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vM<br />
<strong>39EX.3LAIVENA</strong><br />
<strong>3DÏÎMORTE</strong> ©<br />
EDIZI 0*NE SECONDA<br />
Riveduta 9 illuftrata, ed arricchita<br />
•àali Autore 2it<br />
1 !»•!•• Il» Il ••<br />
Ayniyat No.: JBJS£<br />
f/îj IN MILANO X MDCCLXXIX.<br />
Nella RegiaDucal Corte,per Giu/êppe Richino Malatefta<br />
Stampatore Regio Came raie.<br />
COLLA PERMISSIONS DE SUPERIORI.
•<br />
Qua nunc a quibufiam benignitas nominatuf.<br />
Vitam omnem remifo ad improbitatem.<br />
Ex fragment. Euripidis in Scirone »
L'ÏMPRESSORE<br />
: AUCHI LEGGEf*<br />
AjPpena ufci da* miei Torchj la prefente<br />
DifTertazione del Signor Doit 1<br />
JE ^f tore Paolo Vergani fulla neceffitjt<br />
délia Pena di Morte, che ben tofto mi<br />
avvidi, che il numéro degli Efemplari da<br />
me difpofti era troppo fcarfo per foddisfare<br />
aile brame di coloro, che da diverfe<br />
parti me ne facevano ricerca. Pertanto<br />
veggendomi aftretto a dover pafTare ad una<br />
(econda Edizione, ho pregato Terudito Autore,<br />
perché rivedendo il fuo Originale, vi<br />
facette quelle aggiunte, che flimafle le più<br />
opportune, ficcome fece . Eccoti dunque,<br />
o cortefe Leggitore, l'Opéra medefîma in<br />
moka parte rinnovata,ed in altra accrefciuta,<br />
ed arricchita di nuove rifleflioni, e di<br />
nuovi intereffanti Articoli, a che aggiugnefi<br />
in ultimo luogo una Lettera ragionata diretta<br />
air Autore da un dotto Giureconfulto<br />
foreftiere, che afTai illuftra il propofto argomento.<br />
Il fayoreyole incontro, con cui fut<br />
Z i
.*„ u «rima impreffiotie, di che fait-<br />
fettil» van fo^i letterarHdMtaUa, e d Ol-<br />
^monte, non U fa dubitare, che noa<br />
fia per avertie xnaggiore quefta fécond^<br />
Tu dunque prendi l'animo mio * buoiugrado,<br />
e vivi felice. -
IND I'jCE i i<br />
(£>& PARAGRAFI.<br />
D<br />
EÏla neceffttà, delfine, * //
'*<br />
§.ï VIII. 1<br />
PreteCa Contraddizione delta Pena di Morte.pag. 45*<br />
§. IX.<br />
Se la Religione diminuifca Pimpreffione délia<br />
Pena di Morte %<br />
pag. 51<br />
Se la vifla de'fupplicj poffâ indurire i cofiumi,<br />
e rendere crudeli le Nazioni • pag. 53 '<br />
5 & XI. .«; ;\ * "<br />
«S5? /«< Pena di Morte- ripugni ai princip) délia<br />
Legge Evangelica „ pag. 54<br />
§. XII.<br />
Quali fiano i /intimenti del Pubblico fu la Pena<br />
di Morte* pag. 58:<br />
&1XIIÏ. P<br />
Inconvénient i délia troppo grande eflenfione délia<br />
Pena di Morte* pag. 61<br />
l§£ XIV. . & ' Ç* ï<br />
Qpinionedi unoScrîttore moderno intorno aicafi+nei<br />
quali fi'deve infiiggerela Pena di Morte, pag. 62<br />
Y . £ XV.<br />
Opinione di altro moderno Setittore intorno al<br />
medefimo, foggetto * pag. 64<br />
., $ XVI.<br />
Impoffibitità >'
J 3 s. XVIH.T ~WS<br />
Se fia lectto efacerbare la Pena di Morte, paAja<br />
§. XIX.<br />
Sa per h fiejfô délitto + per cui fi condanna uno<br />
alla morte, fi poffa imporre ad al tri un a<br />
pena meno grave* pag 81<br />
S. XX.<br />
Dell* efecuzione délie Sentenze. pag, 86<br />
> ;*. S. XXI.<br />
Jkfezzij onde tendere più rari i fupplicj fenza<br />
dïfcapito délia pubbliea ficurezza. Conclu-<br />
I fione. **» 88<br />
lettera dt un Gtureconfulto fore/liere aW Au-<br />
DELLA
INTRODUZIONE|<br />
L'Eccefliva ammirazione, con cui ne' fecoli<br />
paflàtifi riguardavano gliantichi,<br />
rendendo gli uomini fervilmenteattaecati<br />
aile dottrine, e aile iflituziohi ricevute ,<br />
fece molto degenerare la facoltà di penfare,<br />
e impedi, che la verità, e le fcienze facefîero<br />
progrefli. Il noftro fecolo è rinvenuto generalmente<br />
da quefta cieca prevenzioné per l'antichità,<br />
e per confeguenza ha annientato il tirannico<br />
impero, che a lei incautainente avevano<br />
conferrto i noftri padri. In vece xli reftringerfi<br />
a ripetere, e fpiegare quanto aveva<br />
lafciato fcritto Ariftotele > fi è confultaca la_<br />
natura,e la ragione,che erano i Libri,che<br />
quegli aveva ftudiati, e la fcoperta di moite<br />
utili verità è ftata la ricompenfa di quefto<br />
filofofico coraggio. Ma corne gli uomini fono<br />
portati aU'ecceflo, e ordinariamente non poffono<br />
fuggire un eftrerno, fenzacchè cadano in<br />
un altro, non fi è continuato molto a feguire<br />
quefto vero metodo di ftudiare. La gloria—<br />
grande, $ cui fono pervenuti gli Autori di*<br />
quefte difcoperte, faceddo ifdegnare generalmente<br />
il picciol vanto, che vi ha ad illuftrare<br />
quanto dagli altri è ftato ritrovato, ha introdotto<br />
in tutti gli uomini dî lettere un ecceA<br />
fivo amore per la novità. Ibelliingegni,egli<br />
a
fpiriti mediocri çon infopportabile ardimento<br />
fi fono lafciaci fedarre anch' efli da quefta_<br />
voglia d*innovare,e ficcome la veritàèun paefe<br />
ih gran parte già occupato3e qucllo ,che in<br />
eflb rintane aacora ad ifcoprirfi efige sforzi<br />
incredibili, dei quali non fono punto fufcettibili,<br />
per fecondare lo fpirito di novità^da<br />
cui cotarito fono doffiinati > hanno pfefô it<br />
partito di promovere dubbj, e difficoltà fa<br />
tutte le opinioni, e le iftituzioni generalmente<br />
ricevute* Cosï la libertà di filofofare è degenèrata<br />
in licenfca, ô fè fi è evitato il pregiudizia.de<br />
9 noftri Padri di adottare fenaa_*<br />
alcuna diftiûzione ogtïi ufo, ed ogni penfamento<br />
degii antichi, fi è cadttto nelP ecceflb<br />
oppofto di fprefcfcare quanto da quelli è- ftate»<br />
col più gran fondatflento detto, e pratfcato.<br />
Da qui quella folla dî declamazioni ripiene di<br />
paradofîî, e di fofifmi tendent! ad annientaré<br />
la Religione, a fcuotere le &cre bafi dei Trono,<br />
a giuftificare l'impero délie paffîoni foprâ<br />
la ragione eC., dalla quale ogni giorno fiamo<br />
oppreffî, e a cai poneâdo mente i pofteri im*<br />
parziali , rideranno dei predicati ampolofi,<br />
che abbiamo dato al noftro fecolo, ficcome<br />
noi penfando aile molti iftitttzioni barbare»<br />
fer inumane, che avevano i Grec! > ci ridiamo<br />
délia coltura, e politezza cotanto da efli decantata.<br />
u o h 3 *ti :<br />
.51 Uno di quefti paradoflî dettato dal troppo
o(IIÏv)o<br />
grande amore per le novità, che régna tanto<br />
in quefto fecolo, è fenza dubbio l'opinionc<br />
recentemente introdottafi , che non fi deve<br />
dare la Pena di Morte. Che altro in fatti,<br />
fuprchè una voglia ftnodaca d'inaovare, ha<br />
potuto egli pcrfuadere a combattere una pena<br />
adotcata da tutti i Legislatori di tutti i fecoli,e<br />
di tutte knazioni? E* egli verofimile,<br />
che Mines, Solone, Licurgo, Numa, e tanti<br />
altri celebri iftitutori di popoli, che hanno<br />
penetrato tanto a fondo la natura umana, non<br />
abbiano poi veduto, che era l'eftenfione délia<br />
pena, e non la fua intenfione, che fa il più<br />
grande eflfetto fu lo fpirito? E fe .tutti queflà<br />
celebri perfonaggi fono ftati cosl ciechi intorno<br />
a quefto punto, corne fupporfi, che gli<br />
antichi Filofofi, i quali hanno feritto cosi<br />
bene fopra il Gôverno, e le Leggi, non abbiano<br />
nvelato un errore cosi perniciofo, e-j<br />
funefto?^Corne fupporfi, che i Titl$ li Trajani,gli<br />
Antonini, Principi umani, benefici,<br />
e cotanto ïngegnofi nel follevare Tumanità<br />
a lor foggetta, e nel renderla felice, abbiano<br />
lafeiato fu(fiflere una inutile crudeltà? Perché<br />
finalmente dai popoli non fi è mai reclamato<br />
contro una iftituzione,che gli minaccia,e gli<br />
attacca nel più gran bene, che eflî abbiano,<br />
mentre tante volte hanno eflî reclamato contre<br />
leggi, che attaccavano.ama parte dell*<br />
loro foftanze, e délia loro libertà? •£<br />
a 2<br />
ê
Ô(IV.)O<br />
Se mUfi-'opporrà, che gli uomini hanno<br />
acconfentito agli errori i più perniciofi, e funefti,<br />
io rifponderô , che tra quefti non ve<br />
n'ha alcuno,11 quàle abbîa regnato in-tutti<br />
i tempi, e in tutti.i luoghi, e pcrô^conchiuderô,*che<br />
maie s'infifte fopra queltc? particolare,<br />
e paflaggero confenfo délie nazioni in<br />
qualche errore per difprezzarc quello , chè<br />
dalla più rimota antichità fino al giorno<br />
d'oggi generalmente fi è preftato alla iftituzione*<br />
délia quale noi parliàmo. Qaello,che<br />
io dico degli errori in générale, tî verifica<br />
appunto nell'errore, che corne uno dei più<br />
eftefi, ci fi oppone, io voglio dire l'ufo orribile<br />
di facrificare vittime umane. Se parecchie<br />
nazioni hanno adottata quefta pratica—*<br />
fuperftiziofa, ed atroce, è incontraftabile,che<br />
è ftata in-orrore prellb moite altre. I Chinefi,<br />
i Perfiani feguaci di Zoroaftro più comunemente<br />
condfciuti fatto il nome di Parfis i<br />
gl' Indiani }mon fono mai ftati colpevoli di<br />
quefta si grande abominazione. Le ftelîe nazioni,<br />
prellb le quali era in vigore a mifura,<br />
tche fono fortite dalla barbarie 9e fi fono avvicinate<br />
alla coltura, l'hanno abolita. All'incontro<br />
la Pèna di Morte ha continuato. Gli<br />
antichi Savj,i quali parlano di quefti.tbarbari<br />
y e ftravaganti facrifizj, non lo fanno, che<br />
con ornore, e raccapriccio : eglino gli riprovano<br />
altamente non altrimenti^chegli altri;<br />
\
*VLOo A<br />
fcuencjlo la clemënza dalla debolezza , che ,<br />
corné egli dice,conduce il Principe al difprezzo,<br />
e quel , che è peggio, air impotenza ftefla<br />
di punire colloca nel rango di queft* ultima<br />
la condotta deirimperadore Ifacco l'Angelo,<br />
il quale giurô, che durante il fuo Regno non<br />
avrebbe fatto raorire alcuno per colpevole,<br />
che fi foffe. *<br />
Quefto unanime confenfo, che dalla più<br />
rimota antichità fino al giorno d'oggi gli<br />
uomini, e fegnatamente i legislatori, ed i favj<br />
hanno preftato all'ufo dei fupplicj, e al quale<br />
fi deve aggiungere l'autorità dello fteffo Supremo<br />
tegislatore, e dello fteflb Autore délia fapienza,<br />
è un argomento di una forza taie, che<br />
non vi ha realmente, che una eltrema voglia<br />
d'innovare, e un ecceffivo fpirito di fingolàrità,<br />
che lo pofla difprezzare . In fatti quefta<br />
nuova giurifprudenza è fortita dabpiù célèbre<br />
inventore di paradofli, che abbia avuto il noftro<br />
fecolo. Lo fteflb Autore, il quale non ha<br />
arroflito di foftenere feriamente, che gli uomini<br />
farebbero più felici, fe indipendentemente<br />
d'ogni fcambievole commercio viveflero<br />
difperfi nelle felve a foggia di fiere. Lo fteflb<br />
Autore, il quale ha fatto l'elogio dell'igno*<br />
ranza, e ha pretefo, che gli Stati, e le Nazioni<br />
farebbero più ^oride, fe da loro fi bandiflèro<br />
fe lettere, è quegli t il quale ha rivelato il pri-<br />
4U0 air Europa, çhe nonftfcw me turc a morte
K3F T Wf°( v 11 ï°ï Tï<br />
mlcun colpevole, /£ no» quando non fi pub confèrvare<br />
fenza pericolo\ e lo ha rivelato in un libro,<br />
(i) in cui fi fa un pregio di urtare dal<br />
principio fino al fine contro le idée le piii<br />
gênerai mente ricevute intorno al Governo,<br />
e aile Leggi. 1 '•<br />
Malgrado quefta forte apparenza di falficà,<br />
che corne ognuno vede, accompagna la<br />
nuova opinione, di cui fi tratta, elîà ha ricrovato<br />
parecchi approvatori, e ne va acquiftando<br />
ogni giorno de'nuovi, perô è fommamente<br />
da temerfi, che in fine non prevalga fopra<br />
il vecchio fiftema. E in vero fe .quefta perniciofa<br />
riforma non fi è peranco effettuata,<br />
fi deve principalmente attribuire al difprezzo,<br />
che a quefta nuova giurifprudenza hanno teftificato<br />
i Magiftrati ; giacchè le rapprefentanze,<br />
e i configlj di quefti Uomini riipettabili, che<br />
per un lungo abito di trattare coi colpevoli<br />
hanno acquiftata una cognizione pratica, e fleura<br />
dell'indole del lorcuore,e délia loro maniera<br />
di penfare, hanno avuto maggior forza<br />
fullo fpirito de 9 Monarchi, che le infinuazioni<br />
de' Filofofi generalmente tacciati di ragionare<br />
degli uomini, corne vorrebbero, che foilèro,<br />
e non realmente corne efïi fi ritrovano. Ma<br />
quefti Magiftrati hanno neceflàriamente a man-<br />
( i ) Contrat foetal Liv- IL Cba$. P*
o(VIII.)o<br />
care:. e oienre è più facile, che quelli,dai<br />
quali debbono eflère rimpiazzati, fieno a quefta<br />
nuova opinione fayorevoli, giacchè viene foftenuta<br />
in varie fcuole, € corne avvecte rAurore<br />
dello fpirito délie leggi,i pregiudizj de*<br />
Magiftrati hanno fempre incominciato dall' efc<br />
fere i pregiudizj délia Nazione. Or chi non<br />
vede, che allora vi farebbe tutto il pericolo,<br />
che quefta mal'intefa Umanità arrivaflè a fare<br />
illufione alla bonrà del cuore de' Sovrani, e per<br />
confeguenza, che quefta perniciofa riforma_»<br />
fi eflfettuaflè ? i T ' L<br />
I| Quando quefto difordine non fofle ik
6(IX.)o<br />
con maggior ficurezza, corne victime deftinate<br />
in facrifizio alT idolo infaziabile del difpoftifmo.<br />
Quindi fe non arrivaflèfo all'ecceflb di<br />
ftrappare dalle mani de' giuftizieri i condannati,<br />
riguarderebbero con orrore i Sovrani,<br />
che lafciaflèro fuflîftere quefte Leggi, e i Magiftrati,<br />
i quali le faceflèro efeguire, il.che po?<br />
trebbe avère le più funefte confeguenze. Sino<br />
a eanco,che Topinione è in contradizione col le<br />
leggi, la loro oflervanza èinftabiie, precaria,<br />
e non ha niente di ficuro^Percbè quefte fiano<br />
ftabilmente offèrvate è neceflario, che gli.uomini<br />
vi fi uniformino per maflltna, per.principio,<br />
vale a dire, che le riconofcano giufte,<br />
vantaggiofe, e che le amino nel fondo del<br />
lor cuore.<br />
Tali fono gl'importanti motivi, i quali<br />
mi hanno indotto faranno ormai due anni<br />
a pubblicare quefta Diflèrtazione, in cui l'ufo<br />
de'fupplicj è foftenuto contrôle eloquenti declamazioni,<br />
e gli fpeziofi paralogifmi, coi quali<br />
fi cerca d'impugnarlo. Ora avendo intefo, che<br />
fi voleva nuovamente riftampare, l'ho richiamata<br />
a un nuovo efame, ho confermato con<br />
nuove ragioni, e con nuovi teftimonj di celebri<br />
Scrittori, quanto in eflà aveva awanzato,<br />
e finalmente vi ho fatte parëcchie interèflànci<br />
addizioni.<br />
l-t Se Pamore delPumanità fofle Pumco motivo<br />
a che ha acquiftati tanti approvatori a que?
o(X.)o<br />
•fta nuova giurifprudenza-, che vorrebbe aboliti<br />
i fupplicj, potrei lufingarmi, che mediante il<br />
nuovo lume, in cui in quefta féconda edizione<br />
mi fono ingegnato di metterne la fallacia, arrivaflèro<br />
interamente a difingannarfi. Eglino<br />
toccherebbero con cnano, che non fi puô in<br />
^lcun modo rifparmiare la vita di alcuni fcellerati,<br />
fenza efporre quella degli innocenti ,<br />
e degli uomini dabbene, perô confeflerebbero,<br />
che fi fono lafciati fedune da una malintefa<br />
umanità, e rinverrebbero dal loro errore per<br />
lo fteflb principio, pel quale l'hanno adottato.MMa<br />
a quefto amore delPumanità vi fi aggiunge<br />
fenza dubbio il gufto cotanto dominante<br />
in quefto fecolo di aderire aile nuove<br />
dottrine con difpregio délie vecchie. Anzi io<br />
dubito-.forte, che quefto non ne fia Punico<br />
motivo, giacchè non mancano uomini grandiffîmi,<br />
i quali fono di avvifo,che quefta—<br />
umanità, di cui ora fi fa tanta pompa, fi ritrovi<br />
unicamente negli fcritti, e non nel cuore,<br />
e corne ha fcritto utio di effi ( i ) n le ec-<br />
Ijfcedenti tenerezze pel génère umano fono<br />
„ un effëtto più délia vanità, che del cuore,<br />
„ e più deil'impoftura, che délia fincerità.w<br />
Ora quefto gufto per le novità, che porta tan-<br />
( i ) VUomo libero , o fia Ragionamento [alla liberté<br />
Jiaturale , e civile delV Utnm . Part, terz* Cap. I.
o(XI)o -,<br />
ti ad aderire agli errori i più ftravagantî,<br />
c perniciofi,fa eziandîa,che fi perfiflia. ne* *ne~<br />
defimi checchè fi faccia per combatterli. „La<br />
M più gran difgrazia, che fi poflà incontrarfc<br />
» nelle difpute,dice un célèbre Filofofo,(i 1 )<br />
„ non è di avère per atfverfarj uomini oftina-<br />
„ ti5 e tenaci dei loro feflïimenti, ma fibbene<br />
„ perfone, che non fiano punto perfoafe detlê<br />
„ opinioni,che foftengono,e che s'impegni-<br />
„ no nella difcuflione per libidine di contra*<br />
„ dire, per affettazione, o pel defiderio di<br />
3, far pompa di uno fpjrito fupetiore al ri-<br />
„ manente degli uomini, giacchè ficcome la<br />
„ loro maniera di penfarC lion è putito fonda*<br />
„ ta fopra la ragione,indarno altri pef mezzo<br />
„ di una logica, che non fa parlare alla paf-<br />
„ fione,fi lufingherèbbe di ricondurglni pf in-<br />
93 cipj più veri,e più fenfati.,, Ora quelli,<br />
dei quali noi parliamo, poflbno realmente effere<br />
collocati in quefta claflè. In fatti quante<br />
eccellenti confutazioni non fi fono elleno vedute<br />
delPIrreligione, dei Materialifmo, dell*<br />
Indipendenza naturale ec. Eppure quanti tuttavia<br />
non fi oftinano in quefti errori groflblani,<br />
e ridicoliî 16- non" mrlufinga adunque<br />
di eflere più felice di quello,che lo fono ftati<br />
tanti valentuomini, i quali hanno battuta^<br />
( i ) Hume EJfais de Morale Trat. V. Seft. L
o(XIL)o<br />
quefta iftefla carriera- di vendicare la veritàj<br />
dai colpi,che lo fpirito di fingolarità cotanto<br />
dominante in quefto fecolo va continuamentc<br />
Janciandole contro. Preveggo, che malgrado<br />
i nuovi sforzi, coi quali mi fono ftudiato di<br />
fvelare la fallacia di quefta nuova giurifprudenza,<br />
non arrivera punto a difingannare i<br />
fuoi fautori. Non oftante io non ne iarô punto<br />
difturbato,giacchè in fine non è per quefti,<br />
che io ho fcritto. Egli è a fortificare contro<br />
il fcducente afpetto di quefto errore gli uomini<br />
aflènnati,i quali d'altra parte già ionocontro<br />
di eflb prevenuti. Egli è ad impedirejche<br />
eflb non feduca la tenera gioventù, la quale<br />
non ha ancor fiflàta alcuna opinione, che io<br />
ho diretta quefta mia fatica, e non difpero<br />
punto, che eflà non fia per confeguire quefto<br />
doppio frutto. .<br />
DELLA
3D EXX A P E M A<br />
eï MORTE<br />
/?
0( 2 )o<br />
ittonîa eftnfcialmente richicfta dalla fbcierà, e di dirieere<br />
tutre le aziuni de 9 membri, che la compongono<br />
ai bene, e al vantaggio comune, ma non vi farcbbe<br />
aîcun bifbgno di psne. I Legislttorï non avrebbvro,<br />
che a moftrarci il bene per farcelo fegutrev c invece<br />
di ordini baftcfebbero de' configlj » Ma
fômmamente domina ri dall' a more di fè fieflî 7 Gli<br />
uni fbno si felici di contenerlo dentro ai limiti, neiquali<br />
la Natura l'ha riftrctto , vale a dire, il proprio<br />
bene fenza l'altrui infeliciià, ma gli altri , e quefti<br />
in gran numéro non conofcono alcuna rcftrizione :<br />
unicamente intenti a fbddisfare i loro particolari capricci<br />
, e i loro piaceri momentanei , non fi curano<br />
punto di rifletterc , fè cio poi anderà congiunro colla<br />
violazione degli alcrui diritti, e per eonfèguenza colla<br />
alrrui infelicità . Ora ognuno pocrà di leggieri comprendere<br />
, che le leggi fàrebbero generalmente inutili,<br />
e che non _ vi farebbe T che confufionc , e diibrdine<br />
nelT univerfo , fè il Législature non avetfe la forza ,<br />
e rautorità d'intimorire per mezzo délia rapprefèntazione<br />
di qualche maie quefti animi mal fatti, fu de*<br />
quali la ragione ha perduto il fuo impero, e cosi gli<br />
sforzafTe a non diflurbare la fbcictà, facendo loro vedere,<br />
che non potrebbero farlb impunemente..<br />
Nella maniera adunque, in cui agilce nna gran<br />
parte deglt uomini , )a pubblica ficurezza dipende<br />
principalmente dallo flabilimento délie pêne. Quefla.<br />
è lo fcopo, che elle fi propongono , e confèguenremente<br />
cio « che deve decidere délia loro quantirà,<br />
e quindi délia lor giuftizia . Una pena è fbverchiamente<br />
cruda , quando con più molli mezzi fi puà<br />
allontanarc gli uomini dal delitto, per cui è comminata,<br />
'air incontro è più dolce del dovere, ove non<br />
abbia^ abbaftanza acrimonîa , ed efficaccid t: per con*<br />
ièguire quefto fine . Se il Législature eccede in que Ha<br />
pacte, non è efènre dalla taccia di crudelrà ; fè inclina<br />
a quçfia egli è ancora piu crudele, perché rendendo<br />
inutili le pêne, e aprendo un libero campo ai delitri, facriftca<br />
gli innucenci ai perverti, ed agli icellcrati •<br />
A %
*( 4 )o<br />
Il Per arrïvare a conofcere fè nella LegislazionçJ<br />
Criminale debba aver luogo la Pena di Morte bifogna<br />
ad un que vedere , fè la pubblica ficurczza cfige realmenre<br />
, che û dia quefli pena , vale a dire , fè quefla<br />
c alibi un mente neceifaria per reprimere l'audacia la<br />
più determinata . Io fbno ai parère, che lo fia, e mi<br />
îufingo di poterlo ad evidcnza di mort rare . Ma prima<br />
di entrare in quefla importante carrera fa d'uopo ,<br />
che ad un maggior dilucidamento delio flaro délia qui*<br />
flione fi rifponda ad una obbiezione , mediantc la quale<br />
fi prétende di ferire nella fleâa fua origine , e nel<br />
fuo principale fondamento quefla parte del Potere<br />
Sovrano, délia quale difputiamo.<br />
$. IL 1<br />
Dilucidamento dello Jlato dalla quiflione .<br />
Efame delP opinione di alcuni Filofofîy e Polit ici<br />
intorno ail 9 origine, e al fondamento<br />
I délia Sovrana Autorité. J<br />
QUale pub effere il diritto, che fî attribuifcono<br />
gli uomini di trucidare i loro fimili ? Non<br />
è certa mente qucllo, fbpra il quale fbno fon*<br />
^date la Sovranità, c le leggi » Le leggi non<br />
fbno, che una fbmma délie porzioni di liberrà di ci a feu n<br />
particolare le più piccîole, che ciafcuno abbia poruro<br />
cedere. EUeno rapprefènrano la volontà générale, che<br />
è l'aggregato di tutre le volontà pmicolari. Or chi<br />
xnai^ ba voliito dare agli alrri uomircL il diritto di<br />
togliergli la vita ? Corne nei più piccioli fàcrifizj délia<br />
libeoà di ciafcuno pu& trovarû çoniprefo quello délia
vîta il pïù grande di tutti i béni ? E fe quefto fo(Gs\<br />
come conciliarfi un tal principio con queft' alrra maA<br />
lima , che ruomo non ha punto if diritto di uccidetfi,<br />
poichô ha dovuto averlo, fè lia poturo darlo ad aU<br />
tri , o ail' intera fbcierà .<br />
Talc è la fpeziofa obbiezione , che dianzi abbiamo<br />
accennato', ma non è difficile di fcoprirne la<br />
fallacia. Una fimile obbiezione, comë ognuno vede,<br />
non è fonda ta , che fbpra l'ipotefi , che la Sovrana<br />
Autorità provenga dal liberovolere dégli uomini, e fi<br />
fondi unicamente fbpra patti , e' convenzioni. Ora<br />
io diço , che* una taie ipotefi , malgrado la fol la de'<br />
fuoi approvatori , è falfa , e infiiffiflente . Ella è una<br />
di quelle moite opinioni, le quali immaginate da<br />
qualche célèbre fcrittore vengono addortate dal comune<br />
degli uomini fcnza alcuri efame ; in fatti 11 pta<br />
picciolo efame bafta , perche fè ne vegga la fallacia .<br />
Se l'uomo di ma natura è un elïêre fbcievolc,<br />
e fè la focietà non puo in alcun modo fufliflere_»<br />
fènza una Sovrana Autorità, che impedifca al forte<br />
di opprimere il debole , e allô fcaltro di ingannare<br />
il fèmplicc , e l'innocente , non fi puo negare ,<br />
che lo ftabilirnento di quefla Sovrana Autorità- non<br />
entri nel piano , e nella economia délia Provvidenza.<br />
Egli è indubirabile , che la Sovrana Bontà , la<br />
quale vuole il bene di tutte le fùc créature, ha^<br />
voluto, che gli uomini foifero governati. E £c que»<br />
fto è come ammerterfi, che il confènfo del popolo<br />
fia la vera bafè del Governo? Quefto confènfo è<br />
xiecefTario per coftituire la Sovrana Autorità, e fènza<br />
di eflb non fi fa prebbe formare l'idea di a le una<br />
civile focietà, ne di alcun ordine fbciale, come lo<br />
dimoftra l'elegante favola, che Menenio Agrippa-,
propofè al popolo difcordante, c colla quai c lo ridulle<br />
ail* uniooc, e alla concordia ( i ) , ma non<br />
I è certamente un cal confèn fo , che coftituifce il di-<br />
T'uto deli' Autorirà • Il confenfo del popolo alla doxninazione<br />
di una fol perfbna , o pure di parec-<br />
I chie , è la caufô materiale délia Sovrana Autorità ,<br />
ma il tîrolo , fu di cul quefto potere è ftabilito , e_j<br />
I che ne forma il diritro § rifulta immcdiaramente da<br />
Dio , il quale ha voluto , che gli uomini foffero govcrnati.<br />
Non è dunque a torto , e foltanto per mantt<br />
care impunemente ai lor doveri , che i Principi ,<br />
corne infiniti lo van dicendo , ripetono unicamente<br />
dal Cielo tutti i lor diritti, La fommifllonc dovuta<br />
aile Suprême Podeftà è dunque un dovere di cofcienza<br />
non folo , giufta i principj del gtus divino pofi-<br />
I tivo , ma eziandio fècondo il gius divino narurale ti|<br />
Ciô, che ha indotro in errore i polirici moderni<br />
intorno a quefto importante oggeiro delP origine,<br />
c del fondaincnto délia Sovrana Autorirà , è la falfa<br />
idca , che fi fbno formait dello flaro di Natura. Efîi<br />
I riguardano gli uomini corne naturalmente liberi, c—»<br />
indipendenti gli uni dagli alrri , e pero conchiudono,<br />
che fe vi ha nei Mondo una Sovrana Autorirà t<br />
non pu6 avère altro fondamento legittimo , che il<br />
libero coofènfb dcgli uomini, e le convenzioni, çhe<br />
I quefli abbiano fatto tra di Joro intorno a quefio punro.<br />
Or s'egli è certo , che lo flabilimento di un fovrano<br />
potere entra nei piano délia Provvidenza egualmentfc<br />
a quello délia fbcietà , quai cofà più contraria alla<br />
natura deli' uomo di quefta indipendenza , che fi prétende<br />
far riguardare corne un diritto a quel la inc-<br />
( i ) Flor. R
cttte ? EgW' è (Irano * -fche, in craefïo ifecolo, ai cui<br />
<br />
a oui l'Autor délia Naium l'ha deftinaro ^i.deve œâ»<br />
ceffariamenre cifere il più conforme alla ma natura ,<br />
alla fua cortituzione , alla ragione, ed a»!'buon ulb<br />
délie lue facoltà { e fe narre quelle circoftmze convengono<br />
pertettamente allô (lito di civil fubordinafcionc<br />
; e non già allô (lato d'indipendenza,è chiairo,<br />
che quello è if veto (lato narurale degli uomini .<br />
E in fatri- (e quefto (lato fi è "rorrodotto riel Mondo,<br />
è provenûto unicamente per opéra délia Natufa i<br />
come periûrofto ftirti i Filofon* ancichi V t non £ià<br />
per mezzo di parti) e convenzioni, come vogliono<br />
5 modemî ! » L* EiFerè Sûprdmo , avendo aiToggettatT<br />
gli uomini ad una comunicazione reciproca, ha volùto,<br />
che quedo ftaro di focietà wAfrft accompignato<br />
da una pubblica autorità [ poichè fènza queila<br />
la focietà non avrebbe poruto fuflîftere \ e temendo<br />
che quelli trafcurafïero una idîtuzione cotanto falu><br />
tare, ha vol uto , che naturalmente folTero condorfi<br />
a formarla ^facendogU naftere te'jfamiglia r e cos *
3b( 8 )o<br />
coftituendogli in modo , che la fubordinazione foiïe<br />
la prima délie loro abitudini. I Filofofi moderni,<br />
i quali fbno di parère, che la Sovranità provenga<br />
da patti, e convenzioni, fuppongono i primi uomini<br />
liberi affatto , e indipendenti gli uni dagli alcri.<br />
Ora una tal fuppofizionc è diamétral m ente contraria<br />
/air origine , che ha avuro il génère umano, e non<br />
û puo in alcun modo ammettere , che non fi amuierta<br />
altresi, che gli uomini fiano fortin tutti a un rratto<br />
belli, e robufti dalle vifcere délia terra a foggia dei<br />
funghi, e délie rane . I<br />
Se la fbcietà primitiva , e originaria , che la Natura<br />
ha meilb fra gli uomini, fo(Te ftata una fbcietà<br />
di libertà , e d'indipendenza, corne oggi fi prétende ,<br />
in vece di cfTerfi formato un governo, fïecome è accaduro<br />
, il génère umano ii farebbe annientato : giacchè<br />
corne fupporfï, che in uno ftato torbido , c bellicofb<br />
, quale dovea eflTcre necefïariameme quefto ftato<br />
d'indipendenza, e quale in fatti viene defcritto dai<br />
Filofofi moderni, abbiano potuto poi aver luogo le<br />
pacifiche deliberazioni , che da quefli fi fuppongono ?<br />
Chi puo penfàre ragionevolmente , che uomini avvezzi<br />
a condurre una vita barbara , c féroce, improv-<br />
Vlfamente 4* &no cambiati , cd abbiano abbracciato<br />
il fàvio configlio di unirfi infieme,fe di affoggettarfi<br />
ad una Autoritsl ? I Poeti , tuttocchè avvezzi<br />
a darc un libero corfb alla loro immaginazione ,<br />
dove parlano délia favola di Cadmofc va le a dire,<br />
d*uomini liberi afFatto, e indipendenti gli uni<br />
dagli altti, ragionano più giuftamente di quello ,<br />
che facciano f Filofofi moderni, i quali fi piccano<br />
tanfo di efàttezza , giacchèi fanno , che, fimili uo*.<br />
mini fi abban.donAno ai più grandi ecceffi , e finî£.<br />
% cano
•• 0( 9 )o-<br />
cano col trucidarfl fcambievolmentc ( x ).<br />
Furit omnis turba fiaoque<br />
„ Marte cadunt fubiti per mutua vulnera frarres .<br />
Ma fupponghiamo , che contro ogni verifïmiglianza<br />
quelle pacifiche deliberazioni per unirfî in<br />
fùcietà, c per formare un governo, abbiano potuto<br />
a ver luogo fra uomini indipendenti gli uni dagli<br />
al tri , e in un perperuo flato di guerra : bifbgnera<br />
neceààriamenre ammetrere, che quefti uomini fi fiano<br />
appigliari alla forma di governo popolare , effendo<br />
nacurale da prefumerû*, che uomini, i quali gode*<br />
vano di una perfecra indipendenza, pafTaiïero ad una<br />
forma di governo, in cui il Citradino confèrva maggior<br />
porzione di libertà, che in qualunque altra -<br />
Cosi è chiaro , che la Democrazia dovrebbe efTere il<br />
più antico fiftema di governo • PufTendorrio veramen*<br />
te lo foitiene per la ragione ora accennata. ( a )<br />
Ma la fua opinione, è diamétral mente oppofla alla<br />
Storia , ed ail'autorità di tutti i Filofoiï antichi t<br />
c per6 quefto Autore non fa , che fornire un nuovo<br />
efempio délia flravagante inclinazione , che coranto<br />
ii è rinfacciata agli uomini di lettere di negare -le<br />
cofè di fatto le più chiare, ove non fi accordant}<br />
colle ipoteû*,. che u fbno una volta abbracciate. La<br />
prima Repubblica , di cui fi ha notizia , è ftata al tempo<br />
di Telèo. Da quefta Epoca fino ail 1 origine del<br />
Mondo, vale a dire, pel corfo di più di 30. fecoli<br />
non ii è veduto fra gli uomini, che il governo di un<br />
iblo fia fotro il nome di Fatriarca, corne fra gli Ebrei,<br />
B<br />
( I ) Ovid* Metam. Lib. J.<br />
"-Jl l - ) -?*J«r Nah ? &.
