C'è una terra promessa - Arcidiocesi di Torino
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MDC<br />
SETTEMBRE<br />
2009<br />
PARROCCHIA MADONNA DI CAMPAGNA<br />
MDCnotizie<br />
C’è <strong>una</strong> <strong>terra</strong> <strong>promessa</strong><br />
Cari parrocchiani e amici,<br />
siamo pronti alla partenza, all’avvio <strong>di</strong> un nuovo anno <strong>di</strong> attività e <strong>di</strong> vita insieme nella comunità parrocchiale<br />
dopo il meritato riposo estivo, segnato dalla calura ma spero anche dal “calore” <strong>di</strong> legami famigliari<br />
e <strong>di</strong> amicizia rinsaldati e rafforzati. Ogni inizio è sempre carico <strong>di</strong> attesa e <strong>di</strong> speranza, a volte ad<strong>di</strong>rittura<br />
<strong>di</strong> trepidazione quando le novità si presentano numerose e interessanti e, quest’anno lo sono davvero!<br />
La festa della comunità che dà l’avvio ufficiale alle attività della nostra parrocchia sarà all’insegna <strong>di</strong><br />
<strong>una</strong> figura straor<strong>di</strong>naria: il Car<strong>di</strong>nal Guglielmo Massaia del quale celebriamo il bicentenario della nascita.<br />
Frate, sacerdote, vescovo, car<strong>di</strong>nale, uomo capace <strong>di</strong> segnare la storia che stava vivendo, il cui<br />
impegno missionario io riassumerei in <strong>una</strong> parola: la ricerca della “<strong>terra</strong> <strong>promessa</strong>”. Ha impiegato anni<br />
per poter raggiungere il territorio che gli era stato affidato dal Papa quale luogo della sua missione,<br />
affrontando pericoli <strong>di</strong> ogni genere. Giunto finalmente in “Alta Etiopia”, dopo <strong>una</strong> intensa e fruttuosa<br />
attività, ha dovuto subire dolorosi esili e persecuzioni, fino alla sua partenza definitiva per l’Italia dopo<br />
35 anni <strong>di</strong> missione. Quella <strong>terra</strong>, tuttavia, è sempre stata all’orizzonte della sua vita. In lui è continuata<br />
la storia del popolo <strong>di</strong> Israele in cammino verso la <strong>terra</strong> <strong>promessa</strong>, in mezzo a <strong>di</strong>fficoltà, pericoli, delusioni<br />
e imprevisti <strong>di</strong> ogni genere, ma sempre protetto, consolato e guidato da Dio che mantiene la sua<br />
<strong>promessa</strong>.<br />
È un cammino durante il quale via via si rinsalda quell’Alleanza che troverà il suo compimento in Cristo<br />
Gesù. Ed è così che dobbiamo vedere la comunità cristiana oggi: popolo in cammino verso il Signore e<br />
verso un’umanità vera.<br />
La “<strong>terra</strong> <strong>promessa</strong>” per il Massaia era la regione degli Oromo-Galla in Etiopia, luogo <strong>di</strong> impegno, <strong>di</strong> annuncio<br />
della parola del Vangelo; per <strong>una</strong> comunità parrocchiale la “<strong>terra</strong> <strong>promessa</strong>” è il quartiere in cui si vive, quella<br />
<strong>terra</strong> che il Signore ci affida perché la sua Parola possa ra<strong>di</strong>carsi e portare frutto in abbondanza. Madonna <strong>di</strong><br />
Campagna è il quartiere nel quale viviamo, che conosciamo bene e per questo ci sembra non ci sia nulla <strong>di</strong><br />
nuovo da scoprire, che i volti siano sempre gli stessi e quelli nuovi forse sono guardati con <strong>di</strong>ffidenza. Tocca a<br />
noi allora scoprire le “promesse” che si celano nel nostro ambiente <strong>di</strong> vita e realizzarle.<br />
Il Car<strong>di</strong>nal Massaia ha saputo cogliere negli occhi e nel cuore della gente che incontrava, a volte solo giovani<br />
schiavi comprati al mercato, germi e tracce profonde <strong>di</strong> bene: li ha accolti e fatti crescere con pazienza e<br />
de<strong>di</strong>zione, senza mai scoraggiarsi dei fallimenti o stancarsi <strong>di</strong> dover sempre ricominciare daccapo, ponendo<br />
così le basi per la costruzione delle comunità cristiane.<br />
Nel cuore <strong>di</strong> ogni persona che ci cammina accanto c’è la <strong>promessa</strong> <strong>di</strong> un bene che chiede <strong>di</strong> esternarsi, <strong>di</strong> portare<br />
frutto, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare vita nuova per sé ma soprattutto per gli altri. Che profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> sguardo ci vuole per saper<br />
riconoscere il bene che alberga nel cuore dell’altro, per in<strong>di</strong>viduare i desideri più profon<strong>di</strong> e autentici che<br />
custo<strong>di</strong>amo in noi e quale coraggio è necessario per prenderli sul serio e farli fruttificare!<br />
Parlare <strong>di</strong> “<strong>terra</strong> <strong>promessa</strong>” significa guardare in avanti, consapevoli <strong>di</strong> costruire per il futuro e non per<br />
l’oggi soltanto, poiché i frutti si vedono solo dopo aver coltivato; significa essere capaci <strong>di</strong> intuire il<br />
bene nascosto che ancora non è venuto alla luce, scommettendo e dunque fidandosi della bontà-provvidenza<br />
<strong>di</strong> Dio e della bontà del prossimo. La “<strong>terra</strong> <strong>promessa</strong>” fiorisce però se alimentata da <strong>una</strong> sorgente:<br />
la parola del Vangelo annunciato con il linguaggio della gente, con i fatti del quoti<strong>di</strong>ano, con quella<br />
vicinanza che è partecipazione e accoglienza sincera <strong>di</strong> chi si inserisce nel quartiere e viene a vivere<br />
accanto a noi, senza pregiu<strong>di</strong>zi legati alla provenienza o al colore della pelle. Ricor<strong>di</strong>amo le parole <strong>di</strong><br />
Gesù: “Vi riconosceranno da come vi amerete”.<br />
Sotto questo aspetto il Card. Massaia è stato davvero un gigante: ha saputo inventarsi un modo per trascrivere<br />
in lingua Oromo-Galla i contenuti del catechismo (fatto del tutto nuovo per la chiesa del tempo!) e soprattutto si<br />
è totalmente inserito nelle abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> vita della popolazione, <strong>di</strong>ventando modello <strong>di</strong> chi sa costruire l’integrazione<br />
tra culture, popoli, etnie <strong>di</strong>verse.<br />
Il suo esempio sia <strong>di</strong> sprone per tutti noi per iniziare con decisione e slancio questo nuovo tempo insieme,<br />
ponendo come car<strong>di</strong>ni del nostro progetto pastorale l’impegno <strong>di</strong> evangelizzazione e l’accoglienza reciproca.<br />
Buon cammino … e arrivederci a tutti nei giorni 2-4 ottobre per partire insieme verso <strong>una</strong> <strong>terra</strong> carica <strong>di</strong><br />
promesse: la comunità cristiana!<br />
il vostro parroco<br />
fr. Michele<br />
Festa della comunità<br />
La festa della comunità non è <strong>una</strong> data qualunque,<br />
posta ad inizio ottobre semplicemente perché<br />
coincide con l’inizio delle attività del nuovo<br />
anno pastorale ma porta con se significati più<br />
profon<strong>di</strong>. È il momento in cui possiamo incontrarci<br />
e salutarci dopo la “<strong>di</strong>aspora” estiva e riba<strong>di</strong>re<br />
