BOLLETTINO DIOCESANO N. 1 - 2008.pdf - Diocesi Ugento
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<strong>BOLLETTINO</strong> DELLA DIOCESI<br />
DI<br />
UGENTO - SANTA MARIA DI LEUCA<br />
MAIOR CHARITAS<br />
Anno LXXI N. 1 Gennaio-Giugno 2008<br />
3
4<br />
<strong>BOLLETTINO</strong> UFFICIALE PER GLI ATTI DELLA CURIA VESCOVILE<br />
Direttore Responsabile: Napoleone Di Seclì<br />
Redazione: Luca De Santis<br />
Direzione - Amministrazione - Redazione<br />
presso la Curia Vescovile - 73059 <strong>Ugento</strong> (Lecce)<br />
Tel. e Fax 0833555049<br />
ccp n. 12647731<br />
Abbonamento Annuo € 20,00<br />
www.diocesiugento.org - E-mail: segreteria@diocesiugento.org<br />
Impaginazione e Stampa:<br />
VIVERE IN s.r.l. - 70043 Monopoli (Ba) - C.da Piangevino, 224/A - Tel. 0806907030 - Fax 0806907026<br />
www.edizioniviverein.it - E–mail: edizioniviverein@tin.it
MAGISTERO<br />
5
INSEGNAMENTO DEL PAPA<br />
Messaggio di Sua Santità Benedetto XVI<br />
per la Celebrazione della<br />
Giornata Mondiale della Pace<br />
1 gennaio 2008<br />
FAMIGLIA UMANA, COMUNITÀ DI PACE<br />
1. All’inizio di un nuovo anno desidero far pervenire il mio fervido augurio di<br />
pace, insieme con un caloroso messaggio di speranza agli uomini e alle donne di<br />
tutto il mondo. Lo faccio proponendo alla riflessione comune il tema con cui ho<br />
aperto questo messaggio, e che mi sta particolarmente a cuore: Famiglia umana,<br />
comunità di pace. Di fatto, la prima forma di comunione tra persone è quella che<br />
l’amore suscita tra un uomo e una donna decisi ad unirsi stabilmente per costruire<br />
insieme una nuova famiglia. Ma anche i popoli della terra sono chiamati ad instaurare<br />
tra loro rapporti di solidarietà e di collaborazione, quali s’addicono a<br />
membri dell’unica famiglia umana: «Tutti i popoli — ha sentenziato il Concilio<br />
Vaticano II — formano una sola comunità, hanno un’unica origine, perché Dio ha<br />
fatto abitare l’intero genere umano su tutta la faccia della terra (cfr At 17,26), ed<br />
hanno anche un solo fine ultimo, Dio» 1 .<br />
Famiglia, società e pace<br />
2. La famiglia naturale, quale intima comunione di vita e d’amore, fondata sul<br />
matrimonio tra un uomo e una donna 2 , costituisce «il luogo primario dell’“umanizzazione”<br />
della persona e della società» 3 , la «culla della vita e<br />
dell’amore» 4 . A ragione, pertanto, la famiglia è qualificata come la prima società<br />
naturale, «un’istituzione divina che sta a fondamento della vita delle persone,<br />
come prototipo di ogni ordinamento sociale» 5 .<br />
3. In effetti, in una sana vita familiare si fa esperienza di alcune componenti<br />
fondamentali della pace: la giustizia e l’amore tra fratelli e sorelle, la funzione<br />
7
dell’autorità espressa dai genitori, il servizio amorevole ai membri più deboli perché<br />
piccoli o malati o anziani, l’aiuto vicendevole nelle necessità della vita, la disponibilità<br />
ad accogliere l’altro e, se necessario, a perdonarlo. Per questo la famiglia<br />
è la prima e insostituibile educatrice alla pace. Non meraviglia quindi che la<br />
violenza, se perpetrata in famiglia, sia percepita come particolarmente intollerabile.<br />
Pertanto, quando si afferma che la famiglia è «la prima e vitale cellula della<br />
società» 6 , si dice qualcosa di essenziale. La famiglia è fondamento della società<br />
anche per questo: perché permette di fare determinanti esperienze di pace. Ne<br />
consegue che la comunità umana non può fare a meno del servizio che la famiglia<br />
svolge. Dove mai l’essere umano in formazione potrebbe imparare a gustare il<br />
«sapore» genuino della pace meglio che nel «nido» originario che la natura gli<br />
prepara? Il lessico familiare è un lessico di pace; lì è necessario attingere sempre<br />
per non perdere l’uso del vocabolario della pace. Nell’inflazione dei linguaggi, la<br />
società non può perdere il riferimento a quella «grammatica» che ogni bimbo apprende<br />
dai gesti e dagli sguardi della mamma e del papà, prima ancora che dalle<br />
loro parole.<br />
4. La famiglia, poiché ha il dovere di educare i suoi membri, è titolare di specifici<br />
diritti. La stessa Dichiarazione universale dei diritti umani, che costituisce<br />
un’acquisizione di civiltà giuridica di valore veramente universale, afferma che<br />
«la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere<br />
protetta dalla società e dallo Stato» 7 . Da parte sua, la Santa Sede ha voluto riconoscere<br />
una speciale dignità giuridica alla famiglia pubblicando la Carta dei diritti<br />
della famiglia. Nel Preambolo si legge: «I diritti della persona, anche se espressi<br />
come diritti dell’individuo, hanno una fondamentale dimensione sociale,<br />
che trova nella famiglia la sua nativa e vitale espressione» (8) . I diritti enunciati<br />
nella Carta sono espressione ed esplicitazione della legge naturale, iscritta nel<br />
cuore dell’essere umano e a lui manifestata dalla ragione. La negazione o anche la<br />
restrizione dei diritti della famiglia, oscurando la verità sull’uomo, minaccia gli<br />
stessi fondamenti della pace.<br />
5. Pertanto, chi anche inconsapevolmente osteggia l’istituto familiare rende<br />
fragile la pace nell’intera comunità, nazionale e internazionale, perché indebolisce<br />
quella che, di fatto, è la principale «agenzia» di pace. È questo un punto meritevole<br />
di speciale riflessione: tutto ciò che contribuisce a indebolire la famiglia<br />
fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, ciò che direttamente o indirettamente<br />
ne frena la disponibilità all’accoglienza responsabile di una nuova vita,<br />
ciò che ne ostacola il diritto ad essere la prima responsabile dell’educazione dei<br />
figli, costituisce un oggettivo impedimento sulla via della pace. La famiglia ha<br />
bisogno della casa, del lavoro o del giusto riconoscimento dell’attività domestica<br />
dei genitori, della scuola per i figli, dell’assistenza sanitaria di base per tutti.<br />
Quando la società e la politica non si impegnano ad aiutare la famiglia in questi<br />
campi, si privano di un’essenziale risorsa a servizio della pace. In particolare, i<br />
mezzi della comunicazione sociale, per le potenzialità educative di cui dispongo-<br />
8
no, hanno una speciale responsabilità nel promuovere il rispetto per la famiglia,<br />
nell’illustrarne le attese e i diritti, nel metterne in evidenza la bellezza.<br />
L’umanità è una grande famiglia<br />
6. Anche la comunità sociale, per vivere in pace, è chiamata a ispirarsi ai valori<br />
su cui si regge la comunità familiare. Questo vale per le comunità locali come per<br />
quelle nazionali; vale anzi per la stessa comunità dei popoli, per la famiglia umana<br />
che vive in quella casa comune che è la terra. In questa prospettiva, però, non<br />
si può dimenticare che la famiglia nasce dal «sì» responsabile e definitivo di un<br />
uomo e di una donna e vive del «sì» consapevole dei figli che vengono via via a<br />
farne parte. La comunità familiare per prosperare ha bisogno del consenso generoso<br />
di tutti i suoi membri. È necessario che questa consapevolezza diventi convinzione<br />
condivisa anche di quanti sono chiamati a formare la comune famiglia<br />
umana. Occorre saper dire il proprio «sì» a questa vocazione che Dio ha inscritto<br />
nella stessa nostra natura. Non viviamo gli uni accanto agli altri per caso; stiamo<br />
tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini e quindi come fratelli e sorelle.<br />
È perciò essenziale che ciascuno si impegni a vivere la propria vita in atteggiamento<br />
di responsabilità davanti a Dio, riconoscendo in Lui la sorgente originaria<br />
della propria, come dell’altrui, esistenza. È risalendo a questo supremo Principio<br />
che può essere percepito il valore incondizionato di ogni essere umano, e possono<br />
essere poste così le premesse per l’edificazione di un’umanità pacificata. Senza<br />
questo Fondamento trascendente, la società è solo un’aggregazione di vicini,<br />
non una comunità di fratelli e sorelle, chiamati a formare una grande famiglia.<br />
Famiglia, comunità umana e ambiente<br />
7. La famiglia ha bisogno di una casa, di un ambiente a sua misura in cui intessere<br />
le proprie relazioni. Per la famiglia umana questa casa è la terra, l’ambiente<br />
che Dio Creatore ci ha dato perché lo abitassimo con creatività e responsabilità.<br />
Dobbiamo avere cura dell’ambiente: esso è stato affidato all’uomo, perché lo custodisca<br />
e lo coltivi con libertà responsabile, avendo sempre come criterio orientatore<br />
il bene di tutti. L’essere umano, ovviamente, ha un primato di valore su tutto<br />
il creato. Rispettare l’ambiente non vuol dire considerare la natura materiale o<br />
animale più importante dell’uomo. Vuol dire piuttosto non considerarla egoisticamente<br />
a completa disposizione dei propri interessi, perché anche le future generazioni<br />
hanno il diritto di trarre beneficio dalla creazione, esprimendo in essa la<br />
stessa libertà responsabile che rivendichiamo per noi. Né vanno dimenticati i poveri,<br />
esclusi in molti casi dalla destinazione universale dei beni del creato. Oggi<br />
l’umanità teme per il futuro equilibrio ecologico. È bene che le valutazioni a questo<br />
riguardo si facciano con prudenza, nel dialogo tra esperti e saggi, senza accelerazioni<br />
ideologiche verso conclusioni affrettate e soprattutto concertando insieme<br />
un modello di sviluppo sostenibile, che garantisca il benessere di tutti nel ri-<br />
9
spetto degli equilibri ecologici. Se la tutela dell’ambiente comporta dei costi, questi<br />
devono essere distribuiti con giustizia, tenendo conto delle diversità di sviluppo<br />
dei vari Paesi e della solidarietà con le future generazioni. Prudenza non significa<br />
non assumersi le proprie responsabilità e rimandare le decisioni; significa<br />
piuttosto assumere l’impegno di decidere assieme e dopo aver ponderato responsabilmente<br />
la strada da percorrere, con l’obiettivo di rafforzare quell’alleanza tra<br />
essere umano e ambiente, che deve essere specchio dell’amore creatore di Dio,<br />
dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino.<br />
8. Fondamentale, a questo riguardo, è «sentire» la terra come «nostra casa comune»<br />
e scegliere, per una sua gestione a servizio di tutti, la strada del dialogo<br />
piuttosto che delle decisioni unilaterali. Si possono aumentare, se necessario, i<br />
luoghi istituzionali a livello internazionale, per affrontare insieme il governo di<br />
questa nostra «casa»; ciò che più conta, tuttavia, è far maturare nelle coscienze la<br />
convinzione della necessità di collaborare responsabilmente. I problemi che si<br />
presentano all’orizzonte sono complessi e i tempi stringono. Per far fronte in modo<br />
efficace alla situazione, bisogna agire concordi. Un ambito nel quale sarebbe,<br />
in particolare, necessario intensificare il dialogo tra le Nazioni è quello della gestione<br />
delle risorse energetiche del pianeta. Una duplice urgenza, a questo riguardo,<br />
si pone ai Paesi tecnologicamente avanzati: occorre rivedere, da una parte,<br />
gli elevati standard di consumo dovuti all’attuale modello di sviluppo, e provvedere,<br />
dall’altra, ad adeguati investimenti per la differenziazione delle fonti di<br />
energia e per il miglioramento del suo utilizzo. I Paesi emergenti hanno fame di<br />
energia, ma talvolta questa fame viene saziata ai danni dei Paesi poveri i quali,<br />
per l’insufficienza delle loro infrastrutture, anche tecnologiche, sono costretti a<br />
svendere le risorse energetiche in loro possesso. A volte, la loro stessa libertà politica<br />
viene messa in discussione con forme di protettorato o comunque di condizionamento,<br />
che appaiono chiaramente umilianti.<br />
Famiglia, comunità umana ed economia<br />
9. Condizione essenziale per la pace nelle singole famiglie è che esse poggino<br />
sul solido fondamento di valori spirituali ed etici condivisi. Occorre però aggiungere<br />
che la famiglia fa un’autentica esperienza di pace quando a nessuno manca il<br />
necessario, e il patrimonio familiare — frutto del lavoro di alcuni, del risparmio<br />
di altri e della attiva collaborazione di tutti — è bene gestito nella solidarietà,<br />
senza eccessi e senza sprechi. Per la pace familiare è dunque necessaria, da una<br />
