10.06.2013 Views

39EX.3LAIVENA 3DÏÎMORTE

39EX.3LAIVENA 3DÏÎMORTE

39EX.3LAIVENA 3DÏÎMORTE

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

vM<br />

<strong>39EX.3LAIVENA</strong><br />

<strong>3DÏÎMORTE</strong> ©<br />

EDIZI 0*NE SECONDA<br />

Riveduta 9 illuftrata, ed arricchita<br />

•àali Autore 2it<br />

1 !»•!•• Il» Il ••<br />

Ayniyat No.: JBJS£<br />

f/îj IN MILANO X MDCCLXXIX.<br />

Nella RegiaDucal Corte,per Giu/êppe Richino Malatefta<br />

Stampatore Regio Came raie.<br />

COLLA PERMISSIONS DE SUPERIORI.


•<br />

Qua nunc a quibufiam benignitas nominatuf.<br />

Vitam omnem remifo ad improbitatem.<br />

Ex fragment. Euripidis in Scirone »


L'ÏMPRESSORE<br />

: AUCHI LEGGEf*<br />

AjPpena ufci da* miei Torchj la prefente<br />

DifTertazione del Signor Doit 1<br />

JE ^f tore Paolo Vergani fulla neceffitjt<br />

délia Pena di Morte, che ben tofto mi<br />

avvidi, che il numéro degli Efemplari da<br />

me difpofti era troppo fcarfo per foddisfare<br />

aile brame di coloro, che da diverfe<br />

parti me ne facevano ricerca. Pertanto<br />

veggendomi aftretto a dover pafTare ad una<br />

(econda Edizione, ho pregato Terudito Autore,<br />

perché rivedendo il fuo Originale, vi<br />

facette quelle aggiunte, che flimafle le più<br />

opportune, ficcome fece . Eccoti dunque,<br />

o cortefe Leggitore, l'Opéra medefîma in<br />

moka parte rinnovata,ed in altra accrefciuta,<br />

ed arricchita di nuove rifleflioni, e di<br />

nuovi intereffanti Articoli, a che aggiugnefi<br />

in ultimo luogo una Lettera ragionata diretta<br />

air Autore da un dotto Giureconfulto<br />

foreftiere, che afTai illuftra il propofto argomento.<br />

Il fayoreyole incontro, con cui fut<br />

Z i


.*„ u «rima impreffiotie, di che fait-<br />

fettil» van fo^i letterarHdMtaUa, e d Ol-<br />

^monte, non U fa dubitare, che noa<br />

fia per avertie xnaggiore quefta fécond^<br />

Tu dunque prendi l'animo mio * buoiugrado,<br />

e vivi felice. -


IND I'jCE i i<br />

(£>& PARAGRAFI.<br />

D<br />

EÏla neceffttà, delfine, * //


'*<br />

§.ï VIII. 1<br />

PreteCa Contraddizione delta Pena di Morte.pag. 45*<br />

§. IX.<br />

Se la Religione diminuifca Pimpreffione délia<br />

Pena di Morte %<br />

pag. 51<br />

Se la vifla de'fupplicj poffâ indurire i cofiumi,<br />

e rendere crudeli le Nazioni • pag. 53 '<br />

5 & XI. .«; ;\ * "<br />

«S5? /«< Pena di Morte- ripugni ai princip) délia<br />

Legge Evangelica „ pag. 54<br />

§. XII.<br />

Quali fiano i /intimenti del Pubblico fu la Pena<br />

di Morte* pag. 58:<br />

&1XIIÏ. P<br />

Inconvénient i délia troppo grande eflenfione délia<br />

Pena di Morte* pag. 61<br />

l§£ XIV. . & ' Ç* ï<br />

Qpinionedi unoScrîttore moderno intorno aicafi+nei<br />

quali fi'deve infiiggerela Pena di Morte, pag. 62<br />

Y . £ XV.<br />

Opinione di altro moderno Setittore intorno al<br />

medefimo, foggetto * pag. 64<br />

., $ XVI.<br />

Impoffibitità >'


J 3 s. XVIH.T ~WS<br />

Se fia lectto efacerbare la Pena di Morte, paAja<br />

§. XIX.<br />

Sa per h fiejfô délitto + per cui fi condanna uno<br />

alla morte, fi poffa imporre ad al tri un a<br />

pena meno grave* pag 81<br />

S. XX.<br />

Dell* efecuzione délie Sentenze. pag, 86<br />

> ;*. S. XXI.<br />

Jkfezzij onde tendere più rari i fupplicj fenza<br />

dïfcapito délia pubbliea ficurezza. Conclu-<br />

I fione. **» 88<br />

lettera dt un Gtureconfulto fore/liere aW Au-<br />

DELLA


INTRODUZIONE|<br />

L'Eccefliva ammirazione, con cui ne' fecoli<br />

paflàtifi riguardavano gliantichi,<br />

rendendo gli uomini fervilmenteattaecati<br />

aile dottrine, e aile iflituziohi ricevute ,<br />

fece molto degenerare la facoltà di penfare,<br />

e impedi, che la verità, e le fcienze facefîero<br />

progrefli. Il noftro fecolo è rinvenuto generalmente<br />

da quefta cieca prevenzioné per l'antichità,<br />

e per confeguenza ha annientato il tirannico<br />

impero, che a lei incautainente avevano<br />

conferrto i noftri padri. In vece xli reftringerfi<br />

a ripetere, e fpiegare quanto aveva<br />

lafciato fcritto Ariftotele > fi è confultaca la_<br />

natura,e la ragione,che erano i Libri,che<br />

quegli aveva ftudiati, e la fcoperta di moite<br />

utili verità è ftata la ricompenfa di quefto<br />

filofofico coraggio. Ma corne gli uomini fono<br />

portati aU'ecceflo, e ordinariamente non poffono<br />

fuggire un eftrerno, fenzacchè cadano in<br />

un altro, non fi è continuato molto a feguire<br />

quefto vero metodo di ftudiare. La gloria—<br />

grande, $ cui fono pervenuti gli Autori di*<br />

quefte difcoperte, faceddo ifdegnare generalmente<br />

il picciol vanto, che vi ha ad illuftrare<br />

quanto dagli altri è ftato ritrovato, ha introdotto<br />

in tutti gli uomini dî lettere un ecceA<br />

fivo amore per la novità. Ibelliingegni,egli<br />

a


fpiriti mediocri çon infopportabile ardimento<br />

fi fono lafciaci fedarre anch' efli da quefta_<br />

voglia d*innovare,e ficcome la veritàèun paefe<br />

ih gran parte già occupato3e qucllo ,che in<br />

eflb rintane aacora ad ifcoprirfi efige sforzi<br />

incredibili, dei quali non fono punto fufcettibili,<br />

per fecondare lo fpirito di novità^da<br />

cui cotarito fono doffiinati > hanno pfefô it<br />

partito di promovere dubbj, e difficoltà fa<br />

tutte le opinioni, e le iftituzioni generalmente<br />

ricevute* Cosï la libertà di filofofare è degenèrata<br />

in licenfca, ô fè fi è evitato il pregiudizia.de<br />

9 noftri Padri di adottare fenaa_*<br />

alcuna diftiûzione ogtïi ufo, ed ogni penfamento<br />

degii antichi, fi è cadttto nelP ecceflb<br />

oppofto di fprefcfcare quanto da quelli è- ftate»<br />

col più gran fondatflento detto, e pratfcato.<br />

Da qui quella folla dî declamazioni ripiene di<br />

paradofîî, e di fofifmi tendent! ad annientaré<br />

la Religione, a fcuotere le &cre bafi dei Trono,<br />

a giuftificare l'impero délie paffîoni foprâ<br />

la ragione eC., dalla quale ogni giorno fiamo<br />

oppreffî, e a cai poneâdo mente i pofteri im*<br />

parziali , rideranno dei predicati ampolofi,<br />

che abbiamo dato al noftro fecolo, ficcome<br />

noi penfando aile molti iftitttzioni barbare»<br />

fer inumane, che avevano i Grec! > ci ridiamo<br />

délia coltura, e politezza cotanto da efli decantata.<br />

u o h 3 *ti :<br />

.51 Uno di quefti paradoflî dettato dal troppo


o(IIÏv)o<br />

grande amore per le novità, che régna tanto<br />

in quefto fecolo, è fenza dubbio l'opinionc<br />

recentemente introdottafi , che non fi deve<br />

dare la Pena di Morte. Che altro in fatti,<br />

fuprchè una voglia ftnodaca d'inaovare, ha<br />

potuto egli pcrfuadere a combattere una pena<br />

adotcata da tutti i Legislatori di tutti i fecoli,e<br />

di tutte knazioni? E* egli verofimile,<br />

che Mines, Solone, Licurgo, Numa, e tanti<br />

altri celebri iftitutori di popoli, che hanno<br />

penetrato tanto a fondo la natura umana, non<br />

abbiano poi veduto, che era l'eftenfione délia<br />

pena, e non la fua intenfione, che fa il più<br />

grande eflfetto fu lo fpirito? E fe .tutti queflà<br />

celebri perfonaggi fono ftati cosl ciechi intorno<br />

a quefto punto, corne fupporfi, che gli<br />

antichi Filofofi, i quali hanno feritto cosi<br />

bene fopra il Gôverno, e le Leggi, non abbiano<br />

nvelato un errore cosi perniciofo, e-j<br />

funefto?^Corne fupporfi, che i Titl$ li Trajani,gli<br />

Antonini, Principi umani, benefici,<br />

e cotanto ïngegnofi nel follevare Tumanità<br />

a lor foggetta, e nel renderla felice, abbiano<br />

lafeiato fu(fiflere una inutile crudeltà? Perché<br />

finalmente dai popoli non fi è mai reclamato<br />

contro una iftituzione,che gli minaccia,e gli<br />

attacca nel più gran bene, che eflî abbiano,<br />

mentre tante volte hanno eflî reclamato contre<br />

leggi, che attaccavano.ama parte dell*<br />

loro foftanze, e délia loro libertà? •£<br />

a 2<br />

ê


Ô(IV.)O<br />

Se mUfi-'opporrà, che gli uomini hanno<br />

acconfentito agli errori i più perniciofi, e funefti,<br />

io rifponderô , che tra quefti non ve<br />

n'ha alcuno,11 quàle abbîa regnato in-tutti<br />

i tempi, e in tutti.i luoghi, e pcrô^conchiuderô,*che<br />

maie s'infifte fopra queltc? particolare,<br />

e paflaggero confenfo délie nazioni in<br />

qualche errore per difprezzarc quello , chè<br />

dalla più rimota antichità fino al giorno<br />

d'oggi generalmente fi è preftato alla iftituzione*<br />

délia quale noi parliàmo. Qaello,che<br />

io dico degli errori in générale, tî verifica<br />

appunto nell'errore, che corne uno dei più<br />

eftefi, ci fi oppone, io voglio dire l'ufo orribile<br />

di facrificare vittime umane. Se parecchie<br />

nazioni hanno adottata quefta pratica—*<br />

fuperftiziofa, ed atroce, è incontraftabile,che<br />

è ftata in-orrore prellb moite altre. I Chinefi,<br />

i Perfiani feguaci di Zoroaftro più comunemente<br />

condfciuti fatto il nome di Parfis i<br />

gl' Indiani }mon fono mai ftati colpevoli di<br />

quefta si grande abominazione. Le ftelîe nazioni,<br />

prellb le quali era in vigore a mifura,<br />

tche fono fortite dalla barbarie 9e fi fono avvicinate<br />

alla coltura, l'hanno abolita. All'incontro<br />

la Pèna di Morte ha continuato. Gli<br />

antichi Savj,i quali parlano di quefti.tbarbari<br />

y e ftravaganti facrifizj, non lo fanno, che<br />

con ornore, e raccapriccio : eglino gli riprovano<br />

altamente non altrimenti^chegli altri;<br />

\


*VLOo A<br />

fcuencjlo la clemënza dalla debolezza , che ,<br />

corné egli dice,conduce il Principe al difprezzo,<br />

e quel , che è peggio, air impotenza ftefla<br />

di punire colloca nel rango di queft* ultima<br />

la condotta deirimperadore Ifacco l'Angelo,<br />

il quale giurô, che durante il fuo Regno non<br />

avrebbe fatto raorire alcuno per colpevole,<br />

che fi foffe. *<br />

Quefto unanime confenfo, che dalla più<br />

rimota antichità fino al giorno d'oggi gli<br />

uomini, e fegnatamente i legislatori, ed i favj<br />

hanno preftato all'ufo dei fupplicj, e al quale<br />

fi deve aggiungere l'autorità dello fteffo Supremo<br />

tegislatore, e dello fteflb Autore délia fapienza,<br />

è un argomento di una forza taie, che<br />

non vi ha realmente, che una eltrema voglia<br />

d'innovare, e un ecceffivo fpirito di fingolàrità,<br />

che lo pofla difprezzare . In fatti quefta<br />

nuova giurifprudenza è fortita dabpiù célèbre<br />

inventore di paradofli, che abbia avuto il noftro<br />

fecolo. Lo fteflb Autore, il quale non ha<br />

arroflito di foftenere feriamente, che gli uomini<br />

farebbero più felici, fe indipendentemente<br />

d'ogni fcambievole commercio viveflero<br />

difperfi nelle felve a foggia di fiere. Lo fteflb<br />

Autore, il quale ha fatto l'elogio dell'igno*<br />

ranza, e ha pretefo, che gli Stati, e le Nazioni<br />

farebbero più ^oride, fe da loro fi bandiflèro<br />

fe lettere, è quegli t il quale ha rivelato il pri-<br />

4U0 air Europa, çhe nonftfcw me turc a morte


K3F T Wf°( v 11 ï°ï Tï<br />

mlcun colpevole, /£ no» quando non fi pub confèrvare<br />

fenza pericolo\ e lo ha rivelato in un libro,<br />

(i) in cui fi fa un pregio di urtare dal<br />

principio fino al fine contro le idée le piii<br />

gênerai mente ricevute intorno al Governo,<br />

e aile Leggi. 1 '•<br />

Malgrado quefta forte apparenza di falficà,<br />

che corne ognuno vede, accompagna la<br />

nuova opinione, di cui fi tratta, elîà ha ricrovato<br />

parecchi approvatori, e ne va acquiftando<br />

ogni giorno de'nuovi, perô è fommamente<br />

da temerfi, che in fine non prevalga fopra<br />

il vecchio fiftema. E in vero fe .quefta perniciofa<br />

riforma non fi è peranco effettuata,<br />

fi deve principalmente attribuire al difprezzo,<br />

che a quefta nuova giurifprudenza hanno teftificato<br />

i Magiftrati ; giacchè le rapprefentanze,<br />

e i configlj di quefti Uomini riipettabili, che<br />

per un lungo abito di trattare coi colpevoli<br />

hanno acquiftata una cognizione pratica, e fleura<br />

dell'indole del lorcuore,e délia loro maniera<br />

di penfare, hanno avuto maggior forza<br />

fullo fpirito de 9 Monarchi, che le infinuazioni<br />

de' Filofofi generalmente tacciati di ragionare<br />

degli uomini, corne vorrebbero, che foilèro,<br />

e non realmente corne efïi fi ritrovano. Ma<br />

quefti Magiftrati hanno neceflàriamente a man-<br />

( i ) Contrat foetal Liv- IL Cba$. P*


o(VIII.)o<br />

care:. e oienre è più facile, che quelli,dai<br />

quali debbono eflère rimpiazzati, fieno a quefta<br />

nuova opinione fayorevoli, giacchè viene foftenuta<br />

in varie fcuole, € corne avvecte rAurore<br />

dello fpirito délie leggi,i pregiudizj de*<br />

Magiftrati hanno fempre incominciato dall' efc<br />

fere i pregiudizj délia Nazione. Or chi non<br />

vede, che allora vi farebbe tutto il pericolo,<br />

che quefta mal'intefa Umanità arrivaflè a fare<br />

illufione alla bonrà del cuore de' Sovrani, e per<br />

confeguenza, che quefta perniciofa riforma_»<br />

fi eflfettuaflè ? i T ' L<br />

I| Quando quefto difordine non fofle ik


6(IX.)o<br />

con maggior ficurezza, corne victime deftinate<br />

in facrifizio alT idolo infaziabile del difpoftifmo.<br />

Quindi fe non arrivaflèfo all'ecceflb di<br />

ftrappare dalle mani de' giuftizieri i condannati,<br />

riguarderebbero con orrore i Sovrani,<br />

che lafciaflèro fuflîftere quefte Leggi, e i Magiftrati,<br />

i quali le faceflèro efeguire, il.che po?<br />

trebbe avère le più funefte confeguenze. Sino<br />

a eanco,che Topinione è in contradizione col le<br />

leggi, la loro oflervanza èinftabiie, precaria,<br />

e non ha niente di ficuro^Percbè quefte fiano<br />

ftabilmente offèrvate è neceflario, che gli.uomini<br />

vi fi uniformino per maflltna, per.principio,<br />

vale a dire, che le riconofcano giufte,<br />

vantaggiofe, e che le amino nel fondo del<br />

lor cuore.<br />

Tali fono gl'importanti motivi, i quali<br />

mi hanno indotto faranno ormai due anni<br />

a pubblicare quefta Diflèrtazione, in cui l'ufo<br />

de'fupplicj è foftenuto contrôle eloquenti declamazioni,<br />

e gli fpeziofi paralogifmi, coi quali<br />

fi cerca d'impugnarlo. Ora avendo intefo, che<br />

fi voleva nuovamente riftampare, l'ho richiamata<br />

a un nuovo efame, ho confermato con<br />

nuove ragioni, e con nuovi teftimonj di celebri<br />

Scrittori, quanto in eflà aveva awanzato,<br />

e finalmente vi ho fatte parëcchie interèflànci<br />

addizioni.<br />

l-t Se Pamore delPumanità fofle Pumco motivo<br />

a che ha acquiftati tanti approvatori a que?


o(X.)o<br />

•fta nuova giurifprudenza-, che vorrebbe aboliti<br />

i fupplicj, potrei lufingarmi, che mediante il<br />

nuovo lume, in cui in quefta féconda edizione<br />

mi fono ingegnato di metterne la fallacia, arrivaflèro<br />

interamente a difingannarfi. Eglino<br />

toccherebbero con cnano, che non fi puô in<br />

^lcun modo rifparmiare la vita di alcuni fcellerati,<br />

fenza efporre quella degli innocenti ,<br />

e degli uomini dabbene, perô confeflerebbero,<br />

che fi fono lafciati fedune da una malintefa<br />

umanità, e rinverrebbero dal loro errore per<br />

lo fteflb principio, pel quale l'hanno adottato.MMa<br />

a quefto amore delPumanità vi fi aggiunge<br />

fenza dubbio il gufto cotanto dominante<br />

in quefto fecolo di aderire aile nuove<br />

dottrine con difpregio délie vecchie. Anzi io<br />

dubito-.forte, che quefto non ne fia Punico<br />

motivo, giacchè non mancano uomini grandiffîmi,<br />

i quali fono di avvifo,che quefta—<br />

umanità, di cui ora fi fa tanta pompa, fi ritrovi<br />

unicamente negli fcritti, e non nel cuore,<br />

e corne ha fcritto utio di effi ( i ) n le ec-<br />

Ijfcedenti tenerezze pel génère umano fono<br />

„ un effëtto più délia vanità, che del cuore,<br />

„ e più deil'impoftura, che délia fincerità.w<br />

Ora quefto gufto per le novità, che porta tan-<br />

( i ) VUomo libero , o fia Ragionamento [alla liberté<br />

Jiaturale , e civile delV Utnm . Part, terz* Cap. I.


o(XI)o -,<br />

ti ad aderire agli errori i più ftravagantî,<br />

c perniciofi,fa eziandîa,che fi perfiflia. ne* *ne~<br />

defimi checchè fi faccia per combatterli. „La<br />

M più gran difgrazia, che fi poflà incontrarfc<br />

» nelle difpute,dice un célèbre Filofofo,(i 1 )<br />

„ non è di avère per atfverfarj uomini oftina-<br />

„ ti5 e tenaci dei loro feflïimenti, ma fibbene<br />

„ perfone, che non fiano punto perfoafe detlê<br />

„ opinioni,che foftengono,e che s'impegni-<br />

„ no nella difcuflione per libidine di contra*<br />

„ dire, per affettazione, o pel defiderio di<br />

3, far pompa di uno fpjrito fupetiore al ri-<br />

„ manente degli uomini, giacchè ficcome la<br />

„ loro maniera di penfarC lion è putito fonda*<br />

„ ta fopra la ragione,indarno altri pef mezzo<br />

„ di una logica, che non fa parlare alla paf-<br />

„ fione,fi lufingherèbbe di ricondurglni pf in-<br />

93 cipj più veri,e più fenfati.,, Ora quelli,<br />

dei quali noi parliamo, poflbno realmente effere<br />

collocati in quefta claflè. In fatti quante<br />

eccellenti confutazioni non fi fono elleno vedute<br />

delPIrreligione, dei Materialifmo, dell*<br />

Indipendenza naturale ec. Eppure quanti tuttavia<br />

non fi oftinano in quefti errori groflblani,<br />

e ridicoliî 16- non" mrlufinga adunque<br />

di eflere più felice di quello,che lo fono ftati<br />

tanti valentuomini, i quali hanno battuta^<br />

( i ) Hume EJfais de Morale Trat. V. Seft. L


o(XIL)o<br />

quefta iftefla carriera- di vendicare la veritàj<br />

dai colpi,che lo fpirito di fingolarità cotanto<br />

dominante in quefto fecolo va continuamentc<br />

Janciandole contro. Preveggo, che malgrado<br />

i nuovi sforzi, coi quali mi fono ftudiato di<br />

fvelare la fallacia di quefta nuova giurifprudenza,<br />

non arrivera punto a difingannare i<br />

fuoi fautori. Non oftante io non ne iarô punto<br />

difturbato,giacchè in fine non è per quefti,<br />

che io ho fcritto. Egli è a fortificare contro<br />

il fcducente afpetto di quefto errore gli uomini<br />

aflènnati,i quali d'altra parte già ionocontro<br />

di eflb prevenuti. Egli è ad impedirejche<br />

eflb non feduca la tenera gioventù, la quale<br />

non ha ancor fiflàta alcuna opinione, che io<br />

ho diretta quefta mia fatica, e non difpero<br />

punto, che eflà non fia per confeguire quefto<br />

doppio frutto. .<br />

DELLA


3D EXX A P E M A<br />

eï MORTE<br />

/?