il valore bello e positivo <strong>di</strong> riprendere insieme<br />
un cammino <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> solidarietà, tutte<br />
le componenti parrocchiali insieme, non solo i<br />
vari gruppi, ciascuno al suo interno. È connaturato<br />
con la fede cristiana il camminare insieme<br />
sostenendoci e confermandoci a vicenda nella<br />
sequela <strong>di</strong> Cristo Signore. Quest’anno ci lasciamo<br />
ispirare da un illustre figlio <strong>di</strong> San Francesco,<br />
il Car<strong>di</strong>nal Massaia, che ha iniziato la sua vita<br />
religiosa proprio a Madonna <strong>di</strong> Campagna.<br />
Sono previsti momenti <strong>di</strong> incontro a cui siamo<br />
tutti caldamente invitati a partecipare.<br />
Venerdì 2 ottobre<br />
ore21,00 in chiesa: celebrazione del Transito<br />
<strong>di</strong> san Francesco e presentazione del progetto<br />
pastorale 2009-2010<br />
Sabato 3 ottobre<br />
ore 16,00 in teatro: proiezione del DVD sulla figura<br />
del Car<strong>di</strong>nal Massaia<br />
ore18,00 Messa festiva <strong>di</strong> San Francesco<br />
ore19,30 cena insieme in parrocchia (prenotarsi<br />
in Ufficio parrocchiale)<br />
Domenica 4 ottobre<br />
Alle Messe: mandato ai vari gruppi<br />
- Messa ore 8,00 Amici degli ammalati<br />
- Messa ore 10,00 Catechisti, Animatori, Cantoria,<br />
Gruppo sportivo 3G<br />
- Messa ore 11,15 Gruppo famiglie e Gruppi biblici<br />
- Messa ore 18,00 San Vincenzo e Or<strong>di</strong>ne Francescano<br />
Secolare, segue omaggio floreale alla statua<br />
del Massaji (cortile oratorio)<br />
Dalle ore 8,30 alle ore 19 nei cortili dell’oratorio:<br />
- esposizione <strong>di</strong> materiale missionario, espressione<br />
dell’impegno o<strong>di</strong>erno all’interno del nostro<br />
quartiere: i nostri frati in Capo Verde, le Suore<br />
Cappuccine <strong>di</strong> Madre Rubatto in Etiopia, un gruppo<br />
<strong>di</strong> laici in In<strong>di</strong>a (sede v. Foligno 14);<br />
- presentazione e ven<strong>di</strong>ta materiale riguardante<br />
la vita e l’opera del Massaia;<br />
- allestimento mostra filatelica a tema massaiano;<br />
- allestimento sala video con presentazioni missionarie;<br />
Dalle ore 16 alle ore 19 nei cortili dell’oratorio:<br />
- avvio dell’anno catechistico<br />
- giochi organizzati per ragazzi e famiglie<br />
Dal 3 ottobre per la durata <strong>di</strong> alcune settimane<br />
in chiesa sarà allestita <strong>una</strong> mostra sulla figura<br />
del Card. Massaia. Sarà bello visitarla con calma<br />
in orari <strong>di</strong>versi dalle celebrazioni.
2<br />
Guglielmo Massaia<br />
Un umile frate cappuccino… un grande missionario d’Africa e vescovo… un car<strong>di</strong>nale <strong>di</strong><br />
gran<strong>di</strong> meriti! Un santo?<br />
Quest’ultima nota personale era certamente “un dato assodato” quando 120 anni fa la<br />
notizia della sua morte (avvenuta il 6 agosto 1889 a S. Giorgio a Cremano, Napoli) venne<br />
comunicata a papa Leone XII che, senza alc<strong>una</strong> esitazione, esclamò: “E’ morto un santo!”.<br />
E l’Osservatore Romano scriveva: “Con la sua morte sparisce <strong>una</strong> delle più gran<strong>di</strong><br />
figure del Sacro Collegio, uno dei campioni più veneran<strong>di</strong> della Chiesa, uno degli uomini<br />
più benemeriti dell’umanità”.<br />
Questo giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> “santità” era riconosciuta e riba<strong>di</strong>ta da molti suoi contemporanei; posso<br />
qui accennare alle testimonianze rilasciate da alcuni per i quali la Chiesa ha già riconosciuto<br />
la santità: san Giustino de Jacobis (1800-1860), consacrato da Massaia vescovo<br />
e prefetto della Missione <strong>di</strong> Abissinia; san Daniele Comboni (1831-1881), fondatore<br />
dell’Istituto missionario omonimo e vescovo, che per alcuni<br />
mesi fu suo segretario in uno dei soggiorni massajani in<br />
Francia; e il beato Giuseppe Allamano (1851-1926), che<br />
sempre <strong>di</strong>chiarò <strong>di</strong> essersi ispirato all’opera del grande missionario<br />
suo con<strong>terra</strong>neo nell’ideare l’Istituto dei Missionari<br />
della Consolata.<br />
La consapevolezza della sua santità spinse, fin dal 1914,<br />
ad avviare il processo canonico per la causa <strong>di</strong> beatificazione;<br />
processo però interrotto bruscamente dopo soli tre<br />
anni e senza addurre alc<strong>una</strong> precisa motivazione scritta <strong>di</strong><br />
quella decisione.<br />
Dopo un lungo periodo <strong>di</strong> silenzio (1917-1993), il processo<br />
si è ora riavviato per <strong>di</strong>retto interessamento <strong>di</strong> Giovanni<br />
Paolo II e non ci si può che augurare <strong>una</strong> celere conclusione<br />
che ad<strong>di</strong>ti “autorevolmente” le virtù eroiche del car<strong>di</strong>nal<br />
Guglielmo Massaja come modello per il popolo <strong>di</strong> Dio.<br />
Accantonando la questione dell’iter <strong>di</strong> beatificazione, in<br />
questo bicentenario della nascita <strong>di</strong> questo grande missionario<br />
cappuccino piemontese ritengo utile in<strong>di</strong>viduare le caratteristiche<br />
della sua spiritualità.<br />
Come afferma fr. Antonino Rosso (massimo conoscitore dell’opera<br />
massajana), troppo spesso dell’intrepido protagonista<br />
<strong>di</strong> <strong>una</strong> delle esperienze missionarie <strong>di</strong> maggior rilievo<br />
e durata (fatiche affidate alle “Memorie” autobiografiche<br />
e all’abbondante e sincero Epistolario), si è solo colto “l’uomo<br />
geniale, intraprendente, costretto a crearsi quasi dal<br />
nulla meto<strong>di</strong>, lingue, strumenti in<strong>di</strong>spensabili <strong>di</strong> lavoro,<br />
ad aprirsi vie fino allora sconosciute e a lottare in con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne quasi <strong>di</strong>sperata”, mentre se ne è sottovalutata,<br />
o ad<strong>di</strong>rittura ignorata, la robusta spiritualità, che<br />
“gli permise <strong>di</strong> trasformare la sua croce pastorale da oggetto-simbolo<br />
in realtà piantata nel suo cuore <strong>di</strong> apostolo”.<br />
Figlio <strong>di</strong> Francesco d’Assisi e imitatore dell’apostolo del<br />
vangelo Paolo, da questi due carismi ha tratto il cuore pulsante<br />
del suo ardore missionario. Solo così ci è dato <strong>di</strong> capire<br />
il perché della sua follia d’amore, dei suoi viaggi massacranti<br />
a pie<strong>di</strong> scalzi e dell’estrema povertà in cui visse al<br />
solo scopo <strong>di</strong> annunciare il Vangelo alle genti.<br />
Il suo “far del bene” non fu il risultato dell’intensa attività<br />
<strong>di</strong> un uomo dai buoni propositi, ma la messa in opera –<br />
sempre in forma eroica – della santità che <strong>di</strong>morava nel suo<br />
cuore, totalmente incarnato nel motto paolino “L’amore <strong>di</strong> Cristo ci spinge”(2 Cor 5,14).<br />
