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Scout
oggi
Il servizio
Dopo sei mesi, indubbiamente divertenti,
di servizio nei lupetti, sono entrato in
reparto, dove sono rimasto per quattro
anni. Anche se ci si aspetterebbe che un
capo sia già un adulto che aiuta i suoi
ragazzi a crescere, per me sono stati
anni di maturazione sia personale che
“professionale”, anni in cui ho imparato
i “trucchi del mestiere”, ma anche preso
coscienza dei miei limiti e acquistato un
maggior autocontrollo. Gli anni più divertenti
sono indubbiamente stati i primi
due, periodo in cui ero solo un novellino
e il mio compito era principalmente
l’animazione e l’infiltraggio, magari approfittando
di quel poco di confidenza
in più che i ragazzi concedono ai nuovi
capi più giovani.
Sostanzialmente si tratta di fare un po’
il buffone per vivacizzare l’ambiente, ma
il difficile sta nel mantenere un giusto
equilibrio con i ragazzi, senza che ti con-
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siderino più un amico che un capo (molto
spesso si è tentati di cedere a tale
lusinga). Un altro privilegio della posizione
di aiuto capo, è l’essere svincolati
dai compiti di organizzazione e gestione
logistica (almeno i più complessi) e ciò
da la possibilità di concentrarsi sui singoli
ragazzi, soprattutto i più piccoli, sui
loro problemi e sulle loro potenzialità.
Gli anni più difficili sono stati gli ultimi,
in cui ho dovuto assumere ruoli impegnativi:
ci si aspetta che un caporeparto
traini la propria staff e pensi sempre
a tutto nei minimi dettagli, nonostante
ciò, i ragazzi vorrebbero che il tuo modo
di rapportarsi con loro non cambiasse,
io ho sempre mantenuto l’immagine del
capo allegro e sempre disponibile, ma
assumendo il ruolo di caporeparto non
sempre si può essere tali, anche perché
spesso bisogna affrontare argomenti
seri o addirittura rimproverare qualcuno.