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Stefania Bianchi - Accademia di architettura

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Parte chi impara l’arte<br />

I Cantoni e la formazione <strong>di</strong> cantiere:<br />

appunti <strong>di</strong> percorso per una sintesi d’insieme<br />

<strong>Stefania</strong> <strong>Bianchi</strong><br />

Premessa: il contributo che qui si propone considera uno dei filoni tematici che ricorrono<br />

nel progetto <strong>di</strong> ricerca in corso ovvero I Cantieri dei Cantoni. Mete, opere, relazioni, vicissitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />

una famiglia <strong>di</strong> migranti della valle <strong>di</strong> Muggio (XVI-XVIII). Nel contempo vuol essere una<br />

riflessione che guarda in termini più generali al fenomeno delle relazioni <strong>di</strong> bottega<br />

nell’ambito della trasmissione delle competenze che sin dal me<strong>di</strong>oevo hanno fatto degli<br />

«artisti dei laghi» i testimoni della storia e<strong>di</strong>lizia delle città<br />

A tal proposito nel corso degli ultimi anni gli stu<strong>di</strong> che hanno per oggetto l’attività <strong>di</strong><br />

cantiere delle maestranze della regione dei laghi hanno messo in luce, oltre a confermare<br />

alcune caratteristiche delle catene migratorie come dato <strong>di</strong> fatto acquisito, le capacità<br />

impren<strong>di</strong>toriali <strong>di</strong> alcune famiglie che non hanno fatto della bottega solo il luogo per<br />

eccellenza dove si tramandano conoscenze, ma ne hanno fatto un’azienda a tutto tondo che<br />

va dall’organizzazione <strong>di</strong> cantiere alla più specifica <strong>di</strong>visione del lavoro.<br />

In quest’ottica formazione, committenza e viaggio si giustificano vicendevolmente, a<br />

vantaggio <strong>di</strong> un’articolazione dell’operare che nel corso del Settecento poggia sempre più<br />

sulla specializzazione.<br />

Imparare per guadagnare<br />

Accartare, contrarre pacta ad artem, accordare, prendere in donzena, essere <strong>di</strong>scipuli o<br />

garzoni <strong>di</strong> carta, sono i termini che ricorrono negli statuti dell’arte e negli atti notarili per<br />

qualificare il rapporto e le regole dell’appren<strong>di</strong>stato 1<br />

. Quale sia il mestiere che si conosce e<br />

quin<strong>di</strong> si può trasmettere, e rispettivamente il mestiere che si intende apprendere,<br />

l’obiettivo implica la partenza per mete che procedono lungo le rotte migratorie privilegiate<br />

dall’una o dall’altra famiglia <strong>di</strong> artigiani- artisti, e che danno vita a una filiera per cui l’allievo<br />

a sua volta consegnerà il suo sapere ad altri giovani garzoni. Le circostanze e le<br />

connotazioni a monte del contratto d’appren<strong>di</strong>stato, e le implicazioni che il legame<br />

maestro-allievo potevano avere, si traducono in vicende che vanno al<strong>di</strong>là del mero accordo<br />

iniziale, come si vedrà <strong>di</strong> volta in volta attraverso la voce <strong>di</strong> alcuni protagonisti<br />

dell’aristocrazia dell’emigrazione.<br />

Non <strong>di</strong> rado il processo della trasmissione delle competenze si trasformava anche in<br />

alleanze familiari, quando la figlia del maestro si accasava con l’appren<strong>di</strong>sta ormai<br />

emancipato che continuava a collaborare nei cantieri avviati dal suocero. A proposito dei<br />

1 Fra i saggi che trattano l’argomento, per la specificità del contenuto segnaliamo M. Dubini, I « pacta ad<br />

artem», una fonte per la storia dell’emigrazione in Col bastone e la bisaccia per le strade d’Europa.Migrazioni stagionali <strong>di</strong><br />

mestiere dall’arco alpino nei secoli XVI-XVIII, Bellinzona 1991, pp.73-81; C. Sibilia, La formazione delle maestranze<br />

nel paese dei «Magistri comacini» in S. Della Torre (a cura <strong>di</strong>), Il mestiere <strong>di</strong> costruire, Como 1992, pp.15-28; A. Decri,<br />

La presenza degli Antelami nei documenti genovesi in S. Della Torre, T. Mannoni, V. Pracchi (a cura <strong>di</strong>), Magistri<br />

d’Europa. Eventi, relazioni, strutture dell’emigrazione <strong>di</strong> artisti e costruttori dei Laghi lombar<strong>di</strong>, , Como [1997], pp. 407-<br />

432.<br />

1


Cantoni, Pietro (1648-1700) sposa in prime nozze l’unica figlia <strong>di</strong> Marc’Antonio Grigo <strong>di</strong><br />

Muggio, subentrandogli negli appalti, come amava ricordare nei suoi appunti Simone<br />

Cantoni 2 . Lo stesso accade per i Carloni, per i Barberini, ….. nonché tra Michele<br />

Cereghetti e Albino Agustoni. Dall’atto notarile che pone fine agli accor<strong>di</strong> tra i due in cui si<br />

premette «essendo che alcuni anni fa Antonio Cereghetti q. Taddeo <strong>di</strong> Scudellate mandasse<br />

un suo figlio per nome Michele a Roma sotto custo<strong>di</strong>a e raccomandazione del sig. Albino<br />

Agustoni q. Gio. Batta <strong>di</strong> Cabbio, architetto, abitante in Roma al fine <strong>di</strong> farlo perfezionare<br />

nell’arte della pittura, con la promessa fattagli <strong>di</strong> compensarlo e pagarli le spese necessarie<br />

che avesse fatto. Essendo che in conformità sia stato da detto S. Albino somministrato al<br />

detto Michele, mentre ha atteso et imparato l’arte, il <strong>di</strong>naro che bisogna per vitto e vestito<br />

et altro per il spatio <strong>di</strong> cinque anni et mezo, quale è asceso sino alla somma de scu<strong>di</strong><br />

trecento cinquanta moneta romana….. Essendo che dopo questo per volontà <strong>di</strong> Dio sia<br />

stato concluso matrimonio tra detto Michele con la S. ra Anna Maria figlia del detto S.<br />

Albino, e per dote detto S. Albino habbi promesso dargli tutto quello che potrà et<br />

convenirà al suo stato et grado et massime li beni esistenti qui in patria», se ne ricava che<br />

Michele in un sol colpo impara il mestiere, si accasa e consolida le sue proprietà in patria.<br />

In effetti il testo del documento prosegue <strong>di</strong>mostrando che dai costi sostenuti dal maestro<br />

vanno detratti i denari spesi dal padre del Cereghetti per gestire dette proprietà, per cui il<br />

debito si riduce a scu<strong>di</strong> 257, debito che Albino abbona traducendolo in assegnazione<br />

dotale 3<br />

.<br />

Ovviamente l’aspetto finanziario è quello che più importa ai contraenti, ma non era il solo<br />

perché il desiderio <strong>di</strong> affermazione è motivo ricorrente nelle lettere così come il<br />

compiacimento per essere apprezzati da dogi, senatori, principi, vescovi e padri gesuiti; e<br />

l’importante è che «è meglio <strong>di</strong> avere una bona professione che <strong>di</strong> avere del denaro perché a<br />