Affine a Paolo <strong>di</strong> Tarso per temperamento, per stile, per le vicissitu<strong>di</strong>ni subite, da lui Massaja<br />
mutuò <strong>una</strong> forte “spiritualità della Croce”, spesso riba<strong>di</strong>ta da esplicite citazioni dell’apostolo<br />
dei Gentili: “Quando sono venuto tra voi non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza<br />
<strong>di</strong> Dio con sublimità <strong>di</strong> parola o <strong>di</strong> sapienza. Ritenni infatti <strong>di</strong> non saper altro in mezzo<br />
a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso” (1 Cor.2, 1-2). “Quanto a me non ci sia altro<br />
vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me<br />
è stato crocifisso, come io per il mondo” (Gal 6, 14). Al centro <strong>di</strong> tutta l’azione <strong>di</strong> Massaja<br />
spicca la Croce <strong>di</strong> Cristo, da lui definita “il campo delle mie me<strong>di</strong>tazioni”, capace “<strong>di</strong><br />
cangiare le mie più dure prove <strong>di</strong> spirito in un mare <strong>di</strong> consolazione”.<br />
La croce non resta limitata alle sue personali “me<strong>di</strong>tazioni”, ma viene ad<strong>di</strong>tata agli altri,<br />
perché anch’essi se ne avvantaggino. E’ quanto emerge dalle lettere della maturità apostolica,<br />
quando Massaia ama congedarsi dai destinatari della sua corrispondenza con<br />
queste frequenti espressioni: “ Ti abbraccio nel S. Crocifisso” (Lettere, I, 164), “abbracciandola<br />
nel S. Crocifisso nostro Gesù” (Lettere, I, 191), “Vi abbraccio nel S. Crocifisso<br />
amore” (Lettere, 1, 255), “abbracciandovi strettamente nel S. Crocifisso, nostra<br />
unica consolazione e conforto” (Lettere, IV, 254), “Lascio tutti e due ai pie<strong>di</strong> del Crocifisso,<br />
unica nostra speranza” (Lettere, IV, 65).<br />
Va tuttavia notato che, negli scritti anteriori all’esperienza missionaria in <strong>terra</strong> etiopica, il<br />
Massaja non estrinseca <strong>una</strong> particolare devozione alla Croce. Questo aspetto essenziale<br />
della sua spiritualità fu certamente segnato dall’incontro con il culto e la devozione <strong>di</strong> cui<br />
gli Etiopi circondano la Croce. L’Etiopia è <strong>terra</strong> della Croce e <strong>di</strong> Maria! La festa nazionale<br />
(che conclude l’anno trascorso e propizia 1’anno nuovo mescolando motivi religiosi,<br />
civili, culturali e folcloristici) è la festa dell’Esaltazione della Croce (“Maskal”); le donne<br />
cristiane abissine recano il tatuaggio della croce in fronte, e i sacerdoti sul dorso delle<br />
mani, mentre in ogni casa cristiana domina il simbolo della Redenzione.<br />
La croce fu per Guglielmo Massaja un segno <strong>di</strong> vittoria in alcune vicende della sua vita:<br />
MADONNA DI CAMPAGNA<br />
con la Croce riuscì a sottomettere spiritualmente tante anime ostili e a realizzare il paradosso<br />
che gli era tanto caro, ripetuto spesso nei suoi scritti: ogni vittoria <strong>di</strong>vina è la conseguenza<br />
logica <strong>di</strong> <strong>una</strong> sconfitta umana. “Se Gesù Cristo è morto, non è morto perché<br />
vinto; ma all’ opposto, quando noi saremo vinti dai nostri nemici ,allora appunto noi<br />
saremo vincitori <strong>di</strong> essi, ed essi entreranno nelle nostre file” (Memorie, VI, 60-61).<br />
Perseguitato e umiliato, scriveva: “un missionario deve fare almeno due parti: <strong>una</strong> <strong>di</strong><br />
maestro, che è la minima; l’altra da vittima, in supplemento e continuazione del sacrificio<br />
del Calvario”.<br />
Se pure fu vilipeso, il Massaja fu anche molto onorato come attestano le onorificenze<br />
custo<strong>di</strong>te nel “Museo Etiopico ‘G. Massaja’” del convento <strong>di</strong> Frascati, dove trascorse gli<br />
ultimi anni della sua vita. Tuttavia, la vanità non riuscì mai a sfiorarlo: l’unica decorazione<br />
da lui ambita e ricercata restò sempre e solo la Croce <strong>di</strong> Cristo sulla quale potersi<br />
offrire vittima per le anime affidate alla sua missione episcopale.<br />
A tal proposito ricor<strong>di</strong>amo qui il commento lapidario<br />
e secco con cui il vescovo missionario accolse la “Croce<br />
<strong>di</strong> commendatore dell’Or<strong>di</strong>ne Mauriziano”, conferitagli<br />
dal re d’Italia Vittorio Emanuele II, e ricevuta con in<strong>di</strong>fferenza<br />
alla corte <strong>di</strong> Menelik 1’8 ottobre 1876. Dopo aver<br />
sottolineato che l’onorificenza non gli era dovuta né l’aveva<br />
in alcun modo sollecitata, conclude: “La Croce, a cui io<br />
avevo qualche <strong>di</strong>ritto, era quella del Calvario pura e netta,<br />
della quale non sono stato degno” (Memorie, V, 229).<br />
Accennando ad altra onorificenza rifiutata, scriveva a un<br />
confratello: “[…] Educato alla scuola del nostro Signore<br />
Gesù Cristo, ed in quella del nostro Serafico Padre S.<br />
Francesco ,come sapete, non soglio riempirmi la pancia<br />
<strong>di</strong> vento, ma <strong>di</strong> buon pane macinato e cotto ai pie<strong>di</strong> della<br />
croce” (Lettere, V,58).<br />
Dotato <strong>di</strong> temperamento forte, tutt’ altro che arrendevole,<br />
Massaja seppe trovare nel Crocifisso le espressioni più<br />
confacenti per <strong>di</strong>alogare sia pure con <strong>di</strong>fficoltà, ma con il<br />
dovuto rispetto con i superiori <strong>di</strong> Roma e la forza <strong>di</strong> arrendersi<br />
ai loro coman<strong>di</strong>. In questo Dio umiliato e immolato,<br />
abbandonato pure dal Padre, il missionario circondato dalla<br />
solitu<strong>di</strong>ne più totale derivante dall’isolamento geografico<br />
in cui è destinato a vivere, fatto oggetto <strong>di</strong> incomprensioni<br />
e <strong>di</strong> accuse, versa tutte le sue amarezze; a Lui chiede<br />
ispirazione, da Lui implora il coraggio che le debilitate forze<br />
fisiche e psichiche non sono più in grado <strong>di</strong> fornirgli.<br />
Con fedeltà, l’apostolo dei Galla-Oromo rimane appeso alla<br />
croce della sua Missione per trentacinque anni, fino alle <strong>di</strong>missioni<br />
definitive presentate a Leone XIII il 23 maggio 1880,<br />
in seguito all’espulsione inflittagli dall’imperatore Johannes<br />
IV d’Etiopia: e ciò “per l’amore e per il sangue <strong>di</strong> nostro<br />
Signore Gesù Cristo l’unico che mi tiene in questi paesi,<br />
non per altro che per sgravare l’ obbligo <strong>di</strong> apostolicità<br />
che gravita sopra tutta la Chiesa” (Lettere, IV; 177).<br />
Un’ultima sottolineatura della spiritualità <strong>di</strong> Guglielmo<br />
Massaja.<br />
Come ogni Cristiano in generale e ogni Etiope in particolare,<br />
egli avvertì lo “struggente richiamo” <strong>di</strong> Gerusalemme,<br />
dove si reca quattro volte in pellegrinaggio, passando dapprima<br />
attraverso lo stato emotivo del turista devoto e curioso,<br />
poi con 1’anelito dell’asceta desideroso <strong>di</strong> liberarsi<br />
dalle scorie umane, fino a raggiungere uno stato quasi estatico, polarizzando sempre più<br />
