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<strong>Per</strong> <strong>Maurizio</strong><br />
םיִנָפַּל םיִנָפַּה , םִיַמַּכּ<br />
םָדאָָל , םָדאָָה-<br />
בֵל ןֵכּ<br />
Come nell’acqua l’immagine del volto è specchio del volto,<br />
così è il cuore dell’uomo verso l’altro uomo.<br />
(Prov 27:19)<br />
Alla fine del giorno nel quale ricevetti l’annuncio che <strong>Maurizio</strong> era<br />
part<strong>it</strong>o per l’ultimo viaggio, nell’addormentarmi, mi salì inaspettata alla mente<br />
la considerazione che desidero condividere con voi: ogni sera, quando posiamo<br />
il nostro corpo sul letto e ci apprestiamo a dormire, ci affidiamo<br />
meccanicamente al sonno senza avere la coscienza netta che dal sonno<br />
incipiente potremmo non tornare. Eppure ci addormentiamo fiduciosi, senza<br />
alcun timore, affrontando l’intrico oscuro e silenzioso del bosco, senza riflettere<br />
sulla somiglianza fra sonno e morte che già gli antichi avevano notato: un antico<br />
midràsh 1 racconta che il sonno rappresenta un centesimo della morte.<br />
In una conversazione telefonica di una mattina di diversi mesi fa<br />
<strong>Maurizio</strong> mi disse che non temeva la morte. Non posso, né voglio sapere<br />
quanto questa affermazione corrispondesse ad una realtà raggiunta o<br />
rappresentasse un obbiettivo più o meno prossimo, ma senza dubbio il<br />
temperamento di <strong>Maurizio</strong> era unico, al di là di certe “spigolos<strong>it</strong>à” di carattere<br />
non sempre condivisibili e che talvolta l’hanno reso irraggiungibile da chi lo<br />
circondava. Potrà sembrare strano che, parlando di qualcuno che ha intrapreso<br />
il viaggio più avventuroso della v<strong>it</strong>a umana, si vogliano ricordare anche i suoi<br />
difetti, ma ricordare significa riportare alla memoria, o più propriamente al<br />
cuore, la global<strong>it</strong>à dell’individuo che si è ricongiunta con l’Uno indefinibile. È<br />
impossibile e ipocr<strong>it</strong>a ricordare solo alcuni lati, o solo gli aspetti gradevoli,<br />
dipingendo così un’immagine falsa e stereotipa; non si può amare in maniera<br />
settoriale, come non si può ricordare ricusando gli aspetti, per noi spiacevoli, di<br />
un altro essere umano: l’azione di rimozione è impropria e offensiva verso<br />
l’altro e verso noi stessi.<br />
Dunque prima di tutto ciascuno ricordi in sé <strong>Maurizio</strong> in quegli aspetti<br />
che meno ha grad<strong>it</strong>o, e poi ponga accanto ad essi gli aspetti che lo resero un<br />
uomo particolare, in qualche maniera un uomo fuori del tempo. Il r<strong>it</strong>ratto, che<br />
ne emergerà, sarà un estratto dello spir<strong>it</strong>o di <strong>Maurizio</strong> come ciascuno di noi lo<br />
percepì, un’immagine in cui le ombre evidenziano e donano profond<strong>it</strong>à alle sue<br />
qual<strong>it</strong>à ed ai suoi non pochi pregi.<br />
Sull’onda del primo naturale sbigottimento pensai sub<strong>it</strong>o quale grande<br />
gioia deve aver rappresentato per lui riuscire a raggiungere poco più di sei mesi<br />