4<br />

volte il denaro si consuma e la virtù resta sempre in sé» . E se è vero che a Roma anche gli<br />

sciocchi si raffinano, Francesco Giorgioli da Venezia racconta « mi trovo contento aver<br />

visto questa belisima cita e particolarmente tante bele piture e non perdo un minuto <strong>di</strong><br />

tempo in mitarle», mentre i Cantoni si portano a casa un pezzo <strong>di</strong> Strada Nuova, rendendo<br />

genovese la loro abitazione a Cabbio, perché imparare significa appunto anche imitare 5 .<br />

Comunque chi accarta un giovane lo fa come investimento da tutelare perché<br />

l’appren<strong>di</strong>stato deve rendere in prospettiva, fidando sulla fedeltà dell’allievo che poi sarà<br />

l’assistente nei cantieri, anche per molti anni, come afferma Gaspasre Schinetti: «sono da<br />

circa vinti anni ch’io mi accordai con mr. Bartolomeo Laghi a imparare l’arte del scarpelino<br />

in Pilza nel Regno <strong>di</strong> Boemia e stetti in casa loro per il spacio <strong>di</strong> cinque anni e dopo anche<br />

finito il tempo ch’io ero accordato ho sempre lavorato sin l’anno passato con essi loro» 6<br />

.<br />

Ma, considerato l’animo umano, questa devozione per il maestro-mentore non è una<br />

certezza; c’è sempre il rischio che i segreti del mestiere fuggano a vantaggio <strong>di</strong> un’altra<br />

compagnia <strong>di</strong> artigiani, i «becchi cornuti» che costituiscono la concorrenza.<br />

I primi anni l’appren<strong>di</strong>sta non produce ma consuma risorse come scrive a casa Pietro nel<br />

1758 al padre Francesco Maria «ho inteso che avete acordato il giovine nipote del signor<br />

2 Archivio <strong>di</strong> Stato del Cantone Ticino (in seguito ASTi), Cantoni-Fontana 15/98, appunti del Cantoni ricavati<br />

dal Soprani, Le vite de’ Pittori, Scoltori, et Architetti Genovesi e de’ forastieri che in Genova operarono con alcuni Ritratti<br />

degli stessi, Genova 1674.<br />

3 ASTi, Notarile, Rusca 504.<br />

4 Cfr. A. Pfister, Spunti e considerazioni sulla formazione <strong>di</strong> Domenico Gilar<strong>di</strong> in P. Angelini, N. Navone, L. Tedeschi<br />

(a cura <strong>di</strong>), La cultura architettonica italiana in Russia da Caterina II a Alessandro I, pp. 367-384, p. 369. Nello stesso<br />

tomo si veda anche N. Navone, Prassi <strong>di</strong> cantiere e orientamento empirista. Note sulla formazione degli architetti<br />

Adamini, pp. 385-394, in particolare p. 385 e relativa bibliografia.<br />

5 Cfr. R. Merzario, Anastasia, ovvero la malizia degli uomini, Bari 1992, p. 13; S. <strong>Bianchi</strong>, La casa Cantoni <strong>di</strong> Cabbio,<br />

Mendriso 2003.<br />

6 Cfr. G. Martinola, Lettere dai paesi transalpini degli artisti <strong>di</strong> Meride e dei villaggi vicini (XVII-XIX), Lugano 1963, p.<br />

193.<br />

2


Giuseppe Maraino <strong>di</strong> Chiasso, cosi venendo questo sarano tre giovini mentre ne ò preso un<br />

altro tre mesi scorsi et siamo in gran spesa esendo caro il vito e sapete che guadagnio si pol<br />

fare cosi vi serve <strong>di</strong> aviso aciò vi sapiate a regolare…; qui in Genova siamo sete a mangiare<br />

et tre a guadegniare cosi vi lasio considerare».<br />

Inoltre occorre fare attenzione a mantenere i giusti equilibri relazionali in patria e all’estero,<br />

senza però l’ossessione <strong>di</strong> ridurre il tutto all’ambito familiare; anzi negli accor<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>ati<br />

sembra prevalere il principio per cui la formazione non si fa necessariamente all’interno del<br />

nucleo familiare, ma i padri, che professino la stessa <strong>di</strong>sciplina o che comunque operino<br />

nello stesso ambito, tendenzialmente preferiscono collocare i figli presso colleghi o persone<br />

con cui hanno dei legami parentelari o d’amicizia e stima. Non mancano però le eccezioni;<br />

ad esempio Lorenzo Bernasconi, pur essendo il figlio <strong>di</strong> Alessandro, mugnaio e factotum<br />

della famiglia Cantoni <strong>di</strong> Cabbio, malgrado lo stretto legame <strong>di</strong> fiducia e <strong>di</strong> amicizia, il figlio<br />

lo manderà ad imparare l’arte a Petritoli nella marca d'Ancona, presso Francesco Maria<br />

Canturio <strong>di</strong> Morbio Inferiore. Infatti lo affida o meglio, come recita l’atto rogato l’8 aprile<br />

1751, lo consegna in dozzina per quattro anni al Canturio «ad effetto che il medesimo lo<br />

istruisca nella professione <strong>di</strong> scultura sia stuccho, lo mantenghi per li suddetti anni quattro<br />

gli alimenti necessarij ed in caso <strong>di</strong> malattia lo faccia assistere a spese sue per quin<strong>di</strong>ci<br />

giorni. … In oltre il medesimo Bernasconi si obbliga pagare e rimorsare al detto signor<br />

Canturio tutte quelle spese che egli farà per provedere li vesti<strong>di</strong> ferri ed altri stromenti si per<br />

il <strong>di</strong>segno come per la professione necessarij».<br />

Il padre poi si impegna a pagare in quattro rate lire 400 <strong>di</strong> Milano; non avendole ipoteca gli<br />

immobili compreso un aratorio vignato con piante <strong>di</strong> castagno. Concluso l’accordo cinque<br />

giorni più tar<strong>di</strong> Lorenzo giunge a Petritoli e poi dopo due anni scompare senza preavviso 7<br />

.<br />

Se ne deduce che dare una formazione ai figli è un impegno finanziario che vale i propri<br />

beni, che il giovane viene spe<strong>di</strong>to all’estero per farsi le ossa e che non tutti gli appren<strong>di</strong>stati<br />

andavano a buon fine, fatto che non impe<strong>di</strong>rà a Lorenzo <strong>di</strong> seguire più tar<strong>di</strong> i Cantoni a<br />

Genova dopo essersi accasato nel 1756 con Marta, figlia <strong>di</strong> Giuseppe Cantoni.<br />