la sua attenzione sul Calvario e sul santo Sepolcro.<br />
Già nella prima visita dell’aprile 1851, prima <strong>di</strong> avventurarsi per la via del Nilo e raggiungere<br />
definitivamente i suoi Galla-Oromo, scopre il Calvario “dove si celebrò la gran<br />
Messa <strong>di</strong> cui la nostra non è che <strong>una</strong> rinnovazione tutta mistica, ma reale”, come luogo<br />
“più fecondo <strong>di</strong> santi affetti per un sacerdote” (Memorie, I, 181). Da quel primo viaggio<br />
riporta, come souvenir lo storico bastone con 1’impugnatura <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ca d’olivo del Getsemani<br />
che lo accompagnerà in tutti gli spostamenti africani per ricordargli, ad ogni passo,<br />
<strong>una</strong> stazione <strong>di</strong> via crucis.<br />
Ripensando all’ultima visita alla Città Santa, compiuta nel 1880 ormai esule dall’Etiopia,<br />
e allo svenimento avuto durante la celebrazione eucaristica al Santo Sepolcro, scriverà:<br />
“[…] Bisogna confessare, che [in] <strong>una</strong> persona che abbia fede, il pensiero del Calvario<br />
produce sempre un effetto che non posso spiegare, e che serve molto a ravvivare il<br />
mio spirito nella me<strong>di</strong>tazione” (Memorie, VI, 364).<br />
Concludo ricordando l’esortazione rivolta a un ex- allievo e scritta nel 1860, in un momento<br />
<strong>di</strong> particolare <strong>di</strong>fficoltà: “[…] Umiltà, figlio mio, e tutto verrà <strong>di</strong>etro con la bene<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
Dio; io credeva <strong>di</strong> farmi dotto stu<strong>di</strong>ando, ma ho veduto che si guadagna [<strong>di</strong>] più me<strong>di</strong>tando,<br />
e non cose sublimi, no, il Croci/isso. Del resto, figlio mio, io sono sempre quello,<br />
perché Id<strong>di</strong>o è sempre lo stesso e la sua parola creatrice e ricreatrice dei cuori non si<br />
cangia. Sto occupandomi qui, aspettando che il Padrone mi chiami alla gran cena; il<br />
lavoro che faccio, se piaccia o non piaccia a Dio, non lo so e non mi curo <strong>di</strong> saperlo,<br />
purché cosciente e volente non faccia ciò che <strong>di</strong>spiace a Lui, anzi mi sforzi <strong>di</strong> fare la sua<br />
volontà per quanto so e posso. Dalla mia entrata in questi boschi abbiamo qualche anima<br />
che conosce Id<strong>di</strong>o, un bel numero mi ha preceduto nel riposo eterno <strong>di</strong> quelli che prima<br />
non ci pensavano, <strong>una</strong> certa quantità <strong>di</strong> Cristiani vi sono che incominciano a temere<br />
Id<strong>di</strong>o; un raggio <strong>di</strong> luce evangelica è stato gettato in questi luoghi <strong>di</strong> tenebre; Id<strong>di</strong>o farà<br />
il resto, e noi [non] sappiamo nulla <strong>di</strong> più [...]. (Lettere, II, 239-241). Fr. Rerruccio
MADONNA DI CAMPAGNA<br />
Caritas in Veritate<br />
IMPEGNO POLITICO E SOCIALE DEL CRISTIANO<br />
Nell’ultima riunione <strong>di</strong> Redazione in preparazione a questo numero del giornale, abbiamo<br />
<strong>di</strong>scusso sul tema della <strong>di</strong>saffezione nei confronti della politica e del sociale.<br />
Segnali preoccupanti: la gente vota meno (e non solo nei referendum, dove anche<br />
l’astensione potrebbe essere considerata un’espressione <strong>di</strong> voto…), partecipa meno<br />
alla vita pubblica, è <strong>di</strong>samorata dai partiti. Perché?<br />
Ci hanno insegnato che l’esempio è la miglior teoria. Quale sempio ci fornisce oggi la<br />
nostra classe politica? Il buon Manzoni avrebbe detto: “Ai posteri l’ardua sentenza!”.<br />
E noi lasciamo ai nostri lettori ogni considerazione.<br />
Non possiamo, in ogni caso, negare che sentiamo forte l’esigenza <strong>di</strong> <strong>una</strong> nuova generazione<br />
<strong>di</strong> laici cristiani che ravvisano la necessità <strong>di</strong> impegnarsi in politica in prima<br />
persona. E questo impegno deve essere attivo e passivo:non limitarsi al voto ma impegnarsi<br />
a sostenere il can<strong>di</strong>dato votato. Il cattivo esempio che viene dall’alto non può<br />
trovare comprensione o rassegnazione nell’elettore: sarebbe complicità.<br />
Citiamo <strong>una</strong> <strong>di</strong>chiarazione del Vescovo <strong>di</strong> Alba Sebastiano Dho: “Com’è possibile<br />
che molti cristiani (almeno quelli che si <strong>di</strong>cono tali e ci tengono ad esibire questa<br />
qualità) sostengano in maniera determinante e si glorino <strong>di</strong> propugnare ed attuare,<br />
quale programma <strong>di</strong> governo, teorie razziste e xenofobe, chiaramente in <strong>di</strong>retto contrasto<br />
con i principi evangelici?”. Fare politica è spendersi per gli altri: “amatevi<br />
come io vi ho amato…” (Gv 13,34) è il punto <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> ogni cristiano e particolarmente<br />
del cristiano impegnato nel sociale.<br />
Il 29 giugno scorso il Papa ha donato al mondo la sua Enciclica “Caritas in Veritate”.<br />
Questa Lettera va ad incasellarsi nella vastità della dottrina sociale della Chiesa. Dalla<br />
Rerum novarum (Leone XIII, 1891) alla Quadragesimo anno (Pio XI, 1931), dalla<br />
Populorum progressio (Paolo VI, 1967) alle encicliche <strong>di</strong> Giovanni Paolo II Laborem<br />
exercens (1981), Sollecitudo Rei Socialis (1988) e Centesimus Annus (1991).<br />
Perché il sale cristiano abbia sapore<br />
“Quando fu giorno chiamò a sé i suoi <strong>di</strong>scepoli e ne scelse do<strong>di</strong>ci ai quali <strong>di</strong>ede il nome <strong>di</strong><br />
apostoli” (Lc 6,13). Con quali criteri Gesù li scelse? Come li voleva? Quali <strong>di</strong>fficoltà incontrarono?<br />
Quali sorprese ebbero? Gli evangelisti non sod<strong>di</strong>sfano tutte le nostre curiosità ma<br />
possiamo constatare che Gesù ama la <strong>di</strong>versità e vuole attorno a sé <strong>una</strong> comunità vivace ed<br />
eterogenea. I do<strong>di</strong>ci sono <strong>di</strong> provenienza <strong>di</strong>versa, <strong>di</strong> professioni <strong>di</strong>verse: alcuni già avviati ad<br />
<strong>una</strong> vita spirituale più intensa ed esigente, altri (pescatori o esattore delle tasse come Matteo)<br />
conducevano <strong>una</strong> vita comune e furono chiamati da Gesù all’improvviso, senza ness<strong>una</strong> preparazione<br />
né remota né prossima. Se poi guar<strong>di</strong>amo i caratteri e le personalità dei do<strong>di</strong>ci la<br />
<strong>di</strong>versità che emerge è ancora più grande: Pietro impulsivo, irruente, più portato ad agire che<br />
a riflettere, più pronto a promettere che a mantenere le promesse, che cade ma si rialza subito<br />
appena riconosciuto l’errore. Giovanni, il mistico del gruppo, Andrea socievole, generoso,<br />
premuroso, Filippo, semplice, schietto che fatica ad andare oltre il visibile, Tommaso, razionale,<br />
vuole prove tangibili e non rischia senza aver fatto esperienza personale, Giacomo silenzioso<br />