parte, l’apertura ad un patrimonio trascendente di valori, ma al tempo stesso non<br />
è priva di importanza, dall’altra, la saggia gestione sia dei beni materiali che delle<br />
relazioni tra le persone. Il venir meno di questa componente ha come conseguenza<br />
l’incrinarsi della fiducia reciproca a motivo delle incerte prospettive che minacciano<br />
il futuro del nucleo familiare.<br />
10
10. Un discorso simile va fatto per quell’altra grande famiglia che è l’umanità<br />
nel suo insieme. Anche la famiglia umana, oggi ulteriormente unificata dal fenomeno<br />
della globalizzazione, ha bisogno, oltre che di un fondamento di valori condivisi,<br />
di un’economia che risponda veramente alle esigenze di un bene comune a<br />
dimensioni planetarie. Il riferimento alla famiglia naturale si rivela, anche da questo<br />
punto di vista, singolarmente suggestivo. Occorre promuovere corrette e sincere<br />
relazioni tra i singoli esseri umani e tra i popoli, che permettano a tutti di collaborare<br />
su un piano di parità e di giustizia. Al tempo stesso, ci si deve adoperare<br />
per una saggia utilizzazione delle risorse e per un’equa distribuzione della ricchezza.<br />
In particolare, gli aiuti dati ai Paesi poveri devono rispondere a criteri di<br />
sana logica economica, evitando sprechi che risultino in definitiva funzionali soprattutto<br />
al mantenimento di costosi apparati burocratici. Occorre anche tenere in<br />
debito conto l’esigenza morale di far sì che l’organizzazione economica non risponda<br />
solo alle crude leggi del guadagno immediato, che possono risultare disumane.<br />
Famiglia, comunità umana e legge morale<br />
11. Una famiglia vive in pace se tutti i suoi componenti si assoggettano ad una<br />
norma comune: è questa ad impedire l’individualismo egoistico e a legare insieme<br />
i singoli, favorendone la coesistenza armoniosa e l’operosità finalizzata. Il criterio,<br />
in sé ovvio, vale anche per le comunità più ampie: da quelle locali, a quelle<br />
nazionali, fino alla stessa comunità internazionale. Per avere la pace c’è bisogno<br />
di una legge comune, che aiuti la libertà ad essere veramente se stessa, anziché<br />
cieco arbitrio, e che protegga il debole dal sopruso del più forte. Nella famiglia<br />
dei popoli si verificano molti comportamenti arbitrari, sia all’interno dei singoli<br />
Stati sia nelle relazioni degli Stati tra loro. Non mancano poi tante situazioni in<br />
cui il debole deve piegare la testa davanti non alle esigenze della giustizia, ma alla<br />
nuda forza di chi ha più mezzi di lui. Occorre ribadirlo: la forza va sempre disciplinata<br />
dalla legge e ciò deve avvenire anche nei rapporti tra Stati sovrani.<br />
12. Sulla natura e la funzione della legge la Chiesa si è pronunciata molte volte:<br />
la norma giuridica che regola i rapporti delle persone tra loro, disciplinando i<br />
comportamenti esterni e prevedendo anche sanzioni per i trasgressori, ha come<br />
criterio la norma morale basata sulla natura delle cose. La ragione umana, peraltro,<br />
è capace di discernerla, almeno nelle sue esigenze fondamentali, risalendo<br />
così alla Ragione creatrice di Dio che sta all’origine di tutte le cose. Questa norma<br />
morale deve regolare le scelte delle coscienze e guidare tutti i comportamenti<br />
degli esseri umani. Esistono norme giuridiche per i rapporti tra le Nazioni che<br />
formano la famiglia umana? E se esistono, sono esse operanti? La risposta è: sì, le<br />
norme esistono, ma per far sì che siano davvero operanti bisogna risalire alla<br />
norma morale naturale come base della norma giuridica, altrimenti questa resta<br />
in balia di fragili e provvisori consensi.<br />
11
13. La conoscenza della norma morale naturale non è preclusa all’uomo che<br />
rientra in se stesso e, ponendosi di fronte al proprio destino, si interroga circa la<br />
logica interna delle più profonde inclinazioni presenti nel suo essere. Pur con perplessità<br />
e incertezze, egli può giungere a scoprire, almeno nelle sue linee essenziali,<br />
questa legge morale comune che, al di là delle differenze culturali, permette<br />
agli esseri umani di capirsi tra loro circa gli aspetti più importanti del bene e del<br />
male, del giusto e dell’ingiusto. È indispensabile risalire a questa legge fondamentale<br />
impegnando in questa ricerca le nostre migliori energie intellettuali, senza<br />
lasciarci scoraggiare da equivoci e fraintendimenti. Di fatto, valori radicati nella<br />
legge naturale sono presenti, anche se in forma frammentata e non sempre coerente,<br />
negli accordi internazionali, nelle forme di autorità universalmente riconosciute,<br />
nei principi del diritto umanitario recepito nelle legislazioni dei singoli<br />
Stati o negli statuti degli Organismi internazionali. L’umanità non è «senza legge»<br />
. È tuttavia urgente proseguire nel dialogo su questi temi, favorendo il convergere<br />
anche delle legislazioni dei singoli Stati verso il riconoscimento dei diritti<br />
umani fondamentali. La crescita della cultura giuridica nel mondo dipende, tra<br />
l’altro, dall’impegno di sostanziare sempre le norme internazionali di contenuto<br />
profondamente umano, così da evitare il loro ridursi a procedure facilmente aggirabili<br />
per motivi egoistici o ideologici.<br />
Superamento dei conflitti e disarmo<br />
14. L’umanità vive oggi, purtroppo, grandi divisioni e forti conflitti che gettano<br />
ombre cupe sul suo futuro. Vaste aree del pianeta sono coinvolte in tensioni<br />
crescenti, mentre il pericolo che si moltiplichino i Paesi detentori dell’arma nucleare<br />
suscita motivate apprensioni in ogni persona responsabile. Sono ancora in<br />
atto molte guerre civili nel Continente africano, sebbene in esso non pochi Paesi<br />
abbiano fatto progressi nella libertà e nella democrazia. Il Medio Oriente è tuttora<br />
teatro di conflitti e di attentati, che influenzano anche Nazioni e regioni limitrofe,<br />
rischiando di coinvolgerle nella spirale della violenza. Su un piano più generale,<br />
si deve registrare con rammarico l’aumento del numero di Stati coinvolti nella<br />
corsa agli armamenti: persino Nazioni in via di sviluppo destinano una quota importante<br />
del loro magro prodotto interno all’acquisto di armi. In questo funesto<br />
commercio le responsabilità sono molte: vi sono i Paesi del mondo industrialmente<br />
sviluppato che traggono lauti guadagni dalla vendita di armi e vi sono le oligarchie<br />
dominanti in tanti Paesi poveri che vogliono rafforzare la loro situazione<br />
mediante l’acquisto di armi sempre più sofisticate. È veramente necessaria in<br />
tempi tanto difficili la mobilitazione di tutte le persone di buona volontà per trovare<br />
concreti accordi in vista di un’efficace smilitarizzazione, soprattutto nel<br />
campo delle armi nucleari. In questa fase in cui il processo di non proliferazione<br />
nucleare sta segnando il passo, sento il dovere di esortare le Autorità a riprendere<br />
con più ferma determinazione le trattative in vista dello smantellamento progres-<br />
12
sivo e concordato delle armi nucleari esistenti. Nel rinnovare questo appello, so<br />
di farmi eco dell’auspicio condiviso da quanti hanno a cuore il futuro dell’umanità.<br />
15. Sessant’anni or sono l’Organizzazione delle Nazioni Unite rendeva pubblica<br />
in modo solenne la Dichiarazione universale dei diritti umani (1948–2008).<br />
Con quel documento la famiglia umana reagiva agli orrori della Seconda Guerra<br />
Mondiale, riconoscendo la propria unità basata sulla pari dignità di tutti gli uomini<br />
e ponendo al centro della convivenza umana il rispetto dei diritti fondamentali<br />
dei singoli e dei popoli: fu quello un passo decisivo nel difficile e impegnativo<br />
cammino verso la concordia e la pace. Uno speciale pensiero merita anche la ricorrenza<br />
del 25 o anniversario dell’adozione da parte della Santa Sede della Carta<br />
dei diritti della famiglia (1983-2008), come pure il 40 o anniversario della celebrazione<br />
della prima Giornata Mondiale della Pace (1968-2008). Frutto di una<br />
provvidenziale intuizione di Papa Paolo VI, ripresa con grande convinzione dal<br />
mio amato e venerato predecessore, Papa Giovanni Paolo II, la celebrazione di<br />
questa Giornata ha offerto nel corso degli anni la possibilità di sviluppare, attraverso<br />
i Messaggi pubblicati per la circostanza, un’illuminante dottrina da parte<br />
della Chiesa a favore di questo fondamentale bene umano. È proprio alla luce di<br />
queste significative ricorrenze che invito ogni uomo e ogni donna a prendere più<br />
lucida consapevolezza della comune appartenenza all’unica famiglia umana e ad<br />
impegnarsi perché la convivenza sulla terra rispecchi sempre di più questa convinzione<br />
da cui dipende l’instaurazione di una pace vera e duratura. Invito poi i<br />
credenti ad implorare da Dio senza stancarsi il grande dono della pace. I cristiani,<br />
per parte loro, sanno di potersi affidare all’intercessione di Colei che, essendo<br />
Madre del Figlio di Dio fattosi carne per la salvezza dell’intera umanità, è Madre<br />
comune.<br />
A tutti l’augurio di un lieto Anno nuovo!<br />
Dal Vaticano, 8 Dicembre 2007<br />
BENEDICTUS PP. XVI<br />
1<br />
Dich. Nostra aetate, 1.<br />
2<br />
Cfr. Conc. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 48.<br />
3<br />
Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, 40: AAS 81 (1989) 469.<br />
4<br />
Ibidem.<br />
5<br />
Pont. Cons. della Giustizia e della Pace, Compendio della dottrina sociale della Chiesa,<br />
n. 211.<br />
6<br />
Conc. Vat. II, Decr. Apostolicam actuositatem, 11.<br />
7<br />
Art. 16/3.<br />
8<br />
Pontificio Consiglio per la Famiglia, Carta dei diritti della famiglia, 24 novembre<br />
1983, Preambolo, A.<br />
13
Santa Messa del Crisma<br />
Omelia di Sua Santità Benedetto XVI<br />
Cari fratelli e sorelle,<br />
Basilica Vaticana<br />
Giovedì Santo, 20 marzo 2008<br />
ogni anno la Messa del Crisma ci esorta a rientrare in quel «sì» alla chiamata<br />
di Dio, che abbiamo pronunciato nel giorno della nostra Ordinazione sacerdotale.<br />
«Adsum – eccomi!», abbiamo detto come Isaia, quando sentì la voce di Dio che<br />
domandava: «Chi manderò e chi andrà per noi?» «Eccomi, manda me!», rispose<br />
Isaia (Is 6, 8). Poi il Signore stesso, mediante le mani del Vescovo, ci impose le<br />
mani e noi ci siamo donati alla sua missione. Successivamente abbiamo percorso<br />
parecchie vie nell’ambito della sua chiamata. Possiamo noi sempre affermare ciò<br />
che Paolo, dopo anni di un servizio al Vangelo spesso faticoso e segnato da sofferenze<br />
di ogni genere, scrisse ai Corinzi: «Il nostro zelo non vien meno in quel ministero<br />
che, per la misericordia di Dio, ci è stato affidato» (cfr 2 Cor 4, 1)? «Il nostro<br />
zelo non vien meno». Preghiamo in questo giorno, affinché esso venga sempre<br />
riacceso, affinché venga sempre nuovamente nutrito dalla fiamma viva del<br />
Vangelo.<br />
Allo stesso tempo, il Giovedì Santo è per noi un’occasione per chiederci sempre<br />
di nuovo: A che cosa abbiamo detto «sì»? Che cosa è questo «essere sacerdote<br />
di Gesù Cristo»? Il Canone II del nostro Messale, che probabilmente fu redatto<br />
già alla fine del II secolo a Roma, descrive l’essenza del ministero sacerdotale<br />
con le parole con cui, nel Libro del Deuteronomio (18, 5.7), veniva descritta<br />
l’essenza del sacerdozio veterotestamentario: astare coram te et tibi ministrare.<br />
Sono quindi due i compiti che definiscono l’essenza del ministero sacerdotale: in<br />
primo luogo lo «stare davanti al Signore». Nel Libro del Deuteronomio ciò va letto<br />
nel contesto della disposizione precedente, secondo cui i sacerdoti non ricevevano<br />
alcuna porzione di terreno nella Terra Santa – essi vivevano di Dio e per<br />
Dio. Non attendevano ai soliti lavori necessari per il sostentamento della vita quotidiana.<br />
La loro professione era «stare davanti al Signore» – guardare a Lui, esserci<br />
per Lui. Così, in definitiva, la parola indicava una vita alla presenza di Dio e<br />
14
con ciò anche un ministero in rappresentanza degli altri. Come gli altri coltivavano<br />
la terra, della quale viveva anche il sacerdote, così egli manteneva il mondo<br />
aperto verso Dio, doveva vivere con lo sguardo rivolto a Lui. Se questa parola ora<br />
si trova nel Canone della Messa immediatamente dopo la consacrazione dei doni,<br />