0( 2 )o<br />

ittonîa eftnfcialmente richicfta dalla fbcierà, e di dirieere<br />

tutre le aziuni de 9 membri, che la compongono<br />

ai bene, e al vantaggio comune, ma non vi farcbbe<br />

aîcun bifbgno di psne. I Legislttorï non avrebbvro,<br />

che a moftrarci il bene per farcelo fegutrev c invece<br />

di ordini baftcfebbero de' configlj » Ma


fômmamente domina ri dall' a more di fè fieflî 7 Gli<br />

uni fbno si felici di contenerlo dentro ai limiti, neiquali<br />

la Natura l'ha riftrctto , vale a dire, il proprio<br />

bene fenza l'altrui infeliciià, ma gli altri , e quefti<br />

in gran numéro non conofcono alcuna rcftrizione :<br />

unicamente intenti a fbddisfare i loro particolari capricci<br />

, e i loro piaceri momentanei , non fi curano<br />

punto di rifletterc , fè cio poi anderà congiunro colla<br />

violazione degli alcrui diritti, e per eonfèguenza colla<br />

alrrui infelicità . Ora ognuno pocrà di leggieri comprendere<br />

, che le leggi fàrebbero generalmente inutili,<br />

e che non _ vi farebbe T che confufionc , e diibrdine<br />

nelT univerfo , fè il Législature non avetfe la forza ,<br />

e rautorità d'intimorire per mezzo délia rapprefèntazione<br />

di qualche maie quefti animi mal fatti, fu de*<br />

quali la ragione ha perduto il fuo impero, e cosi gli<br />

sforzafTe a non diflurbare la fbcictà, facendo loro vedere,<br />

che non potrebbero farlb impunemente..<br />

Nella maniera adunque, in cui agilce nna gran<br />

parte deglt uomini , )a pubblica ficurezza dipende<br />

principalmente dallo flabilimento délie pêne. Quefla.<br />

è lo fcopo, che elle fi propongono , e confèguenremente<br />

cio « che deve decidere délia loro quantirà,<br />

e quindi délia lor giuftizia . Una pena è fbverchiamente<br />

cruda , quando con più molli mezzi fi puà<br />

allontanarc gli uomini dal delitto, per cui è comminata,<br />

'air incontro è più dolce del dovere, ove non<br />

abbia^ abbaftanza acrimonîa , ed efficaccid t: per con*<br />

ièguire quefto fine . Se il Législature eccede in que Ha<br />

pacte, non è efènre dalla taccia di crudelrà ; fè inclina<br />

a quçfia egli è ancora piu crudele, perché rendendo<br />

inutili le pêne, e aprendo un libero campo ai delitri, facriftca<br />

gli innucenci ai perverti, ed agli icellcrati •<br />

A %


*( 4 )o<br />

Il Per arrïvare a conofcere fè nella LegislazionçJ<br />

Criminale debba aver luogo la Pena di Morte bifogna<br />

ad un que vedere , fè la pubblica ficurczza cfige realmenre<br />

, che û dia quefli pena , vale a dire , fè quefla<br />

c alibi un mente neceifaria per reprimere l'audacia la<br />

più determinata . Io fbno ai parère, che lo fia, e mi<br />

îufingo di poterlo ad evidcnza di mort rare . Ma prima<br />

di entrare in quefla importante carrera fa d'uopo ,<br />

che ad un maggior dilucidamento delio flaro délia qui*<br />

flione fi rifponda ad una obbiezione , mediantc la quale<br />

fi prétende di ferire nella fleâa fua origine , e nel<br />

fuo principale fondamento quefla parte del Potere<br />

Sovrano, délia quale difputiamo.<br />

$. IL 1<br />

Dilucidamento dello Jlato dalla quiflione .<br />

Efame delP opinione di alcuni Filofofîy e Polit ici<br />

intorno ail 9 origine, e al fondamento<br />

I délia Sovrana Autorité. J<br />

QUale pub effere il diritto, che fî attribuifcono<br />

gli uomini di trucidare i loro fimili ? Non<br />

è certa mente qucllo, fbpra il quale fbno fon*<br />

^date la Sovranità, c le leggi » Le leggi non<br />

fbno, che una fbmma délie porzioni di liberrà di ci a feu n<br />

particolare le più piccîole, che ciafcuno abbia poruro<br />

cedere. EUeno rapprefènrano la volontà générale, che<br />

è l'aggregato di tutre le volontà pmicolari. Or chi<br />

xnai^ ba voliito dare agli alrri uomircL il diritto di<br />

togliergli la vita ? Corne nei più piccioli fàcrifizj délia<br />

libeoà di ciafcuno pu& trovarû çoniprefo quello délia


vîta il pïù grande di tutti i béni ? E fe quefto fo(Gs\<br />

come conciliarfi un tal principio con queft' alrra maA<br />

lima , che ruomo non ha punto if diritto di uccidetfi,<br />

poichô ha dovuto averlo, fè lia poturo darlo ad aU<br />

tri , o ail' intera fbcierà .<br />

Talc è la fpeziofa obbiezione , che dianzi abbiamo<br />

accennato', ma non è difficile di fcoprirne la<br />

fallacia. Una fimile obbiezione, comë ognuno vede,<br />

non è fonda ta , che fbpra l'ipotefi , che la Sovrana<br />

Autorità provenga dal liberovolere dégli uomini, e fi<br />

fondi unicamente fbpra patti , e' convenzioni. Ora<br />

io diço , che* una taie ipotefi , malgrado la fol la de'<br />

fuoi approvatori , è falfa , e infiiffiflente . Ella è una<br />

di quelle moite opinioni, le quali immaginate da<br />

qualche célèbre fcrittore vengono addortate dal comune<br />

degli uomini fcnza alcuri efame ; in fatti 11 pta<br />

picciolo efame bafta , perche fè ne vegga la fallacia .<br />

Se l'uomo di ma natura è un elïêre fbcievolc,<br />

e fè la focietà non puo in alcun modo fufliflere_»<br />

fènza una Sovrana Autorità, che impedifca al forte<br />

di opprimere il debole , e allô fcaltro di ingannare<br />

il fèmplicc , e l'innocente , non fi puo negare ,<br />

che lo ftabilirnento di quefla Sovrana Autorità- non<br />

entri nel piano , e nella economia délia Provvidenza.<br />

Egli è indubirabile , che la Sovrana Bontà , la<br />

quale vuole il bene di tutte le fùc créature, ha^<br />

voluto, che gli uomini foifero governati. E £c que»<br />

fto è come ammerterfi, che il confènfo del popolo<br />

fia la vera bafè del Governo? Quefto confènfo è<br />

xiecefTario per coftituire la Sovrana Autorità, e fènza<br />

di eflb non fi fa prebbe formare l'idea di a le una<br />

civile focietà, ne di alcun ordine fbciale, come lo<br />

dimoftra l'elegante favola, che Menenio Agrippa-,


propofè al popolo difcordante, c colla quai c lo ridulle<br />

ail* uniooc, e alla concordia ( i ) , ma non<br />

I è certamente un cal confèn fo , che coftituifce il di-<br />

T'uto deli' Autorirà • Il confenfo del popolo alla doxninazione<br />

di una fol perfbna , o pure di parec-<br />

I chie , è la caufô materiale délia Sovrana Autorità ,<br />

ma il tîrolo , fu di cul quefto potere è ftabilito , e_j<br />

I che ne forma il diritro § rifulta immcdiaramente da<br />

Dio , il quale ha voluto , che gli uomini foffero govcrnati.<br />

Non è dunque a torto , e foltanto per mantt<br />

care impunemente ai lor doveri , che i Principi ,<br />

corne infiniti lo van dicendo , ripetono unicamente<br />

dal Cielo tutti i lor diritti, La fommifllonc dovuta<br />

aile Suprême Podeftà è dunque un dovere di cofcienza<br />

non folo , giufta i principj del gtus divino pofi-<br />

I tivo , ma eziandio fècondo il gius divino narurale ti|<br />

Ciô, che ha indotro in errore i polirici moderni<br />

intorno a quefto importante oggeiro delP origine,<br />

c del fondaincnto délia Sovrana Autorirà , è la falfa<br />

idca , che fi fbno formait dello flaro di Natura. Efîi<br />

I riguardano gli uomini corne naturalmente liberi, c—»<br />

indipendenti gli uni dagli alrri , e pero conchiudono,<br />

che fe vi ha nei Mondo una Sovrana Autorirà t<br />

non pu6 avère altro fondamento legittimo , che il<br />

libero coofènfb dcgli uomini, e le convenzioni, çhe<br />

I quefli abbiano fatto tra di Joro intorno a quefio punro.<br />

Or s'egli è certo , che lo flabilimento di un fovrano<br />

potere entra nei piano délia Provvidenza egualmentfc<br />

a quello délia fbcietà , quai cofà più contraria alla<br />

natura deli' uomo di quefta indipendenza , che fi prétende<br />

far riguardare corne un diritto a quel la inc-<br />

( i ) Flor. R


cttte ? EgW' è (Irano * -fche, in craefïo ifecolo, ai cui<br />

<br />

a oui l'Autor délia Naium l'ha deftinaro ^i.deve œâ»<br />

ceffariamenre cifere il più conforme alla ma natura ,<br />

alla fua cortituzione , alla ragione, ed a»!'buon ulb<br />

délie lue facoltà { e fe narre quelle circoftmze convengono<br />

pertettamente allô (lito di civil fubordinafcionc<br />

; e non già allô (lato d'indipendenza,è chiairo,<br />

che quello è if veto (lato narurale degli uomini .<br />

E in fatri- (e quefto (lato fi è "rorrodotto riel Mondo,<br />

è provenûto unicamente per opéra délia Natufa i<br />

come periûrofto ftirti i Filofon* ancichi V t non £ià<br />

per mezzo di parti) e convenzioni, come vogliono<br />

5 modemî ! » L* EiFerè Sûprdmo , avendo aiToggettatT<br />

gli uomini ad una comunicazione reciproca, ha volùto,<br />

che quedo ftaro di focietà wAfrft accompignato<br />

da una pubblica autorità [ poichè fènza queila<br />

la focietà non avrebbe poruto fuflîftere \ e temendo<br />

che quelli trafcurafïero una idîtuzione cotanto falu><br />

tare, ha vol uto , che naturalmente folTero condorfi<br />

a formarla ^facendogU naftere te'jfamiglia r e cos *


3b( 8 )o<br />

coftituendogli in modo , che la fubordinazione foiïe<br />

la prima délie loro abitudini. I Filofofi moderni,<br />

i quali fbno di parère, che la Sovranità provenga<br />

da patti, e convenzioni, fuppongono i primi uomini<br />

liberi affatto , e indipendenti gli uni dagli alcri.<br />

Ora una tal fuppofizionc è diamétral m ente contraria<br />

/air origine , che ha avuro il génère umano, e non<br />

û puo in alcun modo ammettere , che non fi amuierta<br />

altresi, che gli uomini fiano fortin tutti a un rratto<br />

belli, e robufti dalle vifcere délia terra a foggia dei<br />

funghi, e délie rane . I<br />

Se la fbcietà primitiva , e originaria , che la Natura<br />

ha meilb fra gli uomini, fo(Te ftata una fbcietà<br />

di libertà , e d'indipendenza, corne oggi fi prétende ,<br />

in vece di cfTerfi formato un governo, fïecome è accaduro<br />

, il génère umano ii farebbe annientato : giacchè<br />

corne fupporfï, che in uno ftato torbido , c bellicofb<br />

, quale dovea eflTcre necefïariameme quefto ftato<br />

d'indipendenza, e quale in fatti viene defcritto dai<br />

Filofofi moderni, abbiano potuto poi aver luogo le<br />

pacifiche deliberazioni , che da quefli fi fuppongono ?<br />

Chi puo penfàre ragionevolmente , che uomini avvezzi<br />

a condurre una vita barbara , c féroce, improv-<br />

Vlfamente 4* &no cambiati , cd abbiano abbracciato<br />

il fàvio configlio di unirfi infieme,fe di affoggettarfi<br />

ad una Autoritsl ? I Poeti , tuttocchè avvezzi<br />

a darc un libero corfb alla loro immaginazione ,<br />

dove parlano délia favola di Cadmofc va le a dire,<br />

d*uomini liberi afFatto, e indipendenti gli uni<br />

dagli altti, ragionano più giuftamente di quello ,<br />

che facciano f Filofofi moderni, i quali fi piccano<br />

tanfo di efàttezza , giacchèi fanno , che, fimili uo*.<br />

mini fi abban.donAno ai più grandi ecceffi , e finî£.<br />

% cano


•• 0( 9 )o-<br />

cano col trucidarfl fcambievolmentc ( x ).<br />

Furit omnis turba fiaoque<br />

„ Marte cadunt fubiti per mutua vulnera frarres .<br />

Ma fupponghiamo , che contro ogni verifïmiglianza<br />

quelle pacifiche deliberazioni per unirfî in<br />

fùcietà, c per formare un governo, abbiano potuto<br />

a ver luogo fra uomini indipendenti gli uni dagli<br />

al tri , e in un perperuo flato di guerra : bifbgnera<br />

neceààriamenre ammetrere, che quefti uomini fi fiano<br />

appigliari alla forma di governo popolare , effendo<br />

nacurale da prefumerû*, che uomini, i quali gode*<br />

vano di una perfecra indipendenza, pafTaiïero ad una<br />

forma di governo, in cui il Citradino confèrva maggior<br />

porzione di libertà, che in qualunque altra -<br />

Cosi è chiaro , che la Democrazia dovrebbe efTere il<br />

più antico fiftema di governo • PufTendorrio veramen*<br />

te lo foitiene per la ragione ora accennata. ( a )<br />

Ma la fua opinione, è diamétral mente oppofla alla<br />

Storia , ed ail'autorità di tutti i Filofoiï antichi t<br />

c per6 quefto Autore non fa , che fornire un nuovo<br />

efempio délia flravagante inclinazione , che coranto<br />

ii è rinfacciata agli uomini di lettere di negare -le<br />

cofè di fatto le più chiare, ove non fi accordant}<br />

colle ipoteû*,. che u fbno una volta abbracciate. La<br />

prima Repubblica , di cui fi ha notizia , è ftata al tempo<br />

di Telèo. Da quefta Epoca fino ail 1 origine del<br />

Mondo, vale a dire, pel corfo di più di 30. fecoli<br />

non ii è veduto fra gli uomini, che il governo di un<br />

iblo fia fotro il nome di Fatriarca, corne fra gli Ebrei,<br />

B<br />

( I ) Ovid* Metam. Lib. J.<br />

"-Jl l - ) -?*J«r Nah ? &.