Per scongiurare il rischio che il garzone s’involasse, al momento dell’accartatio presenziava<br />

anche un mastro artigiano o un congiunto che prestava sigurtà impegnandosi a risarcire il<br />

maestro se i patti non venivano rispettati. Accadeva che le cose venissero ricomposte<br />

nell’ambito delle relazioni familiari; a proposito del cognato, da Colonia, Stefano Melchion<br />

scrive «per non rovinarlo nel suo fiore <strong>di</strong> imparare mi son risorto <strong>di</strong> far quelo che non mi<br />

credeva mai <strong>di</strong> fare, cosi mio cognato è venuto <strong>di</strong> me à presentarzi con <strong>di</strong>re che saria<br />

ritornato a finire per il suo tempo et che se non è venuto avanti son stati male persone che<br />

ne ano insinuato si che io li ò <strong>di</strong> novo acetato et questo lo fato perche si <strong>di</strong>porta bene nella<br />

vertu et per lafeto che porto a VS.» 8 . Certo per l’appren<strong>di</strong>sta l’avere legami <strong>di</strong> parentela era<br />

garanzia <strong>di</strong> maggior indulgenza <strong>di</strong> fronte alle scappatelle. Altrimenti per essere risarciti si<br />

procedeva per vie legali con tanto <strong>di</strong> testimoni, come <strong>di</strong>mostra nel 1619 la deposizione <strong>di</strong><br />

Martino Ferrari, chiamato in giu<strong>di</strong>zio per sostenere la causa del suo datore <strong>di</strong> lavoro «io so<br />

che Antonio Mazzetti <strong>di</strong> Gio Ba era accartato con mastro Bernardo Cantone all'arte del<br />

fabro muraro, e per quanto intesi con sigurtà <strong>di</strong> Gerolamo Lavinia, e so che detto Antonio<br />

si è partito dal suo maestro senza licenza <strong>di</strong> detto suo maestro anzi contro sua volontà hora<br />

sono deciotto mesi in più e quando si partì fu il sabbato <strong>di</strong> ramo oliva o la domenica delle<br />

palme 1618 che fu al 7 <strong>di</strong> aprile che il sabato <strong>di</strong> ramo olivo che viene saran due anni... » 9<br />

.<br />

Dal canto suo l’appren<strong>di</strong>sta, poiché la formazione è onerosa, ricerca il maestro migliore per<br />

<strong>di</strong>ventare a sua volta maestro con i vantaggi salariali che ciò comporta. È il caso <strong>di</strong><br />

7 Cfr. ASTi, Canturio 3; 1751 adì 8 aprile in Cabbio. L’obbligazione segue il contratto e il documento si<br />

conclude con il confesso da parte del Canturio, 31 gennaio 1754, <strong>di</strong> aver ricevuto i sal<strong>di</strong> dell’appren<strong>di</strong>stato.<br />

8 Cfr. ASTi, Oldelli 25 G-M, Colonia 21 settembre 1711, lettera in<strong>di</strong>rizzata a Giovanni Oldelli, parzialmente<br />

trascritta in G. Martinola, Lettere, cit., p. 90.<br />

9 Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Genova (in seguitoASGe), Notai antichi, Celesia 5963.<br />

3


Giuseppe Peton<strong>di</strong> <strong>di</strong> Castel San Pietro, fratello del più celebre Gregorio, architetto artefice<br />

<strong>di</strong> Strada Nuovissima 10 , che si specializza nello stucco sotto la giuda <strong>di</strong> Francesco Maria<br />

Cantoni, un maestro per cui porterà sempre affetto e ammirazione; la sua è una vera e<br />

propria specializzazione che segue un appren<strong>di</strong>stato concluso con un certo Bolla che lo<br />

presenta; a sua volta il Peton<strong>di</strong> nel 1761 porta con sé a Genova Carlo Chiesa <strong>di</strong> Sagno che<br />

comincia la sua formazione a 17 anni 11 . Con lo stesso spirito Stefano Melchion segue<br />

Francesco Monsenco <strong>di</strong> Lugano, <strong>di</strong>cendo che ha fatto il possibile per andare con lui<br />

«perché lui è vertuoso, ma con licenza del mio padrone» 12<br />

.<br />

13<br />

Il maggior guadagno, la miglior vita, ovvero un buon pasto e bei vestiti , sono infatti da<br />

sempre le forze <strong>di</strong> attrazione e <strong>di</strong> spinta del meccanismo migratorio al<strong>di</strong>là <strong>di</strong> tempi e luoghi.<br />

Chi parte, riferito all’ambito geografico della migrazione <strong>di</strong> cantiere, non parte solamente<br />

perché in patria scarseggia il lavoro, oggetto <strong>di</strong> spinta, ma perché ambisce alla qualità del<br />

lavoro, magari al successo professionale, subisce l’attrazione delle città e <strong>di</strong> ciò che va oltre<br />

la valle o la sponda del lago. Infatti, nelle terre patria degli artisti dei laghi, per chi parte c’è<br />

chi arriva a faticare su briciole <strong>di</strong> campi che però valgono oro e sono il risultato tangente<br />

delle fortune racimolate con l’emigrazione. Dalla Valle Maggia, dalla Val <strong>di</strong> Blenio, dalla<br />

Mesolcina, dalla Val Verzasca ma anche dalla val Brembana, giungono pastori, carbonai, e<br />

soprattutto manodopera conta<strong>di</strong>na perché le donne dell’aristocrazia dell’emigrazione non si<br />

tolgono la pelle <strong>di</strong> dosso per lavorare i campi mentre gli uomini sono lontani e neppure<br />

portano la cavagna, perlomeno le donne <strong>di</strong> casa Cantoni 14<br />

.<br />

Ecco perché l’appren<strong>di</strong>stato è un investimento. In termini <strong>di</strong> salari, ad esempio, a Genova<br />

nei primi anni del Settecento un maestro da muro al giorno guadagna almeno 38 sol<strong>di</strong> (che<br />

equivalgono intorno alla metà del secolo a 47.6 sol<strong>di</strong> della lira <strong>di</strong> Milano), un lavorante 22<br />

(ovvero 27.6 sol<strong>di</strong>) mentre, a casa, in valle <strong>di</strong> Muggio, eccezionalmente si ricevono 30 sol<strong>di</strong><br />

per arare il minuto (cereali primaverili), una lira per lavori <strong>di</strong> muratura eseguiti da un<br />

mastro, 12 sol<strong>di</strong> per potare e far le siepi, 10 sol<strong>di</strong> per perticare o spaccare un castagno, 5<br />

sol<strong>di</strong> per segare il fieno o raccogliere frutti, fino ai miseri 4 sol<strong>di</strong> al giorno che vengono dati<br />

15<br />

alle donne per zappare il grano . Qualcun altro e qualcun’ altra, venuti dalle valli<br />

sopracenerine o dalla bergamasca, fanno questi lavori, ma appena è possibile i figli vengono<br />

avviati ad altre professioni, alimentando questo processo osmotico <strong>di</strong> partenze e arrivi che<br />

continua fino all’ Ottocento 16<br />

.<br />

D’altro canto il viaggio è una spesa certa e consistente e quin<strong>di</strong> ancora una volta occorrono<br />

garanzie <strong>di</strong> successo che sono delle ipoteche che servono a pagarlo. Chi parte ha una meta<br />

precisa che corrisponde a una committenza precisa per chi va per il mondo esercitando la<br />

sua arte; e chi parte spesso parte grazie anche al sistema cre<strong>di</strong>tizio sviluppato dalle<br />

10 G. Bozzo, Lomellini, Stefano via Cairoli , scheda del sito Genova: le strade nuove e il sistema dei palazzi dei rolli,<br />