1 Commento rabbinico alla Torah o al Talmud.
fa il 33esimo grado: lui che aveva dedicato così tanto tempo e passione alla<br />
Libera Muratoria, sia nell’Ordine che nel R<strong>it</strong>o Scozzese.<br />
Difatti possedeva qual<strong>it</strong>à rare anche fra i Liberi Muratori: l’essere<br />
animato da una vera passione, da un profondo stimolo alla ricerca, da<br />
un’attrazione estrema per il mistero. Queste qual<strong>it</strong>à lo hanno guidato su strade<br />
invisibili ai più, anche ai suoi stessi Fratelli, ed egli le ha percorse con spir<strong>it</strong>o<br />
inconsueto e con grande abnegazione. Il Libero Muratore che crede in ciò che<br />
cerca, in ciò che fa, al metodo che persegue, a dispetto delle sterili cr<strong>it</strong>iche<br />
espresse dai profani o da certi fratelli, è persona rara al giorno d’oggi dove il<br />
trasformismo e l’adeguamento ai desideri di una profan<strong>it</strong>à massificata e becera<br />
sono diventati la consuetudine; questi diffusi comportamenti possono essere<br />
ignorati se appartengono al mondo profano, ma non si possono ignorare<br />
quando questo malcostume, che è inerzia intellettuale e assenza di valori,<br />
penetra anche nei nostri Templi, accompagnato da prosopopea e assenza<br />
d’umiltà.<br />
L’ergersi a giudice del comportamento di un Fratello non potrà mai<br />
essere accettato, a nessun livello di progresso interiore, se prima non si sia<br />
attuato quel percorso nascosto che insegna a saper modulare il rigore della<br />
valutazione con il rispetto della sensibil<strong>it</strong>à altrui e delle sue scelte interiori:<br />
questo è uno dei significati del silenzio imposto agli Apprendisti che entrano<br />
nei nostri Templi. Ciascuno di noi acquisisce progressivamente, nel corso delle<br />
innumerevoli Tornate di Loggia e delle frequentazioni al di fuori del Tempio,<br />
una conoscenza sempre più profonda dei suoi compagni di lavoro, e tale<br />
conoscenza è tanto più penetrante e raffinata quanto più si abbandona la cura di<br />
se stessi, del proprio Ego, e ci si dedica alla comprensione di quel prossimo che<br />
una sera ci accolse nel Tempio senza pregiudizio alcuno.<br />
Se si conoscono i propri Fratelli in tal guisa, si è in grado di accogliere le<br />
loro distonìe, poiché esse sono anche le nostre, ed è in questo senso che ho<br />
pensato di rivolgermi nel ricordo dapprima alle “spigolos<strong>it</strong>à” e solo dopo alle<br />
virtù del nostro Fratello <strong>Maurizio</strong>.<br />
In questi ultimi mesi è la terza volta che mi trovo a dover ricordare un<br />
Fratello a noi caro: ognuno di loro era diverso, ognuno di loro ha mer<strong>it</strong>ato<br />
considerazioni distinte e i pensieri che ci susc<strong>it</strong>ano sono dissimili, seppure tutti<br />
condividano lo stesso substrato. A ciò si aggiunga cosa ciascuno di essi evoca in<br />
noi: ci troviamo sommersi da frammenti di ricordi, riflessioni scatur<strong>it</strong>e a fronte<br />
dei loro pensieri, sensazioni che li evocano e immagini quasi di sogno che li<br />
rappresentano. <strong>Maurizio</strong> visse sempre strettamente un<strong>it</strong>e le strade della ricerca<br />
iniziatica e della Regola che guidava l’azione dei monaci-guerrieri che nel<br />
Medioevo custodivano le vie di pellegrinaggio in Europa e in Terra Santa.<br />
Poiché il ricordo ha la stessa natura del sogno, la stessa impalpabil<strong>it</strong>à, la stessa<br />
consistenza e forse la stessa realtà - così com’è stato per Guido e com’è stato per<br />
Renzo - desidero concludere con una breve cronaca che nasce in quella zona<br />
crepuscolare ed è evocata dalla figura di <strong>Maurizio</strong>.<br />
Era disteso su un prato, in pomeriggio, osservando la chioma dell’albero che lo<br />
sovrastava e la luce del sole del Sud-Ovest che occhieggiava fra le foglie. Il cavallo
ucava vicino a lui masticando rumorosamente. Egli sentì che era venuto il tempo di<br />
riprendere il viaggio; smise di riflettere sui ricordi della recente crociata in Palestina,<br />
sulle bellezze e sugli orrori che aveva visto pattugliando le piste polverose che<br />
collegavano San Giovanni d’Acri ad Antiochia. Montò a cavallo, lo spronò uscendo dal<br />
bosco e si diresse verso la falesia che delim<strong>it</strong>ava l’altipiano calcareo; riconobbe,<br />
nonostante la lunga assenza, il sentiero che s’inerpicava verso il Priorato di Saint<br />
