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Mark Spitz ... la LEGGENDA - Nuoto.it

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lui. Già nel 1966 vince il suo primo t<strong>it</strong>olo americano nei 100 delfino e sfiora per soli 4 decimi il<br />

record mondiale dei 1500 stile libero, distanza che in segu<strong>it</strong>o abbandonerà. L’appuntamento<br />

con il record del mondo è rimandato di appena un anno: il 25 giugno 1967, a Heywood, <strong>Mark</strong><br />

stabilisce il nuovo record dei 400 stile libero (ex terr<strong>it</strong>orio di Schol<strong>la</strong>nder) con il tempo di<br />

4’10”6, primato che nel giro di 12 giorni sarà r<strong>it</strong>occato altre tre volte da lui e dal francese<br />

A<strong>la</strong>in Mosconi; il 26 luglio toglie al grande Kevin Berry (oro olimpico a Tokyo 3 anni prima) il<br />

record dei 200 farfal<strong>la</strong>, portandolo da 2’06”6 a 2’06”4. Ma è qualche giorno dopo, nei 100<br />

farfal<strong>la</strong>, che <strong>Sp<strong>it</strong>z</strong> inizia <strong>la</strong> grande progressione di questo stile, legata per sempre al suo<br />

nome: toglie in un sol colpo 7 decimi al record dell’argentino Luis Nico<strong>la</strong>o, facendo segnare<br />

56”3.<br />

Nel 1968 <strong>Sp<strong>it</strong>z</strong> continua <strong>la</strong> sua ascesa stabilendo altri 3 record nei 100 farfal<strong>la</strong><br />

ed uno nei 400 stile (4’07”7). Per i Giochi Olimpici di C<strong>it</strong>tà del Messico, in<br />

programma nell’autunno del ’68, è uno tra gli atleti più attesi, ed infatti – con <strong>la</strong><br />

consueta modestia che lo contraddistingue – non fa mistero delle proprie<br />

ambizioni anzi, si spinge a dichiarare ai quattro venti che lui vincerà 6 medaglie d’oro,<br />

surc<strong>la</strong>ssando per sempre <strong>la</strong> sua bestia nera Schol<strong>la</strong>nder, vero m<strong>it</strong>o del nuoto americano di<br />

quell’epoca e primo nuotatore a vincere 4 ori ai Giochi Olimpici. Per rendere giustizia a<br />

Schol<strong>la</strong>nder, bisogna precisare che il programma natatorio olimpico sino al 1964 era piuttosto<br />

ridotto, ragion per cui l’impresa di Don, vinc<strong>it</strong>ore dei 100 e 400 sl, nonché trascinatore di<br />

entrambe le staffette stile libero, destò enorme scalpore, <strong>la</strong> cui eco risonava per le piscine<br />

ancora 4 anni dopo. Ma a Messico ’68 il programma era destinato ad ampliarsi enormemente,<br />

con l’aggiungersi di ben 11 gare individuali (5 maschili e 6 femminili) a quelle già presenti:<br />

venivano introdotti i 200 sl, i 100 dorso, rana e delfino, i 200 misti nel programma maschile;<br />

200-800 sl, 200 dorso, 100 rana, 200 delfino e 200 misti in quello femminile. Ecco perciò che<br />

<strong>la</strong> possibil<strong>it</strong>à di vincere 6 ori (3 individuali e 3 di staffetta) non era più impossibile come in<br />

precedenza, ma diventava più realistica. A dire il vero, <strong>Sp<strong>it</strong>z</strong> non fa lo sbruffone anz<strong>it</strong>empo<br />

solo con giornalisti ed addetti ai <strong>la</strong>vori, sembra che faccia di tutto per inimicarsi i compagni di<br />

squadra con frasi del tipo “che fai qui? tornatene a casa, perché oggi vinco io” e anche “<strong>la</strong> mia<br />

borsa da viaggio non basterà per portare a casa le medaglie che vincerò”.<br />

Ai trials in effetti fa faville, qualificandosi per i 100 e 200 delfino, nonché per i 100 sl, e<br />

parte per C<strong>it</strong>tà del Messico pieno di baldanzose speranze, o meglio, certezze.<br />

La caduta, in questi casi, è doppiamente rovinosa e dolorosa.<br />

Il sogno dei 6 ori s’infrange già al<strong>la</strong> prima gara, i 100 sl, vinti dal giovane australiano Mike<br />

Wenden in 52”2. <strong>Sp<strong>it</strong>z</strong> è 3°, preceduto anche dal compagno di squadra Kenneth Walsh. A<br />

seguire <strong>la</strong> gara dei 100 delfino, special<strong>it</strong>à che lo vede recordman mondiale: il pugno alzato al<br />

termine del<strong>la</strong> gara non è però il suo, ma quello di Doug<strong>la</strong>s Russell, il coriaceo compagno di<br />

squadra, che sig<strong>la</strong> un superbo 55”9, prestazione veramente eccezionale, in quanto ottenuta ai<br />

2000 metri d’alt<strong>it</strong>udine del<strong>la</strong> cap<strong>it</strong>ale messicana (il record di <strong>Sp<strong>it</strong>z</strong> – a livello del mare – è<br />

55”6).<br />

Oltre al<strong>la</strong> delusione per aver toccato dietro a Russell, battuto più volte in precedenza, un<br />

altro fatto concorre ad amareggiare il 18 enne <strong>Mark</strong>: il tripudio che si scatena dal team USA<br />

al termine del<strong>la</strong> gara <strong>la</strong> dice lunga sull’antipatia che riscuote tra i suoi stessi compagni di<br />

squadra, suo malgrado un punto in comune con Schol<strong>la</strong>nder, anch’egli poco amato tra i<br />

nuotatori statun<strong>it</strong>ensi. Con questa seconda e più pesante sconf<strong>it</strong>ta, il morale scende a terra, <strong>la</strong><br />

sicurezza in se stesso è minata dal profondo, e quando scende in vasca per <strong>la</strong> terza gara

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