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4 - Associazione Provinciale Allevatori Sondrio

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2<br />

agrivaltellina editoriale<br />

rimasto inalterato mentre per il resto dei Comuni si<br />

è assistito ad un lento ed inesorabile declino, sino<br />

alla quasi totale sparizione per Gerola, Pedesina,<br />

Sacco e Bema.<br />

È chiaro come il sole che lo scenario è cambiato perché<br />

sono venute meno le prospettive economiche.<br />

L’alpeggio un tempo era un’opportunità per l’allevatore<br />

che alimentava gli animali al costo minore nel<br />

momento in cui la vacca dava minori quantità di latte.<br />

La vacca partorisce mediamente una volta all’anno,<br />

produce latte per circa 300 giorni e viene messa a<br />

riposo per circa 65 giorni. Il picco di produzione<br />

avviene circa a 50 giorni dal parto, poi, man mano<br />

che avanza la nuova gravidanza, la produzione diminuisce,<br />

così come diminuiscono i fabbisogni nutrizionali<br />

dell’animale. Nel passato l’alpeggio era una<br />

buona occasione di parcheggio delle vacche per la<br />

stragrande maggioranza delle micro aziende di cui<br />

si è parlato, meccanismo grazie al quale si riusciva<br />

a tenere in stalla un animale in più nei momenti di<br />

massima produzione nel tardo autunno-inverno, così<br />

che si aggiungevano al bilancio familiare notevoli<br />

vantaggi.<br />

In quegli anni l’indirizzo di selezione degli animali era<br />

rivolto a migliorare la razza bruna in termini di rapporto<br />

produzione latte/carne, con taglia contenuta. Poi<br />

la competitività, ha imposto un cambio di strategia.<br />

Oggi gli obiettivi di selezione portano ad aumentare<br />

la produzione media annua per vacca e le aziende<br />

ad aumentare il numero dei capi in stalla. Le nuove<br />

tecniche di lavorazione del latte, maggiormente rispettose<br />

delle normative igieniche, richiedono flussi<br />

di latte più omogenei nell’arco dell’anno, per poter<br />

fare fronte ad una domanda costante ed ottimizzare i<br />

costi di trasformazione e distribuzione.<br />

Riassumendo negli anni 2000 ci troviamo:<br />

• Il 12/15% delle aziende tradizionali, con vacche<br />

“programmate” nei parti autunnali, che rappresentano<br />

ciò che rimane del processo irreversibile<br />

sopra descritto e che comunque si trovano a<br />

dovere competere con un mercato del formaggio<br />

che non compensa il gap che si viene a creare<br />

per la mancata produzione di latte nei restanti<br />

mesi dell’anno.<br />

• L’85/88% delle aziende pianificate verso una<br />

produzione bilanciata nell’anno, con vacche che<br />

necessitano di un rapporto nutrizionale diverso<br />

anche solo per il fatto che vanno in alpeggio con<br />

produzioni più sostenute, che sarebbero costrette<br />

ad abbandonare gli alpeggi nel momento in cui<br />

si decidesse di non innovare il sistema.<br />

Il mondo agricolo in questi anni non e’ stato inerme,<br />

con la costituzione del Consorzio di Tutela dei<br />

formaggi Valtellina Casera e Bitto, strumento indispensabile<br />

per chi produce e per chi compra, esso<br />

garantisce a chi produce un’identificazione e tutela<br />

del prodotto ed al consumatore la qualità e l’origine<br />

dello stesso. In mezzo a mille difficoltà il Consorzio<br />

è riuscito nel miracolo di unire i produttori caseari<br />

valtellinesi.<br />

Con l’ottenimento delle DOP per il Valtellina Casera<br />

e Bitto, sono stati approvati i rispettivi disciplinari di<br />

produzione. Per quanto riguarda il Bitto sono emersi<br />

principalmente due punti deboli: il primo rispetto<br />

al fatto che il disciplinare non teneva conto dei<br />

cambiamenti fenotipici e genotipici degli animali,<br />

nonché dei mutamenti strutturali delle aziende, con<br />

la relativa disponibilità di patrimonio bovino adatto<br />

alla monticazione; il secondo rispetto la possibilità di<br />

integrare la razione della bovina in caso di carenze<br />

nutrizionali.<br />

Dopo aver preso in seria considerazione tutti i dati<br />

riportati nelle tabelle allegate, ci si è posti l’obbiettivo<br />

di mantenere almeno il patrimonio bovino esistente<br />

sugli alpeggi, dando corso a un attività di studio e<br />

monitoraggio attraverso una collaborazione tecnica<br />

tra l’<strong>Associazione</strong> Prov.le <strong>Allevatori</strong> e il Consorzio,<br />