o( 10 )o j<br />

ed i Sciti » fia ûtto il nome di Re , come ia tutfc<br />

le altre Nazioni. E ancora quefta nuova forma di<br />

governo non è' ftata a dot ta ta , che da una pîcoiola<br />

parte di Europas il ricttanente de! Mondo non avendo<br />

giammai penfato a ciô. Quefta antichità del Governo<br />

Monarchico è una nuova prova , che la civile<br />

fbcietà è opéra délia Natufa * giacchê da ciô fi vede<br />

cfaiaramente , che gli uomini avvezzi alla mkordina-<br />

{sfone nello ftatô di famiglia, fono ftati portât! fènzfc<br />

iana previa deliberazione , vale a dire , namtalmente<br />

a Tottoporfi alP Autorità . La Natura primieramerfte<br />

ha ordinati gli uomini allô ftato di famiglia, ift<br />

ièguko alla reciproca corûunicazione délie famiglie tra<br />

di loro, c quincî allô flato civile, fènza di cui una tal<br />

comunicazione non fi poteva effet tua re. Un Veechiô<br />

venerabile per la iua età, per una lunga tiperien-<br />

Mr, c-pef una riputazione foftenuta d' integrità,<br />

e di A père, è divenuto naturàlmente l*arbitro * e 8<br />

paciiicatore délie varie famiglie adunate infieme in<br />

un dûtretto, e a poco a poco il moderarorc , ed il<br />

Sovrano di tutto un fimile diiîretto *<br />

1 Diftrutta quefh. ipotcfi « che fa difcendere la Sovrana<br />

Autorità dal lîbero volere degli uomini, e che<br />

la fonda unicamente fbpra patti, e convention!, ( t )<br />

[1 ( *'/" Qutft* moderna opinion* -drca l'origine , td il<br />

fondamento délia Sovrana Autarith ' è fiât a aie uni anni 'fino<br />

confutata dal dottijjîmo Sig. Cardinale Gerdil nella faiL*<br />

eccellente Opéra intitolata Difcours philosophiques fut<br />

Hhomine , e ultimamentè dal cbiatijjîmo Sig. Conte Gian<br />

Hsnaldo Çarii nel dotto Libro ,i che ha per titolo PUomo<br />

lîbero , o fia Ragionamemo fulla Jibertà Naturale,<br />

t<br />


ç rîchiamata alla flia vera origine , io ritorno cola,<br />

onde era dipartiro , c dimando, che n* debba egli<br />

penfare di una obbiezione , che il fonda fbpra una<br />

ipoteû* dcftituita d'ogni fondamento ragionevolç., ?<br />

L B a<br />

C Civile dell' Uomo ... E' da defiderarfi r 3 cbe quefie du*<br />

Opère vengano lette gêner aiment e i giaccbè è da defiderarfi,<br />

cbe una taie opinione venga del tutto eftirpata » non potende<br />

in alcun moio alignare in uno Stato , fenzaccbè fi<br />

trovi efpofio ad un gravijjimo pericoîo • Daccbè fi riguarda<br />

il confenfo délie Nazioni corne V unie a bafe del Gqverno ".<br />

Daccbè fi ammette un Contratto fra il Sovrano , ed i Sud"<br />

diti , i tncontrajlabile % cbe quefii debbona avère il diritto<br />

di tenderfî Giudiei del primo ., e délia fua condotta per<br />

poter conofeere fe mantiene , oppure fe rompe gli ArticoH<br />

del Contrano, e cost fe debbono reflare Jbmmejji, oppurç<br />

fe fono fciolti da og*i obbhgaziene . Or s*egli è vero «. cbm<br />

gli affari polit ici fuperino la capacité délia moltitudine ;<br />

s 1 egli è vero 9 cbe que (la è portât a natur aiment e a biafi»<br />

mare la condotta de' Sovranft. e ad attrtbuire al c/tpria?<br />

cio eio , ebs è V.effetto délie dfpofizioni. le più faviamente<br />

emeertate , quai cofa p(à fine fi a di quefio diritto t.cbe fe*<br />

condo un tal Sifisma avrebbe il Popole di giudicare /è~*<br />

il Principe adempie bene le fue funzioni » oppure fe go*<br />

verna tirannicamente ? Corne fi puo egli far dipendere la<br />

Sovrana Autorita dal giudizio de 1 Partieolari , fenza ejporre<br />

m Stato 0 rAvoluzionî continue. » al!f\ wâr cibla , e per confeguenza<br />

a ma inevttabile rovina ? Se quefio inconvénients<br />

non fojfe per fuccudere » e cbe n Sudditi perfiflejfero tut»<br />

tavia njslïa fommijfione , ed obbedjenza . a\lle hggi i farebbe<br />

per forza , e • per necejfîta , e non per fentimento di fo*l<br />

"VW9 > c di obbligazione moral* ». £ome deve j ejfers %


0( 12 )ù<br />

Se l'Eftere Supremo ha voluro, c^c vi avefTe fa la<br />

terra una Sovrana Aarorità, é chiaro , ch* egli deve<br />

neccfïàriainentc arcribu're a quelli , i quali ne fbno<br />

ivveftôti, tupi i dirittî , che fbno neceiTarj a compiere<br />

la loro ubbiigazione , di mancenere la pace ^ e la.»<br />

tranquillirà, e per confeguenza anche il diritto d'infliggere<br />

la Pena'di Morte, ove eflb lia neceffrrio per<br />

l'adempimento di una fufdta obbligazionc : £ ficcome<br />

Iddio ha per fe fteilb, e in confeguenza de Ha<br />

fua Natura, e délie fue perfezioni una Aurorità na-^<br />

rurale, eflênziaie, ed inerente fu g-Ii uomini , ed c<br />

l'Aurore, ed il Padrone atIl»Juto délia loro vita , non<br />

è da porfi in dubbio , ch* egli abbia potuto legittimamente<br />

conferire un tal diritto .<br />

Del refîo, fèbbene G accordi l'iporefi, che infi-<br />

210 adeflb abbiamo confutaca , non è difficile, di /piegare<br />

, come il Principe abbia potuto acquiftare il diritto<br />

, del quale noi parliamo . La cofà è fènza dubbio<br />

, ed è bene di aarlo a d»vedcre , acciocchè gli<br />

Aurori delP eipofta obbiezione veggano , ch' ella è del<br />

tutto infudiflente anche fiippofti i principj , fu dei<br />

quali eglino fi fondano . Supponendo dunque giufla<br />

quefta iporefi , io dico , che gli uomini, i quali han-<br />

HQ abbandonato lo ftato di Nitura , e fbno entrati în^<br />

ibcietà , debbono aver conceiJb al Principe il diritto<br />

di fare ru te quelle cote , le quali erano efTenzialmente<br />

neceflàrie a mantenere la pace , e la tranquillità<br />

di rutto il corpo civile , giacché quefio è flato<br />

il fine, per cui fi fbno uniri in fbcietà , e chi vuole<br />

il fine, deve neceflariamente volere i mezzi ncceirarî<br />

awconfèguirlo . E cosî s* egli è cerro , come lo mo-<br />

«nerô più avanti , che la Pena di Morte è uno dei<br />

meszi, fçnza i quali il Principe nonpuOmamenerc<br />

l


o( 15 ><br />

quefti p*ce, e tranquillità, è cerco altresl , che farS<br />

tino dei diritti , dei quali fàrà ftuo inveftito . R'<br />

Ma corne conciliarfi, mi fi ibggiugnerà, un tal principe<br />

colla mîûlma , chc niuno è' padrone di ucci*<br />

dcrfi ? In che modo î particolari, 1 quali vivevano*<br />

nello ftato di Natura,hanno eglino porutoconferire<br />

al Sovrano un diritto 1 che elîï non avevano ? Se quefta<br />

maniera di ragionare foife giufta , altri potrebbe<br />

eziandio con tutta ragione fbftenere , che il Sovrano<br />

non avefTè nemmeno "diritto d'inrliggcre alcun* alrra<br />

pena affli.rtiva , pniche s'è certo, che niuno ha il diritro<br />

di ucciderfi, non è men certo, che niuno ha il<br />

diritro d'infliggere qualunque altro maie a fe' ftefïb.<br />

Ora niuno certamenre ammetterebbe una taie afTurdità.<br />

lo dico adunque , che egli è fallb, che per de*<br />

porte legittimamente la fpada nelle mani dei Législature<br />

fia neceiTario, che gli uominî dovefïèro avère<br />

il diritto di difporre délia propria vita, e mi fo immcdiatamente<br />

a dimoftrarlo.<br />

Nello ftaro di Natura , fècondocchè avverte il ce*-*<br />

lebre Autore dei Governo Civile , ciafcuno.aveva il diritto<br />

di punire gli attentat! commeili contro fè fteA<br />

fb, e contro gli altri membri délia fbcietà , gîacchè<br />

iênza un fimile diritto le leggi naturali , che han*<br />

no per ifcopo Ja tranquillità, e la confervazione dei<br />

génère umano, fàrebbero rimifle interamente inutili<br />

in raie ftito. Si poteva eziandio portare la punizione<br />

fino alla morte, fe fi folTc trattato dt qualche delittd<br />

énorme, che avelTe merit.ua una tal fèverità, per efempio<br />

le fi folTe trattato di un omicidio. ,, Nello ftaro<br />

„di Nuura -, dice queuV Autore , ognuno è in diritto<br />

5-» di ammazzare un omicida a fine di diftogliere gli<br />

„alui dai commeuerc una fimilc irreparabile oifefa *,*


C; fbaventandolf coll*- efèmpio di una punizîone, a eut<br />

fbno fàggefti tutti-quelU , chc commeTono il me*<br />

w dedmo delitro , e' cosï nletrere gli uomini al coperto<br />

,,dagli attenrati di un colpevole , il quale avendo ri-<br />

,, nunziato alla ragione , alla regola , ed alla mifura<br />

„ comune , che Iddio ha dato al génère umano, per<br />

„ mezzo dî una ingiufla violenza , c per uno fpirito<br />

„ di crudeltà, di cui ha ufàto verib una periona , ha<br />

„ dichiurara la guerra a tutti gli uomini # e per cont»<br />

fcguen** deve eflTere diftrurto corne un leone, corne<br />

5, una tigre , corne una di quelle beitie feroci, colle<br />

,, quali non (1 puù avère fbcicrà, o ficurezza . ,, Or prexneûTa<br />

quefta dottrina - chi puù folamentc dubirare ,<br />

che* nella formazione del conrratto (beiale fi fia potuto<br />

legittimamente trafmettere al Sovrano il diritto di<br />

morte > tuttocchè alcuno non folle padrone di ucciderfi<br />

? Chi non vede , che quefto diritto cotanto contraflato<br />

non è altro , che quello, il quale originariamente<br />

avea ogni patticolare di fare efeguire, le-,<br />

leggi naturalise di vegliare alla propria ficurezza,<br />

cziandio col la morte di chi avetie tentato d ifturbarla,<br />

ceduto , e rimeiïb al Sovrano , il quaic col mezzo dell 9<br />

Autorità, di cui «"inveftko, -lo elercita m una ma»<br />

Hîera -fleura, e a cui è âfïii difficile , ehe gli fcelïeraci<br />

poûano foctrariï ? ( i ) Nella* collazione di un<br />

Si ! T.' •' ' • J<br />

v * ( i ) total. Droit de Gens Liv. I. Chap. 1 j. f itfo.<br />

Tipete quefta parte del Peter e Sovrano , dell a quale 1&tjpu*<br />

tiamo dalla fteffd origine , - cbe le hk ajfegnato l % Au tore<br />

del Go-Oerno Civilèf\ Ecco le fue vnèdefime parole» 33.<br />

91 Le droit de punir, qui dans Petaf de nature apparm<br />

), • tient a chaque particulier efl fondé fut h droit de fu-


fïmi'e diritto, lurigi di di'porre delta, propria vîta , non<br />

fi è facto, che difenderla i giacchè non. c da prer<br />

flimeriï, che alcuno de* contraenti folle, allora dilpofto<br />

di commcttere un delicro , e per confèguenaa—<br />

penfàife di dovere effere metTo a morte % D'altraparte<br />

, corne avverte molto bene a quefio propofito<br />

un Autore aiïai noto, i Gittadini il on hanno punto<br />

accordato al Législature il diritto di giuocarfî arbitrariamente<br />

délia loro* vita • Una tal concefllone ,<br />

profiegue cjùefio Autore, .fàrebbe flata in&oiàta,<br />

,, retè . Tout homme a le droit de fe garantir d'injure ,<br />

>7 & de four voir a fa fureté far la force contre ceux 9<br />

„ qui Vattaquent injuftement . Pour cet effet il peut infflin<br />

9*9 gèr Une peine a celui 9 qui lui fait injure tant fout<br />

,, le mettre bots à'état de nuire dans la fuite , ou pour<br />

9, le corriger , que pour contenir par fin exemple ceux ,<br />

ii qui fer oient tentes de V imiter • Or .quand les hommes ,<br />

,, s'Unifient -en focietè,' comme la focietè effi déformais char*<br />

9, gè de pourvoir a la fureté de fes membres-, tests fe de^<br />

,, pouilient en fa faveur de leur droit de punir « Cefi donc<br />

,, a elle de venger les injures particulières en protégeant<br />

„ les Cytoyens , & comme elle efi une perfone, viotale a qui<br />

,9 on peut auffi faire injure , elle efi en droit de maintenir<br />

j) f a fureté en puniffant ceux , qui Voffenfent , t'eft à dire<br />

» qu' elle à le droit de punir les délits publia • Voila—<br />

9) d'où vient le droit de Glaive , qui appartient > a une<br />

„ Nation ou a fon ConàuÛeur. ,, Anche Burlamaccbi affe*<br />

gna h fieffé fondamento a quefio diritto di punir e M mer*<br />

U , corne fi potrh vedere nella fut Opéra intitolata Principes<br />

du droit Politique Troifiem. Part. Chap. IV- $. $•<br />

$*•£• 8-., & 9. Egli.è veto , che Jfujfendqrjfo contrafiami


( 16 fa<br />

•e nul la"; ma fibbene eflî hanno ricfaîefto, che -il Le*<br />

^idatore vegliailè alla^Joro ficurefeza , c che colla<br />

ipada alla mano allontanafle da Joro i pericoli, dai<br />

quali fofTero minacçiati f e gli difendeflTe contro un<br />

nemico domcftico, che gli vorrebbe pcrdcrc.<br />

Si vcdc adunquc, che fèbbene fi accord i quefta<br />

ipotefi 9 che la Sovranità provenga dal libero volerc<br />

degli uomini, c fi appoggi unicamenre a patti, e_#<br />

convenzioni, è cerro , che il Sovrano ha un vero ,<br />

e Jegitcimo diritto d'infliggere la Pena di Morte,<br />

ogni<br />

acrentente alV Autore del Governo Civile , che gli uomini<br />

nfiflenti nelh flato di Natttra abbiano queflo dirttto di puflirt,<br />

cb* egli flabilifce , fer lo cbe parrebbe, che fi dovejfe<br />

duhitare délia fujjîfienza del fondamento ajfegnato al diritto<br />

di punire di morte, e fi dovejfe dire , cbe gli uomini efi*<br />

ftenti nelh flato di Matura non potevano trafmettere al Sovrano<br />

un tal diritto. Ma fe fi confidera bene la cofa , fi vedra<br />

cbe non è vero • Se Pujfendorfio contrafla agli uomini,<br />

i quali vivono nelP indipendenza naturale > queflo diritto di<br />

punire , loro accorda poi una fpecie di diritto di Guerra ><br />

in vlrtù del quale è in liberta dell* offefo di provvedere—,<br />

alla propria ficurezza 9 nel modo , cbe flimera più convenante<br />

, togliendo le armi alV offenfore , imprigionandolo , ed<br />

an cbe procedendo alla Morte y fe corne egli dice » fatis con»<br />

,, fiiterit libèrtati reflitutum nobis exilium intentaturum , neo<br />

j, eidem evitanio commodius remedium occurrat .,, Or a feguendo<br />

quefla opinione di Pujfendorfio, ognuno vede , cbe H<br />

diritto 9 cbe ba H Sovrano di punire i delitti , e di punirU<br />

eziandio colin morte, trne la fua origine da queflo di*<br />

ritto di guerra , cbe nelh flato di natura aveva ogni Parti<br />

col are f$r provvedere alla propria ficurezza *


ognî qualunque volta.lo efigga la pubblica ficurezza,<br />

€ per confeguenza è cerro, che lo ftato della quiftione<br />

intorno a quefta pena il riduce fempre a! termini<br />

fiftati dapprincipio . Gli fleflî Faurori del fille*<br />

ma contrario infine conveng-ono pienamente on noi<br />

inrorno a ciô, giacchè dopo di avère fui debole fondamento<br />

dell' cfpofla obbiezione foftenuto, che la Pena<br />

drô Morte non puô eflère un dirirro , la riguardano<br />

corne una guerra dell' intera nazione contro un Cittadino<br />

f perché giudîca utile * o necelFaria la diftruzione<br />

del fuo eiïere, e accordano, che una tal guerra<br />

fàrà giufta , fe quefta diflruzione (arà veramente<br />

utile , e neceflaria , percio fanno tutti gli sforzi per<br />

moftrarc, che non puô eiferlo , che nel folo ca fo , in<br />

cui unoCittadino anche privo di libertà poteiTe trovare<br />

i mezzi, e le forze ] onde cagionare nuovi torbidi ,<br />

facendo fbllevare il popolo : ca fo, il quale non puo<br />

aver luogo, che quando una nazione è fui punto<br />

di perdere la fui. libertà , o che travaglia a riacquiflire<br />

quel la, che ha perduta , o in une in tempo<br />

d'Ana renia E quando i più gran difbrdini regnano<br />

in vece délie leggi . Se dunque io moftrero, che<br />

quefti loro sforzi non hanno avuto alcun effetto : fè<br />

io proverô , che quefta d ftruziont è utile , e nece£fâria<br />

nello ftato ordinario della ibcierà, e durante il<br />

rranquillo regno délie leggi per diftorre gli uomini<br />

dagli enormi delitci, potrô eziandio a buona equità<br />

lufing'rmi di avère pienamenre vendicato intorno<br />

a quefU parte il noftro Hftema criminale E<br />

C<br />

x


o( i8 )o<br />

Jk >*£$. IIÎ. j<br />

I Ejpcacia délia Pena di Morte*<br />

L'Uomo c un efïère fbmrnamente fènfibilc a.Mâ<br />

propria diftrurione : Egli lo è più , che a qua-<br />

Ji lunque altro maie , giacchè i fudi timori fono<br />

fcmpre proporzionati aile lue inclinazioni, e fra_<br />

queftôucerea mente non ve fi*ha alcuna più forte di<br />

que!la , per mezzo di coi è portaro di conrinuo a<br />

prolungare la ma efiftenza. Egli non puù a meno<br />

di non tiguardare corne l'oggctto il più terribile un<br />

iltante , il quale le gli prciènta al penfieTo, corne<br />

il termine ai tutti i fuoi placer!, di tutti i fuoi<br />

progetti • di rutte le fue fperanze , in fonyna di<br />

quanto lo] rende attaccato Alla vita • Or le nel cuo*<br />

re umano non v'ha timoré più grande a quello délia<br />

morte, rcfficacia délia pena, délia quale noi trattiamo,<br />

è evidcntemente dimoftrata • E* chiaro , che<br />

quefta dee fare fubV animo dell' uomo un' impreA<br />

Cône più forte , che qualunque altra pena, e per<br />

conieguenfca è chiaro , che è un mezzo atto a reprimère<br />

l'audacia la più détermina ta »<br />

In vano a dtminuirc quefta efficacia li dice,<br />

che la Pena di Morte in vece d'incutere il iàlutar<br />

terrore, che le leggi prerendono ifpirare , è alla<br />

maggior parte uno fpeitacolo » lo rilpondo , che la<br />

Pend di Morte € deftinata a intimorire gît uomini<br />

difpofti, ed inclinât i ai gran delitti » Ora la mag«<br />

gior pane degli Ipetratori non ha certamente una<br />

tal difpofizione , e perciô non è da meravigliarfi le<br />

non è occupata da un limilc timoré » Perché la fuddetta<br />

pena abbia il fùo effçtto, bafta adunque ch'eJla


Mcièta'téi'rore a quefli pochi fcelerati V, ©rà è îml<br />

poflibile , -che quefto non fi Veriâèfd-• Un fcfèmipio<br />

ftfitto da cofà, che fuccede /pefle fiate nclîa vita<br />

métrera in chiaro quello , che io dicof 'Poniam cafbtf<br />

che aJcuno fenta racconrarfi, che altri è ftuo colpi<br />

to da morte repemkïa . Il primo movimento,. che<br />

nafce nell'animo di chi afcolta ima tal nuova è di"<br />

domandare, fè chi ha fbfferto una tal difgrazîa era<br />

fbttopofl > a qualche malore , fè era uomo frcgolato ,<br />

dediro a crapola , o a ftravizzo . Se gli fi rifponde,<br />

che si, e che queftî non fi trovi in tal cafô, punto<br />

non fi commove, ma fè per difàwentura egli fï<br />

awede di trovarvifï , la triftezza fi fa vedere immcdiatam:nte<br />

fu il fuo volto , e û comprende , ch' egli<br />

è commo;Ib molfifïimo per un accidente, il quale<br />

nell'altrui infelicità dà motivo di temere a fèfléfïb.<br />

Cosi , e non altrimenti io dico , che egli è impo£<br />

fibîle , che lo fcel^rato difbcftj a commet tere* utu.<br />

délit to énorme aififti alla elecuzione di altri • feelerafft<<br />

fboi fîmili, fènzi fare délie ferîe iîfleffioni fopta<br />

fè fleffb , vale a dire , lènza penfare di dove't"<br />

iubire la medefima forte.<br />

^v I furti, che li commetrono nel tempo délie efècuzioni<br />

, e che mi- fi^potrebbero oppoiore per provare<br />

il ctfntrario , fbno di ni una forza , giacçbâ primieramente<br />

per troefti*|nci?ïôli ,tWti non il condà'nna<br />

a morte, e qùamto qtrefto f\ faceftè, Ja confûfione,<br />

che vi ha in una #raje occafione, ed in un tal Juogo<br />

affiçura ai Ladri urft petfet,fa 9mpùnirà . Ora t f.n«*<br />

ddftflpaflibile che quinao 4i ha una maggfor probabilité<br />

di ev*tare H r ga < ftigpî çfte^'di încohtrarlo^<br />

è lempre infreirtuo/dj^per* grande 1 , the çrlcsp Ôa.,<br />

S^'^ifni^fif ôpporrafi c " e ^oferf^ penà c di una<br />

** C %


o( 20 )o<br />

troppo brève durata , e che clo indebolifcc la fua forip-<br />

per grande , ch* çll$. fia , io rifpondèrô , che queûo<br />

non puo efTere . Quanto è pîù forte l'imprefîlonc<br />

dî un oggerto lu l'animo, alrrettanto più profond amente<br />

nel medefimo s'imprime , e per confeguenia<br />

c più durevo'e nella memoria : Cosî fe rimprefïîone<br />

del-a Pena di Morte è di fua natura affai forte, ami<br />

fè è più forte, che quella dî qualunque altra pena,<br />

è certo , che non puo cosî facilmente cancellarfi dalla<br />

memoria, c>me fi vorrebbe.. Mi quand* anche rjm«<br />

magîne di quella pena toiTc d< fua natura paflaggera ,<br />

corne puo egii uno fcelerato di porto a commettere un<br />

énorme delitto , avère cominuamente fbtro agli occhi<br />

le carceri, i miniflri delta Giuftizia , il lucgo del fiipplicio<br />

, gl'ifleffi lacerati cadaveri degli altri malfartori<br />

i fènza richiamarfi al penfiero la forte fatale, che<br />

Jo afpetra ? La poca cftenfione « o fia la breviià délia<br />

pena, délia quale noi trattiamo , non diminuifce<br />

adunque l'impreflione , che di fua natura dee fare,<br />

cosî la fbmma efficjcia , che io le ho attribuito, ri*<br />

mane interamente incontraftabile.<br />

m $• IV.<br />

Inefficacité délia Pena di Schiavitù perpétua<br />

P rapport0 agli enùrmi délittî.. e confeguente<br />

S necejfôa délia Pena di Morte.<br />

SE non vi ha pena , la cui impreflîone fuperi<br />

quella délia Pena di Morte , e pcrciù fc quefla<br />

jLè veramente un mefcfco atto ad allontanare gli<br />

uomini dagli enormi delitti, parrebbe , che la necefc<br />

firà délia medefima foflTe ad evidenza dimoftrata , o


ô( 21 )0<br />

c^si che fènfca pSù avefïîmo vinto la caufa. ; mi cou<br />

tuito quefio, il confefTo, non poiTumo d.irci quefto van*<br />

to , perché ne rimane a dimoftrare , che lo fteflTo effetto<br />

non fi puô ottenere in altro modo. In fatti i<br />

Faurorî del uflema contrario in fine accord a no, che<br />

Pimprefïïone délia Pena di Morte fia aflfai forte » ed<br />

anche la pf'ù forte , quindi che fia atta a prevenire<br />

gli enormi delitti , ma con tutto ci6 non fi trovano<br />

punto imbarazzati , giacchè dicono ; che egualmente<br />

u arriverebbe a prevenirglî colla pena , che efll vorrebbero<br />

fo (limita alla morte , vale a dire colla perpétua<br />

/chia vitù . Non vi ha al eu no , dicono eflî , il quale<br />

riflçtténdovi, fcieglier pofTa un perpetuo travaglio<br />

unito a una totale, e perpétua perdita délia propria<br />

libertà, per quanto avvantaggiofb efTer polfa un delitto<br />

, quindi conchiudono , che l'intenfione délia—<br />

pena di fchiavitù perpétua foftituita alla Pena di Morte<br />

ha cio, che bafta per rimovere qualunque animo<br />

determinato. A voler dunque terminare la quiftionc<br />

conviene far vedere , che s'ingannano a partito , il<br />

che di leggieri fi puo fare .<br />

Uno Scrîttore probabilmente al levato negli aggî,<br />

e nei comodi délia vita , e il quale forfè non ha_<br />

provato aJtra fatica , che la piacevole del letterario<br />

Gabinetto, puo dire , che l'efèmpio giornaliero di un<br />

uomo condannato ad un perpetuo travaglio ha una<br />

gran forza , poîchè i! génère di vita , ch* egli tiene »<br />

fà che apprcnda tutto il pefo di quefta pena . Ma_<br />

quelli, che la Giuftizia punifce giornalmente , non<br />

fi .trovano certamente in quelle circoftanze • Sono milèrabili<br />

già condannati dal loro flato a guadagnar/ï<br />

il foflentamento col fudore délia fronte. Ora ognu-.<br />

no vede, che il condannarli ad un travaglio perpe-


o( >« $o<br />

tuo non^°Spunra , pcr éfïx un gran gaftigo, e "percîfc<br />

Hdea di on fimile gaftigo non è punro per eflî un<br />

maie afTaî forte da bilanciare selle loro menti | corne<br />

£ neceffatio l'utile » che fi promerrono dagll enormi<br />

delirti. Per grande infatti > che fia il tràvaglio de' condannati,<br />

quanti non vi fbno fra le ftefTe perfone libedèj<br />

cuiiâ neceflirà di provvedere alla propria fufliftenza<br />

afïbggetta a una vita per lo meno egualmente dura ,<br />

e ftentata ? E qui fènza parlare di quelli infelici ,<br />

che una fatal neceflirà riene fbtterrati forro aile Montagne!<br />

prive del lume del giorno, e délia dolcezza<br />

di re/pirare un'aria libéra 9 c falubre ,• corne fi po&<br />

Ibno elleno lcorrere le varie profeflioni det minuro<br />

popolo, che non fi veggano molti gemere ibtto il<br />

gtogo di un tràvaglio eccefïîvo , che logora lenramente<br />

i principj délia vira , e loro impedifee di arrivare<br />

a^lla vecchiaja ? Non fi vede fpeub nello f«a«*<br />

vamenro, délia fteifa fofïa , e nel vfittameoto delïg<br />

ftetfa ftrada , e del medefimo can


la loro libertà , ic non poftbno efifterc fènza perderla,<br />

preflb chc inceramente nclP atto ? Che ferve loro di<br />

«(Ter libcrî , Ce pcr dividerc un tozzo di pane colla<br />

moglie, e coi riglj debbono pcrfino quai che voira<br />

a'Tbggertarfi a turre le ftravaganze , é a tutti i caprice!<br />

di un padronc indifcreto , il difumano ? La<br />

m.mcinza délia Jibertà è a fimili perfbne un tormento<br />

mcn grande délia incertezza délia proprîa^,<br />

fuiîiftenza | quindi è, che nienre è più famigii are<br />

preflb gli antichi Scrirtori, che di vederfi alcuni facrificare<br />

iponrancarne'nfc quelU pcr atficurarfi di<br />

quefta? Cosi un Poera Greco ( t ) ci racconra, che<br />

û ibna , veduri de' (êrvir, che dopo di eflere fuggiti,<br />

fo no rit ornât i aile loro antiche catene. Cosi Flauro<br />

introduce uno fchiavo, il quale rifiura la libertà,<br />

che il fuo padrone gli ofFcriva, dicendo, ch* egli<br />

vive a fpefè del medefimo, laddove fatto libero, dovrebbe<br />

vivere a proprie. ( % ) Ne certamente è prc-»l<br />

futnibile , che un Comico $1 va tente vol elfe efporre<br />

fa la fcena cofè , di cuï non vi foiTe eiempîo nella<br />

vira . E fènza ricorrere alla anrichirà, non fi veggono<br />

eglino anche ai noftri giorni parecchi infelicî<br />

venderfi sforzari fu le Galère iblranro per quefto<br />

motïvo di aiTicurarfi la propria fuffiftenza ? L'idea<br />

délia perdira délia libertà non dee adunque fare fu<br />

la moltiiudine una fenfazione più viva di quello ,<br />

cite faccia , tome abbiamo veduto, il fa père di dovexe<br />

fempre condurre una vita faticofe , e ftentata > I<br />

giacchè intorno a quefto punro non altrimenti , che<br />

( I ) EubuluS m<br />

{ » ) Cq/hh AU. II. Scan. IV. v. 14.


•<br />

o( 24 y><br />

intorno al primo è dimoftrato, che non peggiora<br />

inoiro di condizione , anzi fi puo dire, che in qualche<br />

modo J'addolcifire, aiTicurandoil cosi il pane peL<br />

rimanenre de' iuoi giorni, e liberandofi da una cura,<br />

che forma va la principal di/grazia délia fua £brre ,<br />

e che era for'e (lato il folo flimolo, che l'aveva portaro<br />

al delitto •<br />

E' cgli pofllbile * che una pena ; la quale non<br />

fa , che una aifai tenue fenfàzione (u quelli, i quali<br />

la fofFrono, polla poi fare una si forre imprciîione<br />

full' animo di quelli, i quali la veggono • Ora , che<br />

taie veramente lia la (ènfâzione délia pena di fchiavitù,<br />

à una verità , che non fi prcdice % ma che fi<br />

expérimenta ogni giorno ne' paefi , dove fono , fi rrovano<br />

Ergafioli. Chi è in fatti in fimili paefi, il<br />

quale legga Ai la fronre de' condannati la triflezza,<br />

e la difperazione , che fi vuol loroattribuire ? A.llVfotcontro<br />

chi è, il quale non vi fcorgaru'ri i fentimenti<br />

a quelli oppofli ? L'illarirà , con cui ftràfcinano<br />

le carène, conducono il carro, ed eieguifcono le<br />

altre opère pubbliche , è ecceffiva : (pefTe voire giuttgono<br />

perfino ail' impudenza , coficchè G puo francamenre<br />

affèrire, che la Vtfta di fimili perfone è la<br />

maggior prova délia poca intenfione délia loro pena .<br />

1 Fautori délia medefima hanno un bel dire ,<br />

che tutti i mali s'ingrandifeono nella immaginazione<br />

, e che chi (offre trova délie rifbrfè, e délie coniùlazioni<br />

non conofciute, e non credure dagli (bec*<br />

tarori , che fbftiruifcono la propria (ènfibilirà ail'<br />

animo incallito dell' infelice. Eglino h inno un bel<br />

dire, che la pena di (chiavîtù (paventa più chf la<br />

vede, che chi la (offre, perché il primo conlldera<br />

tutta la fomma dei uiomenti jnfelici , e il fecondo<br />

è dalla


£ dalla "«Jnfelicità del momento prefènte diftrarto<br />

dalla futura : Io rifpondo , che le fcnfàzioni fannb<br />

una imprelTione più force, che il raziocinio fu gli<br />

uomini naturalmente imicacori , e fchiavi délie abitudini.<br />

Io rifpondo, che gli uomini fi attengono<br />

principalmenre aile apparenze, e ibprarutto gli uomini<br />

volgari , i quali appunto fbno quelli, che fi<br />

lafciano il più ttafporcare ai delittî, e dei quali<br />

perciô unicamente fi trarra in queflo luogo , Di eflî<br />

principalmenre fi veriiica ciè che diife Orazio in—<br />

générale degli uomini<br />

,, Ut ridentibus arrident, ica flentibus adfunt<br />

l9 Humani vulrus. ( i )<br />

e cosî conchiudero, che fc quefli vedranno, che<br />

l'uomo ridocto in ifchiavitù è ilare , e ridente, non<br />

û daranno mai a creiere , che la fua pena fia grave<br />

, e percio non fi iafcieranno molto dalla medefima<br />

atterrire.<br />

Alrri potrebbe obbietrarmi, che una taie ilarità<br />

proviene fbltanro dacchè i condannati non fono cractaci<br />

quali animali di fèrvigio , corne dovrebbero effère<br />

; ma io dubito forte , che febbenc queflo û faceiTc,<br />

le cofè pofcia fi cambiafTero. E* molco probable<br />

, che a forza. di elperi ment are un- tal rigore ,<br />

veniflero a contrarre una rigidité di fibre , e una abitudine<br />

a foffrire , che fi cambiaiTe in una ipecie<br />

d'impaiTibilità, corne era fucceduto agli Schiavi Romani<br />

( z ) , de' quali fi dice , che erano indurit i<br />

( i ) De Art, poetie.'v. loi.<br />

( » ) Fra le moite teflimonianze di quello mi bafti re~<br />

€0T9 il feguente Juagg 4$, Plauto Jn Per£ ^â. Scsn. ^


contro H &afo dells* peaa. Se un fimile rigore & û$<br />

eili emo , ïàrebbe del rutco impraçiçabil© Y giaçchè I<br />

non potcndp a menp d'indebolire notabilmentc !f<br />

iprze de 1 çotidantiati, e per confeguenza di rcftderglj<br />

inetfi a Apfieneçe le fatîehe, gii JErgafloii fi çqnver-?<br />

tirebbero in Ôipedali, e cosi refieçebbe defraudato<br />

il une délia loro iftituzione , che è , che quelli ^|<br />

i quaji yi fijnp detenutî, fia no di un continuo efempio<br />

alla nazione . Aggiungafi, che quefta eftrcma -<br />

cerbazione ûrebbe una inu nanita più grande deIJ4<br />

riiorre. Che diviene in f itti in quefto cafo queftq<br />

bel - iènrimento di umanità, di cui fanno tan ta ppmpa<br />

i noftrî oppofitorî ? Sembra che eïfi non proteggano<br />

gli ïcçlçrati contro una morte p.rontà, che per §<br />

il barbaro piacere di farii morire tutti i giorni 9<br />

e pero dice mplto oene un célèbre Scrirtore , che<br />

egli è rao'to afHirto per effî, che a fprza di meçîira^<br />

zioni Ce-no pervenuti a quel la fublimc crudeltà di Tit<br />

bcrio , che non face va morire i fuoi ncmici , che<br />

in, cui è intr Nt fiH me credat fupplicem fore % va illi ! Mibi jam<br />

I nibil novi offetri (otefî , quin fim périt us •. «.


•quando aVca efiufto rutti i mefezi, onde Yormentarlu<br />

Pet grande , che fia la diligenza ! con cuïl CQiidannati<br />

vengono euftoditi negli Ergaftoli, è inipo(&*<br />

bile, che alcuni di efll non fuggano. L'induftria<br />

dell'uomo è impercettibile, ma (lime quando è bons<br />

centrata a un (blo oggetto : ora alla fuga certamente<br />

(bno rivolre tutre le mire de' condaïinati ,<br />

e in fafcti refjperfenza d dimoftra, che qtialche volta.<br />

iï efïèttuano. CM non vede pcrranro, quai mente un<br />

éî fatto c(èmpib deve dîminuire di molco aglî occhi<br />

dello (celerato, difpofto a commetrere un delitto,<br />

Jfcimpreiîlone deila pena


• o( 28 )o I<br />

e ove queiU non G ayefTe 1 -mi'grado le più e\rw<br />

dentî prove del reato, iî conduiniva fbltanto alteu,<br />

g-alera perpétua . Se dunque foJTc vero, corne fi prétende<br />

, che que/la pena avefè una maggior efficacia<br />

délia morte , è chiaro, che nei paefi, dei quali noi<br />

parliamo, niuno di cjuelli , i quali fofTero nati conyinti<br />

di un énorme deliro , e cosî fi foflero rrovatî<br />

£ra la morte, e la perpétua fchiavitù, avrebbe dovuto<br />

efiMre un ib'o irtanre a cotifcllkre il proprio reato I<br />

Ora l'efperienza ci dimoltci il contrario* Ella ci fa<br />

vedere , quahnente non lblo perfifievano pertinaci ,<br />

nel non volere confcfTire il delitto, ma di più G<br />

ailbggettavano alla tortura, e facevano tutti gli sforzi<br />

, onde fuperarla . I<br />

Se la fchiavitù perpétua , vaïe a dire , una vit*<br />

afpra , flentata , ed infelice , foflè agli occhi degli<br />

uomini un maie t maggiore délia morte , corne ii<br />

prétende : i Tiranni invece di tencre fèmpre alzata<br />

Qtiando uno è\ convint0, tl delitto è certo , 9 Je il delitto<br />

è certo, è inutile la confejjione • lo aggtungo 9 cbe ella non<br />

ê una prova tanto certa del reato , corne fembra, 0 corne<br />

gêneralimente fi fuppone • E in fatti le noflre leggi favia*<br />

mente non vogliono , cbe fi condanni ahuno in virtù délia<br />

Jbla propria confejjione , febbéne del tutto Jpontanea » ,, Divut<br />

,, Severus refcripfit confejjione s reorum fro exploratis facino-<br />

9,rtbus haberi non oportere fi nul la probatio religionem co-<br />

» gnofeentis infiruat.,, Li. ff. de qusft. ,,«$/ qui s ultro do ma-<br />

,> leficio fateatur, non femper eifides babenda efl , nonnumquam<br />

„enim aut me tu , aut aliqua alia de caufa info confitentur . ,,<br />

Ibid. E cbi voleffe iftruirfipienamente intorno a tal materia ,<br />

legga UCb. Sig. Fifeale Rifi. Animad. ad Cri m in. Jurifprud.<br />

pertinent, de Probat. ad capital, judicia neceiTariis. g


0( 29 )0<br />

la ipada ftermînatrice , avrebbero moltiplîcato alï*<br />

infiniro gli Ergaftoli, e avrebbero efaufto i loro ingeg<br />

ni nel renderli tormentotï, giacchè i Tiranni<br />

fèno i migliori rmeftri di quello , che pub eccitare<br />

il ri more , elFendo a quefto fcopo un ica mente<br />

rîvolti i loro ftudj . In fatti eiîî non mancarono di<br />

décréta re in vece de lia morte una vita mifèra ,


- à( jo )o<br />

Mto tn» termina punro i fuoi malif m* H cornit*<br />

cia Io rffpondo in pr.mo Juogo, chc il numéro di<br />

•piefti nb nea è tanto grande corne fi fupponVehe<br />

an« e p«c.okffimo. In ftcondo luogo iô^co che<br />

in nucflo p.ce.ol numéro generalmente non f, troS!<br />

*o gl, fceleran dai-quali le noftré focietà'fono £T<br />

vedc fi à*L?n<br />

Per ««fis»"», corne ognuno<br />

1^- J°?, bbono aTC « unicamènte di mira trat-<br />

«ndofi jdell'impreffione délie pêne. E pdmlé"*<br />

fanSmo %U * rda r **»«««• «a vilb mnauiJo pe*<br />

S? ftnT ' t aff3t . t0 . fb ? r di dubbî ° ' « ftnatifmo<br />

? d ml n î'' he ofiS/ C Prende dai Filofofi, è un tïï<br />

S, Sa R',Î C - rVe,l ° V* un furore > • Wlc ab "


