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a Dino Birindelli maestro ed amico. - Quelli con Pescia nel cuore

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a <strong>Dino</strong> <strong>Birindelli</strong><br />

<strong>maestro</strong> <strong>ed</strong> <strong>amico</strong>.


apete cosa ho visto l’altro giorno mentre passeggiavo per le vie della città?<br />

Nel Rione Ferraia, <strong>ed</strong> esattamente in via del Giuggiolo ho visto uno stemma<br />

parlante, bello e dal significato in<strong>con</strong>fondibile. Cos’è uno stemma parlante? E’ un’in-<br />

segna araldica facile da decifrare perché <strong>con</strong>tiene una figura che ha lo stesso nome<br />

della casata o della città che l’ha fatta propria, oppure che ne richiama il suono.<br />

Per farvi capire meglio, vi dirò che sulla facciata del palazzo più importante di que-<br />

sta via c’è uno stemma in pietra serena <strong>con</strong> sopra un braccio che regge tre piccoli<br />

martelli e sapete come si chiamava la famiglia nobile proprietaria un tempo dell’<strong>ed</strong>ificio?<br />

Martellini!<br />

Ecco, di esempi del genere potrei citarne molti, ma quelli che al momento mi vengono<br />

in mente sono: i due cardi incrociati della famiglia Cardini (piazza Obizi e chiesa<br />

di San Francesco), i due ricci ai lati di un monte<br />

sullo stemma dell’omonima famiglia (via della Fontana),<br />

i fiori che pr<strong>ed</strong>ominano <strong>nel</strong>lo stemma dei<br />

nobili Flori (via della Porta Vecchia) e le tre torri<br />

sull’emblema Torrigiani in piazza Anzilotti.<br />

Poi ci sono gli stemmi parlanti di paesi e città. Un<br />

esempio? Vellano ha come simbolo tre Corylus<br />

Avellana, nome scientifico del nocciolo e Monsummano<br />

è rappresentato da un monte <strong>con</strong> sopra una<br />

mano. Per finire l’elenco, che in realtà sarebbe più<br />

lungo, ricordo lo stemma parlante di Firenze, in<br />

latino Florentia, sul quale campeggia un bel fiore<br />

rosso, un giaggiolo o iris, chiamato comunemente<br />

giglio.<br />

“Cosa c’entrano gli stemmi parlanti <strong>con</strong> la storia<br />

della nostra Città?” – potrebbe chi<strong>ed</strong>ersi il “curioso” – c’entrano eccome! Perché<br />

<strong>Pescia</strong> richiama la parola “pesce”, <strong>ed</strong> infatti ha come simbolo araldico un delfino. E al<br />

solito “curioso”, che facesse notare come il delfino sia un mammifero e non un pesce,<br />

io gli ribatto, e <strong>nel</strong>lo stesso tempo <strong>con</strong>cludo, dicendogli che per la scienza araldica il<br />

delfino è sempre stato <strong>con</strong>siderato un pesce. Il nome <strong>Pescia</strong>, in verità deriva da una<br />

3


parola longobarda dal significato di “piccolo corso d’acqua”, ma questo non c’entra<br />

niente <strong>con</strong> l’emblema araldico.<br />

Prima di mettere il punto finale, devo <strong>con</strong>fessarvi che tutte queste notizie fino a<br />

qualche tempo fa non le sapevo proprio, ma un giorno ho in<strong>con</strong>trato Paolo, un mio<br />

<strong>amico</strong>, il quale mi ha parlato a lungo di araldica, di questa affascinante materia dalle<br />

regole ferree e di come lui stesso ne fosse casualmente venuto in <strong>con</strong>tatto.<br />

Ecco la sua avventura.<br />

4


Paolo, impiegato quarantenne, tra l’altro socio di “<strong>Quelli</strong> <strong>con</strong> <strong>Pescia</strong> <strong>nel</strong> Cuore”, quel-<br />

la domenica si alzò alla stessa ora degli altri giorni, ma il piccolo sacrificio, i pochi<br />

momenti rubati al sonno per lui valevano la puntuale presenza al mercatino dell’antiquariato.<br />

<strong>Pescia</strong>tino verace, aveva er<strong>ed</strong>itato dal nonno materno la passione per il collezionismo,<br />

un hobby che <strong>con</strong> il tempo era diventata una piacevole e a volte costosa<br />

malattia. Soggetto unico della sua ricerca era la città di <strong>Pescia</strong> in tutte le sue versioni,<br />

disegnata, fotografata o descritta che fosse.<br />

Scansate le solite cianfrusaglie disposte qua e là per la piazza, Paolo si diresse deciso,<br />

quasi ne sentisse il richiamo, verso un banco di sola “carta”, che appariva piuttosto<br />

strano perché il materiale esposto era stato messo alla rinfusa. ”Chissà che in<br />

mezzo a questo caos non ci sia qualcosa di interessante!” – pensò tra sé e sé,<br />

mentre guardava i primi fogli, e poi, quasi volesse ricordare alla fortuna di vantarle<br />

un cr<strong>ed</strong>ito, soggiunse - “Sarebbe la prima volta!”.<br />

Più rovistava <strong>con</strong> frenesia, tanto più gli capitavano fra le mani cose di poco interesse:<br />

libri scolastici, letteratura italiana e storia, giornali dalle pagine <strong>con</strong>sunte, un<br />

pacco di ricevute, quaderni di appunti, fogli protocollo, un paio di dizionari… una ripulitura<br />

di soffitta in piena regola, insomma, materiale che senz’altro era appartenuto<br />

a un insegnante, ma che per il collezionista Paolo non aveva alcun valore.<br />

Quando stava ormai per allontanarsi dal banco, il suo sguardo cadde su un vecchio<br />

cartolare marrone abbastanza voluminoso, il cui <strong>con</strong>tenuto alla prima occhiata gli<br />

parve interessante e che valesse i trenta euro richiesti dall’espositore.<br />

Terminato senza successo il giro degli altri banchi, il mio <strong>amico</strong> si avviò velocemente<br />

verso casa <strong>con</strong> addosso sentimenti <strong>con</strong>trastanti: da un lato, la delusione per il “colpo”<br />

ancora una volta mancato, dall’altro la <strong>con</strong>solazione di non tornare a mani vuote e in<br />

più <strong>con</strong> la tenue speranza di trovare <strong>nel</strong> cartolare qualche bella sorpresa.<br />

Spinto da una comprensibile curiosità, Paolo, <strong>con</strong> accanto la figlia tr<strong>ed</strong>icenne<br />

Francesca, familiarmente chiamata Francy, cominciò ad esaminare senza molta<br />

attenzione i documenti… fogli di appunti, disegni, alcuni appena abbozzati, altri bellissimi<br />

e pieni di colore, qualche fotografia, delle fotocopie, fatture di ditte locali,<br />

lettere su carta intestata del Comune, alcuni libretti… tutti indistintamente <strong>con</strong><br />

immagini di delfini e poi… ecco una piccola raccolta di fogli scritti a mano!<br />

5


“D'ARGENTO AL DELFINO DI ROSSO,<br />

POSTO IN PALO, SORMONTATO DA<br />

UNA CORONA A SETTE PUNTE,<br />

VISIBILI, D’ORO” (Stemma e gonfalone<br />

<strong>con</strong>cessi <strong>con</strong> Atto del Governo in data 25<br />

aprile 1929, in applicazione del R.D. 21<br />

gennaio 1929).<br />

Bastarono le prime righe, vergate <strong>con</strong><br />

inchiostro blu in uno stampatello quasi per-<br />

fetto, per far balzare Paolo dalla poltrona!<br />

Lui, che vantava una collezione invidiabile, si<br />

trovava tra le mani una singolarissima ricer-<br />

ca basata sul simbolo araldico di <strong>Pescia</strong>, il<br />

Delfino, un argomento mai trattato a sufficienza fino ad allora dagli storici locali.<br />

“V<strong>ed</strong>i Francy, quando meno te lo aspetti…” - soggiunse tutto compiaciuto.<br />

Superata la prima ondata di emozioni, Paolo iniziò a leggere ad alta voce:<br />

“Il simbolo araldico di <strong>Pescia</strong> è un delfino rosso in posizione eretta in campo<br />

argenteo, sormontato da una corona a sette punte visibili d’oro”.<br />

Successivamente veniva indicato il 1163, anno di costituzione di <strong>Pescia</strong> in libero comu-<br />

ne, come quello probabile per la scelta del Delfino, ma <strong>nel</strong> <strong>con</strong>tempo si faceva notare<br />

che la raffigurazione più antica e <strong>con</strong>osciuta dello stesso si trovava sul sigillo risalen-<br />

te al periodo 1339 - 1340, anno della sottomissione a Firenze. Il sigillo (<strong>nel</strong>la foto) di<br />