Genova 2006 (?)<br />

11 Asti, Notarile, Maggi 2694.<br />

12 Cfr. ASTi, Oldelli, 25 G-M, Can<strong>di</strong>a 1695, lettera in<strong>di</strong>rizzata ad Alfonso Oldelli, parzialmente trascritta in G.<br />

Martinola, Lettere, p. 82.<br />

13 Nelle lettere la qualità dell’abbigliamento è una preoccupazione, così come il compiacimento per un buon<br />

pasto o per essere stati alla tavola <strong>di</strong> personaggi illustri. Secondo Merzario cibo e vestiario sono i valori che<br />

prevaricano anche il concetto <strong>di</strong> guadagno perché sono qualità che tutti possono vedere (R. Merzario,<br />

Adamocrazia.Famiglie <strong>di</strong> emigranti in una regione alpina, Bologna 2000, p. 39).<br />

14 Cfr. S. <strong>Bianchi</strong>, La casa Cantoni, cit., p. 36 e lettera <strong>di</strong> Francesco Maria alla moglie, Genova 30 giugno 1726<br />

«Vi <strong>di</strong>co che la chavagna non volio che la portatte lasiatemi lavorare io in <strong>di</strong>eci giorni o guadagniatti £ 120»<br />

(Archivio privato).<br />

15 Per calcolare il rapporto lira genovese e lira milanese si è tenuto conto dei cambi in<strong>di</strong>cati per la prima metà<br />

del Settecento dagli stessi Cantoni; invece per la comparazione salariale cfr. ASTi, Notarile, Rusca 607, Conti<br />

della tutela degli ere<strong>di</strong> <strong>di</strong> mastro Marco Agustoni <strong>di</strong> Morbio Inferiore, 29 marzo 1719.<br />

16 Cfr. S. <strong>Bianchi</strong>, Partir per Genova. Il contributo <strong>di</strong> alcune maestranze della Valle <strong>di</strong> Muggio al settecentesco rinnovamento<br />

e<strong>di</strong>lizio della città. L’esempio dei Cantoni: una prima indagine in atti del convegno Cantieri e manodopera, Roma 2008,<br />

MEFRIM, pp. 287-299 e relativa bibliografia.<br />

4


maestranze che facilmente ricorrono a piccoli prestiti o debiti contingenti 17<br />

. Questo aspetto<br />

è evidente nelle partite d’estimo dei mastri della valle <strong>di</strong> Muggio: debiti e cre<strong>di</strong>ti, in somme<br />

contenute ma vicendevolmente numerosi, convivono nell’intreccio <strong>di</strong> chi prende a prestito<br />

e a sua volta è cre<strong>di</strong>tore verso altri.<br />

Un viaggio <strong>di</strong> andata e ritorno a Genova, secondo quanto scrive alla fine del Settecento<br />

18<br />

Giovanni Antonio Maggi <strong>di</strong> Castel San Pietro, costa 190 lire <strong>di</strong> Milano , mentre per<br />

raggiungere Napoli da Genova a Rocco Cantoni servono quasi 300 lire genovesi, quanto<br />

nel 1758 ha guadagnato per lavori <strong>di</strong> stucco eseguiti nel palazzo <strong>di</strong> città e nella residenza alla<br />

marina <strong>di</strong> Cornigliano per l’illustrissimo Giacomo Filippo Durazzo 19<br />

, per cui il guadagno in<br />

terra partenopea sarà quel che sarà, come scrive a casa nel 1769.<br />

Giovanna, vedova <strong>di</strong> Bernardo San Michele <strong>di</strong> Arogno, nel 1710 apre un’obbligazione <strong>di</strong><br />

scu<strong>di</strong> 48 <strong>di</strong> Lugano che servono in parte per comperare grano, in parte per mandare il figlio<br />

20<br />

Battista <strong>di</strong> 17 anni in Germania ad imparare l’arte dello stucco da persona esperta .<br />

Altrettanto fa Caterina Cantoni, rimasta vedova <strong>di</strong> Pietro nel 1700, alienando la masseria<br />

della Porteglia per poter finanziare, fra le altre cose, il viaggio d’appren<strong>di</strong>stato del figlio<br />

Giuseppe che segue la famiglia Alviggi <strong>di</strong> Caneggio sulle fiere <strong>di</strong> Sulmona 21<br />

. Sempre fra i<br />

conti <strong>di</strong> famiglia c’è un saldo al prete <strong>di</strong> Genestrerio che ha anticipato i sol<strong>di</strong> per il viaggio<br />

<strong>di</strong> Antonio Cantoni, fratello del citato Pietro che fa da garante.<br />

Queste spese a volte sono coperte da mirati legati testamentari che, secondo le volontà <strong>di</strong><br />

Carlo Spinelli, serviranno al nipote Michele per pagare un professore «che avrà cura <strong>di</strong><br />

22 23<br />

istruirlo» , perché l’istruzione è il sale del fenomeno migratorio e imparare, a cominciare<br />

dal saper leggere, scrivere e far <strong>di</strong> conto, è il presupposto per lasciare il paese con un<br />

minimo bagaglio d’autonomia che in campo pratico è dato dagli insegnamenti invernali che<br />

i maestri, rientrati in patria, riuscivano a dare.<br />

Tempo e denaro<br />

La durata poi dell’appren<strong>di</strong>stato e l’età <strong>di</strong> chi principia ad imparare non seguono regole che<br />

possono essere ricondotte ad una tipologia omologante, come sembra essere consacrata da<br />

una <strong>di</strong>ffusa bibliografia; lo stesso si può affermare riguardo ai ritmi stagionali <strong>di</strong> partenza e<br />

ritorno che per l’emigrazione <strong>di</strong> cantiere non sono certo annuali 24<br />

; anzi le assenze per molti<br />

sono durature anche perché, come poc’anzi si <strong>di</strong>ceva, il viaggio rappresenta una spesa<br />

importante. Non si sprecano i guadagni soprattutto se sono pochi ma si consegnano a chi<br />

per tutti torna in patria con lettere, polizze, mandati <strong>di</strong> pagamento, procure per atti notarili,<br />

17 Ovviamente non si tratta <strong>di</strong> una strategia <strong>di</strong> categoria ma <strong>di</strong> una prassi del processo migratorio. Fra gli stu<strong>di</strong><br />

più significativi sul tema per l’area alpina, ricor<strong>di</strong>amo il pionieristico lavoro <strong>di</strong> L. Fontaine, Histoire du colportage<br />

en Europe XV e – XIX e , Lione 1984; quin<strong>di</strong> A. Fornasin rispettivamente Terra, cre<strong>di</strong>to ed emigrazione commerciale in<br />

Carnia durante l’età moderna in G. Ferigo e A. Fornasin, Tavagnacco (a cura <strong>di</strong>), Cramars 1997, pp. 153-180, e<br />

Ambulanti, artigiani e mercanti. L’emigrazione dalla Carnia in età moderna, Verona 1998; A. Arru, Retei locali, reti globali<br />

in A. Arru, F. Ramella (a cura <strong>di</strong>), L’Italia delle migrazioni interne. Donne, uomini, mobilità in età moderna e<br />

contemporanea, Roma 2003, pp. 90-95.<br />

18 ASTi, Maggi, 2.<br />

19 Archivio Durazzo Pallavicini Genova (in seguito ADGe), Durazzo 481, 30 <strong>di</strong>cembre 1758.<br />

20 ASTi, Notarile, Roncaioli 128, 2 gennaio 1710.<br />

21 ASTi, Notarile, Ceppi 2018, 15 marzo 1712.<br />

22 ASTI, Notarile, Maggi G.A. 2694.<br />

23 Cfr. R. Merzario, Famiglie <strong>di</strong> emigranti ticinesi (secoli XVII-XVIII) in «Società e storia», n.71, 1996, p. 45.<br />