o( g1 ><br />

do la rîguarderà congiunta ail* îgnomînia , cornet<br />

quel la /f!ééMa quale noi trattiamo • Potrebbe* reftar<br />

qualchc dubbio», fe gli fcelerati ,• almeno i più- intraprendenti<br />

, ed enormi , quali per .efçrnpio fonp<br />

gli atTafHnî-, foQTerO' ne! .cafb dei difperati , e che<br />

perciè a quefti tâli la Petta drMorre non fofïe pim*<br />

w un freno : ma Je fiiiflecte, quatinente d'ordina*.<br />

rîo .eg'Ii^o ccrcano di commettere i loro migfairi nell 1<br />

of&urità, e iiël filcnzo , e fè lo fanne aperraniento.,<br />

corne per qfèmpio fii lo ftrade , prendono mité le<br />

mifure per farlo con vamaggio, fi vedrà, che la<br />

loro -OÎ&imtone non fi eflcnde punto fin© al. iègno<br />

de! cJifperato, corne a prima vifta lo Jèmbrava : e fe<br />

mai vi anivafle, è £a\ib , eh» una.tal rlibluaione poteflè<br />

poi elTere rcpre/Ia dalîa vifta del Isa fthi avifù per*petua<br />

, corne fi fuppon,e y ghechè lo fte$b- princïpâo ,<br />

che fpinge il difperato a voler fort ire di mi Péri a , o a<br />

ceffare di viyere , lo •porterebbe a darfi ïa morre d x<br />

fe fte(fo per non fbrYrire gli ftenti délia fchiavitù,. i*|<br />

Se fi tratcaire di formarc una nuova focietà,<br />

forfè il fiftema , che io combatto potrebbe a ver luogo<br />

, poichè in rai cafb un Législature provvedaro di<br />

iumi fuperiori, potrebbe modellare l'immaginazione<br />

de' nuovi Citradini a fuo piacimento , ed ordinare<br />

una lerie di pêne , la quale progredendorparâlella*<br />

mente a quélla dei delirti, potrebbe giugnere ad<br />

afïbeciare -ai più gravi di quefti un timoré equiva»<br />

lente a quello délia morte . Alcuni in fat ri l'hanno<br />

detto (x), ma anche quefti poi accordano , che<br />

(i) / dotti Auteti délie Efferfteridi letterarie di<br />

Rotna nel eopiofo eflratto , che fi fono âegnatt à are ai que*<br />

fia mia Differtazione ij« Décembre *77t7* «» L-


- «( fJ )o<br />

a mifura > -chc il nuove corpo politico andafïê cre* I<br />

icendo, c diventando aduito, indAolendofi a poco<br />

a poco Je prime artificiali impreflion* délia immaginazione,<br />

e rendendofî , incapaci di produrre lo<br />

SefTo efFetto délie cofè "fènfibili , e che naturalmente<br />

agiicono con forza fu la fantasia dell' uomo, ceiFerebbe<br />

di eflTere capace di una tal Legislazione ; mol»<br />

to più poi convengono , che non poûTa alligqare in<br />

una fbcietà già formata > e in cui iîaii già da molto<br />

tempo habilita la Pena di Morte, e pero méritamente<br />

conchiudono , che non vi é cafo reale , in cui<br />

{i poffa veriticarc l'aboiizione di una taie pena . il<br />

defiderio di que fia aboi izione è da metterfi con quello<br />

di abolire la guerra , e coftituire un tribunale , che<br />

décida inappellabilmente le caufe de 1 Sovrani , e cogli<br />

altri molti piani immaginarj, che gli fpecolatocf<br />

fabbricano nei loro gabinetti , e che poiTono dilettare<br />

in teorica, ma dei cjuali non bifbgna lufingacû<br />

di vederne giammai Pefècuzione. L'inconveniente il<br />

più famigliare délie fpecolazioni di quelli, i quali<br />

hanno icritto fbpra il governo, e le leggi, incominciandojida<br />

Platone, fino ail' Autore del Conrratto<br />

Sociale, che corne abbiamo moftrato da principio >j<br />

è ftato il primo a fbflenere in queflo fècolo, che<br />

non fi deve dare la Pena di Morte, iî è , che ordinariamenie<br />

non cpnvengono, che a uoinini livellati<br />

iu la loro immaginazione diverli affatto da quello f<br />

che ibno ( i ).<br />

( r YSfno Scrittore foflénendo incidentemente il noftro<br />

Jifiema contro quello 9 che impugniamo , fi è molto fondato<br />

fifra'Mi gra* dijpendio, ebe frodurr$bbg alla focietà U^<br />

Se


o( J3 )o<br />

Se mi it opporrà, che malgrado lo ftabilimento<br />

délia. Pena di Morte, fi fentono fempre enormi deliiti,<br />

io rifpondero j che farebbero in maggior copia<br />

, ove non vi folle quefta pena , e quindi conchiudero,<br />

che la ncceflîtà délia medefima punto pec<br />

quefto non refta me no conrellata . E in vero s'egli<br />

è cerro, che attefb l'uni ver&l fermento délie pifïioni<br />

non û poifono prevenire tutti i delitti , e cosi s'ejçli<br />

è certo, che l'unico feopo, che îl più fàggio governo<br />

G puô proporre, è di fare in modo, che il numéro<br />

di quel 11, e fbprarurto dei più parnicioll , ed<br />

enormi fia mi note al poflibile , ognuno vede , che la<br />

Pena di Morte, la quale produce que (ta efïètto, fi deve<br />

E<br />

foftentamento degli ErgiftoH ; ma una tàl ragions è ajfatto<br />

infuffiflents » giacchè quefto difpendio non è un inconvénients<br />

inevitabile . Quando in ogni paefe non vi fojfe tanta copia<br />

di pubbLci lavori , che bafiajje pet Cintero numéro de* conr<br />

dannati, vi fi potrebbero riteners foltanto quelle « i quali<br />

fojfero necejfarj per quefii pubblici lavori, s il rimanentê<br />

fi potrebbe mandate in altre Provincie âello Stato, ove po m<br />

tejfe abbijbgnare > e cosi glt Ergajioli non farebbero punto*<br />

a carico delf Erario • Dico di tenere in ciafeun paefe quel<br />

numéro di condannati y che potejfe ejfere necejfario pei la~<br />

.vori pubblici del medefimo , poiebè il mandarli via tutti ><br />

corne fi fente volgarmente dire tutto giorno » che fi do»<br />

vrebbe fars » farebbe un difordine , perché refksrebbe cosi<br />

il paefe tfornito di efempj . Che fe non vi fojfe il comodo<br />

di quefie Provincie » lo che potrebbe accadere , io rifpondo 9<br />

•jbe anche in quefto cafo s falfo , che gli Ergajioli divefféru<br />

ejfers a car ico dello Stato . Aller a que % condannati ,<br />

J quaji eccedejjero il numéro di quelle , che potejfsrq ab*


o( S4 >> /<br />

fcïguardare corne neceflaria . E che poi real inente , j<br />

t>vfe non vÊlbile queita pena, gli enormi delitti f C« me<br />

ho detto, fî moltiplicallero , mi pare, che da quanro<br />

ê ftato ac dotto per provare Vinefficacia délia maggior<br />

pena, che vi lia fuori de lia Morre , non fi poi la<br />

in alcun modo contraire. Egii è vero , che *lfono<br />

flire alcune Nazioni , che per qualche tempo hanno<br />

efiftito ïènza dare la Pena di Morte, per lo che ,6arrebbe,<br />

che non iolo non fi doveile temcre un si fatto<br />

inconVenïenre , ma eziaïidio , che l'opinjone contratci<br />

a folle approvata dall' e/perienza ; Jn fait! i fuoi<br />

fautori non mancano d'aiTerirlo* Efïi (î fondano fb*-<br />

.pra quelle Nazioni ,conlè fbpra up argomento, il qua*<br />

le a loro parère dovrebbc perfuadere anche i più zo-<br />

-bifognare aile accennate opère pubbliebe , fi potrebbero ira*<br />

pi égare in lavori fegreti , in fabbriche , in manifatture i9i


cîci » ma îo dico % che egli non favorifce la lor candi<br />

più di quello , che come abbiamo veduto, faccia U<br />

raziocinîo. E perche ognuno poiFa ad evidenzx comprenderlo<br />

, eFaminero partitaraente tutti gli efempj ,<br />

che fi adducono,<br />

Dell* Legge Porcia^ o fia delP efenzione J|<br />

dei Cittadini Romani dalla Pena<br />

di Morte»<br />

LA. Storia Romana ci dimoftra , che dopo la-<br />

Leggc Porcia niuno ira i Cittadini doveva<br />

temere la fcure del Littore , giacche mediante<br />

una tal Legge fu ftabiiito , che la vita non<br />

potelFe loro eflèr tolta, che per Fentenza di tutto il<br />

Popolo adunato nei comizj, dalla quale poi ognuno<br />

fi potca fbttrarre con un elîglio vol Ontario • Ora que»"<br />

flo è il primo eiempio, che ci fi oppone , e perché<br />

le ne vegga^a forza û fanno i più grandi elogi<br />

délia Rcpubblica Romana . Era ella foriè niai regolata<br />

? Si vede egli forfe maggior licurezza fra di<br />

noi ? Ma queue ibno declamazioni, che non. provino<br />

niente . La miggior parte degli uumini £-iudica<br />

de lia bjntà di un Governo ^ e dell' ortimo ftato<br />

di una nazione dal grado délia fua potenza , e dalla,<br />

fuperiorità f che ella ha iù le nazi oui , chc la circondano<br />

. il che è uii grinde errore • GP imperi<br />

4 più etïell, e i più po>Tenci al di Ëuoci fbno fbvcme<br />

i più infelici , e i più mal regolati nell'interno<br />

, giacchè quefti Stati eiFe>n do inceiFan tenante<br />

nti moto


ingrandimento non pofïbno guarl occuparû* Intôrno<br />

ail' inrerna félicita. Ora ciô fi è principalmenre ve-<br />

Tificato nellà RepubbHca Romana ,<br />

Se fi confidera qtiell' impero efterior mente, cioc<br />

nella rapidirà délie fue conquirte , e nella eftcnfione<br />

de* fuoi Dotninj , non fi puô négare, che eflb<br />

fia un" oggetto di ammirazione $ e di flupore , ma<br />

iè fi pénétra con occhio iilofbiico nel fuo inrerno,<br />

ceffà toflo ogni maravigiia, né fi puo a meno<br />

di non deplorare l'inavvertenza di ranti uom'ni grandi<br />

, che abbiano riguirdato un Popolo cosi mal governato<br />

corne un __modelIo in ogni génère nella condorta<br />

, e nel regolamentô degli Stati * e fi puo mol»<br />

to benc paragonarlo a que* vafïi, e fuperbi Spedali,<br />

che nel le granJi Città promettono al di fuori una Rcg-<br />

§ria, c che ail' incontro non contengono , che oggetri di<br />

compaflione , e idi raccapriccio . In fatti da qualunquc<br />

parte i\ volga nella Repubblica Romana, non fi trova,<br />

checonfufione , e diibrdine . Si vede un popolaccio in»<br />

•docile , imprudente , e temerario confondere inceftanrcmente<br />

la libertà colla licenza ; fi vede Ja tribunizia<br />

podeflà impugnare perpetuamente Timpero confolare ,<br />

e afifliggere la Repubblica con continue fedizioni ;<br />

fi veggono le Provincie abbandonare alla rapacità de'<br />

Prop recori, e de' Proconfbli, che le fàccheggiavano »<br />

c che le recavano più d mno di quello \ che le porefTero<br />

cagionare i più crudelî ne m ici \- G veggono<br />

lc'arti di pace, colle quali fi fbfliene l'umione interna<br />

de' Cittadini f trafeurare, c rifguardate corne<br />

occupazioni da fchiavo ; in fbmma fi vede uno Stato,<br />

che non ha avuto altro feopo, che di eflenderfi<br />

al di fuori, fenza cercare a renderfi felice nelP interno.<br />

Niun' aitro Popolo in fatti è fiato interna-<br />

\


37 )o<br />

•mente men ficuro (i), e ptù agitato di quefto.<br />

Ordonna délie < principxli cagioni di quefto difbrdîne<br />

è (tua fènza dubb che abbiamo<br />

accennaro , ne p* -teva cflère i a 1 trimenti : In fatti dacchè<br />

l'accufato poteva appellare dal giudiaio degli<br />

• • « a . - - • - - -<br />

I ( t ) II Sig. Hume parlando de cambiamenti ,, tbe il<br />

tempo ba introdotti nei governi,• dice cbe tutti fi feno mol»<br />

to perfezionati ai noftti giorni , e fer provarlo, fra gli «4*<br />

tri argomenti fi dijfonde a moftrare la poca ficurezza , cbe<br />

Vf avec nella Reptibbiica Roman a . Sic corne un tal luogo<br />

ferve mirabihnente a provare la mia optnione 9 bo giudicato<br />

a prcpofito di prefentarh al Le ggi tore ** ,, Saluftio ci av»<br />

Vi v verte 9 cbe f Armata di Catilina fi era notabilmente in*<br />

^fS> grojfata per Vafflaenza dei Ladri di flrada » cbe eferci-<br />

» tavano h lor rapine net contorni di Roma • Ora fe fi<br />

yy adunajfero oggi giorno tutte. le perfone dédite a taie pro -<br />

>> fejjione, che fono fparfe nelV Europa » io non credo 9 cbe<br />

>> fi pervenijfe a famé un Reggimento • NelV arringa di Ciy»<br />

cerone a favare di Milone » fra gli argomenti , dei quali<br />

» fi ferve per provare -, cbe Mtlotie non ba funto aff&y*<br />

,» finato Clodio , io trovo quefto : Se Milone 9 die* egli 9<br />

>9 avejfe méditato un fimile ajfaffinio , »o» avrebbe a/fali-<br />

9, to Clodio in pieno giorno g * A tut* M grande diftanzà<br />


ordinarj Magirtrati a quello dcl Popolo , dacchè poreva<br />

.prévenir*'» il giudizio di clïî) Popolm con un—<br />

ro/onrjriô efiglio, ognuno vede , che vi doveva e&<br />

fere un libero campo allô sfogo délie paflluni , ed ai<br />

dtfmtW-<br />

I La Legge Porcia non era altro , che una con*<br />

ferma , ed una più grande eftenfione della Légge^,<br />

pubblicara dal Con/blo Valerio PubbHcola il primo<br />

anno dopo refpuln"onei de'Tarauinj , e della pub»<br />

bJica Jibcrrà . Ora non molro uopo un célèbre Se*natore<br />

Ci lag-nd acremenre dt una tal Legge, artri*<br />

buendo a quefta i torbidi infbrti fra il Scnaro, ed<br />

il Popolo rapporro alla célèbre abolizione dei debiti *. j<br />

„ Non è punco lé miferia „ di£f cgi In una raie<br />

occaiione nel Senato „ma la licenza , chc cagiona<br />

„ rurti i• nialî, che veggiamo . 11 popolaccio c in*<br />

„ ib I en te ,* perché è oziofb * Ora la lbrgente di tutti<br />

,, quefri difordini Aon è àltro , che l'appello ; lac*<br />

„ chè Pâeçûiàto pua «ppeHare re fu adottt&o, fc tofto ccftô ognî<br />

mmulto, tttjrae egli avea prederT© .<br />

1 Se i Cfftaidftai Jfcomatti i)on il mette va no a nior-<br />

( i ) Tit. Liv. Decàd. Ii tib. ÏL


ire non fu per principio di dolcewa , e di orna ni ta,<br />

come fi vuole da quel lit cac impugnano qucfta pena »<br />

ma tnicamente per un privilegio mal* inrefo délia—<br />

Joro liberrà.-E in fairi tut te le leggi intorno alla provocazione<br />

, vale a dire, intorno ail* abolizione délia<br />

Pena di Morre, furono propofle da uomîni popolari,<br />

e che nella pnbbMcaïione délie medeilme non ebbero<br />

altra mira, cbe di fare la loto corre alla Plèbe* Queflo<br />

confia cbiaramente del Confblo Valerio Publicola ,<br />

che «orne abbiamo derro, è ffcito l'Aurore délia pri^<br />

ma di quelle leggi. EflTendo egli caduro in fbfpetto<br />

del Popolo di afpirare alla dignitro Reale , peraUoi><br />

ta lia ce; îquèfli fbfpetti, c queflo ombre , DÎrreâi démo»<br />

lire la cafa , ch* egli avea fu la parte pin eminenre<br />

del Monte Aventino , propofe parecchic leggi tenderui<br />

ad aumentare il potere, e la libertà del Popolo, e fra<br />

le alrre quefla délia provocazione. Le netTe mire di<br />

far la cône al Popolo ebbero fenza dubbio gli A ut or i<br />

délia Legge Porcia , e délie Leggi Sempronie s Leggi<br />

dirette a confermare la Legge Valeria -, giacchè furono<br />

tutte propofle da Tribuni del la Plcbe, e chiunque<br />

ha la menoma tintura délia Sroria Romana fa,<br />

che i Tribuni non fludiavano, che di cattivarfi il<br />

popolaccio, qualunque poi fi folle il mezzo .<br />

L'efenzione de* Citradini Romani dalla Pena di<br />

Morre da principio non fu eïlremamente perniciofa ,<br />

perche ii Popo/o Romano da principio aveva molca—<br />

probirà , e come avverte molto bene 1*Aurore dcllo<br />

fpiriro délie leggi (i), quando un Popolo ha della-.-probità,<br />

non vi vogliono moire pêne , e molto gravi ;<br />

( I ) Lfcr.* ri. Cbap. XL


p( 40 )o<br />

ma allora bensî lo divenne p quando quefta probkà<br />

£a alrerara dal dfto, c dal luftb:, cbe introduire!»<br />

a Roma le lunghe profper.tà , e le conquifte, e che<br />

per confèguenza l'avidità , Pambizione , il pia fone<br />

egoiimo fuecedettero al difinrereflfe, ail 1 amor délia Patria<br />

1 alla virtù . £ in farti dopo queft' epoca fatale<br />

fi fu coftretro di fbfpendere moite voire la Leggc Valeria<br />

j e la Lcgge Porcia, per efernpîo nel cafb di<br />

Gracco, di Cajo, di Siturnino , e iinalmenre rapporto<br />

ai Rei délia Congîura Carilinaria . Senza il fupplicio<br />

di queiti fèdizioù Cirtadini la Repubblica fuor<br />

di dubbio iàrebbe perica , ma perché fi confèrvauTe^»<br />

un tal rigore, non fu in alcun modo fufficience • Era<br />

neceflfano, che fi eflendeife eziandio ad alrri delirti ,<br />

e cosî arreftare la corruzione nclia fua origine, e impedtrc<br />

che non fi gîugnetfe al rerribiie ecceilb di al»<br />

zare lo Stendardu délia Ribellione contro lo Scato ;<br />

giaccbè quando un Cittadino è arriv.no a quefro<br />

ecceilb mo^te volte è troppo forre, penché poilactXer<br />

meiïb a morte. £ in fatri Ce quefto rigore fu praticable<br />

verfo gli accennati ièdizioii, non lo fu poi ia<br />

ver un modo verfb Ceïàre,e verib i Triumvir i, coficchè<br />

in âne fu diftrurra la Repubblica .<br />

L'efènzione dei Cir ta di ni Romani dajla Pena di<br />

Morte lungi adunque di favorire il (lit. ma contrario<br />

interamente lo diftrugge , giacchè è provato , che«*<br />

una taie efènzione è ftata al loramo perniciofe , e cosi<br />

a quelli, i quakclo fortengono , quadrano molto bene<br />

\j. fèguent* Verfi di Euripide.<br />

„ Qua: nunc a quibufdam benignitas nominatur<br />

il », Viram omnem remiiit ad imprubitatem .<br />

Egli *è tanto prù évidente, che J'oppoïto eiempio aiftrugge<br />

affatto il fiflema contrario h/km vece di approvarlo,^<br />

%


#©(4V)o<br />

varlof'che'i Cittadini Romani fi trovavano in circo>flanze<br />

dcl tutto diverie dalle noftre . Il diritto di cittadinanza<br />

appo loro era un aggregato de? più anapi<br />

privilegi t era per cosi dire il diritto délia Sovranità<br />

univerfale v Ora pare , chc l'interdetto del fuoco,<br />

c dell* acqua , mcdiante il quale fi venivano a perdere<br />

tanti privilegi, e per cui û pafTava dali* efTer<br />

tutto ail* efTere n i en te , : poichè realmcnte fipuô dire,<br />

che non foiTe niente nel Mondo chi non era Cirtadîn<br />

Homano , pare io dia>'£'dhe un taie interdetto dovefTe<br />

efTere un morivo abbaftanza reprimenre . Se<br />

dunque non lo fu, fc la mancanza délia Fena di<br />

Morre fu cotanto perniciofà alla Repubblica , è chiaro,<br />

che 10 fàrebbe afTai più ai noftri Stati-', poichè<br />

è chiaro, che noi ci troviamo in cîrcoftanze afFarto<br />

diverfè. E in fatti ai tempi di Cefàre, allorchè perdutafi<br />

la libertà, c glî ampi privilegi, che a quella<br />

erano annefli, l'interdetto del fuoco, e dell; acqua—<br />

venne ad efTere diniuna, o poca forza fbpra l'animo<br />

de' Cittadini, e quefti fi trovavano in circoflanze<br />

a un di preflTo fimili aile noftre , la Legge Porcia<br />

andô in difulb, corne lo ha moftrato l'erudito Sigonio<br />

. Quefta Legge non fu poûtivamente abrogatà",<br />

giacchè fi voleva: confervare l'apparenza délia liber-<br />

•rà , ma fè ne elufè la forza per me2Zo délia fèrvïcù<br />

déliât pena ( i ), forte di finzione di diritto . Allorchè<br />

i F > t" !*£<br />

( i ) Si quis fuerit capite damnatus * vel ad beftias ><br />

vel ad g i ad iu m .,. vel aiiam fanam , qua vitam adimit,<br />

tefiamentum ejus irritum ifiet, non tune cum confumptus eft,<br />

fed cum fententiam -pajfus 'A/h : nam firvus pœnee effîcftur .<br />

lia Paul lus in L. 6. ff. de injufr, rupevitrit. faft» cefta-


o( 4* )o<br />

un Cirtad ino Romano avea commefTo un delîcro énorme<br />

, non fï confiderava più corne Gittadino , ma fi riguardava<br />

corne fchiavo t e corne ule fî faceva morire .<br />

Se la Legge Potcia fu coranto perniciofa, e/ènfuando<br />

dalla Pena di Morte . i Cittadini * Jo fàrefcbe<br />

fia ta an cor più fè fi foiFe eflefa agli flranieri •*-> ed<br />

agit fchiavi. Ma niuna di quefte due clafîî di peribne<br />

ccframente godeva di Un fimile privilcgio » 1<br />

Romani lbpratuno ufavano di quefla pena conrro<br />

g\i Sctûavi , giacchè fîccome fimili perfbne erano<br />

indufite agli fienti , ed aile entiche , 9 d'altra parte<br />

non avevano niente da perdere, fî Vidde « che la<br />

morte era un freno iiecetfario, onde contenergli<br />

in dovere. Ora è chiaro , che f no/èri fcellerati<br />

corrifpondono pienamente agli Schiavi de* Romani •<br />

|*io •<br />

-•*r -, $. VI.<br />

DelP Abolizione délia Pena di Morte nella Ruffîa<br />

fotto U Regno de II* Imperadrice<br />

Elifabétta. : -<br />

L'Âttro efêmpio, fu di cui fi diffondono molro<br />

i fautori del fiftema contrario è que Ho de 11*<br />

J^Imperadrice Elifabetra di Mofcovia * la quale<br />

fàlendo al Trono, giurb di non metterc a morte<br />

alcun colpevole, e mantennc il giuramento in tutti<br />

ment. Df quefla fervitù délia Pena parlano an cor a le /e*<br />

guinti-teggli Ii. $. , L. ï%., L. 19. ff. de pdrnis . L. uJr.<br />

& de adoprionib., Lmlt. CÎ# de émancipât. liberor. ><br />

L. ult. C. de donati *


J&Wtïï S 0( 4? ^ HH9<br />

'4 *€nt' ârttû del fuo Regno , ma «oft è âlffidlè Si<br />

rifpondere anche & quefta efèmpio .<br />

E* nôto » chftmque 1* Mtfoluzione , che feêé<br />

falfee Çvk il Trono quefta Pfineipetfa . Leftrata dal<br />

ritiro, In Ctii era rfnchiufà, '« méfia dai Congitt*<br />

mi alla teila di due Reggimcmi di guàrdie da<br />

*ffi< guadagnati , per prodamarla come legittima^<br />

-erede di Piôtro 1. fuo geftitorc, avea in quel momento<br />

J'animo pieno di trepidazione . Ella cemea<br />

di bagnare il Sogfio Paterno col proprio fàngue.<br />

Pece adunque voto fra fe défia, che fe poteva iàlirvi<br />

fènza effufione di fàngue, non ne avrebbe fatto<br />

fpargere di chicchefiia I Se adunque quefta Principeffa<br />

aboli la Pena di Morte, non fu ne per unprincipio<br />

di umanità, ne per una ferma perfuaîione<br />

j che quefta Pena folle una inutile crudeltà »<br />

ma unicamenre per motivo di particolare interefte •<br />

I Egli è vero, che qui non fi tràtta del motivo »<br />

che pofta a ver dato luogo a una 1 raie aboli zione',<br />

ma fibbene dell' efito délia medefima , e fe fi conïiiltano<br />

i noftri oppofitori , quefto deVe eflete datO<br />

favorêvole ** Efti dicono , che tirt tal voto fb malt*<br />

tenuto in rurti i vent* anni del Regno di Elifibetra ,<br />

ïènzacchè rifulrafte alcun pregiudizio nell* amminiftraaione<br />

.-Ma hanno eglino viiirati gli Archivi cri*<br />

minali di quel vaftiftimo Impero, coficchè debbano<br />

cfTere credud fulla ïor parola ? Hanno eglino veduto<br />

realmcnte fe i delîrti non fi era no punto molti-<br />

^iSafi dopo l'abrogazioiré éi o^da^^wna £ lo da*<br />

ko forte, che la RuiFia^noit aBWa ^rffentiro del<br />

pregtndizio da quefta abrdgaziorie def-fiipplici, e per<br />

prova ne adduco le terribili follevazioni, dalle qualî<br />

lu agitata durante il Regno deil' Imperadrke* EH*


iàbetta. Ora è molco probabile^fche ai varj motîvi,<br />

che pofTono. a ver refb coranco arditi i fuddiri ,<br />

vi Ci aggiugneilè eziandio la notizia delL* acccnnato<br />

giuramento. Egli è ragionevole da crederfi> che fe<br />

queila Principeira aveiïê me/Iî a morte i.rei délia<br />

prima congiu.ra | non farebbe fcoppiata la féconda •<br />

In fatti l'impcradrice Catterina, che ha ufato di<br />

quefto iodevole rigore verib il ribelle Pugatewfc,<br />

non ha avuço il difpiacerc di vedere fin qui altéra<br />

ta la pace interna de' moi Regni . I<br />

I Quando quefte conghietture foiTero mal fondate ,<br />

vale a dire , che l'abolizione de' fupplicj non fofltL*<br />

intervenuta per niente nell'&nimo de* fediziofi. Qyando<br />

fofle cerro , che i délitaiparticolari non fi foilèr©<br />

S<br />

unto per eila moltiplicati, e cosi folle certo, corne fi<br />

ice i che non rifuitaiTc dalla medciima alcun pregîudizio<br />

neli' amminiftrazione , non oftante il propoflo<br />

efèmpio, farebbe di niun pefb, ed è facile il moflrarlo.<br />

La Ruflla c un Impero eftremamente fpopolaro<br />

in paragone degli al tri Stati di Europa , la fua popolazione<br />

non eHèndo , che di ô-vjperfone per ogni<br />

Jega quadrata . Quefta eftrema lpopolazione deve fare<br />

si, che gli abitanri appena bafliiio alla milizia, ail'<br />

agricoltura , aile arti, alla navigazione, al commercio<br />

, e per confèguenza, che vi debbano elfere meno<br />

ozioll, e vagabondi, che nei noitri Srati • Se dunque<br />

ne!la Rufîla vi debbono etfère meno oziofi , che fra<br />

di noi i vi deve elïère altresi un minor numéro di<br />

delirri, giacchè quefli, corne avremo occafîone di<br />

moflrare più avanti, provengono in gran pane da<br />

una tal cagione, e cosj è chiaro, che l'efcmpio di<br />

una tal Nazione non è di alcuna fôraa, rapporto ai<br />

nuflri Stati.


§. VII. k<br />

Di alcunc altre Nazioni, le qualihanm abolit*<br />

la Pena di Morte.<br />

CfQnfutati i due principali efèmpi , che adducono<br />

i noflri oppofitoti per provare, che il lor<br />

J lifte m a è favoriro dalP efperienza , farà pitt<br />

facile il rifpondere ad alcuni altri, che non fanno,<br />

che aecennare •<br />

Il primo di qucfti efèmpi è quello di certî Popoli<br />

vicini al Caucafb, de' quali dice Scrabone, che avevano<br />

in coftume di non condannare a morte alcuno<br />

pcr reo, ch' egli foffa, ( i ) ma un s» fatto cfèmpio<br />

è de) tutto infufîlftente , e ognuno potrà tofto cornprenderlo,<br />

qualora riflctta , che quefti Popoli, corne<br />

fi ricava dai medefimo fiorico, erano barbari , e felvaggi.<br />

E in vero s 1 egli no erano tali, è chiaro, quai*<br />

mente appo loro vi dovea eflère minor copia di delitti<br />

, che tra noi , giacchè è incontraftabile , che- fe<br />

colT aumento délia coltura , e dei lumi fi accrefeono<br />

i mezzi di giovare, fi accrefeono eziandio quelli di<br />

nuoeere » e colle nuove cognizioni tiafcono nuovi<br />

mezzi di edère malvaggio ; per6 è chiaro> che il loro<br />

efèmpio non ha alcuna forza rapporto aile noftre«#<br />

Nazioni • Ove le paffioni dcgli uomint fbno più raffïnate,<br />

ove i delitri fbno più frequenti, è necefTario,<br />

che la barrîera délie pêne fia più forte. In fatti prcCibechè<br />

tutti i Popoli in tempo délia loro origine ,<br />

vale a dire, délia loro barbarie, non avevano l'ufo<br />

( i ) Lib. XL


6( 4«><br />

délia Pena di Morte f ma a àiifura , che fi andàroJ<br />

xio a.vvicinando alla coltura, l'addottarono , coficchô<br />

In fine û è vedura generalmente Habilita • ( r ) Se<br />

Pefèmpio di quefti FopoH folle valevolc a fare , che<br />

fi aboli (Te la Pena di Morte, altri potrebbe cziandio<br />

ibftenere, che fi debbono punirc in que/la guifà ruui<br />

i più piccioli delirti, giacchè lo fteilb Srrabone ci<br />

affleura, .che i PopoH a quefti limitron* aveano nia<br />

si crudele iftituzionc.<br />

Diodoro parlando di Sabacone Re d'Egitto, dice<br />

ch'egli cambiô la Pena di Morte in quel la délie opère<br />

pubbliche. ( % ) Ora ci û oppone anche un rai efèmpio,<br />

e quefto fembra realmente » che' abbia qualchc<br />

ïbrza , giacchè l'Egitto non era abitato da' Popoli<br />

barbari, corne erano quelli , dei quali ora abbiam<br />

parlato, e quel ch'ê più, la pena, che que(lo Principe<br />

ioftitui alla Morte, è appunto la fleila , corne<br />

ognuno vede propofta dagli avverfarj . Ma • ficcome<br />

t *<br />

• • •' !• !• Il l • — — — — — — • — . I i i l ri i • • il il • i • « —«,<br />

I ( ' ) Quefio ci confia fegnatamente delta Gréera ;<br />

\î I mftri Padri aveano flabilito ne 1 tempi antiebi , (dice<br />

Euripide Oreft. V. 511. ) „ cbe cbiunque avejfe lor date U<br />

„ mani nelP altrui fatigue y non fi prefentaffe più agit ocebi<br />

,,' di aJcnno nel paefe • ISefigUo era la pena , ebe a lui<br />

„ iimponeva, 9 non era permejjo di togliergli U vit a ,<br />

WM 1 * Coffre egW'Vavevay tc4ta al défunt0 » Vi ba luogo a cre é<br />

ri'dere, ( dide TucldJdedebeJi. PeloponnVlib. III. $.45. )<br />

[$£'f&* altre votte- i f&t gran âelitti j~ojfero> punrti cen pêne<br />

„ affai leggiete * Ma corne elleno facevano poca ' hnprejjh*<br />

» ne , fe ne aumentb col tempo il rigore} coficebè la morte<br />

» fit il fnppUcio il plu comme •<br />

( % ) Lib, L cap* 65.^ I


o(47P<br />

îgnorafi \ 6 l*cfito fia ftato vantaggiofb , o pur funeflo,<br />

fi deve conchiuderc $ che anche queft* efèmpîo<br />

è affatro infufliftente » Egli - è vero , che Diodoro fi<br />

difFonde nei più grandi elogi di quefta nuova iititufcionc,<br />

e dice, che cosi invece d'inutili pêne, rifulto<br />

un gran vantaggio aile Città, eflêndo ftati notabilmento<br />

riparari gli argini del Nilo. Ma non è que*<br />

flo , che ricercafi di faperc, affinchè fi pofTa dire ,<br />

Che una taie îfticuwone fia fia ta vantaggio fa : e Diodoro<br />

parlando in quefta guiia dà a divederc , che<br />

ignora va afFatto il fine délie pêne , ficcome pure ha<br />

inoftraco d'ignorarlo un Autor moderno > il qualo<br />

per impugnare quefia pena ha derro, che un uomâ<br />

appiccato Don è buono a nient e , e che ail* incontro<br />

il malfattore vïgorofb condannato a travagliare tutta<br />

la fua vita aile opère pubbliche , fèrve lo Srato col<br />

fuo fupplicio. Il fine primario délie pêne c , che<br />

per mezzo di effe gli uomini fi aftengano dai deîitti<br />

U Affinchè dunque fi potefTe alTerire , che riftituziohe<br />

di Sabacone non fia ftata perniciofà , bifôgnerebbe<br />

, che i delitti non fi folTero punto moltiplicaii<br />

durante il Regno di un tal Principe . Ora<br />

mtofno a cïô noi non fàppiamo niente . Ciù ehe<br />

iâppîamo G è) che Sabacone era un Principe fuperftiziofb,<br />

t ibpratutto oltrcrnodo dedito ai lbgni :<br />

cosi j(c & parti dall fc Eciopia L e tenue ad invadere<br />

PEgitto 9 e fè dopo abbàndonb il Regno» fu unicajnenre<br />

in, ïèguito di alcuni fbgni, ch' egli fece, e-»<br />

pero è molto probabile , che anche quefta abrogazione<br />

dei ïupplicj riconofca unicamcnte una ai ridicola cagione.<br />

Del rcfto, fè giufla il precitato Diodoro, fi fbno notabilmente<br />

riparati dopo queflo fiftema gli argini del<br />

Nilo, fcmbra piuttofto doverû dedurne, che fiafi nota-


o( 48 )o<br />

bilmente accfefcîuto il numéro de' malfattori ..<br />

Ritnanc refèmpio dell'Imperadore^lfàcco l'An»<br />

gelo, il quale fece voto di nott mettere a morte<br />

alcuno, ièbbene foûTe il più accerrimo ncmico del<br />

génère umano, e dello Stato. Un fimile efempio<br />

c riferito dallo Storico Niceta, nella vita , che ei<br />

fa di quefto Principe ; ( 1 ) ma bifbgna certamente<br />

, che gli Autori 1 i quali lo adducono, non abbiano<br />

confultato quefto Scrittore, poichè iè lo ave£<br />

ièro fatto, avrebbono veduto, qualmenre quefto Principe<br />

agi in una maniera affarto diverfa dil difcorfb<br />

ch* egli tenne , c mancù poco , che nelle cru del ta<br />

non imîtafTe il fuo antecelïbre Andronico, fprezzato<br />

quel folcnne detto, che è meglio non fore uiu<br />

voto, che non mantenerlo, e cosi fi fàrebbero ri A<br />

parmiati la pena di cttare un efempio, il quale non<br />

è in alcun modo a propofito. In fatti egli no non<br />

dicono punto, dove aobiano prefb taie efempio g<br />

E' molto probabile , che l'abbiano ricavaro dalT Autore<br />

dello Spirito délie Leggi , poichè anch'çgli Jo<br />

riporta , fenza citare dove l'abbia preib. Quefto. célèbre<br />

Scrittore per altro û feive del mcdefimo per<br />

provare tutt'altra cofà , che quella, in conferma di<br />

cui Padducono i noftrî oppoiîtori : ç giacchè egli non<br />

Jo riferifce, che per mertcre fempre più la chiaro<br />

la diftinaionc, ch» egli fa délia clemenza dalla de*<br />

bolezza , che conduce il Principe ai difprezzo, e quel<br />

ch'


o( 49 )°<br />

„ Ce la rifbluzionc di non verfàre giammai il fàrt-<br />

„ gue deWuoi Sudditi. Anàftjfio non puniva punro<br />

,„ i deliiti. Ifacco. i'Angelo giurô, che durante il<br />

„ fuo Regno non avrebbe fetto morire alcuno .<br />

['il Gl'-Iniperadari Greci avevano obbliaco , che non<br />

„ cra punto in va no , che porta va no la fpada . ( x )<br />

Da quanro abbiamo detto iniino ad ora intorno<br />

al picciol numéro deile Nazioni, che non hanno<br />

daro la Pena di Morte, rifulta chiaramenre, che<br />

l'eipcrienza non favorilce il fiftema co urario più<br />

di quello, che lo faccia il raziocinio , e cosî refti<br />

inreramcnte dimoitrato, chc una tal Pena non fi<br />

deve in alcun modo cancellare dalla Criminal Legislazione<br />

: contuttocio per dare maggionnente a<br />

conoicere quefta verità, egli è bene, che fi difcutano<br />

alcune altre obbieziotii. E primieramente cfaminiamo<br />

una terribile contraddizione , che ci fi opponc<br />

.<br />

§. VIII. £$<br />

Prête fa Contraddizione délia Pena di Morte m<br />

S'Egli è importante, che gli uomini veggano<br />

Jpeilb il poterc délie Leggi, è ncceirarîo, che<br />

JLfi fiano ibvenre de' colpevoli puniti coll'u'timo<br />

iùppliçio, ma quefto fuppone la frequenza de* delitti.<br />

Dunque perché la Pena di Morte fia utile ,<br />

bifogna , che non faccia fil gli uomini tutta l'irn*<br />

preilione, che far dovrebbe ,* cioè , chc fia utile ,<br />

G<br />

( i ) Liv. Vh cbap. XXL


o( 50 h<br />

e non utile ncllo tteCTo tempo. Talc è la rerribile<br />

contraddizione • che ù rinfaccia al noflro liflcma ,<br />

tua io riiponda v die cUa è affatto chfaierica , o<br />

ognuno ne refterà picnamente convinto per poco,<br />

che û* richiami alla même quello , che da pxiucjpio<br />

abbiamo derto per pjware, che l'impreflione delU<br />

Pena di Morte non é punto palTaggera ; e veramence<br />

s'egli c cefro, che l'immagine di quefta Pena<br />

non /t cancella cosi facilmente dalla memoria y corne<br />

fi fuppone 4 è chiaro, che non vi ha bifogno,<br />

ch'çlla abbia ad elTere fréquente •* Perche quefta oc*<br />

renga II fuo effetto , baila, che un uomo di/poflo<br />

a commetrère un delitto, a coi fia deerctata , non<br />

û lufinghi facilmente di evitarla i In fatri «lia guerra<br />

• duve £t û per efperienza , che chimique contra<br />

vverrà alla fubordinazione, e aile altre ordinanze<br />

militari, irremifljbilmente ,- e fènza gradi formait*ta<br />

di proceflb wrà meflb a morte, quefta pena fa_<br />

tutta Timpreffione, come Io dimoftrano Je poche<br />

tra/greûloni i che vi û commettono. Che fè il peniîero<br />

di dqvere fenza remifïïone, e pro ma mente /ubîce<br />

una tal pena puo tanto fWr*aitîmo d'uomini<br />

avvezzi a bravare giornalmenre la morte nei combattimenti,<br />

cofa non potrà egli fopra ï timidi abfctatori<br />

délie Citcà> dove niuno certamente è cotanto<br />

famigltarizzato colla morte?* ( t ) Si faccia aduiîguè<br />

in modo, che i malfattori giammai, o almeno dif-<br />

< * ).»Tout homme craint la douleur , & h mort»<br />

„ Le Soldat même obéit a cette crainte; Elle le difeim<br />

>, ftine-. Qgt ne redouterait rien ne fer oit rien contre<br />

>, /* volonté. Cefl en qualité de poltronnes, que les trou.