3 cm di diametro è ora <strong>con</strong>servato presso il museo fiorentino del Bargello.<br />

Sul perché del delfino, animale marino per eccellenza, la fantasia dei pesciatini, e non<br />

solo di questi, si era nei secoli oltremodo sbizzarrita, chiamando in causa personaggi<br />

storici vissuti addirittura prima della nascita di <strong>Pescia</strong>, “Tutte affascinanti e roman-<br />

tiche storie – si annotava <strong>nel</strong> manoscritto - peccato però che non siano vere!<br />

Ma la più incr<strong>ed</strong>ibile delle leggende metropolitane, quella che sento spesso ripe-<br />

tere in classe e che mi fa veramente arrabbiare – scriveva ancora il professore -<br />

parla di un delfino che anticamente era stato visto nuotare <strong>nel</strong> nostro fiume! Ora<br />

riusciamo ad immaginare un cetaceo che nuota tranquillo e guizzante in qualche<br />

centimetro di acqua, per di più dolce?” – si domandava un po’ seccato, affermando<br />

successivamente - “Ma se la <strong>Pescia</strong> mille anni fa aveva una portata d’acqua di poco<br />

superiore a quella attuale e il mare dalle nostre parti, forse, ripeto forse, c’è<br />

stato milioni di anni fa! E poi cosa dire del benché minimo ritrovamento nei nostri<br />

paraggi di fossili marini?”<br />

6


“Niente delfini, dunque” - commentò Paolo ad alta voce - “E niente palafitte! Le<br />

Capanne erano davvero rimesse agricole e abitazioni per i più poveri e non per i<br />

pescatori! E allora?”<br />

Allora, se<strong>con</strong>do lo studioso, la risposta ci veniva dall’araldica, la disciplina che studia<br />

gli emblemi, le armi e gli stemmi e che detta le regole delle figure da dipingere sugli<br />

stessi e degli smalti (colori) da usare. Fra i primi a comparire erano stati gli stemmi<br />

parlanti, quelli più facili da decifrare perché <strong>con</strong>tenevano figure <strong>con</strong> lo stesso nome<br />

della casata o della città che li aveva adottati, oppure quelli che ne interpretavano il<br />

valore fonetico.<br />

Tornando a <strong>Pescia</strong>, era innegabile che il suo nome richiamasse la parola “pesce” e<br />

poiché la nostra comunità stava lentamente assumendo un ruolo rilevante <strong>nel</strong>l’ambito<br />

della Valdinievole, non era stato scelto un “pesce” qualsiasi bensì il più nobile, quello<br />

che simboleggiava i viaggi e le imprese, il silenzio e la speranza in Dio, l’abitante dei<br />

mari che l’uomo aveva da sempre posto al centro di culti, miti e rappresentazioni: il<br />

delfino!<br />

“Uno stemma parlante in piena regola, dunque, quello di <strong>Pescia</strong>! - sottolineava il<br />

professore – un simbolo importante per una comunità che si sentiva importante,<br />

un mammifero marino che l’araldica aveva sempre <strong>con</strong>siderato un pesce, così<br />

come ne aveva ammesso posizioni e caratteristiche. – e <strong>con</strong>cludeva - Il nostro ad<br />

esempio è in palo, coronato, crestato, barbato e spasimato, attributo quest’ultimo<br />

del delfino e dei pesci in genere quando hanno la bocca aperta”.<br />

Grazie a queste affermazioni, poi verificate e <strong>con</strong>fermate, Paolo fugò i suoi dubbi,<br />

peraltro <strong>con</strong>divisi da molti pesciatini, sul fatto che quello strano animale dall’aspetto<br />

minaccioso fosse veramente un<br />

delfino e non piuttosto un luccio, un<br />

ippocampo o un drago.<br />

Allegati alla ricerca dell’anonimo professore<br />

c’erano poi altri due ritagli di<br />

una pubblicazione in cui si indicavano,<br />

se<strong>con</strong>do la scienza araldica, i metalli,<br />

i colori e i corrispondenti segni da<br />

scolpire sugli stemmi lapidei, oltre ai<br />

vari tipi di corone.<br />

Quanto all’insegna di <strong>Pescia</strong> le corone<br />

in realtà erano due, una <strong>nel</strong>lo stemma<br />

e una che la sovrastava, collocata sul<br />

7


gonfalone. Quella sul delfino era detta all’antica e testimoniava un iniziale, elevato<br />

grado di nobiltà e importanza, mentre la se<strong>con</strong>da era stata <strong>con</strong>cessa <strong>nel</strong> 1699 dal<br />

granduca Cosimo III insieme al titolo di Città <strong>ed</strong> era di otto torri merlate di cui cinque<br />

in vista. Quest’ultima sarebbe poi stata cambiata su disposizione ministeriale.<br />

Successivamente si faceva la cronologia dell’insegna partendo dal periodo antec<strong>ed</strong>ente<br />

al passaggio di <strong>Pescia</strong> sotto Firenze, quando era “D’argento al delfino di rosso<br />

guizzante in palo”. Dal 6 febbraio 1339 il Delfino comparve in un campo (azzurro?)<br />

seminato di gigli. Intorno al ‘500, per un periodo di cui non si <strong>con</strong>osceva la durata,<br />

l’insegna cittadina era ritornata alla versione originaria.<br />

“Con il Seicento – proseguiva il lavoro – il Delfino perse la sua fisionomia aggressiva<br />

assumendo dei lineamenti più vicini al cetaceo che tutti <strong>con</strong>osciamo <strong>ed</strong> amiamo.<br />

A partire dal 1699, <strong>con</strong> l’elevazione di <strong>Pescia</strong> al rango di Città, comparve<br />

la corona d’oro e il campo azzurro seminato di gigli di Francia (dello stesso<br />

metallo), chiara testimonianza di <strong>con</strong>cessione ai pesciatini o un omaggio di questi<br />

alla Francia. Comunque sia andata la cosa, – si sosteneva <strong>con</strong> decisione - è<br />

sicuro che Firenze e i suoi gigli non c’entrano proprio per niente!”<br />

Infine, si indicava come l’ultimo e non sostituito documento ufficiale riguardo all’insegna<br />

di <strong>Pescia</strong> fosse il decreto del Capo del Governo in data 25 aprile 1929:<br />

“D’argento al delfino di rosso posto in palo, sormontato da una corona a sette<br />

punte visibili d’oro”.<br />

Il prezioso lavoro finiva lì, ma l’insegnante il cui nome rimane s<strong>con</strong>osciuto, non si era<br />

dimenticato di riservare ai posteri un’altra sorpresa: infilata negli ultimi fogli del<br />

manoscritto Paolo trovò una preziosa lista, un censimento dei delfini sparsi per la<br />

Città.<br />

“Il <strong>con</strong>tenuto della cartella è un vero tesoro di notizie - soggiunse Paolo rivolto<br />

alla figlia – Tu sei in vacanza e io da mart<strong>ed</strong>ì sarò in ferie, perché non andiamo<br />

a spasso per la città alla ricerca dei delfini indicati <strong>nel</strong>la lista? Così li fotografiamo<br />

e ne facciamo una bellissima raccolta, che farai v<strong>ed</strong>ere ai tuoi compagni<br />

al ritorno a scuola, e chissà che non ne troviamo anche di nuovi!“<br />

8


CERCANDO IL DELFINO<br />

Mart<strong>ed</strong>ì mattina, alle nove in punto, padre e figlia, muniti di macchina<br />

fotografica, binocolo e scarpe comode, si presentarono al classico punto di<br />

partenza: la Porta Fiorentina. Paolo si sentiva in perfetta forma grazie alle<br />

corsette mattutine, e sicuro di sé in quanto aveva di nascosto ripassato<br />

attentamente la storia di <strong>Pescia</strong>, così da guadagnare “punti” agli occhi della<br />

figlia. Francesca, da par suo, era molto eccitata per l’opportunità di passare<br />

alcune ore di vacanza diverse dalle solite e <strong>con</strong> la prospettiva di<br />

imbattersi in tante belle sorprese!<br />

10<br />

Partiamo da qui, dalla porta che i<br />

pesciatini d<strong>ed</strong>icarono al granduca Giangastone,<br />

ultimo dei M<strong>ed</strong>ici. Ricordi? La<br />

famiglia di Lorenzo il Magnifico!<br />

Sul cartiglio infatti c’è scritto: SUB IO:<br />

GASTONE P.M. HE.D e subito sotto<br />

MDCCXXXII, che significa SOTTO<br />

GIOVANNI GASTONE PRINCIPE<br />

MASSIMO DUCE D’ETRURIA, cioè di<br />

Toscana, e la data di costruzione 1732.<br />

Ai lati della porta, erano stati messi due<br />

bei delfini in pietra serena, ma oggi ne<br />

rimane uno solo <strong>ed</strong> è quasi irri<strong>con</strong>oscibile.<br />