dopo l’entrata del Signore nell’assemblea in preghiera, allora ciò indica per noi lo<br />
stare davanti al Signore presente, indica cioè l’Eucaristia come centro della vita<br />
sacerdotale. Ma anche qui la portata va oltre. Nell’inno della Liturgia delle Ore<br />
che durante la quaresima introduce l’Ufficio delle Letture – l’Ufficio che una volta<br />
presso i monaci era recitato durante l’ora della veglia notturna davanti a Dio e<br />
per gli uomini – uno dei compiti della quaresima è descritto con l’imperativo: arctius<br />
perstemus in custodia – stiamo di guardia in modo più intenso. Nella tradizione<br />
del monachesimo siriaco, i monaci erano qualificati come «coloro che stanno<br />
in piedi»; lo stare in piedi era l’espressione della vigilanza. Ciò che qui era<br />
considerato compito dei monaci, possiamo con ragione vederlo anche come espressione<br />
della missione sacerdotale e come giusta interpretazione della parola<br />
del Deuteronomio: il sacerdote deve essere uno che vigila. Deve stare in guardia<br />
di fronte alle potenze incalzanti del male. Deve tener sveglio il mondo per Dio.<br />
Deve essere uno che sta in piedi: dritto di fronte alle correnti del tempo. Dritto<br />
nella verità. Dritto nell’impegno per il bene. Lo stare davanti al Signore deve essere<br />
sempre, nel più profondo, anche un farsi carico degli uomini presso il Signore<br />
che, a sua volta, si fa carico di tutti noi presso il Padre. E deve essere un farsi<br />
carico di Lui, di Cristo, della sua parola, della sua verità, del suo amore. Retto deve<br />
essere il sacerdote, impavido e disposto ad incassare per il Signore anche oltraggi,<br />
come riferiscono gli Atti degli Apostoli: essi erano «lieti di essere stati oltraggiati<br />
per amore del nome di Gesù» (5, 41).<br />
Passiamo ora alla seconda parola, che il Canone II riprende dal testo<br />
dell’Antico Testamento – «stare davanti a te e a te servire». Il sacerdote deve essere<br />
una persona retta, vigilante, una persona che sta dritta. A tutto ciò si aggiunge<br />
poi il servire. Nel testo veterotestamentario questa parola ha un significato essenzialmente<br />
rituale: ai sacerdoti spettavano tutte le azioni di culto previste dalla<br />
Legge. Ma questo agire secondo il rito veniva poi classificato come servizio, come<br />
un incarico di servizio, e così si spiega in quale spirito quelle attività dovevano<br />
essere svolte. Con l’assunzione della parola «servire» nel Canone, questo significato<br />
liturgico del termine viene in un certo modo adottato – conformemente<br />
alla novità del culto cristiano. Ciò che il sacerdote fa in quel momento, nella celebrazione<br />
dell’Eucaristia, è servire, compiere un servizio a Dio e un servizio agli<br />
uomini. Il culto che Cristo ha reso al Padre è stato il donarsi sino alla fine per gli<br />
uomini. In questo culto, in questo servizio il sacerdote deve inserirsi. Così la parola<br />
«servire» comporta molte dimensioni. Certamente ne fa parte innanzitutto la<br />
retta celebrazione della Liturgia e dei Sacramenti in genere, compiuta con partecipazione<br />
interiore. Dobbiamo imparare a comprendere sempre di più la sacra Liturgia<br />
in tutta la sua essenza, sviluppare una viva familiarità con essa, cosicché<br />
diventi l’anima della nostra vita quotidiana. È allora che celebriamo in modo giu-<br />
15
sto, allora emerge da sé l’ars celebrandi, l’arte del celebrare. In quest’arte non<br />
deve esserci niente di artefatto. Deve diventare una cosa sola con l’arte del vivere<br />
rettamente. Se la Liturgia è un compito centrale del sacerdote, ciò significa anche<br />
che la preghiera deve essere una realtà prioritaria da imparare sempre di nuovo e<br />
sempre più profondamente alla scuola di Cristo e dei santi di tutti i tempi. Poiché<br />
la Liturgia cristiana, per sua natura, è sempre anche annuncio, dobbiamo essere<br />
persone che con la Parola di Dio hanno familiarità, la amano e la vivono: solo allora<br />
potremo spiegarla in modo adeguato. «Servire il Signore» – il servizio sacerdotale<br />
significa proprio anche imparare a conoscere il Signore nella sua Parola e a<br />
farLo conoscere a tutti coloro che Egli ci affida.<br />
Fanno parte del servire, infine, ancora due altri aspetti. Nessuno è così vicino<br />
al suo signore come il servo che ha accesso alla dimensione più privata della sua<br />
vita. In questo senso «servire» significa vicinanza, richiede familiarità. Questa<br />
familiarità comporta anche un pericolo: quello che il sacro da noi continuamente<br />
incontrato divenga per noi abitudine. Si spegne così il timor riverenziale. Condizionati<br />
da tutte le abitudini, non percepiamo più il fatto grande, nuovo, sorprendente,<br />
che Egli stesso sia presente, ci parli, si doni a noi. Contro questa assuefazione<br />
alla realtà straordinaria, contro l’indifferenza del cuore dobbiamo lottare<br />
senza tregua, riconoscendo sempre di nuovo la nostra insufficienza e la grazia che<br />
vi è nel fatto che Egli si consegni così nelle nostre mani. Servire significa vicinanza,<br />
ma significa soprattutto anche obbedienza. Il servo sta sotto la parola:<br />
«Non sia fatta la mia, ma la tua volontà!» (Lc 22, 42). Con questa parola, Gesù<br />
nell’Orto degli ulivi ha risolto la battaglia decisiva contro il peccato, contro la ribellione<br />
del cuore caduto. Il peccato di Adamo consisteva, appunto, nel fatto che<br />
egli voleva realizzare la sua volontà e non quella di Dio. La tentazione<br />
dell’umanità è sempre quella di voler essere totalmente autonoma, di seguire soltanto<br />
la propria volontà e di ritenere che solo così noi saremmo liberi; che solo<br />
grazie ad una simile libertà senza limiti l’uomo sarebbe completamente uomo,<br />
diventerebbe divino. Ma proprio così ci poniamo contro la verità. Poiché la verità<br />
è che noi dobbiamo condividere la nostra libertà con gli altri e possiamo essere<br />
liberi soltanto in comunione con loro. Questa libertà condivisa può essere libertà<br />
vera solo se con essa entriamo in ciò che costituisce la misura stessa della libertà,<br />
se entriamo nella volontà di Dio. Questa obbedienza fondamentale che fa parte<br />
dell’essere uomini, diventa ancora più concreta nel sacerdote: noi non annunciamo<br />
noi stessi, ma Lui e la sua Parola, che non potevamo ideare da soli. Non inventiamo<br />
la Chiesa così come vorremmo che fosse, ma annunciamo la Parola di<br />
Cristo in modo giusto solo nella comunione del suo Corpo. La nostra obbedienza<br />
è un credere con la Chiesa, un pensare e parlare con la Chiesa, un servire con essa.<br />
Rientra in questo sempre anche ciò che Gesù ha predetto a Pietro: «Sarai portato<br />
dove non volevi». Questo farsi guidare dove non vogliamo è una dimensione<br />
essenziale del nostro servire, ed è proprio ciò che ci rende liberi. In un tale essere<br />
guidati, che può essere contrario alle nostre idee e progetti, sperimentiamo la cosa<br />
nuova – la ricchezza dell’amore di Dio.<br />
16
«Stare davanti a Lui e servirLo»: Gesù Cristo come il vero Sommo Sacerdote<br />
del mondo ha conferito a queste parole una profondità prima inimmaginabile. Egli,<br />
che come Figlio era ed è il Signore, ha voluto diventare quel servo di Dio che<br />
la visione del Libro del profeta Isaia aveva previsto. Ha voluto essere il servo di<br />
tutti. Ha raffigurato l’insieme del suo sommo sacerdozio nel gesto della lavanda<br />
dei piedi. Con il gesto dell’amore sino alla fine Egli lava i nostri piedi sporchi,<br />
con l’umiltà del suo servire ci purifica dalla malattia della nostra superbia. Così ci<br />
rende capaci di diventare commensali di Dio. Egli è disceso, e la vera ascesa<br />
dell’uomo si realizza ora nel nostro scendere con Lui e verso di Lui. La sua elevazione<br />
è la Croce. È la discesa più profonda e, come amore spinto sino alla fine,<br />
è al contempo il culmine dell’ascesa, la vera «elevazione» dell’uomo. «Stare davanti<br />
a Lui e servirLo» – ciò significa ora entrare nella sua chiamata di servo di<br />
Dio. L’Eucaristia come presenza della discesa e dell’ascesa di Cristo rimanda così<br />
sempre, al di là di se stessa, ai molteplici modi del servizio dell’amore del prossimo.<br />
Chiediamo al Signore, in questo giorno, il dono di poter dire in tal senso<br />
nuovamente il nostro «sì» alla sua chiamata: «Eccomi. Manda me, Signore»<br />
(Is 6, 8). Amen.<br />
17
14 giugno 2008<br />
VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE<br />
BENEDETTO XVI<br />
AL SANTUARIO DI S. MARIA DI LEUCA ∗<br />
Beatissimo Padre,<br />
SALUTO DEL VESCOVO<br />
MONS. VITO DE GRISANTIS<br />
è con grande commozione e immensa gioia che a nome della Chiesa di Dio che<br />
è in <strong>Ugento</strong>-S. Maria di Leuca e di tutto il Sud Salento rivolgo il mio devoto, affettuoso<br />
saluto.<br />
La tradizione del nostro popolo tramandata da secoli anche se non documentata<br />
storicamente fa risalire l’evangelizzazione della nostra terra all’apostolo Pietro<br />
proveniente dall’Oriente e approdato su queste coste. Ma indipendentemente dalla<br />
fondatezza storica, riveste un grande significato il fatto che la nostra gente intende<br />
con ciò far risalire la propria fede alla predicazione di Pietro. Manifesta quanto<br />
sia radicato nel nostro popolo l’attaccamento a Pietro come garanzia di fede autentica<br />
e sicura perché fondata sulla roccia.<br />
Forti di questa tradizione noi oggi rinnoviamo a Lei, Santo Padre, come successore<br />
di Pietro il nostro immenso, profondo, filiale affetto e la nostra assoluta<br />
fedeltà.<br />
E come nei primi secoli la fede cristiana dei nostri padri, attinta all’insegnamento<br />
di Pietro, ha affrontato e abbattuto qui il paganesimo rappresentato dal<br />
tempio alla Dea Minerva, che si ergeva maestoso su questa punta di terra, sostituendolo<br />
con un Santuario dedicato alla Vergine Maria, stella del mare e stella<br />
∗ È in corso di stampa un numero speciale che raccoglie tutta la documentazione relativa<br />
alla preparazione e allo svolgimento della Visita del Santo Padre con documentazione fotografica.<br />
18
della evangelizzazione, così oggi la nostra fede, purificata dalle scorie di una religiosità<br />
puramente esteriore e resa sempre più adulta e pensata, saprà affrontare la<br />
sfida del secolarismo e del relativismo dottrinale ed etico attingendo, Santo Padre,<br />
al suo magistero di successore di Pietro, limpido, semplice e profondo insieme,<br />
fedele al Vangelo e ai segni dei tempi.<br />
La Sua visita a questo antico Santuario che guarda ad Oriente, dedicato alla<br />
Vergine Maria «de finibus terrae», che il servo di Dio Don Tonino Bello chiamava<br />
«Donna di frontiera» tesa non a separare, ma a congiungere mondi diversi, si<br />
pone come ponte tra Oriente ed Occidente, richiama e manifesta la vocazione della<br />
nostra terra ad essere terra di comunione tra tutti i credenti in Cristo e terra di<br />
incontro e di dialogo con tutti i popoli del Mediterraneo, spronando tutti noi ad<br />
intensificare sia la preghiera e l’impegno ecumenico, che lei Santo Padre ha posto<br />
come prioritario fin dall’inizio del suo ministero petrino, sia il dialogo tra culture<br />
e religioni da Lei tanto incoraggiato.<br />
La Sua visita, Santo Padre, vuole essere, ancora, un segno di attenzione al nostro<br />
Sud Salento, punta estrema d’Italia che ha bisogno di un ulteriore e più rapido<br />
sviluppo sociale, civile ed economico a vantaggio in particolare delle famiglie<br />
e dei giovani per i quali il problema della disoccupazione diventa sempre più<br />
drammatico. Attendiamo un Suo incoraggiamento a tutte le istituzioni nazionali e<br />
locali e a tutti i credenti impegnati nel sociale perché accentuino la loro fattiva<br />
attenzione alla nostra gente e ai suoi problemi e si adoperino, in spirito di generosa<br />
collaborazione, per la loro urgente soluzione.<br />
Una particolare benedizione chiedo a Vostra Santità per tutti noi, per tutto il<br />
Salento, in particolare per gli ammalati e per l’Ospedale Card. Panico delle Suore<br />
Marcelline che nei prossimi mesi inaugurerà un grande Hospice per l’assistenza e<br />
la cura fisica e spirituale dei malati terminali e le loro famiglie, una struttura che<br />
insieme al Centro di riabilitazione e permanenza di disabili dei Padri Trinitari e a<br />
tante altre strutture presenti in <strong>Diocesi</strong>, manifesta l’amore della nostra Chiesa alla<br />
