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PARTE III L’età della polis<br />
CAPITOLO 10 <strong>Erodoto</strong><br />
ONLINE 115<br />
T9<br />
Un esempio di invidia divina: l’anello di <strong>Policrate</strong><br />
<strong>Erodoto</strong>, 3, 39; 40-43<br />
OGUIDA ALLA LETTURA<br />
ltre a quello di Creso, un altro celebre episodio dalla forte coloritura tragica sullo<br />
sconcertante rapporto che intercorre fra la divinità e un uomo molto ricco<br />
e potente riguarda il tiranno di Samo <strong>Policrate</strong> che, per una serie di fortunate circostanze,<br />
in breve tempo era riuscito ad accumulare una grande fortuna ed un potere<br />
altrettanto vasto. Poiché la buona sorte sembrava non volerlo abbandonare e il<br />
suo benessere aumentava sempre più, il sovrano egizio Amasi, a lui legato da vincoli<br />
d’ospitalità, ritenne prudente consigliargli di stornare l’invidia della divinità sacrificando<br />
qualcosa di molto caro e prezioso, così da procurarsi egli stesso una sventura<br />
e, quindi, un’equilibrata alternanza di eventi fausti e infausti, più consona alla<br />
natura umana. <strong>Policrate</strong> accettò di buon grado il consiglio, e gettò in alto mare<br />
un anello a lui carissimo, ma esso, per una circostanza estremamente fortuita, pochi<br />
giorni dopo venne ritrovato. La notizia, giunta ad Amasi, indusse quest’ultimo<br />
a rompere l’amicizia con <strong>Policrate</strong>: egli riteneva, infatti, ormai imminente una disastrosa<br />
fine per l’amico e non voleva esserne coinvolto emotivamente. E puntualmente,<br />
come il sovrano egizio aveva previsto, lo fqovno" divino travolse di lì a poco<br />
il tiranno di Samo, che nel 522 a.C. fu attirato in un tranello e fatto crocifiggere dal<br />
satrapo persiano Orete (la tragica fine di <strong>Policrate</strong> è narrata da <strong>Erodoto</strong> nei capp.<br />
120-125 del libro III).<br />
L’equazione “ricchezza eccessiva = rovina” trovava la sua matrice concettuale nella<br />
cultura delfica, la cui ammonizione al «mai nulla di troppo!», incisa sul frontone<br />
del tempio di Apollo a Delfi, costituiva il cardine di una precisa visione etico-religiosa<br />
dell’esistenza. <strong>Erodoto</strong> appare però attestato su posizioni più arretrate rispetto all’interpretazione<br />
più progredita che tale ammonimento delfico aveva già trovato nella<br />
cultura greca continentale tramite Solone ed Eschilo, dato che in lui è ancora<br />
l’o[lbo", la prosperità in quanto tale, ad attirare il malevolo sguardo del dio e a creare,<br />
quasi di conseguenza, le premesse per la rovina del suo possessore, pur se quest’ultimo<br />
ne fa un uso moderato.<br />
In margine al valore didattico che l’episodio dell’anello di <strong>Policrate</strong> riveste nella<br />
cultura greca del V secolo a.C., va notato che l’argomento (un oggetto prezioso<br />
smarrito e recuperato contro ogni speranza) è un tema diffuso nella novellistica popolare<br />
(Bacchilide canta un episodio simile nel Ditirambo XVII); la simbologia sottesa<br />
all’atto di gettare un anello tra i flutti rimanda comunque ad un rituale propiziatorio<br />
caratteristico degli stati talassocratici: si pensi al lancio dell’anello in mare,<br />
che costituiva il momento saliente della cerimonia con la quale i dogi veneziani celebravano<br />
il loro ‘matrimonio’ con l’elemento marino, confermando così la potenza<br />
navale della Serenissima.<br />
39 [Polukravth"] e[cwn de; xeinivhn ∆Amavsi tw'/<br />
Aijguvptou basilevi> suneqhvkato,<br />
pevmpwn te dw'ra kai; dekovmeno" a[lla par∆ ejkeivnou. ª3º ∆En crovnw/ de; ojlivgw/<br />
aujtivka tou' Polukravteo" ta; prhvgmata hu[xeto kai; h\n bebwmevna ajnav te th;n<br />
∆Iwnivhn kai; th;n a[llhn ÔEllavda: o{kou ga;r ijquvseie strateuvesqai, pavnta oiJ<br />
ejcwvree eujtucevw". “Ekthto de; penthkontevrou" te eJkato;n kai; cilivou"<br />
toxovta".<br />
39 [<strong>Policrate</strong>] allacciò rapporti di ospitale amicizia con Amasi, re d’Egitto, inviandogli<br />
doni e ricevendone da lui. [3] In breve tempo, la potenza di <strong>Policrate</strong> si<br />
ingrandì e la sua eco si era diffusa per la Ionia e il resto dell’Ellade: dovunque<br />
indirizzasse le sue spedizioni militari, tutto gli riusciva felicemente. Possedeva<br />
cento navi del tipo a cinquanta remi 1 e mille arcieri.<br />
M. Casertano G. Nuzzo | Storia e testi della letteratura greca | © 2011 G. B. Palumbo Editore<br />
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1. Questo tipo di nave è anche<br />
detta pentecontere (o pentecontoro)<br />
dal numero dei remi, distribuiti<br />
in numero di 25 per ciascun<br />
fianco.