Comunque ce n’è un altro… guarda<br />

bene! V<strong>ed</strong>i lassù sotto la croce? E’ fatto<br />

a banderuola e gira se<strong>con</strong>do il vento.<br />

Uno simile c’è anche sulla torre dell’orologio<br />

in piazza Mazzini, lo v<strong>ed</strong>remo più<br />

avanti. Ti dico un paio di cose ancora…<br />

Sai quanto è alta la porta alla sommità<br />

della croce? Circa s<strong>ed</strong>ici metri… e lo<br />

stemma? Tre metri e cinque centimetri,<br />

come l’altezza da terra del canestro del<br />

basket! Visto da qui sembrerebbe<br />

impossibile, vero?


La nuova porta, costruita più a sud di quella trecentesca “vecchia” e fatiscente, non<br />

ebbe occasione di farsi apprezzare dal Granduca perché questi, dopo le Feste di<br />

Maggio del 1723, a <strong>Pescia</strong> non mise più pi<strong>ed</strong>e. Peccato!<br />

11


Eccoci al Duomo, alla nostra catt<strong>ed</strong>rale intitolata a Santa Maria Assunta. E’ la chie-<br />

sa più importante della Diocesi, quella del Vescovo, <strong>ed</strong> è anche la più antica di <strong>Pescia</strong>.<br />

Sai, viene ricordata già in un documento dell’anno 857, ma di sicuro è di epoca antec<strong>ed</strong>ente.<br />

Era nata come pieve, cioè come parrocchia, <strong>ed</strong> era l’unica chiesa della località<br />

in cui si battezzava.<br />

V<strong>ed</strong>i lassù in cima? C’è un grande delfino in pietra serena che venne collocato nei<br />

primi anni del Novecento, quando fervevano i lavori per la costruzione della nuova<br />

facciata. E’ talmente in alto che non sono sicuro di poterlo fotografare!<br />

All’interno della catt<strong>ed</strong>rale ci sono le spoglie di Sant’Allucio, il copatrono della<br />

Valdinievole, e diverse opere d’arte molto importanti, nessuna però <strong>con</strong> il nostro<br />

emblema.<br />

12


Fermiamoci un attimo perché, ora che ci penso, c’è un delfino, anche se non dei nostri,<br />

andiamo a v<strong>ed</strong>erlo! Ricordiamoci sempre di farsi il segno della croce… attraversiamo<br />

tutta la bella chiesa <strong>ed</strong> entriamo in sacrestia, eccolo… è sopra la fontana in marmo<br />

donata alla Propositura verso la metà del Seicento dal canonico Benigni, v<strong>ed</strong>i <strong>nel</strong> suo<br />

stemma c’e un delfino coronato, in palo, attraversato da una banda e <strong>con</strong> una stella <strong>nel</strong><br />

capo. Bello vero?<br />

Usciamo, però, prima di pro-<br />

seguire in direzione San<br />

Francesco, facciamo una visitina<br />

alla chiesa di Santa<br />

Maria Maddalena, al di là<br />

della strada, dove ci aspetta<br />

una sorpresa: una bella cancellata<br />

in ferro battuto <strong>con</strong><br />

un delfino.<br />

13


14<br />

Prendiamo per via dei Marchi, verso<br />

l’Asilo delle suore e cerchiamo i due<br />

stemmi parlanti rammentati dal pro-<br />

fessore: in via della Porta Vecchia<br />

quello dei Flori l’altro, dei Torrigiani,<br />

in piazza Anzilotti.<br />

Francesca, sai chi era il proposto?<br />

Era il capo della Diocesi prima dell’avvento<br />

del Vescovo, 1727. Questo<br />

palazzo fu costruito <strong>nel</strong>la prima metà<br />

del Seicento da un proposto, da monsignor<br />

Giovanni Ricci, lassù in alto c’è<br />

il suo stemma parlante. Il prelato<br />

volle che sull’esterno venisse costruita<br />

questa fontana in marmo sull’esempio<br />

di certe abitazioni di Roma,<br />

città dove aveva a lungo soggiornato.<br />

V<strong>ed</strong>i, l’acqua esce dalla bocca di un<br />

delfino… è un po’ mal<strong>con</strong>cio, ma sai<br />

quante persone ha dissetato in quattro<br />

secoli! Basta guardare il bacile<br />

tutto <strong>con</strong>sumato dallo sfregamento<br />

di secchi e brocche!


Francy, v<strong>ed</strong>iamo se prima di dirigersi verso San Francesco riesci a scorgere un altro<br />

delfino! Guarda verso il Ponte del Duomo, lo v<strong>ed</strong>i? E’ alla spalletta di destra mentre a<br />

quella di sinistra c’è un altro cartiglio <strong>con</strong> la data 1946. Altri due di questi sono aldilà del<br />

ponte detto un tempo della Pieve di S. Maria in virtù delle sue origini m<strong>ed</strong>ievali. Essendo<br />

in <strong>con</strong>dizioni pietose il ponte venne fatto ricostruire di sana pianta <strong>nel</strong> 1784 da Pietro<br />

Leopoldo di Lorena, detto il granduca illuminato. Purtroppo la nuova costruzione ebbe<br />

vita relativamente breve, perché fu minato dai genieri t<strong>ed</strong>eschi in ritirata il 7 settem-<br />

bre 1944, cioè il giorno prec<strong>ed</strong>ente a<br />

quello della liberazione di <strong>Pescia</strong>. Due<br />

anni più tardi, tuttavia, esattamente<br />

l’8 settembre 1946, alla presenza<br />

delle autorità civili, militari e del<br />

Vescovo, fu inaugurato il ponte attuale,<br />

che si ispira a quello prec<strong>ed</strong>ente.<br />

16


Hai visto cosa c’è sul muro di cinta del Convento di San Francesco, oggi s<strong>ed</strong>e del<br />

Tribunale? Ci sono due stemmi… in alto il delfino e sotto le sei palle dei M<strong>ed</strong>ici. Sono<br />

dei primi del Settecento e segnavano il limite sud del campo di gara del “Pallone col<br />

bracciale”. Di cosa si trattava? Di un gioco a coppie, simile al doppio del tennis, solo<br />

che al posto della racchetta si usava un bracciale di legno durissimo. La palla veniva<br />

fatta battere <strong>con</strong>tro il muro di cinta così da renderne difficile la ricezione. Se<br />

andiamo verso San Francesco troviamo la “Mossa del Battitore” ossia il punto da<br />

dove iniziava il gioco e sotto la misura che doveva avere la palla! Stranamente questo<br />

delfino era sfuggito all’inventario del professore!<br />

17


18<br />

Prima di entrare in San Fran-<br />

cesco ti faccio v<strong>ed</strong>ere un delfino<br />

rimpiattato. E’ lassù, in alto a<br />

destra… è ridotto male ma ne ha<br />

tutto il diritto, è del 1505 e<br />

ricorda il restauro della facciata<br />

alle cui spese partecipò anche la<br />

comunità locale. Accanto c’è il<br />

simbolo dei francescani, le due<br />

braccia incrociate, ma resta dif-<br />

ficile decifrarlo… è talmente<br />

corroso! Forse <strong>con</strong> lo zoom riesci<br />

a fotografarlo!<br />

Sai, la chiesa ha un’origine molto<br />

antica, venne eretta dal Comune<br />

e dal popolo <strong>nel</strong> 1298 presso<br />

l’oratorio dove, se<strong>con</strong>do la leg-<br />

genda, pose la prima pietra San<br />

Francesco <strong>nel</strong>l’ottobre del 1211<br />

quando fu ospite per tre giorni dei nobili Orlandi, quelli della Ruga… La chiesa custo-<br />

disce opere di grandissimo valore, come la pala del lucchese Bonaventura Berlinghieri<br />

datata 1235 che ritrae San Francesco <strong>ed</strong> alcuni episodi della sua vita e dei suoi mira-<br />

coli. Sembra che sia la rappresentazione del Santo più antica al mondo! Inoltre c’è la<br />

bellissima tela di Jacopo Ligozzi che rappresenta il Martirio di Santa Dorotea, patro-<br />

na della Città, eseguita <strong>nel</strong> 1595, ma è inutile che te ne parli ora, entriamo e v<strong>ed</strong>rai…