o( 10 )o j<br />
ed i Sciti » fia ûtto il nome di Re , come ia tutfc<br />
le altre Nazioni. E ancora quefta nuova forma di<br />
governo non è' ftata a dot ta ta , che da una pîcoiola<br />
parte di Europas il ricttanente de! Mondo non avendo<br />
giammai penfato a ciô. Quefta antichità del Governo<br />
Monarchico è una nuova prova , che la civile<br />
fbcietà è opéra délia Natufa * giacchê da ciô fi vede<br />
cfaiaramente , che gli uomini avvezzi alla mkordina-<br />
{sfone nello ftatô di famiglia, fono ftati portât! fènzfc<br />
iana previa deliberazione , vale a dire , namtalmente<br />
a Tottoporfi alP Autorità . La Natura primieramerfte<br />
ha ordinati gli uomini allô ftato di famiglia, ift<br />
ièguko alla reciproca corûunicazione délie famiglie tra<br />
di loro, c quincî allô flato civile, fènza di cui una tal<br />
comunicazione non fi poteva effet tua re. Un Veechiô<br />
venerabile per la iua età, per una lunga tiperien-<br />
Mr, c-pef una riputazione foftenuta d' integrità,<br />
e di A père, è divenuto naturàlmente l*arbitro * e 8<br />
paciiicatore délie varie famiglie adunate infieme in<br />
un dûtretto, e a poco a poco il moderarorc , ed il<br />
Sovrano di tutto un fimile diiîretto *<br />
1 Diftrutta quefh. ipotcfi « che fa difcendere la Sovrana<br />
Autorità dal lîbero volere degli uomini, e che<br />
la fonda unicamente fbpra patti, e convention!, ( t )<br />
[1 ( *'/" Qutft* moderna opinion* -drca l'origine , td il<br />
fondamento délia Sovrana Autarith ' è fiât a aie uni anni 'fino<br />
confutata dal dottijjîmo Sig. Cardinale Gerdil nella faiL*<br />
eccellente Opéra intitolata Difcours philosophiques fut<br />
Hhomine , e ultimamentè dal cbiatijjîmo Sig. Conte Gian<br />
Hsnaldo Çarii nel dotto Libro ,i che ha per titolo PUomo<br />
lîbero , o fia Ragionamemo fulla Jibertà Naturale,<br />
t<br />
•
ç rîchiamata alla flia vera origine , io ritorno cola,<br />
onde era dipartiro , c dimando, che n* debba egli<br />
penfare di una obbiezione , che il fonda fbpra una<br />
ipoteû* dcftituita d'ogni fondamento ragionevolç., ?<br />
L B a<br />
C Civile dell' Uomo ... E' da defiderarfi r 3 cbe quefie du*<br />
Opère vengano lette gêner aiment e i giaccbè è da defiderarfi,<br />
cbe una taie opinione venga del tutto eftirpata » non potende<br />
in alcun moio alignare in uno Stato , fenzaccbè fi<br />
trovi efpofio ad un gravijjimo pericoîo • Daccbè fi riguarda<br />
il confenfo délie Nazioni corne V unie a bafe del Gqverno ".<br />
Daccbè fi ammette un Contratto fra il Sovrano , ed i Sud"<br />
diti , i tncontrajlabile % cbe quefii debbona avère il diritto<br />
di tenderfî Giudiei del primo ., e délia fua condotta per<br />
poter conofeere fe mantiene , oppure fe rompe gli ArticoH<br />
del Contrano, e cost fe debbono reflare Jbmmejji, oppurç<br />
fe fono fciolti da og*i obbhgaziene . Or s*egli è vero «. cbm<br />
gli affari polit ici fuperino la capacité délia moltitudine ;<br />
s 1 egli è vero 9 cbe que (la è portât a natur aiment e a biafi»<br />
mare la condotta de' Sovranft. e ad attrtbuire al c/tpria?<br />
cio eio , ebs è V.effetto délie dfpofizioni. le più faviamente<br />
emeertate , quai cofa p(à fine fi a di quefio diritto t.cbe fe*<br />
condo un tal Sifisma avrebbe il Popole di giudicare /è~*<br />
il Principe adempie bene le fue funzioni » oppure fe go*<br />
verna tirannicamente ? Corne fi puo egli far dipendere la<br />
Sovrana Autorita dal giudizio de 1 Partieolari , fenza ejporre<br />
m Stato 0 rAvoluzionî continue. » al!f\ wâr cibla , e per confeguenza<br />
a ma inevttabile rovina ? Se quefio inconvénients<br />
non fojfe per fuccudere » e cbe n Sudditi perfiflejfero tut»<br />
tavia njslïa fommijfione , ed obbedjenza . a\lle hggi i farebbe<br />
per forza , e • per necejfîta , e non per fentimento di fo*l<br />
"VW9 > c di obbligazione moral* ». £ome deve j ejfers %
0( 12 )ù<br />
Se l'Eftere Supremo ha voluro, c^c vi avefTe fa la<br />
terra una Sovrana Aarorità, é chiaro , ch* egli deve<br />
neccfïàriainentc arcribu're a quelli , i quali ne fbno<br />
ivveftôti, tupi i dirittî , che fbno neceiTarj a compiere<br />
la loro ubbiigazione , di mancenere la pace ^ e la.»<br />
tranquillirà, e per confeguenza anche il diritto d'infliggere<br />
la Pena'di Morte, ove eflb lia neceffrrio per<br />
l'adempimento di una fufdta obbligazionc : £ ficcome<br />
Iddio ha per fe fteilb, e in confeguenza de Ha<br />
fua Natura, e délie fue perfezioni una Aurorità na-^<br />
rurale, eflênziaie, ed inerente fu g-Ii uomini , ed c<br />
l'Aurore, ed il Padrone atIl»Juto délia loro vita , non<br />
è da porfi in dubbio , ch* egli abbia potuto legittimamente<br />
conferire un tal diritto .<br />
Del refîo, fèbbene G accordi l'iporefi, che infi-<br />
210 adeflb abbiamo confutaca , non è difficile, di /piegare<br />
, come il Principe abbia potuto acquiftare il diritto<br />
, del quale noi parliamo . La cofà è fènza dubbio<br />
, ed è bene di aarlo a d»vedcre , acciocchè gli<br />
Aurori delP eipofta obbiezione veggano , ch' ella è del<br />
tutto infudiflente anche fiippofti i principj , fu dei<br />
quali eglino fi fondano . Supponendo dunque giufla<br />
quefta iporefi , io dico , che gli uomini, i quali han-<br />
HQ abbandonato lo ftato di Nitura , e fbno entrati în^<br />
ibcietà , debbono aver conceiJb al Principe il diritto<br />
di fare ru te quelle cote , le quali erano efTenzialmente<br />
neceflàrie a mantenere la pace , e la tranquillità<br />
di rutto il corpo civile , giacché quefio è flato<br />
il fine, per cui fi fbno uniri in fbcietà , e chi vuole<br />
il fine, deve neceflariamente volere i mezzi ncceirarî<br />
awconfèguirlo . E cosî s* egli è cerro , come lo mo-<br />
«nerô più avanti , che la Pena di Morte è uno dei<br />
meszi, fçnza i quali il Principe nonpuOmamenerc<br />
l
o( 15 ><br />
quefti p*ce, e tranquillità, è cerco altresl , che farS<br />
tino dei diritti , dei quali fàrà ftuo inveftito . R'<br />
Ma corne conciliarfi, mi fi ibggiugnerà, un tal principe<br />
colla mîûlma , chc niuno è' padrone di ucci*<br />
dcrfi ? In che modo î particolari, 1 quali vivevano*<br />
nello ftato di Natura,hanno eglino porutoconferire<br />
al Sovrano un diritto 1 che elîï non avevano ? Se quefta<br />
maniera di ragionare foife giufta , altri potrebbe<br />
eziandio con tutta ragione fbftenere , che il Sovrano<br />
non avefTè nemmeno "diritto d'inrliggcre alcun* alrra<br />
pena affli.rtiva , pniche s'è certo, che niuno ha il diritro<br />
di ucciderfi, non è men certo, che niuno ha il<br />
diritro d'infliggere qualunque altro maie a fe' ftefïb.<br />
Ora niuno certamenre ammetterebbe una taie afTurdità.<br />
lo dico adunque , che egli è fallb, che per de*<br />
porte legittimamente la fpada nelle mani dei Législature<br />
fia neceiTario, che gli uominî dovefïèro avère<br />
il diritto di difporre délia propria vita, e mi fo immcdiatamente<br />
a dimoftrarlo.<br />
Nello ftaro di Natura , fècondocchè avverte il ce*-*<br />
lebre Autore dei Governo Civile , ciafcuno.aveva il diritto<br />
di punire gli attentat! commeili contro fè fteA<br />
fb, e contro gli altri membri délia fbcietà , gîacchè<br />
iênza un fimile diritto le leggi naturali , che han*<br />
no per ifcopo Ja tranquillità, e la confervazione dei<br />
génère umano, fàrebbero rimifle interamente inutili<br />
in raie ftito. Si poteva eziandio portare la punizione<br />
fino alla morte, fe fi folTc trattato dt qualche delittd<br />
énorme, che avelTe merit.ua una tal fèverità, per efempio<br />
le fi folTe trattato di un omicidio. ,, Nello ftaro<br />
„di Nuura -, dice queuV Autore , ognuno è in diritto<br />
5-» di ammazzare un omicida a fine di diftogliere gli<br />
„alui dai commeuerc una fimilc irreparabile oifefa *,*
C; fbaventandolf coll*- efèmpio di una punizîone, a eut<br />
fbno fàggefti tutti-quelU , chc commeTono il me*<br />
w dedmo delitro , e' cosï nletrere gli uomini al coperto<br />
,,dagli attenrati di un colpevole , il quale avendo ri-<br />
,, nunziato alla ragione , alla regola , ed alla mifura<br />
„ comune , che Iddio ha dato al génère umano, per<br />
„ mezzo dî una ingiufla violenza , c per uno fpirito<br />
„ di crudeltà, di cui ha ufàto verib una periona , ha<br />
„ dichiurara la guerra a tutti gli uomini # e per cont»<br />
fcguen** deve eflTere diftrurto corne un leone, corne<br />
5, una tigre , corne una di quelle beitie feroci, colle<br />
,, quali non (1 puù avère fbcicrà, o ficurezza . ,, Or prexneûTa<br />
quefta dottrina - chi puù folamentc dubirare ,<br />
che* nella formazione del conrratto (beiale fi fia potuto<br />
legittimamente trafmettere al Sovrano il diritto di<br />
morte > tuttocchè alcuno non folle padrone di ucciderfi<br />
? Chi non vede , che quefto diritto cotanto contraflato<br />
non è altro , che quello, il quale originariamente<br />
avea ogni patticolare di fare efeguire, le-,<br />
leggi naturalise di vegliare alla propria ficurezza,<br />
cziandio col la morte di chi avetie tentato d ifturbarla,<br />
ceduto , e rimeiïb al Sovrano , il quaic col mezzo dell 9<br />
Autorità, di cui «"inveftko, -lo elercita m una ma»<br />
Hîera -fleura, e a cui è âfïii difficile , ehe gli fcelïeraci<br />
poûano foctrariï ? ( i ) Nella* collazione di un<br />
Si ! T.' •' ' • J<br />
v * ( i ) total. Droit de Gens Liv. I. Chap. 1 j. f itfo.<br />
Tipete quefta parte del Peter e Sovrano , dell a quale 1&tjpu*<br />
tiamo dalla fteffd origine , - cbe le hk ajfegnato l % Au tore<br />
del Go-Oerno Civilèf\ Ecco le fue vnèdefime parole» 33.<br />
91 Le droit de punir, qui dans Petaf de nature apparm<br />
), • tient a chaque particulier efl fondé fut h droit de fu-
fïmi'e diritto, lurigi di di'porre delta, propria vîta , non<br />
fi è facto, che difenderla i giacchè non. c da prer<br />
flimeriï, che alcuno de* contraenti folle, allora dilpofto<br />
di commcttere un delicro , e per confèguenaa—<br />
penfàife di dovere effere metTo a morte % D'altraparte<br />
, corne avverte molto bene a quefio propofito<br />
un Autore aiïai noto, i Gittadini il on hanno punto<br />
accordato al Législature il diritto di giuocarfî arbitrariamente<br />
délia loro* vita • Una tal concefllone ,<br />
profiegue cjùefio Autore, .fàrebbe flata in&oiàta,<br />
,, retè . Tout homme a le droit de fe garantir d'injure ,<br />
>7 & de four voir a fa fureté far la force contre ceux 9<br />
„ qui Vattaquent injuftement . Pour cet effet il peut infflin<br />
9*9 gèr Une peine a celui 9 qui lui fait injure tant fout<br />
,, le mettre bots à'état de nuire dans la fuite , ou pour<br />
9, le corriger , que pour contenir par fin exemple ceux ,<br />
ii qui fer oient tentes de V imiter • Or .quand les hommes ,<br />
,, s'Unifient -en focietè,' comme la focietè effi déformais char*<br />
9, gè de pourvoir a la fureté de fes membres-, tests fe de^<br />
,, pouilient en fa faveur de leur droit de punir « Cefi donc<br />
,, a elle de venger les injures particulières en protégeant<br />
„ les Cytoyens , & comme elle efi une perfone, viotale a qui<br />
,9 on peut auffi faire injure , elle efi en droit de maintenir<br />
j) f a fureté en puniffant ceux , qui Voffenfent , t'eft à dire<br />
» qu' elle à le droit de punir les délits publia • Voila—<br />
9) d'où vient le droit de Glaive , qui appartient > a une<br />
„ Nation ou a fon ConàuÛeur. ,, Anche Burlamaccbi affe*<br />
gna h fieffé fondamento a quefio diritto di punir e M mer*<br />
U , corne fi potrh vedere nella fut Opéra intitolata Principes<br />
du droit Politique Troifiem. Part. Chap. IV- $. $•<br />
$*•£• 8-., & 9. Egli.è veto , che Jfujfendqrjfo contrafiami
( 16 fa<br />
•e nul la"; ma fibbene eflî hanno ricfaîefto, che -il Le*<br />
^idatore vegliailè alla^Joro ficurefeza , c che colla<br />
ipada alla mano allontanafle da Joro i pericoli, dai<br />
quali fofTero minacçiati f e gli difendeflTe contro un<br />
nemico domcftico, che gli vorrebbe pcrdcrc.<br />
Si vcdc adunquc, che fèbbene fi accord i quefta<br />
ipotefi 9 che la Sovranità provenga dal libero volerc<br />
degli uomini, c fi appoggi unicamenre a patti, e_#<br />
convenzioni, è cerro , che il Sovrano ha un vero ,<br />
e Jegitcimo diritto d'infliggere la Pena di Morte,<br />
ogni<br />
acrentente alV Autore del Governo Civile , che gli uomini<br />
nfiflenti nelh flato di Natttra abbiano queflo dirttto di puflirt,<br />
cb* egli flabilifce , fer lo cbe parrebbe, che fi dovejfe<br />
duhitare délia fujjîfienza del fondamento ajfegnato al diritto<br />
di punire di morte, e fi dovejfe dire , cbe gli uomini efi*<br />
ftenti nelh flato di Matura non potevano trafmettere al Sovrano<br />
un tal diritto. Ma fe fi confidera bene la cofa , fi vedra<br />
cbe non è vero • Se Pujfendorfio contrafla agli uomini,<br />
i quali vivono nelP indipendenza naturale > queflo diritto di<br />
punire , loro accorda poi una fpecie di diritto di Guerra ><br />
in vlrtù del quale è in liberta dell* offefo di provvedere—,<br />
alla propria ficurezza 9 nel modo , cbe flimera più convenante<br />
, togliendo le armi alV offenfore , imprigionandolo , ed<br />
an cbe procedendo alla Morte y fe corne egli dice » fatis con»<br />
,, fiiterit libèrtati reflitutum nobis exilium intentaturum , neo<br />
j, eidem evitanio commodius remedium occurrat .,, Or a feguendo<br />
quefla opinione di Pujfendorfio, ognuno vede , cbe H<br />
diritto 9 cbe ba H Sovrano di punire i delitti , e di punirU<br />
eziandio colin morte, trne la fua origine da queflo di*<br />
ritto di guerra , cbe nelh flato di natura aveva ogni Parti<br />
col are f$r provvedere alla propria ficurezza *
ognî qualunque volta.lo efigga la pubblica ficurezza,<br />
€ per confeguenza è cerro, che lo ftato della quiftione<br />
intorno a quefta pena il riduce fempre a! termini<br />
fiftati dapprincipio . Gli fleflî Faurori del fille*<br />
ma contrario infine conveng-ono pienamente on noi<br />
inrorno a ciô, giacchè dopo di avère fui debole fondamento<br />
dell' cfpofla obbiezione foftenuto, che la Pena<br />
drô Morte non puô eflère un dirirro , la riguardano<br />
corne una guerra dell' intera nazione contro un Cittadino<br />
f perché giudîca utile * o necelFaria la diftruzione<br />
del fuo eiïere, e accordano, che una tal guerra<br />
fàrà giufta , fe quefta diflruzione (arà veramente<br />
utile , e neceflaria , percio fanno tutti gli sforzi per<br />
moftrarc, che non puô eiferlo , che nel folo ca fo , in<br />
cui unoCittadino anche privo di libertà poteiTe trovare<br />
i mezzi, e le forze ] onde cagionare nuovi torbidi ,<br />
facendo fbllevare il popolo : ca fo, il quale non puo<br />
aver luogo, che quando una nazione è fui punto<br />
di perdere la fui. libertà , o che travaglia a riacquiflire<br />
quel la, che ha perduta , o in une in tempo<br />
d'Ana renia E quando i più gran difbrdini regnano<br />
in vece délie leggi . Se dunque io moftrero, che<br />
quefti loro sforzi non hanno avuto alcun effetto : fè<br />
io proverô , che quefta d ftruziont è utile , e nece£fâria<br />
nello ftato ordinario della ibcierà, e durante il<br />
rranquillo regno délie leggi per diftorre gli uomini<br />
dagli enormi delitci, potrô eziandio a buona equità<br />
lufing'rmi di avère pienamenre vendicato intorno<br />
a quefU parte il noftro Hftema criminale E<br />
C<br />
x
o( i8 )o<br />
Jk >*£$. IIÎ. j<br />
I Ejpcacia délia Pena di Morte*<br />
L'Uomo c un efïère fbmrnamente fènfibilc a.Mâ<br />
propria diftrurione : Egli lo è più , che a qua-<br />
Ji lunque altro maie , giacchè i fudi timori fono<br />
fcmpre proporzionati aile lue inclinazioni, e fra_<br />
queftôucerea mente non ve fi*ha alcuna più forte di<br />
que!la , per mezzo di coi è portaro di conrinuo a<br />
prolungare la ma efiftenza. Egli non puù a meno<br />
di non tiguardare corne l'oggctto il più terribile un<br />
iltante , il quale le gli prciènta al penfieTo, corne<br />
il termine ai tutti i fuoi placer!, di tutti i fuoi<br />
progetti • di rutte le fue fperanze , in fonyna di<br />
quanto lo] rende attaccato Alla vita • Or le nel cuo*<br />
re umano non v'ha timoré più grande a quello délia<br />
morte, rcfficacia délia pena, délia quale noi trattiamo,<br />
è evidcntemente dimoftrata • E* chiaro , che<br />
quefta dee fare fubV animo dell' uomo un' impreA<br />
Cône più forte , che qualunque altra pena, e per<br />
conieguenfca è chiaro , che è un mezzo atto a reprimère<br />
l'audacia la più détermina ta »<br />
In vano a dtminuirc quefta efficacia li dice,<br />
che la Pena di Morte in vece d'incutere il iàlutar<br />
terrore, che le leggi prerendono ifpirare , è alla<br />
maggior parte uno fpeitacolo » lo rilpondo , che la<br />
Pend di Morte € deftinata a intimorire gît uomini<br />
difpofti, ed inclinât i ai gran delitti » Ora la mag«<br />
gior pane degli Ipetratori non ha certamente una<br />
tal difpofizione , e perciô non è da meravigliarfi le<br />
non è occupata da un limilc timoré » Perché la fuddetta<br />
pena abbia il fùo effçtto, bafta adunque ch'eJla
Mcièta'téi'rore a quefli pochi fcelerati V, ©rà è îml<br />
poflibile , -che quefto non fi Veriâèfd-• Un fcfèmipio<br />
ftfitto da cofà, che fuccede /pefle fiate nclîa vita<br />
métrera in chiaro quello , che io dicof 'Poniam cafbtf<br />
che aJcuno fenta racconrarfi, che altri è ftuo colpi<br />
to da morte repemkïa . Il primo movimento,. che<br />
nafce nell'animo di chi afcolta ima tal nuova è di"<br />
domandare, fè chi ha fbfferto una tal difgrazîa era<br />
fbttopofl > a qualche malore , fè era uomo frcgolato ,<br />
dediro a crapola , o a ftravizzo . Se gli fi rifponde,<br />
che si, e che queftî non fi trovi in tal cafô, punto<br />
non fi commove, ma fè per difàwentura egli fï<br />
awede di trovarvifï , la triftezza fi fa vedere immcdiatam:nte<br />
fu il fuo volto , e û comprende , ch' egli<br />
è commo;Ib molfifïimo per un accidente, il quale<br />
nell'altrui infelicità dà motivo di temere a fèfléfïb.<br />
Cosi , e non altrimenti io dico , che egli è impo£<br />
fibîle , che lo fcel^rato difbcftj a commet tere* utu.<br />
délit to énorme aififti alla elecuzione di altri • feelerafft<<br />
fboi fîmili, fènzi fare délie ferîe iîfleffioni fopta<br />
fè fleffb , vale a dire , lènza penfare di dove't"<br />
iubire la medefima forte.<br />
^v I furti, che li commetrono nel tempo délie efècuzioni<br />
, e che mi- fi^potrebbero oppoiore per provare<br />
il ctfntrario , fbno di ni una forza , giacçbâ primieramente<br />
per troefti*|nci?ïôli ,tWti non il condà'nna<br />
a morte, e qùamto qtrefto f\ faceftè, Ja confûfione,<br />
che vi ha in una #raje occafione, ed in un tal Juogo<br />
affiçura ai Ladri urft petfet,fa 9mpùnirà . Ora t f.n«*<br />
ddftflpaflibile che quinao 4i ha una maggfor probabilité<br />
di ev*tare H r ga < ftigpî çfte^'di încohtrarlo^<br />
è lempre infreirtuo/dj^per* grande 1 , the çrlcsp Ôa.,<br />
S^'^ifni^fif ôpporrafi c " e ^oferf^ penà c di una<br />
** C %
o( 20 )o<br />
troppo brève durata , e che clo indebolifcc la fua forip-<br />
per grande , ch* çll$. fia , io rifpondèrô , che queûo<br />
non puo efTere . Quanto è pîù forte l'imprefîlonc<br />
dî un oggerto lu l'animo, alrrettanto più profond amente<br />
nel medefimo s'imprime , e per confeguenia<br />
c più durevo'e nella memoria : Cosî fe rimprefïîone<br />
del-a Pena di Morte è di fua natura affai forte, ami<br />
fè è più forte, che quella dî qualunque altra pena,<br />
è certo , che non puo cosî facilmente cancellarfi dalla<br />
memoria, c>me fi vorrebbe.. Mi quand* anche rjm«<br />
magîne di quella pena toiTc d< fua natura paflaggera ,<br />
corne puo egii uno fcelerato di porto a commettere un<br />
énorme delitto , avère cominuamente fbtro agli occhi<br />
le carceri, i miniflri delta Giuftizia , il lucgo del fiipplicio<br />
, gl'ifleffi lacerati cadaveri degli altri malfartori<br />
i fènza richiamarfi al penfiero la forte fatale, che<br />
Jo afpetra ? La poca cftenfione « o fia la breviià délia<br />
pena, délia quale noi trattiamo , non diminuifce<br />
adunque l'impreflione , che di fua natura dee fare,<br />
cosî la fbmma efficjcia , che io le ho attribuito, ri*<br />
mane interamente incontraftabile.<br />
m $• IV.<br />
Inefficacité délia Pena di Schiavitù perpétua<br />
P rapport0 agli enùrmi délittî.. e confeguente<br />
S necejfôa délia Pena di Morte.<br />
SE non vi ha pena , la cui impreflîone fuperi<br />
quella délia Pena di Morte , e pcrciù fc quefla<br />
jLè veramente un mefcfco atto ad allontanare gli<br />
uomini dagli enormi delitti, parrebbe , che la necefc<br />
firà délia medefima foflTe ad evidenza dimoftrata , o
ô( 21 )0<br />
c^si che fènfca pSù avefïîmo vinto la caufa. ; mi cou<br />
tuito quefio, il confefTo, non poiTumo d.irci quefto van*<br />
to , perché ne rimane a dimoftrare , che lo fteflTo effetto<br />
non fi puô ottenere in altro modo. In fatti i<br />
Faurorî del uflema contrario in fine accord a no, che<br />
Pimprefïïone délia Pena di Morte fia aflfai forte » ed<br />
anche la pf'ù forte , quindi che fia atta a prevenire<br />
gli enormi delitti , ma con tutto ci6 non fi trovano<br />
punto imbarazzati , giacchè dicono ; che egualmente<br />
u arriverebbe a prevenirglî colla pena , che efll vorrebbero<br />
fo (limita alla morte , vale a dire colla perpétua<br />
/chia vitù . Non vi ha al eu no , dicono eflî , il quale<br />
riflçtténdovi, fcieglier pofTa un perpetuo travaglio<br />
unito a una totale, e perpétua perdita délia propria<br />
libertà, per quanto avvantaggiofb efTer polfa un delitto<br />
, quindi conchiudono , che l'intenfione délia—<br />
pena di fchiavitù perpétua foftituita alla Pena di Morte<br />
ha cio, che bafta per rimovere qualunque animo<br />
determinato. A voler dunque terminare la quiftionc<br />
conviene far vedere , che s'ingannano a partito , il<br />
che di leggieri fi puo fare .<br />
Uno Scrîttore probabilmente al levato negli aggî,<br />
e nei comodi délia vita , e il quale forfè non ha_<br />
provato aJtra fatica , che la piacevole del letterario<br />
Gabinetto, puo dire , che l'efèmpio giornaliero di un<br />
uomo condannato ad un perpetuo travaglio ha una<br />
gran forza , poîchè i! génère di vita , ch* egli tiene »<br />
fà che apprcnda tutto il pefo di quefta pena . Ma_<br />
quelli, che la Giuftizia punifce giornalmente , non<br />
fi .trovano certamente in quelle circoftanze • Sono milèrabili<br />
già condannati dal loro flato a guadagnar/ï<br />
il foflentamento col fudore délia fronte. Ora ognu-.<br />
no vede, che il condannarli ad un travaglio perpe-
o( >« $o<br />
tuo non^°Spunra , pcr éfïx un gran gaftigo, e "percîfc<br />
Hdea di on fimile gaftigo non è punro per eflî un<br />
maie afTaî forte da bilanciare selle loro menti | corne<br />
£ neceffatio l'utile » che fi promerrono dagll enormi<br />
delirti. Per grande infatti > che fia il tràvaglio de' condannati,<br />
quanti non vi fbno fra le ftefTe perfone libedèj<br />
cuiiâ neceflirà di provvedere alla propria fufliftenza<br />
afïbggetta a una vita per lo meno egualmente dura ,<br />
e ftentata ? E qui fènza parlare di quelli infelici ,<br />
che una fatal neceflirà riene fbtterrati forro aile Montagne!<br />
prive del lume del giorno, e délia dolcezza<br />
di re/pirare un'aria libéra 9 c falubre ,• corne fi po&<br />
Ibno elleno lcorrere le varie profeflioni det minuro<br />
popolo, che non fi veggano molti gemere ibtto il<br />
gtogo di un tràvaglio eccefïîvo , che logora lenramente<br />
i principj délia vira , e loro impedifee di arrivare<br />
a^lla vecchiaja ? Non fi vede fpeub nello f«a«*<br />
vamenro, délia fteifa fofïa , e nel vfittameoto delïg<br />
ftetfa ftrada , e del medefimo can
la loro libertà , ic non poftbno efifterc fènza perderla,<br />
preflb chc inceramente nclP atto ? Che ferve loro di<br />
«(Ter libcrî , Ce pcr dividerc un tozzo di pane colla<br />
moglie, e coi riglj debbono pcrfino quai che voira<br />
a'Tbggertarfi a turre le ftravaganze , é a tutti i caprice!<br />
di un padronc indifcreto , il difumano ? La<br />
m.mcinza délia Jibertà è a fimili perfbne un tormento<br />
mcn grande délia incertezza délia proprîa^,<br />
fuiîiftenza | quindi è, che nienre è più famigii are<br />
preflb gli antichi Scrirtori, che di vederfi alcuni facrificare<br />
iponrancarne'nfc quelU pcr atficurarfi di<br />
quefta? Cosi un Poera Greco ( t ) ci racconra, che<br />
û ibna , veduri de' (êrvir, che dopo di eflere fuggiti,<br />
fo no rit ornât i aile loro antiche catene. Cosi Flauro<br />
introduce uno fchiavo, il quale rifiura la libertà,<br />
che il fuo padrone gli ofFcriva, dicendo, ch* egli<br />
vive a fpefè del medefimo, laddove fatto libero, dovrebbe<br />
vivere a proprie. ( % ) Ne certamente è prc-»l<br />
futnibile , che un Comico $1 va tente vol elfe efporre<br />
fa la fcena cofè , di cuï non vi foiTe eiempîo nella<br />
vira . E fènza ricorrere alla anrichirà, non fi veggono<br />
eglino anche ai noftri giorni parecchi infelicî<br />
venderfi sforzari fu le Galère iblranro per quefto<br />
motïvo di aiTicurarfi la propria fuffiftenza ? L'idea<br />
délia perdira délia libertà non dee adunque fare fu<br />
la moltiiudine una fenfazione più viva di quello ,<br />
cite faccia , tome abbiamo veduto, il fa père di dovexe<br />
fempre condurre una vita faticofe , e ftentata > I<br />
giacchè intorno a quefto punro non altrimenti , che<br />
( I ) EubuluS m<br />
{ » ) Cq/hh AU. II. Scan. IV. v. 14.