con la quale sono stati individuati quei valori ottimali<br />

di integrazione delle razioni alimentari che consentono<br />

alla vacca di soddisfare il suo fabbisogno<br />

alimentare senza alterare le caratteristiche del formaggio.<br />

L’integrazione approvata dal 99% dei soci<br />

appartenenti al consorzio, consta di tre chilogrammi<br />

di alimento/capo giorno, con la possibilità di usare<br />

solamente mais, orzo, frumento e soja.<br />

La proposta di modifica al disciplinare non è stata<br />

altro che la miglior occasione per coloro che non<br />

hanno interessi a innovare, (14 su 115 produttori di<br />

Bitto)per dare corso a una strategia di marketing superficiale,<br />

usata sulla denigrazione dei colleghi, oltre<br />

che sull’amplificazione di ragionamenti puramente<br />

demagogici. Il risultato rischia di essere quello di<br />

danneggiare la maggioranza degli allevatori e di<br />

vanificare i loro sforzi per spuntare il prezzo dal mercato<br />

migliore per il loro latte.<br />

Deve inoltre essere preso in seria considerazione il<br />

fatto che, ove si volesse, gli strumenti di diversifica-<br />

zione fra i produttori sono gia contemplati all’interno<br />

del disciplinare di produzione. E’sufficiente inserire i<br />

dati della propria azienda sulla “pelure” apposta sulla<br />

forma e renderli di fatto ben visibili al mercato.<br />

Perciò l’innovazione di percorso e di sistema di<br />

gestione dell’alpeggio è stato indispensabile per<br />

consentire a quegli allevatori che hanno ancora<br />

voglia di sacrificarsi, perché di sacrificio si tratta, di<br />

poter sostenere l’attività. E’ un percorso obbligato<br />

dall’andamento del mercato agricolo, di cui tutti ci<br />

dobbiamo fare carico, magari dando le preferenze<br />

nei nostri acquisti ai nostri formaggi, se riteniamo<br />

che la gestione e salvaguardia del territorio siano un<br />

valore per le opportunità socio-economiche dirette e<br />

indirette che ne derivano.<br />

Questo racconto è ormai un pezzo di storia valtellinese<br />

che nessuno può cancellare. In questa storia<br />

si identificano il 90% degli allevatori che ancora<br />

svolgono attività di alpeggio. Essi, messi nella con-<br />

Tabella N. 3<br />

SETT / OTT 07 visitateci sul sito www.apasondrio.it e www.ctcb.it<br />

Tabella N. 1<br />

SITUAZIONE ALPEGGI IN PROVINCIA DI SONDRIO<br />

1970 n. 301<br />

2000 n. 264<br />

2005 n. 184<br />

2007 n. 159 (di cui circa n. 149 in possesso di bollo CEE)<br />

Alpeggi caricati nel 2007<br />

Soci C.T.C.B. n. 83 (di cui n. 5 nelle Valli del Bitto)<br />

Ex soci C.T.C.B. n. 15<br />

Tabella N. 2<br />

PATRIMONIO ZOOTECNICO VALLI DEL BITTO<br />

ANNO 1970 ANNO 2005<br />

NUMERO<br />

AZIENDE<br />

MANDAMENTO ANNO 70 ANNO 75 ANNO 2005<br />

AZIENDE CAPI AZIENDE CAPI AZIENDE CAPI<br />

BORMIO 1302 4615 1144 4882 330 3465<br />

TIRANO 1977 6810 1608 6194 393 4374<br />

CHIAVENNA 1196 5171 855 4368 196 4383<br />

SONDRIO 2239 9028 1839 8003 316 4844<br />

MORBEGNO 2704 11725 2115 10479 424 8310<br />

TOTALE PROVINCIA 9.418 37.349 7.561 33.926 1.659 25.376<br />

MEDIA CAPI/<br />

AZIENDA<br />

COMUNE CAPI VACCHE<br />

dizione di produrre formaggio Bitto, hanno ricevuto<br />

dal mercato una remunerazione del loro latte che ha<br />

garantito la sopravvivenza delle aziende che altrimenti<br />

non avrebbero avuto futuro. L’attività estiva di<br />

alpeggio è divenuta elemento essenziale per l’offerta<br />

turistica valtellinese e l’integrazione fra attività agricola<br />

e turistica ha spesso consentito di migliorare il<br />

reddito di tutti.<br />

Dopo tanto dibattere sulla questione, rivendichiamo<br />

il diritto di essere i protagonisti delle nostre scelte,<br />

perché riteniamo di meglio conoscere i problemi<br />

connessi al nostro lavoro. Molti di coloro che dibattono<br />

delle sorti del formaggio Bitto non conoscono l’importanza<br />

che il Bitto ha per il sostegno del mercato<br />

caseario valtellinese e l’impatto economico negativo<br />

che l’opera di comunicazione demagogica in essere<br />

provoca a danno di tutti.<br />

* (presidente <strong>Associazione</strong> Prov.le <strong>Allevatori</strong> <strong>Sondrio</strong>)<br />

NUMERO<br />

AZIENDE<br />

COMUNE CAPI<br />

44 ALBAREDO 159 87 22 ALBAREDO 133<br />

31 BEMA 150 87 5 BEMA 32<br />

53 GEROLA 69 91 1 GEROLA 4<br />

4 PEDESINA 17 8 0 PEDESINA 0<br />

30 RASURA 78 59 4 RASURA 19<br />

162 473 332 32 188<br />

3,96 4,48 15,29

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