Cerchiamo di non far rumore! Guarda qui a sinistra c’è la straordinaria cappella dei<br />

Cardini, che fu costruita verso la metà del 1400. V<strong>ed</strong>i com’è bello l’affresco sullo<br />

sfondo? A sinistra c’è il nostro delfino… mentre a destra c’è una testa di cavallo, è<br />

il simbolo di Colle Val d’Elsa, città di origine dei Cardini. Sul frontale vi sono tre<br />

stemmi parlanti e il quarto è sul se<strong>con</strong>do scalino… su di essi si scorgono i due cardi<br />

incrociati che ricordano il nome della famiglia.<br />

19


Proseguiamo… alza gli occhi… in alto a destra cosa v<strong>ed</strong>i? Sì, un altro delfino, e sotto<br />

una scritta che ricorda il restauro della chiesa del 1567. Più avanti ancora, sulla sini-<br />

stra, la bellissima pala <strong>con</strong> il Martirio di Santa Dorotea e la cappella di Sant’Anna dove<br />

ci sono <strong>nel</strong>la parte alta gli ultimi emblemi, due dipinti <strong>nel</strong>la parete e il terzo <strong>nel</strong>la<br />

vetrata.<br />

La visita è terminata…<br />

20


Francy, aspettiamo un attimo<br />

prima di attraversare il fiume…<br />

guarda cosa c’è sopra<br />

l’ingresso del Teatro… ancora<br />

il nostro<br />

e m b l e -<br />

ma. Non<br />

è antico,<br />

ha sessant’anni…<br />

mentre il Teatro <strong>con</strong>ta la<br />

bellezza di tre secoli. La sua<br />

costruzione ebbe inizio <strong>nel</strong><br />

1717 per volontà di alcuni<br />

benestanti che dettero vita ad<br />

una accademia, cioè a un’associazione<br />

culturale, detta degli<br />

Affilati. Attenta perché a<br />

<strong>Pescia</strong> molti, sbagliando, la<br />

chiamano accademia degli Affiliati.<br />

No! Erano AF FI LA TI<br />

come indicava il loro stemma:<br />

una ruota in pietra serena <strong>con</strong><br />

sopra una spada in atto di affilarsi. Il perché di questo nome<br />

strano te lo dirò più tardi.<br />

Se ci permettessero di entrare…, vorrei farti v<strong>ed</strong>ere un<br />

altro delfino… è sulla mantovana del<br />

palcoscenico! Permesso…? Eccolo!<br />

E già che ci siamo facciamo una visitina<br />

al Museo della Banda qui accanto…<br />

guarda quanti strumenti, e spartiti<br />

musicali… quanti cimeli! Sai, la Banda<br />

nacque <strong>nel</strong> 1806… guarda il gonfalone ha<br />

due piccoli delfini!<br />

21


Mentre ci dirigiamo verso il Palazzo del Podestà, detto Palagio, ecco spuntare i delfini<br />

delle fioriere che abbellis<strong>con</strong>o il Ponte di San Francesco e un altro lo troviamo<br />

sotto il Canto del Simi, alla margine in terracotta invetriata della Madonna del<br />

Carmelo. A destra, appena attraversato il campino, c’è il grande Palazzo Martellini <strong>con</strong><br />

il suo stemma parlante.<br />

Francy, siamo arrivati all’antica dimora dei podestà, cioè di coloro che detenevano <strong>nel</strong><br />

m<strong>ed</strong>ioevo il governo della città. Il primo di questi fu <strong>nel</strong> 1339 Porcello di Recho da<br />

Diacceto. Hai capito che nome? Porcello! Nel 1667 divenne un teatro, il primo di<br />

<strong>Pescia</strong>, e gli accademici che lo frequentavano, tutti nobili, presero il nome di Cheti.<br />

V<strong>ed</strong>i quel cantino sulla sinistra? E’ nato quando gli accademici decisero di allungare la<br />

sala per aumentarne la capienza.<br />

L’accademia così sembrava prosperare, ma un giorno i nobili Cheti cacciarono alcuni<br />

attori che nobili non erano e questi ultimi cosa fecero? Chiesero il permesso al<br />

22


Granduca e costruirono un teatro tutto loro, quello<br />

che abbiamo visto prima… degli Affilati, cioè dei<br />

taglienti… signori nobili attenzione!<br />

Entriamo <strong>nel</strong> Palagio... <strong>nel</strong>la sala a sinistra, guarda la<br />

tenda... il delfino è stato dipinto <strong>con</strong> estrema cura...<br />

è di fattura moderno... davanti, sull’architrave della<br />

porta, c’è una data MDXXIIII... 1524, e un bel delfino<br />

coronato, crestato, barbato e spasimato, come<br />

diceva quel vecchio documento. Chissà a cosa si<br />

riferiva quella data... tra l’altro non è scritta correttamente!<br />

Doveva essere MDXXIV... almeno<br />

se<strong>con</strong>do la classica numerazione romana.<br />

Al primo piano c’è un altro delfino, ma è recente… al se<strong>con</strong>do e terzo piano c’è la gipsoteca<br />

Libero Andreotti, lo scultore pesciatino del ‘900 di grande fama. Cos’è una gipsoteca?<br />

E’ una collezione di modelli e di calchi in gesso da cui sono state poi ricavate<br />

opere in bronzo. Gipso deriva dalla parola latina “gypsum”, che vuol dire gesso. In un<br />

magazzino, pronta per il restauro, c’è la bandiera della Guardia Civica, che risale al<br />

1847. Il professore ha segnalato anche un antico delfino <strong>nel</strong>la corte del palazzo… oh<br />

eccolo, è proprio ridotto male, che peccato!<br />

23


Ora è adibito a Museo Civico… che purtroppo è chiuso<br />

per lavori da tanti anni. Grazie al direttore, però, verrà<br />

fatta un’eccezione e potremo entrare… v<strong>ed</strong>rai è molto<br />

bello! Nell’atrio c’era una campana di bronzo fusa <strong>nel</strong><br />

1472, pensa, venti anni prima della scoperta<br />

dell’America! Ora è <strong>nel</strong> Sacrario dei Caduti, sotto il<br />

palazzo comunale. Su di essa vi sono alcuni simboli reli-<br />

giosi oltre, naturalmente, al nostro delfino <strong>con</strong>tornato<br />

da gigli di Francia.<br />

24<br />

Stiamo un po’ qui s<strong>ed</strong>uti,<br />

Francesca! Le due chiese<br />

davanti a noi sono quella dei<br />

Santi Stefano e Niccolao e<br />

quella detta della Miseri-<br />

cordia. Di quest’ultima ve-<br />

dremo più avanti. Alle no-<br />

stre spalle c’è il palazzo<br />

Galeotti, che l’avvocato Leo-<br />

poldo, a cui è intitolata una<br />

via importante di <strong>Pescia</strong>,<br />

donò sul finire dell’Ot-<br />

tocento ai suoi <strong>con</strong>cittadini.


Oh, eccolo! Grazie della disponibilità, direttore, ci guidi lei… saliamo le scale e qua e<br />

là <strong>nel</strong>le varie sale spunta il nostro stemma parlante. Ricamato su vecchi berretti, ma<br />

anche in ferro battuto per marchiare a fuoco e sopra un cofanetto donato ai Regi<br />

Carabinieri e chissà perché depositato <strong>nel</strong> museo.<br />

25


Questo pupazzo nero lo <strong>con</strong>osci? E’ il feroce Saracino costruito <strong>nel</strong> 1608 affinché i<br />

giovani nobili pesciatini potessero partecipare al torneo indetto ogni anno per la festa<br />

di Santa Dorotea. Sullo scudo c’è un bel delfino… hai notato che non ha più l’aspetto<br />

minaccioso di un tempo? Somiglia molto a quelli che abbiamo visto al delfinario di<br />

Riccione, vero? Sai, il Saracino non era stato ideato per girare su se stesso e i <strong>con</strong>-<br />

correnti prendevano tre, due e un punto a se<strong>con</strong>da di quale parte del volto colpivano<br />

26<br />

<strong>con</strong> una lancia appositamen-<br />

te intaccata per reggere<br />

l’urto violento… v<strong>ed</strong>i quelle<br />

righe tracciate orizzontal-<br />

mente? Delimitavano gli<br />

spazi che assegnavano pun-<br />

ti. Chi colpiva <strong>nel</strong>la fronte,<br />

<strong>nel</strong>lo “stellino”, aveva quello<br />

maggiore.