e sempre <strong>di</strong>screto, Giuda Iscariota dal carattere debole che alla fine tra<strong>di</strong>sce Gesù.<br />
Insomma non sono persone perfette, non sono modelli in<strong>di</strong>scutibili, ma uomini comuni come<br />
tutti noi con virtù e <strong>di</strong>fetti che a volte litigavano e c’era anche un po’ <strong>di</strong> concorrenza tra loro<br />
per essere il primo del gruppo. Una cosa però è certa: tutti sono stati attirati dallo stesso Gesù<br />
e ciò li univa e a loro Gesù ha affidato la sua missione.<br />
E allora noi, cristiani <strong>di</strong> oggi, sappiamo che le nostre <strong>di</strong>versità, se rimaniamo fedeli a Gesù,<br />
rendono più belle, più ricche, più <strong>di</strong>namiche le nostre comunità che non sono costituite da<br />
<strong>una</strong> ristretta cerchia <strong>di</strong> iniziati “duri e puri” che mostrano i muscoli: il messaggio cristiano<br />
non è mai stato riservato ad <strong>una</strong> élite né intellettuale né economica.<br />
Ebbene “sale della <strong>terra</strong>”, come Gesù ha definito i suoi <strong>di</strong>scepoli non significa considerarsi<br />
migliori degli altri ma testimoniare a viso aperto, non significa rinchiudere e custo<strong>di</strong>re Dio<br />
nel recinto delle opinioni private ed evadere la storia, ma vivere la fede profondamente.<br />
Altrimenti corriamo il rischio <strong>di</strong> <strong>di</strong>venire sale che perde il suo sapore, lievito scaduto che<br />
non fa fermentare nulla, <strong>di</strong> essere lampada incapace <strong>di</strong> illuminare alcunché.<br />
Per invitare tutti voi, membri <strong>di</strong> questa nostra comunità <strong>di</strong> Madonna <strong>di</strong> Campagna, a costruire<br />
insieme, nelle nostre <strong>di</strong>versità, la realtà in cui insieme si abita, <strong>una</strong> realtà “comune”,<br />
che è il contrario <strong>di</strong> “proprio”, “mio”, “tuo”, ecco <strong>una</strong> breve presentazione dei gruppi operanti<br />
in parrocchia: coraggio, venite e partecipate, confrontatevi, con<strong>di</strong>videte, troverete<br />
accoglienza, fraternità, solidarietà e nuovi amici:<br />
1) Il Coro, anzi due cori, si propongono <strong>di</strong> sottolineare il messaggio cristiano che la domenica<br />
ci viene rivolto dalla liturgia. Venite con la vostra voce a dare voce alla preghiera<br />
attraverso il canto.<br />
2) Coro <strong>di</strong> voci bianche MDC Little Angels: è il gruppo <strong>di</strong> piccoli cantori che vuole offrire<br />
<strong>una</strong> formazione musicale permanente ai bambini. Portare i vostri piccoli e impareranno<br />
che il bel canto è un modo meraviglioso <strong>di</strong> ringraziare e lodare Dio.<br />
3) Oratorio 3G: 20 anni <strong>di</strong> attività con la squadra <strong>di</strong> calcio per crescere insieme nei valori<br />
cristiani e nello sport. L’associazione organizza anche feste, uscite, ritiri spirituali, gite,<br />
campi estivi.<br />
4) Oratorio Associazione Emme<strong>di</strong>ci (mon<strong>di</strong> da costruire): un’organizzazione <strong>di</strong> giovani che<br />
crescono insieme cercando <strong>di</strong> assimilare i valori del vangelo attraverso attività educative,<br />
culturali, sportive, ricreative (per es. estate ragazzi, animazione <strong>di</strong> giochi, campi scuola…).<br />
5) Catechisti Prima Comunione e Cresima impegnati nella trasmissione della fede alle<br />
giovani e giovanissime generazioni.<br />
6) Catechesi familiare: è un cammino <strong>di</strong> catechesi per fanciulli, in cui tutta la famiglia<br />
accetta <strong>di</strong> svolgere gli incontri <strong>di</strong> catechismo a casa con i propri figli.<br />
Sono profondamente mutate le con<strong>di</strong>zioni socio-economiche del mondo a cavallo <strong>di</strong><br />
tre secoli e la Chiesa interviene sempre con finalità pastorali, aggiornando la Dottrina<br />
sociale, tenendo sempre al centro dell’interesse la <strong>di</strong>gnità della persona umana.<br />
L’Enciclica benedettina richiama subito nell’introduzione due criteri fondamentali: la<br />
giustizia ed il bene comune. È possibile un futuro migliore per tutti. Bisogna fondare<br />
questo “Sogno” su valori etici: l’essere umano è <strong>di</strong> fronte a Dio come opera <strong>di</strong> Dio,<br />
creatura <strong>di</strong> Dio. Il documento pontificio non mira ad offrire soluzioni tecniche per<br />
tutti i problemi del mondo o<strong>di</strong>erno. Ricorda i gran<strong>di</strong> principi che si rivelano in<strong>di</strong>spensabili<br />
per costruire lo sviluppo umano nei prossimi lustri.<br />
Al centro <strong>di</strong> ogni vero progresso c’è l’attenzione alla vita, il rispetto delle libertà ed il<br />
riconoscimento che l’uomo non è l’assoluto artefice del proprio destino. Bisogna avere<br />
<strong>una</strong> fiducia non illimitata nelle tecnologie, ma illimitata sulle potenzialità umane. Occorrono<br />
uomini retti tanto in politica quanto in economia, uomini attenti al bene comune: qui ci<br />
sono delle urgenze; la fame, la sicurezza alimentare, lo sviluppo agricolo dei paesi poveri.<br />
Benedetto XVI, nell’u<strong>di</strong>enza generale dell’8 luglio 2009, ha presentato la sua Enciclica<br />
alla gente comune rad<strong>una</strong>ta in Piazza San Pietro ed ha voluto ricordare che “non deve<br />
mancare la responsabile partecipazione dei citta<strong>di</strong>ni alla politica nazionale e internazionale<br />
(…) ed un rinnovato impegno delle associazioni dei lavoratori chiamati ad<br />
instaurare nuove sinergie a livello locale e internazionale. Un ruolo <strong>di</strong> primo piano<br />
giocano, anche in questo campo, i mezzi <strong>di</strong> comunicazione sociale per il potenziamento<br />
del <strong>di</strong>alogo tra culture e tra<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>verse.”. Come ve<strong>di</strong>amo siamo tutti coinvolti!<br />
Il Papa, dopo aver ricordato che è necessaria <strong>una</strong> particolare attenzione alla salute<br />
ecologica del pianeta, esorta ad un <strong>di</strong>alogo fecondo tra fede e ragione in modo da<br />
incentivare la collaborazione fra credenti e non credenti nella prospettiva <strong>di</strong> lavorare<br />
per la giustizia e la pace nel mondo ed auspica che i credenti che lavorano nei settori<br />
dell’economia e della politica, avvertano quanto sia in<strong>di</strong>spensabile la loro coerente<br />
testimonianza evangelica nel servizio che rendono alla Società.<br />
Lasciateci concludere con <strong>una</strong> frase che Benedetto XVI ha scritto nell’ultimo capitoletto<br />
della sua enciclica e che ci ha particolarmente colpito: “Lo sviluppo ha bisogno<br />
<strong>di</strong> cristiani con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera…”. Forza,<br />
tocca anche a noi!<br />
Ezio<br />
3<br />
UNA VITA CHE INVITA<br />
Sabato 9 maggio u.s. gli adolescenti dell’ultimo anno <strong>di</strong> post-cresima, all’interno<br />
