Un ambizioso progetto d’ampliamento <strong>del</strong>l’e<strong>di</strong>ficio museale, su proposta <strong>del</strong> Consiglio <strong>di</strong>rettivo, è stato commissionato dalla famiglia Pecci a Maurice Nio, figura tra le più interessanti <strong>del</strong>l’innovativa scena architettonica olandese. La nuova costruzione, sostenuta dal Comune <strong>di</strong> Prato e dalla Regione Toscana, è attualmente in corso <strong>di</strong> realizzazione e sarà terminata nel 2012. Collegata alla sede originaria progettata negli anni Ottanta dall’architetto fiorentino Italo Gamberini, consentirà <strong>di</strong> riqualificare e potenziare le funzioni e i servizi <strong>del</strong> museo facendo fronte alle attuali esigenze <strong>di</strong> accessibilità, flessibilità e visibilità <strong>del</strong>l’istituzione. Nella primavera 2010 è stata inaugurata anche la sede <strong>di</strong>staccata <strong>del</strong> Museo Pecci Milano, a cui è affidato il compito <strong>di</strong> promuovere il Centro oltre i confini territoriali entro cui opera abitualmente. L’attività espositiva in programma è incentrata su presentazioni <strong>del</strong>la collezione, con integrazioni e aggiornamenti <strong>del</strong>la raccolta in previsione <strong>del</strong>la sua futura esposizione nel rinnovato Museo regionale d’arte contemporanea <strong>di</strong> Prato, e su proposte <strong>di</strong> carattere spettacolare de<strong>di</strong>cate ad autori attivi in Toscana. L’Opera esposta Stefano Arienti (Asola, Mantova, 1961. Vive e lavora a Milano) Cartoline, 1990/1991 Pannelli <strong>di</strong> polistirolo, tubi al neon, struttura in legno, ogni elemento 200x100 cm Le opere <strong>di</strong> Stefano Arienti nascono da un processo <strong>di</strong> selezione e <strong>di</strong> appropriazione <strong>di</strong> oggetti, testi, immagini spesso tratte dal contesto <strong>del</strong>la cultura e <strong>del</strong>la produzione <strong>di</strong> massa, mo<strong>di</strong>ficate attraverso un repertorio <strong>di</strong> interventi ricorrenti che, assecondandone le qualità intrinseche, ne sviscerano con minuzia le qualità e le potenzialità espressive e comunicative. L’opera Cartoline, realizzata tra il 1990 e il 1991 appositamente per il Centro Pecci in occasione <strong>del</strong>la mostra “Una scena emergente. Artisti italiani contemporanei”, si compone <strong>di</strong> decine <strong>di</strong> pannelli <strong>di</strong> polistirolo montati su una struttura lignea <strong>di</strong> supporto e retroilluminati da luci al neon. I pannelli <strong>di</strong> polistirolo, montati in trittici, presentano riproduzioni <strong>di</strong> opere d’arte e monumenti, vedute <strong>di</strong> paesaggi e fumetti tratti da cartoline illustrate e biglietti d’auguri, incise con lame, solventi chimici e col pirografo, che annullano le gerarchie tra generi e ci riconsegnano una sintesi variegata <strong>di</strong> immagini conosciute e con<strong>di</strong>vise, riunite dall’artista in forma <strong>di</strong> raccolta composita e personalizzata. “Non si può mai prevedere cosa <strong>di</strong>venterà una raccolta. Da questo punto <strong>di</strong> vista io sono un collezionista abbastanza atipico: per esempio colleziono stoffe da utilizzare per fare dei <strong>di</strong>segni, colleziono cartoline e poi le trasformo in un multiplo o in gran<strong>di</strong> immagini su polistirolo, faccio duecentomila <strong>di</strong>apositive che sistemo in or<strong>di</strong>ne nei raccoglitori e poi va a finire che quelle immagini le utilizzo per fare dei <strong>di</strong>segni, o mi metto a trattarle o a graffiarle. Queste raccolte a un certo punto si trasformano, <strong>di</strong>ventano qualcos’altro e spesso questo è anche un modo per liberarsene…” (Arienti). Presentate in <strong>di</strong>verse varianti nelle prime mostre personali <strong>del</strong>l’artista a Roma e alla sezione Aperto 90 nell’ambito <strong>del</strong>la XLVI Biennale <strong>di</strong> Venezia, le ‘cartoline’ <strong>di</strong> Arienti evocano momenti <strong>di</strong> storia collettiva e frammenti <strong>di</strong> memoria personale e trasformano le immagini bi<strong>di</strong>mensionali dei souvenirs manipolati in visioni sovra<strong>di</strong>mensionate che affiorano e proliferano sul supporto corrodendolo, attraversate dalla luce che emerge dagli interstizi, dalle incisioni e dalle combustioni, enfatizzandone al contempo la fragilità e l’aggressività. 76 <strong>Salone</strong> <strong>del</strong>l’Arte e <strong>del</strong> <strong>Restauro</strong> <strong>di</strong> <strong>Firenze</strong> • E<strong>di</strong>zione 2010
Stefano Arienti, Cartoline, 1990/1991. Collezione <strong>del</strong> Centro Pecci <strong>di</strong> Prato. Foto: Carlo Fei <strong>Salone</strong> <strong>del</strong>l’Arte e <strong>del</strong> <strong>Restauro</strong> <strong>di</strong> <strong>Firenze</strong> • E<strong>di</strong>zione 2010 77
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