, fu quello cinese.<br />

Fu proprio dalle file <strong>di</strong> Up che venivano alcuni dei membri <strong>del</strong>la spe<strong>di</strong>zione partita per la Cina nel 1955 e<br />

composta da vari professori universitari, letterati, giornalisti ed artisti. La <strong>del</strong>egazione fu allestita dal Centro<br />

per le relazioni economiche e culturali con la Cina, un’istituzione sorta da poco e presieduta da Parri. Del<br />

gruppo, guidato da Calamandrei, entrarono a far parte, tra gli altri, Norberto Bobbio, Cesare Musatti, Carlo<br />

Cassola, Franco Fortini, Antonello Trombadori ed Ernesto Treccani. I giu<strong>di</strong>zi sull’esperienza cinese, poi<br />

raccolti in gran parte in resoconti <strong>di</strong> viaggio, interventi autobiografici ed in un numero monografico de “Il<br />

Ponte”, sono sintomo <strong>di</strong> un’infatuazione più o meno ragionata verso lo stato asiatico. La Cina sembrava aver<br />

realizzato la democrazia perfetta, immune sia dalla prosaicità <strong>del</strong>la democrazia senza rivoluzione vigente in<br />

Occidente, sia dall’incompiuta rivoluzione senza democrazia presente nei paesi <strong>del</strong> cosiddetto “socialismo<br />

reale”. Momento epocale nella storia <strong>del</strong> Novecento, la rivoluzione maoista sembrava infondere nuova linfa<br />

al mito rivoluzionario otto-novecentesco, ormai logorato dallo stalinismo 12 .<br />

8 Per una contestualizzazione <strong>del</strong>le misure anti-Pci nelle <strong>di</strong>namiche <strong>del</strong>la guerra fredda cfr. M. Del Pero, L’alleato<br />

scomodo. Gli USA e la DC negli anni <strong>del</strong> centrismo (1948-1955), Roma, Carocci, 2001, pp. 230 ss.<br />

9 Cfr. D. Muraca, L’Associazione italiana per la libertà <strong>del</strong>la cultura. Peculiarità e problemi <strong>del</strong> “caso italiano”<br />

nell’ambito <strong>del</strong> Congress for Cultural Freedom, in “Storiografia”, n. 11, 2007.<br />

10 F. Stonor Saunders, Gli intellettuali e la CIA. La strategia <strong>del</strong>la guerra fredda culturale, Roma, Fazi, 2007, p. 97.<br />

11 “Il Ponte”, nn. 8-9, 1955, numero speciale Jugoslavia d’oggi. Sul ruolo <strong>del</strong>la rivista fino alla morte <strong>di</strong> Calamandrei<br />

cfr. L. Polese Remaggi, «Il Ponte» <strong>di</strong> Calamandrei 1945-1956, Firenze, Olschki, 2001.<br />

12 L. Polese Remaggi, Pechino 1955. Intellettuali e politici europei alla scoperta <strong>del</strong>la Cina <strong>di</strong> Mao, in “Mondo<br />

contemporaneo”, n. 3, 2010.<br />

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