<strong>di</strong> un’attività che li ha coinvolti per 4 settimane, hanno incontrato-intervistato alcuni<br />
volti della parrocchia ponendo loro <strong>una</strong> domanda: “come state realizzando i vostri<br />
sogni nella comunità parrocchiale?”. Ecco la reazione <strong>di</strong> alcuni intervistati.<br />
Lo slogan che racchiude il cammino <strong>di</strong> famiglia è stato: “Una vita che invita”.<br />
Per la prima volta abbiamo avuto il piacere <strong>di</strong> rappresentare il Gruppo Famiglia attivo presso<br />
la nostra parrocchia, <strong>di</strong> cui facciamo parte da circa 10 anni. Nel corso dell’incontro con i ragazzi<br />
- che arrivavano presso la nostra postazione (la sala che normalmente utilizziamo per l’incontro<br />
mensile del Gruppo Famiglia) a gruppetti <strong>di</strong> 3 o 4 e che avevano a <strong>di</strong>sposizione pochi minuti <strong>di</strong><br />
tempo - abbiamo avuto modo <strong>di</strong> confrontarci con loro sul tema del sogno e ripercorrere un<br />
attimo i nostri sogni <strong>di</strong> adolescenza che rincorrevamo circa 20 anni fa. Ognuno dei ragazzi con<br />
i quali abbiamo interagito ci ha trasmesso e lasciato un sentimento <strong>di</strong> interesse, curiosità,<br />
attenzione per le nostre parole, tenerezza e ci ha fatto riflettere sull’importanza <strong>di</strong> ascoltare i<br />
sogni e le domande dei nostri ragazzi. In particolare, ci hanno colpito due domande: “Chi siete?<br />
Cosa fate? Perché siete qui?” domanda senz’altro su cui riflettere, anche solo per la semplicità<br />
della stessa. L’altra domanda interessante che merita un momento <strong>di</strong> riflessione e per la<br />
contestualità e per la contingenza del momento, che molti <strong>di</strong> noi stanno vivendo: “Il lavoro<br />
uccide i sogni?”. Vi invitiamo a fermarvi qualche secondo… Questa domanda è la conferma. I<br />
ragazzi desiderano ardentemente essere ascoltati ma, allo stesso tempo, essere in<strong>di</strong>rizzati<br />
verso il futuro, sognare <strong>una</strong> vita <strong>di</strong> fede e speranza che sono benissimo in grado <strong>di</strong> recepire e<br />
realizzare. Vogliamo <strong>di</strong>re a tutti i ragazzi - già attivi in comunità o non ancora - che la porta degli<br />
amici del Gruppo Famiglia è sempre aperta per un ascolto, per un aiuto, per <strong>una</strong> con<strong>di</strong>visione<br />
dei loro sogni. Grazie per averci ricordato i nostri sogni <strong>di</strong> adolescenti, grazie perché ci avete<br />
fatto sentire importanti e “gran<strong>di</strong>”.<br />
Gianluca e Monica<br />
7) Amici dei malati tentano <strong>di</strong> alleviare la solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> chi giace infermo a casa con visite<br />
a domicilio per pregare insieme e infondere speranza.<br />
8) Gruppo Famiglie: che fanno un cammino comunitario, pregano e leggono insieme la<br />
Bibbia o approfon<strong>di</strong>scono argomenti attinenti il Vangelo e la fede vissuta nella coppia e<br />
nella famiglia.<br />
9) Gruppo biblico serale per approfon<strong>di</strong>re la conoscenza <strong>di</strong> Dio tramite la sua Parola consegnata<br />
agli scritti della Bibbia. In essi ogni credente può risalire agli avvenimenti con cui<br />
Dio è entrato nella storia degli uomini fino a <strong>di</strong>ventare “uno <strong>di</strong> noi”.<br />
10) Gruppi biblici pomeri<strong>di</strong>ani: sono due e vi prendono parte gli anziani in particolare e si<br />
ritrovano tutte le settimane. I due gruppi sono aperti a tutti.<br />
11) Conferenza <strong>di</strong> San Vincenzo de’ Paoli, composta da donne e uomini <strong>di</strong> buona volontà<br />
che donano tempo ed energie per assistere gli in<strong>di</strong>genti.<br />
12) Or<strong>di</strong>ne Francescano Secolare, comunità <strong>di</strong> laici che si sforza <strong>di</strong> vivere il Vangelo secondo<br />
il carisma <strong>di</strong> san Francesco nel proprio ambiente <strong>di</strong> vita.<br />
13) Presenza <strong>di</strong> numerose vedove, gruppo non ancora costituito, <strong>di</strong>sponibili per la comunità<br />
per servizi e mansioni <strong>di</strong>verse.<br />
Per informazioni dettagliate troverete il nome dei referenti <strong>di</strong> ciascun gruppo nei poster<br />
appesi al fondo della Chiesa.<br />
Carla Z.
4<br />
...e sono 25!!!<br />
Ebbene sì, sono 25 anni <strong>di</strong> Lunedì Cultura ottimamente vissuti e, come si suol <strong>di</strong>re, celebriamo<br />
le nozze d’argento <strong>di</strong> questi incontri.<br />
Dire Lunedì cultura è <strong>di</strong>re Padre Mario, binomio inscin<strong>di</strong>bile! Grazie a Padre Mario e ai<br />
suoi collaboratori abbiamo assistito e partecipato agli appuntamenti settimanali, alla presenza<br />
<strong>di</strong> autorevoli relatori, da cui abbiamo appreso novità, notizie storiche che avevamo<br />
forse <strong>di</strong>menticato, curiosità e consigli utili per la nostra salute e per mantenerci in forma a<br />
<strong>di</strong>spetto degli anni che avanzano.<br />
Paolo Damosso, regista dei filmati della Nova-T, ha magistralmente descritto la figura <strong>di</strong><br />
Padre Cortese e suoi collaboratori; <strong>di</strong> essi abbiamo memoria riverente. Queste persone ci<br />
pongono interrogativi: avremmo noi avuto tanto coraggio da rischiare la vita per salvare<br />
dei nostri fratelli in pericolo? Personalmente sono titubante a dare <strong>una</strong> risposta veritiera;<br />
facile a parole definirci buoni samaritani, altro è professarlo!<br />
Ricordo, con piacere, la professoressa Pruneddu che ha illustrato il nostro con<strong>terra</strong>neo<br />
Cesare Pavese, poeta introverso, enigmatico, <strong>di</strong>battuto fra dubbi, angosce: i suoi racconti<br />
ambientati nelle colline da lui amate emanano tristezza, l’amarezza dal loro <strong>di</strong>stacco e la<br />
tragica decisione <strong>di</strong> porre fine alla sua vita.<br />
Il dott. Neirotti ha fatto rivivere la trage<strong>di</strong>a del terremoto in Abruzzo da lui vissuta in prima<br />
persona pericolosamente; ha descritto situazioni drammatiche delle persone coinvolte, la<br />
<strong>di</strong>sperazione dei sopravvissuti per la morte <strong>di</strong> famigliari e persone care; gente privata <strong>di</strong><br />
tutto; la precarietà del vivere nelle tende, accom<strong>una</strong>te ad altre, sottratte a quella intimità<br />
che si ha nelle proprie case; ferite che lasceranno tracce indelebili nell’animo <strong>di</strong> coloro che<br />
le hanno vissute. Queste calamità ci inducono a me<strong>di</strong>tare che l’essere umano, a <strong>di</strong>scapito<br />
delle tecnologie, è un fragile fuscello in balia degli eventi naturali che non riesce a prevedere<br />
né a dominare. Ringraziamo il dott. Neirotti per la sua testimonianza.<br />
Il giorno 12 maggio, in <strong>una</strong> giornata solatia, a bordo <strong>di</strong> moderni autobus, la nave <strong>di</strong> Lunedì<br />
Cultura ha fatto vela <strong>di</strong>retta alla Certosa <strong>di</strong> Pesio quale gita finale; nocchiero Padre Alberto,<br />