•<br />
o( 24 y><br />
intorno al primo è dimoftrato, che non peggiora<br />
inoiro di condizione , anzi fi puo dire, che in qualche<br />
modo J'addolcifire, aiTicurandoil cosi il pane peL<br />
rimanenre de' iuoi giorni, e liberandofi da una cura,<br />
che forma va la principal di/grazia délia fua £brre ,<br />
e che era for'e (lato il folo flimolo, che l'aveva portaro<br />
al delitto •<br />
E' cgli pofllbile * che una pena ; la quale non<br />
fa , che una aifai tenue fenfàzione (u quelli, i quali<br />
la fofFrono, polla poi fare una si forre imprciîione<br />
full' animo di quelli, i quali la veggono • Ora , che<br />
taie veramente lia la (ènfâzione délia pena di fchiavitù,<br />
à una verità , che non fi prcdice % ma che fi<br />
expérimenta ogni giorno ne' paefi , dove fono , fi rrovano<br />
Ergafioli. Chi è in fatti in fimili paefi, il<br />
quale legga Ai la fronre de' condannati la triflezza,<br />
e la difperazione , che fi vuol loroattribuire ? A.llVfotcontro<br />
chi è, il quale non vi fcorgaru'ri i fentimenti<br />
a quelli oppofli ? L'illarirà , con cui ftràfcinano<br />
le carène, conducono il carro, ed eieguifcono le<br />
altre opère pubbliche , è ecceffiva : (pefTe voire giuttgono<br />
perfino ail' impudenza , coficchè G puo francamenre<br />
affèrire, che la Vtfta di fimili perfone è la<br />
maggior prova délia poca intenfione délia loro pena .<br />
1 Fautori délia medefima hanno un bel dire ,<br />
che tutti i mali s'ingrandifeono nella immaginazione<br />
, e che chi (offre trova délie rifbrfè, e délie coniùlazioni<br />
non conofciute, e non credure dagli (bec*<br />
tarori , che fbftiruifcono la propria (ènfibilirà ail'<br />
animo incallito dell' infelice. Eglino h inno un bel<br />
dire, che la pena di (chiavîtù (paventa più chf la<br />
vede, che chi la (offre, perché il primo conlldera<br />
tutta la fomma dei uiomenti jnfelici , e il fecondo<br />
è dalla
£ dalla "«Jnfelicità del momento prefènte diftrarto<br />
dalla futura : Io rifpondo , che le fcnfàzioni fannb<br />
una imprelTione più force, che il raziocinio fu gli<br />
uomini naturalmente imicacori , e fchiavi délie abitudini.<br />
Io rifpondo, che gli uomini fi attengono<br />
principalmenre aile apparenze, e ibprarutto gli uomini<br />
volgari , i quali appunto fbno quelli, che fi<br />
lafciano il più ttafporcare ai delittî, e dei quali<br />
perciô unicamente fi trarra in queflo luogo , Di eflî<br />
principalmenre fi veriiica ciè che diife Orazio in—<br />
générale degli uomini<br />
,, Ut ridentibus arrident, ica flentibus adfunt<br />
l9 Humani vulrus. ( i )<br />
e cosî conchiudero, che fc quefli vedranno, che<br />
l'uomo ridocto in ifchiavitù è ilare , e ridente, non<br />
û daranno mai a creiere , che la fua pena fia grave<br />
, e percio non fi iafcieranno molto dalla medefima<br />
atterrire.<br />
Alrri potrebbe obbietrarmi, che una taie ilarità<br />
proviene fbltanro dacchè i condannati non fono cractaci<br />
quali animali di fèrvigio , corne dovrebbero effère<br />
; ma io dubito forte , che febbenc queflo û faceiTc,<br />
le cofè pofcia fi cambiafTero. E* molco probable<br />
, che a forza. di elperi ment are un- tal rigore ,<br />
veniflero a contrarre una rigidité di fibre , e una abitudine<br />
a foffrire , che fi cambiaiTe in una ipecie<br />
d'impaiTibilità, corne era fucceduto agli Schiavi Romani<br />
( z ) , de' quali fi dice , che erano indurit i<br />
( i ) De Art, poetie.'v. loi.<br />
( » ) Fra le moite teflimonianze di quello mi bafti re~<br />
€0T9 il feguente Juagg 4$, Plauto Jn Per£ ^â. Scsn. ^
contro H &afo dells* peaa. Se un fimile rigore & û$<br />
eili emo , ïàrebbe del rutco impraçiçabil© Y giaçchè I<br />
non potcndp a menp d'indebolire notabilmentc !f<br />
iprze de 1 çotidantiati, e per confeguenza di rcftderglj<br />
inetfi a Apfieneçe le fatîehe, gii JErgafloii fi çqnver-?<br />
tirebbero in Ôipedali, e cosi refieçebbe defraudato<br />
il une délia loro iftituzione , che è , che quelli ^|<br />
i quaji yi fijnp detenutî, fia no di un continuo efempio<br />
alla nazione . Aggiungafi, che quefta eftrcma -<br />
cerbazione ûrebbe una inu nanita più grande deIJ4<br />
riiorre. Che diviene in f itti in quefto cafo queftq<br />
bel - iènrimento di umanità, di cui fanno tan ta ppmpa<br />
i noftrî oppofitorî ? Sembra che eïfi non proteggano<br />
gli ïcçlçrati contro una morte p.rontà, che per §<br />
il barbaro piacere di farii morire tutti i giorni 9<br />
e pero dice mplto oene un célèbre Scrirtore , che<br />
egli è rao'to afHirto per effî, che a fprza di meçîira^<br />
zioni Ce-no pervenuti a quel la fublimc crudeltà di Tit<br />
bcrio , che non face va morire i fuoi ncmici , che<br />
in, cui è intr Nt fiH me credat fupplicem fore % va illi ! Mibi jam<br />
I nibil novi offetri (otefî , quin fim périt us •. «.
•quando aVca efiufto rutti i mefezi, onde Yormentarlu<br />
Pet grande , che fia la diligenza ! con cuïl CQiidannati<br />
vengono euftoditi negli Ergaftoli, è inipo(&*<br />
bile, che alcuni di efll non fuggano. L'induftria<br />
dell'uomo è impercettibile, ma (lime quando è bons<br />
centrata a un (blo oggetto : ora alla fuga certamente<br />
(bno rivolre tutre le mire de' condaïinati ,<br />
e in fafcti refjperfenza d dimoftra, che qtialche volta.<br />
iï efïèttuano. CM non vede pcrranro, quai mente un<br />
éî fatto c(èmpib deve dîminuire di molco aglî occhi<br />
dello (celerato, difpofto a commetrere un delitto,<br />
Jfcimpreiîlone deila pena
• o( 28 )o I<br />
e ove queiU non G ayefTe 1 -mi'grado le più e\rw<br />
dentî prove del reato, iî conduiniva fbltanto alteu,<br />
g-alera perpétua . Se dunque foJTc vero, corne fi prétende<br />
, che que/la pena avefè una maggior efficacia<br />
délia morte , è chiaro, che nei paefi, dei quali noi<br />
parliamo, niuno di cjuelli , i quali fofTero nati conyinti<br />
di un énorme deliro , e cosî fi foflero rrovatî<br />
£ra la morte, e la perpétua fchiavitù, avrebbe dovuto<br />
efiMre un ib'o irtanre a cotifcllkre il proprio reato I<br />
Ora l'efperienza ci dimoltci il contrario* Ella ci fa<br />
vedere , quahnente non lblo perfifievano pertinaci ,<br />
nel non volere confcfTire il delitto, ma di più G<br />
ailbggettavano alla tortura, e facevano tutti gli sforzi<br />
, onde fuperarla . I<br />
Se la fchiavitù perpétua , vaïe a dire , una vit*<br />
afpra , flentata , ed infelice , foflè agli occhi degli<br />
uomini un maie t maggiore délia morte , corne ii<br />
prétende : i Tiranni invece di tencre fèmpre alzata<br />
Qtiando uno è\ convint0, tl delitto è certo , 9 Je il delitto<br />
è certo, è inutile la confejjione • lo aggtungo 9 cbe ella non<br />
ê una prova tanto certa del reato , corne fembra, 0 corne<br />
gêneralimente fi fuppone • E in fatti le noflre leggi favia*<br />
mente non vogliono , cbe fi condanni ahuno in virtù délia<br />
Jbla propria confejjione , febbéne del tutto Jpontanea » ,, Divut<br />
,, Severus refcripfit confejjione s reorum fro exploratis facino-<br />
9,rtbus haberi non oportere fi nul la probatio religionem co-<br />
» gnofeentis infiruat.,, Li. ff. de qusft. ,,«$/ qui s ultro do ma-<br />
,> leficio fateatur, non femper eifides babenda efl , nonnumquam<br />
„enim aut me tu , aut aliqua alia de caufa info confitentur . ,,<br />
Ibid. E cbi voleffe iftruirfipienamente intorno a tal materia ,<br />
legga UCb. Sig. Fifeale Rifi. Animad. ad Cri m in. Jurifprud.<br />
pertinent, de Probat. ad capital, judicia neceiTariis. g
0( 29 )0<br />
la ipada ftermînatrice , avrebbero moltiplîcato alï*<br />
infiniro gli Ergaftoli, e avrebbero efaufto i loro ingeg<br />
ni nel renderli tormentotï, giacchè i Tiranni<br />
fèno i migliori rmeftri di quello , che pub eccitare<br />
il ri more , elFendo a quefto fcopo un ica mente<br />
rîvolti i loro ftudj . In fatti eiîî non mancarono di<br />
décréta re in vece de lia morte una vita mifèra ,
- à( jo )o<br />
Mto tn» termina punro i fuoi malif m* H cornit*<br />
cia Io rffpondo in pr.mo Juogo, chc il numéro di<br />
•piefti nb nea è tanto grande corne fi fupponVehe<br />
an« e p«c.okffimo. In ftcondo luogo iô^co che<br />
in nucflo p.ce.ol numéro generalmente non f, troS!<br />
*o gl, fceleran dai-quali le noftré focietà'fono £T<br />
vedc fi à*L?n<br />
Per ««fis»"», corne ognuno<br />
1^- J°?, bbono aTC « unicamènte di mira trat-<br />
«ndofi jdell'impreffione délie pêne. E pdmlé"*<br />
fanSmo %U * rda r **»«««• «a vilb mnauiJo pe*<br />
S? ftnT ' t aff3t . t0 . fb ? r di dubbî ° ' « ftnatifmo<br />
? d ml n î'' he ofiS/ C Prende dai Filofofi, è un tïï<br />
S, Sa R',Î C - rVe,l ° V* un furore > • Wlc ab "
o( g1 ><br />
do la rîguarderà congiunta ail* îgnomînia , cornet<br />
quel la /f!ééMa quale noi trattiamo • Potrebbe* reftar<br />
qualchc dubbio», fe gli fcelerati ,• almeno i più- intraprendenti<br />
, ed enormi , quali per .efçrnpio fonp<br />
gli atTafHnî-, foQTerO' ne! .cafb dei difperati , e che<br />
perciè a quefti tâli la Petta drMorre non fofïe pim*<br />
w un freno : ma Je fiiiflecte, quatinente d'ordina*.<br />
rîo .eg'Ii^o ccrcano di commettere i loro migfairi nell 1<br />
of&urità, e iiël filcnzo , e fè lo fanne aperraniento.,<br />
corne per qfèmpio fii lo ftrade , prendono mité le<br />
mifure per farlo con vamaggio, fi vedrà, che la<br />
loro -OÎ&imtone non fi eflcnde punto fin© al. iègno<br />
de! cJifperato, corne a prima vifta lo Jèmbrava : e fe<br />
mai vi anivafle, è £a\ib , eh» una.tal rlibluaione poteflè<br />
poi elTere rcpre/Ia dalîa vifta del Isa fthi avifù per*petua<br />
, corne fi fuppon,e y ghechè lo fte$b- princïpâo ,<br />
che fpinge il difperato a voler fort ire di mi Péri a , o a<br />
ceffare di viyere , lo •porterebbe a darfi ïa morre d x<br />
fe fte(fo per non fbrYrire gli ftenti délia fchiavitù,. i*|<br />
Se fi tratcaire di formarc una nuova focietà,<br />
forfè il fiftema , che io combatto potrebbe a ver luogo<br />
, poichè in rai cafb un Législature provvedaro di<br />
iumi fuperiori, potrebbe modellare l'immaginazione<br />
de' nuovi Citradini a fuo piacimento , ed ordinare<br />
una lerie di pêne , la quale progredendorparâlella*<br />
mente a quélla dei delirti, potrebbe giugnere ad<br />
afïbeciare -ai più gravi di quefti un timoré equiva»<br />
lente a quello délia morte . Alcuni in fat ri l'hanno<br />
detto (x), ma anche quefti poi accordano , che<br />
(i) / dotti Auteti délie Efferfteridi letterarie di<br />
Rotna nel eopiofo eflratto , che fi fono âegnatt à are ai que*<br />
fia mia Differtazione ij« Décembre *77t7* «» L-
- «( fJ )o<br />
a mifura > -chc il nuove corpo politico andafïê cre* I<br />
icendo, c diventando aduito, indAolendofi a poco<br />
a poco Je prime artificiali impreflion* délia immaginazione,<br />
e rendendofî , incapaci di produrre lo<br />
SefTo efFetto délie cofè "fènfibili , e che naturalmente<br />
agiicono con forza fu la fantasia dell' uomo, ceiFerebbe<br />
di eflTere capace di una tal Legislazione ; mol»<br />
to più poi convengono , che non poûTa alligqare in<br />
una fbcietà già formata > e in cui iîaii già da molto<br />
tempo habilita la Pena di Morte, e pero méritamente<br />
conchiudono , che non vi é cafo reale , in cui<br />
{i poffa veriticarc l'aboiizione di una taie pena . il<br />
defiderio di que fia aboi izione è da metterfi con quello<br />
di abolire la guerra , e coftituire un tribunale , che<br />
décida inappellabilmente le caufe de 1 Sovrani , e cogli<br />
altri molti piani immaginarj, che gli fpecolatocf<br />
fabbricano nei loro gabinetti , e che poiTono dilettare<br />
in teorica, ma dei cjuali non bifbgna lufingacû<br />
di vederne giammai Pefècuzione. L'inconveniente il<br />
più famigliare délie fpecolazioni di quelli, i quali<br />
hanno icritto fbpra il governo, e le leggi, incominciandojida<br />
Platone, fino ail' Autore del Conrratto<br />
Sociale, che corne abbiamo moftrato da principio >j<br />
è ftato il primo a fbflenere in queflo fècolo, che<br />
non fi deve dare la Pena di Morte, iî è , che ordinariamenie<br />
non cpnvengono, che a uoinini livellati<br />
iu la loro immaginazione diverli affatto da quello f<br />
che ibno ( i ).<br />
( r YSfno Scrittore foflénendo incidentemente il noftro<br />
Jifiema contro quello 9 che impugniamo , fi è molto fondato<br />
fifra'Mi gra* dijpendio, ebe frodurr$bbg alla focietà U^<br />
Se
o( J3 )o<br />
Se mi it opporrà, che malgrado lo ftabilimento<br />
délia. Pena di Morte, fi fentono fempre enormi deliiti,<br />
io rifpondero j che farebbero in maggior copia<br />
, ove non vi folle quefta pena , e quindi conchiudero,<br />
che la ncceflîtà délia medefima punto pec<br />
quefto non refta me no conrellata . E in vero s'egli<br />
è cerro, che attefb l'uni ver&l fermento délie pifïioni<br />
non û poifono prevenire tutti i delitti , e cosi s'ejçli<br />
è certo, che l'unico feopo, che îl più fàggio governo<br />
G puô proporre, è di fare in modo, che il numéro<br />
di quel 11, e fbprarurto dei più parnicioll , ed<br />
enormi fia mi note al poflibile , ognuno vede , che la<br />
Pena di Morte, la quale produce que (ta efïètto, fi deve<br />
E<br />
foftentamento degli ErgiftoH ; ma una tàl ragions è ajfatto<br />
infuffiflents » giacchè quefto difpendio non è un inconvénients<br />
inevitabile . Quando in ogni paefe non vi fojfe tanta copia<br />
di pubbLci lavori , che bafiajje pet Cintero numéro de* conr<br />
dannati, vi fi potrebbero riteners foltanto quelle « i quali<br />
fojfero necejfarj per quefii pubblici lavori, s il rimanentê<br />
fi potrebbe mandate in altre Provincie âello Stato, ove po m<br />
tejfe abbijbgnare > e cosi glt Ergajioli non farebbero punto*<br />
a carico delf Erario • Dico di tenere in ciafeun paefe quel<br />
numéro di condannati y che potejfe ejfere necejfario pei la~<br />
.vori pubblici del medefimo , poiebè il mandarli via tutti ><br />
corne fi fente volgarmente dire tutto giorno » che fi do»<br />
vrebbe fars » farebbe un difordine , perché refksrebbe cosi<br />
il paefe tfornito di efempj . Che fe non vi fojfe il comodo<br />
di quefie Provincie » lo che potrebbe accadere , io rifpondo 9<br />
•jbe anche in quefto cafo s falfo , che gli Ergajioli divefféru<br />
ejfers a car ico dello Stato . Aller a que % condannati ,<br />
J quaji eccedejjero il numéro di quelle , che potejfsrq ab*
o( S4 >> /<br />
fcïguardare corne neceflaria . E che poi real inente , j<br />
t>vfe non vÊlbile queita pena, gli enormi delitti f C« me<br />
ho detto, fî moltiplicallero , mi pare, che da quanro<br />
ê ftato ac dotto per provare Vinefficacia délia maggior<br />
pena, che vi lia fuori de lia Morre , non fi poi la<br />
in alcun modo contraire. Egii è vero , che *lfono<br />
flire alcune Nazioni , che per qualche tempo hanno<br />
efiftito ïènza dare la Pena di Morte, per lo che ,6arrebbe,<br />
che non iolo non fi doveile temcre un si fatto<br />
inconVenïenre , ma eziaïidio , che l'opinjone contratci<br />
a folle approvata dall' e/perienza ; Jn fait! i fuoi<br />
fautori non mancano d'aiTerirlo* Efïi (î fondano fb*-<br />
.pra quelle Nazioni ,conlè fbpra up argomento, il qua*<br />
le a loro parère dovrebbc perfuadere anche i più zo-<br />
-bifognare aile accennate opère pubbliebe , fi potrebbero ira*<br />
pi égare in lavori fegreti , in fabbriche , in manifatture i9i
cîci » ma îo dico % che egli non favorifce la lor candi<br />
più di quello , che come abbiamo veduto, faccia U<br />
raziocinîo. E perche ognuno poiFa ad evidenzx comprenderlo<br />
, eFaminero partitaraente tutti gli efempj ,<br />
che fi adducono,<br />
Dell* Legge Porcia^ o fia delP efenzione J|<br />
dei Cittadini Romani dalla Pena<br />
di Morte»<br />
LA. Storia Romana ci dimoftra , che dopo la-<br />
Leggc Porcia niuno ira i Cittadini doveva<br />
temere la fcure del Littore , giacche mediante<br />
una tal Legge fu ftabiiito , che la vita non<br />
potelFe loro eflèr tolta, che per Fentenza di tutto il<br />
Popolo adunato nei comizj, dalla quale poi ognuno<br />
fi potca fbttrarre con un elîglio vol Ontario • Ora que»"<br />
flo è il primo eiempio, che ci fi oppone , e perché<br />
le ne vegga^a forza û fanno i più grandi elogi<br />
délia Rcpubblica Romana . Era ella foriè niai regolata<br />
? Si vede egli forfe maggior licurezza fra di<br />
noi ? Ma queue ibno declamazioni, che non. provino<br />
niente . La miggior parte degli uumini £-iudica<br />
de lia bjntà di un Governo ^ e dell' ortimo ftato<br />
di una nazione dal grado délia fua potenza , e dalla,<br />
fuperiorità f che ella ha iù le nazi oui , chc la circondano<br />
. il che è uii grinde errore • GP imperi<br />
4 più etïell, e i più po>Tenci al di Ëuoci fbno fbvcme<br />
i più infelici , e i più mal regolati nell'interno<br />
, giacchè quefti Stati eiFe>n do inceiFan tenante<br />
nti moto
ingrandimento non pofïbno guarl occuparû* Intôrno<br />
ail' inrerna félicita. Ora ciô fi è principalmenre ve-<br />
Tificato nellà RepubbHca Romana ,<br />
Se fi confidera qtiell' impero efterior mente, cioc<br />
nella rapidirà délie fue conquirte , e nella eftcnfione<br />
de* fuoi Dotninj , non fi puô négare, che eflb<br />
fia un" oggetto di ammirazione $ e di flupore , ma<br />
iè fi pénétra con occhio iilofbiico nel fuo inrerno,<br />
ceffà toflo ogni maravigiia, né fi puo a meno<br />
di non deplorare l'inavvertenza di ranti uom'ni grandi<br />
, che abbiano riguirdato un Popolo cosi mal governato<br />
corne un __modelIo in ogni génère nella condorta<br />
, e nel regolamentô degli Stati * e fi puo mol»<br />
to benc paragonarlo a que* vafïi, e fuperbi Spedali,<br />
che nel le granJi Città promettono al di fuori una Rcg-<br />
§ria, c che ail' incontro non contengono , che oggetri di<br />
compaflione , e idi raccapriccio . In fatti da qualunquc<br />
parte i\ volga nella Repubblica Romana, non fi trova,<br />
checonfufione , e diibrdine . Si vede un popolaccio in»<br />
•docile , imprudente , e temerario confondere inceftanrcmente<br />
la libertà colla licenza ; fi vede Ja tribunizia<br />
podeflà impugnare perpetuamente Timpero confolare ,<br />
e afifliggere la Repubblica con continue fedizioni ;<br />
fi veggono le Provincie abbandonare alla rapacità de'<br />
Prop recori, e de' Proconfbli, che le fàccheggiavano »<br />
c che le recavano più d mno di quello \ che le porefTero<br />
cagionare i più crudelî ne m ici \- G veggono<br />
lc'arti di pace, colle quali fi fbfliene l'umione interna<br />
de' Cittadini f trafeurare, c rifguardate corne<br />
occupazioni da fchiavo ; in fbmma fi vede uno Stato,<br />
che non ha avuto altro feopo, che di eflenderfi<br />
al di fuori, fenza cercare a renderfi felice nelP interno.<br />
Niun' aitro Popolo in fatti è fiato interna-<br />
\
37 )o<br />
•mente men ficuro (i), e ptù agitato di quefto.<br />
Ordonna délie < principxli cagioni di quefto difbrdîne<br />
è (tua fènza dubb che abbiamo<br />
accennaro , ne p* -teva cflère i a 1 trimenti : In fatti dacchè<br />
l'accufato poteva appellare dal giudiaio degli<br />
• • « a . - - • - - -<br />
I ( t ) II Sig. Hume parlando de cambiamenti ,, tbe il<br />
tempo ba introdotti nei governi,• dice cbe tutti fi feno mol»<br />
to perfezionati ai noftti giorni , e fer provarlo, fra gli «4*<br />
tri argomenti fi dijfonde a moftrare la poca ficurezza , cbe<br />
Vf avec nella Reptibbiica Roman a . Sic corne un tal luogo<br />
ferve mirabihnente a provare la mia optnione 9 bo giudicato<br />
a prcpofito di prefentarh al Le ggi tore ** ,, Saluftio ci av»<br />
Vi v verte 9 cbe f Armata di Catilina fi era notabilmente in*<br />
^fS> grojfata per Vafflaenza dei Ladri di flrada » cbe eferci-<br />
» tavano h lor rapine net contorni di Roma • Ora fe fi<br />
yy adunajfero oggi giorno tutte. le perfone dédite a taie pro -<br />
>> fejjione, che fono fparfe nelV Europa » io non credo 9 cbe<br />
>> fi pervenijfe a famé un Reggimento • NelV arringa di Ciy»<br />
cerone a favare di Milone » fra gli argomenti , dei quali<br />
» fi ferve per provare -, cbe Mtlotie non ba funto aff&y*<br />
,» finato Clodio , io trovo quefto : Se Milone 9 die* egli 9<br />
>9 avejfe méditato un fimile ajfaffinio , »o» avrebbe a/fali-<br />
9, to Clodio in pieno giorno g * A tut* M grande diftanzà<br />
„
ordinarj Magirtrati a quello dcl Popolo , dacchè poreva<br />
.prévenir*'» il giudizio di clïî) Popolm con un—<br />
ro/onrjriô efiglio, ognuno vede , che vi doveva e&<br />
fere un libero campo allô sfogo délie paflluni , ed ai<br />
dtfmtW-<br />
I La Legge Porcia non era altro , che una con*<br />
ferma , ed una più grande eftenfione della Légge^,<br />
pubblicara dal Con/blo Valerio PubbHcola il primo<br />
anno dopo refpuln"onei de'Tarauinj , e della pub»<br />
bJica Jibcrrà . Ora non molro uopo un célèbre Se*natore<br />
Ci lag-nd acremenre dt una tal Legge, artri*<br />
buendo a quefta i torbidi infbrti fra il Scnaro, ed<br />
il Popolo rapporro alla célèbre abolizione dei debiti *. j<br />
„ Non è punco lé miferia „ di£f cgi In una raie<br />
occaiione nel Senato „ma la licenza , chc cagiona<br />
„ rurti i• nialî, che veggiamo . 11 popolaccio c in*<br />
„ ib I en te ,* perché è oziofb * Ora la lbrgente di tutti<br />
,, quefri difordini Aon è àltro , che l'appello ; lac*<br />