24 La durata dell’assenza tenderebbe ad essere determinata dal grado <strong>di</strong> specializzazione; cfr. L. Lorenzetti,<br />

Razionalità, cooperazione, conflitti: gli emigranti delle Alpi italiane (1600-1850) in A. Arru (a cura <strong>di</strong>) Donne e uomini<br />

migranti. Storie e geografie tra breve e lunga <strong>di</strong>stanza, Roma 2008, , pp. 181-209, in particolare p. 185.<br />

5


scarpe, vestiti, reliqui, oggetti d’arte e persino delizie del palato 25 . Chi rientra, rientra per<br />

tutta la comunità, residente spesso in specifici quartieri citta<strong>di</strong>ni 26 , e all’interno dei nuclei<br />

parentelari ciò avveniva a turno o secondo lo stato civile del migrante: gli scapoli che non<br />

intendono accasarsi con una fanciulla conterranea o i maritati con la moglie al seguito<br />

tornano occasionalmente e non sempre neppure al tramonto della loro vita 27<br />

. Le somme<br />

che si mandano in patria sono spesso modeste ma essenziali per chi le attende. Così scrive<br />

Carlo Sassi da Spoleto ad Alessandro Bernasconi, affidandogli le rimesse dei suoi lavoranti<br />

che lui dovrà consegnare alle mogli o ai parenti: « Signor mio compare servirà la presente a<br />

caramente salutandola con tutti <strong>di</strong> sua casa. Io partii <strong>di</strong> questa città la setimana vanti<br />

carnevale e sono ritornato qui il dì 26 del mese caduto e nella mia partenza della marca mi e<br />

stato dato da quelli miei lavoranti commisione <strong>di</strong> mandare alle loro moli questa quantita e<br />

soma <strong>di</strong> denaro e o stimato bene inviarli a VS e poi consegniarli a chi speta secondo qui<br />

soto scrivo; in primo loco il sig. Pietro Cantoni mio cugino mi pone <strong>di</strong> far recapitare nelle<br />

mani <strong>di</strong> Vs zechini n.o 5; Mastro Giovani Ganazi (Gienazzi) a sua moglia 2; ala molia <strong>di</strong><br />

mastro Gulielmo Codoni 2; Mastro Marcantonio Fontana a sua molia 3; alla molia <strong>di</strong><br />

mastro Carlo Fabrizio Fontana 2; a Domenico Agustoni <strong>di</strong> Casima 3; al padre <strong>di</strong> Pietro A.<br />

Camponovo deto il Pavoleto <strong>di</strong> Cabio 4; e più un zechino <strong>di</strong>reto al Sig. Simone Bernasconi<br />

<strong>di</strong> Riva S. Vitale, e questo lo lasiara nele mano dela signora Marta Vincenti che il detto<br />

Simone viera a prenderselo, e piu alla figlia <strong>di</strong> mastro Michele Maggi <strong>di</strong> Casima abitante in<br />

casa <strong>di</strong> [....] <strong>di</strong> Mendrisio altro zechino 1; e piu altri due datomi dal signor Tognieto Maggi<br />

<strong>di</strong> Casima e favorirà consegnarli a Antonia Maggi mia comare e sua molie, che in tuto<br />

fanno la soma <strong>di</strong> zechini 25 tutti pagati e subito che Vs li avera ricuti e pagati favorira<br />

darmene rincontro per mia quieta (quittance). Favorira salutarmi la mia molia alla quale non<br />

li mando niente suponendomi non abia <strong>di</strong> bisognio e favorira <strong>di</strong>rli che io sto atendendo la<br />

mia risposta». La partenza dal paese implicava invece altre consegne e fra queste<br />

l’accompagnare sui luoghi <strong>di</strong> lavoro i giovani principianti che, come abbiamo visto per<br />

Lorenzo Bernasconi, dovevano raggiungere dopo giorni <strong>di</strong> viaggio il loro maestro.<br />

Dunque l’appren<strong>di</strong>stato è una scelta progettuale per circostanze ed aspettative, con accor<strong>di</strong><br />

che evolvono nel tempo così come le competenze richieste nei cantieri. La regola stabilisce<br />

per i maestri da muro una formazione <strong>di</strong> 5 anni; tuttavia i <strong>di</strong>versi pacta ad artem consultati<br />

mettono in luce situazioni specifiche che <strong>di</strong>pendono dal grado <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento, dal tipo<br />

<strong>di</strong> mestire e<strong>di</strong>lizio che si intende imparare, dall’età del garzone. Il contratto può durare sino<br />

a 6-7 anni, quando l’alunno è piuttosto giovane ed inesperto per cui, o gli anni sono<br />

sufficienti a farne un valente artigiano, oppure per il datore <strong>di</strong> lavoro il contratto si rivela un<br />

cattivo investimento, come da casa viene ripetutamente ricordato a Francesco Maria<br />

Cantoni affinché si decida a fare la carta per un giovane, Pietro figlio del Pasquale Bossi <strong>di</strong><br />

Monte, che è già suo allievo, per un tempo sufficientemente lungo affinché il lavoro degli<br />

ultimi anni sia già red<strong>di</strong>tizio. Ma se l’allievo è piccolo si preferisce rifiutare l’accordo come<br />

avviene per altro fanciullo <strong>di</strong> Monte, Giuseppe Piotti, perché, scrive il Cantoni, «quanto al<br />

figlio del signor Lazaro intendo che è tenero d'età e perciò non siamo in caso d'acartarlo»;<br />

25 Per quel che concerne la Svizzera italiana cfr. R. Ceschi, Rusticità e urbanità.Circolazione <strong>di</strong> uomini e mercato <strong>di</strong><br />

devozione in L. Damiani Cabrini (a cura <strong>di</strong>) Seicento ritrovato, Milano 1996, pp. 13-24; S. <strong>Bianchi</strong>, Nostalgia del gusto<br />

e gusto della memoria in «Storia delle Alpi», n. 13, 2008, pp. 43-60.<br />

26 L’immagine che Martinola dà <strong>di</strong> chi emigra per la prima volta, ovvero <strong>di</strong> uomini perduti, senza riferimenti<br />

(Lettere dai paesi transalpini, p.XI) appare obsoleta, così come le interpretazioni <strong>di</strong> partenze e ritorni. Cfr. A.<br />