in assenza <strong>di</strong> Padre Mario, ma presente in spirito. Al nostro arrivo siamo stati accolti da un<br />
Padre dei Missionari della Consolata a cui affidata la custo<strong>di</strong>a della Certosa; da lui abbiamo<br />
appreso tutte le notizie storiche, la presenza dei monaci nel luogo. Alle ore 12,30 ci è stato<br />
servito un ottimo pranzo, ed un dolce casalingo molto gustoso ed apprezzato da tutti; abbiamo<br />
così rifocillato il corpo, ed in seguito nutrito anche lo spirito con la S. Messa celebrata da<br />
Padre Alberto, allietata da canti e preghiere dei fedeli appropriate alla circostanza.<br />
Alle ore 18 siamo partiti verso casa con l’animo lieto per la giornata trascorsa in gradevole<br />
compagnia delle persone frequentatrici <strong>di</strong> Lunedì Cultura.<br />
Un grazie particolare a Padre Mario per la scelta del luogo; a Padre Alberto quale nostra<br />
guida spirituale del viaggio.<br />
Bruno<br />
Campi estivi… Che delizia!<br />
Da tempo la nostra parrocchia organizza campi estivi per adolescenti, che anche quest’anno<br />
si sono tenuti a Frassino (in provincia <strong>di</strong> Cuneo) e che sono gestiti da animatori, frati e<br />
suore, preparati a far <strong>di</strong>vertire nel migliore dei mo<strong>di</strong> i ragazzi.<br />
Per tutti si tratta <strong>di</strong> un’esperienza unica perché, passando dei giorni insieme, si ha la possibilità<br />
<strong>di</strong> conoscersi meglio attraverso attività, riflessioni, momenti <strong>di</strong> preghiera, giochi,<br />
passeggiate e gite nelle ver<strong>di</strong> vallate del posto.<br />
Una settimana <strong>di</strong> crescita e <strong>di</strong> maturazione in un percorso in<strong>di</strong>viduale e <strong>di</strong> gruppo che ha<br />
avuto come filo conduttore il tema So a chi ho dato fiducia! ...Alla scoperta <strong>di</strong> Davide…<br />
Partendo dalla storia <strong>di</strong> Davide i ragazzi hanno potuto riflettere ciascuno sulla propria persona<br />
e sul proprio comportamento nei confronti <strong>di</strong> se stessi e degli altri.<br />
So a chi ho dato la mia fiducia è invece il tema che ha accompagnato il campo degli animatori<br />
e dei catechisti che, guidati da Paolo, si sono confrontati su quanto sia <strong>di</strong>fficile dare fiducia, a<br />
partire dall’esperienza quoti<strong>di</strong>ana: un fatto per nulla imme<strong>di</strong>ato né tanto meno scontato. E<br />
questo vale in tutte le relazioni, compresa quella con il Signore. Ecco che allora se iniziassimo<br />
a fidarci <strong>di</strong> Lui riusciremmo a cogliere la Sua chiamata e a rispondere con gioia, anche<br />
attraverso l’impegno in oratorio che ciascuno <strong>di</strong> noi porta avanti. A partire da noi stessi, dalle<br />
nostre identità e dai nostri ideali siamo giunti ad analizzare la figura dell’animatore. Cosa<br />
vuol <strong>di</strong>re davvero essere animatore parrocchiale? Far <strong>di</strong>vertire, far giocare, far crescere, insegnare,<br />
trasmettere un messaggio, prendersi <strong>una</strong> responsabilità, collaborare… L’animatore<br />
non è quin<strong>di</strong> semplicemente colui che troviamo a Estate Ragazzi o nelle varie feste durante<br />
l’anno e che fa trascorrere ai ragazzi dei momenti <strong>di</strong> allegria e <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimento, ma, più in<br />
generale, chiunque collabori nella realtà parrocchiale. Aspetti talvolta <strong>di</strong>menticati ma pur<br />
sempre in<strong>di</strong>spensabili, che alcuni giovani hanno potuto “toccare con mano”.<br />
Per l’anno che sta per iniziare abbiamo in cantiere <strong>di</strong>verse proposte: oltre a voler far conoscere<br />
tutte le varie componenti della nostra Parrocchia (soprattutto ai più giovani), in generale<br />
è emersa la voglia <strong>di</strong> aprirsi verso l’esterno, provare nuove esperienze, in modo da<br />
poter approfon<strong>di</strong>re il proprio percorso <strong>di</strong> crescita umana e cristiana.<br />
Per concludere vorremmo dare un grosso in bocca al lupo a tutti coloro che operano in parrocchia,<br />
ai frati, alle suore e a tutti gli animatori (nel senso più lato del termine), fiduciose che in<br />
questo nuovo anno potranno arrivare <strong>di</strong>versi e significativi cambiamenti grazie all’apporto <strong>di</strong><br />
ciascuno <strong>di</strong> noi, delle nostre motivazioni e dei tanti progetti.<br />
Ileana e Letizia<br />
Parrocchia Madonna <strong>di</strong> Campagna<br />
Via Car<strong>di</strong>nal Massaia 98 - 10147 <strong>Torino</strong><br />
Tel 011.229.6917 - Fax 011.253.945<br />
parr.madonna.campagna@<strong>di</strong>ocesi.torino.it - http://parrocchie.<strong>di</strong>ocesi.torino.it/parr028/<br />
Orario ufficio parrocchiale:<br />
Lunedì, martedì, giovedì, venerdì e sabato: ore 17-19, Martedì e venerdì anche 9,30-12<br />
Teatro Car<strong>di</strong>nal Massaia<br />
Via Car<strong>di</strong>nal Massaia 104 <strong>Torino</strong> - Tel. 011.257.881 Fax 011.253.945<br />
www.teatromassaia.it - informazioni@teatromassaia.it<br />
Mdc notizie, Settembre 2009 - Via Car<strong>di</strong>nal Massaia, 98. Numero in attesa <strong>di</strong> registrazione<br />
ALLA ALLA ALLA SCOPERTA SCOPERTA SCOPERTA DI DI DI ARENZANO…<br />
ARENZANO…<br />
ARENZANO…<br />
“Arenzano, cosa mai sarà?”. Per coloro cui il nome suona nuovo, esso in<strong>di</strong>ca <strong>una</strong> ridente<br />
citta<strong>di</strong>na della riviera ligure, a venti chilometri circa a ponente <strong>di</strong> Genova, scelta quale<br />
meta, il 10 maggio scorso, <strong>di</strong> pellegrinaggio fraterno cui hanno partecipato <strong>di</strong> <strong>una</strong> cinquantina<br />
<strong>di</strong> nostri parrocchiani. Arenzano ospita, infatti un famoso Santuario, tenuto dai Frati<br />
Carmelitani, de<strong>di</strong>cato al S. Gesù Bambino <strong>di</strong> Praga. In esso si venera il mistero<br />
dell’Incarnazione <strong>di</strong> Gesù attraverso l’Immagine del fanciullo Gesù, magnificamente rivestito<br />
<strong>di</strong> preziosi paludamenti. La meta <strong>di</strong>stava poco più <strong>di</strong> due ore da <strong>Torino</strong>, sicché, per la gioia<br />
<strong>di</strong> tutti, non s’è dovuto partire troppo presto: verso le 8, giusto per giungere alla meta alle<br />
10 circa del mattino. Viaggio piacevole accompagnato, all’inizio, dalla preghiera delle lo<strong>di</strong><br />
mattutine, che hanno immerso tutti i partecipanti nel clima del pellegrinaggio, e allietato<br />
dalla naturale socievolezza dei più, che ha sottratto al parroco l’occasione <strong>di</strong> proporre dei<br />
giochi preparati in vista <strong>di</strong> momenti <strong>di</strong> noia. L’occasione non mancherà, si è detto, anche se<br />
si spera che la noia mai offuschi la gioia <strong>di</strong> stare insieme.<br />
Giunti al Santuario che sorge su <strong>una</strong> amena collina sovrastante il paese ed il mare, dopo<br />