vita in ogni situazione e fino all’ultimo istante dell’esistenza, come Vostra Santità<br />
ha spesso richiamato.<br />
Ci uniamo ora a Lei con profonda fede nella celebrazione eucaristica in onore<br />
della Vergine Maria, de finibus terrae, stella del mare e stella di speranza e con<br />
sentimenti di immenso affetto a nome di tutta la nostra gente, portandoLe<br />
l’abbraccio filiale di tutti e di ciascuno, Le diciamo con tutto il cuore: Le vogliamo<br />
un mondo di bene Santità!<br />
† Vito De Grisantis<br />
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Celebrazione Eucaristica sul Piazzale<br />
del Santuario di Santa Maria De Finibus Terrae<br />
a Santa Maria di Leuca<br />
Omelia di Sua Santità Benedetto XVI<br />
Cari fratelli e sorelle,<br />
Sabato, 14 giugno 2008<br />
la mia visita in Puglia – la seconda, dopo il Congresso Eucaristico di Bari – inizia<br />
come pellegrinaggio mariano, in questo estremo lembo d’Italia e d’Europa,<br />
nel Santuario di Santa Maria de finibus terrae. Con grande gioia rivolgo a tutti<br />
voi il mio affettuoso saluto. Ringrazio con affetto il Vescovo Mons. Vito De Grisantis<br />
per avermi invitato e per la sua cordiale accoglienza; insieme con lui saluto<br />
gli altri Vescovi della Regione, in particolare il Metropolita di Lecce Mons. Cosmo<br />
Francesco Ruppi; come pure i presbiteri e i diaconi, le persone consacrate e<br />
tutti i fedeli. Saluto con riconoscenza il Ministro Raffaele Fitto, in rappresentanza<br />
del Governo italiano, e le diverse Autorità civili e militari presenti.<br />
In questo luogo storicamente così importante per il culto della Beata Vergine<br />
Maria, ho voluto che la liturgia fosse dedicata a Lei, Stella del mare e Stella della<br />
speranza. «Ave, maris stella, / Dei Mater alma, / atque semper virgo, / felix caeli<br />
porta!». Le parole di questo antico inno sono un saluto che riecheggia in qualche<br />
modo quello dell’Angelo a Nazaret. Tutti i titoli mariani infatti sono come gemmati<br />
e fioriti da quel primo nome con il quale il messaggero celeste si rivolse alla<br />
Vergine: «Rallegrati, piena di grazia» (Lc 1, 28). L’abbiamo ascoltato nel Vangelo<br />
di san Luca, molto appropriato perché questo Santuario – come attesta la lapide<br />
sopra la porta centrale dell’atrio – è intitolato alla Vergine Santissima «Annunziata».<br />
Quando Dio chiama Maria «piena di grazia», si accende per il genere umano<br />
la speranza della salvezza: una figlia del nostro popolo ha trovato grazia agli occhi<br />
del Signore, che l’ha prescelta quale Madre del Redentore. Nella semplicità<br />
della casa di Maria, in un povero borgo di Galilea, incomincia ad adempiersi la<br />
solenne profezia della salvezza: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, / tra la tua<br />
stirpe / e la sua stirpe: / questa ti schiaccerà la testa / e tu le insidierai il calcagno»<br />
(Gen 3, 15). Perciò il popolo cristiano ha fatto proprio il cantico di lode che gli<br />
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Ebrei elevarono a Giuditta e che noi abbiamo poc’anzi pregato come Salmo responsoriale:<br />
«Benedetta sei tu, figlia, / davanti al Dio altissimo / più di tutte le<br />
donne che vivono sulla terra» (Gdt 13, 18). Senza violenza, ma con il mite coraggio<br />
del suo «sì», la Vergine ci ha liberati non da un nemico terreno, ma<br />
dall’antico avversario, dando un corpo umano a Colui che gli avrebbe schiacciato<br />
la testa una volta per sempre.<br />
Ecco perché, sul mare della vita e della storia, Maria risplende come Stella di<br />
speranza. Non brilla di luce propria, ma riflette quella di Cristo, Sole apparso<br />
all’orizzonte dell’umanità, così che seguendo la Stella di Maria possiamo orientarci<br />
nel viaggio e mantenere la rotta verso Cristo, specialmente nei momenti oscuri<br />
e tempestosi. L’apostolo Pietro ha conosciuto bene questa esperienza, per<br />
averla vissuta in prima persona. Una notte, mentre con gli altri discepoli stava attraversando<br />
il lago di Galilea, fu sorpreso dalla tempesta. La loro barca, in balia<br />
delle onde, non riusciva più ad avanzare. Gesù li raggiunse in quel momento<br />
camminando sulle acque, e invitò Pietro a scendere dalla barca e ad avvicinarsi.<br />
Pietro fece qualche passo tra le onde ma poi si sentì sprofondare e allora gridò:<br />
«Signore, salvami!». Gesù lo afferrò per la mano e lo trasse in salvo (cfr Mt 14,<br />
24-33). Questo episodio si rivelò poi un segno della prova che Pietro doveva attraversare<br />
al momento della passione di Gesù. Quando il Signore fu arrestato, egli<br />
ebbe paura e lo rinnegò tre volte: fu sopraffatto dalla tempesta. Ma quando i suoi<br />
occhi incrociarono lo sguardo di Cristo, la misericordia di Dio lo riprese e, facendolo<br />
sciogliere in lacrime, lo risollevò dalla sua caduta.<br />
Ho voluto rievocare la storia di san Pietro, perché so che questo luogo e tutta la<br />
vostra Chiesa sono particolarmente legati al Principe degli Apostoli. A lui, come<br />
all’inizio ha ricordato il Vescovo, la tradizione fa risalire il primo annuncio del<br />
Vangelo in questa terra. Il Pescatore, «pescato» da Gesù, ha gettato le reti fin qui,<br />
e noi oggi rendiamo grazie per essere stati oggetto di questa «pesca miracolosa»,<br />
che dura da duemila anni, una pesca che, come scrive proprio san Pietro, «ci ha<br />
chiamati dalle tenebre alla ammirabile luce [di Dio]» (1 Pt 2, 9). Per diventare<br />
pescatori con Cristo bisogna prima essere «pescati» da Lui. San Pietro è testimone<br />
di questa realtà, come lo è san Paolo, grande convertito, di cui tra pochi giorni<br />
inaugureremo il bimillenario della nascita. Come Successore di Pietro e Vescovo<br />
della Chiesa fondata sul sangue di questi due eminenti Apostoli, sono venuto a<br />
confermarvi nella fede in Gesù Cristo, unico salvatore dell’uomo e del mondo.<br />
La fede di Pietro e la fede di Maria si coniugano in questo Santuario. Qui si<br />
può attingere al duplice principio dell’esperienza cristiana: quello mariano e quello<br />
petrino. Entrambi, insieme, vi aiuteranno, cari fratelli e sorelle, a «ripartire da<br />
Cristo», a rinnovare la vostra fede, perché risponda alle esigenze del nostro tempo.<br />
Maria vi insegna a restare sempre in ascolto del Signore nel silenzio della<br />
preghiera, ad accogliere con generosa disponibilità la sua Parola col profondo desiderio<br />
di offrire voi stessi a Dio, la vostra vita concreta, affinché il suo Verbo eterno,<br />
per la potenza dello Spirito Santo, possa ancora «farsi carne» oggi, nella<br />
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nostra storia. Maria vi aiuterà a seguire Gesù con fedeltà, ad unirvi a Lui<br />
nell’offerta del Sacrificio, a portare nel cuore la gioia della sua Risurrezione e a<br />
vivere in costante docilità allo Spirito della Pentecoste. In modo complementare,<br />
anche san Pietro vi insegnerà a sentire e credere con la Chiesa, saldi nella fede<br />
cattolica; vi porterà ad avere il gusto e la passione dell’unità, della comunione, la<br />
gioia di camminare insieme con i Pastori; e, al tempo stesso, vi parteciperà l’ansia<br />
della missione, di condividere il Vangelo con tutti, di farlo giungere fino agli estremi<br />
confini della terra.<br />
«De finibus terrae»: il nome di questo luogo santo è molto bello e suggestivo,<br />
perché riecheggia una delle ultime parole di Gesù ai suoi discepoli. Proteso tra<br />
l’Europa e il Mediterraneo, tra l’Occidente e l’Oriente, esso ci ricorda che la<br />
Chiesa non ha confini, è universale. E i confini geografici, culturali, etnici, addirittura<br />
i confini religiosi sono per la Chiesa un invito all’evangelizzazione nella<br />
prospettiva della «comunione delle diversità». La Chiesa è nata a Pentecoste, è<br />
nata universale e la sua vocazione è parlare tutte le lingue del mondo. La Chiesa<br />
esiste – secondo l’originaria vocazione e missione rivelata ad Abramo – per essere<br />
una benedizione a beneficio di tutti i popoli della terra (cfr Gen 12, 1-3); per<br />
essere, con il linguaggio del Concilio Ecumenico Vaticano II, segno e strumento<br />
di unità per tutto il genere umano (cfr Cost. Lumen gentium, 1). La Chiesa che è<br />
in Puglia possiede una spiccata vocazione ad essere ponte tra popoli e culture.<br />
Questa terra e questo Santuario sono in effetti un «avamposto» in tale direzione, e<br />
mi sono molto rallegrato nel constatare, sia nella lettera del vostro Vescovo come<br />
anche oggi nelle sue parole, quanto questa sensibilità sia tra voi viva e percepita<br />
in modo positivo, con genuino spirito evangelico.<br />
Cari amici, noi sappiamo bene, perché il Signore Gesù su questo è stato molto<br />
chiaro, che l’efficacia della testimonianza è proporzionata all’intensità dell’amore.<br />
A nulla vale proiettarsi fino ai confini della terra, se prima non ci si vuole bene<br />
e non ci si aiuta gli uni gli altri all’interno della comunità cristiana. Perciò<br />
l’esortazione dell’apostolo Paolo, che abbiamo ascoltato nella seconda Lettura<br />
(Col 3, 12-17), è fondamentale non solo per la vostra vita di famiglia ecclesiale,<br />
ma anche per il vostro impegno di animazione della realtà sociale. Infatti, in un<br />
contesto che tende a incentivare sempre più l’individualismo, il primo servizio<br />
della Chiesa è quello di educare al senso sociale, all’attenzione per il prossimo,<br />
alla solidarietà e alla condivisione. La Chiesa, dotata com’è dal suo Signore di<br />
una carica spirituale che continuamente si rinnova, si rivela capace di esercitare<br />
un influsso positivo anche sul piano sociale, perché promuove un’umanità rinnovata<br />
e rapporti umani aperti e costruttivi, nel rispetto e nel servizio in primo luogo<br />
degli ultimi e dei più deboli.<br />
Qui, nel Salento, come in tutto il Meridione d’Italia, le Comunità ecclesiali sono<br />
luoghi dove le giovani generazioni possono imparare la speranza, non come<br />
utopia, ma come fiducia tenace nella forza del bene. Il bene vince e, se a volte<br />
può apparire sconfitto dalla sopraffazione e dalla furbizia, in realtà continua ad<br />
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operare nel silenzio e nella discrezione portando frutti nel lungo periodo. Questo<br />
è il rinnovamento sociale cristiano, basato sulla trasformazione delle coscienze,<br />
sulla formazione morale, sulla preghiera; sì, perché la preghiera dà la forza di<br />
credere e lottare per il bene anche quando umanamente si sarebbe tentati di scoraggiarsi<br />
e di tirarsi indietro. Le iniziative che il Vescovo ha citato in apertura e le<br />
altre che portate avanti nel vostro territorio, sono segni eloquenti di questo stile<br />
tipicamente ecclesiale di promozione umana e sociale. Al tempo stesso, cogliendo<br />
l’occasione della presenza delle Autorità civili, mi piace ricordare che la Comunità<br />
cristiana non può e non vuole mai sostituirsi alle legittime e doverose competenze<br />
delle Istituzioni, anzi, le stimola e le sostiene nei loro compiti e si propone<br />
sempre di collaborare con esse per il bene di tutti, a partire dalle situazioni di<br />
maggiore disagio e difficoltà.<br />
Il pensiero torna, infine, alla Vergine Santissima. Da questo Santuario di Santa<br />
Maria de finibus terrae desidero recarmi in spirituale pellegrinaggio nei vari Santuari<br />
mariani del Salento, vere gemme incastonate in questa penisola lanciata come<br />
un ponte sul mare. La pietà mariana delle popolazioni si è formata sotto<br />
l’influsso mirabile della devozione basiliana alla Theotokos, una devozione coltivata<br />
poi dai figli di san Benedetto, di san Domenico, di san Francesco, ed espressa<br />
in bellissime chiese e semplici edicole sacre, che vanno curate e preservate<br />
come segno della ricca eredità religiosa e civile della vostra gente. Ci rivolgiamo<br />
dunque ancora a Te, Vergine Maria, che sei rimasta intrepida ai piedi della croce<br />
del tuo Figlio. Tu sei modello di fede e di speranza nella forza della verità e del<br />
bene. Con le parole dell’antico inno ti invochiamo: «Spezza i legami agli oppressi,<br />
/ rendi la luce ai ciechi, / scaccia da noi ogni male, / chiedi per noi ogni bene».<br />
E allargando lo sguardo all’orizzonte dove cielo e mare si congiungono, vogliamo<br />
affidarti i popoli che si affacciano sul Mediterraneo e quelli del mondo intero, invocando<br />