„ chè Pâeçûiàto pua «ppeHare re fu adottt&o, fc tofto ccftô ognî<br />
mmulto, tttjrae egli avea prederT© .<br />
1 Se i Cfftaidftai Jfcomatti i)on il mette va no a nior-<br />
( i ) Tit. Liv. Decàd. Ii tib. ÏL
ire non fu per principio di dolcewa , e di orna ni ta,<br />
come fi vuole da quel lit cac impugnano qucfta pena »<br />
ma tnicamente per un privilegio mal* inrefo délia—<br />
Joro liberrà.-E in fairi tut te le leggi intorno alla provocazione<br />
, vale a dire, intorno ail* abolizione délia<br />
Pena di Morre, furono propofle da uomîni popolari,<br />
e che nella pnbbMcaïione délie medeilme non ebbero<br />
altra mira, cbe di fare la loto corre alla Plèbe* Queflo<br />
confia cbiaramente del Confblo Valerio Publicola ,<br />
che «orne abbiamo derro, è ffcito l'Aurore délia pri^<br />
ma di quelle leggi. EflTendo egli caduro in fbfpetto<br />
del Popolo di afpirare alla dignitro Reale , peraUoi><br />
ta lia ce; îquèfli fbfpetti, c queflo ombre , DÎrreâi démo»<br />
lire la cafa , ch* egli avea fu la parte pin eminenre<br />
del Monte Aventino , propofe parecchic leggi tenderui<br />
ad aumentare il potere, e la libertà del Popolo, e fra<br />
le alrre quefla délia provocazione. Le netTe mire di<br />
far la cône al Popolo ebbero fenza dubbio gli A ut or i<br />
délia Legge Porcia , e délie Leggi Sempronie s Leggi<br />
dirette a confermare la Legge Valeria -, giacchè furono<br />
tutte propofle da Tribuni del la Plcbe, e chiunque<br />
ha la menoma tintura délia Sroria Romana fa,<br />
che i Tribuni non fludiavano, che di cattivarfi il<br />
popolaccio, qualunque poi fi folle il mezzo .<br />
L'efenzione de* Citradini Romani dalla Pena di<br />
Morre da principio non fu eïlremamente perniciofa ,<br />
perche ii Popo/o Romano da principio aveva molca—<br />
probirà , e come avverte molto bene 1*Aurore dcllo<br />
fpiriro délie leggi (i), quando un Popolo ha della-.-probità,<br />
non vi vogliono moire pêne , e molto gravi ;<br />
( I ) Lfcr.* ri. Cbap. XL
p( 40 )o<br />
ma allora bensî lo divenne p quando quefta probkà<br />
£a alrerara dal dfto, c dal luftb:, cbe introduire!»<br />
a Roma le lunghe profper.tà , e le conquifte, e che<br />
per confèguenza l'avidità , Pambizione , il pia fone<br />
egoiimo fuecedettero al difinrereflfe, ail 1 amor délia Patria<br />
1 alla virtù . £ in farti dopo queft' epoca fatale<br />
fi fu coftretro di fbfpendere moite voire la Leggc Valeria<br />
j e la Lcgge Porcia, per efernpîo nel cafb di<br />
Gracco, di Cajo, di Siturnino , e iinalmenre rapporto<br />
ai Rei délia Congîura Carilinaria . Senza il fupplicio<br />
di queiti fèdizioù Cirtadini la Repubblica fuor<br />
di dubbio iàrebbe perica , ma perché fi confèrvauTe^»<br />
un tal rigore, non fu in alcun modo fufficience • Era<br />
neceflfano, che fi eflendeife eziandio ad alrri delirti ,<br />
e cosî arreftare la corruzione nclia fua origine, e impedtrc<br />
che non fi gîugnetfe al rerribiie ecceilb di al»<br />
zare lo Stendardu délia Ribellione contro lo Scato ;<br />
giaccbè quando un Cittadino è arriv.no a quefro<br />
ecceilb mo^te volte è troppo forre, penché poilactXer<br />
meiïb a morte. £ in fatri Ce quefto rigore fu praticable<br />
verfo gli accennati ièdizioii, non lo fu poi ia<br />
ver un modo verfb Ceïàre,e verib i Triumvir i, coficchè<br />
in âne fu diftrurra la Repubblica .<br />
L'efènzione dei Cir ta di ni Romani dajla Pena di<br />
Morte lungi adunque di favorire il (lit. ma contrario<br />
interamente lo diftrugge , giacchè è provato , che«*<br />
una taie efènzione è ftata al loramo perniciofe , e cosi<br />
a quelli, i quakclo fortengono , quadrano molto bene<br />
\j. fèguent* Verfi di Euripide.<br />
„ Qua: nunc a quibufdam benignitas nominatur<br />
il », Viram omnem remiiit ad imprubitatem .<br />
Egli *è tanto prù évidente, che J'oppoïto eiempio aiftrugge<br />
affatto il fiflema contrario h/km vece di approvarlo,^<br />
%
#©(4V)o<br />
varlof'che'i Cittadini Romani fi trovavano in circo>flanze<br />
dcl tutto diverie dalle noftre . Il diritto di cittadinanza<br />
appo loro era un aggregato de? più anapi<br />
privilegi t era per cosi dire il diritto délia Sovranità<br />
univerfale v Ora pare , chc l'interdetto del fuoco,<br />
c dell* acqua , mcdiante il quale fi venivano a perdere<br />
tanti privilegi, e per cui û pafTava dali* efTer<br />
tutto ail* efTere n i en te , : poichè realmcnte fipuô dire,<br />
che non foiTe niente nel Mondo chi non era Cirtadîn<br />
Homano , pare io dia>'£'dhe un taie interdetto dovefTe<br />
efTere un morivo abbaftanza reprimenre . Se<br />
dunque non lo fu, fc la mancanza délia Fena di<br />
Morre fu cotanto perniciofà alla Repubblica , è chiaro,<br />
che 10 fàrebbe afTai più ai noftri Stati-', poichè<br />
è chiaro, che noi ci troviamo in cîrcoftanze afFarto<br />
diverfè. E in fatti ai tempi di Cefàre, allorchè perdutafi<br />
la libertà, c glî ampi privilegi, che a quella<br />
erano annefli, l'interdetto del fuoco, e dell; acqua—<br />
venne ad efTere diniuna, o poca forza fbpra l'animo<br />
de' Cittadini, e quefti fi trovavano in circoflanze<br />
a un di preflTo fimili aile noftre , la Legge Porcia<br />
andô in difulb, corne lo ha moftrato l'erudito Sigonio<br />
. Quefta Legge non fu poûtivamente abrogatà",<br />
giacchè fi voleva: confervare l'apparenza délia liber-<br />
•rà , ma fè ne elufè la forza per me2Zo délia fèrvïcù<br />
déliât pena ( i ), forte di finzione di diritto . Allorchè<br />
i F > t" !*£<br />
( i ) Si quis fuerit capite damnatus * vel ad beftias ><br />
vel ad g i ad iu m .,. vel aiiam fanam , qua vitam adimit,<br />
tefiamentum ejus irritum ifiet, non tune cum confumptus eft,<br />
fed cum fententiam -pajfus 'A/h : nam firvus pœnee effîcftur .<br />
lia Paul lus in L. 6. ff. de injufr, rupevitrit. faft» cefta-
o( 4* )o<br />
un Cirtad ino Romano avea commefTo un delîcro énorme<br />
, non fï confiderava più corne Gittadino , ma fi riguardava<br />
corne fchiavo t e corne ule fî faceva morire .<br />
Se la Legge Potcia fu coranto perniciofa, e/ènfuando<br />
dalla Pena di Morte . i Cittadini * Jo fàrefcbe<br />
fia ta an cor più fè fi foiFe eflefa agli flranieri •*-> ed<br />
agit fchiavi. Ma niuna di quefte due clafîî di peribne<br />
ccframente godeva di Un fimile privilcgio » 1<br />
Romani lbpratuno ufavano di quefla pena conrro<br />
g\i Sctûavi , giacchè fîccome fimili perfbne erano<br />
indufite agli fienti , ed aile entiche , 9 d'altra parte<br />
non avevano niente da perdere, fî Vidde « che la<br />
morte era un freno iiecetfario, onde contenergli<br />
in dovere. Ora è chiaro , che f no/èri fcellerati<br />
corrifpondono pienamente agli Schiavi de* Romani •<br />
|*io •<br />
-•*r -, $. VI.<br />
DelP Abolizione délia Pena di Morte nella Ruffîa<br />
fotto U Regno de II* Imperadrice<br />
Elifabétta. : -<br />
L'Âttro efêmpio, fu di cui fi diffondono molro<br />
i fautori del fiftema contrario è que Ho de 11*<br />
J^Imperadrice Elifabetra di Mofcovia * la quale<br />
fàlendo al Trono, giurb di non metterc a morte<br />
alcun colpevole, e mantennc il giuramento in tutti<br />
ment. Df quefla fervitù délia Pena parlano an cor a le /e*<br />
guinti-teggli Ii. $. , L. ï%., L. 19. ff. de pdrnis . L. uJr.<br />
& de adoprionib., Lmlt. CÎ# de émancipât. liberor. ><br />
L. ult. C. de donati *
J&Wtïï S 0( 4? ^ HH9<br />
'4 *€nt' ârttû del fuo Regno , ma «oft è âlffidlè Si<br />
rifpondere anche & quefta efèmpio .<br />
E* nôto » chftmque 1* Mtfoluzione , che feêé<br />
falfee Çvk il Trono quefta Pfineipetfa . Leftrata dal<br />
ritiro, In Ctii era rfnchiufà, '« méfia dai Congitt*<br />
mi alla teila di due Reggimcmi di guàrdie da<br />
*ffi< guadagnati , per prodamarla come legittima^<br />
-erede di Piôtro 1. fuo geftitorc, avea in quel momento<br />
J'animo pieno di trepidazione . Ella cemea<br />
di bagnare il Sogfio Paterno col proprio fàngue.<br />
Pece adunque voto fra fe défia, che fe poteva iàlirvi<br />
fènza effufione di fàngue, non ne avrebbe fatto<br />
fpargere di chicchefiia I Se adunque quefta Principeffa<br />
aboli la Pena di Morte, non fu ne per unprincipio<br />
di umanità, ne per una ferma perfuaîione<br />
j che quefta Pena folle una inutile crudeltà »<br />
ma unicamenre per motivo di particolare interefte •<br />
I Egli è vero, che qui non fi tràtta del motivo »<br />
che pofta a ver dato luogo a una 1 raie aboli zione',<br />
ma fibbene dell' efito délia medefima , e fe fi conïiiltano<br />
i noftri oppofitori , quefto deVe eflete datO<br />
favorêvole ** Efti dicono , che tirt tal voto fb malt*<br />
tenuto in rurti i vent* anni del Regno di Elifibetra ,<br />
ïènzacchè rifulrafte alcun pregiudizio nell* amminiftraaione<br />
.-Ma hanno eglino viiirati gli Archivi cri*<br />
minali di quel vaftiftimo Impero, coficchè debbano<br />
cfTere credud fulla ïor parola ? Hanno eglino veduto<br />
realmcnte fe i delîrti non fi era no punto molti-<br />
^iSafi dopo l'abrogazioiré éi o^da^^wna £ lo da*<br />
ko forte, che la RuiFia^noit aBWa ^rffentiro del<br />
pregtndizio da quefta abrdgaziorie def-fiipplici, e per<br />
prova ne adduco le terribili follevazioni, dalle qualî<br />
lu agitata durante il Regno deil' Imperadrke* EH*
iàbetta. Ora è molco probabile^fche ai varj motîvi,<br />
che pofTono. a ver refb coranco arditi i fuddiri ,<br />
vi Ci aggiugneilè eziandio la notizia delL* acccnnato<br />
giuramento. Egli è ragionevole da crederfi> che fe<br />
queila Principeira aveiïê me/Iî a morte i.rei délia<br />
prima congiu.ra | non farebbe fcoppiata la féconda •<br />
In fatti l'impcradrice Catterina, che ha ufato di<br />
quefto iodevole rigore verib il ribelle Pugatewfc,<br />
non ha avuço il difpiacerc di vedere fin qui altéra<br />
ta la pace interna de' moi Regni . I<br />
I Quando quefte conghietture foiTero mal fondate ,<br />
vale a dire , che l'abolizione de' fupplicj non fofltL*<br />
intervenuta per niente nell'&nimo de* fediziofi. Qyando<br />
fofle cerro , che i délitaiparticolari non fi foilèr©<br />
S<br />
unto per eila moltiplicati, e cosi folle certo, corne fi<br />
ice i che non rifuitaiTc dalla medciima alcun pregîudizio<br />
neli' amminiftrazione , non oftante il propoflo<br />
efèmpio, farebbe di niun pefb, ed è facile il moflrarlo.<br />
La Ruflla c un Impero eftremamente fpopolaro<br />
in paragone degli al tri Stati di Europa , la fua popolazione<br />
non eHèndo , che di ô-vjperfone per ogni<br />
Jega quadrata . Quefta eftrema lpopolazione deve fare<br />
si, che gli abitanri appena bafliiio alla milizia, ail'<br />
agricoltura , aile arti, alla navigazione, al commercio<br />
, e per confèguenza, che vi debbano elfere meno<br />
ozioll, e vagabondi, che nei noitri Srati • Se dunque<br />
ne!la Rufîla vi debbono etfère meno oziofi , che fra<br />
di noi i vi deve elïère altresi un minor numéro di<br />
delirri, giacchè quefli, corne avremo occafîone di<br />
moflrare più avanti, provengono in gran pane da<br />
una tal cagione, e cosj è chiaro, che l'efcmpio di<br />
una tal Nazione non è di alcuna fôraa, rapporto ai<br />
nuflri Stati.
§. VII. k<br />
Di alcunc altre Nazioni, le qualihanm abolit*<br />
la Pena di Morte.<br />
CfQnfutati i due principali efèmpi , che adducono<br />
i noflri oppofitoti per provare, che il lor<br />
J lifte m a è favoriro dalP efperienza , farà pitt<br />
facile il rifpondere ad alcuni altri, che non fanno,<br />
che aecennare •<br />
Il primo di qucfti efèmpi è quello di certî Popoli<br />
vicini al Caucafb, de' quali dice Scrabone, che avevano<br />
in coftume di non condannare a morte alcuno<br />
pcr reo, ch' egli foffa, ( i ) ma un s» fatto cfèmpio<br />
è de) tutto infufîlftente , e ognuno potrà tofto cornprenderlo,<br />
qualora riflctta , che quefti Popoli, corne<br />
fi ricava dai medefimo fiorico, erano barbari , e felvaggi.<br />
E in vero s 1 egli no erano tali, è chiaro, quai*<br />
mente appo loro vi dovea eflère minor copia di delitti<br />
, che tra noi , giacchè è incontraftabile , che- fe<br />
colT aumento délia coltura , e dei lumi fi accrefeono<br />
i mezzi di giovare, fi accrefeono eziandio quelli di<br />
nuoeere » e colle nuove cognizioni tiafcono nuovi<br />
mezzi di edère malvaggio ; per6 è chiaro> che il loro<br />
efèmpio non ha alcuna forza rapporto aile noftre«#<br />
Nazioni • Ove le paffioni dcgli uomint fbno più raffïnate,<br />
ove i delitri fbno più frequenti, è necefTario,<br />
che la barrîera délie pêne fia più forte. In fatti prcCibechè<br />
tutti i Popoli in tempo délia loro origine ,<br />
vale a dire, délia loro barbarie, non avevano l'ufo<br />
( i ) Lib. XL
6( 4«><br />
délia Pena di Morte f ma a àiifura , che fi andàroJ<br />
xio a.vvicinando alla coltura, l'addottarono , coficchô<br />
In fine û è vedura generalmente Habilita • ( r ) Se<br />
Pefèmpio di quefti FopoH folle valevolc a fare , che<br />
fi aboli (Te la Pena di Morte, altri potrebbe cziandio<br />
ibftenere, che fi debbono punirc in que/la guifà ruui<br />
i più piccioli delirti, giacchè lo fteilb Srrabone ci<br />
affleura, .che i PopoH a quefti limitron* aveano nia<br />
si crudele iftituzionc.<br />
Diodoro parlando di Sabacone Re d'Egitto, dice<br />
ch'egli cambiô la Pena di Morte in quel la délie opère<br />
pubbliche. ( % ) Ora ci û oppone anche un rai efèmpio,<br />
e quefto fembra realmente » che' abbia qualchc<br />
ïbrza , giacchè l'Egitto non era abitato da' Popoli<br />
barbari, corne erano quelli , dei quali ora abbiam<br />
parlato, e quel ch'ê più, la pena, che que(lo Principe<br />
ioftitui alla Morte, è appunto la fleila , corne<br />
ognuno vede propofta dagli avverfarj . Ma • ficcome<br />
t *<br />
• • •' !• !• Il l • — — — — — — • — . I i i l ri i • • il il • i • « —«,<br />
I ( ' ) Quefio ci confia fegnatamente delta Gréera ;<br />
\î I mftri Padri aveano flabilito ne 1 tempi antiebi , (dice<br />
Euripide Oreft. V. 511. ) „ cbe cbiunque avejfe lor date U<br />
„ mani nelP altrui fatigue y non fi prefentaffe più agit ocebi<br />
,,' di aJcnno nel paefe • ISefigUo era la pena , ebe a lui<br />
„ iimponeva, 9 non era permejjo di togliergli U vit a ,<br />
WM 1 * Coffre egW'Vavevay tc4ta al défunt0 » Vi ba luogo a cre é<br />
ri'dere, ( dide TucldJdedebeJi. PeloponnVlib. III. $.45. )<br />
[$£'f&* altre votte- i f&t gran âelitti j~ojfero> punrti cen pêne<br />
„ affai leggiete * Ma corne elleno facevano poca ' hnprejjh*<br />
» ne , fe ne aumentb col tempo il rigore} coficebè la morte<br />
» fit il fnppUcio il plu comme •<br />
( % ) Lib, L cap* 65.^ I
o(47P<br />
îgnorafi \ 6 l*cfito fia ftato vantaggiofb , o pur funeflo,<br />
fi deve conchiuderc $ che anche queft* efèmpîo<br />
è affatro infufliftente » Egli - è vero , che Diodoro fi<br />
difFonde nei più grandi elogi di quefta nuova iititufcionc,<br />
e dice, che cosi invece d'inutili pêne, rifulto<br />
un gran vantaggio aile Città, eflêndo ftati notabilmento<br />
riparari gli argini del Nilo. Ma non è que*<br />
flo , che ricercafi di faperc, affinchè fi pofTa dire ,<br />
Che una taie îfticuwone fia fia ta vantaggio fa : e Diodoro<br />
parlando in quefta guiia dà a divederc , che<br />
ignora va afFatto il fine délie pêne , ficcome pure ha<br />
inoftraco d'ignorarlo un Autor moderno > il qualo<br />
per impugnare quefia pena ha derro, che un uomâ<br />
appiccato Don è buono a nient e , e che ail* incontro<br />
il malfattore vïgorofb condannato a travagliare tutta<br />
la fua vita aile opère pubbliche , fèrve lo Srato col<br />
fuo fupplicio. Il fine primario délie pêne c , che<br />
per mezzo di effe gli uomini fi aftengano dai deîitti<br />
U Affinchè dunque fi potefTe alTerire , che riftituziohe<br />
di Sabacone non fia ftata perniciofà , bifôgnerebbe<br />
, che i delitti non fi folTero punto moltiplicaii<br />
durante il Regno di un tal Principe . Ora<br />
mtofno a cïô noi non fàppiamo niente . Ciù ehe<br />
iâppîamo G è) che Sabacone era un Principe fuperftiziofb,<br />
t ibpratutto oltrcrnodo dedito ai lbgni :<br />
cosi j(c & parti dall fc Eciopia L e tenue ad invadere<br />
PEgitto 9 e fè dopo abbàndonb il Regno» fu unicajnenre<br />
in, ïèguito di alcuni fbgni, ch' egli fece, e-»<br />
pero è molto probabile , che anche quefta abrogazione<br />
dei ïupplicj riconofca unicamcnte una ai ridicola cagione.<br />
Del rcfto, fè giufla il precitato Diodoro, fi fbno notabilmente<br />
riparati dopo queflo fiftema gli argini del<br />
Nilo, fcmbra piuttofto doverû dedurne, che fiafi nota-
o( 48 )o<br />
bilmente accfefcîuto il numéro de' malfattori ..<br />
Ritnanc refèmpio dell'Imperadore^lfàcco l'An»<br />
gelo, il quale fece voto di nott mettere a morte<br />
alcuno, ièbbene foûTe il più accerrimo ncmico del<br />
génère umano, e dello Stato. Un fimile efempio<br />
c riferito dallo Storico Niceta, nella vita , che ei<br />
fa di quefto Principe ; ( 1 ) ma bifbgna certamente<br />
, che gli Autori 1 i quali lo adducono, non abbiano<br />
confultato quefto Scrittore, poichè iè lo ave£<br />
ièro fatto, avrebbono veduto, qualmenre quefto Principe<br />
agi in una maniera affarto diverfa dil difcorfb<br />
ch* egli tenne , c mancù poco , che nelle cru del ta<br />
non imîtafTe il fuo antecelïbre Andronico, fprezzato<br />
quel folcnne detto, che è meglio non fore uiu<br />
voto, che non mantenerlo, e cosi fi fàrebbero ri A<br />
parmiati la pena di cttare un efempio, il quale non<br />
è in alcun modo a propofito. In fatti egli no non<br />
dicono punto, dove aobiano prefb taie efempio g<br />
E' molto probabile , che l'abbiano ricavaro dalT Autore<br />
dello Spirito délie Leggi , poichè anch'çgli Jo<br />
riporta , fenza citare dove l'abbia preib. Quefto. célèbre<br />
Scrittore per altro û feive del mcdefimo per<br />
provare tutt'altra cofà , che quella, in conferma di<br />
cui Padducono i noftrî oppoiîtori : ç giacchè egli non<br />
Jo riferifce, che per mertcre fempre più la chiaro<br />
la diftinaionc, ch» egli fa délia clemenza dalla de*<br />
bolezza , che conduce il Principe ai difprezzo, e quel<br />
ch'
o( 49 )°<br />
„ Ce la rifbluzionc di non verfàre giammai il fàrt-<br />
„ gue deWuoi Sudditi. Anàftjfio non puniva punro<br />
,„ i deliiti. Ifacco. i'Angelo giurô, che durante il<br />
„ fuo Regno non avrebbe fetto morire alcuno .<br />
['il Gl'-Iniperadari Greci avevano obbliaco , che non<br />
„ cra punto in va no , che porta va no la fpada . ( x )<br />
Da quanro abbiamo detto iniino ad ora intorno<br />
al picciol numéro deile Nazioni, che non hanno<br />
daro la Pena di Morte, rifulta chiaramenre, che<br />
l'eipcrienza non favorilce il fiftema co urario più<br />
di quello, che lo faccia il raziocinio , e cosî refti<br />
inreramcnte dimoitrato, chc una tal Pena non fi<br />
deve in alcun modo cancellare dalla Criminal Legislazione<br />
: contuttocio per dare maggionnente a<br />
conoicere quefta verità, egli è bene, che fi difcutano<br />
alcune altre obbieziotii. E primieramente cfaminiamo<br />
una terribile contraddizione , che ci fi opponc<br />
.<br />
§. VIII. £$<br />
Prête fa Contraddizione délia Pena di Morte m<br />
S'Egli è importante, che gli uomini veggano<br />
Jpeilb il poterc délie Leggi, è ncceirarîo, che<br />
JLfi fiano ibvenre de' colpevoli puniti coll'u'timo<br />
iùppliçio, ma quefto fuppone la frequenza de* delitti.<br />
Dunque perché la Pena di Morte fia utile ,<br />
bifogna , che non faccia fil gli uomini tutta l'irn*<br />
preilione, che far dovrebbe ,* cioè , chc fia utile ,<br />
G<br />
( i ) Liv. Vh cbap. XXL
o( 50 h<br />
e non utile ncllo tteCTo tempo. Talc è la rerribile<br />
contraddizione • che ù rinfaccia al noflro liflcma ,<br />
tua io riiponda v die cUa è affatto chfaierica , o<br />
ognuno ne refterà picnamente convinto per poco,<br />
che û* richiami alla même quello , che da pxiucjpio<br />
abbiamo derto per pjware, che l'impreflione delU<br />
Pena di Morte non é punto palTaggera ; e veramence<br />
s'egli c cefro, che l'immagine di quefta Pena<br />
non /t cancella cosi facilmente dalla memoria y corne<br />
fi fuppone 4 è chiaro, che non vi ha bifogno,<br />
ch'çlla abbia ad elTere fréquente •* Perche quefta oc*<br />
renga II fuo effetto , baila, che un uomo di/poflo<br />
a commetrère un delitto, a coi fia deerctata , non<br />
û lufinghi facilmente di evitarla i In fatri «lia guerra<br />
• duve £t û per efperienza , che chimique contra<br />
vverrà alla fubordinazione, e aile altre ordinanze<br />
militari, irremifljbilmente ,- e fènza gradi formait*ta<br />
di proceflb wrà meflb a morte, quefta pena fa_<br />
tutta Timpreffione, come Io dimoftrano Je poche<br />
tra/greûloni i che vi û commettono. Che fè il peniîero<br />
di dqvere fenza remifïïone, e pro ma mente /ubîce<br />
una tal pena puo tanto fWr*aitîmo d'uomini<br />
avvezzi a bravare giornalmenre la morte nei combattimenti,<br />
cofa non potrà egli fopra ï timidi abfctatori<br />
délie Citcà> dove niuno certamente è cotanto<br />
famigltarizzato colla morte?* ( t ) Si faccia aduiîguè<br />
in modo, che i malfattori giammai, o almeno dif-<br />
< * ).»Tout homme craint la douleur , & h mort»<br />
„ Le Soldat même obéit a cette crainte; Elle le difeim<br />
>, ftine-. Qgt ne redouterait rien ne fer oit rien contre<br />
>, /* volonté. Cefl en qualité de poltronnes, que les trou.
