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dicembre 2011 - I Siciliani giovani

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LINGUAGGIO<br />

www.isiciliani.it<br />

“Anvedi er spread!”<br />

Tanto per capirci<br />

Berlusconi? Vive e lotta<br />

insieme a noi. Se<br />

non col suo governo,<br />

certo coi suoi modi di<br />

pensare. E di parlare.<br />

La Neolingua di Orwell<br />

è già arrivata...<br />

di Riccardo De Gennaro<br />

Ora che il governo Berlusconi è morto<br />

e, molto probabilmente, non risorgerà<br />

(è una fase storica che si è<br />

chiusa), la cosa più urgente sarebbe riparare<br />

i guasti provocati dal “berlusconismo”.<br />

Compito enorme, ma non<br />

impossibile. Bisogna ripartire dal linguaggio,<br />

cioè da zero, restituire valore<br />

e nitore alle parole, asservite in questi<br />

anni alla falsità e alla menzogna. Le<br />

parole della politica sono stata svuotate<br />

di significato, deprivate di spessore,<br />

sottoposte a un processo di “decostruzione”<br />

semantica che permette al falso<br />

di subentrare al vero.<br />

Come sappiamo, la prima istituzione<br />

occupata dai regimi “golpisti” è sempre<br />

stata, da quando è nata, la televisione<br />

pubblica: non soltanto per dare la massima<br />

risonanza alla propaganda politica,<br />

ma per imporre una lingua costruita a<br />

loro uso e consumo (la Neolingua, come<br />

in Orwell).<br />

Manipolare le parole significa manipolare<br />

direttamente i pensieri e, di qui, i<br />

rapporti sociali, l’agire individuale e<br />

quello collettivo.<br />

Una delle tecniche più comuni, come<br />

abbiamo verificato, è costruire falsità con<br />

parole di cui chiunque crede di conoscere<br />

il significato per poi ripeterle un numero<br />

di volte talmente elevato da trasformarle<br />

in verità (credenze) condivise.<br />

“L’usurpazione, il furto delle parole, è<br />

un fenomeno lento, progressivo e ricorrente”,<br />

ha scritto Gianrico Carofiglio in<br />

un suo recente saggio intitolato “La manomissione<br />

delle parole”.<br />

In esso si ricorda un passo di Tucidide<br />

sulla guerra civile di Corfù del V secolo<br />

a.C.: “Cambiarono a piacimento il significato<br />

consueto delle parole in rapporto<br />

ai fatti”. Perlomeno di quelle più “pericolose”.<br />

La parola giustizia, la parola libertà, la<br />

parola cittadino, la parola società, la parola<br />

antimafia sono le prime a essere “disinnescate”<br />

ed espropriate del loro “potenziale<br />

civile”.<br />

È un’operazione propria dei regimi dittatoriali<br />

o semi-dittatoriali, come è stato<br />

l’esecutivo Berlusconi che ha governato<br />

a colpi di decreti legge e voti di fiducia,<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 88<br />

esautorando il Parlamento, un governo<br />

che assumeva le decisioni più delicate<br />

non a Palazzo Chigi ma nei palazzi privati<br />

del presidente del consiglio, come se<br />

la cosa pubblica fosse cosa sua.<br />

Il lessico “tecnico”, benché ideologico,<br />

del governo Monti, che non fa ricorso ad<br />

aneddoti privati o a barzellette per<br />

“sdrammatizzare” il concetto di crisi e<br />

capovolgere il senso del discorso, garantisce<br />

per fortuna una prima pulizia della<br />

parola (e dell’immagine) della politica.<br />

A dispetto dei tiggì<br />

A dispetto dei telegiornali e delle trasmissioni<br />

berlusconiane che insistono<br />

sulla conservazione di un mondo che è<br />

crollato, il cambiamento del linguaggio<br />

e, più in generale, della comunicazione<br />

del governo ha consentito un allentamento<br />

della cappa di menzogna con cui il<br />

Grande Illusionista soggiogava il Paese.<br />

Si tratta di un primo passo, ma insufficiente.<br />

Il rischio è di passare da un azzeccagarbugli<br />

a un altro azzeccagarbugli,<br />

uno che ai fini del controllo e della manipolazione<br />

dell’opinione pubbblica ricorre<br />

all’uso di tecnicismi, anglicismi, statistiche<br />

facilmente orientabili, ovvero al<br />

“verbo” del capitale.<br />

Che cosa sono lo spread, il default, il<br />

rating, se non nuove parole-trappola, che<br />

possono avvelenare la lingua forti del<br />

loro contenuto di oscura violenza?<br />

“Colpa dello spread”, dice già l’uomo<br />

dello strada. Occorrono la massima semplicità<br />

e chiarezza.

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