£c il mente B poflfano lufingare di fcampare dalîima<br />

ni del Carnerlce , il che fi atterra, fe fi uferanno<br />

tutti i mezaf, onde aflicurarfi de' rei (i),c uni<br />

voira , che fi abbiano Belle forze , fènza grandi ragioni<br />

non Ci rifparmi loro il meritato gaftigo ; e la<br />

pena, délia quale difeorriamo, farà tutta Pimpref^<br />

fione fbpra il loro animo , febbene non Gà si fréquente<br />

• Ma profèguiamo ad aicoltare i fautori del<br />

fiilcBia contrario •<br />

|f IX.<br />

Se l* Religione diminuifea Pimftreffêone<br />

délia Pena di Morte.<br />

PEr'indebolire fèmpre più, la forza di quefta<br />

Pena eglino ricorrono alla Religione, c fart»<br />

no, che cflTa û afFacci allô fpirito del rnal-<br />

G »<br />

n fe* font braves • Or dit a ce fujet Un gratt PriÈCt<br />

19 fi h bourreau peut tout fur tes armées , il peut tout<br />

t- fur les villes • n Helvet. de Pnom &c. noces de 1*<br />

VU. ïe&. n. 16.<br />

( i ) Per ottenere qwfto effetto in tutti gli Stati<br />

ben regotati % fi è introdotta lis prat ca di fare ma con*<br />

venztotse colle Nazioni limitrofe di renderfi fcambievolmente<br />

i rei . Sarebbe bene , che quefta c'onvenztone fi<br />

ejrendejje ezianiio a*li Stati lontatii'l fit fatti*i dehn~<br />

qttenti^ non fi trattengono gi'à in quefit Stati vicini , dove<br />

fanvo di non effere ficuri, ma fi port a no ne* îontani, £—•<br />

Whora mm ejfendolo nemmeno fn qûefti , niuno fuggirebbi<br />

la feia . Quefla eertezza di non potevfi fiPuafe in ve+<br />

run r angoJ* def Mondo , farebh un gran freriO aUe fajfîont*


o( $1 )o<br />

faftofc, c pcefèntandogli un facile penrimemo, e un*<br />

qua/1 certezza di ererna félicita, diminuifca molto<br />

l'orrore di quelfulrima trigedia. Ma io non (b,<br />

ic quefto fi. vérifient, ne credo, che abbiano tanto<br />

in mino onde prov irlo j giacchè non • c puffibile<br />

di fcandagiiare il cuore di uno firellerato , allorchè<br />

è difpofto a commet te re un delitto, e cosî in que»<br />

fia incertezza alrnL porrebbe con rurra ragione ri*<br />

rorcere l'argomcnro, e dire, che abolira la Pena<br />

di Morte, lo fcellerato, il quale fi vedrà di dovere<br />

perpetuamente condurre î fiioi giorni tra î ferri,<br />

penièrà , che cio gli aprirà un bel campo di fare<br />

una Junga penirenza , conlêguenremcme di acquiftarfi<br />

i'crerna félicita, e perô di verra fèmpre più<br />

in/ènfibiîe alia Pcna di Schiaviru . Ma ponghiamoi<br />

che quefia luilngi di fàlvamenro diminuifca realmenre<br />

agli occhi degli fcellerati diipofti a commet -<br />

tere i delitti l'imprelTione del fupplicio, che eglino<br />

fi afpertano : è cerro, che cio proviene da abufb<br />

delJa Religione, giacchè è cerro, che quefia inu<br />

vece di pre/èntare ad effi un facile pentimenco^<br />

preiènta Joro ail* incontro la finale impenirenza ^<br />

taie infatri è il terribile gafiigo, che la Religione<br />

minaccia a turti quelli , i quali difFeri/cono il ravvedimenro<br />

al fine délia vita , e i condannati alia<br />

morre d'ordinario fi ritrovano in quefto cafb. Si<br />

diftrugga adunque , dire io, quefto abufb délia Re-r<br />

Jigione, il che fi puo fare di leggieri, fè f'inda-»<br />

gheranno le cagioni , dalle quali pu6 nafcere(l e<br />

quindi fi roglicranno di mezzo, cosi fi faccia in<br />

modo , che nella mente degli fcellerati ftibentri un<br />

principïo di difïidenza , c una quafi dilperazione<br />

aella propria ialvezza alla lufinga di ottenerla f ,chf^<br />

i


4t>( fj )o<br />

in loro fi fuppone, a al Ion la Religionc accrefcc*<br />

rebbe di molto Pimpreflione di queftï Pena T«ànzichè<br />

diminuirla . lu fatti fe la Morte per fe fie (Ta<br />

è un oggitto a(Tai rerribile , lo diventa di gran kmga<br />

pîù, ove fi rîguarJi corne il paiFaggio ad una<br />

eterna infelicità •<br />

|<br />

$*x.<br />

I<br />

I<br />

J5? A* W/& de'fupplicj poffa indurire i cofiumî ,<br />

e rendere erudeli le Nazi on i.<br />

U<br />

;<br />

Hpï taie inconveniente è inevicablle, fè fi con»<br />

fultano i noflri oppofitori. Eglino ripetono<br />

inceflTa n terne n te 9 che la Pena di Morte non<br />

c utile per l'efempio di atrocità, che dà alla Naïîone.<br />

Ma dalle nflefïïoni, che infino ad ora abbiamo<br />

fatto, apparilce chiaramente , che anche in<br />

quefta parte eglino s'ingannano : e in vero s'egli<br />

c certo, che quefta Pena è un mes&o arto ad allontanare<br />

i Cittadini dagli attentati atroci» e langui*<br />

nari, corne potrà poi ifpirar loro l'atrocità ? Ciô ,<br />

che puô render crudele una Nazione non è la vifta<br />

momcntanea di alcuni malfattori, che poflTano efïcre<br />

mefli a morte in un anno.' £' la vida continua<br />

dei combattimcnti degli animali, e principalmente<br />

degli atleti ,• è la dtvifione délie opinion!, è il fu-<br />

I rore délie diicordie intefline . Ora niuno di quefti<br />

I abufi avventurofamente alligna nel noflro fècolo :<br />

aggiungo | che tutte le cofe atte a render dolci, ed<br />

umani i coftumi, la coltura délie letcere , il luflTo,<br />

îl Commercio, lo fpirito dî convèrfadone, il gultd<br />

degli fpettacoli fono fra di noi cotanto eftefe, che


malgrado fa viïla dei fupplicj, ben lung-i di averfi I<br />

a rem exe « che&ji coftumi s'indurifeano, ci &praiU<br />

ail'inconcro l'ccccilb a quefto oppofto.<br />

Se la Pena di Morte ripugni ai prineip)<br />

£


pT : IBff °( 55 )o ^g<br />

N^ioni il Potere Sovrano porta feco il dîrirto di<br />

panire di' morte alcuni colpevoli, fegue , ch'egli<br />

ha approvaro eziandio un fimilc diritro.<br />

Ne II provire il contrario mi « oppongano i<br />

due celebri efempi, va le a dire, il divieto , che<br />

fêce Criïlo a S. Pietro dî non fervirfi giammai in<br />

avvenire délia (pada , e la liberazione délia Donna<br />

adultéra , poichè la rifpofta % prontiffima . & Pietro<br />

non era Magiftmo: egli avea impugnato il fera»<br />

fènza alcun* ordine y di propria autorità , e per un<br />

selo mal* intefb, il che non ë permeiïb. E rapporto<br />

alla Donna adultéra , è da avvertirfi, ch* ella<br />

non era flata condannata dal Magiflrato iegittimo,<br />

ficcome efigeva la legge • Se lo foire flata, fenza_<br />

dubbio Crifto non le avrebbe rimefla la pena, ficcome<br />

non la rimiie al Ladro rivolto a penitenza ><br />

fcbbene gli rimettcflTe la colpa .<br />

I Se e proibito a un Giudice Crifliano di met*,<br />

rere a morte I colpevoli , perché quel H, i qaali<br />

ammifèro al Battefimo Sergio • Paolo Proprerore dell*<br />

Ifbla dî Ci pto , non lo efortarono ad • abbandonare<br />

il fuo impïego ? ( t ) Perché S. Paolo giuftiticandofi<br />

innanzi ai TribunaJe di Fcflo parlo in una guifà.<br />

a confermare tutto il Mondo*» che il diritto di<br />

morte non era punto meno permeflTo dopo la pub*<br />

blicazione délia nova alleanza di quello, che le<br />

fbilè avanti ? „ Se io ho danneggiaro altri „ difTe<br />

egli in raie occafione „ e fc ho comme (Ta cofà de*<br />

„ gna di morte, non ricufb di morire „±i ) AU<br />

( % ) un. xxrfitt, |


lorchè Codfhntrno ebbe abbracciata la Religione Crr»<br />

fliana , e incominçjaro a travagliare< al fuo iûgrattdimento,<br />

Pufo dell' ultimo fupplicio non fu puoto<br />

per ciô ab"lito;>; e quel che più monta al noflro<br />

ca/b, corne avverre molto bene Grozio, di tanti Vefcovi<br />

, che allora û rrovavano zelantiiïimi per la cauia.<br />

délia Rcligione, non ve n'ebbe alcuno, il quUc<br />

,efbrra(Te l'Imperadore a correggerfi intorno a que£to<br />

punto | ( i ) £gli è vcro, che i Vefcovi di que 1<br />

tera-<br />

1 ( I ) Fra tutti gli anticbi Dottori del Crifiianefimo<br />

fe fi i eccettuano Tertulliano , ed Origene * i quai, corn*<br />

è noto , fi compiacevano di proporre idée fia fublimi di<br />

quelle del comune de' Crifliani , non fi ne ritrova alcuno »<br />

il quale non abbia approvata la Pena di Morte • S. Gian<br />

Grifftomo ( in ferm. ad i?atr. iidel. ) dice , che è per<br />

reprimere i malvaggi > che fono fiati fiabilité i tribunal% ,<br />

le l e g&* > ' fufplicj i e tante altre varie- forti di- pêne.<br />

S- Agofimo- -nella Jettera 50. 0/ Conte Boni facto dice , c^c<br />

f / puntre g H omicidj. -, e i venefici > »o» » effufione di fan*<br />

gue § 10a minifierio délie leggi, e nella Città di Do iib. r*<br />

cap. 7. ^ oji ferive : „ iVb» occidesnec te y me aîterum ;<br />

,, quafdam vero exceptiones eadem ipfa divin a fecit autbo-<br />

99 rit«/ 9 «f 00» iiceat bominem occidi 9 fed bis exceptis ><br />

«9,9 JWM D««f occidi jubet 9 ^W 4*tffti /*£*, ^v* «4 perfi~<br />

9, naïf /N'A tempore exprejfa jujjîone , non atttem ipfe occi*<br />

%t'dit , quï\ mini fier ïum débet jubenti y ficut adminiculum<br />

99 gladius efl utenti. Et ideo nequaquam contra hoc, pra-<br />

9, ceptum jecerunt, £«oi dittum efi : . non ocçides, 0*1<br />

,9 Deo autbore bella gejferunt 9


• tf°( 57 M<br />

te m pi, corne anche i Monaci s'interponevino fo-<br />

? ente , perché non veniffèro etèguite le fente nze di<br />

morte , e alcuni fra quefti ultimi arrivarono fino<br />

a prendere dalle ma ni de' giuftizieri i rei, che venivano<br />

condotti al fupplicio -, ma per qucllo , che<br />

rifguarda le intercefïioni , è cerco, che non provenivano<br />

dacchè il fotfè periuafo, che la Fena di<br />

Morte era riprovata dal Vangclo, ma unîcamenttï<br />

dalla diffidenza , che fi avea del falvamento de*<br />

condcJiinati per difetto di congrua penitenza • E rapporto<br />

ail' accennata condotta de' Monaci » oltrecchc<br />

riconobbe la fteftà cagione, che ora abbiamo aflTegnato<br />

aile interceiîioni de 1 Vefcovi, ognuno vede *<br />

che queflo era | un zelo mai* intefb % e una carità<br />

^firoppo avvanzata ; e in fatti fu reprefTa da uni—<br />

provvida legge del pio Imperadore Teodofio. Cosï<br />

dcfimo Dottore nel lib. i. de liber.. Arbitr. cap. 4. fi<br />

efprime in que fit ter mini * » Si bomicidium efi bomineni—<br />

"y% occidere , poteft tamen oceidere aliquando fine peccato 9<br />

A nam & miles boflem , & ]udeX > vel Mini fier e jus no»<br />

,) centem > e manu fugit nen mtbi videntur pec.care cum bominem<br />

4 ocoidunt, „ Egli dicc a un di frtjfa la fieffa cofa ne lie '<br />

• lettere 54. a Macedonio , e 154. a Pubblicola , S. Ambre*<br />

gio interrogato da un certo Studio > il quai e dovea effere<br />

qualcbe Giudice , 0 Senatore Romane- , fe fojfe lecto condannare<br />

i rei Ma morte, ri/ponde cbe si « ( epift. 15»<br />

•O. 4- ) fondandofi fopra il tefto delV Appofiolo di.fopra<br />

•citato , quindi 4 9 cbe condanna alcstni Eretici, |. quali negavano<br />

la CommUne a que 1 Giudici , cbe aveano condan^<br />

*ato aUuno ait* morte • . » * . I<br />

\ \<br />

• /


- o( 58 ')P<br />

,refta evidenremenre dimoftraro, che il diritro «Il<br />

dare la Pena+di Morte non ha nicnte di oppofto<br />

alla volontà di Dio rivelaca nel Vangelo •<br />

I QUAH ftano i fentimenti del Pubblico<br />

fit la Pena di Morte •<br />

PEr rendere vieppiù odiofà quefta Pena i fuoi<br />

impugnatori fi appelIano alla conrrarietà , che<br />

ha ognuno alla medefïma ; ma che ha egli<br />

a fare l'opioione del Pubblico in una quiftîone di<br />

Giurifprudenza , e di Polit ica ? In va no pcr moftrare<br />

la forza di una tal contrariera dicono , che<br />

le vere, e le più urili leggi fbno quei patri, c<br />

quelle condizioni > che tutti vorrebbero ofïèrvare ,<br />

c proporre : io ri/pondo , che un si fatto principio<br />

c falnYfimo ; e in vero s" egli è certo, che la volontà<br />

particolarc 1 che ha ogni individuo délia fbcietà<br />

corne uomo, c più forte deila volonrà gèneraie<br />

, che egli ha corne cittadino , s'egli « certo t<br />

che l'interefïe particolare parla più imperio/àmente<br />

al cuore umano di quello , che lo faccia l'intere/Ic<br />

cornu ne , è chiaro , che non fàrebbe de 11' accorrezza<br />

di un Sovrano il voler confiiltare nelle iue deter*<br />

minazioni il giudizio del Pubblico . Bifognerebbç<br />

en* egli aboli (Te rutte le gravezzc , o almeno 1 che<br />

• non le imponeiTe che alfai tenui, e cosi molto<br />

al difbrto dei bifbgni dello Stato , gîacchè gêneraimente<br />

il Pubblico fi lagia délie medefitne per neçeiTarie<br />

, che fie no . Suprattutto que (la condotta diverrebbe<br />

inavveduta , trattandofi di pêne 3 in fatti


.negli . Stati democratici, dove quelle fbno, per cosî<br />

dire, il rifultato di ciô , che ognuno penfà, fôho<br />

foverchiamente mhi, vale a dire*, incapaci di fer~<br />

vire al loro fine , che è Petèmpio. Il Pubblico è<br />

âdunque un Giudice affatro incompétente nella caufk,<br />

che G agita, e cosi ancorchè egli fia contrario<br />

alla Pena di Morte, un Principe non Ci dee<br />

punto curare di ciô dopo qûanto fi è detto per mofirarne<br />

la neceflîrà . Ma egli è falfb, che il Pubblico<br />

abbia a una tal Pena que lia contrarietà, che<br />

in lui fuppongono i noftri oppofirori . Eglino la-,<br />

deducono dall' avvilimento , in cui fi trova il Carnefice<br />

: quali fiano i fentirnenti di ciafeuno fui la<br />

Pena di Morte ; û conofca , dicono effi, dagli atti<br />

d'indegnazione, e di difprezzo, coi quali ciafeuno<br />

guarda il Camehce , che è pure un innocente ef&cutore<br />

délia pubblica volontà ; quale ô dunque i'ori*<br />

gine di que fia contraddizione, effi profèguono, e_><br />

perché è indélébile negli uomini quefto fentimento<br />

ad onta délia ragione ? Perché gli uomini., finalmente<br />

effi conchiudono , hanno fèmpre croduro<br />

non elTere la propria vita in potere di alcuno, fuor*<br />

che délia neceffità. Ora io dico, che una'talc conicguenzi<br />

è affatto infuffiftente £Se il Pubblico fprezza<br />

il Carneûce, egli iprezza ancora gli aguzzini<br />

degli Çrgafioli . Or che direbbefl , fè alrrirda ur^<br />

fimile difprezzo deducefTe , che il Pubblico fofTe conJ<br />

trario alla Pena di Schiavitù ? Il Pubblico fdegna,<br />

e fprezza il Carneiice, perché o egli è ftato coflretto<br />

a divenirlo per evitare la morte , o altra pena ,<br />

che per i fuoi delitti fi era meritatOf,*e cosi è una<br />

perfbna in fè fie (Ta difprezzevole tf o che fè fbontaneamente<br />

ha 'abbracciato un tai' Jmpiego , ficcomo<br />

H 2 K'


era in Tua libertà di applicarfi ad âkro, avendo<br />

fccho qucfto, indica di a vête un animo féroce \<br />

e ûnguinario * nel quai Ca(Ô palftinenri è una ptt*<br />

ibna di/prezacvole . Se quefto offizîo yen!(le efercitato<br />

dai Soldari , tome appreilb i Romani, commente<br />

non Ûrcbbe in orrore âl Pubbjlcj-, corne non Io era<br />

preflb a quelU Nazione : e in fatjrî non ft vedfé,éhe<br />

alcuno difprczzi i Sôldati #che ven^ono comindati<br />

di atchibugiare il loro compagno di fèrvîgio . I<br />

Se ognuno ha alla Pena di Morte ta contra*<br />

rietà, che dai-fuoi impugnatori fi fùppone, corne<br />

conciliât la col frcmito, che û vede nella mol ci tu*<br />

dioe , quando riefce a^ûn qualche énorme fcellerato<br />

di Ibttrarfi aile ricerche délie Jeggi ? Se pcr<br />

ibftenere una rai contrariera thi fi fcplicherà, ché<br />

ki Pena di Morte è al maggior numéro un oggerto<br />

di compâdione , io rïfponderô , che quefti compaf»<br />

fione è un primo moro dalla natura , il quale céda<br />

tofto , che il dà luogo alla rifleffione , e fi richiamano<br />

alla mente i misfatti del reo, D'altra parte<br />

io d*ro p che quefta compaÛione non fèmpre fi rirrova<br />

. Allora fi trova , quando fi flrafcina alla motte<br />

uno i che fia reo di un delitto minore di quel Io,<br />

per cui ad al tri û fia r/fparmiaro un raie fupplicio.<br />

Allora fi rirrova , quando il reo è ftato lungo tempo<br />

nelle carceri , e Cosi è fvanita preflbechè interamente<br />

daiia mente degli fpettatori la rimembran*<br />

za dcl delitto . Ma quando il condannaro è reo di<br />

orribili attentat! , quando quefli fbno ancor frefchi<br />

. nella memoria d'ognuno per la prontezza del /upplicio,<br />

ben lungi, che h abbia verfb di lui la—<br />

mer.oma compalîîone, è anai un oggetto d'odîo ><br />

e di efecraaione univerAle •


I Inconvenienti délia troppo grande eflcnfione .<br />

«fc//* JVKJ? «fit Morte*<br />

'V. '<br />

DA quello L che è ftato detto infino ad ora<br />

poirà chiccbelTia riconofeere con quanto poca<br />

ragione ils flato impugnato l'ufo comune<br />

a turre le Nazioni di date la Pena di Morte , %*<br />

cosi mi lufingo, che ogriuno ikvk rimafto perfuafo,<br />

che non lï dee punto cancellare dalla Criminal<br />

Legislafc ; one . Menrre pero io ho follenuto queflau.<br />

pena , non ho avuro in alcun modo intenzione di<br />

difendere, e foftenere turre le Nazioni , fra le qiuli<br />

è ftabilita i giacchè in alçune porrebbe ellere troppo<br />

eftefa, il che làrebbe contrario alla giuftizia , non.<br />

baftando giSt per rendere giurta quôfta peoa , ^he<br />

clTa, corne vogliono aîcuni , Ha comminata , e cosï<br />

lia in libertà de* Cittadini l'évitarla , ma efigendofi,<br />

che fia neceflTaria , cola molto difficile a foftenerfi,<br />

trattandofi di ,'ipiccioli délitti . Una taie eftenfione<br />

fàrcbbe eziandio perniciofa . Quello pregiudizio è<br />

ficuro , ed è facile a moftrarlo . Data una taie eftenfione<br />

, egli è certo, che vi debbono «flêre moite<br />

grazfe, giacchè G puù bene fare per efempio una<br />

legge Î che décret! Ja morte a chi ammazza un cervo<br />

, ma l*umanità ne impedirà fempre relecuzio*<br />

ne. E in fatti l'efperienza ci dimoftra * che fimili<br />

îeggi non ibno prellbcchè mai ftate efeguîte V Ora<br />

ci6 è aifai dannolb. Gli fcellerati, i quali d'ordinario<br />

ibno uoraini îdiori v e xhe perciù inon^<br />

vanno molto avant i nel raziocinio, veggono , che<br />

non in tutti i caû, nei quali lç leggi condan*


nano a morte, quefta pena realmenfe s'infligge,<br />

pctè quand' anche û temano la carcerazione , fi lufingano<br />

facilmente, che il Joro cafo fia per efTere<br />

uno di quefli, e per confeguenza di venta no arditi<br />

a commettere i delitti. L'efèmpio di un fol delinquente<br />

fcrtratto al gaftigo pub, divenire il. germe<br />

fecondo di mille atrenrati. La ftefTa pubblica uri-<br />

Jità adunque , la quale efige , che non û cancelli<br />

afFatto Ja Pena di Morte, efige alrresî , che non<br />

fia coranro eftefa . ElTendo quefla pena il freno più<br />

podènte, che abbiano faputo ritrovare le leggi ><br />

deve elTerc rifèrbaro nei cafi i più ira porta nti , valc<br />

a dire, nei delitti i più gravi» e perniciofi.<br />

' t §. XIV..- ,A<br />

* Opinione di uno Scrittore moderno intornt<br />

ai tafi, nei quali fi deve infiiggere<br />

la Pena di Morte. ^<br />

UNo Scrittore , ( 1 ) il quale alcuni mefi fono ha<br />

pubblicata una DiiTertazione direrra ad illuftrare<br />

il Diritro di punire , riduce tutti quefti<br />

cafi alla incorrigibiJità del. reo .s* PJarone moJro<br />

tempo innanzi a queflo Autote bajfcftenuto la flefla<br />

cofa , ma l'opinionc di Platone non ha incoutrato<br />

un accog-limenro più felicë di quello, che abbia—<br />

>( &) 17 Cbiarijfimo Signor D. Gio. Battifta Conte £ Arco 9<br />

h e delS. R. I.i célèbre per aître letterarie produzioni nei la<br />

trudita Dijfertazione , che la per titolo : Del fondamento<br />

deLBititro di punire.* iaa < ôo i u\ jus)


avutô il pîù grân numéro délie fue idée intorno<br />

al governo , e aile leggi .w [J<br />

L'obbieaione j che fi prefenta il più naruralmcnte<br />

conrro una taie opinione, fi èt ch* egU ê|<br />

dtffieiliflimo di pervenire a conofcere fè altri ftu.|<br />

incôrrigibile . In fatti non vf• ha alcuno, i! quale<br />

abbia determinato precifàmente, e ftabilito in che<br />

confifta l'incorrigibitîiàV' &]<br />

v Siccome quegli non fi pu6 dire in alcup» modo<br />

incôrrigibile, che una fol volta ha commellb un_<br />

delitro , dato un tal fiftema , ne verrebbô' U grandiefimo<br />

atfurdo , che per condannare altri a morte biibgnerebbc<br />

afpettare , che egH aveffè commcfli più delïtti<br />

enormi, pcr efempio piu omicidj . L ? aéuto Aurore<br />

, il quale , fccondocchè abbiamo detto, ha nuovamente<br />

metFo in campo quefto (iftema dell' incorrigihUità<br />

, ha veduto l'aflurdità di quefta confèguenza, quindi<br />

è , che accorda , che i deiitti enormi anche commefii<br />

una fol volta debbono eflere puniti di morte ,<br />

e Q sforza poi di conciliare quefta nulîima col fuo<br />

fiftema , dicendo che l'enormi ta del reato ma ni fe (la<br />

da fè fbla il reo inclinato, ed abituato nella mislealtà,<br />

e ficcome niu.no in un momento di venta peiTixno<br />

i cosl il grado ibmmo di malizia del delitto fbraminiftra<br />

fondato argomento a prefumere il fuo autore<br />

per incôrrigibile . Ma io non poiïb in alcun modo<br />

ammettere una tal propofizione , ne credo, che da<br />

alcuno fàrà ammeflTa. La natura umana è capace<br />

di bene anche dopo il mile . e in fatti non è raro<br />

di vederfi degli enormi fcellerati, i quali dopo di<br />

avère commeffi graviffimi attentat!, eflfendo slu^giti<br />

alla morte o pcr mezzo délia fuga, o pure del perdonoj<br />

fono divenuti uomini dabbenc. Lafcopcrca—


del nuovo Emisfero Ci ha foroiti foprattutto pareccht<br />

elèmpi in quefto génère ?l Dopo queft' ppoca , non<br />

fo fc dica felice , o fatale, fi fono veduti non pochi<br />

fcellerati del noftro continente,' i qualt per dclitrî<br />

enormi aveano meritata la morte y divenire in America<br />

coltivarori , e buoni capi di familia*^<br />

E' dunque falfo , cbe un fol delitto énorme conftituifca<br />

9 e indichi alrri incorrigibile v e cosi ftabiiito<br />

i che nel decretare la Pena di Morte & dcbbi<br />

foltanto a ver riguardo alla incorrigibilità del reo ,<br />

ne viene fempre il grandiifimo atfurdo , che non<br />

& poila pnnire di morte chi ha commefto un (bl<br />

delitto énorme ;. Se in fine û concède a quefto Aurore<br />

, che' i delitti di fimile. natura anche comment<br />

una fbla volta coftituifeano altri incorrigibile, ficco-<br />

•me allora egli è certo , che l'incorrîgibilità del? reo<br />

fi deve-defumere dalla gravezfca dei delitto, cosi<br />

io conchiudo; che malgrado gli siorzi , che ha fatto<br />

{aie Autore per accreditare il ientimento dl PI uone,<br />

egli convienc perfettamente colla maggior parte de*<br />

Giureconfulti, e de* Polit ici , i quali vogliono , che<br />

la gravezea del deiiito fia la norma deU* efcrcizio<br />

del Diritto di punire di. morte 4<br />

§. XV. '<br />

Qpinionû di altro modems Scrittore intorm<br />

al medefima foggetto +<br />

SEcondo un altro rnoderno Scrittore non vi fono<br />

r che due delitti JVi quali debbano elfere punir!<br />

J'-coUa morte , «raie a dire, la cofpirazione conuo<br />

\o Sta-to, e l'aàTaiflinio *r opinione applaudita da<br />

mol»


