A questo punto mi pare necessario riprendere e sistematizzare al ...
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88 i poeti del voc<strong>al</strong>ese<br />
molto prima degli anni Cinquanta, con le prime registrazioni di jazz,<br />
perché è insita nella natura stessa di fenomeno relativo <strong>al</strong>la sfera or<strong>al</strong>e.<br />
Ad esempio nel 1929, Bee P<strong>al</strong>mer, “The Shimmy Queen”, una celebre<br />
artista di vaudeville, registrò per la Columbia, accompagnata<br />
da <strong>al</strong>cuni musicisti dell’orchestra di Paul Whiteman, due takes di<br />
“Singin’ the Blues” nei qu<strong>al</strong>i ripeteva con l’aggiunta di un testo scritto<br />
da Ted Koeler gli assoli di Bix Beiderbecke e di Frankie Trumbauer<br />
d<strong>al</strong> loro storico disco del 1927 per la Okeh. La Columbia però scartò<br />
le registrazioni (pubblicate solo recentemente su CD), 6 ma qu<strong>al</strong>che<br />
anno dopo, nel 1934, un’<strong>al</strong>tra cantante di vaudeville, Marion Harris,<br />
propose <strong>questo</strong> stesso brano registrandolo per la Decca.<br />
Varie testimonianze riferiscono che era diffuso tra i giovani del<br />
ghetto nero ben prima degli anni Cinquanta cantare te<strong>mi</strong> e interi<br />
pezzi di jazz inventando anche estemporaneamente un testo. In <strong>questo</strong><br />
senso il voc<strong>al</strong>ese si ricollega a tutte quelle gare di bravura con le<br />
parole caratteristiche a vari livelli della cultura afroamericana, come<br />
conjuring (evocazione di spiriti dell’<strong>al</strong>dilà in pratiche di magia), dirty<br />
dozens (gara di insulti), signifying (forma retorica caratteristica del<br />
parlato afroamericano, in cui attraverso l’ironia si dice senza dire esplicitamente,<br />
si insulta senza insultare direttamente e cosí via), toasting<br />
(parlare o cantilenare su un ritmo) e rapping, e non fa che rafforzare<br />
la sua collocazione in area di ment<strong>al</strong>ità or<strong>al</strong>e primaria fortemente<br />
connotata come afro-americana.<br />
È invece a un livello di consapevolezza maggiore da parte dei poeti-performers,<br />
che il voc<strong>al</strong>ese si inserisce nella tradizione del canto<br />
afroamericano, del gospel, del blues, e condivide tutti gli aspetti di<br />
or<strong>al</strong>ità peculiari a questa tradizione. Il voc<strong>al</strong>ese si sviluppa inoltre direttamente<br />
influenzato d<strong>al</strong> bebop, cioè da uno stile di jazz radic<strong>al</strong>e,<br />
in cui si riproponevano elementi sonori di rottura, di provocazione,<br />
e volutamente si recuperavano gli elementi piú africani del jazz e del<br />
blues delle origini, dove le caratteristiche rivelatrici di or<strong>al</strong>ità primaria<br />
sono ancora piú evidenti.<br />
D’<strong>al</strong>tro canto, però, il voc<strong>al</strong>ese nasce e si sviluppa soltanto grazie<br />
<strong>al</strong>la possibilità tecnica della riproduzione sonora, cioè grazie <strong>al</strong>l’esistenza<br />
di mezzi, di media, che comportano un nuovo tipo di or<strong>al</strong>itàaur<strong>al</strong>ità<br />
secondaria, mediata. Il voc<strong>al</strong>ese è un testo sovrapposto a un<br />
<strong>al</strong>tro testo, dunque un testo uditivo <strong>al</strong> quadrato, un metatesto.<br />
6] F. Trumbauer, Tram! Vol. 1: Frank Trumbauer Legacy to American Jazz, Old Master<br />
CD107, 1997.