<strong>una</strong> breve visita ai <strong>di</strong>ntorni del Santuario, alle ore 11 si è potuto partecipare alla S. Messa<br />
cantata. A seguire la visita guidata dal solerte P. Vittorino, addetto da anni all’accoglienza<br />
dei pellegrini, al lussureggiante vivaio <strong>di</strong> piante grasse che ha reso celebre il Santuario e <strong>di</strong><br />
cui anche noi abbiamo potuto beneficiare, ricevendo ognuno <strong>una</strong> pianticella in omaggio. La<br />
comitiva, giunta ormai l’ora propizia delle 12,30, ha iniziato la visita del borgo vecchio<br />
della citta<strong>di</strong>na, raggiungendo il Ristorante “Paro<strong>di</strong>”, sito proprio nel carruggio che taglia il<br />
centro e che porta fino al mare. Ivi il corpo con un lauto pranzo e lo spirito con <strong>una</strong> compagnia<br />
lieta e appagante, hanno trovato sod<strong>di</strong>sfazione sufficiente per permettere <strong>di</strong> continuare con<br />
lena l’esplorazione delle bellezze del luogo che ci ospitava.<br />
La giornata è continuata, infatti, con la visita, sotto la guida <strong>di</strong> chi scrive, che ad Arenzano<br />
ha abitato alcuni anni, con <strong>una</strong> passeggiata all’interno del parco già dei marchesi Negrotto-<br />
Cambiaso, parco com<strong>una</strong>le, <strong>di</strong>versi ettari <strong>di</strong> bosco e giar<strong>di</strong>ni, al cui centro sorge il castello,<br />
sede del Municipio. Di lì, passati al non lontano lungomare, si è presa visione della parte<br />
più turistica della città, in procinto <strong>di</strong> prepararsi per la stagione balneare, fino al momento<br />
<strong>di</strong> ripartire, stanchi per il lungo peregrinare, ma contenti dell’esperienza, soprattutto del<br />
godere insieme del bello e del bene. fr. Alberto<br />
• QUALE CATECHISMO?<br />
Chi <strong>di</strong> voi ricorda ancora il primo libro <strong>di</strong> catechismo? Il mio aveva la copertina bianca. Si<br />
intitolava “Io sono con voi” e si apriva con la frase “Io vi ho chiamato per nome”. Erano gli<br />
anni ‘70 e la catechista era la mia mamma. La lezione si chiamava “incontro” e il compito<br />
settimanale si chiamava “impegno”. I miei genitori invece ricordano che non andavano a<br />
catechismo, ma a “dottrina”. Dovevano saper rispondere a domande come “Chi è Dio?” con<br />
la risposta imparata a memoria “Dio è l’Essere perfettissimo, Creatore e Signore del cielo e<br />
della <strong>terra</strong>” perché venivano interrogati come a scuola.<br />
E oggi? Beh, oggi, quando i bimbi compiono 7 o 8 anni i genitori si recano nelle proprie<br />
parrocchie <strong>di</strong> zona e li iscrivono al primo anno <strong>di</strong> catechismo. Un’ora alla settimana trascorsa<br />
presso i locali parrocchiali con altri coetanei e un catechista – che può essere <strong>una</strong> suora, un<br />
sacerdote o un laico/a – e durante la quale si impara a conoscere Gesù. I bimbi hanno a<br />
<strong>di</strong>sposizione libri proposti dalla CEI, in linea con le esigenze moderne, ricchi <strong>di</strong> immagini<br />
e giochi, per renderne forse meno pesante e più accattivante il messaggio.<br />
Portare i propri figli a catechismo è un impegno oneroso: per noi adulti perché sovente si<br />
aggiunge in agenda a elenchi già infiniti <strong>di</strong> appuntamenti lavorativi, scolastici, sportivi e<br />
me<strong>di</strong>ci, ma lo è ancora <strong>di</strong> più per i bimbi che, dopo 8 ore <strong>di</strong> scuola, hanno naturalmente<br />
voglia <strong>di</strong> giocare e svagarsi.<br />
Parroci e catechisti si interrogano da tempo sul modo migliore <strong>di</strong> passare la fede ai bambini.<br />
Negli ultimi anni alcune parrocchie della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> <strong>Torino</strong> hanno proposto alle famiglie percorsi<br />
catechistici alternativi a quello tra<strong>di</strong>zionale. Anche Madonna <strong>di</strong> Campagna, per il quarto anno<br />
consecutivo, con<strong>di</strong>vide il nuovo progetto e propone ai bambini che si iscriveranno al primo anno<br />
<strong>di</strong> catechismo un nuovo tipo <strong>di</strong> cammino che consiste nel rendere le famiglie più partecipi al<br />
percorso formativo del proprio figlio e le coinvolge in prima persona. Il catechismo familiare<br />
prevede che genitori e figli scoprano insieme chi è Gesù. In altre parole, i genitori passano la<br />
fede ai propri bambini nel vivere quoti<strong>di</strong>ano. Se Gesù troverà un posto nella vita <strong>di</strong> tutti giorni<br />
dei genitori, allora sarà più presente anche nella vita <strong>di</strong> tutta la famiglia.<br />
Ma cosa vuol <strong>di</strong>re nella pratica seguire un cammino <strong>di</strong> catechismo familiare? Per esempio,<br />
l’ora che nel catechismo tra<strong>di</strong>zionale coinvolge solo i bambini, in quello familiare <strong>di</strong>venta un<br />
momento <strong>di</strong> incontro non solo per loro, ma anche per i genitori. Se nel catechismo tra<strong>di</strong>zionale<br />
gli anni <strong>di</strong> formazione per raggiungere la “meta” della comunione sono 2 più altri 3 per la<br />
cresima, nel catechismo familiare i bambini riceveranno entrambi i sacramenti dopo 4 anni <strong>di</strong><br />
formazione. Inoltre, nel catechismo familiare l’incontro si svolge circa <strong>una</strong> volta al mese e<br />
non settimanalmente. Come nel catechismo tra<strong>di</strong>zionale anche in quello familiare esiste la<br />
figura del catechista accompagnatore, il cui compito è quello <strong>di</strong> fornire ai genitori materiali,<br />
suggerimenti e in<strong>di</strong>cazioni per lavorare più serenamente a casa con i propri figli.<br />
E a casa cosa bisogna fare? Tradurre ai bambini il messaggio del Vangelo, leggendo e commentando<br />
con loro i brani proposti dal libro del catechismo. Nella nostra esperienza personale <strong>di</strong> tre anni <strong>di</strong><br />
catechismo familiare, ho scoperto che è possibile parlare con nostra figlia <strong>di</strong> Gesù in qualsiasi<br />
momento della giornata, davanti ai fornelli o in coda alla cassa <strong>di</strong> un negozio, slegandoci così<br />
dalla semplice “lezione”. E poi negli anni abbiamo conosciuto nuovi amici, con i quali è <strong>di</strong>ventato<br />
molto piacevole trascorrere alcuni sabati pomeriggio. Così piacevole che generalmente l’incontro<br />
si chiude con <strong>una</strong> bella pizza! Non da ultimo il fatto che ci stiamo seriamente chiedendo come<br />
continuare il nostro cammino insieme perché per noi si tratta ormai <strong>di</strong> affrontare l’ultimo anno!<br />
Certo, il percorso da intraprendere nel catechismo familiare non è meno impegnativo del<br />
cammino catechistico tra<strong>di</strong>zionale. Come avrete sicuramente capito si tratta <strong>di</strong> <strong>una</strong> proposta<br />
che coinvolge molto anche i genitori. Ma sicuramente è la scelta giusta per chiunque desideri<br />
riscoprire i motivi del proprio battesimo. Luca e Antonella