per tutti sviluppo e pace: «Donaci giorni di pace, / veglia sul nostro<br />
cammino, / fa’ che vediamo il tuo Figlio, / pieni di gioia nel cielo». Amen.<br />
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Incontro con la Cittadinanza e con i Giovani<br />
nel Piazzale Lenio Flacco a Brindisi<br />
Discorso del Santo Padre Benedetto XVI<br />
Signor Ministro,<br />
Signor Sindaco e illustri Autorità,<br />
Cari fratelli e sorelle,<br />
Sabato, 14 giugno 2008<br />
desidero innanzitutto esprimere la gioia di trovarmi in mezzo a voi e vi saluto<br />
tutti di gran cuore. Ringrazio l’Onorevole Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari<br />
Regionali, che mi ha recato il saluto del Governo; ringrazio il Sindaco di Brindisi<br />
per le fervide espressioni di benvenuto che mi ha rivolto a nome di tutta la cittadinanza,<br />
e per il gentile dono che mi ha offerto. Saluto e ringrazio con affetto il<br />
giovane che si è fatto portavoce della gioventù brindisina. So che voi, cari giovani,<br />
avete animato l’assemblea nell’attesa del mio arrivo, e continuerete poi in una<br />
veglia di preghiera con la quale intendete preparare la Celebrazione eucaristica di<br />
domani. Saluto cordialmente l’Arcivescovo, Mons. Rocco Talucci, l’Arcivescovo<br />
emerito Mons. Settimio Todisco, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, e tutti i presenti.<br />
Eccomi tra voi, cari amici! Ho accolto con grande gioia l’invito del Pastore<br />
della vostra Comunità diocesana, e sono lieto di visitare questa vostra Città che,<br />
mentre svolge un significativo ruolo nell’ambito del Mezzogiorno d’Italia, è<br />
chiamata a proiettarsi al di là del Mare Adriatico per comunicare con altre città ed<br />
altri popoli. In effetti, Brindisi, un tempo luogo d’imbarco verso l’Oriente per<br />
commercianti, legionari, studiosi e pellegrini, resta una porta aperta sul mare. Negli<br />
ultimi anni, i giornali e la televisione hanno mostrato le immagini di profughi<br />
sbarcati a Brindisi dalla Croazia e dal Montenegro, dall’Albania e dalla Macedonia.<br />
Mi sembra doveroso ricordare con gratitudine gli sforzi che sono stati compiuti<br />
e che continuano ad essere dispiegati dalle Amministrazioni civili e militari,<br />
in collaborazione con la Chiesa e con diverse Organizzazioni umanitarie, per dare<br />
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loro rifugio e assistenza, nonostante le difficoltà economiche che continuano purtroppo<br />
a preoccupare particolarmente la vostra Regione. Generosa è stata e continua<br />
ad essere la vostra Città, e tale merito è stato ad essa giustamente riconosciuto<br />
con l’assegnazione, nel contesto della solidarietà internazionale, di un autentico<br />
ruolo istituzionale: essa ospita infatti la Base di pronto Intervento Umanitario<br />
delle Nazioni Unite (UNHRD), gestita dal Programma Alimentare Mondiale delle<br />
Nazioni Unite (PAM).<br />
Cari Brindisini, questa solidarietà fa parte delle virtù che formano il vostro ricco<br />
patrimonio civile e religioso: continuate con slancio rinnovato a costruire insieme<br />
il vostro futuro. Fra i valori radicati nella vostra Terra vorrei richiamare il<br />
rispetto della vita e specialmente l’attaccamento alla famiglia, esposta oggi al<br />
convergente attacco di numerose forze che cercano di indebolirla. Quanto è necessario<br />
ed urgente, anche di fronte a queste sfide, che tutte le persone di buona<br />
volontà si impegnino a salvaguardare la famiglia, solida base su cui costruire la<br />
vita dell’intera società! Altro fondamento della vostra società è la fede cristiana,<br />
che gli antenati hanno ritenuto come uno degli elementi qualificanti l’identità<br />
brindisina. Possa l’adesione al Vangelo, consapevolmente rinnovata e vissuta con<br />
responsabilità, spingervi, oggi come ieri, ad affrontare con fiducia le difficoltà e<br />
le sfide del momento presente; vi incoraggi la fede a rispondere senza compromessi<br />
alle legittime attese di promozione umana e sociale della vostra Città. A<br />
questa azione di rinnovamento non può non offrire il proprio apporto anche la nascente<br />
Università, chiamata a porsi al servizio di quanti, avendo coscienza della<br />
loro dignità e dei loro compiti, desiderano partecipare attivamente alla vita, al<br />
cammino, allo sviluppo economico, politico, culturale e religioso del territorio.<br />
Cari Brindisini, perché cresca nella vostra Città la cultura della solidarietà, ponetevi<br />
gli uni a servizio degli altri, lasciandovi guidare da un autentico spirito di fraternità.<br />
Dio vi è accanto e non vi farà mancare il costante sostegno della sua grazia.<br />
Vorrei ora rivolgermi, in maniera speciale, ai numerosi giovani presenti. Cari<br />
amici, grazie per la vostra accoglienza calorosa, grazie per i fervidi sentimenti di<br />
cui si è fatto interprete il vostro rappresentante. Le vostre voci, che trovano immediata<br />
rispondenza nel mio animo, mi comunicano la vostra fiduciosa esuberanza,<br />
la vostra voglia di vivere. In esse colgo anche i problemi che vi assillano, e<br />
che talora rischiano di soffocare gli entusiasmi che sono tipici di questa stagione<br />
della vostra vita. Conosco, in particolare, il peso che grava su non pochi di voi e<br />
sul vostro futuro a causa del fenomeno drammatico della disoccupazione, che<br />
colpisce anzitutto i ragazzi e le ragazze del Mezzogiorno d’Italia. Allo stesso modo,<br />
so che la vostra giovinezza è insidiata dal richiamo di facili guadagni, dalla<br />
tentazione di rifugiarsi in paradisi artificiali o di lasciarsi attrarre da forme distorte<br />
di soddisfazione materiale. Non lasciatevi irretire dalle insidie del male! Ricercate<br />
piuttosto un’esistenza ricca di valori, per dare vita ad una società più giusta e<br />
più aperta al futuro. Mettete a frutto i doni di cui Dio vi ha dotato con la giovinezza:<br />
la forza, l’intelligenza, il coraggio, l’entusiasmo e la voglia di vivere. È a<br />
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partire da questo bagaglio, contando sempre sul sostegno divino, che potete alimentare<br />
in voi e attorno a voi la speranza. Dipende da voi e dal vostro cuore far sì<br />
che il progresso si tramuti in un bene maggiore per tutti. E la via del bene – voi lo<br />
sapete – ha un nome: si chiama amore.<br />
Nell’amore, solo nell’amore autentico, si trova la chiave di ogni speranza, perché<br />
l’amore ha la sua radice in Dio. Leggiamo nella Bibbia: «Noi abbiamo riconosciuto<br />
e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore» (1 Gv 4, 16). E<br />
l’amore di Dio ha il volto dolce e compassionevole di Gesù Cristo. Eccoci dunque<br />
giunti al cuore del messaggio cristiano: Cristo è la risposta ai vostri interrogativi e<br />
problemi; in Lui viene avvalorata ogni onesta aspirazione dell’essere umano. Cristo,<br />
però, è esigente e rifugge dalle mezze misure. Egli sa di poter contare sulla<br />
vostra generosità e coerenza: per questo si attende molto da voi. SeguiteLo fedelmente<br />
e, per poterLo incontrare, amate la sua Chiesa, sentitevene responsabili,<br />
non rifuggite dall’essere, ciascuno nel suo ambito, coraggiosi protagonisti. Ecco<br />
un punto su cui vorrei richiamare la vostra attenzione: cercate di conoscere la<br />
Chiesa, di capirla, di amarla, prestando attenzione alla voce dei suoi Pastori. Essa<br />
è composta di uomini, ma Cristo ne è il Capo ed il suo Spirito la guida saldamente.<br />
Della Chiesa voi siete il volto giovane: non fate perciò mancare il vostro contributo,<br />
perché il Vangelo che essa proclama possa propagarsi dappertutto. Siate<br />
apostoli dei vostri coetanei!<br />
Cari fratelli e sorelle, grazie ancora per la vostra accoglienza. Ho letto alcune<br />
lettere di ragazzi della vostra Provincia, a me indirizzate: da esse, cari amici, ho<br />
potuto meglio conoscere la vostra realtà. Grazie per il vostro affetto. A voi e a tutti<br />
i Brindisini assicuro la mia preghiera, perché possiate testimoniare il messaggio<br />
evangelico della pace e della giustizia. Maria, Regina Apuliae, vi protegga e accompagni<br />
sempre. Di cuore vi benedico ed a tutti auguro una buona notte!<br />
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Cari fratelli e sorelle,<br />
Celebrazione Eucaristica<br />
alla Banchina di Sant’Apollinare<br />
nel Porto di Brindisi<br />
Omelia di Sua Santità Benedetto XVI<br />
Domenica, 15 giugno 2008<br />
al centro di questa mia visita a Brindisi celebriamo, nel Giorno del Signore, il<br />
mistero che è fonte e culmine di tutta la vita della Chiesa. Celebriamo Cristo<br />
nell’Eucaristia, il dono più grande scaturito dal suo Cuore divino e umano, il Pane<br />
della vita spezzato e condiviso, per farci diventare una cosa sola con Lui e tra di<br />
noi. Saluto con affetto tutti voi, convenuti in questo luogo così simbolico, il porto,<br />
che evoca i viaggi missionari di Pietro e di Paolo. Vedo con gioia tanti giovani,<br />
che hanno animato la veglia questa notte, preparandosi alla Celebrazione eucaristica.<br />
E saluto anche voi, che partecipate spiritualmente mediante la radio e la televisione.<br />
Rivolgo in particolare il mio saluto al Pastore di quest’amata Chiesa,<br />
Mons. Rocco Talucci, ringraziandolo per le parole pronunciate all’inizio della<br />
santa Messa. Saluto pure gli altri Vescovi della Puglia, che hanno voluto essere<br />
qui con noi in fraterna comunione di sentimenti. Sono particolarmente lieto della<br />
presenza del Metropolita Gennadios, al quale porgo il mio saluto cordiale estendendolo<br />
a tutti i fratelli Ortodossi e delle altre Confessioni, da questa Chiesa di<br />
Brindisi che per la sua vocazione ecumenica ci invita a pregare e impegnarci per<br />
la piena unità di tutti i cristiani. Saluto con riconoscenza le Autorità civili e militari<br />
che partecipano a questa liturgia, augurando ogni bene per il loro servizio. Il<br />
mio pensiero affettuoso va quindi ai presbiteri e ai diaconi, alle religiose e ai religiosi<br />
e a tutti i fedeli. Un saluto speciale indirizzo ai malati dell’Ospedale e ai detenuti<br />
del Carcere, ai quali assicuro il ricordo nella preghiera. Grazia e pace da<br />
parte del Signore ad ognuno e a tutta la città di Brindisi!<br />
I testi biblici, che abbiamo ascoltato in questa undicesima Domenica del tempo<br />
ordinario, ci aiutano a comprendere la realtà della Chiesa: la prima Lettura<br />
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(cfr Es 19, 2-6a) rievoca l’alleanza stretta presso il monte Sinai, durante l’esodo<br />
dall’Egitto; il Vangelo (cfr Mt 9, 36–10, 8) è costituito dal racconto della chiamata<br />
e della missione dei dodici Apostoli. Troviamo qui presentata la «costituzione»<br />
della Chiesa: come non avvertire l’implicito invito rivolto ad ogni Comunità a<br />
rinnovarsi nella propria vocazione e nel proprio slancio missionario? Nella prima<br />
Lettura, l’autore sacro narra il patto di Dio con Mosè e con Israele al Sinai. È una<br />
delle grandi tappe della storia della salvezza, uno di quei momenti che trascendono<br />
la storia stessa, nei quali il confine tra Antico e Nuovo Testamento scompare e<br />
si manifesta il perenne disegno del Dio dell’Alleanza: il disegno di salvare tutti<br />
gli uomini mediante la santificazione di un popolo, a cui Dio propone di diventare<br />
«la sua proprietà tra tutti i popoli» (Es 19, 5). In questa prospettiva il popolo è<br />
chiamato a diventare una «nazione santa», non solo in senso morale, ma prima<br />
ancora e soprattutto nella sua stessa realtà ontologica, nel suo essere di popolo. In<br />
che modo si debba intendere l’identità di questo popolo si è manifestato via via<br />
nel corso degli eventi salvifici già nell’Antico Testamento; si è pienamente rivelato<br />
poi con la venuta di Gesù Cristo. Il Vangelo odierno ci presenta un momento<br />
decisivo per questa rivelazione. Quando infatti Gesù chiamò i Dodici voleva riferirsi<br />
simbolicamente alle tribù d’Israele, risalenti ai dodici figli di Giacobbe. Perciò,<br />
ponendo al centro della sua nuova comunità i Dodici, Egli fa capire di essere<br />
venuto a portare a compimento il disegno del Padre celeste, anche se solo a Pentecoste<br />
apparirà il volto nuovo della Chiesa: quando i Dodici, «pieni di Spirito<br />
Santo», proclameranno il Vangelo parlando tutte le lingue (At 2, 3-4). Si manifesterà<br />