Ha qualcos’altro da farci v<strong>ed</strong>ere, direttore? Cosa c’è in quel cassetto? Che bello! E’ il<br />

gonfalone ottocentesco del Comune. La stoffa è ridotta male, ma il disegno è stupen-<br />

do… sembra fatto ieri… però attenzione, il delfino è rivolto verso la parte sbagliata!<br />

Guarda Francesca, ce n’è uno anche su questa stampa del 1724 di Pierre Mortier e un<br />

altro semi nascosto sulla copia di una visione allegorica di <strong>Pescia</strong>, dipinta dal Vasari,<br />

che si trova <strong>nel</strong> soffitto a cassettoni del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio<br />

in Firenze.<br />

Come? Il tempo è scaduto… grazie per la collaborazione e arriv<strong>ed</strong>erci alla riapertura<br />

ufficiale del Museo!<br />

Appena usciti Paolo e Francesca furono salutati dai rintocchi delle campane<br />

di due chiese vicine: Santo Stefano e San Francesco. Era mezzogiorno per<br />

tutti, e anche per loro. E ciò voleva dire stop alla visita e via a casa, anche<br />

perché la ragazzina era stanca e <strong>con</strong>fusa per tutto ciò che aveva visto e<br />

sentito. Di comune accordo, dunque, padre e figlia decisero di rimandare la<br />

fine della visita al giorno successivo.<br />

27


CERCANDO IL DELFINO<br />

Parte se<strong>con</strong>da<br />

28<br />

Riprendiamo la ricerca da<br />

dove l’avevamo lasciata, dal<br />

Museo… facciamo pochi passi<br />

e, in Piazza Obizi troviamo un<br />

altro stemma parlante, è<br />

quello dei Cardini, v<strong>ed</strong>i come<br />

è ben ri<strong>con</strong>oscibile? Ora entriamo<br />

in Piazza Mazzini, un<br />

tempo detta Piazza Grande.<br />

Questo bel palazzo in pietra<br />

serena è il Comune, il luogo<br />

dove si prendono le decisioni<br />

utili per amministrare la<br />

Città… ma queste cose, Francesca,<br />

già le sai… forse invece<br />

non sai che dal Trecento<br />

alla metà dell’Ottocento qui<br />

hanno lavorato e dimorato i<br />

Vicari Regi, cioè i giudici, e<br />

per questo motivo l’<strong>ed</strong>ificio è<br />

chiamato Palazzo del Vicario.<br />

E che qui si amministrasse da


tanto tempo la giustizia lo dimostrano gli stemmi sulla facciata, lasciati dai vicari spe-<br />

cialmente <strong>nel</strong> Quattrocento. Guarda quanti ce ne sono, su tutti, oltre alle insegne di<br />

Firenze, di famiglia e la croce del popolo, sono scolpiti dei piccoli delfini!<br />

Prima di salire le scale diamo un’occhiata alla Cappella dei caduti appena restaurata…<br />

c’è un delfino dipinto <strong>nel</strong>la<br />

nicchia della Vittoria Alata…<br />

è la scultura di Libero<br />

Andreotti, quello della gipsoteca!<br />

E altri tre sono negli<br />

affreschi del soffitto.<br />

Usiamo la bella scala esterna<br />

e passiamo sotto l’arco,<br />

anche questo restaurato di<br />

recente… i delfini si sprecano,<br />

ma prima di entrare in<br />

Comune ne va trovato uno,<br />

che tra l’altro manca dall’elenco,<br />

e che ho scoperto<br />

per caso l’altro giorno.<br />

Dobbiamo prendere a destra e attraversare il ballatoio, poi passiamo due porte…<br />

eccoci! V<strong>ed</strong>i, sulla sinistra c’è pure la data, ma è incompleta 147(?)... <strong>ed</strong> è girato dalla<br />

parte opposta, chissà perché!<br />

29


Ora andiamo <strong>nel</strong> Palazzo Comunale… c’è un delfino anche sopra il portone d’ingresso!<br />

Buon giorno! Possiamo visitare le stanze aperte al pubblico? Sì? Grazie!<br />

Saliamo le scale <strong>ed</strong> entriamo <strong>nel</strong>la sala <strong>con</strong>siliare.<br />

Guardati intorno Francesca, da ogni parte v<strong>ed</strong>rai dei<br />

delfini: sulla spalliera delle poltrone, sulla tela che<br />

copre il camino e sulle pareti della sala. Ce n’è uno,<br />

naturalmente, anche sul vecchio gonfalone,… là a sini-<br />

stra dentro la teca.<br />

Guarda questo aggeggio di ottone <strong>con</strong> inciso il nostro<br />

emblema! Sai cos’è? E’ una bussola… ma non ti <strong>con</strong>-<br />

fondere… è un <strong>con</strong>tenitore che serviva fin dal<br />

m<strong>ed</strong>ioevo per le votazioni. I membri del <strong>con</strong>siglio<br />

esprimevano il loro parere segretamente mettendo<br />

<strong>nel</strong>la bussola un fagiolo nero se erano favorevoli o<br />

uno bianco in caso <strong>con</strong>trario. Forte, no? Ora questo<br />

30


strumento non si usa più.<br />

Scendiamo al primo piano… accanto alla portineria c’è la sala d’aspetto <strong>con</strong> il gonfalo-<br />

ne attuale, guarda, rispecchia f<strong>ed</strong>elmente quanto dettato dal decreto governativo:<br />

“Delfino rosso in campo d’argento e corona a sette punte visibili d’oro”. Sopra c’è la<br />

corona comunale. Fotografiamolo bene!<br />

31<br />

Prima di uscire diamo un’occhiata<br />

a quella lunetta dipinta…<br />

Domenico Buonvicini, ritratto <strong>con</strong><br />

un rametto di gelso bianco in ma-<br />

no, sembra osservarci e quasi a<br />

dirci, come recitano le parole di-<br />

pinte, la sua f<strong>ed</strong>eltà alla Terra del<br />

Delfino! Il gelso bianco <strong>con</strong>tribuì<br />

alla ricchezza e<strong>con</strong>omica di <strong>Pescia</strong>…<br />

ma questa e un’altra storia.<br />

La visita è finita… salutiamo e ringraziamo<br />

l’usciere!<br />

Torniamo in Piazza… hai visto quante foto abbiamo fatto? Per fortuna che abbiamo la<br />

macchina digitale!<br />

Francy, sai che ci siamo dimenticati il delfino più in vista? Girati verso la facciata…<br />

acqua… fuochino, fuochino… fuoco, fuoco, fuoco! Sì, è sulla bandiera comunale, che<br />

sventola insieme al tricolore e a quella europea!


Prima di <strong>con</strong>tinuare <strong>con</strong> la Piazza, ti voglio far v<strong>ed</strong>ere una chiesa in Ruga degli<br />

Orlandi, che di solito è chiusa… oh, che fortuna… c’è il portone appena socchiuso…<br />

deve esserci qualcuno che lavora! Sai che chiesa è questa? E’ la Santissima<br />

Annunziata… la chiesa dove sono stato battezzato! Sopra il portone d’ingresso c’è la<br />

statua di San Paolo Apostolo… dentro è bellissima!<br />

Permesso? Buon giorno… vorrei far v<strong>ed</strong>ere a mia figlia l’interno… solo un minuto!<br />

Guarda, Francesca, è splendida vero? Là in fondo, dietro l’altar maggiore c’è la gran-<br />

de tela in cui si scorge la nostra città <strong>con</strong> i suoi rappresentanti genuflessi in atto di<br />

invocare la Madonna che campeggia in alto, mentre dei popolani portano aiuto ai col-<br />

piti dalla peste del 1631, quella ricordata dal Manzoni nei Promessi Sposi… lo studie-<br />

rai alle superiori!<br />

La storia di questa chiesa è molto complessa… magari te la rac<strong>con</strong>to un’altra volta…<br />

però guarda cosa campeggia sopra il dipinto… sì un delfino grandissimo… in gesso, <strong>con</strong><br />

la doppia corona. E’ dei primi anni del ‘700.<br />

Usciamo… saluta! Buon giorno e grazie!<br />

32


33<br />

Ora ritorniamo in Piazza, però prima ti<br />

voglio far v<strong>ed</strong>ere un affresco piuttosto<br />

recente <strong>con</strong> un piccolo delfino… giriamo a<br />

destra… e poi ancora a destra… sotto il<br />

passaggio fra la chiesa e la canonica c’è<br />

un’Annunciazione… la Madonna è simile a<br />

quella dipinta da Michelangelo <strong>nel</strong>la<br />

Cappella Sistina!<br />

Colui che l’ha dipinta ha usato davvero<br />

poca fantasia!