PARTE III L’età della polis<br />
CAPITOLO 10 <strong>Erodoto</strong><br />
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Un esempio di invidia divina: l’anello di <strong>Policrate</strong><br />
40 ª1º Kaiv kw" to;n “Amasin eujtucevwn megavlw" oJ Polukravth" oujk ejlavnqane,<br />
ajllav oiJ tou't∆ h\n ejpimelev". Pollw'/ de; e[ti plevonov" oiJ eujtucivh" ginomevnh"<br />
gravya" ej" bublivon tavde ejpevsteile ej" Savmon: «“Amasi" Polukravtei> w|de<br />
levgei. ª2º ÔHdu; me;n punqavnesqai a[ndra fivlon kai; xei'non eu\ prhvssonta,<br />
ejmoi; de; aiJ sai; megavlai eujtucivai oujk ajrevskousi, to; qei'on ejpistamevnw/ wJ"<br />
e[sti fqonerovn. Kaiv kw" bouvlomai kai; aujto;" kai; tw'n a]n khvdwmai to; mevn<br />
ti eujtucevein tw'n prhgmavtwn, to; de; prosptaivein, kai; ou{tw diafevrein to;n<br />
aijw'na ejnalla;x prhvsswn h] eujtucevein ta; pavnta: ª3º oujdevna gavr kw lovgw/ oi\da<br />
ajkouvsa" o{sti" ej" tevlo" ouj kakw'" ejteleuvthse provrrizo", eujtucevwn ta;<br />
pavnta. ª4º Suv nun ejmoi; peiqovmeno" poivhson pro;" ta;" eujtuciva" toiavde.<br />
Frontivsa" to; a]n eu{rh/" ejovn toi pleivstou a[xion kai; ejp∆ w|/ su; ajpolomevnw/<br />
mavlista th;n yuch;n ajlghvsei", tou'to ajpovbale ou{tw o{kw" mhkevti h{xei ej"<br />
ajnqrwvpou". “Hn te mh; ejnalla;x h[dh twjpo; touvtou aiJ eujtucivai toi th' /si pavqhsi<br />
prospivptwsi, trovpw/ tw'/<br />
ejx ejmevo uJpokeimevnw/ ajkevo».<br />
41 ª1º Tau'ta ejpilexavmeno" oJ Polukravth" kai; novw/ labw;n w{ / oiJ eu\ uJpetivqeto<br />
ªoJº “Amasi", ejdivzhto ejp∆ w| / a]n mavlista th;n yuch;n ajshqeivh ajpolomevnw/ tw'n<br />
keimhlivwn, dizhvmeno" d∆ eu{riske tovde. «Hn oiJ sfrhgi;" th;n ejfovree crusovdeto",<br />
smaravgdou me;n livqou ejou'sa, e[rgon de; h\n Qeodwvrou tou' Thleklevo" Samivou.<br />
ª2º ∆Epei; w\n tauvthn oiJ ejdovkee ajpobalei'n, ejpoivee toiavde: penthkovnteron<br />
plhrwvsa" ajndrw'n ejsevbh ej" aujthvn, meta; de; ajnagagei'n ejkevleue ej" to;<br />
pevlago": wJ" de; ajpo; th'" nhvsou eJka;" ejgevneto, perielovmeno" th;n sfrhgi'da<br />
pavntwn oJrwvntwn tw'n sumplovwn rJivptei ej" to; pevlago". Tou'to de; poihvsa"<br />
ajpevplee, ajpikovmeno" de; ej" ta; oijkiva sumforh'/<br />
ejcra'to.<br />
40 Amasi era al corrente di quanto <strong>Policrate</strong> fosse fortunato, e la cosa lo preoccupava;<br />
siccome la buona sorte gli si accresceva in misura sempre maggiore, inviò<br />
a Samo una lettera in cui aveva scritto così: «Amasi dice questo a <strong>Policrate</strong>:<br />
[2] fa piacere sapere che a un amico e ospite le cose vadano bene, però a me<br />
le tue grandi fortune non piacciono, perché so quant’è invidiosa la divinità. Io,<br />
sia nei miei confronti sia per le persone cui tengo, desidero che certe cose abbiano<br />
esito felice e certe altre no, e che la vita trascorra in modo alterno, piuttosto<br />