allora la Chiesa universale, raccolta in un unico Corpo di cui Cristo risorto è<br />
il Capo e, al tempo stesso, inviata da Lui a tutte le nazioni, fino agli estremi confini<br />
della terra (cfr Mt 28, 20).<br />
Lo stile di Gesù è inconfondibile: è lo stile caratteristico di Dio, che ama compiere<br />
le cose più grandi in modo povero e umile. La solennità dei racconti di alleanza<br />
del Libro dell’Esodo lascia nei Vangeli il posto a gesti umili e discreti, che<br />
però contengono un’enorme potenzialità di rinnovamento. È la logica del Regno<br />
di Dio, non a caso rappresentata dal piccolo seme che diventa un grande albero<br />
(cfr Mt 13, 31-32). Il patto del Sinai è accompagnato da segni cosmici che atterriscono<br />
gli Israeliti; gli inizi della Chiesa in Galilea sono invece privi di queste manifestazioni,<br />
riflettono la mitezza e la compassione del cuore di Cristo, ma preannunciano<br />
un’altra lotta, un altro sconvolgimento che è quello suscitato dalle potenze<br />
del male. Ai Dodici – l’abbiamo sentito – Egli «diede il potere di scacciare<br />
gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità» (Mt 10, 1). I<br />
Dodici dovranno cooperare con Gesù nell’instaurare il Regno di Dio, cioè la sua<br />
signoria benefica, portatrice di vita, e di vita in abbondanza per l’intera umanità.<br />
In sostanza, la Chiesa, come Cristo e insieme con Lui, è chiamata e inviata a instaurare<br />
il Regno della vita e a scacciare il dominio della morte, perché trionfi nel<br />
mondo la vita di Dio. Trionfi Dio che è Amore. Quest’opera di Cristo è sempre<br />
silenziosa, non è spettacolare; proprio nell’umiltà dell’essere Chiesa, del vivere<br />
ogni giorno il Vangelo, cresce il grande albero della vera vita. Proprio con questi<br />
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inizi umili il Signore ci incoraggia perché, anche nell’umiltà della Chiesa di oggi,<br />
nella povertà della nostra vita cristiana, possiamo vedere la sua presenza e avere<br />
così il coraggio di andare incontro a Lui e di rendere presente su questa terra il<br />
suo amore, questa forza di pace e di vita vera.<br />
Questo è, quindi, il disegno di Dio: diffondere sull’umanità e sul cosmo intero<br />
il suo amore generatore di vita. Non è un processo spettacolare; è un processo<br />
umile, che tuttavia porta con sé la vera forza del futuro e della storia. Un progetto,<br />
quindi, che il Signore vuole attuare nel rispetto della nostra libertà, perché<br />
l’amore di sua natura non si può imporre. La Chiesa è allora, in Cristo, lo spazio<br />
di accoglienza e di mediazione dell’amore di Dio. In questa prospettiva appare<br />
chiaramente come la santità e la missionarietà della Chiesa costituiscano due facce<br />
della stessa medaglia: solo in quanto santa, cioè colma dell’amore divino, la<br />
Chiesa può adempiere la sua missione, ed è proprio in funzione di tale compito<br />
che Dio l’ha scelta e santificata quale sua proprietà. Quindi il nostro primo dovere,<br />
proprio per sanare questo mondo, è quello di essere santi, conformi a Dio; in<br />
questo modo viene da noi una forza santificante e trasformante che agisce anche<br />
sugli altri, sulla storia. Sul binomio «santità-missione» – la santità è sempre forza<br />
che trasforma gli altri – la vostra Comunità ecclesiale, cari fratelli e sorelle, si sta<br />
misurando in questo momento, impegnata com’è nel Sinodo diocesano. Al riguardo,<br />
è utile riflettere che i dodici Apostoli non erano uomini perfetti, scelti per<br />
la loro irreprensibilità morale e religiosa. Erano credenti, sì, pieni di entusiasmo e<br />
di zelo, ma segnati nello stesso tempo dai loro limiti umani, talora anche gravi.<br />
Dunque, Gesù non li chiamò perché erano già santi, completi, perfetti, ma affinché<br />
lo diventassero, affinché fossero trasformati per trasformare così anche la storia.<br />
Tutto come per noi. Come per tutti i cristiani. Nella seconda Lettura abbiamo<br />
ascoltato la sintesi dell’apostolo Paolo: «Dio dimostra il suo amore verso di noi<br />
perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5, 8). La<br />
Chiesa è la comunità dei peccatori che credono all’amore di Dio e si lasciano trasformare<br />
da Lui, e così diventano santi, santificano il mondo.<br />
Nella luce di questa provvidenziale Parola di Dio, ho la gioia quest’oggi di<br />
confermare il cammino della vostra Chiesa. È un cammino di santità e di missione,<br />
sul quale il vostro Arcivescovo vi ha invitato a riflettere nella sua recente Lettera<br />
pastorale; è un cammino che egli ha ampiamente verificato nel corso della<br />
visita pastorale e che ora intende promuovere mediante il Sinodo diocesano. Il<br />
Vangelo di oggi ci suggerisce lo stile della missione, cioè l’atteggiamento interiore<br />
che si traduce in vita vissuta. Non può che essere quello di Gesù: lo stile della<br />
«compassione». L’evangelista lo evidenzia attirando l’attenzione sullo sguardo di<br />
Cristo verso le folle: «Vedendole – egli scrive – ne sentì compassione, perché erano<br />
stanche e sfinite, come pecore senza pastore» (Mt 9, 36). E, dopo la chiamata<br />
dei Dodici, ritorna questo atteggiamento nel comando che Egli dà loro di rivolgersi<br />
«alle pecore perdute della casa d’Israele» (Mt 10, 6). In queste espressioni si<br />
sente l’amore di Cristo per la sua gente, specialmente per i piccoli e i poveri. La<br />
compassione cristiana non ha niente a che vedere col pietismo, con<br />
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l’assistenzialismo. Piuttosto, è sinonimo di solidarietà e di condivisione, ed è<br />
animata dalla speranza. Non nasce forse dalla speranza la parola che Gesù dice<br />
agli apostoli: «Strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino» (Mt<br />
10, 7)? È speranza, questa, che si fonda sulla venuta di Cristo, e che in ultima<br />
analisi coincide con la sua Persona e col suo mistero di salvezza – dov’è Lui è il<br />
Regno di Dio, è la novità del mondo –, come bene ricordava nel titolo il quarto<br />
Convegno ecclesiale italiano, celebrato a Verona: Cristo risorto è la «speranza<br />
del mondo».<br />
Animati dalla speranza nella quale siete stati salvati, anche voi, fratelli e sorelle<br />
di questa antica Chiesa di Brindisi, siate segni e strumenti della compassione,<br />
della misericordia di Cristo. Al Vescovo e ai presbiteri ripeto con fervore<br />
le parole del Maestro divino: «Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i<br />
lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date»<br />
(M 10, 8). Questo mandato è rivolto ancora oggi in primo luogo a voi. Lo Spirito<br />
che agiva in Cristo e nei Dodici, è lo stesso che opera in voi e che vi permette di<br />
compiere tra la vostra gente, in questo territorio, i segni del Regno di amore, di<br />
giustizia e di pace che viene, anzi, che è già nel mondo. Ma la missione di Gesù si<br />
partecipa in diversi modi a tutti i membri del Popolo di Dio, per la grazia del Battesimo<br />
e della Confermazione. Penso alle persone consacrate che professano i voti<br />
di povertà, verginità e obbedienza; penso ai coniugi cristiani e a voi, fedeli laici,<br />
impegnati nella comunità ecclesiale e nella società sia personalmente che in forma<br />
associata. Cari fratelli e sorelle, tutti siete destinatari del desiderio di Gesù di<br />
moltiplicare gli operai nella messe del Signore (cfr Mt 9, 38). Questo desiderio,<br />
che chiede di farsi preghiera, ci fa pensare in primo luogo ai seminaristi e al nuovo<br />
Seminario di questa Arcidiocesi; ci fa considerare che la Chiesa è, in senso lato,<br />
un grande «seminario», incominciando dalla famiglia, fino alle comunità parrocchiali,<br />
alle associazioni e ai movimenti di impegno apostolico. Tutti, nella<br />
varietà dei carismi e dei ministeri, siamo chiamati a lavorare nella vigna del Signore.<br />
Cari fratelli e sorelle di Brindisi, proseguite il cammino intrapreso con questo<br />
spirito. Veglino su di voi i vostri Patroni, san Leucio e sant’Oronzo, giunti entrambi<br />
nel secondo secolo dall’Oriente per irrigare questa terra con l’acqua viva<br />
della Parola di Dio. Le reliquie di san Teodoro d’Amasea, venerate nella Cattedrale<br />
di Brindisi, vi ricordino che dare la vita per Cristo è la predica più efficace.<br />
San Lorenzo, figlio di questa Città, divenuto, sulle orme di san Francesco<br />
d’Assisi, apostolo di pace in un’Europa lacerata da guerre e discordie, vi ottenga<br />
il dono di un’autentica fraternità. Tutti vi affido alla protezione della Beata Vergine<br />
Maria, Madre della speranza e Stella dell’evangelizzazione. Vi aiuti la Vergine<br />
Santa a rimanere nell’amore di Cristo, perché possiate portare frutti abbondanti<br />
a gloria di Dio Padre e per la salvezza del mondo. Amen.<br />
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Angelus del Santo Padre Benedetto XVI<br />
Cari fratelli e sorelle,<br />
Banchina di Sant’Apollinare nel Porto di Brindisi<br />
Domenica, 15 giugno 2008<br />
prima di concludere la Celebrazione, esprimo la mia riconoscenza a quanti<br />
l’hanno preparata con tanta cura e animata con la musica e il canto. Ringrazio coloro<br />
che hanno organizzato questo mio viaggio e stanno offrendo il loro contributo,<br />
perché si svolga nel migliore dei modi: penso alle diverse Autorità locali, alle<br />
Forze dell’ordine, ai volontari e a voi, cari abitanti di Brindisi. Tutti vi invito,<br />
come ogni domenica, ad unirvi a me nella preghiera dell’Angelus. Il luogo in cui<br />
ci troviamo – il porto – è carico di un pregnante significato simbolico. Ogni porto<br />
parla di accoglienza, di riparo, di sicurezza; parla di un approdo sospirato dopo la<br />
navigazione, magari lunga e difficile. Ma parla anche di partenze, di progetti e<br />
aspirazioni, di futuro. In particolare, il porto di Brindisi riveste un ruolo di primo<br />
piano per le comunicazioni verso il Mare Mediterraneo e verso l’Oriente, e per<br />
questo ospita anche una base delle Nazioni Unite, che svolge una funzione importante<br />
sotto il profilo umanitario.<br />
Da questo luogo così suggestivo, non lontano dal paese indicato come il «buon<br />
giorno» d’Italia (Calimera), desidero pertanto rinnovare il messaggio cristiano di<br />
cooperazione e di pace fra tutti i popoli, specialmente tra quelli che fanno corona<br />
a questo mare, antica culla di civiltà, e quelli del Vicino e Medio Oriente. E mi<br />
piace farlo con le parole che ho usato due mesi fa a New York, rivolgendomi<br />
all’Assemblea generale delle Nazioni Unite: «L’azione della comunità internazionale<br />
e delle sue istituzioni, supposto il rispetto dei principi che sono alla base<br />
dell’ordine internazionale, non deve mai essere interpretata come un’imposizione<br />
indesiderata e una limitazione di sovranità. Al contrario, è l’indifferenza o la<br />
mancanza di intervento che recano danno reale. Ciò di cui vi è bisogno è una ricerca<br />
più profonda di modi di prevenire e controllare i conflitti, esplorando ogni<br />
possibile via diplomatica e prestando attenzione ed incoraggiamento anche ai più<br />
flebili segni di dialogo o di desiderio di riconciliazione» (L’Osservatore Romano,<br />
20.04.08, p. 8).<br />
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Da questo lembo d’Europa proteso nel Mediterraneo, tra Oriente e Occidente,<br />
ci rivolgiamo ancora una volta a Maria, Madre che ci «indica la via» – Odegitria<br />
–, donandoci Gesù, Via della pace. La invochiamo idealmente con tutti i titoli<br />
coi quali è venerata nei Santuari della Puglia, ed in particolare qui, da questo antico<br />
porto, la preghiamo quale «porto di salvezza» per ogni uomo e per l’intera<br />
umanità. La sua materna protezione difenda sempre questa vostra Città e Regione,<br />
l’Italia, l’Europa e il mondo intero dalle tempeste che minacciano la fede e i<br />
veri valori; permetta alle giovani generazioni di prendere il largo senza paura per<br />
affrontare con cristiana speranza il viaggio della vita. Maria, Porto di salvezza,<br />
prega per noi!<br />
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Incontro con i Sacerdoti<br />
nella Cattedrale di Brindisi<br />
Discorso del Santo Padre Benedetto XVI<br />
Domenica, 15 giugno 2008<br />
Carissimi presbiteri, diaconi e seminaristi,<br />
sono lieto di porgere il mio saluto cordiale a tutti voi, raccolti in questa bella<br />