mohi, t che fèmbra realmente da adottarfi, giaccbc<br />

pare realmente, che iè que fia pena fi dà e a<br />

quefH due delirti , che certamente fbno i più gravi<br />

, e ad altri , che non lo fbno tanto, nafcerà U<br />

grande inconveniente , che gli fcellerati commetteranno<br />

piuttofto i primi, che i fècondi , ficcome^<br />

quelli , dai quali fpcreranno di ricavare una maggiore<br />

milita. Ma fe û confidera bene la cofa , û<br />

vedrà, che un tal pcricolo ê del tucto chimerico .<br />

Tutti gli uomini d'ogni clafTe, e d'ogni condizione<br />

non fbno in cafb di di venir rei di quefti<br />

attentat!, che ferifcono direttamente la focietà , e<br />

che ne tenta no Pimmediata diflruzione • Etîi non<br />

hanno tutti le relazioni, le ricchezze , la nafeira,<br />

l'autorità , che poiïbno far crollarc i troni . £ per6<br />

fàviamente Giuftiniano nelle accdfè di Lefà Maeftà<br />

ha ordinato , che avanri ogni altra cofa fi oflfervaffe<br />

dai Giudici fe l'accufàto fofTe perfbna , che avefTe<br />

potuto commettere tal delitto , giacchè non cfTcn*<br />

dolo, fi doveflTe riguardare corne pazzo, ( i ) e per*<br />

donarci.<br />

E' dunque certo , che dall' eflere eftefa. la Pena<br />

di


iContro lo Stato > c l'affadirn©, non è in alcuru<br />

modo da tcmerlî, che molti û abbandonino al primo<br />

di quefti due delitti , giacche il maggior numéro<br />

degli uomini è deftituito dei mczzi , onde<br />

effettuarlo. Cosi rutta la difficoltà fi riduce a vederc<br />

, fe fia da remcrfi, che i malvaggi fi abbandonino<br />

al fècondo, x> fia ail' affaffinio . Ora io dico ,<br />

che anche quefto péri col o ê affatto chimerico , e mj.<br />

lufingo di poterlo facilmenté dimoftrare.<br />

Fra i delitti i, che le leggi punifeono di morte<br />

ègualmente, che l'alTaulnio , n* ritrova la falfifica*<br />

zione délie Monete. Quefto delitto, corne ognuno<br />

vede , non puô effere commelTo, che da uno , il<br />

quale fia verfàto ne 11* arte di fondere , e lavorarc<br />

i métalli i Or ponghiamo , che û rirrovi qualche Artefice<br />

perito in quefiV arte, il quale fia dato ai vizj,<br />

e che per confèguenza non trovando ne! giornaliero<br />

guadagno i mezzi , onde paicolarli , fia déterminât<br />

o a procacciarfi quefti mezzi per vie illegittime.<br />

Egli è certo , che quefti non fi la&ierà tentare di<br />

andare a trucidare altri nel fuo letto per appropriarfi<br />

]e fueificchezze , giacchè fènza un taie attentato fèmpre<br />

rifchiofb per chi fi laicia trafportare a commet*<br />

terlo , e molto difficile a tenerfi lungo tempo celato,<br />

ha un mezzo facile di ottenere *tl~lliO fine , fabbrîcando<br />

Monete falfe nel fècreto de* iuoi lari. Quello<br />

, che io dico délia fa Ififîca zione délie Monete , Ci<br />

puô dire délia falfiiïcazione degli Inflrumentî , e délie<br />

Scritture , giacche eftà pure, almeno quando è grande<br />

, e infigne , viene punira di morte. Un Nota jo,<br />

per efèmpio , il quale fi ritrovi avère le fleffe malvaggie<br />

difpofizioni dell' arteiîce indicato, non fi<br />

lafcicrà punto trafportare a commettere un .aûTafll-<br />


^ o( 6*7 )o<br />

ÏH'O , avendo un mezzo più ficuro, e pîù facile di<br />

arricchirfi, abufando norabilmente délia pubblica—<br />

fede, di cui è depofitario. Dali' eflere la pena'dell*<br />

ailàflinio coma ne anche ai due accennati delitci ,•<br />

non feguc adunque > che gli fcellerui fi debbano<br />

abbandonare piuttoflo al primo, che ai fecondi.<br />

lo potrei moftrarc lo fteffb di aliri delitti > che le<br />

Jeggi punifcono colla morte egualmente, che l'aflâfr<br />

finio, ma i due efpofti eièmpi baftano a moftrare ,<br />

che il pericolo, di eut parliamo, non à générale,<br />

corne fi iuppone • I<br />

Quefto pericolo fi potrebbe forfè verificare ia—<br />

qualche cafo particolare , per efèmpio nel cafb délia<br />

cftenfioue délia Penaflt di Morte anche al furto,<br />

giacchè pare realmcnte , che data una cale eftenfione<br />

% dovefTe nafeere l'inconveniente, che i ladri ai<br />

furto aggiugncftero eziandio l'omicidib, vedendofi<br />

cbsi più al coperto dalle ricerche dellc leggi 1 taie<br />

al me no è il parère di parecchi celebrj Scrfttori . Ma<br />

da quefto cafo particolare, ficcome ognuno Vede,<br />

non fi puo conchiudere niente in favore délia opinione<br />

, che io combarto. I/unica conclufione , che<br />

da cio è lecito dcdurfi, è che que (la eftenfione délia<br />

Fena di Morte a quefto cafo dcl furto potrebbe eue**<br />

re ingiufta : dico potrebbe, e non già, che lo fia J\<br />

giacchè ritornerô fra poco a quefta obbiezione , dove<br />

trattero délie leggî, che puntteono capîtalmente il<br />

furto, e quiaci elàminerô fe realmente unaltalej»<br />

obbiezione è atta a tare, che fi riprovino quelle<br />

Si pub dunque conchiudere, che il pericolo,<br />

che fi attribuifce a quefta eftenfione délia Pena di<br />

Morte ad altri delitci > fuorchç alla cofpirazione con*-<br />

1 %


t* 68 )o<br />

tfo lirStatè, eâ all % alTaflinio, £ gênerai mente vano ,<br />

c chinierico?. AU' inconrro l'util ira , clie da effa ne<br />

dériva, è fùfïiftentc , e manifefta, giacchè ficcome<br />

gli uomini délie varie clafft , e profeiîïoni hanno<br />

tutti' varj delitti , che loro (bno proprj , ed 1 com*<br />

metrere i quali pareil ch* éfli tmicameneg 6 reftrW*<br />

gano , ogn'uno vienc ad etiTerc repreftb , c contenuté<br />

in dovere dal più gran freno , che abbiano fapato<br />

le leggi immaginare .<br />

if . $• XVI. •<br />

lmpoffîbilita di fiffare un Piano générale<br />

dei caft*, net quali deve aver laogo<br />

Pultimo fupplicio.<br />

DOpo di avère confirate le altrul opinioni în*<br />

torno a queflo importante oggetro di fiûTare<br />

î cafi , nei quali deve aver luogo l'ultimo<br />

fupplicio, il Leggitore fi afpetterà 9 che io efponga<br />

il tmio (èntimemo . Se corne ora abbiamo fatto vedere<br />

non folo non è perniciofb, ma eziandio è fôm*<br />

inamente utile , Cbê quefla pena s'infligga ad alrrf<br />

delitti , fuorchô ai due più gravi , e più odiofi , cgli<br />

fènza • dubbio dimanderà quali fono quefli delitti ?<br />

Ma îo rifpondo , che è impotfibile il determinargli ,<br />

giacchè una rai determinazione deve necelTiriamente<br />

dipendere dalla varia (ituazione délie Nazioni , dal va*<br />

rîo caractère de' Popoli, dalla varia forma di governo,<br />

efTendo incontraftabile , che (econdo tutte quelle<br />

circoftanze un tal rigore puô eiTere in molti calî neceffàrio,<br />

5 (bverchio. Ojjni legislazione deve di fua<br />

naiura afpirare al ben 9 effere délia focietà , ma i mez-<br />

\


gi\ onderatrîvaTe a qtitffta 1 éieta unica v e ftfbitone »<br />

Ibftb »divcrfi /-tfècondo le valSe Naaiôrfs e le Tarie fttwt*<br />

wonîKntlic Quâli efle fi fftfévano iUOra quefte dft*<br />

verfe circoftanze efigono div&PÏc leggi peiiaTl, qfteMtt<br />

cîéfc , *ftb'proibifcano , e putftfCan* 1 lé asiortî , le<br />

quali fi oppongono â? ineKai, chef Cbitvengono a quefta<br />

6àrtîcëfci£Nâfcibne per arriveraa"îla félicita. Qyin*<br />

di ô 9 che retflmente lef tegole délia Giuftitfei vendis<br />

caïiVa , o fia le' teggi penaro , e ïfegnatamentô qofclle ,<br />

Che condanrtano a ntorte , 'fi' tfotfano dffffereiftfr rforL*<br />

fblo preflTo le vatfe Nasioni , nWefciandio nella ftefTaî<br />

Nazione ne' diverfi tempi. ( 1 ) Lafciando adunqiie al<br />

( t ) II Barone di Bielfed nette 1 fue inflitttzioni poli*<br />

fiche Tom. t. Cap» VI, $• «Ï7» fbftiene ifiolto fane Ht ne*<br />

cejjita , e la giuftizia di quefta variété di G'turifpttnenta %<br />

che fi trova nél Mondo > e cbe agit fyititi fuperpcialr&uft<br />

ampio foggêtto di declamazioni , perb giudtco a propofito di<br />

comunicare al leggitore un tal Paragrnfo •<br />

9, Un Turc homme de bon fens voyageait dé France<br />

,, en Allemagne 9 & cher choit l a sUnJîruire des moeurs<br />

99 de ces deux Nation?. // fat fin-pris dé'Wouver , qu' une<br />

,9 ebofe , qui pajfoit pour jufie d'un cote du Rhin, deve-<br />

»9 &


6( 70 )•<br />

jGiureconfliïto fUbfbfo, il quale vie ne chiamato a dar<br />

îeggi a una Nazione, il formare un Piano dei<br />

deiirri, ai quali fi deve dare la Pena di Morre,<br />

io mi reflringo a dire qualcbe cofà délie leggt-y<br />

che punilcono in quefti guifa il furco , quando olrrepaila^'Una<br />

certa quantité, vale a dire, che etfb<br />

c grave , giacchè una cal difpofizione è adottara in<br />

moltifTinii paefi, e d'altra parte viene impugnata<br />

da inolti fra quelli itefïi, i quali airronde ibno<br />

pienamente perfuafi délia giuftizia di quefta pcna<br />

in générale . Facciamoci dunque ad efàminarc quelle<br />

leggi.<br />

9) nage > fur le climat * fur les, produirions naturelles du<br />

» pays y fur le génie du peuple y & fur mille autres cir»<br />

9, coflances. Nos loix tendent a Vutilité avec ta Juftice •<br />

,, De la vient que les loix ne fauroient être égales pour<br />

,0 toutes les Nations •, & pour tous les te m s. Cette variété efl<br />

,, fondée fur la Nature • Les fouverains abolijfent , changent<br />

,, augmentent , corrigent, diminuent continuellement les loix ,<br />

,, & doivent agir atnfi ê% Rien n efl plus convenable aux<br />

„ grands intérêts des Nations . Altri tempi , altre cure*. S<br />

,, Voila ce que le ^uri se on fuite répondit au Turc , #* il<br />

„ a repondu pour moi ••„ E cbi volejfe piu ampiawente<br />

erudirfi. intomo a tal foggetto , legga la dotta , ed erudita<br />

D-Jfertazione del Stgnor Cremani pubblico Profejfore<br />

nella Régi a Univerfita di Pavia y cbe>. ha per titolo :.<br />

De varia* apud varias genres Jurifprud. crimin. caufi r<br />

dove quefta materia è magiflraiment e trottât a.


o( 71 )a<br />

§V*XVI1. ^<br />

Délie Leggi y le quali décret ano la Pena di Morte<br />

eontro il furto •<br />

AL primo afpettô fèmbra , che abbiino ragione<br />

quelli , i quali le impugnano , giacchô rcaU<br />

pnente , corne efli dicono, non vi ha aleuna<br />

proporiione fra Ja vîia di un uomo , e una fbmma<br />

di denaro pea grande eh* cl la fia, ma ie fi confidera,<br />

fcene la cofa , fivedrà, $h'egïino fbno in errorc »<br />

11 furto è un delitto , contto il quale- alTai di&<br />

rlcilmente alrri puo cautelarfi , e che di fua natura<br />

dee moite volte andarc efènte dal gaftigo . Ciô dee<br />

fare , che nrolri fieno tentati di commertcrlo , tanto<br />

più , Che nella noftra Europa l'ineguaglianza délie<br />

condizioni elTendo grandifTimai^eoficchSt^fji ha un.*<br />

picciol numéro di proprietari, e una infini ta di in*<br />

digenti, lo fpirito di furto dee ncccirariamente efc<br />

1ère molto eftefo nellc noftre contrade, e per cosr<br />

dire , debb'eiïcre il voto générale.délie noftre Na«<br />

zioni. ( s ) Or che avverrebbe egli mai dellà fùcic*<br />

*l* ( * ) >» Chaque citoyen pojfede-t'-il quelque Bien dans nie<br />

,> état } Le defir de la conservation eft fans contre»<br />

„ di( le voeu gênerai d'une Nation ; Il j'y fait peu<br />

» de vols • Le grand Nombre ait contraire y vit "il fané<br />

» propriété ? Le vol devient le voeu gênerai de cette<br />

„. même Nation -, Et 1er brigands fe multiplient . Or<br />

» cet ejfrit de vol generalment répandu necejjite fouvent<br />

,, a des aftes de violence» ,> Helvet de Phomme 8cc-.i><br />

ftft. VI* chap. VIL *Ôf\


à, fi queflo voto fi efèguifTe ? Che gioverebbe egli<br />

di avère una cafà , che ci difendeSè dal freddo ,<br />

dalla pioggia, e dalle ahre intempérie del Gielo ,<br />

fe ad ogni momento £o(Te a temerfi, che alcri in—<br />

efTa s'intrudcife per ifpogliarci ? Chi è finalmente,<br />

il quale £ potefle afllcurare di godere pacificamente<br />

dei frutti del fuo travaglio , e délia fua induftria<br />

in un paefe, dove i furti foffero çptanto moltiplicati<br />

? E s'egli è incontraftabile , che l'uomo non fatica,<br />

che in vifla di goder di quefti frurti, chi non<br />

vede , che in un tal paefe dovrebbero necelTa ri a mente<br />

languire l'agricoltura, le arti , il commercio,<br />

e perciô indebolirfi notabilmente il nerbo dello Sta«<br />

to ? Ne quelle farebbero te ible funefle confeguenzc<br />

di quefta ecceffiva moltiplicazionc del furto. Noi<br />

veggiamo non di rado , che il defiderio di conièrvare<br />

le proprie fofianze da una parte, e Panimofità<br />

del* ladro dalP altra y producono délie zuffe Ira quefli<br />

, e il padrone délia cofa rubbata . Ora ficcome<br />

si fatti incontri farebbero frequentifllmi in un paefè ,<br />

dove allignafle oltremodo un fimile delirro > ognuno<br />

vede , che il medefimo paefe farebbc in un conrinuo<br />

ftato di guerra , eVcosi s*incamminerebbe alla fuidiftruzîone.<br />

Il ben pubblico tfige adonque, che fi<br />

iaccia in modo , che il furto cotanto non fi cflenda .<br />

Ma corne ottenerfi cio »:che col punire col più gran<br />

gaftigo i furti , che di quando in quando alla giornata<br />

fi. commei tono ? Siccome un fimile delitto refta<br />

fpelfe volte itnpunito, cosi allorchè fi trova il mezzo<br />

di punirlo , j.fï dee fare çon-rurro il rigorc , affinchè<br />

fe da una parte la lufinga del 1 T jmpunità rende gli<br />

fcellçraii tpiù*inrçaprendenti, dalV altra il timoré di<br />

una tal feverità fia capace di rendere la loro malizia<br />

•%;


lizia più timida • Ecco ad evidenza dimoflrata la<br />

g-îuftizia délie leggi, che decrecano la Pena di Morte<br />

al furto, le quali a prima vifla fcinbravano ingiufle.<br />

Alla famofa obbiezione, che non vi ha alcuna<br />

proporzione fra la vita , e la robba , io rifpondo, cher<br />

la proporzione fra il delitto , e la pena non confifte*<br />

in quefto , *che ella fia- interamente conforme alla na-'<br />

tura del delitto. Quefta proporzione cotahto vantata<br />

non confifte in altro, che nel punire ciafcun délit*<br />

to , fècondocchè il danno , che ne ' rifulta alla fo-<br />

Cierà è più; o'xneno grande, e in queflo danno fi<br />

deve eziandio calcolare que Ho , che naicerebbe dall'<br />

eflrema moltiplicazione del delirro : « in vero ficcomt<br />

un abile Idraulico rialza , e ringrofTa gli argini,<br />

dove vede , che il torrente urca più forte per<br />

impedire > che non rompa , e quindi non faccia un<br />

allagamento univerfale i un favio X.egislatore, il<br />

cui officio c di opporû al torrente rovinofo dei de-'<br />

litti, deve accrefcerc• le pêne, che fi poflfono chiamare<br />

gli argini politici contro a 1106111, i quali minacciano<br />

di divenire univerfàli. Quefta è la ragione<br />

, per eui alla guerra i più piccioli atri contro la'<br />

fubordînazione, e la disciplina vengono paniti colla<br />

morte. I Legislarori hanno veduta la facilita, con<br />

cui uomini armari , e conici délie proprie forze ,< c<br />

délia propria iuperiorità porrebbero abbandonarfi ai<br />

più rerribili cccelïï , e cosî diventare î 'nemici dello<br />

Stato invecc di c (Ter ne i difenfùri , ove non û* ufàflTe?<br />

un tal rigore .<br />

• Quelle rifleffioni fornifcono una efatta rifpoftaJ<br />

ai-un argomento in apparenza di grin for*a,'"chef<br />

il célèbre Antonio Mattei$ uno dei più accerrimi<br />

impngnatori di quelle leggi, che punilcono capital*<br />

K


o( 74 ><br />

mente il furto, promove contro le medefitne . Egli<br />

il meraviglia forte me ntc , e trova molto flra no, chc<br />

il condanni fbltanto a una pena pecumaria uno y<br />

il quale per efèmpio getti net proiondo del Mare.»<br />

un Vafb d'argento per recar danno , c poi, che fi<br />

condanni alla morte chi rubba lo fteffb Vafo, giac*<br />

chè egli dice» che in tutti, e due i cafi il danno,<br />

cbe ne rifènte il padrone è eguale . Ora io rifpon»<br />

do, che fè queflo Giureconfulto folle ftato cosi va*<br />

lente nella Giurifprudenza législative , -e nel diritto<br />

politico , corne lo era nel diritto civile, « quindi<br />

âveilè veduro, che nella determinazione délie pêne<br />

lion fi dee fbltanto a ver riguardo al danno p&rtico»<br />

lare, Che rifulta da ciafeun delitto, ma eziandio<br />

alla facilita, che vi ha di commetrerlo v e cosi al<br />

danno iinmenfb » che puo rifultare dalla ecceffiva<br />

moltiplicazione del medefimo delitto » corne ho mo*<br />

ftrato , che fi deve fare, non avrebbe fatto alcuna<br />

meraviglia, e avrebbe ritrovate giufte, e ragionevoli<br />

tut te, e due le accennare difpofizioni • I Legisla*<br />

tori hanno veduto, che pochifiîmi farebbero ftati tentati<br />

di gettare nel Mare un Vafo d'argento per dan*<br />

neggiarc altrui, laddove a intiniti fàrebbe venuto il<br />

defiderio di rubbarlo : e perù faviamente nel primo<br />

cafb (1 fbno contentati di una multa, e ail 1 incontro<br />

fbno ricorfi alla morte nel fècondo.<br />

Un* altra ragione, che ha in dot ti parecchi Giu»<br />

reconfulti a biafiuiare le leggi , che decretano la—<br />

Pena 'di Morte contro i ladri > è ftata lo a ver cre*<br />

duto non cflTere punto permeftb di condannare a—<br />

morte chicchefîia per altri delitti, fuorchè per queili T<br />

i quali erano puniti in quefta guifa dalla legge di<br />

Mosè. Ora quefto c un errore non men grande «di


f ><br />

queflo, che abbiamo ora confutato, poichc è certo,<br />

che la tegge di Mosè almeno în quella pane, che<br />

ri/guarda i precetti giudiciali, e Ibrenfi, è ftata interamente<br />

abolira colla venuta di Criflo, in un tal<br />

tempo eflendo refhra intcramcnte difciolta la Repubblica<br />

Ebrca , al regolamento di cul quegli erano or»<br />

dinati, e diretti . Egli è vero, che quefti Giure*<br />

confulti 9 i ouali fbno di avvifb , che intorno a queflo<br />

punro non 6a lecito lo fcoflarfï dalle leggî di Mosè,<br />

non fi fonda no fbpra Pobbligazione di quelle leggi,<br />

che eglino flefli accordano cilere afFatro ceiFata , ma<br />

fi bene fopra quefla ragione, che in un affare di si<br />

grande confèguenza , corne è queflo di togliere ad<br />

alrri la Tira, non fi fàprebbc meglio cono'cere la volonrà<br />

di Dio fola capacc di mettere la cofcienza in<br />

ripofo, che da quello, che ha cgli fleftb ordinaro a<br />

un tal propofito . Ma anche in quefto modo eglino<br />

non favurifcono di più la loro cauià . Iddio avendo<br />

prefb ibrto la fua particolare protezione il Popolo<br />

Ebreo , ed eflTendou* degnato di eflfergli ïpecial Le»<br />

glsiatore , ha voluto aver riguardo ai genio, e ail*<br />

indole del medefimo . Se dunque una Nazione fi troverà<br />

in circoftanze affarto diverfè da quelle del Popolo<br />

Ebreo , e fè in feguto di que fia diverfiià di circoflanze<br />

l'utile pubblico ciîgerà , che fi punifea di morfe<br />

un delitto, iJ qoale era punito în altra guifà dalla<br />

legge di Mosè, perché non lî potrà icoll re da una<br />

tal legge ? La volonrà di Dio à, che iï procuri la<br />

~pte , e la tranquillità del génère umano. La Pena<br />

i Morte, ch'Egli ha aurotizzata p r alcuni deluti<br />

nel lùo Popolo, fa vedere , che non difapprova un tal<br />

rigore, quando là pubblica utilità lo eiîgo • Un Principe<br />

aduiique farà pUnatnente uemo di uniiorwarll


è) volere dell* Altitîimol, fe nel decretare la Pena.v<br />

di Morte confulterà una taie utilità ; e cosi dopo<br />

quanro infino ad ora abbiamo dâtto intorno al turto<br />

9 è cerro , che le leggi \ le quali lo punifcono capitalmentc<br />

» non poITono eifere da Dio in alcun modo<br />

rtprovate , febbene Egli fteflb abbia punito in altra<br />

jguifa. un tal delitto nel iuo Popolo . ( 1 ) Per mag-<br />

( x ) Gioannî Nicolai nel le ftte note al Sigoni$^<br />

de Rcpub. Hcbreor. al Lib. VIL Cap. 8., dove quefto<br />

Atttore efpone le pêne délie Leggi Mofaicbe} e confeguenter.<br />

inente quelle del farta, cbe non erano capitale , fi fa molto<br />

bene a confutare que lit , i quali fui fondamento di que*,<br />

fie Leggi negano , cbe un Jïmile delitto poffa. effere punito.<br />

di morte . Ecco le fue parole : ,, Inde nonnulli ajjerere non<br />

y y verentur^ quod plane iniquum fit ultimo fur es fupplicio<br />

» afficere , quia Lege Mofaica per Supremum Legislatorem<br />

19 * lata furis non capitali , fed tantum dupli , quadrupli ,<br />

» quintupli ppsna afficiuntur , qui» fi adeo fint pauperes /*•:<br />

>> r^j , «f wec fimplum reddere queunt , fervituti ejus ><br />

»> tf«i r*f» abftulerunt , addicmtur , verum iis refponderi<br />

5j £0*4! ff*»f Molin. de Juflir., & jur. tracfcat. 3. D. 695.<br />

,} num. 1. Confiitutiones Mjfaicas noftras non obligare po-,<br />

9) Jif/as \fiquidem illo mod* , ai limitâtum temporis fpafiunê<br />

9» Cbrifii nimirum adventum vitn babuerunt . £x &ac 0/1*<br />

99


c(^7 )°<br />

giorraente darlo a conofëere io fbgg'iungect>Vxche il<br />

Popoio Ebreo rapporto al furto fi trovava realmenrc<br />

in circoflanze aftacro divcrfc dallé noftre . InJ fatti<br />

ognuno fa , che. nel medeGmo i béni erano mena<br />

inegualmente divifi , che fra di noi , e -per6 è facile<br />

a comprenderfï ; che in quello vi dovea efferc ua<br />

minor numéro di furci . £ tanto bafti, perche ognuno<br />

pi *fl . os fJud 6<br />

»T fiant ta rei ablata mitigari favél exafperari pojfe ^ Si<br />

,> igitar fttb politia Mofaica pro quaîitate circumjiantia*<br />

& rum pœna farti:fitft mutabilis , qua tamen forenfibus îeti<br />

H gibus adfiriÛa erat , quant o m agi s. Magiftratui Cbrifiiag{<br />

,> soi a Legibus Mofaicis jonnfi'us' immunï ffto circumfiann<br />

tiarum varietate furti pœnam exafperare licebit . Sed<br />

y) wgenP fortù i quoi nulîa fit proport io inter vitam , ;