Eccoci nuovamente in Piazza… girati un attimo verso il Comune e guarda la torre del-<br />

l’orologio detta una volta “oriolo” e colui che lo ricaricava “temperatore”. Riesci a scor-<br />

gere il delfino a banderuola simile a quello della Porta Fiorentina? Lo v<strong>ed</strong>i? Bene!<br />

Attraversiamo… là c’è l’Arci<strong>con</strong>fraternita di Misericordia, che rappresenta la più anti-<br />

ca istituzione di beneficenza pesciatina. Fu fondata addirittura cinque secoli fa, <strong>nel</strong><br />

1506 e ha come stemma una “M” gotica sormontata da una croce. Il suo scopo era di<br />

assistere e <strong>con</strong>fortare gli infermi e i bisognosi e di lavare, vestire e seppellire i morti.<br />

La sua prima s<strong>ed</strong>e fu l’oratorio attiguo alla chiesa di Santo Stefano… la chiesetta che<br />

abbiamo visto prima, poi la Compagnia si riformò verso la metà dell’Ottocento scegliendo<br />

la propria s<strong>ed</strong>e nei locali accanto a San Francesco; <strong>nel</strong> 1906 fu deciso di trasferirla<br />

in Piazza. Devi sapere però che questo palazzo è molto antico e fu costruito<br />

<strong>nel</strong> Trecento dagli sp<strong>ed</strong>alieri di Altopascio.<br />

34


Chi<strong>ed</strong>iamo il permesso <strong>ed</strong> entriamo… toh un primo del-<br />

fino qui sulla sinistra! Ora saliamo questa caratteristi-<br />

ca scala di legno… v<strong>ed</strong>i com’è bello il gonfalone? Su di<br />

esso vi sono due scudi, quello di destra, diviso, <strong>con</strong> i<br />

simboli della Misericordia e dell’Ordine Francescano e<br />

l’altro col nostro delfino. Sotto una finestra della<br />

splendida stanza del Magistrato ec<strong>con</strong>e un altro <strong>con</strong> la<br />

coda arricciolata… curioso no?<br />

Fatte le foto? Bene, ringraziamo i vigili per la collaborazione<br />

e usciamo.<br />

35


Vorrei proseguire lungo questo marciapi<strong>ed</strong>e… perché? Perché dobbiamo fare appena<br />

dieci passi per trovare un altro dei nostri emblemi. Fa parte dell’insegna di questo<br />

negozio <strong>ed</strong> è in ceramica... sembra uscita dalla bottega dei Della Robbia! Sai chi erano<br />

i Della Robbia? Era una famiglia fiorentina che dai primi del Quattrocento alla fine<br />

del Cinquecento creò straordinarie opere usando la particolare tecnica della terracot-<br />

ta invetriata. Purtroppo il nostro delfino è un’opera moderna, ma così bello e colorato<br />

fa veramente un grande effetto, vero?<br />

Facciamo altri venti metri e, sulla facciata affrescata di un palazzo, di delfini ce ne<br />

sono altri quattro… ma a testa in giù!<br />

36


Proseguiamo… in fondo alla Piaz-<br />

za c’è un negozio di alimentari<br />

bellissimo. E’ tutto in “Liberty”,<br />

uno stile tipico di fine Ottocento<br />

e primo Novecento, pieno di giri-<br />

gogoli e svolazzi perché si ispira-<br />

va al mondo floreale.<br />

Guarda Francesca cosa c’è in<br />

vetrina… un altro delfino… questa<br />

volta fatto di solo pane! E’ straordinario,<br />

no? V<strong>ed</strong>i il panneggio?<br />

Sono i colori dei rioni, che insieme<br />

al delfino rappresentano il<br />

saluto del proprietario al prossimo<br />

Palio. Complimenti, è stata<br />

proprio una bella idea!<br />

37


Hai fatto caso, Francy, che sui numeri civici, come sulle targhe stradali c’è sempre<br />

un piccolo delfino? Le targhe stradali della città sono state cambiate <strong>con</strong> la fine della<br />

se<strong>con</strong>da guerra mondiale… ma quella di via Santa Maria, nei pressi della Madonna di<br />

Piè di Piazza, ha qualcosa in più. Lo v<strong>ed</strong>i?... il fascio littorio… si tratta di una targa<br />

dimenticata, come quella di vicolo Sant’Antonio, zona<br />

osp<strong>ed</strong>ale. Curioso, no?<br />

Attenzione! Guarda<br />

dentro la bacheca <strong>con</strong><br />

gli orari dei treni, al<br />

di là della Piazza… sì,<br />

un altro piccolo delfi-<br />

no. Questo ancora ci<br />

mancava, vero?<br />

38


Attraversiamo piazza del mercato, più nota a noi pesciatini come “Piazza del Grano”.<br />

Questo un tempo era il chiostro del <strong>con</strong>vento di Santa Maria Nuova, <strong>nel</strong>la cui ala sud<br />

fu costruito questo grande palazzo per adibirlo a Scuola Tecnica (1875). I locali sono<br />

rimasti per finalità <strong>ed</strong>ucative fino a una trentina di anni fa, poi si è ins<strong>ed</strong>iata l’Azienda<br />

Sanitaria Locale.<br />

Entriamo in piazza XX Settembre e diamo<br />

un’occhiata al palazzo. Sei stanca Francy?<br />

Dai che fra poco ci metteremo a s<strong>ed</strong>ere.<br />

Guarda cosa c’è <strong>nel</strong>la parte centrale del sof-<br />

fitto… un delfino dipinto di celeste. Sarà<br />

quello originale? Non lo so, però da quanto è<br />

messo male…<br />

39


cendio procurato dai lucchesi<br />

<strong>nel</strong> 1281.<br />

Poi ci sono gli statuti del 1339<br />

e successivi. Gli statuti sono<br />

una raccolta di regolamenti<br />

che i cittadini dovevano rispettare<br />

<strong>nel</strong> loro vivere quotidiano.<br />

Per chi sbagliava le<br />

pene erano severissime! Qui<br />

sono depositati anche i documenti<br />

antichi dei comuni di<br />

Montecarlo e di Vellano.<br />

Hai visto, l’ingresso all’Archivio<br />

è libero, basta un docu-<br />

40<br />

Oh… finalmente ci riposeremo in un<br />

<strong>ed</strong>ificio molto accogliente! Passiamo da<br />

uno dei varchi aperti <strong>nel</strong>la balaustra in<br />

ferro battuto, guarda, anch’essa <strong>con</strong><br />

dei piccoli delfini.<br />

Entriamo… dunque, ti sei mai chiesta<br />

dove sono custoditi i documenti più<br />

antichi di <strong>Pescia</strong>? Sono qui, in questo<br />

palazzo che era nato come Casa del<br />

Fascio e che ora è adibito ad Archivio<br />

di Stato. Il nome lo dice, è il luogo protetto<br />

dove <strong>con</strong>fluis<strong>con</strong>o tutti i documenti<br />

ufficiali sia del nostro Comune,<br />

che di altre istituzioni pubbliche.<br />

Il documento più antico che vi è <strong>con</strong>servato<br />

risale al 1298 <strong>ed</strong> è una pergamena<br />

in cui vengono stabiliti i <strong>con</strong>fini<br />

fra <strong>Pescia</strong> e Uzzano. <strong>Quelli</strong> prec<strong>ed</strong>enti<br />

a tale data vennero distrutti <strong>nel</strong>l’in


mento d’identità… questo è un mondo fantastico poco <strong>con</strong>osciuto dai pesciatini, ma che<br />

