San Mattia e San Giuliano - Legambiente Verona
San Mattia e San Giuliano - Legambiente Verona
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S. <strong>Mattia</strong> S.<strong>Giuliano</strong><br />
Fortificazioni e paesaggio.<br />
"Il Forte <strong>San</strong> <strong>Mattia</strong> esemplifica l'attitudine dei<br />
progettisti absburgici al tema<br />
dell'ambientazione, della fusione tra<br />
architettura e paesaggio. Consapevoli che le<br />
fortificazioni collinari e montane fossero<br />
situate in posizioni di particolare interesse<br />
visivo, studiavano attentamente le complesse<br />
relazioni paesaggistiche sia per ragioni<br />
funzionali, balistiche, di reciproco<br />
fiancheggiamento, sia per la loro cultura,<br />
appartenente a pieno titolo al romanticismo<br />
mitteleuropeo.<br />
Il fronte principale, direttamente esposto alle<br />
offese, assumeva carattere mimetico. Il fronte<br />
di gola, nel settore più protetto, assumeva una<br />
connotazione figurativa geometrica e<br />
monumentale". (L.V. Bozzetto<br />
veronafortificata.it)<br />
Venendo da S.Leonardo e vedendo forte<br />
S.<strong>Mattia</strong> dallo spalto (parcheggio) o dalla<br />
strada di accesso alla basilica, lo sguardo è<br />
attratto dalla grande nicchia con cannoniera<br />
rivolta verso la città, al centro del fronte di<br />
gola. A destra si vede la batteria casamattata<br />
verso la Valdonega, a sinistra il tamburo a<br />
protezione dell'ingresso. Dietro e più in alto,<br />
adattandosi al profilo del crinale, è il grande<br />
ridotto a forma di lunetta.<br />
La visita ravvicinata richiede di lasciare la<br />
strada militare (via S.<strong>Mattia</strong>) e di salire a<br />
sinistra lungo via dei Colli (manca il<br />
marciapiede) fino al bivio, a destra, verso<br />
l'ingresso del forte. Si vedono, in successione,<br />
- Il fianco sinistro (ovest) e la testata del<br />
ridotto, con feritoie; (foto n.2b)<br />
- le feritoie e il tamburo del recinto d'ingresso;<br />
(foto n.2c)<br />
- superato un cancello, il portale d'accesso,<br />
protetto da feritoie sui tre lati della<br />
rientranza del fronte di gola; (foto n.2d - e)<br />
- parzialmente, dal cancello sul portale,<br />
l'interno del recinto d'ingresso;<br />
- il corpo scala triangolare e arrotondato (in<br />
alto sopra il recinto); (foto n.2f)<br />
- la nicchia ad arco con cannoniera; (foto n.2g)<br />
- la caponiera sul fianco sud-est (foto n.2h)<br />
Più problematico il percorso sul fronte<br />
principale (nord), invaso dalla vegetazione. La<br />
caponiera è semidistrutta.<br />
Senza poter accedere all'interno, affidato a<br />
varie associazioni che vi hanno la sede, il<br />
visitatore vede anche qualche elemento<br />
incongruo e le antenne poste sul ridotto<br />
forte S.<strong>Mattia</strong><br />
foto n.2b<br />
foto 2c
foto 2d<br />
foto n.2e<br />
foto n.2f<br />
foto n.2h<br />
foto n.2g<br />
Via S.<strong>Mattia</strong><br />
La strada militare prosegue sotto il crinale, a<br />
qualche decina di metri dal forte che si vede<br />
sporgere sopra i muretti della "lasagna".<br />
Raggiunge il crinale all'altezza della chiesa e<br />
del piccolo borgo di case che la attorniano<br />
Via S.<strong>Mattia</strong><br />
Chiesa S.<strong>Mattia</strong><br />
Di questa chiesetta, dedicata all'apostolo che<br />
prese il posto di Giuda, si hanno notizie a<br />