£c il mente B poflfano lufingare di fcampare dalîima<br />
ni del Carnerlce , il che fi atterra, fe fi uferanno<br />
tutti i mezaf, onde aflicurarfi de' rei (i),c uni<br />
voira , che fi abbiano Belle forze , fènza grandi ragioni<br />
non Ci rifparmi loro il meritato gaftigo ; e la<br />
pena, délia quale difeorriamo, farà tutta Pimpref^<br />
fione fbpra il loro animo , febbene non Gà si fréquente<br />
• Ma profèguiamo ad aicoltare i fautori del<br />
fiilcBia contrario •<br />
|f IX.<br />
Se l* Religione diminuifea Pimftreffêone<br />
délia Pena di Morte.<br />
PEr'indebolire fèmpre più, la forza di quefta<br />
Pena eglino ricorrono alla Religione, c fart»<br />
no, che cflTa û afFacci allô fpirito del rnal-<br />
G »<br />
n fe* font braves • Or dit a ce fujet Un gratt PriÈCt<br />
19 fi h bourreau peut tout fur tes armées , il peut tout<br />
t- fur les villes • n Helvet. de Pnom &c. noces de 1*<br />
VU. ïe&. n. 16.<br />
( i ) Per ottenere qwfto effetto in tutti gli Stati<br />
ben regotati % fi è introdotta lis prat ca di fare ma con*<br />
venztotse colle Nazioni limitrofe di renderfi fcambievolmente<br />
i rei . Sarebbe bene , che quefta c'onvenztone fi<br />
ejrendejje ezianiio a*li Stati lontatii'l fit fatti*i dehn~<br />
qttenti^ non fi trattengono gi'à in quefit Stati vicini , dove<br />
fanvo di non effere ficuri, ma fi port a no ne* îontani, £—•<br />
Whora mm ejfendolo nemmeno fn qûefti , niuno fuggirebbi<br />
la feia . Quefla eertezza di non potevfi fiPuafe in ve+<br />
run r angoJ* def Mondo , farebh un gran freriO aUe fajfîont*
o( $1 )o<br />
faftofc, c pcefèntandogli un facile penrimemo, e un*<br />
qua/1 certezza di ererna félicita, diminuifca molto<br />
l'orrore di quelfulrima trigedia. Ma io non (b,<br />
ic quefto fi. vérifient, ne credo, che abbiano tanto<br />
in mino onde prov irlo j giacchè non • c puffibile<br />
di fcandagiiare il cuore di uno firellerato , allorchè<br />
è difpofto a commet te re un delitto, e cosî in que»<br />
fia incertezza alrnL porrebbe con rurra ragione ri*<br />
rorcere l'argomcnro, e dire, che abolira la Pena<br />
di Morte, lo fcellerato, il quale fi vedrà di dovere<br />
perpetuamente condurre î fiioi giorni tra î ferri,<br />
penièrà , che cio gli aprirà un bel campo di fare<br />
una Junga penirenza , conlêguenremcme di acquiftarfi<br />
i'crerna félicita, e perô di verra fèmpre più<br />
in/ènfibiîe alia Pcna di Schiaviru . Ma ponghiamoi<br />
che quefia luilngi di fàlvamenro diminuifca realmenre<br />
agli occhi degli fcellerati diipofti a commet -<br />
tere i delitti l'imprelTione del fupplicio, che eglino<br />
fi afpertano : è cerro, che cio proviene da abufb<br />
delJa Religione, giacchè è cerro, che quefia inu<br />
vece di pre/èntare ad effi un facile pentimenco^<br />
preiènta Joro ail* incontro la finale impenirenza ^<br />
taie infatri è il terribile gafiigo, che la Religione<br />
minaccia a turti quelli , i quali difFeri/cono il ravvedimenro<br />
al fine délia vita , e i condannati alia<br />
morre d'ordinario fi ritrovano in quefto cafb. Si<br />
diftrugga adunque , dire io, quefto abufb délia Re-r<br />
Jigione, il che fi puo fare di leggieri, fè f'inda-»<br />
gheranno le cagioni , dalle quali pu6 nafcere(l e<br />
quindi fi roglicranno di mezzo, cosi fi faccia in<br />
modo , che nella mente degli fcellerati ftibentri un<br />
principïo di difïidenza , c una quafi dilperazione<br />
aella propria ialvezza alla lufinga di ottenerla f ,chf^<br />
i
4t>( fj )o<br />
in loro fi fuppone, a al Ion la Religionc accrefcc*<br />
rebbe di molto Pimpreflione di queftï Pena T«ànzichè<br />
diminuirla . lu fatti fe la Morte per fe fie (Ta<br />
è un oggitto a(Tai rerribile , lo diventa di gran kmga<br />
pîù, ove fi rîguarJi corne il paiFaggio ad una<br />
eterna infelicità •<br />
|<br />
$*x.<br />
I<br />
I<br />
J5? A* W/& de'fupplicj poffa indurire i cofiumî ,<br />
e rendere erudeli le Nazi on i.<br />
U<br />
;<br />
Hpï taie inconveniente è inevicablle, fè fi con»<br />
fultano i noflri oppofitori. Eglino ripetono<br />
inceflTa n terne n te 9 che la Pena di Morte non<br />
c utile per l'efempio di atrocità, che dà alla Naïîone.<br />
Ma dalle nflefïïoni, che infino ad ora abbiamo<br />
fatto, apparilce chiaramente , che anche in<br />
quefta parte eglino s'ingannano : e in vero s'egli<br />
c certo, che quefta Pena è un mes&o arto ad allontanare<br />
i Cittadini dagli attentati atroci» e langui*<br />
nari, corne potrà poi ifpirar loro l'atrocità ? Ciô ,<br />
che puô render crudele una Nazione non è la vifta<br />
momcntanea di alcuni malfattori, che poflTano efïcre<br />
mefli a morte in un anno.' £' la vida continua<br />
dei combattimcnti degli animali, e principalmente<br />
degli atleti ,• è la dtvifione délie opinion!, è il fu-<br />
I rore délie diicordie intefline . Ora niuno di quefti<br />
I abufi avventurofamente alligna nel noflro fècolo :<br />
aggiungo | che tutte le cofe atte a render dolci, ed<br />
umani i coftumi, la coltura délie letcere , il luflTo,<br />
îl Commercio, lo fpirito dî convèrfadone, il gultd<br />
degli fpettacoli fono fra di noi cotanto eftefe, che
malgrado fa viïla dei fupplicj, ben lung-i di averfi I<br />
a rem exe « che&ji coftumi s'indurifeano, ci &praiU<br />
ail'inconcro l'ccccilb a quefto oppofto.<br />
Se la Pena di Morte ripugni ai prineip)<br />
£
pT : IBff °( 55 )o ^g<br />
N^ioni il Potere Sovrano porta feco il dîrirto di<br />
panire di' morte alcuni colpevoli, fegue , ch'egli<br />
ha approvaro eziandio un fimilc diritro.<br />
Ne II provire il contrario mi « oppongano i<br />
due celebri efempi, va le a dire, il divieto , che<br />
fêce Criïlo a S. Pietro dî non fervirfi giammai in<br />
avvenire délia (pada , e la liberazione délia Donna<br />
adultéra , poichè la rifpofta % prontiffima . & Pietro<br />
non era Magiftmo: egli avea impugnato il fera»<br />
fènza alcun* ordine y di propria autorità , e per un<br />
selo mal* intefb, il che non ë permeiïb. E rapporto<br />
alla Donna adultéra , è da avvertirfi, ch* ella<br />
non era flata condannata dal Magiflrato iegittimo,<br />
ficcome efigeva la legge • Se lo foire flata, fenza_<br />
dubbio Crifto non le avrebbe rimefla la pena, ficcome<br />
non la rimiie al Ladro rivolto a penitenza ><br />
fcbbene gli rimettcflTe la colpa .<br />
I Se e proibito a un Giudice Crifliano di met*,<br />
rere a morte I colpevoli , perché quel H, i qaali<br />
ammifèro al Battefimo Sergio • Paolo Proprerore dell*<br />
Ifbla dî Ci pto , non lo efortarono ad • abbandonare<br />
il fuo impïego ? ( t ) Perché S. Paolo giuftiticandofi<br />
innanzi ai TribunaJe di Fcflo parlo in una guifà.<br />
a confermare tutto il Mondo*» che il diritto di<br />
morte non era punto meno permeflTo dopo la pub*<br />
blicazione délia nova alleanza di quello, che le<br />
fbilè avanti ? „ Se io ho danneggiaro altri „ difTe<br />
egli in raie occafione „ e fc ho comme (Ta cofà de*<br />
„ gna di morte, non ricufb di morire „±i ) AU<br />
( % ) un. xxrfitt, |
lorchè Codfhntrno ebbe abbracciata la Religione Crr»<br />
fliana , e incominçjaro a travagliare< al fuo iûgrattdimento,<br />
Pufo dell' ultimo fupplicio non fu puoto<br />
per ciô ab"lito;>; e quel che più monta al noflro<br />
ca/b, corne avverre molto bene Grozio, di tanti Vefcovi<br />
, che allora û rrovavano zelantiiïimi per la cauia.<br />
délia Rcligione, non ve n'ebbe alcuno, il quUc<br />
,efbrra(Te l'Imperadore a correggerfi intorno a que£to<br />
punto | ( i ) £gli è vcro, che i Vefcovi di que 1<br />
tera-<br />
1 ( I ) Fra tutti gli anticbi Dottori del Crifiianefimo<br />
fe fi i eccettuano Tertulliano , ed Origene * i quai, corn*<br />
è noto , fi compiacevano di proporre idée fia fublimi di<br />
quelle del comune de' Crifliani , non fi ne ritrova alcuno »<br />
il quale non abbia approvata la Pena di Morte • S. Gian<br />
Grifftomo ( in ferm. ad i?atr. iidel. ) dice , che è per<br />
reprimere i malvaggi > che fono fiati fiabilité i tribunal% ,<br />
le l e g&* > ' fufplicj i e tante altre varie- forti di- pêne.<br />
S- Agofimo- -nella Jettera 50. 0/ Conte Boni facto dice , c^c<br />
f / puntre g H omicidj. -, e i venefici > »o» » effufione di fan*<br />
gue § 10a minifierio délie leggi, e nella Città di Do iib. r*<br />
cap. 7. ^ oji ferive : „ iVb» occidesnec te y me aîterum ;<br />
,, quafdam vero exceptiones eadem ipfa divin a fecit autbo-<br />
99 rit«/ 9 «f 00» iiceat bominem occidi 9 fed bis exceptis ><br />
«9,9 JWM D««f occidi jubet 9 ^W 4*tffti /*£*, ^v* «4 perfi~<br />
9, naïf /N'A tempore exprejfa jujjîone , non atttem ipfe occi*<br />
%t'dit , quï\ mini fier ïum débet jubenti y ficut adminiculum<br />
99 gladius efl utenti. Et ideo nequaquam contra hoc, pra-<br />
9, ceptum jecerunt, £«oi dittum efi : . non ocçides, 0*1<br />
,9 Deo autbore bella gejferunt 9
• tf°( 57 M<br />
te m pi, corne anche i Monaci s'interponevino fo-<br />
? ente , perché non veniffèro etèguite le fente nze di<br />
morte , e alcuni fra quefti ultimi arrivarono fino<br />
a prendere dalle ma ni de' giuftizieri i rei, che venivano<br />
condotti al fupplicio -, ma per qucllo , che<br />
rifguarda le intercefïioni , è cerco, che non provenivano<br />
dacchè il fotfè periuafo, che la Fena di<br />
Morte era riprovata dal Vangclo, ma unîcamenttï<br />
dalla diffidenza , che fi avea del falvamento de*<br />
condcJiinati per difetto di congrua penitenza • E rapporto<br />
ail' accennata condotta de' Monaci » oltrecchc<br />
riconobbe la fteftà cagione, che ora abbiamo aflTegnato<br />
aile interceiîioni de 1 Vefcovi, ognuno vede *<br />
che queflo era | un zelo mai* intefb % e una carità<br />
^firoppo avvanzata ; e in fatti fu reprefTa da uni—<br />
provvida legge del pio Imperadore Teodofio. Cosï<br />
dcfimo Dottore nel lib. i. de liber.. Arbitr. cap. 4. fi<br />
efprime in que fit ter mini * » Si bomicidium efi bomineni—<br />
"y% occidere , poteft tamen oceidere aliquando fine peccato 9<br />
A nam & miles boflem , & ]udeX > vel Mini fier e jus no»<br />
,) centem > e manu fugit nen mtbi videntur pec.care cum bominem<br />
4 ocoidunt, „ Egli dicc a un di frtjfa la fieffa cofa ne lie '<br />
• lettere 54. a Macedonio , e 154. a Pubblicola , S. Ambre*<br />
gio interrogato da un certo Studio > il quai e dovea effere<br />
qualcbe Giudice , 0 Senatore Romane- , fe fojfe lecto condannare<br />
i rei Ma morte, ri/ponde cbe si « ( epift. 15»<br />
•O. 4- ) fondandofi fopra il tefto delV Appofiolo di.fopra<br />
•citato , quindi 4 9 cbe condanna alcstni Eretici, |. quali negavano<br />
la CommUne a que 1 Giudici , cbe aveano condan^<br />
*ato aUuno ait* morte • . » * . I<br />
\ \<br />
• /
- o( 58 ')P<br />
,refta evidenremenre dimoftraro, che il diritro «Il<br />
dare la Pena+di Morte non ha nicnte di oppofto<br />
alla volontà di Dio rivelaca nel Vangelo •<br />
I QUAH ftano i fentimenti del Pubblico<br />
fit la Pena di Morte •<br />
PEr rendere vieppiù odiofà quefta Pena i fuoi<br />
impugnatori fi appelIano alla conrrarietà , che<br />
ha ognuno alla medefïma ; ma che ha egli<br />
a fare l'opioione del Pubblico in una quiftîone di<br />
Giurifprudenza , e di Polit ica ? In va no pcr moftrare<br />
la forza di una tal contrariera dicono , che<br />
le vere, e le più urili leggi fbno quei patri, c<br />
quelle condizioni > che tutti vorrebbero ofïèrvare ,<br />
c proporre : io ri/pondo , che un si fatto principio<br />
c falnYfimo ; e in vero s" egli è certo, che la volontà<br />
particolarc 1 che ha ogni individuo délia fbcietà<br />
corne uomo, c più forte deila volonrà gèneraie<br />
, che egli ha corne cittadino , s'egli « certo t<br />
che l'interefïe particolare parla più imperio/àmente<br />
al cuore umano di quello , che lo faccia l'intere/Ic<br />
cornu ne , è chiaro , che non fàrebbe de 11' accorrezza<br />
di un Sovrano il voler confiiltare nelle iue deter*<br />
minazioni il giudizio del Pubblico . Bifognerebbç<br />
en* egli aboli (Te rutte le gravezzc , o almeno 1 che<br />
• non le imponeiTe che alfai tenui, e cosi molto<br />
al difbrto dei bifbgni dello Stato , gîacchè gêneraimente<br />
il Pubblico fi lagia délie medefitne per neçeiTarie<br />
, che fie no . Suprattutto que (la condotta diverrebbe<br />
inavveduta , trattandofi di pêne 3 in fatti
.negli . Stati democratici, dove quelle fbno, per cosî<br />
dire, il rifultato di ciô , che ognuno penfà, fôho<br />
foverchiamente mhi, vale a dire*, incapaci di fer~<br />
vire al loro fine , che è Petèmpio. Il Pubblico è<br />
âdunque un Giudice affatro incompétente nella caufk,<br />
che G agita, e cosi ancorchè egli fia contrario<br />
alla Pena di Morte, un Principe non Ci dee<br />
punto curare di ciô dopo qûanto fi è detto per mofirarne<br />
la neceflîrà . Ma egli è falfb, che il Pubblico<br />
abbia a una tal Pena que lia contrarietà, che<br />
in lui fuppongono i noftri oppofirori . Eglino la-,<br />
deducono dall' avvilimento , in cui fi trova il Carnefice<br />
: quali fiano i fentirnenti di ciafeuno fui la<br />
Pena di Morte ; û conofca , dicono effi, dagli atti<br />
d'indegnazione, e di difprezzo, coi quali ciafeuno<br />
guarda il Camehce , che è pure un innocente ef&cutore<br />
délia pubblica volontà ; quale ô dunque i'ori*<br />
gine di que fia contraddizione, effi profèguono, e_><br />
perché è indélébile negli uomini quefto fentimento<br />
ad onta délia ragione ? Perché gli uomini., finalmente<br />
effi conchiudono , hanno fèmpre croduro<br />
non elTere la propria vita in potere di alcuno, fuor*<br />
che délia neceffità. Ora io dico, che una'talc conicguenzi<br />
è affatto infuffiftente £Se il Pubblico fprezza<br />
il Carneûce, egli iprezza ancora gli aguzzini<br />
degli Çrgafioli . Or che direbbefl , fè alrrirda ur^<br />
fimile difprezzo deducefTe , che il Pubblico fofTe conJ<br />
trario alla Pena di Schiavitù ? Il Pubblico fdegna,<br />
e fprezza il Carneiice, perché o egli è ftato coflretto<br />
a divenirlo per evitare la morte , o altra pena ,<br />
che per i fuoi delitti fi era meritatOf,*e cosi è una<br />
perfbna in fè fie (Ta difprezzevole tf o che fè fbontaneamente<br />
ha 'abbracciato un tai' Jmpiego , ficcomo<br />
H 2 K'
era in Tua libertà di applicarfi ad âkro, avendo<br />
fccho qucfto, indica di a vête un animo féroce \<br />
e ûnguinario * nel quai Ca(Ô palftinenri è una ptt*<br />
ibna di/prezacvole . Se quefto offizîo yen!(le efercitato<br />
dai Soldari , tome appreilb i Romani, commente<br />
non Ûrcbbe in orrore âl Pubbjlcj-, corne non Io era<br />
preflb a quelU Nazione : e in fatjrî non ft vedfé,éhe<br />
alcuno difprczzi i Sôldati #che ven^ono comindati<br />
di atchibugiare il loro compagno di fèrvîgio . I<br />
Se ognuno ha alla Pena di Morte ta contra*<br />
rietà, che dai-fuoi impugnatori fi fùppone, corne<br />
conciliât la col frcmito, che û vede nella mol ci tu*<br />
dioe , quando riefce a^ûn qualche énorme fcellerato<br />
di Ibttrarfi aile ricerche délie Jeggi ? Se pcr<br />
ibftenere una rai contrariera thi fi fcplicherà, ché<br />
ki Pena di Morte è al maggior numéro un oggerto<br />
di compâdione , io rïfponderô , che quefti compaf»<br />
fione è un primo moro dalla natura , il quale céda<br />
tofto , che il dà luogo alla rifleffione , e fi richiamano<br />
alla mente i misfatti del reo, D'altra parte<br />
io d*ro p che quefta compaÛione non fèmpre fi rirrova<br />
. Allora fi trova , quando fi flrafcina alla motte<br />
uno i che fia reo di un delitto minore di quel Io,<br />
per cui ad al tri û fia r/fparmiaro un raie fupplicio.<br />
Allora fi rirrova , quando il reo è ftato lungo tempo<br />
nelle carceri , e Cosi è fvanita preflbechè interamente<br />
daiia mente degli fpettatori la rimembran*<br />
za dcl delitto . Ma quando il condannaro è reo di<br />
orribili attentat! , quando quefli fbno ancor frefchi<br />
. nella memoria d'ognuno per la prontezza del /upplicio,<br />
ben lungi, che h abbia verfb di lui la—<br />
mer.oma compalîîone, è anai un oggetto d'odîo ><br />
e di efecraaione univerAle •
I Inconvenienti délia troppo grande eflcnfione .<br />
«fc//* JVKJ? «fit Morte*<br />
'V. '<br />
DA quello L che è ftato detto infino ad ora<br />
poirà chiccbelTia riconofeere con quanto poca<br />
ragione ils flato impugnato l'ufo comune<br />
a turre le Nazioni di date la Pena di Morte , %*<br />
cosi mi lufingo, che ogriuno ikvk rimafto perfuafo,<br />
che non lï dee punto cancellare dalla Criminal<br />
Legislafc ; one . Menrre pero io ho follenuto queflau.<br />
pena , non ho avuro in alcun modo intenzione di<br />
difendere, e foftenere turre le Nazioni , fra le qiuli<br />
è ftabilita i giacchè in alçune porrebbe ellere troppo<br />
eftefa, il che làrebbe contrario alla giuftizia , non.<br />
baftando giSt per rendere giurta quôfta peoa , ^he<br />
clTa, corne vogliono aîcuni , Ha comminata , e cosï<br />
lia in libertà de* Cittadini l'évitarla , ma efigendofi,<br />
che fia neceflTaria , cola molto difficile a foftenerfi,<br />
trattandofi di ,'ipiccioli délitti . Una taie eftenfione<br />
fàrcbbe eziandio perniciofa . Quello pregiudizio è<br />
ficuro , ed è facile a moftrarlo . Data una taie eftenfione<br />
, egli è certo, che vi debbono «flêre moite<br />
grazfe, giacchè G puù bene fare per efempio una<br />
legge Î che décret! Ja morte a chi ammazza un cervo<br />
, ma l*umanità ne impedirà fempre relecuzio*<br />
ne. E in fatti l'efperienza ci dimoftra * che fimili<br />
îeggi non ibno prellbcchè mai ftate efeguîte V Ora<br />
ci6 è aifai dannolb. Gli fcellerati, i quali d'ordinario<br />
ibno uoraini îdiori v e xhe perciù inon^<br />
vanno molto avant i nel raziocinio, veggono , che<br />
non in tutti i caû, nei quali lç leggi condan*
nano a morte, quefta pena realmenfe s'infligge,<br />
pctè quand' anche û temano la carcerazione , fi lufingano<br />
facilmente, che il Joro cafo fia per efTere<br />
uno di quefli, e per confeguenza di venta no arditi<br />
a commettere i delitti. L'efèmpio di un fol delinquente<br />
fcrtratto al gaftigo pub, divenire il. germe<br />
fecondo di mille atrenrati. La ftefTa pubblica uri-<br />
Jità adunque , la quale efige , che non û cancelli<br />
afFatto Ja Pena di Morte, efige alrresî , che non<br />
fia coranro eftefa . ElTendo quefla pena il freno più<br />
podènte, che abbiano faputo ritrovare le leggi ><br />
deve elTerc rifèrbaro nei cafi i più ira porta nti , valc<br />
a dire, nei delitti i più gravi» e perniciofi.<br />
' t §. XIV..- ,A<br />
* Opinione di uno Scrittore moderno intornt<br />
ai tafi, nei quali fi deve infiiggere<br />
la Pena di Morte. ^<br />
UNo Scrittore , ( 1 ) il quale alcuni mefi fono ha<br />
pubblicata una DiiTertazione direrra ad illuftrare<br />
il Diritro di punire , riduce tutti quefti<br />
cafi alla incorrigibiJità del. reo .s* PJarone moJro<br />
tempo innanzi a queflo Autote bajfcftenuto la flefla<br />
cofa , ma l'opinionc di Platone non ha incoutrato<br />
un accog-limenro più felicë di quello, che abbia—<br />
>( &) 17 Cbiarijfimo Signor D. Gio. Battifta Conte £ Arco 9<br />
h e delS. R. I.i célèbre per aître letterarie produzioni nei la<br />
trudita Dijfertazione , che la per titolo : Del fondamento<br />
deLBititro di punire.* iaa < ôo i u\ jus)
avutô il pîù grân numéro délie fue idée intorno<br />
al governo , e aile leggi .w [J<br />
L'obbieaione j che fi prefenta il più naruralmcnte<br />
conrro una taie opinione, fi èt ch* egU ê|<br />
dtffieiliflimo di pervenire a conofcere fè altri ftu.|<br />
incôrrigibile . In fatti non vf• ha alcuno, i! quale<br />
abbia determinato precifàmente, e ftabilito in che<br />
confifta l'incorrigibitîiàV' &]<br />
v Siccome quegli non fi pu6 dire in alcup» modo<br />
incôrrigibile, che una fol volta ha commellb un_<br />
delitro , dato un tal fiftema , ne verrebbô' U grandiefimo<br />
atfurdo , che per condannare altri a morte biibgnerebbc<br />
afpettare , che egH aveffè commcfli più delïtti<br />
enormi, pcr efempio piu omicidj . L ? aéuto Aurore<br />
, il quale , fccondocchè abbiamo detto, ha nuovamente<br />
metFo in campo quefto (iftema dell' incorrigihUità<br />
, ha veduto l'aflurdità di quefta confèguenza, quindi<br />
è , che accorda , che i deiitti enormi anche commefii<br />
una fol volta debbono eflere puniti di morte ,<br />
e Q sforza poi di conciliare quefta nulîima col fuo<br />
fiftema , dicendo che l'enormi ta del reato ma ni fe (la<br />
da fè fbla il reo inclinato, ed abituato nella mislealtà,<br />
e ficcome niu.no in un momento di venta peiTixno<br />
i cosl il grado ibmmo di malizia del delitto fbraminiftra<br />
fondato argomento a prefumere il fuo autore<br />
per incôrrigibile . Ma io non poiïb in alcun modo<br />
ammettere una tal propofizione , ne credo, che da<br />
alcuno fàrà ammeflTa. La natura umana è capace<br />
di bene anche dopo il mile . e in fatti non è raro<br />
di vederfi degli enormi fcellerati, i quali dopo di<br />
avère commeffi graviffimi attentat!, eflfendo slu^giti<br />
alla morte o pcr mezzo délia fuga, o pure del perdonoj<br />
fono divenuti uomini dabbenc. Lafcopcrca—
del nuovo Emisfero Ci ha foroiti foprattutto pareccht<br />
elèmpi in quefto génère ?l Dopo queft' ppoca , non<br />
fo fc dica felice , o fatale, fi fono veduti non pochi<br />
fcellerati del noftro continente,' i qualt per dclitrî<br />
enormi aveano meritata la morte y divenire in America<br />
coltivarori , e buoni capi di familia*^<br />
E' dunque falfo , cbe un fol delitto énorme conftituifca<br />
9 e indichi alrri incorrigibile v e cosi ftabiiito<br />
i che nel decretare la Pena di Morte & dcbbi<br />
foltanto a ver riguardo alla incorrigibilità del reo ,<br />
ne viene fempre il grandiifimo atfurdo , che non<br />
& poila pnnire di morte chi ha commefto un (bl<br />
delitto énorme ;. Se in fine û concède a quefto Aurore<br />
, che' i delitti di fimile. natura anche comment<br />
una fbla volta coftituifeano altri incorrigibile, ficco-<br />
•me allora egli è certo , che l'incorrîgibilità del? reo<br />
fi deve-defumere dalla gravezfca dei delitto, cosi<br />
io conchiudo; che malgrado gli siorzi , che ha fatto<br />
{aie Autore per accreditare il ientimento dl PI uone,<br />
egli convienc perfettamente colla maggior parte de*<br />
Giureconfulti, e de* Polit ici , i quali vogliono , che<br />
la gravezea del deiiito fia la norma deU* efcrcizio<br />
del Diritto di punire di. morte 4<br />
§. XV. '<br />
Qpinionû di altro modems Scrittore intorm<br />
al medefima foggetto +<br />
SEcondo un altro rnoderno Scrittore non vi fono<br />
r che due delitti JVi quali debbano elfere punir!<br />
J'-coUa morte , «raie a dire, la cofpirazione conuo<br />
\o Sta-to, e l'aàTaiflinio *r opinione applaudita da<br />
mol»
mohi, t che fèmbra realmente da adottarfi, giaccbc<br />
pare realmente, che iè que fia pena fi dà e a<br />
quefH due delirti , che certamente fbno i più gravi<br />
, e ad altri , che non lo fbno tanto, nafcerà U<br />
grande inconveniente , che gli fcellerati commetteranno<br />
piuttofto i primi, che i fècondi , ficcome^<br />
quelli , dai quali fpcreranno di ricavare una maggiore<br />
milita. Ma fe û confidera bene la cofa , û<br />
vedrà, che un tal pcricolo ê del tucto chimerico .<br />
Tutti gli uomini d'ogni clafTe, e d'ogni condizione<br />
non fbno in cafb di di venir rei di quefti<br />
attentat!, che ferifcono direttamente la focietà , e<br />
che ne tenta no Pimmediata diflruzione • Etîi non<br />
hanno tutti le relazioni, le ricchezze , la nafeira,<br />
l'autorità , che poiïbno far crollarc i troni . £ per6<br />
fàviamente Giuftiniano nelle accdfè di Lefà Maeftà<br />
ha ordinato , che avanri ogni altra cofa fi oflfervaffe<br />
dai Giudici fe l'accufàto fofTe perfbna , che avefTe<br />
potuto commettere tal delitto , giacchè non cfTcn*<br />
dolo, fi doveflTe riguardare corne pazzo, ( i ) e per*<br />
donarci.<br />
E' dunque certo , che dall' eflere eftefa. la Pena<br />
di
iContro lo Stato > c l'affadirn©, non è in alcuru<br />
modo da tcmerlî, che molti û abbandonino al primo<br />
di quefti due delitti , giacche il maggior numéro<br />
degli uomini è deftituito dei mczzi , onde<br />
effettuarlo. Cosi rutta la difficoltà fi riduce a vederc<br />
, fe fia da remcrfi, che i malvaggi fi abbandonino<br />
al fècondo, x> fia ail' affaffinio . Ora io dico ,<br />
che anche quefto péri col o ê affatto chimerico , e mj.<br />
lufingo di poterlo facilmenté dimoftrare.<br />
Fra i delitti i, che le leggi punifeono di morte<br />
ègualmente, che l'alTaulnio , n* ritrova la falfifica*<br />
zione délie Monete. Quefto delitto, corne ognuno<br />
vede , non puô effere commelTo, che da uno , il<br />