Cattedrale, riaperta al culto dopo i restauri nel novembre scorso. Ringrazio<br />
l’Arcivescovo, Mons. Rocco Talucci, per il caloroso indirizzo di saluto che ha<br />
voluto rivolgermi a nome vostro e per tutti i suoi doni. Saluto i sacerdoti, ai quali<br />
desidero esprimere il mio compiacimento per il vasto e articolato lavoro pastorale<br />
che svolgono; saluto i diaconi, i seminaristi e tutti i presenti, esprimendo la gioia<br />
di vedermi attorniato da una folta schiera di anime consacrate all’avvento del Regno<br />
di Dio. Qui, nella Cattedrale, che è il cuore della <strong>Diocesi</strong>, ci si sente tutti a<br />
casa, uniti dal vincolo dell’amore di Cristo. Qui vogliamo fare grata memoria di<br />
quanti hanno diffuso il cristianesimo in queste terre: Brindisi è stata fra le prime<br />
città dell’Occidente ad accogliere il Vangelo, giuntovi sulle vie consolari romane.<br />
Tra i santi evangelizzatori penso a san Leucio, Vescovo, a sant’Oronzo, san Teodoro<br />
d’Amasea e a san Lorenzo da Brindisi, proclamato Dottore della Chiesa da<br />
Giovanni XXIII. La loro presenza continua ad essere viva nel cuore della gente ed<br />
è testimoniata dai molti monumenti della città.<br />
Cari fratelli, nel vedervi raccolti in questa Chiesa, nella quale molti di voi hanno<br />
ricevuto l’ordinazione diaconale e sacerdotale, mi tornano alla mente le parole<br />
che sant’Ignazio di Antiochia scriveva ai cristiani di Efeso: «Il vostro venerabile<br />
collegio dei presbiteri, degno di Dio, è così armonicamente unito al Vescovo,<br />
come le corde alla cetra. In tal modo, nell’accordo dei vostri sentimenti e nella<br />
perfetta armonia del vostro amore fraterno, s’innalzi un concerto di lodi a Gesù<br />
Cristo». Ed il santo Vescovo aggiungeva: «Ciascuno di voi si studi di far coro.<br />
Nell’armonia della concordia e all’unisono con il tono di Dio per mezzo di Gesù<br />
Cristo, ad una voce inneggiate al Padre, ed egli vi ascolterà» (Lettera agli Efesini,<br />
4). Perseverate, cari presbiteri, nella ricerca di tale unità di intenti e di aiuto reci-<br />
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proco, affinché la carità fraterna e l’unità nel lavoro pastorale siano di esempio e<br />
di stimolo per le vostre comunità. A questo soprattutto ha mirato la Visita pastorale<br />
alle parrocchie, compiuta dal vostro Arcivescovo e terminata nel marzo scorso:<br />
proprio a motivo della vostra generosa collaborazione, essa non è stata un<br />
semplice adempimento giuridico, ma uno straordinario avvenimento di valore ecclesiale<br />
e formativo. Sono certo che essa porterà i suoi frutti, poiché il Signore<br />
farà crescere abbondantemente il seme gettato con amore nelle anime dei fedeli.<br />
Con l’odierna mia presenza vorrei incoraggiarvi a porvi con sempre crescente<br />
disponibilità a servizio del Vangelo e della Chiesa. So che già lavorate con zelo e<br />
intelligenza, senza risparmio di energie, allo scopo di propagare il lieto annuncio<br />
evangelico. Cristo, al quale avete consacrato la vita, è con voi! In Lui noi tutti<br />
crediamo, a Lui solo affidiamo la nostra vita, Lui vogliamo annunciare al mondo.<br />
Cristo, che è la Via , la Verità e la Vita (cfr Gv 14, 6), sia il tema del nostro pensare,<br />
l’argomento del nostro parlare, il motivo del nostro vivere. Cari fratelli sacerdoti,<br />
perché la vostra sia una fede forte e vigorosa occorre, come ben sapete,<br />
alimentarla con un’assidua preghiera. Siate pertanto modelli di preghiera, diventate<br />
maestri di preghiera. Le vostre giornate siano scandite dai tempi dell’orazione,<br />
durante i quali, sul modello di Gesù, vi intrattenete in un colloquio rigenerante<br />
con il Padre. So che non è facile mantenersi fedeli a questi quotidiani appuntamenti<br />
con il Signore, soprattutto oggi che il ritmo della vita si è fatto frenetico e<br />
le occupazioni assorbono in misura sempre maggiore. Dobbiamo tuttavia convincerci:<br />
il momento della preghiera è il più importante nella vita del sacerdote, quello<br />
in cui agisce con più efficacia la grazia divina, dando fecondità al suo ministero.<br />
Pregare è il primo servizio da rendere alla comunità. E perciò i momenti di<br />
preghiera devono avere nella nostra vita una vera priorità. So che tante cose ci<br />
premono: per quanto mi riguarda, un’udienza, una documentazione da studiare,<br />
un incontro o altro ancora. Ma se non siano interiormente in comunione con Dio<br />
non possiamo dare niente neppure agli altri. Perciò Dio è la prima priorità. Dobbiamo<br />
sempre riservare il tempo necessario per essere in comunione di preghiera<br />
con nostro Signore.<br />
Cari fratelli e sorelle, vorrei ora rallegrarmi con voi per il nuovo Seminario<br />
Arcivescovile, che è stato inaugurato nel novembre scorso dal mio Segretario di<br />
Stato, il Cardinale Tarcisio Bertone. Da una parte, esso esprime il presente di una<br />
<strong>Diocesi</strong>, costituendo come il punto di arrivo del lavoro svolto dai sacerdoti e dalle<br />
parrocchie nei settori della pastorale giovanile, dell’insegnamento catechistico,<br />
dell’animazione religiosa delle famiglie. Dall’altra, il Seminario è un investimento<br />
quanto mai prezioso per il futuro, perché assicura, mediante un lavoro paziente<br />
e generoso, che le comunità cristiane non saranno prive di pastori d’anime, di<br />
maestri di fede, di guide zelanti e di testimoni della carità di Cristo. Oltre che sede<br />
della vostra formazione, cari seminaristi, vera speranza della Chiesa, questo<br />
vostro Seminario è anche luogo di aggiornamento e di formazione continua per<br />
giovani e adulti, desiderosi di offrire il loro contributo alla causa del Regno di<br />
Dio. La preparazione accurata dei seminaristi e la formazione permanente dei<br />
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presbiteri e degli altri operatori pastorali costituiscono preoccupazioni prioritarie<br />
per il Vescovo, al quale Iddio ha affidato la missione di guidare, come saggio pastore,<br />
il Popolo di Dio che vive in questa vostra Città.<br />
Un’ulteriore occasione di crescita spirituale per le vostre Comunità è il Sinodo<br />
diocesano, il primo dopo il Concilio Vaticano II e dopo l’unificazione delle due<br />
diocesi di Brindisi e di Ostuni. Esso è l’occasione per rilanciare l’impegno apostolico<br />
dell’intera <strong>Diocesi</strong>, ma è soprattutto momento privilegiato di comunione,<br />
che aiuta a riscoprire il valore del servizio fraterno, come indica l’icona biblica da<br />
voi scelta della lavanda dei piedi (cfr Gv 13, 12-17) con la parola di Gesù che la<br />
commenta: «Come ho fatto io» (Gv 13, 5). Se è vero che il Sinodo – ogni Sinodo<br />
- è chiamato a stabilire delle leggi, ad emanare norme adeguate per un’organica<br />
pastorale, suscitando e stimolando rinnovati impegni per l’evangelizzazione e la<br />
testimonianza evangelica, è anche vero che esso deve ridestare in ogni battezzato<br />
l’anelito missionario che costantemente anima la Chiesa.<br />
Cari fratelli sacerdoti, il Papa vi assicura uno speciale ricordo nella preghiera,<br />
perché proseguiate nel cammino di autentico rinnovamento spirituale che state<br />
percorrendo insieme con le vostre Comunità. Vi aiuti in tale impegno l’esperienza<br />
dello «stare insieme» nella fede e nell’amore reciproco, come gli Apostoli attorno<br />
a Cristo nel Cenacolo. Fu lì che il divino Maestro li istruì, aprendo i loro occhi<br />
allo splendore della verità e donò ad essi il sacramento dell’unità e dell’amore:<br />
l’Eucaristia. Nel Cenacolo, durante l’Ultima Cena, al momento della lavanda dei<br />
piedi, emerse chiaramente come il servizio sia una delle dimensioni fondamentali<br />
della vita cristiana. È compito pertanto del Sinodo aiutare la vostra Chiesa locale,<br />
in tutte le sue componenti, a riscoprire il senso e la gioia del servizio: un servizio<br />
per amore. Ciò vale innanzitutto per voi, cari sacerdoti, configurati a Cristo «Capo<br />
e Pastore», sempre pronti a guidare il suo gregge. Siate riconoscenti e lieti del<br />
dono ricevuto! Siate generosi nello svolgimento del vostro ministero! Poggiatelo<br />
su un’assidua preghiera e una permanente formazione culturale, teologica e spirituale!<br />
Mentre vi rinnovo l’espressione del mio vivo apprezzamento e del più cordiale<br />
incoraggiamento, invito voi e l’intera <strong>Diocesi</strong> a prepararvi all’Anno Paolino, che<br />
inizierà prossimamente. Esso potrà essere l’occasione per un generoso rilancio<br />
missionario, per un più profondo annuncio della Parola di Dio, accolta, meditata e<br />
tradotta in apostolato fecondo, come avvenne appunto per l’Apostolo delle genti.<br />
Conquistato da Cristo, Paolo visse interamente per Lui e per il suo Vangelo,<br />
spendendo la sua esistenza sino al martirio. Vi assista la Madonna, Madre della<br />
Chiesa e Vergine dell’ascolto; vi proteggano i Santi Patroni di questa amata terra<br />
di Puglia. Siate missionari dell’amore di Dio; ogni vostra parrocchia sperimenti la<br />
gioia di appartenere a Cristo. Come pegno della grazia divina e dei doni del suo<br />
Spirito, imparto volentieri a tutti voi la Benedizione Apostolica.<br />
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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA<br />
58 a Assemblea Generale<br />
Roma, 26-30 maggio 2008<br />
PROLUSIONE DEL CARDINALE PRESIDENTE<br />
Venerati e Cari Confratelli,<br />
nel clima ancora vivissimo della solennità del Corpus Domini,<br />
autentica festa di popolo, saluto tutti e ciascuno con le parole<br />
dell’apostolo Paolo: «Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal<br />
Signore Gesù Cristo» (Ef 1, 2).<br />
È sempre una grande gioia ritrovarsi in assemblea plenaria. E infatti<br />
non ci stupisce che, nel dopo-Concilio, da varie parti si sia dato<br />
un effettivo risalto al profilo che identifica questo incontro collegiale<br />
come attuazione e sviluppo dell’affectus collegialis, senza mai<br />
omettere come esso non sia surrogabile da altri organismi delle stesse<br />
Conferenze episcopali (cfr. Direttorio per il ministero episcopale,<br />
nn. 28 e 31). Se il pensiero di ciascuno di noi mai si stacca dalla<br />
Chiesa che la Provvidenza di Dio gli ha affidato, una volta che siamo<br />
qui riuniti, «l’esercizio congiunto di alcuni atti del ministero episcopale<br />
serve a realizzare quella sollecitudine di ogni Vescovo per<br />
tutta la Chiesa che si esprime significativamente nel fraterno aiuto<br />
alle altre Chiese particolari, (…) e si traduce altresì nell’unione di<br />
sforzi e di intenti (…) per incrementare il bene comune e delle singole<br />
Chiese» (Giovanni Paolo II, Apostolos suos, n. 13).<br />
Nel corso di questa Assemblea, affronteremo una serie di questioni<br />
di vitale importanza per le nostre diocesi e per la Chiesa che è<br />
in Italia. Nella trattazione dei vari argomenti, e nell’assunzione delle<br />
scelte che avvertiremo opportune e necessarie, non ci abbandonerà<br />
mai la coscienza di essere un segno eloquente dell’amore di Dio<br />
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per il nostro popolo. Infatti «l’unità dell’episcopato è uno degli elementi<br />
costitutivi dell’unità della Chiesa» (ibidem, n. 8).<br />
Lo Spirito Santo ci dia di vivere questi giorni nella letizia e nella<br />
docilità alla grazia, perché tutto quello che pensiamo, facciamo e<br />
decidiamo sia a gloria di Dio, per la vita del nostro popolo e della<br />
nostra Nazione.<br />
1. Vorrei porgere anzitutto il saluto deferente di questa Assemblea<br />
al Prefetto della Congregazione per i Vescovi, Cardinale Giovanni<br />
Battista Re, che mercoledì mattina presiederà la nostra Concelebrazione<br />
Eucaristica in San Pietro.<br />
Salutiamo con molta cordialità il Nunzio apostolico in Italia,<br />
l’Arcivescovo Giuseppe Bertello, che è qui con noi e la cui parola<br />
avremo tra poco il piacere di ascoltare.<br />
Salutiamo con affetto e ringraziamo per la loro fraterna presenza i<br />
confratelli Vescovi rappresentanti di numerose Conferenze Episcopali<br />
d’Europa.<br />
Diamo un benvenuto cordiale ai nuovi Vescovi che sono entrati<br />
nell’ultimo anno a far parte della nostra Conferenza. Confidiamo<br />
nel loro impegno solidale e chiediamo al Signore abbondanza di<br />
grazie per gli inizi del loro ministero.<br />
Essi sono:<br />
– S.E. Mons. Carmelo Cuttitta, vescovo ausiliare di Palermo;<br />