Arru, F. Ramella, 2003, p. XIV; E. Canepari, Occasioni <strong>di</strong> conoscenza in A. Arru (a cura <strong>di</strong>) Donne e uomini migranti,<br />

cit., p. 304.<br />

27 Sono gli isolati, i solitari, cui fa riferimento A. Arru in Donne e uomini migranti, cit., p. XXIV. Parallelamente<br />

c’è chi invece tornava per garantire il «fuoco acceso», cfr. L. Lorenzetti, R. Merzario, Il fuoco acceso, Roma 2005,<br />

in particolare l’omimo capitolo.<br />

6


<strong>di</strong> fatto Giuseppe ha, secondo lo stato d’anime contemporaneo alla lettera, 10 anni, un’età<br />

per cominciare che per altre professioni è già avanzata. 28<br />

Parimenti vi sono anche contratti <strong>di</strong> formazione, o meglio post-formazione, che si<br />

potrebbero equiparare agli o<strong>di</strong>erni master. Gli interessati sono maggiorenni e la durata<br />

dell’appren<strong>di</strong>stato è <strong>di</strong> due anni o poco più, come figura in <strong>di</strong>versi atti del notaio genovese<br />

Giovanni Andrea Celesia<br />

29<br />

Quanto ai compensi che spettano ai maestri, si passa da una realtà cinquecentesca che,<br />

come si <strong>di</strong>rà, si richiama agli statuti dell’arte, ai modelli contrattuali settecenteschi che<br />

vedono il maestro responsabile <strong>di</strong> ogni cosa in cambio <strong>di</strong> un vero e proprio salario, a meno<br />

che l’alunno non sia <strong>di</strong> gran talento, come Lorenzo Andreazzi, desideroso <strong>di</strong> imparare l’arte<br />

dello stucco, <strong>di</strong> cui Giovani Oldelli scrive «vedendolo che è <strong>di</strong> buon genio che imparerà<br />

bene io li promisi <strong>di</strong> insegnarlo per quatro ani senza donzena e darli uno scudo alla<br />

settimana per il costo, se vuol soparmiare si pol vanzare <strong>di</strong> comprar scarpe e calzete ….. se<br />

la signora comare vol promettere lei per il tempo io lo acorderò, altrimenti lo lascierò<br />

seguitar la quadretura»<br />

30<br />

.<br />

.<br />

Per dare un altro esempio della tipologia dell’appren<strong>di</strong>stato <strong>di</strong> stuccatore nel Settecento,<br />

torniamo all’accartatio, per altro retroattiva perché stipulata praticamente al termine del<br />

contratto, <strong>di</strong> Pietro Bossi. Francesco Maria Cantoni «s’obbliga per se o suoi figli insegnare<br />

l’arte e professione <strong>di</strong> stuccho, alimentarlo per anni sei e mezzo, somministrarli tutto il<br />

bisognevole per l’esercizio del <strong>di</strong>segno, procurargli la lavatura e la accomodatura della<br />

biancheria, curarlo o farlo curare a sue proprie spese in caso, che Dio non voglia, si<br />

ammalasse per giorni otto e non altrimenti. Con questa libertà ed intelligenza che ogni volta<br />

che il signor Cantone non havesse modo d’impiegare detto signor Bossi nella succennata<br />

professione, oppure li convenisse per le sue particolari urgenze andare altrove, o venire in<br />

patria, possa il medesimo consegnarlo alla custo<strong>di</strong>a e scuola <strong>di</strong> altre persone e professori<br />

31<br />

fuori dei suoi figli, egualmente atte e perite» .<br />

Per tutto ciò le richieste <strong>di</strong> compenso potevano essere rilevanti, fino a 750 lire per quattro<br />

anni, e tali da far desistere l’interessato che con po’ <strong>di</strong> fortuna trovava un’altra<br />

collocazione<br />

32<br />

, o da far <strong>di</strong>re al genitore «io non sono in gardo <strong>di</strong> pagare donzena et senza<br />

donzena VS pratende la locacione <strong>di</strong> sete ani in questo io mi pare che VS si potrebe<br />

contentare <strong>di</strong> sei in quanto al vistito io li mandaro in Genova bene vestito», come<br />

ripetutamente scrive nel 1726 Carlo Fontana detto il Castellano <strong>di</strong> Muggio a Francesco<br />

Maria Cantoni che porterà con sé a Genova uno dei figli, Bartolomeo. Anche in questo<br />

caso la mancata corrispondenza della donzena si traduce in un accordo <strong>di</strong> lunga durata,<br />

cosicché l’allievo emancipato restava a lavorare per il maestro almeno finché questi non<br />

avesse recuperato i sol<strong>di</strong> che gli sarebbero spettati, come <strong>di</strong>mostrano i conti dei cantieri<br />

liguri. Così il maestro poteva concentrarsi su più progetti, fidando che l’esecuzione degli<br />

stucchi sarebbe stata garbatamente realizzata. Nel corso del Settecento le competenze<br />

<strong>di</strong>ventano raffinate, sia per quel che riguarda le responsabilità nell’e<strong>di</strong>ficazione sia<br />

28 Dubini in I « pacta ad artem», cit., in<strong>di</strong>ca come estremi 8-25 anni, però senza riferimenti al tipo <strong>di</strong><br />

professione.<br />

29 ASGe, Notai antichi, Celesia 6001 e 6002; oltre agli accor<strong>di</strong> citati nel testo seganlaiamo, ad esempio, che nel<br />

1635 Giovanni Battista Ceresola prende quale appren<strong>di</strong>sta per due anni Agostino Bulla <strong>di</strong> 18 anni e lo stesso<br />

fa Giacomo Spazio con Stefano Barberini, pure <strong>di</strong> 18 anni.<br />

30 A <strong>di</strong>fferenza delle altre lettere del fondo Oldelli citate dalla fonte, qui si fa fede alla trascrizione del<br />

Martinola, perché non è stato possibile reperire nel citato fondo né questa, né altre presenti nel suo saggio.<br />

31 ASTi, Canturio 3, Cabbio 16 agosto 1760. «Per l’altra parte Santino Bossi a nome del fu Pasquale (nel<br />

frattempo il padre è morto) e <strong>di</strong> Domenico altro figlio, <strong>di</strong>morante in Nizza <strong>di</strong> Provenza»; fa da garante ed é<br />

pronto ad indenizzare il Cantoni se Pietro si <strong>di</strong>legua.<br />

32 È il caso <strong>di</strong> Giuseppe Oldelli , potenziale allievo dei Gilar<strong>di</strong> a Mosca che non può permettersi la cifra da<br />

loro richiesta; più tar<strong>di</strong> ha la fortuna <strong>di</strong> essere assunto da un certo architetto Bova, senza contropartita. Cfr.<br />

ASTi, Oldelli 25 N-O, Mosca 26 febbraio 1811, parzialmente trascritta in G. Martinola, Lettere, cit., pp. 158-<br />

159.<br />

7


nell’allestimento del decoro, a tal punto che il concetto <strong>di</strong> lavoro d’équipe organizzato in<br />

forma piramidale, con una precisa <strong>di</strong>visione dei compiti, è pienamente risolto. Fra le opere<br />

architettoniche che sono il risultato <strong>di</strong> questa pianificazione da parte dei Cantoni e dei<br />

«patriotti» che lavorano con loro vi sono i più noti palazzi <strong>di</strong> Strada Nuova e senz’altro<br />

Palazzo Ducale. Qui troviamo quale architetto Simone Cantoni, Gaetano Perucchi<br />

capocantiere, Innocenzo Bossi capomastro e, per il decoro i Pozzi e i Cantoni, nonché altri<br />

stuccatori con cui i Cantoni si <strong>di</strong>vidono l’appalto secondo l’abilità esecutiva 33 . Simone<br />