che sempre bene in tutto. [3] Non conosco infatti nessuno di cui abbia<br />
sentito dire che alla fine non sia completamente rovinato, pur essendo fortunato<br />
in ogni cosa. [4] Dunque, dammi ascolto e fa’ questo, contro la tua fortuna:<br />
dopo aver pensato quale sia l’oggetto che tu trovi per te di massimo pregio<br />
e per cui ti affliggeresti nell’animo in massimo grado se lo perdessi, gettalo via,<br />
così che mai più esso ricompaia fra gli uomini. Se, dopo di ciò, la buona sorte<br />
non alternerà con le sventure, trova ancora un rimedio come ti è stato proposto<br />
da me».<br />
41 <strong>Policrate</strong> lesse ciò, e compreso che Amasi lo consigliava bene, rifletteva indeciso<br />
per quale gioiello si sarebbe massimamente dispiaciuto una volta che<br />
l’avesse perduto, e mentre rifletteva lo trovò: egli aveva e portava abitualmente<br />
un anello con sigillo, legato in oro, costituito da uno smeraldo, ed era opera<br />
di Teodoro di Telecle, da Samo. [2] Si risolse a gettare via quest’anello, e fece<br />
così: completato l’equipaggio di una nave a cinquanta remi vi si imbarcò, e<br />
diede poi ordine di dirigere in alto mare; quando fu ben lontano dall’isola, sfilatosi<br />
l’anello, mentre tutti i compagni di navigazione guardavano, lo gettò in<br />
mare aperto. Fatto ciò tornò indietro, e giunto a casa se ne stava in preda al dolore.<br />
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PARTE III L’età della polis<br />
CAPITOLO 10 <strong>Erodoto</strong><br />
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Un esempio di invidia divina: l’anello di <strong>Policrate</strong><br />
42 ª1º Pevmpth/ de; h] e{kth/ hJmevrh/ ajpo; touvtwn tavde oiJ sunhvneike genevsqai. ∆Anh;r<br />
aJlieu;" labw;n ijcqu;n mevgan te kai; kalo;n hjxivou min Polukravtei> dw'ron<br />
doqh'nai. Fevrwn dh; ejpi; ta;" quvra" Polukravtei> e[fh ejqevlein ejlqei'n ej" o[yin,<br />
cwrhvsanto" dev oiJ touvtou e[lege didou;" to;n ijcquvn: ª2º ««W basileu', ejgw;<br />
tovnde eJlw;n oujk ejdikaivwsa fevrein ej" ajgorhvn, kaivper ejw;n ajpoceirobivoto",<br />
ajllav moi ejdovkee sevo te ei\nai a[xio" kai; th'" sh'" ajrch'": soi; dhv min fevrwn<br />
divdwmi». ÔO de; hJsqei;" toi'si e[pesi ajmeivbetai toi'sde: «Kavrta te eu\ ejpoivhsa"<br />
kai; cavri" diplh; tw'n te lovgwn kai; tou' dwvrou: kaiv se ejpi; dei'pnon kalevomen».<br />
ª3º ÔO me;n dh; aJlieu;" mevga poieuvmeno" tau'ta h[ie ej" ta; oijkiva. ª4º To;n de;<br />
ijcqu;n tavmnonte" oiJ qeravponte" euJrivskousi ejn th' / nhduvi> aujtou' ejneou'san th;n<br />
Polukravteo" sfrhgi'da: wJ" de; ei\dovn te kai; e[labon tavcista, e[feron<br />
kecarhkovte" para; to;n Polukravtea, didovnte" dev oiJ th;n sfrhgi'da e[legon<br />
o{tew/ trovpw/ euJrevqh. To;n de; wJ" ejsh'lqe qei'on ei\nai to; prh'gma, gravfei ej"<br />
