scarica il tabloid - Oriente Occidente
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10 SeT<br />
RoveReTo – PiAzzA del MART – oRe 21.30<br />
cHamPagne et mezzÉ sur le n<strong>il</strong><br />
«Nella terra dei faraoni <strong>il</strong> mare era chiamato iam (che non era<br />
solo un termine egiziano). I discendenti Copti conservarono<br />
la parola fino a tutto <strong>il</strong> secolo scorso e, in certi posti, persino<br />
fino al nostro, ma la pronunciavano incupendo la vocale: iom<br />
oppure eiom. La fonetica del crepuscolo ha accompagnato<br />
<strong>il</strong> loro destino. Sul mare non c’era posto per loro».<br />
Predrag Matvejevic, ´<br />
Breviario Mediterraneo<br />
Coreografia e direzione artistica Djam<strong>il</strong>a Henni-Chebra<br />
Musicisti Aziz Kossaï, Hossein El Azab<br />
Musiche Farid El Atrach, Chadia, Oum Kalsoum,<br />
Georges Wassouf e Ibrahim Akef<br />
Danzatori Djam<strong>il</strong>a Henni-Chebra, Briar, Yeshim<br />
Attrice Juliette Ubersfeld<br />
Durata 90 minuti<br />
www.djam<strong>il</strong>a-henni-chebra.com<br />
CoMPAgnie dJAM<strong>il</strong>A henni-CheBRA<br />
fRAnCiA egiTTo<br />
Il progetto coreografico di Djam<strong>il</strong>a Henni-Chebra, Champagne et<br />
mezzé sur le N<strong>il</strong>, in prima italiana assoluta, è una sorta di omaggio<br />
alle danzatrici orientali egiziane del passato, al loro coraggio e talento<br />
ed è diviso in due parti. La prima parte musicale presenta un<br />
repertorio orientale egiziano degli anni ’50, sulle note dolci e sensuali<br />
di un’epoca ancora ingenuamente romantica. Qui sono protagonisti<br />
<strong>il</strong> canto di Aziz Kossaï e la musica percussiva di Hossein. La<br />
seconda parte, invece, prevede tre danzatrici, oltre a Djam<strong>il</strong>a, Briar<br />
e Yeshim, e una attrice, Juliette Ubersfeld, che reciterà in italiano.<br />
La parte teatrale di Champagne et mezzé sur le N<strong>il</strong> è infatti molto<br />
importante: assume un ruolo di mediazione nel contatto tra <strong>il</strong> pubblico<br />
e la scena, e favorisce la riuscita della poliritmia visiva continuamente<br />
proposta con le sue dinamiche esecutive. Anche <strong>il</strong> testo,<br />
di cui <strong>il</strong> pubblico viene fatto attivamente partecipe, non è soltanto<br />
una cornice funzionale ma la via più immediata di conoscenza tra le<br />
culture coreografiche proposte sulla scena. Il repertorio presentato<br />
da Djam<strong>il</strong>a Henni-Chebra è rappresentativo, infatti, di diversi st<strong>il</strong>i<br />
egiziani, anche temporalmente molto lontani, come lo st<strong>il</strong>e molto<br />
popolare del Cairo con una coreografia del celebre egiziano Ibrahim<br />
Akef, forse <strong>il</strong> migliore della sua epoca, e siamo negli anni ’30-’60,<br />
veri tesori di bellezza del presente e insieme di memoria del passato.<br />
Oppure con le più recenti proposte coreografiche ispirate a interpreti<br />
di oggi, con tecniche di movimento più elaborate e complesse. Queste<br />
tecniche richiedono un lavoro costante e per questo sono poco<br />
praticate: qui <strong>il</strong> massimo della difficoltà e della fatica si vuole dissimulato<br />
nella grandezza e nello splendore di una sempre rinnovata<br />
idea di danza orientale.<br />
Djam<strong>il</strong>a Henni-chebra ha studiato danza classica, moderna e jazz,<br />
ma soprattutto le danze del Maghreb e dell’Egitto con i più grandi<br />
maestri viventi; nel 2001 crea a Lione Café Baladi mentre continua a<br />
studiare e perfezionare al Cairo le danze orientali egiziane. Già ospite<br />
del Festival <strong>Oriente</strong> <strong>Occidente</strong> nel 1994, da più di dodici anni si<br />
dedica anche all’attività di insegnamento e trasmissione pedagogica.