andrebbe visitato e <strong>con</strong> molta calma, fallo presente ai tuoi compagni! Gli impiegati,<br />

tutti gentili e preparati, sono a nostra disposizione… e ora approfittiamone per ciò<br />

che ci interessa.<br />

Questo è il delfino più antico <strong>con</strong>tenuto <strong>nel</strong>le carte qui <strong>con</strong>servate, è del 1383… hai<br />

notato? Ha il muso rivolto verso destra perché funge da capolettera, cioè da prima<br />

lettera della pagina. Ti spiego meglio… quello a cui è attorcigliato non è un palo, ma la<br />

maiuscola della lettera “I”… la pagina, infatti, comincia <strong>con</strong> “In nomine Cristi amen. Hic<br />

est liber…”.<br />

E ora chi<strong>ed</strong>iamo in visione un libro preziosissimo del 1750, che <strong>con</strong>tiene tutti gli stem-<br />

mi a colori della settecentesca nobiltà pesciatina… guar-<br />

da che bello… rilegato in cuoio e borchiato in ottone.<br />

Sulla prima coperta c’è lo stemma in bronzo del grandu-<br />

ca Francesco Stefano di Lorena, colui che promulgò il<br />

regolamento sulla nobiltà. Sai perché lo fece? Perché<br />

troppe persone dichiaravano di essere nobili senza che<br />

in realtà ne avessero i titoli.<br />

Sull’altra coperta del librone c’è il nostro stemma par-<br />

lante. Ora sfogliamolo <strong>con</strong> molta cura… ecco il delfino a<br />

colori… ARME DELLA CITTA’ DI PESCIA, arme significa<br />

stemma. V<strong>ed</strong>i com’è cambiato? Però ha ancora le<br />

squame!<br />

Nell’elenco del professore è riportato anche il<br />

documento n. 1248, chi<strong>ed</strong>iamolo in visione! Si<br />

tratta di un registro, iniziato <strong>nel</strong>l’anno 1600, in<br />

cui venivano segnate le entrate e le uscite relative<br />

alla Madonna di<br />

Piè di Piazza, quella vista<br />

prima, il cui interno<br />

è bellissimo. V<strong>ed</strong>i?<br />

Sulla copertina, molto<br />

sciupata, c’è lo stemma<br />

m<strong>ed</strong>iceo <strong>con</strong> ai lati<br />

due delfini!<br />

41


Prima di uscire <strong>con</strong>sultiamo e fotografiamo i documenti comunali più recenti, <strong>con</strong>fron-<br />

tando tra loro i delfini che a mano a mano ci capitano sotto gli occhi… guarda <strong>con</strong> il<br />

tempo quante volte sono cambiati! E non solo il “pesce”, ma anche la corona che lo sor-<br />

monta… una vera curiosità.<br />

Dopo questo ce ne andiamo vero? E ringrazieremo per la straordinaria collaborazione!<br />

Anno 1850<br />

Stemma dei Lorena<br />

Anno 1859 Anno 1861 Anno 1889<br />

Anno 1899 Anno 1900 Anno 1905 Anno 1910<br />

Anno 1911 Anno 1915 Anno 1929 Anno 1929<br />

Anno 1934 Anno 1943 Anno 1945 Anno 1950<br />

43


spegnimento degli incendi,<br />

da cui successivamente<br />

sarebbe nato il Corpo<br />

dei Vigili del Fuoco.<br />

Francesca, guarda cosa<br />

c’è in alto sulla facciata,… dai… sopra la scritta… il delfino<br />

bello rosso!<br />

L’entrata è libera… via su per le scale! Ecco, siamo arrivati<br />

alla grande sala piena di trofei e di cimeli dove spicca<br />

il vessillo ufficiale… è un po’ malandato perché vecchio<br />

e glorioso… chissà quante sfilate ha fatto!<br />

44<br />

Proseguiamo la ri-<br />

cerca… ecco la Pub-<br />

blica Assistenza! Sai<br />

di cosa si tratta? E’<br />

un’associazione umanitaria<br />

fondata <strong>nel</strong><br />

1892 che per tanti<br />

anni ha rivaleggiato<br />

<strong>con</strong> la Misericordia<br />

<strong>nel</strong> soccorso dei<br />

malati e degli infermi.<br />

Ora questa competizione<br />

si è molto<br />

attenuata, ma per<br />

fortuna il servizio<br />

prestato da entrambe<br />

le associazioni è<br />

ancora ottimo!<br />

Si deve alla Pubblica<br />

Assistenza la creazione<br />

di un gruppo di<br />

giovanotti temerari<br />

specializzato <strong>nel</strong>lo


45<br />

Prima di lasciare l’<strong>ed</strong>ificio diamo un’occhia-<br />

ta al vessillo più antico, quello della fonda-<br />

zione, 1892, molto bello!<br />

Ora scendiamo… guarda alle pareti… su<br />

ogni documento c’è un delfino! Quello più<br />

importante spicca sul gagliardetto del<br />

Gruppo Moto Ciclisti… buffa la scritta,<br />

vero?<br />

Siamo quasi in strada… toh, ce n’è un altro<br />

stilizzato sulla lapide del centenario…<br />

guarda come è buffo… è tutto un programma!


46<br />

Prima di salire fino alla Biblioteca<br />

Comunale, facciamo un visita velo-<br />

cissima alla s<strong>ed</strong>e del Rione San<br />

Michele che ci rimane di strada. Lì<br />

c’è depositato il grande delfino,<br />

scolpito <strong>nel</strong> 1999, che viene instal-<br />

lato sul carro, a onore di <strong>Pescia</strong>, il<br />

giorno in cui si svolge il Palio…<br />

guarda quanto è bello! E’ tutto di<br />

legno… un autentico capolavoro,<br />

non cr<strong>ed</strong>i?<br />

C’è anche il gonfalone della Compagnia<br />

Arcieri, il delfino serra<br />

<strong>nel</strong>la coda un fascio di frecce! Gli<br />

arcieri, in rappresentanza dei propri<br />

rioni, si sfidano una volta all’anno<br />

<strong>ed</strong> esattamente la prima domenica<br />

di settembre per aggiudicarsi<br />

il Palio su cui è sempre dipinta l’immagine<br />

del delfino.


Bene… ora saliamo un po’… dai, forza che siamo all’ultima tappa! Ecco la Biblioteca<br />

Comunale… sai, questa villa, che ora custodisce un notevole patrimonio librario e di<br />

carte antiche, venne acquistata <strong>nel</strong> 1795 dal grande studioso svizzero Sismondi, il<br />

quale la chiamò Valchiusa.<br />

Entriamo in silenzio… qui si viene per <strong>con</strong>sulta-<br />

re e per studiare… buon giorno, vorremmo<br />

v<strong>ed</strong>ere <strong>ed</strong> eventualmente fotografare i documenti<br />

riportati in questo elenco, grazie.<br />

Come dice? Ci vuole un po’ di pazienza? Non ci<br />

sono problemi, vero Francy?<br />

Per prima cosa dovreste avere in deposito un<br />

libro del 1961 intitolato “<strong>Pescia</strong> e il suo territorio<br />

<strong>nel</strong>la storia <strong>nel</strong>l’arte e <strong>nel</strong>le famiglie”,<br />

gli autori sono Michele Cecchi e Enrico Coturri…<br />

se c’è vorremmo v<strong>ed</strong>erlo. Eccolo… è un<br />

volume pieno zeppo di notizie sulla storia di<br />

<strong>Pescia</strong> e ha una copertina speciale… c’è un<br />

delfino dorato.<br />

Ora vorremmo v<strong>ed</strong>ere il documento 1-A-90, un manoscritto del 1699 di Bartolomeo<br />

Antonio Buonvicini… grazie. Oh è arrivato, trattiamolo <strong>con</strong> molta cura… sulla se<strong>con</strong>da<br />

pagina di copertina c’è il nostro emblema, che l’autore ha disegnato come un mostro<br />

marino… e il fatto potrebbe lasciarci dei dubbi se non vi fosse scritto in stampatello<br />