Cantoni per le opere d’ornato da realizzarsi suggerisce «Conviene altresì che le qualità dei<br />

medesimi intagli siano <strong>di</strong>stribuiti a norma dell’abilità <strong>di</strong> ciaschedun stuccatore riuscendo<br />

tutti meglio chi in una cosa chi in un’altra, e però crederei che le scanellature dei quadri<br />

fussero fatte da Pietro e Rocco Cantoni; … tutti i fusaroli e perle siano lavorati dal loro<br />

giovane Svanascini…. » altro appren<strong>di</strong>sta che comincia a mettere in pratica le sue abilità 34<br />

.<br />

Le regole dell’arte<br />

Punto fermo al<strong>di</strong>là <strong>di</strong> età o durata sono i reciproci <strong>di</strong>ritti e doveri cui si attengono anche i<br />

nostri notai nel re<strong>di</strong>gere atti secondo gli usi della città ligure, regole <strong>di</strong> inveterata<br />

consuetu<strong>di</strong>ne che non è neppure necessario ricordarle tutte perché si fa capo ad una<br />

consolidata tra<strong>di</strong>zione che risale agli antelami. Quando Antonio Agustoni <strong>di</strong> Cabbio qd<br />

Taddeo da una parte e Pietro <strong>di</strong> Valle Maggia del fu Giovanni Rampinelli <strong>di</strong> Cabio nel 1563<br />

si accordano, leggiamo che hanno così convenuto: «detto Pietro debba stare con mastro<br />

Antonio per anni tre e mezzo a imparare l'arte del muro nella città <strong>di</strong> Genova e che in detto<br />

tempo mastro antonio si impegna a dare i debiti alimenti e vestimenti come se soleno dare<br />

per il padrone al garzone in Genova, eccetto le camise e scosali. Sarà pure tenuto a dare a<br />

Pietro £ 14 <strong>di</strong> Genova in robe o denari, e donargli uno scudo d'oro e i feramenti secondo<br />

gli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Genova sopra tal arte <strong>di</strong>sponenti. Inoltre dovrà dargli i sol<strong>di</strong> per il vitto del<br />

viaggio. Detti tre anni e mezzo si cominciano con le calende <strong>di</strong> marzo» 35<br />

.<br />

E quali sono questi usi imprescin<strong>di</strong>bili dall’Arte, la corporazione dei maestri muratori, in cui<br />

i Lombar<strong>di</strong> sono sempre più dominanti a tal punto che nel 1518 vengono a costituire un<br />

ente <strong>di</strong>stinto rispetto ai genovesi, corporazione in cui sono affiliati i cosiddetti Svizzeri e<br />

36<br />

Spagnoli .<br />

Secondo quanto riferisce Di Raimondo nel suo saggio de<strong>di</strong>cato ai maestri muratori<br />

37<br />

lombar<strong>di</strong> a Genova , chi voleva apprendere l’arte doveva restare al fianco del maestro<br />

prescelto per almeno cinque anni, impegnandosi a sottostare alla sua volontà, perché<br />

durante il tempo dell’appren<strong>di</strong>stato il maestro si assumeva la responsabilità <strong>di</strong> supplire il<br />

genitore. In quest’ottica si impegnava a fornire al <strong>di</strong>scepolo la conoscenza e l’esperienza<br />

necessarie alla sua formazione. Quin<strong>di</strong> l’appren<strong>di</strong>stato per essere considerato valido doveva<br />

essere certificato legalmente con l’atto notarile conosciuto col termine <strong>di</strong> carta.<br />

All’atto pratico poi, come si è visto nei precedenti esempi, doveva anche mantenerlo <strong>di</strong><br />

vitto, alloggio e vestiario, e proprio questo aspetto ha dato vita alla formula che ricorre nella<br />

38<br />

redazione dei contratti <strong>di</strong> prendere in donzena o dozzina . Inoltre vanno messi a <strong>di</strong>sposizione i<br />

ferri e le competenze <strong>di</strong> mestiere che vanno dalla modesta quadratura per lapici<strong>di</strong> e<br />

33 ASGe, Camera Finanze 2785, 1778-1784 Conti <strong>di</strong> cantiere.<br />

34 G. Martinola, L’architetto Simone Cantoni (1739-1818), Bellinzona 1950, 38-40.<br />

35 ASTI, Notarile, Fossati 357, 18 gennaio.<br />

36 Gli Spagnoli sono le maestranze intelvesi, così identificate anche dopo il 1713. Cfr. A. Di Raimondo,<br />

Maestri muratori lombar<strong>di</strong> a Genova 1596-1637, Genova 1976, pp.7-8.<br />

37 A. Di Raimondo, ibidem, in particolare pp. 7-12.<br />

38 Cfr. F.Cherubini, Dizionario milanese-italiano, Milano 1839, p. 437.<br />

8


piccapietre, all’arte della pittura architettonica per i frescanti 39 . Infine, anche se<br />

l’appren<strong>di</strong>stato è concluso, il maestro resta conunque il garante delle abilità acquisite come<br />

<strong>di</strong>mostra l’attestato rilasciato ufficialmente a Carlo Antonio Maderno <strong>di</strong> Capolago che è<br />

stato con Giovanni Andrea Manni <strong>di</strong> Rovio per apprendere l’arte «o professione <strong>di</strong> scoltura<br />

intaglio o quadratura <strong>di</strong> marmore e tal accor<strong>di</strong>o fu fatto per anni sei che fini l’anno 1702, et<br />

che detto Carlo habbi sempre osservato detto accordo con l’esser sempre stato et lavorato<br />

assiduamente …. et che si sia sempre deportato da giovine da bene, et d’honore et<br />

fedelmente et che in detto tempo habbi appreso sotto detto Giovanni Andrea Manni la<br />

suddetta arte nella città <strong>di</strong> San Remo della Serenissima Repubblica <strong>di</strong> Genova» 40<br />

.<br />

Maestri e <strong>di</strong>scipuli<br />

E per tornare ai Cantoni, tre perio<strong>di</strong> in particolare li vedono nella veste <strong>di</strong> formatori. Un<br />

primo importante si situa intorno agli anni tra Cinque e Seicento: è il momento degli<br />

architetti, <strong>di</strong>scendenti ed ere<strong>di</strong> del patrimonio culturale <strong>di</strong> Bernar<strong>di</strong>no Agustoni detto<br />

Cantoni da Cabio, collaboratore dell’Alessi alla basilica <strong>di</strong> Carignano e pianificatore <strong>di</strong><br />

Strada Nuova. Questi Cantoni sono contemporanei ad un’altra figura significativa della<br />

storia architettonica della città, Bartolomeo Bianco. Anche i Bianco come Agostino e Pier<br />

Francesco Cantoni hanno studenti, provenienti perlopiù dal ponente ligure, probabilmente<br />

già dei mastri che completano la loro formazione <strong>di</strong> architetto o perlomeno <strong>di</strong> capo d’opera<br />

presso queste personalità che emergono nel panorama urbanistico secentesco della<br />

