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Scarica gli atti del primo congresso Orthonews - Balestra Congressi

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I Congresso <strong>Orthonews</strong><br />

UPDATE SUL LEGAMENTO CROCIATO POSTERIORE (LCP)<br />

R.P. Jakob, Fribourg, Switzerland<br />

I risultati <strong>del</strong>la ricostruzione <strong>del</strong> LCP non sono ancora soddisfacenti per<br />

le seguenti ragioni. Inanzitutto la diagnosi iniziale di lesione <strong>del</strong> LCP spesso<br />

è ritardata o passa inosservata soprattutto quando ci si trova confrontati<br />

a un paziente politraumatizzato con associate altre lesioni che la mascherano<br />

(per esempio la frattura <strong>del</strong>la diafisi femorale o tibiale). In questi casi è<br />

molto difficile diagnosticare inizialmente la lesione soprattutto per la difficoltà<br />

nella fase acuta di eseguire l’esame clinico anche se è eseguito da uno<br />

specialista. In una fase sub acuta le radiografie funzionali in stress anteriore<br />

e posteriore, in valgo e varo, la proiezione di Puddu e una radiografia in<br />

carico monopodale possono dimostrare la vera entità <strong>del</strong>la lesione.<br />

L’artrometria col KTI o piu semplicamente col Rolimeter (Aircast) permette<br />

di evidenziare e quantificare oggettivamente l’instabilità. Per esempio se<br />

la lesione sospettata sulle immagini radiologiche in stress mostra una differenza<br />

di 8 mm al cassetto posteriore col Rolimeter, si ha sicuramente una<br />

lesione <strong>del</strong> LCP combinata che entra in considerazione per un trattamento<br />

operatorio.<br />

Considerando la tecnica operatoria ci troviamo di fronte alla difficoltà<br />

di un legamento che anatomicamente si constituisce di due fasci distinti che<br />

mostrano una anisometria di 5-6 mm tra uno e l’ altro. Per la ricostruzione<br />

<strong>del</strong> «anterolateral bundle» ,fascio più importante in volume messo sotto<br />

tensione a 90° di flessione, per evitare che il trapianto soffra al punto d’uscita<br />

preferiamo da 12 anni una via d’abordo posteriore diretta. Questa permette<br />

di fissare il blocco osseo <strong>del</strong> legamento rotuleo con una tecnica di<br />

«posterior inlay» evitando così il problema <strong>del</strong> «killerturn». Erroneamente<br />

abbiamo sempre pensato che la componente femorale era meno importante<br />

che la tibiale,ma la frizione nel punto d`entrata <strong>del</strong> trapianto nel condilo<br />

interno e molto più pronunciata perché questo è situato nell’asse <strong>del</strong>la flessione.Il<br />

trapianto deve dunque uscire e fare una flessione di 70°, durante la<br />

flessione a 130° è sottomesso a una grave torsione meccanica che può provocare<br />

una abrasione e una rapida rottura specialmente quando si tratta di<br />

un trapianto sprovvisto di blocco osseo. Analizzando i nostri insuccessi nei<br />

casi di reruttura ci siamo accorti che erano provocati da rottura a livello<br />

femorale più che tibiale.<br />

Sulla base di questi risultati insoddisfacenti abbiamo cambiato la nostra tecnica<br />

operatoria. Da due anni preferiamo fissare il blocco femorale in una “log-<br />

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