bublivon pavnta ta; poihvsantav min oi|a katalelavbhke, gravya" de; ej" Ai[gupton<br />
ejpevqhke.<br />
43 ª1º ∆Epilexavmeno" de; oJ “Amasi" to; bublivon to; para; tou' Polukravteo" h|kon,<br />
e[maqe o{ti ejkkomivsai te ajduvnaton ei[h ajnqrwvpw/ a[nqrwpon ejk tou' mevllonto"<br />
givnesqai prhvgmato" kai; o{ti oujk eu\ teleuthvsein mevlloi Polukravth"<br />
eujtucevwn ta; pavnta, o}" kai; ta; ajpobavlloi euJrivskoi. ª2º Pevmya" dev oiJ khvruka<br />
ej" Savmon dialuvesqai e[fh th;n xeinivhn. Tou'de de; ei{neken tau'ta ejpoivee, i{na<br />
mh; suntucivh" deinh'" te kai; megavlh" Polukravtea katalabouvsh" aujto;"<br />
ajlghvseie th;n yuch;n wJ" peri; xeivnou ajndrov".<br />
42 Dopo cinque o sei giorni gli successe questo: un pescatore, preso un pesce grande<br />
e di bell’aspetto, lo ritenne un dono degno di <strong>Policrate</strong>. Portandolo alle porte<br />
del palazzo, disse di volere essere ammesso alla presenza di <strong>Policrate</strong> e, ottenuto<br />
ciò, nel dargli il pesce disse: [2] «O signore, avendo pescato questo pesce,<br />
non ho ritenuto giusto portarlo al mercato, sebbene io viva del lavoro delle<br />
mie mani, ma mi è sembrato degno di te e del tuo potere; dunque te lo porto<br />
in dono». <strong>Policrate</strong>, lieto per queste parole, così rispose: «Hai fatto davvero<br />
bene, e doppia è la mia gratitudine, per le parole e per il dono; e dunque ti invito<br />
a pranzo». [3] Il pescatore, tutto fiero di ciò, tornò a casa propria; intanto<br />
i servi, tagliando il pesce, trovarono nel suo ventre l’anello con sigillo di <strong>Policrate</strong>.<br />
[4] Appena lo videro immediatamente lo presero, e contenti lo portarono<br />
a <strong>Policrate</strong>; nel consegnargli l’anello, gli dissero in che modo era stato trovato.<br />
<strong>Policrate</strong> pensò che il fatto fosse di origine divina, e scrisse in una lettera<br />
tutto ciò che aveva fatto e quanto gli era successo, e la spedì ad Amasi.<br />
43 Letta la missiva di <strong>Policrate</strong>, Amasi comprese che per un uomo non è possibile<br />
stornare da un altro uomo il suo destino quando esso incombe, e che non<br />
era predestinata una bella fine a <strong>Policrate</strong>, fortunato in tutto, che trovava anche<br />
ciò che perdeva. [2] E così gli mandò un araldo a Samo e gli comunicò che<br />
scioglieva il legame di ospitalità. 2 Amasi fece ciò per questo motivo, affinché,<br />
nel momento in cui a <strong>Policrate</strong> fosse capitata una tremenda e grande disgrazia,<br />
non si addolorasse nell’animo come nei confronti di un ospite.<br />
(trad. di M. Casertano)<br />
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2. Fu invece <strong>Policrate</strong> a rompere<br />
l’alleanza con Amasi per motivi<br />
di opportunità politica, preferendo<br />
allearsi con Cambise.