quale fia verfàto ne 11* arte di fondere , e lavorarc<br />
i métalli i Or ponghiamo , che û rirrovi qualche Artefice<br />
perito in quefiV arte, il quale fia dato ai vizj,<br />
e che per confèguenza non trovando ne! giornaliero<br />
guadagno i mezzi , onde paicolarli , fia déterminât<br />
o a procacciarfi quefti mezzi per vie illegittime.<br />
Egli è certo , che quefti non fi la&ierà tentare di<br />
andare a trucidare altri nel fuo letto per appropriarfi<br />
]e fueificchezze , giacchè fènza un taie attentato fèmpre<br />
rifchiofb per chi fi laicia trafportare a commet*<br />
terlo , e molto difficile a tenerfi lungo tempo celato,<br />
ha un mezzo facile di ottenere *tl~lliO fine , fabbrîcando<br />
Monete falfe nel fècreto de* iuoi lari. Quello<br />
, che io dico délia fa Ififîca zione délie Monete , Ci<br />
puô dire délia falfiiïcazione degli Inflrumentî , e délie<br />
Scritture , giacche eftà pure, almeno quando è grande<br />
, e infigne , viene punira di morte. Un Nota jo,<br />
per efèmpio , il quale fi ritrovi avère le fleffe malvaggie<br />
difpofizioni dell' arteiîce indicato, non fi<br />
lafcicrà punto trafportare a commettere un .aûTafll-<br />
•
^ o( 6*7 )o<br />
ÏH'O , avendo un mezzo più ficuro, e pîù facile di<br />
arricchirfi, abufando norabilmente délia pubblica—<br />
fede, di cui è depofitario. Dali' eflere la pena'dell*<br />
ailàflinio coma ne anche ai due accennati delitci ,•<br />
non feguc adunque > che gli fcellerui fi debbano<br />
abbandonare piuttoflo al primo, che ai fecondi.<br />
lo potrei moftrarc lo fteffb di aliri delitti > che le<br />
Jeggi punifcono colla morte egualmente, che l'aflâfr<br />
finio, ma i due efpofti eièmpi baftano a moftrare ,<br />
che il pericolo, di eut parliamo, non à générale,<br />
corne fi iuppone • I<br />
Quefto pericolo fi potrebbe forfè verificare ia—<br />
qualche cafo particolare , per efèmpio nel cafb délia<br />
cftenfioue délia Penaflt di Morte anche al furto,<br />
giacchè pare realmcnte , che data una cale eftenfione<br />
% dovefTe nafeere l'inconveniente, che i ladri ai<br />
furto aggiugncftero eziandio l'omicidib, vedendofi<br />
cbsi più al coperto dalle ricerche dellc leggi 1 taie<br />
al me no è il parère di parecchi celebrj Scrfttori . Ma<br />
da quefto cafo particolare, ficcome ognuno Vede,<br />
non fi puo conchiudere niente in favore délia opinione<br />
, che io combarto. I/unica conclufione , che<br />
da cio è lecito dcdurfi, è che que (la eftenfione délia<br />
Fena di Morte a quefto cafo dcl furto potrebbe eue**<br />
re ingiufta : dico potrebbe, e non già, che lo fia J\<br />
giacchè ritornerô fra poco a quefta obbiezione , dove<br />
trattero délie leggî, che puntteono capîtalmente il<br />
furto, e quiaci elàminerô fe realmente unaltalej»<br />
obbiezione è atta a tare, che fi riprovino quelle<br />
Si pub dunque conchiudere, che il pericolo,<br />
che fi attribuifce a quefta eftenfione délia Pena di<br />
Morte ad altri delitci > fuorchç alla cofpirazione con*-<br />
1 %
t* 68 )o<br />
tfo lirStatè, eâ all % alTaflinio, £ gênerai mente vano ,<br />
c chinierico?. AU' inconrro l'util ira , clie da effa ne<br />
dériva, è fùfïiftentc , e manifefta, giacchè ficcome<br />
gli uomini délie varie clafft , e profeiîïoni hanno<br />
tutti' varj delitti , che loro (bno proprj , ed 1 com*<br />
metrere i quali pareil ch* éfli tmicameneg 6 reftrW*<br />
gano , ogn'uno vienc ad etiTerc repreftb , c contenuté<br />
in dovere dal più gran freno , che abbiano fapato<br />
le leggi immaginare .<br />
if . $• XVI. •<br />
lmpoffîbilita di fiffare un Piano générale<br />
dei caft*, net quali deve aver laogo<br />
Pultimo fupplicio.<br />
DOpo di avère confirate le altrul opinioni în*<br />
torno a queflo importante oggetro di fiûTare<br />
î cafi , nei quali deve aver luogo l'ultimo<br />
fupplicio, il Leggitore fi afpetterà 9 che io efponga<br />
il tmio (èntimemo . Se corne ora abbiamo fatto vedere<br />
non folo non è perniciofb, ma eziandio è fôm*<br />
inamente utile , Cbê quefla pena s'infligga ad alrrf<br />
delitti , fuorchô ai due più gravi , e più odiofi , cgli<br />
fènza • dubbio dimanderà quali fono quefli delitti ?<br />
Ma îo rifpondo , che è impotfibile il determinargli ,<br />
giacchè una rai determinazione deve necelTiriamente<br />
dipendere dalla varia (ituazione délie Nazioni , dal va*<br />
rîo caractère de' Popoli, dalla varia forma di governo,<br />
efTendo incontraftabile , che (econdo tutte quelle<br />
circoftanze un tal rigore puô eiTere in molti calî neceffàrio,<br />
5 (bverchio. Ojjni legislazione deve di fua<br />
naiura afpirare al ben 9 effere délia focietà , ma i mez-<br />
\
gi\ onderatrîvaTe a qtitffta 1 éieta unica v e ftfbitone »<br />
Ibftb »divcrfi /-tfècondo le valSe Naaiôrfs e le Tarie fttwt*<br />
wonîKntlic Quâli efle fi fftfévano iUOra quefte dft*<br />
verfe circoftanze efigono div&PÏc leggi peiiaTl, qfteMtt<br />
cîéfc , *ftb'proibifcano , e putftfCan* 1 lé asiortî , le<br />
quali fi oppongono â? ineKai, chef Cbitvengono a quefta<br />
6àrtîcëfci£Nâfcibne per arriveraa"îla félicita. Qyin*<br />
di ô 9 che retflmente lef tegole délia Giuftitfei vendis<br />
caïiVa , o fia le' teggi penaro , e ïfegnatamentô qofclle ,<br />
Che condanrtano a ntorte , 'fi' tfotfano dffffereiftfr rforL*<br />
fblo preflTo le vatfe Nasioni , nWefciandio nella ftefTaî<br />
Nazione ne' diverfi tempi. ( 1 ) Lafciando adunqiie al<br />
( t ) II Barone di Bielfed nette 1 fue inflitttzioni poli*<br />
fiche Tom. t. Cap» VI, $• «Ï7» fbftiene ifiolto fane Ht ne*<br />
cejjita , e la giuftizia di quefta variété di G'turifpttnenta %<br />
che fi trova nél Mondo > e cbe agit fyititi fuperpcialr&uft<br />
ampio foggêtto di declamazioni , perb giudtco a propofito di<br />
comunicare al leggitore un tal Paragrnfo •<br />
9, Un Turc homme de bon fens voyageait dé France<br />
,, en Allemagne 9 & cher choit l a sUnJîruire des moeurs<br />
99 de ces deux Nation?. // fat fin-pris dé'Wouver , qu' une<br />
,9 ebofe , qui pajfoit pour jufie d'un cote du Rhin, deve-<br />
»9 &
6( 70 )•<br />
jGiureconfliïto fUbfbfo, il quale vie ne chiamato a dar<br />
îeggi a una Nazione, il formare un Piano dei<br />
deiirri, ai quali fi deve dare la Pena di Morre,<br />
io mi reflringo a dire qualcbe cofà délie leggt-y<br />
che punilcono in quefti guifa il furco , quando olrrepaila^'Una<br />
certa quantité, vale a dire, che etfb<br />
c grave , giacchè una cal difpofizione è adottara in<br />
moltifTinii paefi, e d'altra parte viene impugnata<br />
da inolti fra quelli itefïi, i quali airronde ibno<br />
pienamente perfuafi délia giuftizia di quefta pcna<br />
in générale . Facciamoci dunque ad efàminarc quelle<br />
leggi.<br />
9) nage > fur le climat * fur les, produirions naturelles du<br />
» pays y fur le génie du peuple y & fur mille autres cir»<br />
9, coflances. Nos loix tendent a Vutilité avec ta Juftice •<br />
,, De la vient que les loix ne fauroient être égales pour<br />
,0 toutes les Nations •, & pour tous les te m s. Cette variété efl<br />
,, fondée fur la Nature • Les fouverains abolijfent , changent<br />
,, augmentent , corrigent, diminuent continuellement les loix ,<br />
,, & doivent agir atnfi ê% Rien n efl plus convenable aux<br />
„ grands intérêts des Nations . Altri tempi , altre cure*. S<br />
,, Voila ce que le ^uri se on fuite répondit au Turc , #* il<br />
„ a repondu pour moi ••„ E cbi volejfe piu ampiawente<br />
erudirfi. intomo a tal foggetto , legga la dotta , ed erudita<br />
D-Jfertazione del Stgnor Cremani pubblico Profejfore<br />
nella Régi a Univerfita di Pavia y cbe>. ha per titolo :.<br />
De varia* apud varias genres Jurifprud. crimin. caufi r<br />
dove quefta materia è magiflraiment e trottât a.
o( 71 )a<br />
§V*XVI1. ^<br />
Délie Leggi y le quali décret ano la Pena di Morte<br />
eontro il furto •<br />
AL primo afpettô fèmbra , che abbiino ragione<br />
quelli , i quali le impugnano , giacchô rcaU<br />
pnente , corne efli dicono, non vi ha aleuna<br />
proporiione fra Ja vîia di un uomo , e una fbmma<br />
di denaro pea grande eh* cl la fia, ma ie fi confidera,<br />
fcene la cofa , fivedrà, $h'egïino fbno in errorc »<br />
11 furto è un delitto , contto il quale- alTai di&<br />
rlcilmente alrri puo cautelarfi , e che di fua natura<br />
dee moite volte andarc efènte dal gaftigo . Ciô dee<br />
fare , che nrolri fieno tentati di commertcrlo , tanto<br />
più , Che nella noftra Europa l'ineguaglianza délie<br />
condizioni elTendo grandifTimai^eoficchSt^fji ha un.*<br />
picciol numéro di proprietari, e una infini ta di in*<br />
digenti, lo fpirito di furto dee ncccirariamente efc<br />
1ère molto eftefo nellc noftre contrade, e per cosr<br />
dire , debb'eiïcre il voto générale.délie noftre Na«<br />
zioni. ( s ) Or che avverrebbe egli mai dellà fùcic*<br />
*l* ( * ) >» Chaque citoyen pojfede-t'-il quelque Bien dans nie<br />
,> état } Le defir de la conservation eft fans contre»<br />
„ di( le voeu gênerai d'une Nation ; Il j'y fait peu<br />
» de vols • Le grand Nombre ait contraire y vit "il fané<br />
» propriété ? Le vol devient le voeu gênerai de cette<br />
„. même Nation -, Et 1er brigands fe multiplient . Or<br />
» cet ejfrit de vol generalment répandu necejjite fouvent<br />
,, a des aftes de violence» ,> Helvet de Phomme 8cc-.i><br />
ftft. VI* chap. VIL *Ôf\
à, fi queflo voto fi efèguifTe ? Che gioverebbe egli<br />
di avère una cafà , che ci difendeSè dal freddo ,<br />
dalla pioggia, e dalle ahre intempérie del Gielo ,<br />
fe ad ogni momento £o(Te a temerfi, che alcri in—<br />
efTa s'intrudcife per ifpogliarci ? Chi è finalmente,<br />
il quale £ potefle afllcurare di godere pacificamente<br />
dei frutti del fuo travaglio , e délia fua induftria<br />
in un paefe, dove i furti foffero çptanto moltiplicati<br />
? E s'egli è incontraftabile , che l'uomo non fatica,<br />
che in vifla di goder di quefti frurti, chi non<br />
vede , che in un tal paefe dovrebbero necelTa ri a mente<br />
languire l'agricoltura, le arti , il commercio,<br />
e perciô indebolirfi notabilmente il nerbo dello Sta«<br />
to ? Ne quelle farebbero te ible funefle confeguenzc<br />
di quefta ecceffiva moltiplicazionc del furto. Noi<br />
veggiamo non di rado , che il defiderio di conièrvare<br />
le proprie fofianze da una parte, e Panimofità<br />
del* ladro dalP altra y producono délie zuffe Ira quefli<br />
, e il padrone délia cofa rubbata . Ora ficcome<br />
si fatti incontri farebbero frequentifllmi in un paefè ,<br />
dove allignafle oltremodo un fimile delirro > ognuno<br />
vede , che il medefimo paefe farebbc in un conrinuo<br />
ftato di guerra , eVcosi s*incamminerebbe alla fuidiftruzîone.<br />
Il ben pubblico tfige adonque, che fi<br />
iaccia in modo , che il furto cotanto non fi cflenda .<br />
Ma corne ottenerfi cio »:che col punire col più gran<br />
gaftigo i furti , che di quando in quando alla giornata<br />
fi. commei tono ? Siccome un fimile delitto refta<br />
fpelfe volte itnpunito, cosi allorchè fi trova il mezzo<br />
di punirlo , j.fï dee fare çon-rurro il rigorc , affinchè<br />
fe da una parte la lufinga del 1 T jmpunità rende gli<br />
fcellçraii tpiù*inrçaprendenti, dalV altra il timoré di<br />
una tal feverità fia capace di rendere la loro malizia<br />
•%;
lizia più timida • Ecco ad evidenza dimoflrata la<br />
g-îuftizia délie leggi, che decrecano la Pena di Morte<br />
al furto, le quali a prima vifla fcinbravano ingiufle.<br />
Alla famofa obbiezione, che non vi ha alcuna<br />
proporzione fra la vita , e la robba , io rifpondo, cher<br />
la proporzione fra il delitto , e la pena non confifte*<br />
in quefto , *che ella fia- interamente conforme alla na-'<br />
tura del delitto. Quefta proporzione cotahto vantata<br />
non confifte in altro, che nel punire ciafcun délit*<br />
to , fècondocchè il danno , che ne ' rifulta alla fo-<br />
Cierà è più; o'xneno grande, e in queflo danno fi<br />
deve eziandio calcolare que Ho , che naicerebbe dall'<br />
eflrema moltiplicazione del delirro : « in vero ficcomt<br />
un abile Idraulico rialza , e ringrofTa gli argini,<br />
dove vede , che il torrente urca più forte per<br />
impedire > che non rompa , e quindi non faccia un<br />
allagamento univerfale i un favio X.egislatore, il<br />
cui officio c di opporû al torrente rovinofo dei de-'<br />
litti, deve accrefcerc• le pêne, che fi poflfono chiamare<br />
gli argini politici contro a 1106111, i quali minacciano<br />
di divenire univerfàli. Quefta è la ragione<br />
, per eui alla guerra i più piccioli atri contro la'<br />
fubordînazione, e la disciplina vengono paniti colla<br />
morte. I Legislarori hanno veduta la facilita, con<br />
cui uomini armari , e conici délie proprie forze ,< c<br />
délia propria iuperiorità porrebbero abbandonarfi ai<br />
più rerribili cccelïï , e cosî diventare î 'nemici dello<br />
Stato invecc di c (Ter ne i difenfùri , ove non û* ufàflTe?<br />
un tal rigore .<br />
• Quelle rifleffioni fornifcono una efatta rifpoftaJ<br />
ai-un argomento in apparenza di grin for*a,'"chef<br />
il célèbre Antonio Mattei$ uno dei più accerrimi<br />
impngnatori di quelle leggi, che punilcono capital*<br />
K
o( 74 ><br />
mente il furto, promove contro le medefitne . Egli<br />
il meraviglia forte me ntc , e trova molto flra no, chc<br />
il condanni fbltanto a una pena pecumaria uno y<br />
il quale per efèmpio getti net proiondo del Mare.»<br />
un Vafb d'argento per recar danno , c poi, che fi<br />
condanni alla morte chi rubba lo fteffb Vafo, giac*<br />
chè egli dice» che in tutti, e due i cafi il danno,<br />
cbe ne rifènte il padrone è eguale . Ora io rifpon»<br />
do, che fè queflo Giureconfulto folle ftato cosi va*<br />
lente nella Giurifprudenza législative , -e nel diritto<br />
politico , corne lo era nel diritto civile, « quindi<br />
âveilè veduro, che nella determinazione délie pêne<br />
lion fi dee fbltanto a ver riguardo al danno p&rtico»<br />
lare, Che rifulta da ciafeun delitto, ma eziandio<br />
alla facilita, che vi ha di commetrerlo v e cosi al<br />
danno iinmenfb » che puo rifultare dalla ecceffiva<br />
moltiplicazione del medefimo delitto » corne ho mo*<br />
ftrato , che fi deve fare, non avrebbe fatto alcuna<br />
meraviglia, e avrebbe ritrovate giufte, e ragionevoli<br />
tut te, e due le accennare difpofizioni • I Legisla*<br />
tori hanno veduto, che pochifiîmi farebbero ftati tentati<br />
di gettare nel Mare un Vafo d'argento per dan*<br />
neggiarc altrui, laddove a intiniti fàrebbe venuto il<br />
defiderio di rubbarlo : e perù faviamente nel primo<br />
cafb (1 fbno contentati di una multa, e ail 1 incontro<br />
fbno ricorfi alla morte nel fècondo.<br />
Un* altra ragione, che ha in dot ti parecchi Giu»<br />
reconfulti a biafiuiare le leggi , che decretano la—<br />
Pena 'di Morte contro i ladri > è ftata lo a ver cre*<br />
duto non cflTere punto permeftb di condannare a—<br />
morte chicchefîia per altri delitti, fuorchè per queili T<br />
i quali erano puniti in quefta guifa dalla legge di<br />
Mosè. Ora quefto c un errore non men grande «di
f ><br />
queflo, che abbiamo ora confutato, poichc è certo,<br />
che la tegge di Mosè almeno în quella pane, che<br />
ri/guarda i precetti giudiciali, e Ibrenfi, è ftata interamente<br />
abolira colla venuta di Criflo, in un tal<br />
tempo eflendo refhra intcramcnte difciolta la Repubblica<br />
Ebrca , al regolamento di cul quegli erano or»<br />
dinati, e diretti . Egli è vero, che quefti Giure*<br />
confulti 9 i ouali fbno di avvifb , che intorno a queflo<br />
punro non 6a lecito lo fcoflarfï dalle leggî di Mosè,<br />
non fi fonda no fbpra Pobbligazione di quelle leggi,<br />
che eglino flefli accordano cilere afFatro ceiFata , ma<br />
fi bene fopra quefla ragione, che in un affare di si<br />
grande confèguenza , corne è queflo di togliere ad<br />
alrri la Tira, non fi fàprebbc meglio cono'cere la volonrà<br />
di Dio fola capacc di mettere la cofcienza in<br />
ripofo, che da quello, che ha cgli fleftb ordinaro a<br />
un tal propofito . Ma anche in quefto modo eglino<br />
non favurifcono di più la loro cauià . Iddio avendo<br />
prefb ibrto la fua particolare protezione il Popolo<br />
Ebreo , ed eflTendou* degnato di eflfergli ïpecial Le»<br />
glsiatore , ha voluto aver riguardo ai genio, e ail*<br />
indole del medefimo . Se dunque una Nazione fi troverà<br />
in circoftanze affarto diverfè da quelle del Popolo<br />
Ebreo , e fè in feguto di que fia diverfiià di circoflanze<br />
l'utile pubblico ciîgerà , che fi punifea di morfe<br />
un delitto, iJ qoale era punito în altra guifà dalla<br />
legge di Mosè, perché non lî potrà icoll re da una<br />
tal legge ? La volonrà di Dio à, che iï procuri la<br />
~pte , e la tranquillità del génère umano. La Pena<br />
i Morte, ch'Egli ha aurotizzata p r alcuni deluti<br />
nel lùo Popolo, fa vedere , che non difapprova un tal<br />
rigore, quando là pubblica utilità lo eiîgo • Un Principe<br />
aduiique farà pUnatnente uemo di uniiorwarll
è) volere dell* Altitîimol, fe nel decretare la Pena.v<br />
di Morte confulterà una taie utilità ; e cosi dopo<br />
quanro infino ad ora abbiamo dâtto intorno al turto<br />
9 è cerro , che le leggi \ le quali lo punifcono capitalmentc<br />
» non poITono eifere da Dio in alcun modo<br />
rtprovate , febbene Egli fteflb abbia punito in altra<br />
jguifa. un tal delitto nel iuo Popolo . ( 1 ) Per mag-<br />
( x ) Gioannî Nicolai nel le ftte note al Sigoni$^<br />
de Rcpub. Hcbreor. al Lib. VIL Cap. 8., dove quefto<br />
Atttore efpone le pêne délie Leggi Mofaicbe} e confeguenter.<br />
inente quelle del farta, cbe non erano capitale , fi fa molto<br />
bene a confutare que lit , i quali fui fondamento di que*,<br />
fie Leggi negano , cbe un Jïmile delitto poffa. effere punito.<br />
di morte . Ecco le fue parole : ,, Inde nonnulli ajjerere non<br />
y y verentur^ quod plane iniquum fit ultimo fur es fupplicio<br />
» afficere , quia Lege Mofaica per Supremum Legislatorem<br />
19 * lata furis non capitali , fed tantum dupli , quadrupli ,<br />
» quintupli ppsna afficiuntur , qui» fi adeo fint pauperes /*•:<br />
>> r^j , «f wec fimplum reddere queunt , fervituti ejus ><br />
»> tf«i r*f» abftulerunt , addicmtur , verum iis refponderi<br />
5j £0*4! ff*»f Molin. de Juflir., & jur. tracfcat. 3. D. 695.<br />
,} num. 1. Confiitutiones Mjfaicas noftras non obligare po-,<br />
9) Jif/as \fiquidem illo mod* , ai limitâtum temporis fpafiunê<br />
9» Cbrifii nimirum adventum vitn babuerunt . £x &ac 0/1*<br />
99
c(^7 )°<br />
giorraente darlo a conofëere io fbgg'iungect>Vxche il<br />
Popoio Ebreo rapporto al furto fi trovava realmenrc<br />
in circoflanze aftacro divcrfc dallé noftre . InJ fatti<br />
ognuno fa , che. nel medeGmo i béni erano mena<br />
inegualmente divifi , che fra di noi , e -per6 è facile<br />
a comprenderfï ; che in quello vi dovea efferc ua<br />
minor numéro di furci . £ tanto bafti, perche ognuno<br />
pi *fl . os fJud 6<br />
»T fiant ta rei ablata mitigari favél exafperari pojfe ^ Si<br />
,> igitar fttb politia Mofaica pro quaîitate circumjiantia*<br />
& rum pœna farti:fitft mutabilis , qua tamen forenfibus îeti<br />
H gibus adfiriÛa erat , quant o m agi s. Magiftratui Cbrifiiag{<br />
,> soi a Legibus Mofaicis jonnfi'us' immunï ffto circumfiann<br />
tiarum varietate furti pœnam exafperare licebit . Sed<br />
y) wgenP fortù i quoi nulîa fit proport io inter vitam , ;
o( 78 )o<br />
abbia ad eiTere pienamente perfuafb defla giuftizia<br />
di quefte leggi . e ^<br />
Una fbla cofa piacemi di aggiungcre , cd c,<br />
chc quefta giuftizia , che in générale io ho foftcnuta<br />
, potrebbe eziandio ri/plendere di più in alcunt<br />
pacfi per qualche panicolare circotlanza» Cosi per<br />
efèmpio , fc vi aveflTe una Naeione pîngue, ed opulenta<br />
, e d'à lira parte circondata da Popoli poveri,<br />
è chiaro, che in una cal Nazione non fi dovrebbc<br />
nemmeno fare il dubbio, fè le leggi , che puniïcono<br />
capiralmcnte il fur to 4. fia no giufte, giacchè<br />
è chiaro, che ienza un tal rigorc eû*a diventerebbe<br />
H preda dei ladri.<br />
Sfiû'mi^fl opporrà, che date quelle -leggl, potrà<br />
nafcere Pinconveniente, cbe i ladri al furto ag*<br />
ginngano eziandio l'omicidio : io rifpondero, ch' egli<br />
è impofllbile di fare alcuna legge polirica , la quale<br />
toîga di > mezzo ogni difbrdine , e difconvenicnza .<br />
Le ftefle leggi importe da Dio agli Ebrei non andavano<br />
efenti da quefto fvantaggio. Cosi un Législature,<br />
il quale intraprendefTe di fare una legge<br />
générale, la quale non foftç di nocumento ad al-.<br />
euh uomo irt particolafe \ tenterebbe una cofa affatto<br />
chimerica , e iàrcbbe tinalmente obbligato a<br />
rinunziare alla Jcgislazione. Cio prefuppoftj , non<br />
fàrà egli offizio dêl Législature il più &ggio > il<br />
più illuininato, ed il p:ù ragionevole il prefcrire<br />
que lia legge, la quale congiunge il miflimo bene<br />
générale coi minimi difôrdini particolari. Ora taie<br />
i appunto a mio parère la legge, Che puni/ce di<br />
morte rf furro grave. Data que lia legge, potrà forfc<br />
fuccedere, che qùalche ladro al furto aggiunga<br />
l'oxniAdlo, giacchè rcdtà di non incontrare una
maggiof pena per queflo nuovo dclitto ^all' încontro<br />
non puncndofi di morte il furto, eflb û moltiplichcreobe<br />
ail 1 infinito, e per confëguenza vcixebbero<br />
ad a ver luogo i terribili difbrdini, che poc' anzi ab*<br />
biamo atcribuici alla ecccffiva moltiplicazione di fimile<br />
dclitto.<br />
fc $. XVIIL fy<br />
Se fia lecito efacerbare la Pena ii Morte .<br />
PEr maggior illuftramento di quefta Ditfèrtazione<br />
efairiiniamo a le une altre quiftioni, che<br />
fi fartno dai Giureconfïilti intomo alla Pena<br />
di Morte * E primieramente veggiamo, {c l'ufo gênerai<br />
mente ftahiiito di efacerbarla nei più atroci<br />
delitti, fia conforme alla giuftizia •+ ovveto una<br />
pura crudeltà •<br />
La crudeltà, trattandofî di pêne, c un vizio ,<br />
il quale fa, che fi ecceda la maniera v che dee tenere<br />
un Principe, nel punire, ^.poichè corne dice<br />
œolto bene Seneca „ coloro fono crudeli, i quali<br />
*, avendo una giufta caufà di punire , non fi. ftan*<br />
„ no nei limiti » „ (i) Quefta maniera* che deve<br />
tencre un Principe, nel punire , corne abbiamo ve+<br />
duto da principio, connfte in quefto, che la pena<br />
abbia ïbltanto il grado d'intenfione necefTario a prevenire<br />
i delitti.. Per convincerci adunque fe quefta<br />
tïàcerbazione fia giufta, o pur crudcle , bifbgna<br />
arrivare a conofcere s'ella ô necelTaria , o pur fu*<br />
perfiua » A prima vifta pare interamenre fuperflua -,<br />
* !.. M É M i — — I l I II I — M — ^ — — • »<br />
( i ) I* Dt Cltment. ad Néronew. • X*
I Q( SO )O<br />
giaccbé pare, chc unov^it^ualc non c tratrenuro<br />
dal timoré dcila fèmplicè mono»' non lo pofïk poi<br />
elîere da quello di una: morte un poco più doloro-<br />
ÛL : Ma te fi va più Goitre nell' efame , fi vedrè,<br />
che la coià procède altrimenri. L'uomo terne la<br />
> • morte non fblo, perché è 1a diflruzione del proprio<br />
individuo , e per confèguenza di tutti i fuoi<br />
piaceri-, di# tutti i fuoi progetri ^di turre Je fue in-<br />
I clinazioni , in fbmma di quanro lo rende attaccaro<br />
I t alla vica , ma eziandio , perché non puo rammentarfi<br />
l'idea di una taie diiîruzione, fenzacchc a<br />
quefta idea fia congîunra que lia del dolore, cofà<br />
' ch' egli tanto abborrifce i Quanto più dolorofb ad unque<br />
fàrà il génère di morte, à cui alrri crcderà<br />
, 4di dovere eflere ailbggetraro, altrettanto più forte<br />
.farà il timoré » che quella ifpirerà nel fuo cuore.<br />
Cosî io pocrei citare l'efempio di parecchi, t- quali<br />
fi fono dari fpontaneamente la' morte unicamentc<br />
I per evirare una-morte tormentofà , e terribile, che<br />
I foro fbp rafla va . Cosi noi veggiamo , che fra il nu-<br />
I inero di quelli, i quali fono tormentati da cerri mcomodi,<br />
che non hanno alrra probabilirà di fcampo<br />
, chc in una operazione terribile, e fpaventora,<br />
alcuni Ci adartano piutroflo a fbfFrire quelli incomodi,<br />
febbene fie u ri di perire, .che di aflbggertaril<br />
a una taie operazione. Se dunque é inconrraflabile,<br />
che l'idea di una morte doloro/a è afTai più forte<br />
fuil* animo umano dell' idea délia fèmplicè morte ,<br />
I ^'l'uib del quale qui fi tratta r fembra pienameore<br />
1 giuftiiîcato . In fatti fè da una parte egli è cerro ,<br />
I che l'utile délia ibcietà efige, che fia no più tord<br />