Superba 41<br />

.<br />

Il secondo importante momento cade intorno alla metà del Settecento, quando l’apparato a<br />

stucco viene a dominare le scene decorative incorniciando le opere a fresco; per i Cantoni<br />

plasticatori, per i loro collaboratori e per i loro garzoni si aprono i cantieri in cui il gusto<br />

francese è imperante. In questo periodo storico che vede il rifiorire <strong>di</strong> residenze citta<strong>di</strong>ne e<br />

il sorgere <strong>di</strong> ville <strong>di</strong> delizia lungo il litorale ligure o sulle colline che attorniano Genova, i<br />

lavori in corso concomitanti richiesti da alcuni importanti committenti, quali i Durazzo e i<br />

Brignole, non possono essere trascurati, e anche in questi cantieri gli appren<strong>di</strong>sti non sono<br />

necessariamente dei giovinetti imberbi.<br />

L’assunta importanza della decorazione a stucco nelle <strong>di</strong>more della nobiltà rinnovate vede,<br />

protagonista con i figli, Francesco Maria Cantoni che nella tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> famiglia<br />

rappresenta la svolta e fa dei Cantoni <strong>di</strong> Cabbio non più dei valenti capidopera o architetti<br />

ma degli specialisti nell’ornato. Francesco Maria (1699-1772) e i figli Pietro e Rocco,<br />

contano fra i loro allievi i già citati Bartolomeo Fontana <strong>di</strong> Muggio che in età matura<br />

lavorerà nei cantieri <strong>di</strong> Palazzo Ducale, Giuseppe Peton<strong>di</strong>, già ricordato, autore-scenografo<br />

dell’intero oratorio <strong>di</strong> Nostra Signora <strong>di</strong> Castello a Savona 42<br />

, Giuseppe Bossi <strong>di</strong> Monte e<br />

Carlo Fiandra <strong>di</strong> Castel San Pietro, raccomandato dalla famiglia dei Pozzi pittori e<br />

plasticatori con cui i Cantoni si sono apparentati dal momento che Pietro Cantoni ha<br />

39 Un esempio a tal proposito è il contratto fra il pittore Camillo Fontana e Carlo Pellegata che consegna il<br />

figlio Giuseppe in ASTi, Oldelli 25 A-G, agosto 1786.<br />

40 ASTi, Notarile, Franchini 2051, Mendrisio 3 gennaio 1714<br />

41 A conferma della reputazione <strong>di</strong> questi architetti ricor<strong>di</strong>amo che Pier Francesco nel 1625 subentra quale<br />

Architetto Camerale a Bartolomeo Bianco, e che entrambi sono artefici dei palazzi <strong>di</strong> vai Balbi. Cfr. A. Di<br />

Raimondo–L. Muller Profumo, Bartolomeo Bianco e Genova, Genova 1982; C. Di Biase, Strada Balbi a Genova,<br />

Genova 1993; L. Leoncini (a cura <strong>di</strong>), Palazzo Reale <strong>di</strong> Genova. Stu<strong>di</strong> e restauri 1993-1994, Genova 1997.<br />

42 Sulla figura e l’opera <strong>di</strong> Giuseppe Peton<strong>di</strong> <strong>di</strong> prossima pubblicazione il saggio <strong>di</strong> Luce Ton<strong>di</strong>, nel volume<br />

de<strong>di</strong>cato ai restauri <strong>di</strong> Nostra Signora <strong>di</strong> Castello in Savona, dal titolo I Peton<strong>di</strong> <strong>di</strong> Castel San Pietro, dalla Valle <strong>di</strong><br />

Muggio alle corti d’Europa.<br />

9


sposato Zefirina Pozzi <strong>di</strong> Francesco 43 . E poi lo Svanascini <strong>di</strong> Muggio, già attivo a Palazzo<br />

Ducale, che pure ritroviamo fra le maestranze che rinnovano Palazzo Rosso 44<br />

, altro<br />

rappresentante <strong>di</strong> una famiglia che con i Cantoni ha legami sia familiari sia <strong>di</strong> cantiere,<br />

specialmente nelle opere <strong>di</strong> costruzione o ristrutturazione realizzate per la potente famiglia<br />

Brignole; ed altri <strong>di</strong> più <strong>di</strong>fficile identificazione presi per la sollecitazione <strong>di</strong> parenti o amici,<br />

presenze fugaci quanto quelle <strong>di</strong> collaboratori, forse precedenti allievi, cui si accenna nelle<br />

lettere o nelle note <strong>di</strong> conto delle giornate fatte.<br />

Il terzo momento è il segno nuovo dei tempi, rappresentato da Gaetano Cantoni. Nato a<br />

45<br />

Genova dal capo d’opera Pietro intorno alla metà del secolo , fratello del più noto Simone,<br />

completa la sua formazione presso l’<strong>Accademia</strong> Ligustica <strong>di</strong> Belle Arti da poco istituita.<br />

Quin<strong>di</strong> nell’ambito dei numerosi incarichi pubblici che gli vengono attribuiti, nel 1807 è<br />

nominato Accademico <strong>di</strong> merito per la classe <strong>di</strong> <strong>architettura</strong> della stessa accademia che<br />

aveva frequentato e <strong>di</strong> cui sarà pure il <strong>di</strong>rettore dal 1811 al 1814 46 . Anche in questo caso la<br />

logica della continuità conferma questa vocazione <strong>di</strong> famiglia che però ora si confronta con<br />

i nuovi percorsi del sapere 47<br />

.<br />

E se appren<strong>di</strong>stato, famiglia e cantieri, sono per il passato gli ingre<strong>di</strong>enti in<strong>di</strong>ssolubili per<br />

assicurare nel tempo la fortuna o meglio il successo <strong>di</strong> alcuni casati, la cultura delle<br />

accademie e poi dei politecnici si traduce in percorsi e destini nuovi <strong>di</strong> chi parte per<br />

imparare l’arte.<br />

43 ASTi, Archivio Torriani, 266, lettere <strong>di</strong> Pietro Cantoni scritte al suocero (1772-1773).<br />

44 S. <strong>Bianchi</strong>, Partir per Genova, cit., p. 294<br />

45 Secondo il Poleggi (cfr. Dizionario biografico degli italiani, Roma 1975, ad vocem) l’anno è il 1743, mentre in<br />

Simone Cantoni architetto, Milano 2003, p. 350, N. Ossanna Cava<strong>di</strong>ni in<strong>di</strong>ca il 1745. Per ciò che concerne<br />

cantieri e formazione si veda E. De Negri, Intorno ai Cantoni: capi d’opera e architetti a Genova a fine Settecento e la<br />

ricostruzione <strong>di</strong> Palazzo Ducale in «Quaderni <strong>di</strong> storia dell’<strong>architettura</strong>», 2000, pp.103-120<br />

46 S. Rebau<strong>di</strong>, L’architetto Gaetano Cantoni e la Parrocchiale <strong>di</strong> Pieve <strong>di</strong> Teco in «Genova. Rivista del Comune», n. 11,<br />

1943, pp.22-26; E. Poleggi, Dizionario, cit., ad vocem.<br />

47 N. Navone, L. Tedeschi (a cura <strong>di</strong>), La formazione degli architetti ticinesi nelle accademie <strong>di</strong> Belle Arti italaine fra il<br />

XVIII ed il XX secolo. Una prima indagine (<strong>di</strong> prossima pubblicazione).<br />

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