partire dal XV secolo. La facciata è<br />
neoclassica. All'interno c'è una pala di Claudio<br />
Ridolfi.<br />
Chiesa S.<strong>Mattia</strong><br />
Vista panoramica<br />
Vista panoramica
Torri massimiliane di S.<strong>Giuliano</strong><br />
Le torri martello inglesi, le torri costiere<br />
svedesi, la torre casamattata per artiglieria<br />
teorizzata nel '700 da Montalembert sono gli<br />
antecedenti delle torri del campo trincerato di<br />
Linz, volute e fatte costruire negli anni 1831-<br />
35 dall'Arciduca Massimiliano D'Austria.-Este e<br />
dette per questo massimiliane.<br />
Le quattro torri costruite nel 1837 sul crinale<br />
di S.<strong>Giuliano</strong> a nord di <strong>Verona</strong> hanno tutte il<br />
medesimo impianto.Nell' anello esterno si<br />
aprono le feritoie per la difesa ravvicinata; il<br />
tamburo centrale che lo sormonta ha una<br />
casamatta anulare con 12 cannoniere; sulla<br />
copertura una speciale batteria di cannoni,<br />
sperimentata a Linz da Massimiliano, era<br />
montata su rotaie metalliche per battere<br />
l'intero giro d'orizzonte.<br />
I veronesi le chiamano "toresele", e il nome<br />
italianizzato (torricelle) è diventato un<br />
toponimo per indicare genericamente tutta la<br />
collina.(foto n.6a-b-c)<br />
foto n.6a<br />
foto n.6b<br />
foto n.6c<br />
Torri massimiliane di S.<strong>Giuliano</strong><br />
foto n.7<br />
La torre n.2 (n. XXXIII nella numerazione<br />
austriaca) che incontriamo alla fine dello<br />
stradello si presenta nella condizione,<br />
disastrosa per chi visita le fortificazioni, di<br />
basamento per decine di antenne e tralicci.<br />
Come le altre è circondata da un bosco,<br />
piantumato nel secondo dopoguerra, che la<br />
nasconde alla vista da una certa distanza: le<br />
antenne servono almeno a segnalarne la<br />
posizione. Da questa altura, prospiciente villa<br />
Albertini, nel gennaio 1801 i cannoni francesi<br />
colpirono ripetutamente Castel S. Felice<br />
provocando una breccia nel puntone orientale.<br />
(Vedi Colle S.Leonardo per il bombardamento<br />
di Castel S.Pietro) (foto n.7)
Villa Albertini<br />
Costruita nel 1787 come luogo di svago da un<br />
conte Albertini che la chiamò villa Alberta. L'<br />
attico neoclassico è retto da un ordine di<br />
colonne. Il giardino, con viale di bosso, è ricco<br />
di cipressi e cedri<br />
Villa Albertini<br />
Torre 3<br />
Le pessime condizioni della torre n.2 ci<br />
invitano a proseguire almeno fino alla torre<br />
n.3 (XXXII), trasformata in serbatoio<br />
dell'acquedotto comunale ma visibile<br />
all'esterno senza aggiunte e manomissioni e<br />
senza dover scavalcare recinzioni. La n. 4<br />
(XXXI) è più lontana, la n.1 (XXX) è chiusa tra<br />
la strada delle torricelle (senza marciapiede) e<br />
proprietà private<br />
Torre 3<br />
Il bosco delle torricelle<br />
La collina, privata del bosco originario per<br />
esigenze militari, era brulla e rocciosa. Nel<br />
'900, e soprattutto nel secondo dopoguerra,il<br />
Corpo Forestale dello Stato iniziò il<br />
rimboschimento privilegiando essenze<br />
resinose, soprattutto pino nero e cipresso, che<br />
meglio si adattavano al terreno impoverito<br />
dalla lunga assenza di vegetazione.<br />
foto n.10a<br />
I cipressi hanno finito per occultare le 4 torri<br />