Michel che scandiva la metà dell’ascesa all’altipiano. Salì sino in cima, sull’orlo dello<br />
spigolo roccioso che si protendeva verso il cielo, e si soffermò spingendo lo sguardo dalla<br />
pianura sottostante sino al mar Med<strong>it</strong>erraneo che aveva solcato da Cipro sino alle<br />
bocche del Rodano a bordo di un veloce sciabecco veneziano. Valicò con l’anima la<br />
distesa delle acque e sentì nuovamente sul viso il khamsìn, il vento ardente che saliva<br />
dall’Arabia sino a lambire le mura di Gerusalemme, e rivide il sole, livido e velato dalla<br />
polvere del deserto, illuminare di luce apocal<strong>it</strong>tica le pietre chiare della c<strong>it</strong>tà.<br />
Si volse, e gli venne incontro, freddo e secco, il mistral che spazzava l’altipiano<br />
aspro e sassoso. Allentò le briglie sul collo del cavallo che, conoscendo bene il percorso, si<br />
diresse sicuro attraverso l’altipiano cosparso di massi giganteschi sino a che apparvero<br />
le mura dell’antica c<strong>it</strong>tadella dell’Ordine.<br />
Si fece riconoscere e fu introdotto nella cerchia interna delle mura; smontò,<br />
affidando il cavallo a uno scudiere, e si avviò al mastio che si ergeva al centro della c<strong>it</strong>tà<br />
fortificata. Prima di recarsi a onorare e a riferire al Maestro, entrò nella piccola chiesa<br />
spoglia che era illuminata dalle tre candele ed era inondata dal familiare profumo<br />
dell’incenso di Terra Santa. Rimase a med<strong>it</strong>are per lungo tempo sino a che l’oscur<strong>it</strong>à<br />
ebbe ricoperto l’altipiano, e con esso la roccaforte nascosta dell’Ordine, quindi salì al<br />
mastio principale.<br />
Nella sala dove si ricevevano i dign<strong>it</strong>ari dalle terre lontane, lo attendeva il<br />
Maestro dell’Ordine, seduto sul suo scranno accanto al camino. Incontrò lo sguardo<br />
cieco, vuoto e penetrante del Maestro che gli rivolse la secolare silenziosa domanda. Il<br />
cavaliere si sedette di fronte a lui e, mentre si scaldava al fuoco, cominciò a raccontare di<br />
Gerusalemme, delle sue esplorazioni nei sotterranei del Monte del Tempio, di come<br />
avesse visto alla luce della torcia l’immane pietra di fondazione del Tempio, di come si<br />
fosse calato attraverso i nove Archi sino a raggiungere il misterioso Delta d’agata e di<br />
come si fosse inchinato con reverenza e timore dinanzi alla Parola perduta; alfine<br />
tacque. Nel silenzio si sentiva solo il crep<strong>it</strong>are della legna percorsa da qualche fiamma<br />
bluastra. Egli percepì – intensa - l’approvazione silenziosa del suo ascoltatore per il<br />
lavoro compiuto e per la sua costanza; il Maestro si alzò e lo abbracciò come si conviene,<br />
poi gli suggerì di riposarsi.<br />
Si r<strong>it</strong>irò e percorse i familiari corridoi di pietra che risuonarono dei suoi passi e<br />
del lieve tinnire delle sue armi: trovò la sua cella e il giaciglio dove, da giovane, aveva<br />
passato notti insonni sognando della C<strong>it</strong>tà Santa.<br />
Posò il suo corpo; giacque immobile ascoltando i richiami delle sentinelle e<br />
seguendo con gli occhi sulle pietre del soff<strong>it</strong>to i riflessi mobili dei fuochi dei bracieri posti<br />
lungo il cammino di ronda. E tornò con la memoria alle m<strong>it</strong>i notti durante le quali<br />
usciva segretamente dalla postierla della fortezza di Nimrod in Galilea per incontrarsi e<br />
med<strong>it</strong>are sino all’alba assieme ai cavalieri islamici accampati a qualche lega di distanza.<br />
Ripensò alla conversazione con il Maestro: aveva percep<strong>it</strong>o nella sua silenziosa<br />
approvazione anche una sottile indicazione d’incompletezza e un inc<strong>it</strong>amento a<br />
continuare; regolò allora il suo respiro come aveva imparato nei monasteri della Tebaide.
Penetrò nuovamente nei sotterranei del Tempio, percorse in tutta la loro<br />
ampiezza le Stalle di Salomone e scese ancora più sotto percorrendo il condotto che<br />
alimentava l’antica piscina di Siloe. Sguazzò nell’acqua che scorreva sul fondo del<br />
cunicolo e procedette sino a che la fiaccola si spense di un tratto. E fu al centro di un<br />
grande spazio, avvolto da una luce perfetta, nera e fulgente, che sgorgava e si riversava<br />
in un bacino profondo, infin<strong>it</strong>amente.<br />
Con la pace nel cuore finalmente vi s’immerse.<br />
Leonardo Bigliocca, Oratore della RL Fiorenza 1141 di Firenze<br />
28 Marzo 2009