o( 78 )o<br />

abbia ad eiTere pienamente perfuafb defla giuftizia<br />

di quefte leggi . e ^<br />

Una fbla cofa piacemi di aggiungcre , cd c,<br />

chc quefta giuftizia , che in générale io ho foftcnuta<br />

, potrebbe eziandio ri/plendere di più in alcunt<br />

pacfi per qualche panicolare circotlanza» Cosi per<br />

efèmpio , fc vi aveflTe una Naeione pîngue, ed opulenta<br />

, e d'à lira parte circondata da Popoli poveri,<br />

è chiaro, che in una cal Nazione non fi dovrebbc<br />

nemmeno fare il dubbio, fè le leggi , che puniïcono<br />

capiralmcnte il fur to 4. fia no giufte, giacchè<br />

è chiaro, che ienza un tal rigorc eû*a diventerebbe<br />

H preda dei ladri.<br />

Sfiû'mi^fl opporrà, che date quelle -leggl, potrà<br />

nafcere Pinconveniente, cbe i ladri al furto ag*<br />

ginngano eziandio l'omicidio : io rifpondero, ch' egli<br />

è impofllbile di fare alcuna legge polirica , la quale<br />

toîga di > mezzo ogni difbrdine , e difconvenicnza .<br />

Le ftefle leggi importe da Dio agli Ebrei non andavano<br />

efenti da quefto fvantaggio. Cosi un Législature,<br />

il quale intraprendefTe di fare una legge<br />

générale, la quale non foftç di nocumento ad al-.<br />

euh uomo irt particolafe \ tenterebbe una cofa affatto<br />

chimerica , e iàrcbbe tinalmente obbligato a<br />

rinunziare alla Jcgislazione. Cio prefuppoftj , non<br />

fàrà egli offizio dêl Législature il più &ggio > il<br />

più illuininato, ed il p:ù ragionevole il prefcrire<br />

que lia legge, la quale congiunge il miflimo bene<br />

générale coi minimi difôrdini particolari. Ora taie<br />

i appunto a mio parère la legge, Che puni/ce di<br />

morte rf furro grave. Data que lia legge, potrà forfc<br />

fuccedere, che qùalche ladro al furto aggiunga<br />

l'oxniAdlo, giacchè rcdtà di non incontrare una


maggiof pena per queflo nuovo dclitto ^all' încontro<br />

non puncndofi di morte il furto, eflb û moltiplichcreobe<br />

ail 1 infinito, e per confëguenza vcixebbero<br />

ad a ver luogo i terribili difbrdini, che poc' anzi ab*<br />

biamo atcribuici alla ecccffiva moltiplicazione di fimile<br />

dclitto.<br />

fc $. XVIIL fy<br />

Se fia lecito efacerbare la Pena ii Morte .<br />

PEr maggior illuftramento di quefta Ditfèrtazione<br />

efairiiniamo a le une altre quiftioni, che<br />

fi fartno dai Giureconfïilti intomo alla Pena<br />

di Morte * E primieramente veggiamo, {c l'ufo gênerai<br />

mente ftahiiito di efacerbarla nei più atroci<br />

delitti, fia conforme alla giuftizia •+ ovveto una<br />

pura crudeltà •<br />

La crudeltà, trattandofî di pêne, c un vizio ,<br />

il quale fa, che fi ecceda la maniera v che dee tenere<br />

un Principe, nel punire, ^.poichè corne dice<br />

œolto bene Seneca „ coloro fono crudeli, i quali<br />

*, avendo una giufta caufà di punire , non fi. ftan*<br />

„ no nei limiti » „ (i) Quefta maniera* che deve<br />

tencre un Principe, nel punire , corne abbiamo ve+<br />

duto da principio, connfte in quefto, che la pena<br />

abbia ïbltanto il grado d'intenfione necefTario a prevenire<br />

i delitti.. Per convincerci adunque fe quefta<br />

tïàcerbazione fia giufta, o pur crudcle , bifbgna<br />

arrivare a conofcere s'ella ô necelTaria , o pur fu*<br />

perfiua » A prima vifta pare interamenre fuperflua -,<br />

* !.. M É M i — — I l I II I — M — ^ — — • »<br />

( i ) I* Dt Cltment. ad Néronew. • X*


I Q( SO )O<br />

giaccbé pare, chc unov^it^ualc non c tratrenuro<br />

dal timoré dcila fèmplicè mono»' non lo pofïk poi<br />

elîere da quello di una: morte un poco più doloro-<br />

ÛL : Ma te fi va più Goitre nell' efame , fi vedrè,<br />

che la coià procède altrimenri. L'uomo terne la<br />

> • morte non fblo, perché è 1a diflruzione del proprio<br />

individuo , e per confèguenza di tutti i fuoi<br />

piaceri-, di# tutti i fuoi progetri ^di turre Je fue in-<br />

I clinazioni , in fbmma di quanro lo rende attaccaro<br />

I t alla vica , ma eziandio , perché non puo rammentarfi<br />

l'idea di una taie diiîruzione, fenzacchc a<br />

quefta idea fia congîunra que lia del dolore, cofà<br />

' ch' egli tanto abborrifce i Quanto più dolorofb ad unque<br />

fàrà il génère di morte, à cui alrri crcderà<br />

, 4di dovere eflere ailbggetraro, altrettanto più forte<br />

.farà il timoré » che quella ifpirerà nel fuo cuore.<br />

Cosî io pocrei citare l'efempio di parecchi, t- quali<br />

fi fono dari fpontaneamente la' morte unicamentc<br />

I per evirare una-morte tormentofà , e terribile, che<br />

I foro fbp rafla va . Cosi noi veggiamo , che fra il nu-<br />

I inero di quelli, i quali fono tormentati da cerri mcomodi,<br />

che non hanno alrra probabilirà di fcampo<br />

, chc in una operazione terribile, e fpaventora,<br />

alcuni Ci adartano piutroflo a fbfFrire quelli incomodi,<br />

febbene fie u ri di perire, .che di aflbggertaril<br />

a una taie operazione. Se dunque é inconrraflabile,<br />

che l'idea di una morte doloro/a è afTai più forte<br />

fuil* animo umano dell' idea délia fèmplicè morte ,<br />

I ^'l'uib del quale qui fi tratta r fembra pienameore<br />

1 giuftiiîcato . In fatti fè da una parte egli è cerro ,<br />

I che l'utile délia ibcietà efige, che fia no più tord<br />

S gli oftacoli per allonranare gli uomini dai delitri,<br />

a mifura , che quefli fono più nucivj," e fe per<br />

Paîtra<br />

k<br />

11


o( 82 )o<br />

parmîata la tfîiâ del nobile , e del 1* uomo coftituifo<br />

în dignirà per 1o flefïb delirto, pel quale fi toglie al<br />

fèrvo , ed al plebejo : ma intorno a ciô i coflumi<br />

di quafi mtra l'Europa fi fbno allontanati dalle Leggi<br />

Romane , coficchè l'unico riguardo, che in quefto<br />

cafb oggt fi ha al nobile, confifte nel condannarlo<br />

a un génère particolarc di morrc • Ora ficcome<br />

rutrc, e due quelle iftituzioni hanno i iuoi fautorî,<br />

è bene , che fi efàminino.<br />

Quelli 1 i quali ibno pel nofiro fiflcma crimïnalc<br />

l dicono , che la lever ità de Fie leggî fi deve eier»<br />

ckare non folo verfb i piccioli, e i poverî, ma<br />

eziandio ver/b i ricchi, ed i grandi, elTendo inJ<br />

gitiflô 5 che il credito , la nabi 1 ta , e la ricchezza<br />

autorizzino a concédera la libère à d'infultare impunemente<br />

quelli , i quali fbno defliruiti di quefli van*<br />

t&ggî*sCtyti$ più felice > eflî profeguono, e più onoraro,<br />

dee fperar di più » ma non réméré meno de*<br />

gli altri di violare que* patti, coi quali c fbpra gli<br />

al tri innalzato » Ora io rifpondo , che quelle ragioni<br />

fbno giufle, ma che non impugnano punto le Leggi<br />

Romane, giacchè quelle non laiciano impunito un<br />

nobile , o un uomo coflituito in dignità per un de-<br />

V ltt S> 1 pe! quale condannano a morte un plebejo'^ ed<br />

uno fchiavo. Eileno non fan no, che trafmutare<br />

rapporto ai prinû la Pena di Morte in alrrc pêne ,<br />

perché hanno crëduto, che quelle pêne debbano fare<br />

îbpra il loro animo la flelTa impreiîlone » che la<br />

morte fu quello del. plebejo . Bifogna adunque vedere<br />

fe tali pêne hanno realmente quefta forza * poichè<br />

iè l'aveilero, è chiaro , che le Leggi Romane in.<br />

quefla parte-.non avrebbero niente di contrario aHa<br />

giuflizia, ellendo chiaro, corne più voire abbiarno


©( 8j y><br />

dcito, che le punizioni per eflfer giufle, debbona<br />

avère fol tant o il grado d'intenfionc neceflfario per<br />

allonranare gli uomini dai dclitti.<br />

Le pêne « che 41 Gius Rommo fbftituifce alla<br />

morte nelle peribne de 1 nobili, e degli uomini coftituiti<br />

in dignità , fbno ora la degradazione , o fia<br />

il rimovimento dall' ordine ( i ), ora la conlifca ( z ),<br />

ed ora la relegazkme (5). Or che ciafcuna dï quefle<br />

punizioni fia di una gran forza fu l'animo di<br />

fimili perfbne , ognuno potrà di le^gieri comprendcrlo,<br />

ll^quale ri fie t ta , quanto fiano ièofibili a penc<br />

ancor mi non , vale a dire , al femplice allonranamenro<br />

dalla Corte , e alla diigrazia del Sovrano..<br />

„ I Grandi, dice l'Autore dello Spiiito delleLeggi,<br />

„ fono cosi force puniti dalla perdita iovente chi-<br />

„ m'erica délia lor fonuna , del loro credito, délie<br />

„ loro abitudini , dei loro piaccri, che* 11 rigore ,<br />

„ rappono ad efli • è- inutile . „ ( 4 ) Çhe fè ad aicuno<br />

peraltro fèmbraffe , che ciafcuna di quefte pêne<br />

per forte , che ella fia full' animo délie accennate<br />

perfone , non lo fofTe pero al fègno di produrre in<br />

loro una imprefiionc eguale a quella, che fa la<br />

morte fu M plcbejo , e cosi û credeue , che niuna di<br />

quefte fbfïe atta ad allontanare il nobile dagli enor-<br />

Hii delirri : io dico, che û potrebbero tutie^e rre<br />

L i<br />

( I ) L. 1. ff. de abigeis .<br />

( 1 ) I>. 4. ffi. ad Leg- Cormel* de Sicariis .<br />

\3 ) »t 6. 1F* e °d* t. lï * 1F' de Seftdcr. violât*<br />

L- !!• ff. de incend. ruin. &c. L. 11*$*. ad Leg. Cornet»<br />

de faljk\ L. ffXf. de fwnis .<br />

14) Eflfr&Dt toi». Liv. 6,-Cbaf. XXL<br />

•m


o( 84 )o<br />

accumulant, c allura certamenrc pare » che l'jnten*<br />

fione arrivage al fègno délia morte. In fatti quai<br />

piû terribile idci ail* immaginazione di un nobile ,<br />

che il penfàre di dovere ellere fegreguo da quel<br />

corpo , cbe ranro lo diiïingue , inoltre di dovere abban<br />

don are turri i fuoi piaceri , e tutce le fue delifcie?<br />

e quel, ch'è peggio, per reftare fpogliaio di<br />

tutti i luoi^beni ( i J , trovarfi in una reale impotcnza<br />

di poterli procacciare aJtrove fimilî vantaggi f<br />

Del reiio ïe fi perfiflefTe nel non volere riconofccre<br />

per efficace nemmeno la cumulafctone di tutte, e tre<br />

Je accennatc pêne, fèmbra cercamente, che alcuno<br />

non potefTe . ricufàre quefla etHcacia alla perpétua<br />

fchiavitù : la fatti, corne abbiamo veduro da prin-<br />

( i ) Sembra , cbe la confifca dovejfe aver luogo unicamente<br />

in quefto cafo , vale a dire , quando fi lafcia iiu»<br />

vit a il Reo , e non gia , corne fi pratica gênera Intente ,<br />

unir la alla Pena di Morte net delitti più atroci » giaccbè<br />

pare realmente , cbe in quefto cafo non fia di alcuna effica*<br />

cia , »o» ejfendo probabile , cbe quegli , il quale non è intimorito<br />

dalla morte, lo poffa ejfere poi dal penflero di la m<br />

fciare i figlj ne II a, miferia • In fatti alcuni Sçrittori modemi<br />

, t quali banno difapprovato Vufo délie confifcbe , fi<br />

fono printip aiment e fondât i fopra tal ragione • Cbe cbe fiafer<br />

altro délia forza délia medefima , io non amerei , cbe<br />

fi dtfgiungejfe la confifca dalla Pena di Morte in quefii<br />

cafl atroci per un' altra ragione , cbe mi femb-a fortijjima ,<br />

tei è , cbe fie corne V amminiflrazione del Governo , e dello<br />

Stato efige moite Jpefe , e molto grandi , il Principe vie*<br />

ne ad avère nelle confifcbe un mezzo di fupplire in parttL*»<br />

a quefte fpefe , e cosi pub rifparmiare alcune impofizioni «<br />


cipio 9 è fbîamente rapporro al nobili, ai ricchi, ed<br />

ai grandi, che fi veritica qnanto a que fia pena fi<br />

attribuifce' di orribile . Cosi parrebbe, che la Pena<br />

di Morte non doveflfe aver luogo rapporto aile accennate<br />

perfbne j fuorchè per que* delitti, nella punizione<br />

de* quali non fblo n tratta di dare un efempio,<br />

ma eaiandio di diftruggerfi un uomo, ilquale,<br />

anche privo di libertà, potrebbe mettere lo Srato in<br />

combuftione, e in diibrdine, e che pero il noftro<br />

fiftema criminale in quefla parte avelTc affblutamenre<br />

bifbgno di ri forma .<br />

Contuttocio io non ardirei in alcuri modo, fuggerirïa,<br />

giacchè fi potrebbe fèmpre dubitare, che<br />

anche quefta pena di fchiavuù perpétua face lie iulP<br />

animo de' nobili, e de 1 grandi una impreflione eguale<br />

a quella , che fa la morte fbpra i plebej , c/ïendocché<br />

i nobili, ed i grandi fi lufingnerebbero pel<br />

mezzo del fbccorfb, che avrebbero dalle lor famîglie<br />

#on fblo di trovare il fègreto di temperare il rigore<br />

del lor fupplicio , ma cziandio di fottrarvifi interamen<br />

te colla corruzione délie guardie. Final mente-»<br />

quand' anche quefti difbrdini (i potefiêro prevenire \<br />

e cosi fofie certo, che la pena di fchiavitù avefle<br />

tutta la forza, e l'efficacia rapporto a fimili per*<br />

fbne , fârebbe da temerfi , che il popolaccio fèmpre<br />

ignorante , e* che punto non ragiona , vedendo una<br />

tal difeguaglianza , non fi confermade fèmpre più<br />

nella fua ftorta idea , che le leggi fbno piuttofto un<br />

effetto délia tirannide de* Potenti, ' che emanazioni<br />

délia Giuflizia, e cosi non fi efàcerbaûfe fortemente<br />

contro il Governo, il che % corne ognuno vede, potrebbe<br />

avère le più funeftc confcgucnze .<br />

\


o( 96 )o<br />

$* XX.<br />

Delï* Efecuzione de lie Sentenze*<br />

E' Stato detto non ha molto da un célèbre Scrîtrore<br />

, ( i ) che in niuna Pruvincia fi dovrebbc<br />

-Janerrere a morte alcun reo , prima , che la—<br />

Senrenza foftè approvata dal Configlio Supremo del-<br />

. la Capitale, e in leguito confermata dal Sovrano.<br />

Un cal fuggerimento fembra certamente da doverfi<br />

tofto introdurre in ogni Stato ben rego'aro , giacchè<br />

pare , .che cosï foflTè più. al ficuro di quel Io, che Io<br />

fia nel fiflema preiente. Ma vi ha cgli realmeato<br />

perïcolo, che fenza una tal eau te la la vita deglf<br />

uomni fia efpofta ad eiTcre ingiuftamente immola ta \<br />

£' egli realmente da temerfi , corne lo dice quelV<br />

Aurore, che la cabala, il pregiudhio, e l'ignoranza<br />

pofTano dettare délie Scntenze ingjufte lontano dalla'<br />

Corte ? Un taie înconvcniente a mio avviib farebbe a^<br />

paventarfi, & fi lafcialfe la podeftà aile picciolc Curie<br />

di Villaggio di condannarc a morte . Ma a tanto non<br />

Û eilendc certamente la lor giurifdizione , almcno<br />

negli Stati ben regolari. Quelle Curie inferiori formano<br />

il proceifo al reo-; terminato che fia vi aggiungono<br />

il lor voto , e in fèguito trafmettono il tutto<br />

al Configlio Supremo délia Provincia , che è fempre<br />

compofto dei più accréditât! Giureconfulti. Queflo<br />

non procède alla condanna , fe prima non ha—<br />

confultato il voto de* fuoi AiTelfori , non meno che<br />

( i ) Voltaire Comment» fur 1$ livre de délits , & d$<br />

peines . §. XL


e(87)o<br />

le difefe, che i parrocinatori del reo hanno prefèntare<br />

s di più giammai fi efègui/cc la condanna , le<br />

prima non è cornu nicara al Governatorc délia Provincia<br />

t il quale ne* cafi meno atroci ha diritto di<br />

graziare. Ora pare certamenre, che con rante precauzioni<br />

ci fiano rurre le morali ficurezze , tindtt*<br />

non paventare , che la vira degli uomîni poffa eCfère<br />

ingiullimenre vimmolata lurïgi dalla. Corte :<br />

Ç in jfarri ïc û circranno de* cafi , nci quali quefto<br />

fia accaduro » non fàranno certamenre di Paefi , nci<br />

quali fi fiano ufàte rurre le indicare.precauzioni ; e cosï<br />

conchiudero, che 1*inconvénient©, di cui fi minao<br />

cia quefto fiftema di efèguirfi le fènrenze di morte<br />

v lensacchè fiano approvare dal Configlio Suprcmo<br />

délia Capitale, e in fèguiro confermite dal Sovrano,<br />

fi puo di leggieri evhare . AU' incontra quello,<br />

che nafcerebbe , ove veuille adottaro il fift^mi conrrarîo<br />

, fàrebbe afFarto inevirabile . IntroJotio un rai<br />

fiflema in uno Sraro pec poco ,. che quefta fia eftefo ,<br />

molro più poi fè farà di una grande ampiezza , corne<br />

lo fbno parecchie délie noftre Monarchie, ê impoli<br />

fibile , che non paiTi un tempo immenfb £ra la cattura<br />

, e il fupplicio del reo • Ora nienre fàrebbe pîù<br />

fatale. Gl\ mconvenienri del lungo ritardo délia—<br />

pefca fbno cosi dirTufamente dimoftrari ne H* Opéra ,.<br />

che il prelodato Aurore ha prefb a commenrare,.<br />

e d'altra parce quefta è cosi nora , che fàrebbe una.<br />

inutile farica trartenerfi a djmoftrargli.<br />

Quefto Scritrore adduce un' altra ragione per (oftenére<br />

la fua opinione , ed è , che il Configlio Supremp<br />

délia Capitale , eilendo più accoftumuo agfi<br />

arTari, conofce meglio , che un Tribunale fubalterno<br />

di Provincia , fe il corpo dello Sraro ha bifbgno,


o(88><br />

o no di efempi fcveri ; quando la giuftizia inferio*<br />

re , egli profègue, ha giudicato fu la lettera délia—<br />

legge i che puo ellere rigorofa , il Configlio mitiga<br />

il decreco, fèguendo io fpiriro d'ogni legge, che è<br />

di non immolare gli uomini, che in una évidente<br />

necefïïtà. Ora anche quefta ragione è affotto infuf*<br />

fjftente . Ella fi oppone ai principe dell* Autore , che<br />

ha preib a commenta re , giacchè quefti vuole , che<br />

la clcmenza rifplenda nel Codice, e non ne* giud«zj<br />

particolari , e in quefto ha tutti la ragione. Se la<br />

lettera délia legge è rigorofa, fi corregga quefla lettera<br />

délia legge , ma non fi faccia mai vedere agli uomini<br />

, che vi fbno de* cafi , »n cui le pêne décretate<br />

dalle leggi rimangano lcnz t elècuzione , giacchè un<br />

talc abuio, corne io ho moftrato inadenremente di<br />

fbpra, e corne ognuno capifee da fe fteilb , diminui*<br />

rebbe di molto , anzi toglierebbe affitto l'impreffijnc<br />

délie pêne • Cosi io mi lufingo, che ognuno farà rimafto<br />

perfuafo, che anche intorno a quefto punto<br />

'delP efecuzione délie fentenze non dobbiamo dipartirci<br />

dal noftro fiftema criminale^:<br />

Mezzi , onde rendez e pià tari i fupplicj<br />

fenza difeapito délia pubblica fîcurezza .<br />

Conclufione.<br />

SE la pubblica ûcurezza, corne abbiamo veduto,<br />

efige | che non ft abolifea l'ufb de' fupplicj , un<br />

favio Principe deve fludiarfi , che fiano più rari<br />

al poilibilc , il che egli otterrà facilmente , fe indagherà


0( tç )0<br />

gbèrà le caprionî, dalle quali nafcono i delitti , e in<br />

icguito rirroverà il modo o di toglierle al pofïibile ,<br />

o d'impedirne gli eiïetti. Ora io non faprei mcglio<br />

terrainare quefta mîa DiiTertazione confegrata alla-,<br />

pubblica ficurezza , che coll' eftendermi quai che poco<br />

intorno a qucflo importance oggetto di prevenire i delitti<br />

. I delitti 9 ai quali la maiizia degli uomini fi<br />

lafcia trafportare , fbno infiniti, ma non tutti fbno<br />

egualmentc frcqnenti . Quelli , che lo fbno il più ,<br />

anzi i fol i per cosï dire, dai quali le noftte fbcietà<br />

vengono iufeflate , fono gli omicidj , i furti , e le<br />

rapine . E* dunque a prevenire quefti delitti , che fi<br />

debbono reftringere fpecialmente le cure di un Principe<br />

defiderofb di rendere più rari i fupplicj fènza<br />

difcapito délia pubblica ficurezza, ed c parimenti<br />

a quelli , che noi limitiamo le noftre ricerche .<br />

fj L'efperienza fa vedere qualmente le perfbne,<br />

che fi abbandonano agli accennati delitti fbno d'ordinario<br />

inifèrabili deftituiti^d'ogni avère. Ora da<br />

cR>-parrebbe, che ïî poreffe inferire, che la fbrgente<br />

di fimili delitti foiFe nella eflrema povertà del<br />

maggior numéro de' Cittadini, o fia nel concentramento<br />

délie ricchezze nazionalî in poche mani, e per<br />

confèguenza , che a togliere di mezzo un rai concentramento<br />

fi riduceilero i mezzi, onde prevenire<br />

i delitti . Taie è infatti il fèncimento di parecchi<br />

celebri politicl. Efîï dicono , che il vîzio nniverfàle<br />

di tutti i governî Ci trova nel Codice Législative)<br />

iu la proprietà , e perè conchiudono o che non vc<br />

ne vuole alcuna , o che fe quefto è impoffibile ad<br />

effèttuarfi». è necefTario, che vi fia il più grande<br />

-cqutlibrio IÏK quefta bilancia fbciale. Ma come,<br />

rîfbondo k>, introdurfi un fîmile equilibrio ? Se fra<br />

T M I


o( 90 )o<br />

la molckudine immenfa degli artiftî uno dcve neccflTariamente<br />

eiTere più induflriofo di un altro , €e<br />

ira. il numéro de proprietarj , quefti dcve %.ciTere<br />

più economo dî quegli , fc iinalmente vi debbono<br />

eiFere de' commcrcianti , i quali met r en do grofïi<br />

fondi fopra i lor vaicelli, ed efTendo fècondati dalla<br />

ibrte , fan no grofll guadagni , corne impedirfi, cho<br />

le ricchezze fi trovino inegualmente diflribuire iru,<br />

uno Srato ? Foriè per mew&o di leggi funruarie t o al*"<br />

tri efpedicnti a quelle limili , (i porrebbe almeno impedire<br />

la troppo rapida riunione délie ricchezze in<br />

poche manî , giacchè pare cerco, che in un Paefè ,<br />

dove le fpefè foflèro tailate dalla leggc , e in cui<br />

non vi folle un libero ufo délie proprie ricchezze ,<br />

quelle non dovrebbero fèmbrare moiro da defiderarfi ,<br />

e per confeguenza non û dovrebbero fare grandi<br />

sforzi per acquiflarle. Ma chi non vede , corne un<br />

fimile rimedio fômmergerebbc 2o Stato in un difordine<br />

di gran lunga peggiore a quello , da cui fi prétende<br />

liberarlo ? Quefti indiffère nza aile ricchezze diilruggerebbe<br />

il commercio , le a ni > rinduflria , perô<br />

Jo Staro fàrebbe ben tofto ridocto ail' ultima mifèria,<br />

c corne rifletrc moiro bene a qucfto propofito un célèbre<br />

Politico, per impedire ad alcuni ai cadcr nella<br />

uiiiêria, vi fi ïbmmergerebbe l'inrera fbcietà. ( 1 )<br />

E* dunque impolTibile d'impedire l'inegual di*<br />

ftribuzione dello ibftmze national i, ma non è perciô<br />

impolTibile di prévenir ne le funeièe confeguenze •<br />

Se in ogni Stato il raaggior numéro dcve necelTa-<br />

( z ) Hume EJfais de Morale T, V. Se&. III. de U<br />

luftice,<br />

1


o( 91 )o<br />

rîamente efTere privo d'ogni proprîetà , fi puo ben<br />

fare in modo, che queflo maggior numéro non fia<br />

oziofo , e fcoflumato, e quefto bafla , perché eiîb<br />

non fi abbandoni più ai delicti, dei quali noi parliamo.<br />

In fatri fe l'efperienza fa vedere , che gli<br />

uomini , che la giuflizia puniïce , fono d'ordinario<br />

mifèrabili, deftituiti d'ogni avère , la flefTa efperien*<br />

za ci dimoftra , che fra quefli fbno fblamente gli<br />

oziofi , e i vagabondi , o fè yi.fi rrovano alcuni<br />

cziandio fra gli uomini occupati, ibno unicamente<br />

coloro, i quali poco attend al lavoro , e abbandonati<br />

allô ftravizzo , al giuoco, e alla crapola , diflipano<br />

in un 1 ora d'intcmperanza tutto il guadagno<br />

délia fettimana , e per confèguenza non hanno, onde<br />

pafcolare i loro vizj. La forgente dei delicti, a par*<br />

îar propriamente, non c dunque nella mancanza<br />

d'ogni avère nel maggior numéro de' cittadini, ma<br />

fibbene nella volontaria poltroneria , e nella fcollu»<br />

matezza di quelli, che fono privi d'ogni avère,<br />

e quefli due vizj facilmcnce fi polïbno togliere di<br />

mezzo .<br />

Fromovaft l'induflria degli uomini nella ma*<br />

niera, che il clima , il fuolo , "c la fituazione poli*<br />

tica di ciafcuno Stato lo permettono ( 1 ), e in que-<br />

4 M 7.<br />

(1) lo dîco nella maniera , cbe il clima , il fuolo ><br />

e la fituazione politica di eiafeuno Stato lo permettono »<br />

poicbè realmente , fecondo quefte varie circoflanze , potra\<br />

convenir e ad uno Stato di favori re un a fpecie d'induftria,<br />

piuttofto , cbe un' altra . Se il clima per efempio è troppo<br />

cal do y ejfo fi oppone allô fiabilimento délie manifattwe ><br />

cbe efigono il concorfo di pareccbi uomini rimiti allô ftejfo<br />

e


o( 92 )o<br />

Ro'tnoâo aumeiitandofl il bifbgno dette braccU, fi<br />

fbrniica a ciaicuno l'opportun ira di po>vvedere alla<br />

propria fulïiûeitfca çaa una onefta farica : in ftguico<br />

ii faccia una ricerca efàtra ne Me povere iamiglie per<br />

riconofccre , e gajftigare quelli , i quali mancaiiero<br />

al uravaglioù fi facciano irequenti viiïre nclle eafe<br />

ibfperte di dar ricovero ai fcioperati , e di nafcondere<br />

Je cote rubbate : fi obblighino IUTCC Je per;bne,<br />

ta condizione déMe~


°( 9? )a<br />

dallo Stato cof delitti, chc ne. fbno le funeft* confeguenze.<br />

I Fer ottenere xneglta un tilc effetro , è bene ,<br />

che per una parte s'inftuuifcano délie cafe di carita<br />

, neUe quali inchiudcrvl i veri poveri, valc a .dire ,<br />

quel 11 , chc per Petà , o le malauie non polTono guadagnarfi<br />

la fulîiflenza col tnavagilîo ; e per Paîtra fi<br />

proibifca , che alcuno non vadi più accartando peç<br />

le ftrade. Senza tin raie efpediente è difficile di arjœftare<br />

ftabilmeftte Poziofiti,. giacche conie arrivant<br />

a conofcerfi , fe fil mendicante > che ci fi afFaccia lu<br />

la (Irada ë un v*ro povero , che deve efïere un oggetto<br />

déifia noftra carirà'^ o pure uno feioperato , il<br />

quale non mendica che per oziofità, che rapifee il<br />

pane ai veri poveri , c che per eonfèguenza deve<br />

efTere un oggetto délia noftra indegnazione ? IL mantenimento<br />

di que (le cafe di carità non farebbe di<br />

alcun carîco allô Stato, giacchè fe le elemofine giornaliere<br />

baftano oggi aria fuffiftenza dei veri poveri,<br />

e oltre a cio anche degli impoftori, che fi lingonp<br />

tali, bafterebbero certamente al mantenimento di<br />

quelle cafe , nelle quali non vi fàrebbe ricetto a tali<br />

impoftori , e non è in alcun modo da dubitarfi, che<br />

i ledeli non facefifero aile medeûme le ftefte elemofine<br />

, che ora vanno facendo agli accattoni, che loro<br />

fi afFacciano : e tanro più volontieri, che cosi primieramenre<br />

eviterebbero il rifchio di elTere ingannati,-<br />

nutrendo uno feioperato , e un oziofb in vece<br />

di un vero povero v in fecondo luogo al merito<br />

dcll' opéra di mifericordia corporale , aggiungerebbero<br />

quella dcll' opéra di mifericordia fpirituale , cooperando<br />

alVëducazione erïfHana , che i poverr ricevo»<br />

no in quefti pii afili. Tali afili, ove foffero ben-


o( 95 )° >;<br />

raffrenano in lui lo fpirito di diiïenfione , e lo tengono<br />

lonrano dalla crapola , e dallo ftravizzo. Le<br />

arti promovono eziandio la coftumatezza del minuto<br />

popolo, poichô il plebejo , quando ha onde vivere > contrae<br />

più facilmente il matrimonio, e contratto che<br />

l'abbia , la neceflïtà , in cui û trova di provvedere<br />

alla fuftïftenza délia moglie , e dei figli, la dolcezza<br />

, ch' egli prova a vivere in famiglia, la lervitù ,<br />

l: che rîcrova nella cafa al rirorno dai travaglio, lo<br />

tengono lontano dalle bertole . La oiancanza di una<br />

moglie, che prepari il pranzo ail'artigiano , mentre,<br />

ch' cgfi travaglia , è una fpecie di neceflità,<br />

che ne conduce parecchi in quefti luoghi ; la cactiva<br />

compagnia, che ivi trovano, gli porta al giuoco,<br />

quefto ail' aiienamento dal lavuro, e alla volontaria<br />

poltroncria , e quefta ai . delittt&<br />

Fer allontanare il minuto popolo da quefti luoghi<br />

cosl pericolofi, converrebbe riformarli, valç_-#<br />

a dire , bifbgnerebbe , che efli fèrviflTero unicamente<br />

al bifbgno , o al più a un oneflo , e innocente follievo,<br />

e non mai allô ftravizzo ; il che û otterr-ebbe<br />

facilmente , ordinando, che foiTero chiufi nella notte<br />

a tutte le perfbne , che non fbno foreftiere , e che<br />

di giorno non foflfe permeûTo di giuocare a quelli,<br />

che ivi ricorrono per alimentarfi .<br />

Un altro mezzo di tener lontano il minuto po-<br />