S gli oftacoli per allonranare gli uomini dai delitri,<br />
a mifura , che quefli fono più nucivj," e fe per<br />
Paîtra<br />
k<br />
11
o( 82 )o<br />
parmîata la tfîiâ del nobile , e del 1* uomo coftituifo<br />
în dignirà per 1o flefïb delirto, pel quale fi toglie al<br />
fèrvo , ed al plebejo : ma intorno a ciô i coflumi<br />
di quafi mtra l'Europa fi fbno allontanati dalle Leggi<br />
Romane , coficchè l'unico riguardo, che in quefto<br />
cafb oggt fi ha al nobile, confifte nel condannarlo<br />
a un génère particolarc di morrc • Ora ficcome<br />
rutrc, e due quelle iftituzioni hanno i iuoi fautorî,<br />
è bene , che fi efàminino.<br />
Quelli 1 i quali ibno pel nofiro fiflcma crimïnalc<br />
l dicono , che la lever ità de Fie leggî fi deve eier»<br />
ckare non folo verfb i piccioli, e i poverî, ma<br />
eziandio ver/b i ricchi, ed i grandi, elTendo inJ<br />
gitiflô 5 che il credito , la nabi 1 ta , e la ricchezza<br />
autorizzino a concédera la libère à d'infultare impunemente<br />
quelli , i quali fbno defliruiti di quefli van*<br />
t&ggî*sCtyti$ più felice > eflî profeguono, e più onoraro,<br />
dee fperar di più » ma non réméré meno de*<br />
gli altri di violare que* patti, coi quali c fbpra gli<br />
al tri innalzato » Ora io rifpondo , che quelle ragioni<br />
fbno giufle, ma che non impugnano punto le Leggi<br />
Romane, giacchè quelle non laiciano impunito un<br />
nobile , o un uomo coflituito in dignità per un de-<br />
V ltt S> 1 pe! quale condannano a morte un plebejo'^ ed<br />
uno fchiavo. Eileno non fan no, che trafmutare<br />
rapporto ai prinû la Pena di Morte in alrrc pêne ,<br />
perché hanno crëduto, che quelle pêne debbano fare<br />
îbpra il loro animo la flelTa impreiîlone » che la<br />
morte fu quello del. plebejo . Bifogna adunque vedere<br />
fe tali pêne hanno realmente quefta forza * poichè<br />
iè l'aveilero, è chiaro , che le Leggi Romane in.<br />
quefla parte-.non avrebbero niente di contrario aHa<br />
giuflizia, ellendo chiaro, corne più voire abbiarno
©( 8j y><br />
dcito, che le punizioni per eflfer giufle, debbona<br />
avère fol tant o il grado d'intenfionc neceflfario per<br />
allonranare gli uomini dai dclitti.<br />
Le pêne « che 41 Gius Rommo fbftituifce alla<br />
morte nelle peribne de 1 nobili, e degli uomini coftituiti<br />
in dignità , fbno ora la degradazione , o fia<br />
il rimovimento dall' ordine ( i ), ora la conlifca ( z ),<br />
ed ora la relegazkme (5). Or che ciafcuna dï quefle<br />
punizioni fia di una gran forza fu l'animo di<br />
fimili perfbne , ognuno potrà di le^gieri comprendcrlo,<br />
ll^quale ri fie t ta , quanto fiano ièofibili a penc<br />
ancor mi non , vale a dire , al femplice allonranamenro<br />
dalla Corte , e alla diigrazia del Sovrano..<br />
„ I Grandi, dice l'Autore dello Spiiito delleLeggi,<br />
„ fono cosi force puniti dalla perdita iovente chi-<br />
„ m'erica délia lor fonuna , del loro credito, délie<br />
„ loro abitudini , dei loro piaccri, che* 11 rigore ,<br />
„ rappono ad efli • è- inutile . „ ( 4 ) Çhe fè ad aicuno<br />
peraltro fèmbraffe , che ciafcuna di quefte pêne<br />
per forte , che ella fia full' animo délie accennate<br />
perfone , non lo fofTe pero al fègno di produrre in<br />
loro una imprefiionc eguale a quella, che fa la<br />
morte fu M plcbejo , e cosi û credeue , che niuna di<br />
quefte fbfïe atta ad allontanare il nobile dagli enor-<br />
Hii delirri : io dico, che û potrebbero tutie^e rre<br />
L i<br />
( I ) L. 1. ff. de abigeis .<br />
( 1 ) I>. 4. ffi. ad Leg- Cormel* de Sicariis .<br />
\3 ) »t 6. 1F* e °d* t. lï * 1F' de Seftdcr. violât*<br />
L- !!• ff. de incend. ruin. &c. L. 11*$*. ad Leg. Cornet»<br />
de faljk\ L. ffXf. de fwnis .<br />
14) Eflfr&Dt toi». Liv. 6,-Cbaf. XXL<br />
•m
o( 84 )o<br />
accumulant, c allura certamenrc pare » che l'jnten*<br />
fione arrivage al fègno délia morte. In fatti quai<br />
piû terribile idci ail* immaginazione di un nobile ,<br />
che il penfàre di dovere ellere fegreguo da quel<br />
corpo , cbe ranro lo diiïingue , inoltre di dovere abban<br />
don are turri i fuoi piaceri , e tutce le fue delifcie?<br />
e quel, ch'è peggio, per reftare fpogliaio di<br />
tutti i luoi^beni ( i J , trovarfi in una reale impotcnza<br />
di poterli procacciare aJtrove fimilî vantaggi f<br />
Del reiio ïe fi perfiflefTe nel non volere riconofccre<br />
per efficace nemmeno la cumulafctone di tutte, e tre<br />
Je accennatc pêne, fèmbra cercamente, che alcuno<br />
non potefTe . ricufàre quefla etHcacia alla perpétua<br />
fchiavitù : la fatti, corne abbiamo veduro da prin-<br />
( i ) Sembra , cbe la confifca dovejfe aver luogo unicamente<br />
in quefto cafo , vale a dire , quando fi lafcia iiu»<br />
vit a il Reo , e non gia , corne fi pratica gênera Intente ,<br />
unir la alla Pena di Morte net delitti più atroci » giaccbè<br />
pare realmente , cbe in quefto cafo non fia di alcuna effica*<br />
cia , »o» ejfendo probabile , cbe quegli , il quale non è intimorito<br />
dalla morte, lo poffa ejfere poi dal penflero di la m<br />
fciare i figlj ne II a, miferia • In fatti alcuni Sçrittori modemi<br />
, t quali banno difapprovato Vufo délie confifcbe , fi<br />
fono printip aiment e fondât i fopra tal ragione • Cbe cbe fiafer<br />
altro délia forza délia medefima , io non amerei , cbe<br />
fi dtfgiungejfe la confifca dalla Pena di Morte in quefii<br />
cafl atroci per un' altra ragione , cbe mi femb-a fortijjima ,<br />
tei è , cbe fie corne V amminiflrazione del Governo , e dello<br />
Stato efige moite Jpefe , e molto grandi , il Principe vie*<br />
ne ad avère nelle confifcbe un mezzo di fupplire in parttL*»<br />
a quefte fpefe , e cosi pub rifparmiare alcune impofizioni «<br />
0»
cipio 9 è fbîamente rapporro al nobili, ai ricchi, ed<br />
ai grandi, che fi veritica qnanto a que fia pena fi<br />
attribuifce' di orribile . Cosi parrebbe, che la Pena<br />
di Morte non doveflfe aver luogo rapporto aile accennate<br />
perfbne j fuorchè per que* delitti, nella punizione<br />
de* quali non fblo n tratta di dare un efempio,<br />
ma eaiandio di diftruggerfi un uomo, ilquale,<br />
anche privo di libertà, potrebbe mettere lo Srato in<br />
combuftione, e in diibrdine, e che pero il noftro<br />
fiftema criminale in quefla parte avelTc affblutamenre<br />
bifbgno di ri forma .<br />
Contuttocio io non ardirei in alcuri modo, fuggerirïa,<br />
giacchè fi potrebbe fèmpre dubitare, che<br />
anche quefta pena di fchiavuù perpétua face lie iulP<br />
animo de' nobili, e de 1 grandi una impreflione eguale<br />
a quella , che fa la morte fbpra i plebej , c/ïendocché<br />
i nobili, ed i grandi fi lufingnerebbero pel<br />
mezzo del fbccorfb, che avrebbero dalle lor famîglie<br />
#on fblo di trovare il fègreto di temperare il rigore<br />
del lor fupplicio , ma cziandio di fottrarvifi interamen<br />
te colla corruzione délie guardie. Final mente-»<br />
quand' anche quefti difbrdini (i potefiêro prevenire \<br />
e cosi fofie certo, che la pena di fchiavitù avefle<br />
tutta la forza, e l'efficacia rapporto a fimili per*<br />
fbne , fârebbe da temerfi , che il popolaccio fèmpre<br />
ignorante , e* che punto non ragiona , vedendo una<br />
tal difeguaglianza , non fi confermade fèmpre più<br />
nella fua ftorta idea , che le leggi fbno piuttofto un<br />
effetto délia tirannide de* Potenti, ' che emanazioni<br />
délia Giuflizia, e cosi non fi efàcerbaûfe fortemente<br />
contro il Governo, il che % corne ognuno vede, potrebbe<br />
avère le più funeftc confcgucnze .<br />
\
o( 96 )o<br />
$* XX.<br />
Delï* Efecuzione de lie Sentenze*<br />
E' Stato detto non ha molto da un célèbre Scrîtrore<br />
, ( i ) che in niuna Pruvincia fi dovrebbc<br />
-Janerrere a morte alcun reo , prima , che la—<br />
Senrenza foftè approvata dal Configlio Supremo del-<br />
. la Capitale, e in leguito confermata dal Sovrano.<br />
Un cal fuggerimento fembra certamente da doverfi<br />
tofto introdurre in ogni Stato ben rego'aro , giacchè<br />
pare , .che cosï foflTè più. al ficuro di quel Io, che Io<br />
fia nel fiflema preiente. Ma vi ha cgli realmeato<br />
perïcolo, che fenza una tal eau te la la vita deglf<br />
uomni fia efpofta ad eiTcre ingiuftamente immola ta \<br />
£' egli realmente da temerfi , corne lo dice quelV<br />
Aurore, che la cabala, il pregiudhio, e l'ignoranza<br />
pofTano dettare délie Scntenze ingjufte lontano dalla'<br />
Corte ? Un taie înconvcniente a mio avviib farebbe a^<br />
paventarfi, & fi lafcialfe la podeftà aile picciolc Curie<br />
di Villaggio di condannarc a morte . Ma a tanto non<br />
Û eilendc certamente la lor giurifdizione , almcno<br />
negli Stati ben regolari. Quelle Curie inferiori formano<br />
il proceifo al reo-; terminato che fia vi aggiungono<br />
il lor voto , e in fèguito trafmettono il tutto<br />
al Configlio Supremo délia Provincia , che è fempre<br />
compofto dei più accréditât! Giureconfulti. Queflo<br />
non procède alla condanna , fe prima non ha—<br />
confultato il voto de* fuoi AiTelfori , non meno che<br />
( i ) Voltaire Comment» fur 1$ livre de délits , & d$<br />
peines . §. XL
e(87)o<br />
le difefe, che i parrocinatori del reo hanno prefèntare<br />
s di più giammai fi efègui/cc la condanna , le<br />
prima non è cornu nicara al Governatorc délia Provincia<br />
t il quale ne* cafi meno atroci ha diritto di<br />
graziare. Ora pare certamenre, che con rante precauzioni<br />
ci fiano rurre le morali ficurezze , tindtt*<br />
non paventare , che la vira degli uomîni poffa eCfère<br />
ingiullimenre vimmolata lurïgi dalla. Corte :<br />
Ç in jfarri ïc û circranno de* cafi , nci quali quefto<br />
fia accaduro » non fàranno certamenre di Paefi , nci<br />
quali fi fiano ufàte rurre le indicare.precauzioni ; e cosï<br />
conchiudero, che 1*inconvénient©, di cui fi minao<br />
cia quefto fiftema di efèguirfi le fènrenze di morte<br />
v lensacchè fiano approvare dal Configlio Suprcmo<br />
délia Capitale, e in fèguiro confermite dal Sovrano,<br />
fi puo di leggieri evhare . AU' incontra quello,<br />
che nafcerebbe , ove veuille adottaro il fift^mi conrrarîo<br />
, fàrebbe afFarto inevirabile . IntroJotio un rai<br />
fiflema in uno Sraro pec poco ,. che quefta fia eftefo ,<br />
molro più poi fè farà di una grande ampiezza , corne<br />
lo fbno parecchie délie noftre Monarchie, ê impoli<br />
fibile , che non paiTi un tempo immenfb £ra la cattura<br />
, e il fupplicio del reo • Ora nienre fàrebbe pîù<br />
fatale. Gl\ mconvenienri del lungo ritardo délia—<br />
pefca fbno cosi dirTufamente dimoftrari ne H* Opéra ,.<br />
che il prelodato Aurore ha prefb a commenrare,.<br />
e d'altra parce quefta è cosi nora , che fàrebbe una.<br />
inutile farica trartenerfi a djmoftrargli.<br />
Quefto Scritrore adduce un' altra ragione per (oftenére<br />
la fua opinione , ed è , che il Configlio Supremp<br />
délia Capitale , eilendo più accoftumuo agfi<br />
arTari, conofce meglio , che un Tribunale fubalterno<br />
di Provincia , fe il corpo dello Sraro ha bifbgno,
o(88><br />
o no di efempi fcveri ; quando la giuftizia inferio*<br />
re , egli profègue, ha giudicato fu la lettera délia—<br />
legge i che puo ellere rigorofa , il Configlio mitiga<br />
il decreco, fèguendo io fpiriro d'ogni legge, che è<br />
di non immolare gli uomini, che in una évidente<br />
necefïïtà. Ora anche quefta ragione è affotto infuf*<br />
fjftente . Ella fi oppone ai principe dell* Autore , che<br />
ha preib a commenta re , giacchè quefti vuole , che<br />
la clcmenza rifplenda nel Codice, e non ne* giud«zj<br />
particolari , e in quefto ha tutti la ragione. Se la<br />
lettera délia legge è rigorofa, fi corregga quefla lettera<br />
délia legge , ma non fi faccia mai vedere agli uomini<br />
, che vi fbno de* cafi , »n cui le pêne décretate<br />
dalle leggi rimangano lcnz t elècuzione , giacchè un<br />
talc abuio, corne io ho moftrato inadenremente di<br />
fbpra, e corne ognuno capifee da fe fteilb , diminui*<br />
rebbe di molto , anzi toglierebbe affitto l'impreffijnc<br />
délie pêne • Cosi io mi lufingo, che ognuno farà rimafto<br />
perfuafo, che anche intorno a quefto punto<br />
'delP efecuzione délie fentenze non dobbiamo dipartirci<br />
dal noftro fiftema criminale^:<br />
Mezzi , onde rendez e pià tari i fupplicj<br />
fenza difeapito délia pubblica fîcurezza .<br />
Conclufione.<br />
SE la pubblica ûcurezza, corne abbiamo veduto,<br />
efige | che non ft abolifea l'ufb de' fupplicj , un<br />
favio Principe deve fludiarfi , che fiano più rari<br />
al poilibilc , il che egli otterrà facilmente , fe indagherà
0( tç )0<br />
gbèrà le caprionî, dalle quali nafcono i delitti , e in<br />
icguito rirroverà il modo o di toglierle al pofïibile ,<br />
o d'impedirne gli eiïetti. Ora io non faprei mcglio<br />
terrainare quefta mîa DiiTertazione confegrata alla-,<br />
pubblica ficurezza , che coll' eftendermi quai che poco<br />
intorno a qucflo importance oggetto di prevenire i delitti<br />
. I delitti 9 ai quali la maiizia degli uomini fi<br />
lafcia trafportare , fbno infiniti, ma non tutti fbno<br />
egualmentc frcqnenti . Quelli , che lo fbno il più ,<br />
anzi i fol i per cosï dire, dai quali le noftte fbcietà<br />
vengono iufeflate , fono gli omicidj , i furti , e le<br />
rapine . E* dunque a prevenire quefti delitti , che fi<br />
debbono reftringere fpecialmente le cure di un Principe<br />
defiderofb di rendere più rari i fupplicj fènza<br />
difcapito délia pubblica ficurezza, ed c parimenti<br />
a quelli , che noi limitiamo le noftre ricerche .<br />
fj L'efperienza fa vedere qualmente le perfbne,<br />
che fi abbandonano agli accennati delitti fbno d'ordinario<br />
inifèrabili deftituiti^d'ogni avère. Ora da<br />
cR>-parrebbe, che ïî poreffe inferire, che la fbrgente<br />
di fimili delitti foiFe nella eflrema povertà del<br />
maggior numéro de' Cittadini, o fia nel concentramento<br />
délie ricchezze nazionalî in poche mani, e per<br />
confèguenza , che a togliere di mezzo un rai concentramento<br />
fi riduceilero i mezzi, onde prevenire<br />
i delitti . Taie è infatti il fèncimento di parecchi<br />
celebri politicl. Efîï dicono , che il vîzio nniverfàle<br />
di tutti i governî Ci trova nel Codice Législative)<br />
iu la proprietà , e perè conchiudono o che non vc<br />
ne vuole alcuna , o che fe quefto è impoffibile ad<br />
effèttuarfi». è necefTario, che vi fia il più grande<br />
-cqutlibrio IÏK quefta bilancia fbciale. Ma come,<br />
rîfbondo k>, introdurfi un fîmile equilibrio ? Se fra<br />
T M I
o( 90 )o<br />
la molckudine immenfa degli artiftî uno dcve neccflTariamente<br />
eiTere più induflriofo di un altro , €e<br />
ira. il numéro de proprietarj , quefti dcve %.ciTere<br />
più economo dî quegli , fc iinalmente vi debbono<br />
eiFere de' commcrcianti , i quali met r en do grofïi<br />
fondi fopra i lor vaicelli, ed efTendo fècondati dalla<br />
ibrte , fan no grofll guadagni , corne impedirfi, cho<br />
le ricchezze fi trovino inegualmente diflribuire iru,<br />
uno Srato ? Foriè per mew&o di leggi funruarie t o al*"<br />
tri efpedicnti a quelle limili , (i porrebbe almeno impedire<br />
la troppo rapida riunione délie ricchezze in<br />
poche manî , giacchè pare cerco, che in un Paefè ,<br />
dove le fpefè foflèro tailate dalla leggc , e in cui<br />
non vi folle un libero ufo délie proprie ricchezze ,<br />
quelle non dovrebbero fèmbrare moiro da defiderarfi ,<br />
e per confeguenza non û dovrebbero fare grandi<br />
sforzi per acquiflarle. Ma chi non vede , corne un<br />
fimile rimedio fômmergerebbc 2o Stato in un difordine<br />
di gran lunga peggiore a quello , da cui fi prétende<br />
liberarlo ? Quefti indiffère nza aile ricchezze diilruggerebbe<br />
il commercio , le a ni > rinduflria , perô<br />
Jo Staro fàrebbe ben tofto ridocto ail' ultima mifèria,<br />
c corne rifletrc moiro bene a qucfto propofito un célèbre<br />
Politico, per impedire ad alcuni ai cadcr nella<br />
uiiiêria, vi fi ïbmmergerebbe l'inrera fbcietà. ( 1 )<br />
E* dunque impolTibile d'impedire l'inegual di*<br />
ftribuzione dello ibftmze national i, ma non è perciô<br />
impolTibile di prévenir ne le funeièe confeguenze •<br />
Se in ogni Stato il raaggior numéro dcve necelTa-<br />
( z ) Hume EJfais de Morale T, V. Se&. III. de U<br />
luftice,<br />
1
o( 91 )o<br />
rîamente efTere privo d'ogni proprîetà , fi puo ben<br />
fare in modo, che queflo maggior numéro non fia<br />
oziofo , e fcoflumato, e quefto bafla , perché eiîb<br />
non fi abbandoni più ai delicti, dei quali noi parliamo.<br />
In fatri fe l'efperienza fa vedere , che gli<br />
uomini , che la giuflizia puniïce , fono d'ordinario<br />
mifèrabili, deftituiti d'ogni avère , la flefTa efperien*<br />
za ci dimoftra , che fra quefli fbno fblamente gli<br />
oziofi , e i vagabondi , o fè yi.fi rrovano alcuni<br />
cziandio fra gli uomini occupati, ibno unicamente<br />
coloro, i quali poco attend al lavoro , e abbandonati<br />
allô ftravizzo , al giuoco, e alla crapola , diflipano<br />
in un 1 ora d'intcmperanza tutto il guadagno<br />
délia fettimana , e per confèguenza non hanno, onde<br />
pafcolare i loro vizj. La forgente dei delicti, a par*<br />
îar propriamente, non c dunque nella mancanza<br />
d'ogni avère nel maggior numéro de' cittadini, ma<br />
fibbene nella volontaria poltroneria , e nella fcollu»<br />
matezza di quelli, che fono privi d'ogni avère,<br />
e quefli due vizj facilmcnce fi polïbno togliere di<br />
mezzo .<br />
Fromovaft l'induflria degli uomini nella ma*<br />
niera, che il clima , il fuolo , "c la fituazione poli*<br />
tica di ciafcuno Stato lo permettono ( 1 ), e in que-<br />
4 M 7.<br />
(1) lo dîco nella maniera , cbe il clima , il fuolo ><br />
e la fituazione politica di eiafeuno Stato lo permettono »<br />
poicbè realmente , fecondo quefte varie circoflanze , potra\<br />
convenir e ad uno Stato di favori re un a fpecie d'induftria,<br />
piuttofto , cbe un' altra . Se il clima per efempio è troppo<br />
cal do y ejfo fi oppone allô fiabilimento délie manifattwe ><br />
cbe efigono il concorfo di pareccbi uomini rimiti allô ftejfo<br />
e
o( 92 )o<br />
Ro'tnoâo aumeiitandofl il bifbgno dette braccU, fi<br />
fbrniica a ciaicuno l'opportun ira di po>vvedere alla<br />
propria fulïiûeitfca çaa una onefta farica : in ftguico<br />
ii faccia una ricerca efàtra ne Me povere iamiglie per<br />
riconofccre , e gajftigare quelli , i quali mancaiiero<br />
al uravaglioù fi facciano irequenti viiïre nclle eafe<br />
ibfperte di dar ricovero ai fcioperati , e di nafcondere<br />
Je cote rubbate : fi obblighino IUTCC Je per;bne,<br />
ta condizione déMe~
°( 9? )a<br />
dallo Stato cof delitti, chc ne. fbno le funeft* confeguenze.<br />
I Fer ottenere xneglta un tilc effetro , è bene ,<br />
che per una parte s'inftuuifcano délie cafe di carita<br />
, neUe quali inchiudcrvl i veri poveri, valc a .dire ,<br />
quel 11 , chc per Petà , o le malauie non polTono guadagnarfi<br />
la fulîiflenza col tnavagilîo ; e per Paîtra fi<br />
proibifca , che alcuno non vadi più accartando peç<br />
le ftrade. Senza tin raie efpediente è difficile di arjœftare<br />
ftabilmeftte Poziofiti,. giacche conie arrivant<br />
a conofcerfi , fe fil mendicante > che ci fi afFaccia lu<br />
la (Irada ë un v*ro povero , che deve efïere un oggetto<br />
déifia noftra carirà'^ o pure uno feioperato , il<br />
quale non mendica che per oziofità, che rapifee il<br />
pane ai veri poveri , c che per eonfèguenza deve<br />
efTere un oggetto délia noftra indegnazione ? IL mantenimento<br />
di que (le cafe di carità non farebbe di<br />
alcun carîco allô Stato, giacchè fe le elemofine giornaliere<br />
baftano oggi aria fuffiftenza dei veri poveri,<br />
e oltre a cio anche degli impoftori, che fi lingonp<br />
tali, bafterebbero certamente al mantenimento di<br />
quelle cafe , nelle quali non vi fàrebbe ricetto a tali<br />
impoftori , e non è in alcun modo da dubitarfi, che<br />
i ledeli non facefifero aile medeûme le ftefte elemofine<br />
, che ora vanno facendo agli accattoni, che loro<br />
fi afFacciano : e tanro più volontieri, che cosi primieramenre<br />
eviterebbero il rifchio di elTere ingannati,-<br />
nutrendo uno feioperato , e un oziofb in vece<br />
di un vero povero v in fecondo luogo al merito<br />
dcll' opéra di mifericordia corporale , aggiungerebbero<br />
quella dcll' opéra di mifericordia fpirituale , cooperando<br />
alVëducazione erïfHana , che i poverr ricevo»<br />
no in quefti pii afili. Tali afili, ove foffero ben-
o( 95 )° >;<br />
raffrenano in lui lo fpirito di diiïenfione , e lo tengono<br />
lonrano dalla crapola , e dallo ftravizzo. Le<br />
arti promovono eziandio la coftumatezza del minuto<br />
popolo, poichô il plebejo , quando ha onde vivere > contrae<br />
più facilmente il matrimonio, e contratto che<br />
l'abbia , la neceflïtà , in cui û trova di provvedere<br />
alla fuftïftenza délia moglie , e dei figli, la dolcezza<br />
, ch' egli prova a vivere in famiglia, la lervitù ,<br />
l: che rîcrova nella cafa al rirorno dai travaglio, lo<br />
tengono lontano dalle bertole . La oiancanza di una<br />
moglie, che prepari il pranzo ail'artigiano , mentre,<br />
ch' cgfi travaglia , è una fpecie di neceflità,<br />
che ne conduce parecchi in quefti luoghi ; la cactiva<br />
compagnia, che ivi trovano, gli porta al giuoco,<br />
quefto ail' aiienamento dal lavuro, e alla volontaria<br />
poltroncria , e quefta ai . delittt&<br />
Fer allontanare il minuto popolo da quefti luoghi<br />
cosl pericolofi, converrebbe riformarli, valç_-#<br />
a dire , bifbgnerebbe , che efli fèrviflTero unicamente<br />
al bifbgno , o al più a un oneflo , e innocente follievo,<br />
e non mai allô ftravizzo ; il che û otterr-ebbe<br />
facilmente , ordinando, che foiTero chiufi nella notte<br />
a tutte le perfbne , che non fbno foreftiere , e che<br />
di giorno non foflfe permeûTo di giuocare a quelli,<br />
che ivi ricorrono per alimentarfi .<br />
Un altro mezzo di tener lontano il minuto po-<br />
I polo dalle oflerie, e per confeguenza dalla feoftumatezza<br />
, e dai delitti, è di tenerlo di quando» in<br />
quando divertito. Tutte le Nazioni più coite dell'<br />
antichità hanno conofciuto, che al popolo bifbgnavano<br />
délie fefte, degli fpettacoli, e dei divertimend<br />
I pubblici. I Greci lo hanno apprefb dagli Orientali,<br />
e i Romani dai Greci, e ognuno ù, le fpeiè grandiofè
«dî quefte- duc Nazioni intorno à quefto pimro .<br />
Ma non € cosi preUTo 4e Naaioni. moderne. Turti<br />
gli fpettacoli L e tutti i diverti menti, che noi abbiamo,<br />
fotiù unicamente per le perfbne facolrofe , e non<br />
per il minuta popolo, che forma iièmpre £1 piu gran<br />
numéro in tutte le Nazioni , ed è perciô f che in<br />
certo modo è coftretto di abbandonarfi ail* ebrierà •<br />
ed alla crapola . IL deiiderio di follevarfi dal peoofo<br />
travaglio délia fèttimana , conduce ne' giorni feftivi<br />
l'anigiano alla bettola . Ivi contratra Pabirndine^<br />
délia ebrietà , e délia, crapola, e quefta abirudinc<br />
una volta contrattata infelicemente , fi rirveglia anche<br />
in mezzo alla occupazione • Ora quefto difordine<br />
certamente non fuccederebbe 4 fe ne* giorni feftivi,<br />
terminato al dopo pranzo il iervigio divino » ci<br />
fofïèro de* divertimenti pubblici, ai quali il popolo<br />
potefTc intervenire^ï ;*i<br />
Parecchi icrittori ftjggeriicono corne un mezzo<br />
âtto a promovere la coftumatezza de! minuto popolo,<br />
e per confèguenza a prcvenire i delitri, la ra#<br />
compenfà délia virtù , e per6 riprovano acremente^<br />
i Legfelatori, che abbiano oiTervato un perfetra filen*<br />
zo intorno a un taie oggettb\ Ma corne patcvano<br />
quefti fare altrimenti i avendo ragionevolmente fuppofti<br />
mille perfbne dabbene per un malvaggio ? Go*<br />
me dunque ricompenfare i mille? In'vece di ricompenfàre<br />
la coftumatezza 9 e la virtù , io amerei , che<br />
n* ricompenfàftè l'abilità, e Jlinduftfiâ^ per efempio<br />
ï'arrefice f il *^qualc< inventa (Te qualche nuovo lavoro,<br />
p pure portafîè fe lan grado maggiore di perifciione<br />
i lavori già inventatiÇ'Tali ricompenfe farebbero pra»<br />
tîcaWlî, giacchè non farébbeto ' iniinitfel c dSalrra<br />
parce ouefcrefebero lo fteHp *ffen^->coraê*fe ÉalTero<br />
decre-
'ICC 97*)»<br />
decretâtc immediatamcnte alla virtù , giacchè, corne<br />
.lo abbiamo dimoftrato* non fi puo fare , che il batfb<br />
-popolo fiabinduftriofb , e adderto alla fatica , che<br />
• ncllo flellb tempo cflb eziandio non fia coflumato.<br />