D E L F I N O !<br />

Guarda, oltre al<br />

nostro emblema<br />

ci sono disegnati<br />

gli stemmi e<br />

una piccola descrizione<br />

delle<br />

famiglie nobili<br />

pesciatine, interessante,<br />

non<br />

c’è che dire!<br />

47


E per ultimo chi<strong>ed</strong>iamo in visione un post incunabolo. Io so perché mi guardi <strong>con</strong> aria<br />

perplessa Francy, ma quella che ho detto non è una parolaccia… devi sapere che i primi<br />

libri a caratteri mobili vennero stampati dal t<strong>ed</strong>esco Gutemberg <strong>nel</strong> 1455 e che que-<br />

sti presero il nome di incunaboli mentre quelli <strong>ed</strong>iti <strong>nel</strong> Cinquecento venivano chiama-<br />

ti cinquecentine, <strong>nel</strong> Seicento seicentine e così via. Poiché il libro che prenderemo in<br />

visione è del 1505 può essere chiamato sia cinquecentina, sia post incunabolo, “post”<br />

in latino vuol dire dopo.<br />

Dunque… <strong>nel</strong>l’ultima pagina ci dovrebbe essere quello che cerchiamo… eccolo! Il delfi-<br />

no… che è diventato il simbolo <strong>ed</strong>itoriale di Ser Piero Pacini, un notaio pesciatino che<br />

faceva stampare i libri a Firenze. Bisogna sapere però che a <strong>Pescia</strong> i libri si stampa-<br />

vano già <strong>nel</strong> 1486, un fatto a dir poco straordi-<br />

nario. Era come dire oggi avere <strong>nel</strong>la nostra<br />

città un grande centro informatico… una inter-<br />

net pesciatina.<br />

Ci pensi?<br />

Con questo, Francesca,<br />

abbiamo visionato<br />

e fotografato<br />

tutto il possibile,<br />

dunque ringraziamo<br />

la preziosa<br />

bibliotecaria<br />

per la collaborazione<br />

e incamminiamoci<br />

verso casa!<br />

Ok?<br />

La pacifica caccia al delfino, o come si usa dire oggi il “dolphin watching”, per<br />

Paolo e Francesca finiva lì. I loro sentimenti? Grande soddisfazione per le due<br />

giornate fantastiche sia dal punto di vista culturale, sia da quello degli affetti.<br />

Erano infatti abbastanza rari i momenti in cui padre e figlia si trovassero<br />

insieme da soli per così tanto tempo e in perfetta armonia. La scorpacciata di<br />

delfini però non era finita, perché a casa rimanevano da esaminare le altre<br />

carte… e chissà di interessante cosa poteva saltare ancora fuori!<br />

48


Ok, siamo all’ultimo<br />

atto! Guardiamo atten-<br />

CERCANDO IL DELFINO<br />

Parte finale<br />

tamente il <strong>con</strong>tenuto<br />

della cartella!<br />

Delfini, delfini, e ancora<br />

delfini… mettiamoli<br />

sopra il tavolo, così ce<br />

li gustiamo meglio!<br />

Sembra di essere in<br />

alto mare! Guarda<br />

che strani… e che<br />

belli! L’uno diverso<br />

dall’altro, se<strong>con</strong>do il<br />

gusto e l’abilità dell’artista.<br />

Anche le<br />

corone hanno subito<br />

lo stesso trattamento…<br />

o non ci<br />

sono, oppure sono<br />

state realizzate<br />

<strong>con</strong> fantasia<br />

e, la maggior<br />

parte, sen-za<br />

tenere <strong>con</strong>to delle regole araldiche, che grazie al professore ora <strong>con</strong>osciamo.<br />

Guarda, hanno usato il Delfino per i fini più disparati… forse per il suo aspetto gradevole,<br />

o forse per l’attaccamento alla propria città come dimostriamo noi di “<strong>Pescia</strong><br />

<strong>nel</strong> Cuore” o più probabilmente per entrambi i motivi, giusto Francesca?<br />

Ricordati bene questi <strong>con</strong>cetti… potrebbero esserti utili quando farai v<strong>ed</strong>ere la raccolta,<br />

oltre ai tuoi compagni, anche agli insegnanti!<br />

49


Delfino di Francia<br />

53


E così padre e figlia giunsero al termine dell’avventura, ma il loro lavoro non<br />

poteva finire in un cassetto o peggio ancora in soffitta; <strong>con</strong>vennero invece<br />

che <strong>con</strong> esso avrebbero potuto preparare un “pranzetto di cultura” appetibile<br />

per tutti i pesciatini.<br />

“Immaginiamoci una tavola imbandita, - disse Paolo <strong>con</strong> l’aria del grande chef –<br />

come primo piatto offriamo il materiale del professore, per se<strong>con</strong>do le tante<br />

immagini e come dessert le didascalie… ecco, – soggiunse ancora – il gioco è<br />

fatto, o meglio, il pranzo è servito!”<br />

Poi, tanto per restare in tema culinario, riprese: “Chissà quante persone gradiranno<br />

questo menù! E che mangiata di delfini si faranno!”<br />

Se<strong>con</strong>do il nostro <strong>amico</strong> poi, si sarebbe aperta una pacifica caccia ai cetacei<br />

non compresi <strong>nel</strong>la pubblicazione, grazie alla quale un altro bel gruppetto<br />

sarebbe saltato fuori dal mare dell’anonimato.<br />

“Dovremo essere pronti ad accogliere le segnalazioni che ci perverranno e a catalogare<br />

i nuovi arrivati, per poi immetterli <strong>nel</strong> nostro fantastico delfinario. Vero<br />

Francy?” - <strong>con</strong>cluse Paolo tutto soddisfatto.<br />

E la ragazzina che fino ad allora, pur sospettando sulla eccezionale preparazione<br />

del padre, aveva soprattutto ascoltato, pronunciò una frase che sintetizzava<br />

il fine ultimo della ricerca. “Si babbo – disse divertita – purché non<br />

ci parlino di delfini <strong>nel</strong>la <strong>Pescia</strong>!”<br />

All’attento lettor poche parole!<br />

FINE<br />

54


CONSULENZA ARALDICA<br />

Mario Biagioni<br />

INIZIATIVA PROMOSSA DA<br />

“<strong>Quelli</strong> <strong>con</strong> <strong>Pescia</strong> <strong>nel</strong> Cuore”<br />

SI RINGRAZIA PER LA COLLABORAZIONE<br />

Amministrazione Comunale, Archivio di Stato sez. <strong>Pescia</strong>,<br />

Arci<strong>con</strong>fraternita di Misericordia, A.S.L. n. 3, Biblioteca Comunale,<br />

Curia Vescovile, Musei Civici e Pubblica Assistenza<br />

Renzo Angeli, Francesco Bellandi, Marco Bertini, Publio Biagini, Alessandro <strong>Birindelli</strong>,<br />

Cesare Bocci, Ben<strong>ed</strong>etto Bonazzi, Marco Braccini, Massimo Braccini, Antonio Di Grazia,<br />

Daniela Ghera, Paolo Guidi, Giovanna Lazzerini, Mario Losi, Vittorio Maggi, Galileo Magnani,<br />

Claudia Massi, Franco Menetti, Alberto Maria Onori, Simona Papini,<br />

Pier Paolo Pellegrini, Sergio Ricciarelli, Pierangelo Salani, Giovanni Salvadori,<br />

Paola Silvestrini, Claudio Stefa<strong>nel</strong>li, Ulisse Tuberi, Am<strong>ed</strong>eo Valbonesi e Roberto Vezzani.<br />

UN RINGRAZIAMENTO PARTICOLARE A<br />

Mauro Pallini e Paolo Vitali<br />

PUBBLICAZIONE RESA POSSIBILE GRAZIE AL CONTRIBUTO DI<br />

COMUNE DI PESCIA<br />

Assessorato alla Cultura<br />

di Nicola e Silvia Gentili<br />

AGENzIA DI ASSICURAzIONI<br />

Montecatini Terme<br />

Tel. 0572 78953 - win<strong>con</strong>s@tin.it<br />

<strong>Pescia</strong><br />

0572 490146 - gentilipescia@gmail.com<br />

55<br />

Serena Fantozzi<br />

per<br />

Badia Pozzeveri - Altopascio (Lucca)


Finito di stampare<br />

<strong>nel</strong> mese di Ottobre 2010<br />

dalla Tipolito Vannini<br />

Buggiano (Pistoia)<br />

La riproduzione dei documenti <strong>con</strong>servati all’Archivio di Stato - Sezione di <strong>Pescia</strong> è stata <strong>con</strong>cessa<br />

<strong>con</strong> Aut. Min. n. 334/IX-4-1 del 25-06-2010<br />

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