I polo dalle oflerie, e per confeguenza dalla feoftumatezza<br />

, e dai delitti, è di tenerlo di quando» in<br />

quando divertito. Tutte le Nazioni più coite dell'<br />

antichità hanno conofciuto, che al popolo bifbgnavano<br />

délie fefte, degli fpettacoli, e dei divertimend<br />

I pubblici. I Greci lo hanno apprefb dagli Orientali,<br />

e i Romani dai Greci, e ognuno ù, le fpeiè grandiofè


«dî quefte- duc Nazioni intorno à quefto pimro .<br />

Ma non € cosi preUTo 4e Naaioni. moderne. Turti<br />

gli fpettacoli L e tutti i diverti menti, che noi abbiamo,<br />

fotiù unicamente per le perfbne facolrofe , e non<br />

per il minuta popolo, che forma iièmpre £1 piu gran<br />

numéro in tutte le Nazioni , ed è perciô f che in<br />

certo modo è coftretto di abbandonarfi ail* ebrierà •<br />

ed alla crapola . IL deiiderio di follevarfi dal peoofo<br />

travaglio délia fèttimana , conduce ne' giorni feftivi<br />

l'anigiano alla bettola . Ivi contratra Pabirndine^<br />

délia ebrietà , e délia, crapola, e quefta abirudinc<br />

una volta contrattata infelicemente , fi rirveglia anche<br />

in mezzo alla occupazione • Ora quefto difordine<br />

certamente non fuccederebbe 4 fe ne* giorni feftivi,<br />

terminato al dopo pranzo il iervigio divino » ci<br />

fofïèro de* divertimenti pubblici, ai quali il popolo<br />

potefTc intervenire^ï ;*i<br />

Parecchi icrittori ftjggeriicono corne un mezzo<br />

âtto a promovere la coftumatezza de! minuto popolo,<br />

e per confèguenza a prcvenire i delitri, la ra#<br />

compenfà délia virtù , e per6 riprovano acremente^<br />

i Legfelatori, che abbiano oiTervato un perfetra filen*<br />

zo intorno a un taie oggettb\ Ma corne patcvano<br />

quefti fare altrimenti i avendo ragionevolmente fuppofti<br />

mille perfbne dabbene per un malvaggio ? Go*<br />

me dunque ricompenfare i mille? In'vece di ricompenfàre<br />

la coftumatezza 9 e la virtù , io amerei , che<br />

n* ricompenfàftè l'abilità, e Jlinduftfiâ^ per efempio<br />

ï'arrefice f il *^qualc< inventa (Te qualche nuovo lavoro,<br />

p pure portafîè fe lan grado maggiore di perifciione<br />

i lavori già inventatiÇ'Tali ricompenfe farebbero pra»<br />

tîcaWlî, giacchè non farébbeto ' iniinitfel c dSalrra<br />

parce ouefcrefebero lo fteHp *ffen^->coraê*fe ÉalTero<br />

decre-


'ICC 97*)»<br />

decretâtc immediatamcnte alla virtù , giacchè, corne<br />

.lo abbiamo dimoftrato* non fi puo fare , che il batfb<br />

-popolo fiabinduftriofb , e adderto alla fatica , che<br />

• ncllo flellb tempo cflb eziandio non fia coflumato.<br />

Soprattutto a promovere la coftumatezza dcl minuto<br />

popolo contribuifce mirabilmente la Religione»<br />

c fenza di efià -.tutti i mezzi , che abbiamo additati,<br />

*.C che la più ta via polirica lapefTe ritrovare, non làrebbero<br />

, che un edifizio fabbricaio fu 1 arena , che<br />

irovinerebbe ben prefto pcr la pocà fblidirà del fuo<br />

fonda mento * Quefla dot tri na è interamente oppofla<br />

a quella di certi Politici moderni , i quali vanna di<br />

continuo ripetendo % che è l'eccellenza délie leggi ,<br />

-c non la Religione > che influifce fu i coftumi , e le<br />

viriù délie Nazioni , ma il Ieggitore avveduto, e cbe<br />

non fi,à lafçiaro fbverehiamente prevenire in fa voce<br />

del nofiro fecolo, llno a credcre , che ora fol i mente<br />

fi cominci a veder chtaro nelle cofe , potrà di leggieri<br />

giudicare quale di .quelle due dottrine meriti<br />

ai effere preferita « Secondo quefti Autori, l'eccel-<br />

Jenza délia Legislazione , quella , che fbla puo rendere<br />

vinuofa una Nazione , confille nell' unire coai<br />

ihwamente» l'intereflè particolare al ben pubblico,<br />

che la virtù divcnga in ogni individuo TerFctto nccefTario<br />

dell' amore di le fteilb , c dell* intcreile perfonale<br />

• Ma io dubito f rre f çhe un si fatto progetto<br />

fia praiicabile . MaJgrado la più grande attenzione<br />

di un Législature ne 1 congiuogcre l'interelïè pacticolare<br />

a quello del pubblico , è incontrafiabile. che<br />

(a .violazione délia legge farà Ièmpre più utile dell'<br />

oITeçvauza ogni qualunque yolta quella potrà elièrc<br />

impunita. Ora in quefio cafo, che tante volte Ci vcxirica.,<br />

corne aipeîrarfi , .che ,un uomo abbandonato<br />

N


0(98)0<br />

A fc fleiïb , e fènza il freno di un Dlo vendicatore,<br />

chc punifca in quefta vita , o nell* altra i delitri sfuggiti<br />

alla giuftizia umana, fi aflenga dal commctrerli<br />

? L'cfcmpio délia vita innocente, e tranquilla<br />

di alcuni Fiîofbfi, che non fblo fono pafTati per<br />

Acei, ma che di più hanno infbgnato l'Ateifmo, non<br />

diminuifce nience il pericolo , chc ho attribuito a un<br />

tal fiftema ; giacchc fenza (lare ora ad efàminare fe<br />

queflt fiano ftati realmente fcevri d'ogni taccia , corne<br />

û décanta: è incontraftabile , che un Filofofo, H<br />

quale predica Wrrcligione, ba un interefle manîfefto<br />

ai tenere una condotta lodevole di vita per<br />

accreditare la fua dortrina , perô è certo, che dalla<br />

fua probità non fï pub formare alcun pronoflico fa«<br />

vorevole rapporto a qnella dclla moltitudinc , ov(L»<br />

fofTe educata fecondo fimili principj : aggiungafi,<br />

«che un Filofofo conducendo un génère di vita fedcntario,<br />

ed elFendo preflbcchè di continuo concentra<br />

to nello fludio , non c cotanto fbggetto aile pal»<br />

fioni violente , e ai tumultuofi appetiti , dai quali<br />

ad ogni tratto viene agitata la moltitudine nel gran<br />

Mondo, e cosi è chiaro, che fc queflo fiftema empio<br />

infieme, e ridicolo perviene infino a lei, tutto<br />

è perduto . I due più celebri Politici dell* antichità<br />

Polibio, e Cicérone hanno penfàro molto difFerentemcnte<br />

intorno a • queflo punto cotanto intereflànte<br />

di promovere la coftumatczza délie Nazioni,


o( 99 )o k<br />

la Rcligionc, togliefi eziandio la fcde , la focictà<br />

del génère umano, e la giuftizia . £ in fatti , fc<br />

negli ultimi tempi délia Repubblica i coftumi dci<br />

Romani fi rrovarono ibmmamente deprayati, corne<br />

avverte un profondo conofcicore di qucfta nazione (i) »<br />

fi deve molto attribuire alla inrroduzione délia Setca<br />

di Epicuro. Or fè una Religione , che non proibiva<br />

, che cerci vizi grofTolani, e che crattenendo la<br />

mano , abbandonava il cuore , cra cotanto conneffa<br />

Colla probità : che influenza non avrà ella fu la vir*<br />

tù,.e la purezza dei coftumi di un popolo una Religione<br />

, che condanna ogni vizio , che non è punto<br />

più gelofa dell* azione di quello, che lo Ha degli<br />

atfetti, ché non fi contenta, che non fi faccia aU<br />

cun maie agli alcri, ma che ci ordina di far loro<br />

tutto il bene » che fàpremmo defiderare pernoifteflï,<br />

che in fine fa délia carità , e délia benivolenza uni-,<br />

verfàle la baie, e la norma dî tutti i noftri doveri,<br />

e che per agevolarcene la pratica , ci porge tutti i<br />

più fublimi mocivi , che polfano movere una creatura<br />

ragionevole ? Una fimile Religione , mentre tende<br />

a rendere virtuofi i Grandi, i Ricchî, i Potentati<br />

y ferve mirabilmente a rendere coftumato il minuto<br />

popolo, e per confeguenza ad allontanarlo dai<br />

delitti i giacchè ci predica la negazione délia propria<br />

volontà, la fbmmifllone, la pazienza, che ibno<br />

appunto le fpecifiche virtù di quefto génère di perïbne<br />

, la cui condizione è di fervire , c di dipendere<br />

continua mente .<br />

No<br />

( i ) Monteff. Confid. fur ht cauf. de fa Grand$ur ><br />

£& &* l* Dccidence d§s Romains • Çb» X*


o( IOO )â<br />

T'Aie êflf pianb , o a meglio dire Vabotto det<br />

piano, chc io hô creduto di* dover proporre<br />

per prevenke i'delitri, c per confèguenaa per *enderé<br />

piâ rarï t> ibpplicj fenza difeapito délia pub*<br />

Wica fïcurezJzafo'Ora ïèguano i FiloiJbn ,* e i Pcrlidci<br />

le lorô ricerChe fbpra quefto oggetto importantiffimo,<br />

e i Sovfani profiirando délie -ioro feoperte, ne facciano,<br />

fècondo I tempi, i luoghi f *e le cireciftanzo<br />

una Relies appWcazfone, ma non fi lafeino giam*<br />

niai fedurre dalle briUaaei dedamazioni di alcuni<br />

Amori, ad aboHre l'ttfe de'fiipplicj. Cicérone nella<br />

che i :<br />

congiurati Vittoriofi avrebberê commeflb , e ficcome<br />

qtiefto fëmbravale molto dôlorofo , e ben degno di<br />

compaffîone , era per quefto morivo 9 che fi moftrava<br />

moïto fèvero con quelli, i quali avevano voluto efèguire<br />

tutti quefti orrori. Rapport© a uomini tali ,<br />

Biffe eglî , iè noi ci moftriamo feveri, è allora., che<br />

noi paileremo per mifèricordiofi , a!1* incontro, fe<br />

fiamo miti y faremo riguardati corne fommamente<br />

crudeli, e preflbccbè come complicî délia perdit a<br />

délia parria. ( i ) Cosi ri/pôle quefto illuftre Capo<br />

.* I ' ' i i i ii i • • i n i i • ' i<br />

( i ) IF. in Gnil. *• " - • m


o( 101 )o<br />

délia» Repubblica Roraana ail* eloquenza artiliziol»<br />

di Cefàre, e ces) a un di preflb rifponder potfbno<br />

i Sovrani a quefti Autori, i quali non già pel molivo<br />

biafimevole di Cefàre, ma per una mal' intef*<br />

vanna di voler fingoïarizzarfi, e d'innovare , vorrebbero<br />

cfentuati gli fccllerati dalla morte, dnzâ con<br />

tanto più ragione , chev tt'pericolo,'che da quefts<br />

ftravagante giurifprudenza foprafta allô Snro , è di<br />

gran lunga maggiore di quello, che dal fuggerimento<br />

di Ceiàre era minacciata la Repubblica . lo non<br />

efàgero punto , ma avanzo una propofizione., la cul<br />

verità fi puô faciîmente dimoflrare . Egli è cerro,<br />

che i congiurati virtoriofi, e divenuti padroni délia<br />

Repubblica» non avrebbero verfaro, che il Tangue<br />

dei loro nemici : di più è da dubitarfi , che ancora<br />

avefTero commefTo taie ecceflb, giacchè poteva efïère,<br />

che per regnarc più ficuramente, e per fiipplire<br />

alla mancanza di un titolo legittimo , avefTero per*<br />

donato a quefti lot nemici , corne fece Cefare , il<br />

quale pocht anni dopo efFertuo il lor difègno ; laddove<br />

è certo,che abolita la Pena di Morte, gli (cellerati<br />

diverrebbero fbmmamente ïntraprendenti, e<br />

niuno fàrcbbe più ficuro. Chi pu5 inoltrarfi col penfiero<br />

nelP abiflb délie iniquità , aile quali fi abbandonerebbero<br />

gli uomini fènza queflo rreno falutare ?<br />

Corne non fremere d'orrore nel rapprefentarfi alla<br />

mente una quantité di innocenti ogni giorno rrucidati<br />

? B corne poi non fèntirfi lacerare la parte più<br />

lènfibile, dipîngendo a fè ûefTo i gridi, e la defblazione<br />

délie madri, dei figli, degli amici di quefte<br />

infelici vittime di una mal' intefa compaffione ?<br />

Un si orribile fpettacolo renderebbe fènza dubbio ,<br />

un oggetto d'odio, e di efècrazione il Principe» il


C( 102 )o<br />

quale fi fofTe lafciato fcdurre ad abolirc Vufo dei<br />

fbpplizj . Aime no l'impartiale poflcrità non manchcrebbe<br />

ai fprezzare quefta fua umanità, perché pregiudicevole<br />

nelP effcrto, e ben lungi dal collocare<br />

il iuo nome fra quelli dei Tici, dei Trajani ,<br />

e deg-li Antonini, corne l'hanno detro i noflri Oppofîton<br />

, lo riporrebbe cerramente nel ruolo di que' Principi<br />

non per altro conofciuti, che per la loro debolezza<br />

, e de' quali , corne abbiamo veduto , fi dice<br />

per difprezzo , che aveano per fino obbliaco » che non<br />

cra in vano, cbe cingevano la fpada » E<br />

I L F I N E,


L E T T E R 2<br />

DI UN GÏÏJREœNSULTO FORESTIERE<br />

A L L' AUTO RE*


fT<br />

V*


LETTERA<br />

Di UN GIURECONSULTO FORESTIERE<br />

A L V A U T O R E.<br />

GAnceîIare dai Codici criminali la Pena di<br />

Morte fu la propofizione , che sfuggi dalla<br />

penna d'alcun moderno Filofofo, che fu accolra<br />

dagli atnatori di novità , trattara per<br />

luftb , favorira per impegno , propagata al favore di<br />

un nome ragguardevole nella Rcpubblica Letteraria,<br />

ed applaudita finalmenie da una fpecie di Letterati,<br />

che mondano il fècolo, che elli chiamano illuminato<br />

• Gli uomini {ludion*, che appreièro le icienze<br />

dai loro principj, conofcirori dell* uomo ne' moi<br />

divcrfî gradi di paflione , nelle varie circoftanze di<br />

fatto, e combinazioni, conobbcro da principio il<br />

paradoiïb altra volta fbflenuto o per opportunité di<br />

caufà , o per lulïb di fcienza , e ne fprezzarono la<br />

luce fa tua ; fèrpeggio intanto la brillante DifTertazione<br />

, li principj in efla rifpettati , ed anche adattati<br />

di più accreditati vivent/ Autori, la difcrezione del<br />

volume y li fali fparfivi, il piacere finalmente uni*<br />

verfale di potere con poca fatica iiludere cio che<br />

uno non ha ne la forza , ne il coraggio di riiblvere<br />

9 produtiero la quafi générale accetrazione . Le_»<br />

dcclamazioni pofcia , gli efempi o falfi, o maie applicati,<br />

la crudehà attribuita ai più fàvi Moderatori<br />

deir univerlb, che per coftanza proteilero il giufto >


«e' Ta modcrazioTTC pofta in nfàlto Si altri 'per acbo*<br />

tezza 9 x) pcr politica,, indulgenti col de'itto, furono<br />

al punto di fcdiirre il cuoSre MePptti illuminati clcmeïïû<br />

Sovrani del ficolo prefèrite* « -•*<br />

A q\refto fëgtio eia ptir 7 neceifirâ , f éSe aflAmorfi<br />

fcuoteflê dai fuoi ftudj prdinati , c rotro il filen*<br />

zio, grï dalle al pérlcoJo délie Nazidhkv fâcefTe avvcrrire<br />

le vie inconfulte, e fi efponefie al troppè<br />

di Jataïo incendio, a rifchïo anche di perderfi. Vôi<br />

fieteâp punto quel defïb , ed 10 non poub , che looT^ie<br />

| ïl voflro coraggio : ho letro avidamente penanto » éd<br />

ho coti piacerc ritrovaro ben robuflâ la voftïa DU*<br />

fertazitone 9 © taie fu par ricono&iuta ûaA


ela*;, diritto quindi délie pêne 9 e del là (Te(Ta Pena<br />

di Morte , ove Ha neceflària alla tutela medefiina.<br />

Le pêne al di fotto délia neceflïtà fàrebbono înette,<br />

al di fbpra un abufo , e quindi od efuberanti, o<br />

icarfè alla prova dclle bilance , che gli antichî Simboleggianti<br />

pofèra in mano alla perfbnalizzata Giuflizia<br />

.<br />

Avete dopo ciô ben ragione di fprezzare l'obbietto<br />

, che cioè neir immaginato pacto fbciale avendo<br />

ognuno depofuato la menoma parte poffibile délia<br />

propria s Jibertà, non polfa gîammai prefumerfi il<br />

facrincio del maflimo tra i béni, che è la vita di<br />

ciafcun Individuo contraente in focietà. Non.è, voi<br />

dite, la Pcna di Morte un effetto del diritto ceduto<br />

da ciafcun Individuo fui la vita propria , fe anzî per<br />

falvare appunto la vita fteffa, c difenderla o mediatamentc,<br />

od îmmediatamente , cedette ognuno iL<br />

diritto délia propria difefa, quello cioè di jreQftere<br />

iail* Aggreflbre , di punirlo per refîftervi, e di punirlo<br />

colla morte » fè fii neceflària f per refîftervi $<br />

Ja voftra rifbluzîone è cosi naturale , ed ovvia, che<br />

fa conofcere con evidenza aberrato, e falib l'appoggio<br />

del coraggjofb Novatore .<br />

Io perô non ehterei un momento a fbftenere anche •<br />

che ciafcun Individuo délia focietà nelP atto di voler<br />

obbligaro il Corpo fbciale a difenderlo anche colla<br />

Morte dall* îngiufïo Aggreflbre, ove fia ncccïfaria, deve<br />

per région di contratto aver alfentiro alla cguale propria<br />

punûione , ove .et fi ponga jifpetto ad altfli ne! çafb ,<br />

in cui alrri rifpetto a fe dovrebbe e(Ternc egu il mente<br />

punito. La focietà % voi , che leggcte li noflxî Lrpri<br />

în foglio , fapcte che importa eguaglianza tra lie<br />

Parti î e che perciO farebbc ingiuflo il defiderio di par-<br />

O x


tecipare del bene d'tina fbcietà a porzioni eguali, fcnza<br />

volcrvi contribuire del ptQprio con egual proporzione »<br />

Diamo tuttavîà per comune ne' Ibcj quefto fteiïb ingiufto<br />

dcfiderio , non perciô farà prefumibile la difuguaglianza<br />

: una si facta prefun&ione farebbe alla..<br />

fine prefumere ogni ibcio difbbbligato dal contribuirc<br />

del proprio alla fbcietà , e quefta prefunzione diflruggerebbe<br />

la fbcietà ftcfta ; data la prefunzione in fatti<br />

a mifura di queflo cosi ingiuflodefidcrio, nefTuno avrebbe<br />

afTentito al quantunque menomo fàgritîcio del la—<br />

propria libertà, o fè pure avefle^afTcntiro aile porzioni<br />

minime, non avrebbe afTentito aile quantité necef^<br />

fàrie : il più forte , od il * più fàgace attenterebbe<br />

alla vita aitrui, od aile altrui migliori fbftanze , fèn*<br />

sa timoré d'un' adequata punizione , anzi fènza in*<br />

correre in qualunque , benchè menoma pena : cosi<br />

è i ove la prefunzione fi voglia dedurre dalla potfibile<br />

ingiuftizîa dei contraenti ; laddove farà a'<br />

termini del contrarro , ove fi voglia mifurarne , ed<br />

interprétarfte la voloncà dei contraenti dalla giuftizia<br />

, e da cio , che abbiano ragione vol mente voluto<br />

.<br />

Ma yoi avete gui bravamenre dedotto la voftra<br />

quiflione a pura controverfia di fatto , ad efàminare<br />

cioc fè la Pena di Morte fia poi neceifaria a rrateenere<br />

gli uomini dagli enormi deiitti, ed avete an*<br />

chc avvertito, che dai voflri Avvcrfàrj fi accorda la<br />

necciïità délia ftefta Pena di Morte in alcuni cafi «<br />

La morte di quai che Cittadino , dice a le u no , divien necejfaria<br />

, qtiando la Nazione récupéra la Jua libertà . Io<br />

non sb veramente , quale fia il Cittadino comemplaro<br />

dair Aurore , s6 bene, che non pub efïère alcuno di<br />

quelH, tonrro i çuali yoi foftenece la Pena di MOT-,


o( 4 109 )o<br />

te : La morte di quai che Cittadino , profègue l'Aurore 1<br />

diviene ttecejfarta, quando la Nazione perde la fua libertà •<br />

Voi non avete, cred' io, che ridire. fui la pena di<br />

Marcello, e di Cattilina : La mort» di qualebe Cittadino<br />

fi accorda inoltre fer ttecejfarta , quando la Naziont^<br />

Jt trovi involta in un a Anarcbia : non iàprei che dire fil<br />

cio , che non intendo. Un* Anarchïa pare a nie una<br />

negazione di Governo , una rifoluzione délia fbeietà<br />

, ed uno fUto del/a natura efiftente fuori di fbcietà<br />

: la idea y che io ho poi acraccaca al termine^,<br />

di pena , mi prefuppone una legge , un autoricà fuprema<br />

| una fovranità ; e nel cafb del 1' Anarchïa».<br />

non so iigurarmi , che diverfi Individu! l'un dall?<br />

alcro feiolti , ed indipendenri, ed uno ftaro di guerra<br />

iè fiano rra fè aile ma ni. La morte per ulcimo de<br />

un Cittadino fi accorda fer necejfaria, quando fia il vero,<br />

§d unico freno fer diftog Itère gli ai tri dal commet ter $<br />

delitti .<br />

Ed eccovi veramente aile prefè coi voftrt netnici<br />

in una vafta pianura , in cui puo cgnuno fare<br />

quelle evohizioni, che più rrovi del fuo conto ; febbene<br />

ne avère voi già trionfato nei paragrati III., e IV. ( 1 )<br />

del voflro Libro, (èndovt con cio aperta libéra la».<br />

flrada a pian tare , érigere , eJ ornare, corne avère»,<br />

bravamente fatto nel feguito délia voftra ben robu-<br />

£U , ed erudita DiiTertazione : e ftimo ben inutile<br />

O $<br />

( 1 ) / paragrafi qui citati corrifpondo»o alla prima<br />

Ediziove délia f refente Differtazione : or tome alcuni di<br />

effi fono variati in quefia féconda-y* van lafeeremo d'inditare<br />

nei riffettivi luogbi tait variazjoni. "^ £$...


o( no )o<br />

di ripeternc a voi fteflb li voftri argoraenti corrc*<br />

dati dalla fperienza , dal ci-nfenfb univcrfalc dellc<br />

Nazioni , délie età,, c délie leggi , ed adottaci<br />

dai più dorti , c più fperimenrati Modéraiori délia<br />

rerra .<br />

Non poflTo per6 diipenfàrmi JaJ far eco più fpecialmente<br />

al voflro argoinenro, con cui nel p migra-'<br />

£o V. ( i ) fcîogliere Tobbierto defunto dall' a ver alcuneNazioni<br />

prolcrirta pec aicun tempo ne' di loro Godici<br />

con buon fucceub quefta Pena di Morrc . Ardifco<br />

fbitanto di aggiugnere, che li fatti addorti in<br />

contrario , fe veti pcr Ja parte dell'-indoJgenttL-.<br />

legîslazione , non fbno poi dimoftrati quanro ail* effetto<br />

della minorazione dei delitti «*Io cerro non mi<br />

Jafcio imporre.da alcuni moderni Scrittori,*


t>( III )0<br />

loro in tension e a taie modificaro Teorema , io vi poffo<br />

aflicurare , che non vc ne avranno pcrcio buon<br />

grado . San no ben efïi, che li termini, e le di loro<br />

efpreflioni non ammettono quefla moderazione , ed<br />

hanno poî un mczzo più ovvio per non confefTarc<br />

il loro torro , di ofTervare cioô un collante filen-<br />

*io , lufingandofi d 1 imporre con effb al Pubblico ,<br />

che alcuno non fia per anche giunto a far fènrirc<br />

la menoma fcofla al di loro fiûema : lafciamoli pero<br />

placîdamente dormire , e voi incanto daremi ragione<br />

deI perché, avendo voi decto nello fleflb paragrafo<br />

XI. , che non folTe del voflro fcopo lo efàfhinare<br />

H cafi fpeciali , ne* quali fia necctTaria , e perciù<br />

giufta la Pena di Morte , abbia te poi vol uro tuera via<br />

inoltrarvi a ragionare fui la competenza di elïa Pena<br />

rifperto al Furto , di più fè fia lecito lo efàcerbarla, e fc<br />

per uno fteilb delitro imporre fi pofTa una pena diverfà<br />

ai diverfi gradi di perfbne : febbene ho rilpofto ail*<br />

iflanza : che avendo voi dimoflrato la neceflità di efllt<br />

Pena in alcun cafb fpecifico , avete cosï giovato fèmpre<br />

più al voflro afTunto primario , che c t'aiTolura<br />

neceflità délia medefima . Ditemi ora voi fè mi fia<br />

bene , o maie appoflo ?<br />

Voi avete incanto in quefla mia , che ben mi<br />

accorgo eccedere la brevità d'utia lettera , un teflimonio<br />

,' che non la noflra amieizia , non la profelîio*<br />

ne i che pure mi tiene arTetto aile leggi , dall' otfcrvanza<br />

deile quali rîconofco il bene délia fbciecà , la<br />

rranquillità dei Proprietarj, e la più animata induflria,<br />

ma bensi la fblidità de' voflri argomenti mi<br />

' ha confermato nella voflra fentenza , in cui tanto<br />

più vi flimo f quanto che fendovi voi legato aile<br />

leggi del!' immaginario patto fociale > al di cui rap-


o( 112 )&.<br />

porto non mi fcordo , che voî avevate non poca di£^<br />

rîcoltà , avece combarcuco con annî per cosi dire putuire<br />

, dentro i quai limiti non mi pare , Hche abbia<br />

voluro conrenerfi il noftro Autore délie Eflfemerîdi<br />

di Rom a , che non eiito , corne leggo in que Ho<br />

fteflb Ordinario , di dichiararfi aperramenre del voftro<br />

parcito , ma muftro di cGfere ben poco amico<br />

del riferiro patto fbcialc<br />

Dopa rurco cio vi potrcte ben immaginare quanta<br />

poca imprefïione facciano fbpra di me le contrarie<br />

declamazioni appoggiate ai falfi nomi , o maie applicati,<br />

di umanità , clcmenza , crudeltà , e tirannia »<br />

La mîa umanirà fi ri (ente bcnsï ail' afpetto di un<br />

xnifcrabile flrafcinato al patibolo , ove lo conûdero<br />

nel fblo afpetto fènfibile dî pazîentc, e me lo tiguro<br />

pentito délie lue enormirà ; ma mi fènto poî molto<br />

più commoflb nel figurarmi una Famiglia aflalira<br />

da una turba dî fcelerati Mainadieri nel fàcro<br />

Asilo dei domeftici Larî 9' ed un onefto înduftriofb<br />

viaggiatore net notturno filenzio -d*una folta bofcaglia<br />

, o d'una infrequentata via , trepidanti gif uni f<br />

€ gli altri in faccia al lungo confulto fui la propria<br />

vîta , e prtvati ad un tratto dcl firutto délie<br />

proprie penofe induflrie . Conoïco allora , che la<br />

morte dî quefti rei è un effetto ben gîuflo délie<br />

leggi dettate dalP umanità ben regolata, protetçrice<br />

délie pacifiche virtù , délie fcicnze, arti, e commercio,<br />

tranquillità de v Sudditi, e Habilita de' Governi•,<br />

ht cui acconfèntono gli uomini turti in tut te le nazioni<br />

- fècoli, td età» Gonofco H veri ientimenti délia<br />

natura, cha nuova , e tecchia .è pur fèmpre la<br />

ftefta nel fremito délia Nazione allô intendere d'un<br />

proditorio omicidio , o d'un orrîdo auTaûxnio , pet cui


o( 113 ><br />

accufa li Tribunal! di lentezea , perche vorrebbe ve-r<br />

derne la più pronta giuftizia , piuttofto che nel difc<br />

prezzo del Carnerlce , il quale è abborrito , cred' io »<br />

per le qualità fue perfbnali, per la fua crudeltà con*<br />

fiderata in aftratto, e per l'acceuazione d'un impie*<br />

go , che avendo anneûa a comune. opinione l'infamia<br />

, non puô efïère , che infâme quegli , che lo alTume<br />

con una taie tacha condizionc •<br />

Mi congratulo pertanto di vero cuore con voi<br />

« per la feelta dell' argomento, e per l'energia , con<br />

eut l'avete foftenuto , e per la prudenza , con eut<br />

l'a vête condotto . Qyefto ûggio , che voi avete fatto<br />

di voi medefimo , mi prefàgifce qualche cola di più •<br />

Non vi fgomenti il fàrcafmo dci feioli , che non_<br />

avendo forza per combatterc, fi lufingano di far<br />

breccia col morteggiarc > fprezzano efïï qucllo , che<br />

non intendono, e tagliano quello, che non fbno<br />

capacS di feioglicre : a le uni noftri moderni , che io<br />

voglio pure onorare col rifpettabile nome di "Filofbrî<br />

dai Légalî argomentano délie leggi, ed attribuîfcono<br />

alla Giurifprudenza li difetti dei Giurifprudenti 2<br />

veggano efïï il nuovo libro in quarto 3 Spécimen J«riftrudenti*<br />

crimïnaîis ad principe* legis natttrœ ~ che<br />

è pure d T nn voflro dotto Goncittadino , anzi rîcorrano<br />

al corpo délie leggi comuni, e fiavvcderanno<br />

facilmente , giacchè io rilpetto la di loro fuicettibilità,<br />

che chiunque fia (lato il di loro Compilatorc ,<br />

che pure era dottiflî mo, fono le leggi ficiïè altrettanti<br />

afForifmi defunti dalle più profonde fpeculazioni<br />

, combinazioni, e rapporri ; e che li fapienti, che<br />

rifpoièro aile opportunité de 1 caû o veci, od imtniginati<br />

, e che gli altri, che ne ftefero li più ragionari<br />

Editti, Leggi, e Prarnoiatich: , erano pure Filo-


tâ& 9 é che meritarono percio l'attributo onorcvole**.<br />

che It coetanei,. ed il confènib di tante età loro attifa<br />

uirono .<br />

\m Voi medefîmo, ie l'ozio vi regge, ripigliatene<br />

l'afïhnto, epilogate le migliori Leggi Criminali r<br />

collocatele nelle clalli, a cui meglio pofTono appartcnere<br />

, fviluppatener : li principj naturali, dai quali<br />

derivano L efàmiaace l'uomo , le Aie pafïioni nei divcrfi<br />

ftati di opulenza, e poverrà, d'induftria , ed<br />

înerzia, mifùratene H gradi di malizia , coi rapporti<br />

dclle diverfè umane fbcietà, fcandagliatcnc le pratiche<br />

diverfè cri minali ; ed ognuno vedrà di fèguito<br />

la ragionevolezza délie leggi, e pratîche medeûme »<br />

e riconofcerà que' tratti , che le circoftanze de' tempi<br />

introdutrcro ta 1 vol ta, déclina ndo dai principj medefimi<br />

, quelli che vu


M 115 >><br />

Voi profeguendo l'utile voftro afïimto, non lafcîfcrete<br />

di nuovamente produrvi per il folo amore "délia ve*<br />

lira, e col folo dcfidcrio di giovare àgli uomini;<br />

due oggetti, che lafciando fèmpre tranquillo lo fpirito<br />

dello Scrirtore , non pofïbno efigere che fcritture<br />

moderare, contradicenti bensi aile alcrui opinioni *<br />

ma non ingiuriofè ai loto Autori» Sono ec.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!