massimiliane, che fino agli anni '50 si potevano<br />
vedere anche dalla città e caratterizzavano il<br />
paeesaggio collinare veronese. Gli attacchi<br />
della Processionaria hanno determinato diffuse<br />
morie di pino nero: ne è prevista la<br />
sostituzione con specie più adatte (orniello,<br />
carpino nero, acero campestre, leccio,<br />
roverella) in grado di dare un bosco più simile<br />
a quello naturale. (foto n.10 a-b)<br />
foto n.10b<br />
Fontana di Sommavalle<br />
Tornati a Villa Albertini, si scende per via<br />
Sommavalle fino alla Fontana di Sommavalle.<br />
Il toponimo, molto antico, indica la sommità<br />
della Valdonega. La sorgente non è quella dell'<br />
inesistente fiume Onega, dato che il nome<br />
della valle situata tra i colli di S.Leonardo e<br />
S.Felice è la contrazione di Vallis dominica,<br />
cioè del fisco regio. Gli statuti del Comune del<br />
1228 affidavano la manutenzione della fontana<br />
agli abitanti di S.Maria Mater Domini, nella<br />
Valdonega. Il luogo è fresco e solitario. (foto<br />
n.11)
foto n.11<br />
La lasagna<br />
Dalla Fontana di Sommavalle partono tre<br />
stradelle: una in piano sulla sinistra sbuca in<br />
via Torricelle poco sotto la Torre n.1, un<br />
sentiero in discesa scende per la Valdonega<br />
fino a via Marsala, uno in salita raggiunge in<br />
diagonale Villa Ederle e il crinale di S.<strong>Mattia</strong>.<br />
Prendiamo quest'ultimo (foto n.1) e ci<br />
riportiamo alla rotonda di via dei Colli.<br />
foto n.1<br />
Da qui la lasagna, che abbiamo percorso in<br />
salita, diventa una comoda strada per il<br />
ritorno, in leggera discesa (foto n.2). In fondo<br />
a sinistra via Donati è una strada tra le ville<br />
della collina che ci consente di raggiungere un<br />
altro tratto di lasagna, via Tirapelle.<br />
foto n.2<br />
Via Tirapelle<br />
Severo Tirapelle, un ex garibaldino di<br />
Montecchio che visse a <strong>Verona</strong> in un villino<br />
della Valdonega, fu presidente della Società<br />
di Tiro a Segno di <strong>Verona</strong>. Il poligono di tiro<br />
era a poca distanza, nel vallo tra le Boccare e<br />
la Bacola. La via a lui dedicata è quello che<br />
resta della strada militare che conduceva al<br />
forte S.Leonardo. Il tratto superiore, in<br />
prossimità del forte, è sostituito dalla più<br />
larga strada di accesso al santuario. Un altro<br />
intermedio passa tra alcune proprietà ed è<br />
percorribile, ma spesso invaso dalla<br />
vegetazione; gli ultimi metri prima<br />
dell'incrocio con via dei Colli sono sbarrati. La<br />
lasagna riprende più in basso, con la<br />
pavimentazione in ciottoli e la lista di pietra<br />
centrale, tra gli alti muri che la fiancheggiano.<br />
(foto n.3)<br />
foto n.3<br />
Rondella di S. Giorgio<br />
Il tragitto dalla breccia alla Rondella di S.<br />
Giorgio, lungo il vallo parzialmente interrato,<br />
ci consente di ammirare la poderosa cortina<br />
cinquecentesca. In alto, nascoste dall'edera, ci<br />
sono le cannoniere aperte dagli austriaci.<br />
foto n.3b<br />
Prima della rondella si notano i resti del<br />
condotto che trasferiva dentro le mura l'acqua<br />
del Lorì. (foto n.3b)<br />
L'interramento del vallo al piede della rondella<br />
nasconde le casematte per artiglieria,
aggiunte da von Scholl e destinate al<br />
fiancheggiamento della cortina. (foto n.4)<br />
foto n.4