Soprattutto a promovere la coftumatezza dcl minuto<br />
popolo contribuifce mirabilmente la Religione»<br />
c fenza di efià -.tutti i mezzi , che abbiamo additati,<br />
*.C che la più ta via polirica lapefTe ritrovare, non làrebbero<br />
, che un edifizio fabbricaio fu 1 arena , che<br />
irovinerebbe ben prefto pcr la pocà fblidirà del fuo<br />
fonda mento * Quefla dot tri na è interamente oppofla<br />
a quella di certi Politici moderni , i quali vanna di<br />
continuo ripetendo % che è l'eccellenza délie leggi ,<br />
-c non la Religione > che influifce fu i coftumi , e le<br />
viriù délie Nazioni , ma il Ieggitore avveduto, e cbe<br />
non fi,à lafçiaro fbverehiamente prevenire in fa voce<br />
del nofiro fecolo, llno a credcre , che ora fol i mente<br />
fi cominci a veder chtaro nelle cofe , potrà di leggieri<br />
giudicare quale di .quelle due dottrine meriti<br />
ai effere preferita « Secondo quefti Autori, l'eccel-<br />
Jenza délia Legislazione , quella , che fbla puo rendere<br />
vinuofa una Nazione , confille nell' unire coai<br />
ihwamente» l'intereflè particolare al ben pubblico,<br />
che la virtù divcnga in ogni individuo TerFctto nccefTario<br />
dell' amore di le fteilb , c dell* intcreile perfonale<br />
• Ma io dubito f rre f çhe un si fatto progetto<br />
fia praiicabile . MaJgrado la più grande attenzione<br />
di un Législature ne 1 congiuogcre l'interelïè pacticolare<br />
a quello del pubblico , è incontrafiabile. che<br />
(a .violazione délia legge farà Ièmpre più utile dell'<br />
oITeçvauza ogni qualunque yolta quella potrà elièrc<br />
impunita. Ora in quefio cafo, che tante volte Ci vcxirica.,<br />
corne aipeîrarfi , .che ,un uomo abbandonato<br />
N
0(98)0<br />
A fc fleiïb , e fènza il freno di un Dlo vendicatore,<br />
chc punifca in quefta vita , o nell* altra i delitri sfuggiti<br />
alla giuftizia umana, fi aflenga dal commctrerli<br />
? L'cfcmpio délia vita innocente, e tranquilla<br />
di alcuni Fiîofbfi, che non fblo fono pafTati per<br />
Acei, ma che di più hanno infbgnato l'Ateifmo, non<br />
diminuifce nience il pericolo , chc ho attribuito a un<br />
tal fiftema ; giacchc fenza (lare ora ad efàminare fe<br />
queflt fiano ftati realmente fcevri d'ogni taccia , corne<br />
û décanta: è incontraftabile , che un Filofofo, H<br />
quale predica Wrrcligione, ba un interefle manîfefto<br />
ai tenere una condotta lodevole di vita per<br />
accreditare la fua dortrina , perô è certo, che dalla<br />
fua probità non fï pub formare alcun pronoflico fa«<br />
vorevole rapporto a qnella dclla moltitudinc , ov(L»<br />
fofTe educata fecondo fimili principj : aggiungafi,<br />
«che un Filofofo conducendo un génère di vita fedcntario,<br />
ed elFendo preflbcchè di continuo concentra<br />
to nello fludio , non c cotanto fbggetto aile pal»<br />
fioni violente , e ai tumultuofi appetiti , dai quali<br />
ad ogni tratto viene agitata la moltitudine nel gran<br />
Mondo, e cosi è chiaro, che fc queflo fiftema empio<br />
infieme, e ridicolo perviene infino a lei, tutto<br />
è perduto . I due più celebri Politici dell* antichità<br />
Polibio, e Cicérone hanno penfàro molto difFerentemcnte<br />
intorno a • queflo punto cotanto intereflànte<br />
di promovere la coftumatczza délie Nazioni,
o( 99 )o k<br />
la Rcligionc, togliefi eziandio la fcde , la focictà<br />
del génère umano, e la giuftizia . £ in fatti , fc<br />
negli ultimi tempi délia Repubblica i coftumi dci<br />
Romani fi rrovarono ibmmamente deprayati, corne<br />
avverte un profondo conofcicore di qucfta nazione (i) »<br />
fi deve molto attribuire alla inrroduzione délia Setca<br />
di Epicuro. Or fè una Religione , che non proibiva<br />
, che cerci vizi grofTolani, e che crattenendo la<br />
mano , abbandonava il cuore , cra cotanto conneffa<br />
Colla probità : che influenza non avrà ella fu la vir*<br />
tù,.e la purezza dei coftumi di un popolo una Religione<br />
, che condanna ogni vizio , che non è punto<br />
più gelofa dell* azione di quello, che lo Ha degli<br />
atfetti, ché non fi contenta, che non fi faccia aU<br />
cun maie agli alcri, ma che ci ordina di far loro<br />
tutto il bene » che fàpremmo defiderare pernoifteflï,<br />
che in fine fa délia carità , e délia benivolenza uni-,<br />
verfàle la baie, e la norma dî tutti i noftri doveri,<br />
e che per agevolarcene la pratica , ci porge tutti i<br />
più fublimi mocivi , che polfano movere una creatura<br />
ragionevole ? Una fimile Religione , mentre tende<br />
a rendere virtuofi i Grandi, i Ricchî, i Potentati<br />
y ferve mirabilmente a rendere coftumato il minuto<br />
popolo, e per confeguenza ad allontanarlo dai<br />
delitti i giacchè ci predica la negazione délia propria<br />
volontà, la fbmmifllone, la pazienza, che ibno<br />
appunto le fpecifiche virtù di quefto génère di perïbne<br />
, la cui condizione è di fervire , c di dipendere<br />
continua mente .<br />
No<br />
( i ) Monteff. Confid. fur ht cauf. de fa Grand$ur ><br />
£& &* l* Dccidence d§s Romains • Çb» X*
o( IOO )â<br />
T'Aie êflf pianb , o a meglio dire Vabotto det<br />
piano, chc io hô creduto di* dover proporre<br />
per prevenke i'delitri, c per confèguenaa per *enderé<br />
piâ rarï t> ibpplicj fenza difeapito délia pub*<br />
Wica fïcurezJzafo'Ora ïèguano i FiloiJbn ,* e i Pcrlidci<br />
le lorô ricerChe fbpra quefto oggetto importantiffimo,<br />
e i Sovfani profiirando délie -ioro feoperte, ne facciano,<br />
fècondo I tempi, i luoghi f *e le cireciftanzo<br />
una Relies appWcazfone, ma non fi lafeino giam*<br />
niai fedurre dalle briUaaei dedamazioni di alcuni<br />
Amori, ad aboHre l'ttfe de'fiipplicj. Cicérone nella<br />
che i :<br />
congiurati Vittoriofi avrebberê commeflb , e ficcome<br />
qtiefto fëmbravale molto dôlorofo , e ben degno di<br />
compaffîone , era per quefto morivo 9 che fi moftrava<br />
moïto fèvero con quelli, i quali avevano voluto efèguire<br />
tutti quefti orrori. Rapport© a uomini tali ,<br />
Biffe eglî , iè noi ci moftriamo feveri, è allora., che<br />
noi paileremo per mifèricordiofi , a!1* incontro, fe<br />
fiamo miti y faremo riguardati corne fommamente<br />
crudeli, e preflbccbè come complicî délia perdit a<br />
délia parria. ( i ) Cosi ri/pôle quefto illuftre Capo<br />
.* I ' ' i i i ii i • • i n i i • ' i<br />
( i ) IF. in Gnil. *• " - • m
o( 101 )o<br />
délia» Repubblica Roraana ail* eloquenza artiliziol»<br />
di Cefàre, e ces) a un di preflb rifponder potfbno<br />
i Sovrani a quefti Autori, i quali non già pel molivo<br />
biafimevole di Cefàre, ma per una mal' intef*<br />
vanna di voler fingoïarizzarfi, e d'innovare , vorrebbero<br />
cfentuati gli fccllerati dalla morte, dnzâ con<br />
tanto più ragione , chev tt'pericolo,'che da quefts<br />
ftravagante giurifprudenza foprafta allô Snro , è di<br />
gran lunga maggiore di quello, che dal fuggerimento<br />
di Ceiàre era minacciata la Repubblica . lo non<br />
efàgero punto , ma avanzo una propofizione., la cul<br />
verità fi puô faciîmente dimoflrare . Egli è cerro,<br />
che i congiurati virtoriofi, e divenuti padroni délia<br />
Repubblica» non avrebbero verfaro, che il Tangue<br />
dei loro nemici : di più è da dubitarfi , che ancora<br />
avefTero commefTo taie ecceflb, giacchè poteva efïère,<br />
che per regnarc più ficuramente, e per fiipplire<br />
alla mancanza di un titolo legittimo , avefTero per*<br />
donato a quefti lot nemici , corne fece Cefare , il<br />
quale pocht anni dopo efFertuo il lor difègno ; laddove<br />
è certo,che abolita la Pena di Morte, gli (cellerati<br />
diverrebbero fbmmamente ïntraprendenti, e<br />
niuno fàrcbbe più ficuro. Chi pu5 inoltrarfi col penfiero<br />
nelP abiflb délie iniquità , aile quali fi abbandonerebbero<br />
gli uomini fènza queflo rreno falutare ?<br />
Corne non fremere d'orrore nel rapprefentarfi alla<br />
mente una quantité di innocenti ogni giorno rrucidati<br />
? B corne poi non fèntirfi lacerare la parte più<br />
lènfibile, dipîngendo a fè ûefTo i gridi, e la defblazione<br />
délie madri, dei figli, degli amici di quefte<br />
infelici vittime di una mal' intefa compaffione ?<br />
Un si orribile fpettacolo renderebbe fènza dubbio ,<br />
un oggetto d'odio, e di efècrazione il Principe» il
C( 102 )o<br />
quale fi fofTe lafciato fcdurre ad abolirc Vufo dei<br />
fbpplizj . Aime no l'impartiale poflcrità non manchcrebbe<br />
ai fprezzare quefta fua umanità, perché pregiudicevole<br />
nelP effcrto, e ben lungi dal collocare<br />
il iuo nome fra quelli dei Tici, dei Trajani ,<br />
e deg-li Antonini, corne l'hanno detro i noflri Oppofîton<br />
, lo riporrebbe cerramente nel ruolo di que' Principi<br />
non per altro conofciuti, che per la loro debolezza<br />
, e de' quali , corne abbiamo veduto , fi dice<br />
per difprezzo , che aveano per fino obbliaco » che non<br />
cra in vano, cbe cingevano la fpada » E<br />
I L F I N E,
L E T T E R 2<br />
DI UN GÏÏJREœNSULTO FORESTIERE<br />
A L L' AUTO RE*
fT<br />
V*
LETTERA<br />
Di UN GIURECONSULTO FORESTIERE<br />
A L V A U T O R E.<br />
GAnceîIare dai Codici criminali la Pena di<br />
Morte fu la propofizione , che sfuggi dalla<br />
penna d'alcun moderno Filofofo, che fu accolra<br />
dagli atnatori di novità , trattara per<br />
luftb , favorira per impegno , propagata al favore di<br />
un nome ragguardevole nella Rcpubblica Letteraria,<br />
ed applaudita finalmenie da una fpecie di Letterati,<br />
che mondano il fècolo, che elli chiamano illuminato<br />
• Gli uomini {ludion*, che appreièro le icienze<br />
dai loro principj, conofcirori dell* uomo ne' moi<br />
divcrfî gradi di paflione , nelle varie circoftanze di<br />
fatto, e combinazioni, conobbcro da principio il<br />
paradoiïb altra volta fbflenuto o per opportunité di<br />
caufà , o per lulïb di fcienza , e ne fprezzarono la<br />
luce fa tua ; fèrpeggio intanto la brillante DifTertazione<br />
, li principj in efla rifpettati , ed anche adattati<br />
di più accreditati vivent/ Autori, la difcrezione del<br />
volume y li fali fparfivi, il piacere finalmente uni*<br />
verfale di potere con poca fatica iiludere cio che<br />
uno non ha ne la forza , ne il coraggio di riiblvere<br />
9 produtiero la quafi générale accetrazione . Le_»<br />
dcclamazioni pofcia , gli efempi o falfi, o maie applicati,<br />
la crudehà attribuita ai più fàvi Moderatori<br />
deir univerlb, che per coftanza proteilero il giufto >
«e' Ta modcrazioTTC pofta in nfàlto Si altri 'per acbo*<br />
tezza 9 x) pcr politica,, indulgenti col de'itto, furono<br />
al punto di fcdiirre il cuoSre MePptti illuminati clcmeïïû<br />
Sovrani del ficolo prefèrite* « -•*<br />
A q\refto fëgtio eia ptir 7 neceifirâ , f éSe aflAmorfi<br />
fcuoteflê dai fuoi ftudj prdinati , c rotro il filen*<br />
zio, grï dalle al pérlcoJo délie Nazidhkv fâcefTe avvcrrire<br />
le vie inconfulte, e fi efponefie al troppè<br />
di Jataïo incendio, a rifchïo anche di perderfi. Vôi<br />
fieteâp punto quel defïb , ed 10 non poub , che looT^ie<br />
| ïl voflro coraggio : ho letro avidamente penanto » éd<br />
ho coti piacerc ritrovaro ben robuflâ la voftïa DU*<br />
fertazitone 9 © taie fu par ricono&iuta ûaA
ela*;, diritto quindi délie pêne 9 e del là (Te(Ta Pena<br />
di Morte , ove Ha neceflària alla tutela medefiina.<br />
Le pêne al di fotto délia neceflïtà fàrebbono înette,<br />
al di fbpra un abufo , e quindi od efuberanti, o<br />
icarfè alla prova dclle bilance , che gli antichî Simboleggianti<br />
pofèra in mano alla perfbnalizzata Giuflizia<br />
.<br />
Avete dopo ciô ben ragione di fprezzare l'obbietto<br />
, che cioè neir immaginato pacto fbciale avendo<br />
ognuno depofuato la menoma parte poffibile délia<br />
propria s Jibertà, non polfa gîammai prefumerfi il<br />
facrincio del maflimo tra i béni, che è la vita di<br />
ciafcun Individuo contraente in focietà. Non.è, voi<br />
dite, la Pcna di Morte un effetto del diritto ceduto<br />
da ciafcun Individuo fui la vita propria , fe anzî per<br />
falvare appunto la vita fteffa, c difenderla o mediatamentc,<br />
od îmmediatamente , cedette ognuno iL<br />
diritto délia propria difefa, quello cioè di jreQftere<br />
iail* Aggreflbre , di punirlo per refîftervi, e di punirlo<br />
colla morte » fè fii neceflària f per refîftervi $<br />
Ja voftra rifbluzîone è cosi naturale , ed ovvia, che<br />
fa conofcere con evidenza aberrato, e falib l'appoggio<br />
del coraggjofb Novatore .<br />
Io perô non ehterei un momento a fbftenere anche •<br />
che ciafcun Individuo délia focietà nelP atto di voler<br />
obbligaro il Corpo fbciale a difenderlo anche colla<br />
Morte dall* îngiufïo Aggreflbre, ove fia ncccïfaria, deve<br />
per région di contratto aver alfentiro alla cguale propria<br />
punûione , ove .et fi ponga jifpetto ad altfli ne! çafb ,<br />
in cui alrri rifpetto a fe dovrebbe e(Ternc egu il mente<br />
punito. La focietà % voi , che leggcte li noflxî Lrpri<br />
în foglio , fapcte che importa eguaglianza tra lie<br />
Parti î e che perciO farebbc ingiuflo il defiderio di par-<br />
O x
tecipare del bene d'tina fbcietà a porzioni eguali, fcnza<br />
volcrvi contribuire del ptQprio con egual proporzione »<br />
Diamo tuttavîà per comune ne' Ibcj quefto fteiïb ingiufto<br />
dcfiderio , non perciô farà prefumibile la difuguaglianza<br />
: una si facta prefun&ione farebbe alla..<br />
fine prefumere ogni ibcio difbbbligato dal contribuirc<br />
del proprio alla fbcietà , e quefta prefunzione diflruggerebbe<br />
la fbcietà ftcfta ; data la prefunzione in fatti<br />
a mifura di queflo cosi ingiuflodefidcrio, nefTuno avrebbe<br />
afTentito al quantunque menomo fàgritîcio del la—<br />
propria libertà, o fè pure avefle^afTcntiro aile porzioni<br />
minime, non avrebbe afTentito aile quantité necef^<br />
fàrie : il più forte , od il * più fàgace attenterebbe<br />
alla vita aitrui, od aile altrui migliori fbftanze , fèn*<br />
sa timoré d'un' adequata punizione , anzi fènza in*<br />
correre in qualunque , benchè menoma pena : cosi<br />
è i ove la prefunzione fi voglia dedurre dalla potfibile<br />
ingiuftizîa dei contraenti ; laddove farà a'<br />
termini del contrarro , ove fi voglia mifurarne , ed<br />
interprétarfte la voloncà dei contraenti dalla giuftizia<br />
, e da cio , che abbiano ragione vol mente voluto<br />
.<br />
Ma yoi avete gui bravamenre dedotto la voftra<br />
quiflione a pura controverfia di fatto , ad efàminare<br />
cioc fè la Pena di Morte fia poi neceifaria a rrateenere<br />
gli uomini dagli enormi deiitti, ed avete an*<br />
chc avvertito, che dai voflri Avvcrfàrj fi accorda la<br />
necciïità délia ftefta Pena di Morte in alcuni cafi «<br />
La morte di quai che Cittadino , dice a le u no , divien necejfaria<br />
, qtiando la Nazione récupéra la Jua libertà . Io<br />
non sb veramente , quale fia il Cittadino comemplaro<br />
dair Aurore , s6 bene, che non pub efïère alcuno di<br />
quelH, tonrro i çuali yoi foftenece la Pena di MOT-,
o( 4 109 )o<br />
te : La morte di quai che Cittadino , profègue l'Aurore 1<br />
diviene ttecejfarta, quando la Nazione perde la fua libertà •<br />
Voi non avete, cred' io, che ridire. fui la pena di<br />
Marcello, e di Cattilina : La mort» di qualebe Cittadino<br />
fi accorda inoltre fer ttecejfarta , quando la Naziont^<br />
Jt trovi involta in un a Anarcbia : non iàprei che dire fil<br />
cio , che non intendo. Un* Anarchïa pare a nie una<br />
negazione di Governo , una rifoluzione délia fbeietà<br />
, ed uno fUto del/a natura efiftente fuori di fbcietà<br />
: la idea y che io ho poi acraccaca al termine^,<br />
di pena , mi prefuppone una legge , un autoricà fuprema<br />
| una fovranità ; e nel cafb del 1' Anarchïa».<br />
non so iigurarmi , che diverfi Individu! l'un dall?<br />
alcro feiolti , ed indipendenri, ed uno ftaro di guerra<br />
iè fiano rra fè aile ma ni. La morte per ulcimo de<br />
un Cittadino fi accorda fer necejfaria, quando fia il vero,<br />
§d unico freno fer diftog Itère gli ai tri dal commet ter $<br />
delitti .<br />
Ed eccovi veramente aile prefè coi voftrt netnici<br />
in una vafta pianura , in cui puo cgnuno fare<br />
quelle evohizioni, che più rrovi del fuo conto ; febbene<br />
ne avère voi già trionfato nei paragrati III., e IV. ( 1 )<br />
del voflro Libro, (èndovt con cio aperta libéra la».<br />
flrada a pian tare , érigere , eJ ornare, corne avère»,<br />
bravamente fatto nel feguito délia voftra ben robu-<br />
£U , ed erudita DiiTertazione : e ftimo ben inutile<br />
O $<br />
( 1 ) / paragrafi qui citati corrifpondo»o alla prima<br />
Ediziove délia f refente Differtazione : or tome alcuni di<br />
effi fono variati in quefia féconda-y* van lafeeremo d'inditare<br />
nei riffettivi luogbi tait variazjoni. "^ £$...
o( no )o<br />
di ripeternc a voi fteflb li voftri argoraenti corrc*<br />
dati dalla fperienza , dal ci-nfenfb univcrfalc dellc<br />
Nazioni , délie età,, c délie leggi , ed adottaci<br />
dai più dorti , c più fperimenrati Modéraiori délia<br />
rerra .<br />
Non poflTo per6 diipenfàrmi JaJ far eco più fpecialmente<br />
al voflro argoinenro, con cui nel p migra-'<br />
£o V. ( i ) fcîogliere Tobbierto defunto dall' a ver alcuneNazioni<br />
prolcrirta pec aicun tempo ne' di loro Godici<br />
con buon fucceub quefta Pena di Morrc . Ardifco<br />
fbitanto di aggiugnere, che li fatti addorti in<br />
contrario , fe veti pcr Ja parte dell'-indoJgenttL-.<br />
legîslazione , non fbno poi dimoftrati quanro ail* effetto<br />
della minorazione dei delitti «*Io cerro non mi<br />
Jafcio imporre.da alcuni moderni Scrittori,*
t>( III )0<br />
loro in tension e a taie modificaro Teorema , io vi poffo<br />
aflicurare , che non vc ne avranno pcrcio buon<br />
grado . San no ben efïi, che li termini, e le di loro<br />
efpreflioni non ammettono quefla moderazione , ed<br />
hanno poî un mczzo più ovvio per non confefTarc<br />
il loro torro , di ofTervare cioô un collante filen-<br />
*io , lufingandofi d 1 imporre con effb al Pubblico ,<br />
che alcuno non fia per anche giunto a far fènrirc<br />
la menoma fcofla al di loro fiûema : lafciamoli pero<br />
placîdamente dormire , e voi incanto daremi ragione<br />
deI perché, avendo voi decto nello fleflb paragrafo<br />
XI. , che non folTe del voflro fcopo lo efàfhinare<br />
H cafi fpeciali , ne* quali fia necctTaria , e perciù<br />
giufta la Pena di Morte , abbia te poi vol uro tuera via<br />
inoltrarvi a ragionare fui la competenza di elïa Pena<br />
rifperto al Furto , di più fè fia lecito lo efàcerbarla, e fc<br />
per uno fteilb delitro imporre fi pofTa una pena diverfà<br />
ai diverfi gradi di perfbne : febbene ho rilpofto ail*<br />
iflanza : che avendo voi dimoflrato la neceflità di efllt<br />
Pena in alcun cafb fpecifico , avete cosï giovato fèmpre<br />
più al voflro afTunto primario , che c t'aiTolura<br />
neceflità délia medefima . Ditemi ora voi fè mi fia<br />
bene , o maie appoflo ?<br />
Voi avete incanto in quefla mia , che ben mi<br />
accorgo eccedere la brevità d'utia lettera , un teflimonio<br />
,' che non la noflra amieizia , non la profelîio*<br />
ne i che pure mi tiene arTetto aile leggi , dall' otfcrvanza<br />
deile quali rîconofco il bene délia fbciecà , la<br />
rranquillità dei Proprietarj, e la più animata induflria,<br />
ma bensi la fblidità de' voflri argomenti mi<br />
' ha confermato nella voflra fentenza , in cui tanto<br />
più vi flimo f quanto che fendovi voi legato aile<br />
leggi del!' immaginario patto fociale > al di cui rap-
o( 112 )&.<br />
porto non mi fcordo , che voî avevate non poca di£^<br />
rîcoltà , avece combarcuco con annî per cosi dire putuire<br />
, dentro i quai limiti non mi pare , Hche abbia<br />
voluro conrenerfi il noftro Autore délie Eflfemerîdi<br />
di Rom a , che non eiito , corne leggo in que Ho<br />
fteflb Ordinario , di dichiararfi aperramenre del voftro<br />
parcito , ma muftro di cGfere ben poco amico<br />
del riferiro patto fbcialc<br />
Dopa rurco cio vi potrcte ben immaginare quanta<br />
poca imprefïione facciano fbpra di me le contrarie<br />
declamazioni appoggiate ai falfi nomi , o maie applicati,<br />
di umanità , clcmenza , crudeltà , e tirannia »<br />
La mîa umanirà fi ri (ente bcnsï ail' afpetto di un<br />
xnifcrabile flrafcinato al patibolo , ove lo conûdero<br />
nel fblo afpetto fènfibile dî pazîentc, e me lo tiguro<br />
pentito délie lue enormirà ; ma mi fènto poî molto<br />
più commoflb nel figurarmi una Famiglia aflalira<br />
da una turba dî fcelerati Mainadieri nel fàcro<br />
Asilo dei domeftici Larî 9' ed un onefto înduftriofb<br />
viaggiatore net notturno filenzio -d*una folta bofcaglia<br />
, o d'una infrequentata via , trepidanti gif uni f<br />
€ gli altri in faccia al lungo confulto fui la propria<br />
vîta , e prtvati ad un tratto dcl firutto délie<br />
proprie penofe induflrie . Conoïco allora , che la<br />
morte dî quefti rei è un effetto ben gîuflo délie<br />
leggi dettate dalP umanità ben regolata, protetçrice<br />
délie pacifiche virtù , délie fcicnze, arti, e commercio,<br />
tranquillità de v Sudditi, e Habilita de' Governi•,<br />
ht cui acconfèntono gli uomini turti in tut te le nazioni<br />
- fècoli, td età» Gonofco H veri ientimenti délia<br />
natura, cha nuova , e tecchia .è pur fèmpre la<br />
ftefta nel fremito délia Nazione allô intendere d'un<br />
proditorio omicidio , o d'un orrîdo auTaûxnio , pet cui
o( 113 ><br />
accufa li Tribunal! di lentezea , perche vorrebbe ve-r<br />
derne la più pronta giuftizia , piuttofto che nel difc<br />
prezzo del Carnerlce , il quale è abborrito , cred' io »<br />
per le qualità fue perfbnali, per la fua crudeltà con*<br />
fiderata in aftratto, e per l'acceuazione d'un impie*<br />
go , che avendo anneûa a comune. opinione l'infamia<br />
, non puô efïère , che infâme quegli , che lo alTume<br />
con una taie tacha condizionc •<br />
Mi congratulo pertanto di vero cuore con voi<br />
« per la feelta dell' argomento, e per l'energia , con<br />
eut l'avete foftenuto , e per la prudenza , con eut<br />
l'a vête condotto . Qyefto ûggio , che voi avete fatto<br />
di voi medefimo , mi prefàgifce qualche cola di più •<br />
Non vi fgomenti il fàrcafmo dci feioli , che non_<br />
avendo forza per combatterc, fi lufingano di far<br />
breccia col morteggiarc > fprezzano efïï qucllo , che<br />
non intendono, e tagliano quello, che non fbno<br />
capacS di feioglicre : a le uni noftri moderni , che io<br />
voglio pure onorare col rifpettabile nome di "Filofbrî<br />
dai Légalî argomentano délie leggi, ed attribuîfcono<br />
alla Giurifprudenza li difetti dei Giurifprudenti 2<br />
veggano efïï il nuovo libro in quarto 3 Spécimen J«riftrudenti*<br />
crimïnaîis ad principe* legis natttrœ ~ che<br />
è pure d T nn voflro dotto Goncittadino , anzi rîcorrano<br />
al corpo délie leggi comuni, e fiavvcderanno<br />
facilmente , giacchè io rilpetto la di loro fuicettibilità,<br />
che chiunque fia (lato il di loro Compilatorc ,<br />
che pure era dottiflî mo, fono le leggi ficiïè altrettanti<br />
afForifmi defunti dalle più profonde fpeculazioni<br />
, combinazioni, e rapporri ; e che li fapienti, che<br />
rifpoièro aile opportunité de 1 caû o veci, od imtniginati<br />
, e che gli altri, che ne ftefero li più ragionari<br />
Editti, Leggi, e Prarnoiatich: , erano pure Filo-
tâ& 9 é che meritarono percio l'attributo onorcvole**.<br />
che It coetanei,. ed il confènib di tante età loro attifa<br />
uirono .<br />
\m Voi medefîmo, ie l'ozio vi regge, ripigliatene<br />
l'afïhnto, epilogate le migliori Leggi Criminali r<br />
collocatele nelle clalli, a cui meglio pofTono appartcnere<br />
, fviluppatener : li principj naturali, dai quali<br />
derivano L efàmiaace l'uomo , le Aie pafïioni nei divcrfi<br />
ftati di opulenza, e poverrà, d'induftria , ed<br />
înerzia, mifùratene H gradi di malizia , coi rapporti<br />
dclle diverfè umane fbcietà, fcandagliatcnc le pratiche<br />
diverfè cri minali ; ed ognuno vedrà di fèguito<br />
la ragionevolezza délie leggi, e pratîche medeûme »<br />
e riconofcerà que' tratti , che le circoftanze de' tempi<br />
introdutrcro ta 1 vol ta, déclina ndo dai principj medefimi<br />
, quelli che vu
M 115 >><br />
Voi profeguendo l'utile voftro afïimto, non lafcîfcrete<br />
di nuovamente produrvi per il folo amore "délia ve*<br />
lira, e col folo dcfidcrio di giovare àgli uomini;<br />
due oggetti, che lafciando fèmpre tranquillo lo fpirito<br />
dello Scrirtore , non pofïbno efigere che fcritture<br />
moderare, contradicenti bensi aile alcrui opinioni *<br />
ma non ingiuriofè ai loto Autori» Sono ec.