– S.E. Mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello;<br />
– S.E. Mons. Luigi Renzo, vescovo di Mileto - Nicotera - Tropea;<br />
– S.E. Mons. Pietro Santoro, vescovo di Avezzano;<br />
– S.E. Mons. Domenico Cornacchia, vescovo di Lucera - Troia;<br />
– S.E. Mons. Roberto Busti, vescovo di Mantova;<br />
– S.E. Mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo ausiliare di Milano;<br />
– S.E. Mons. Mario Delpini, vescovo ausiliare di Milano;<br />
– S.E. Mons. Mariano Crociata, vescovo di Noto;<br />
– S.E. Mons. Armando Trasarti, vescovo di Fano - Fossombrone -<br />
Cagli - Pergola;<br />
– S.E. Mons. Francesco Giovanni Brugnaro, arcivescovo di Camerino<br />
- San Severino Marche;<br />
– S.E. Mons. Carlo Mazza, vescovo di Fidenza;<br />
– S.E. Mons. Antonio Di Donna, vescovo ausiliare di Napoli;<br />
– S.E. Mons. Simone Giusti, vescovo di Livorno;<br />
– S.E. Mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo-prelato di Loreto;<br />
37
– S.E. Mons. Pietro Vittorelli, abate ordinario di Montecassino;<br />
– S.E. Mons. Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto;<br />
– S.E. Mons. Vittorio Lupi, vescovo di Savona - Noli;<br />
– S.E. Mons. Francesco Muraglia, vescovo di La Spezia - Sarzana -<br />
Brugnato;<br />
– S.E. Mons. Romano Rossi, vescovo di Civita Castellana;<br />
– S.E. Mons. Gianni Ambrosio, arcivescovo di Piacenza - Bobbio;<br />
– S.E. Mons. Beniamino Pizziol, vescovo ausiliare di Venezia;<br />
– S.E. Mons. Enrico Solmi, vescovo di Parma;<br />
– S.E. Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, vescovo eletto di Locri -<br />
Gerace;<br />
– S.E. Mons. Alceste Catella, vescovo eletto di Casale Monferrato.<br />
Colgo l’occasione, per salutare affettuosamente Mons. Piergiuseppe<br />
Vacchelli, che dopo lungo servizio come Sottosegretario della<br />
CEI e Presidente del Comitato per gli interventi caritativi a favore<br />
del Terzo Mondo, sabato scorso, è stato nominato Segretario Aggiunto<br />
della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e Presidente<br />
delle Pontificie Opere Missionarie, con dignità di arcivescovo.<br />
A Mons. Piergiuseppe vada il mio augurio più caro, con tanta<br />
riconoscenza per il prezioso servizio svolto per la CEI, assicurandogli<br />
il ricordo nella preghiera.<br />
Uno speciale saluto di riconoscenza e di vicinanza spirituale vogliamo<br />
rivolgere ai Confratelli che hanno lasciato negli ultimi dodici<br />
mesi la guida delle rispettive <strong>Diocesi</strong> e che in modo nuovo continuano<br />
a lavorare con noi per il bene delle nostre Chiese.<br />
Essi sono:<br />
– S.E. Mons. Pellegrino Tomaso Ronchi, vescovo emerito di Città<br />
di Castello;<br />
– S.E. Mons. Domenico Tarcisio Cortese, vescovo emerito di Mileto<br />
- Nicotera - Tropea;<br />
– S.E. Mons. Maurizio Galli, vescovo emerito di Fidenza;<br />
– S.E. Mons. Francesco Zerrillo, vescovo emerito di Lucera - Troia;<br />
– S.E. Mons. Mariano De Nicolò, vescovo emerito di Rimini;<br />
– S.E. Mons. Egidio Caporello, vescovo emerito di Mantova;<br />
– S.E. Mons. Giuseppe Malandrino, vescovo emerito di Noto;<br />
– S.E. Mons. Giulio Sanguineti, vescovo emerito di Brescia;<br />
– S.E. Mons. Angelo Fagiani, arcivescovo emerito di Camerino -<br />
San Severino Marche;<br />
38
– S.E. Mons. Pier Luigi Mazzoni, arcivescovo emerito di Gaeta;<br />
– S.E. Mons. Armando Dini, arcivescovo emerito di Campobasso -<br />
Boiano;<br />
– S.E. Mons. Bassano Staffieri, vescovo emerito di La Spezia - Sarzana<br />
- Brugnato;<br />
– S.E. Mons. Divo Zadi, vescovo emerito di Civita Castellana;<br />
– S.E. Mons. Silvio Cesare Bonicelli, vescovo emerito di Parma;<br />
– S.E. Mons. Alessandro Plotti, arcivescovo emerito di Pisa;<br />
– S.E. Mons. Carmelo Ferraro, arcivescovo emerito di Agrigento;<br />
– S.E. Mons. Domenico Calcagno, vescovo emerito di Savona - Noli,<br />
nominato Segretario dell’Amministrazione del Patrimonio della<br />
Sede Apostolica, con dignità di arcivescovo.<br />
Un’affettuosa e riconoscente memoria facciamo dei fratelli Vescovi<br />
che hanno di recente terminato la loro esistenza terrena. Domandiamo<br />
al Padre ricco di misericordia, che hanno fedelmente<br />
servito, di accoglierli nella pienezza della vita, mentre confidiamo<br />
nella loro intercessione, per noi e per il popolo a cui si sono dedicati.<br />
Ecco i loro nomi:<br />
– S.E. Mons. Teresio Ferraroni, vescovo emerito di Como;<br />
– S.E. Mons. Giovanni Cogoni, vescovo emerito di Iglesias;<br />
– S.E. Mons. Marco Petta, archimandrita emerito di Santa Maria di<br />
Grottaferrata;<br />
– S.E. Mons. Gianni Danzi, arcivescovo-prelato di Loreto;<br />
– S.E. Mons. Germano Zaccheo, vescovo di Casale Monferrato;<br />
– S.E. Mons. Gaetano Michetti, vescovo emerito di Pesaro;<br />
– S.E. Mons. Vittorio Tomassetti, vescovo emerito di Fano - Fossombrone<br />
- Cagli - Pergola;<br />
– S.E. Mons. Vincenzo Maria Farano, arcivescovo emerito di Gaeta;<br />
– S.E. Mons. Nicola Agnozzi, vescovo emerito di Arino Irpino -<br />
Lacedonia;<br />
– S.E. Mons. Gastone Mojaisky-Perrelli, arcivescovo emerito di<br />
Sant’Angelo dei Lombardi - Conza - Nusco - Bisaccia.<br />
2. Il nostro pensiero va anzitutto al Santo Padre Benedetto XVI,<br />
che anche nel corso della presente Assemblea ci farà dono della sua<br />
visita e della sua parola. Naturalmente non ci sfugge che tale beneficio<br />
ci viene dalla prossimità geografica delle nostre sedi a quella<br />
di Pietro. Prossimità che per noi è, prima di ogni altra cosa, impegno<br />
di incondizionata vicinanza e responsabilità di amore.<br />
39
Tutti abbiamo ancora sotto gli occhi le immagini straordinarie del<br />
viaggio apostolico negli Stati Uniti d’America, svoltosi dal 15 al 21<br />
aprile scorso. È nota la circostanza che ha generato la decisione di<br />
questa Visita: il bicentenario della elevazione a metropolìa della<br />
prima diocesi statunitense, Baltimora, e della fondazione delle sedi<br />
di New York, Boston, Filadelfia e Louisville. Ma a tutti è risultato<br />
chiaro che tale visita è stata come un grande, straordinario incontro<br />
con tutto il popolo americano. Le voci che di là ci sono giunte, hanno<br />
tutte raccontato di un viaggio riuscito in ciascuno dei suoi aspetti<br />
e dei suoi momenti. L’ombra di Pietro (cfr At 5, 15) si è rivelata benefica<br />
anche lì per quanti si sono in un modo o nell’altro avvicinati<br />
al messaggero di Dio. Il Papa ha sorpreso perché gli è stato consentito<br />
di manifestare se stesso, e di esplicare la sua missione di riconciliatore<br />
e di seminatore della speranza, sparigliando in un crescendo<br />
continuo le previsioni, in una situazione che all’inizio si annunciava<br />
molto delicata.<br />
Un ruolo speciale l’hanno avuto le parole da lui spese, in cinque<br />
diversi momenti, a proposito del noto argomento degli abusi sessuali,<br />
sul quale probabilmente si era maggiormente attestata l’attesa<br />
della stampa. Ma il Papa non si è fatto desiderare: aveva da poco lasciato<br />
il suolo di Roma che, già parlando con i giornalisti che condividevano<br />
il suo stesso volo, ha usato espressioni di intensa umanità<br />
ma anche di esemplare chiarezza. Quell’«Io mi vergogno» con il<br />
quale s’è caricato dell’umiliazione e del dolore della Chiesa tutta<br />
per lo scandalo causato dai sacerdoti accusati di pedofilia, è stato<br />
come l’inizio della rinascita, il riavvio di un cammino nuovo, che ha<br />
finito per coinvolgere le stesse persone a suo tempo vittime degli<br />
scandali.<br />
Nel medesimo dialogo informale con i giornalisti al seguito, Benedetto<br />
XVI aveva tenuto ad esprimere da subito la sua ammirazione<br />
per l’esperienza di libertà che fin dalle origini è in atto in quella<br />
grande Nazione. Dove lo Stato è «volutamente e decisamente laico,<br />
ma proprio per una volontà religiosa, per dare autenticità alla religione».<br />
Che il cardinale Joseph Ratzinger trovasse «affascinante»<br />
l’esperimento americano già lo sapeva chi aveva avuto modo di conoscere<br />
nel tempo il suo pensiero e i suoi libri. Citiamo per tutti:<br />
«Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo, islam», Mondadori,<br />
2004. Era qui, ad esempio, che si avanzava un rilievo signifi-<br />
40
cativo all’indirizzo dell’Europa, ossia che il resto dell’umanità vede<br />
con allarme «la profanità assoluta che si è andata formando in Occidente»,<br />
e che è qualcosa «di profondamente estraneo» alle loro<br />
culture (ibidem, p. 72). Ma dinanzi al magistero dispiegato nel corso<br />
del viaggio americano, è possibile cogliere meglio le ragioni profonde<br />
della sua stima per una Nazione dove «i princìpi che governano<br />
la vita politica e sociale sono intimamente collegati con un ordine<br />
morale», e poggiano su una «verità evidente per se stessa: che<br />
tutti gli uomini sono creati eguali e dotati di inalienabili diritti, fondati<br />
sulla legge di natura e sul Dio di questa natura (…). Lungo quel<br />
processo, che ha plasmato l’anima della nazione, le credenze religiose<br />
furono un’ispirazione costante e una forza orientatrice» (Discorso<br />
alla Cerimonia di Benvenuto, Casa Bianca, 16 aprile 2008).<br />
Ma il Papa non ha taciuto i rischi che corre quella Chiesa, come<br />
in genere le altre Chiese pellegrine in Occidente: rischi legati alla<br />
sottile influenza del secolarismo e del materialismo che depotenziano<br />
i credenti nella loro testimonianza pubblica. E qui importante si è<br />
rivelato il discorso pronunciato davanti ai Vescovi americani, nel<br />
Santuario nazionale dell’Immacolata Concezione di Washington, lo<br />
stesso 16 aprile; e ancor più, se possibile, le risposte date alle loro<br />
domande, con la denuncia dell’«apostasia silenziosa» in cui cadono<br />
fatalmente molti cattolici, quando recidono il legame con la fede<br />
ecclesiale autentica. «Il Vangelo – ha spiegato il Papa – deve essere<br />
predicato e insegnato come un modo di vita integrale, che offre una<br />
risposta attraente e veritiera, intellettualmente e praticamente, ai<br />
problemi umani reali». E aggiungeva: «La dittatura del relativismo,<br />
alla fin fine, non è nient’altro che una minaccia alla libertà umana,<br />
la quale matura soltanto nella generosità e nella fedeltà alla verità».<br />
3. Quasi a voler prevenire le obiezioni, è stato il Papa stesso, nel<br />
dialogo con i giornalisti, a precisare: «Certamente in Europa non<br />
possiamo semplicemente copiare gli Stati Uniti: abbiamo la nostra<br />
storia. Ma dobbiamo tutti imparare l’uno dall’altro». E così ci indicava<br />
lo snodo attraverso il quale sarà bene non lasciare troppo rapidamente<br />
alle spalle questo magistero, in quanto può aiutare noi europei<br />
a metter meglio a fuoco il «concetto positivo di laicità», per il<br />
quale lo Stato è concepito al servizio della società civile, nelle diverse<br />
forme associative che ne esprimono il pluralismo. Uno Stato che,<br />
per questo, non dovrà neutralizzare le religioni, perché anch’esse<br />
41
sono chiamate, come le scuole filosofiche e le tradizioni etiche, ad<br />
abitare le società pluraliste e ad offrire argomentazioni pubbliche su<br />
cui avverrà il confronto e il riconoscimento reciproco. Esprimere liberamente<br />
la propria fede, partecipare in nome del Vangelo al dibattito<br />
pubblico, portare serenamente il proprio contributo nella formazione<br />
degli orientamenti politico-legislativi, accettando sempre le<br />
decisioni prese dalla maggioranza: ecco ciò che non può mai essere<br />
scambiato per una minaccia alla laicità dello Stato. Né in America<br />
né in Europa. La Chiesa non vuole imporre a nessuno una morale<br />
«religiosa»: infatti essa enuncia da sempre – insieme a principi tipicamente<br />
religiosi – i valori fondamentali che definiscono la persona,<br />
cuore della società. Proprio perché fondativi, essi sono di ordine<br />
naturale, radicati cioè nell’essere stesso dell’uomo, anche se il<br />
Vangelo li assume e rilancia illuminandoli di luce ulteriore e piena.<br />
Se poi si avrà cura di collegare queste recentissime affermazioni<br />
papali con l’elaborazione rintracciabile nell’enciclica Deus caritas<br />
est, in particolare nei nn. 28 e 29, allora si avrà un’articolazione ancor<br />
più persuasiva della proposta cristiana.<br />
La sostanza di questo ragionamento, si ricorderà, era già sottesa<br />
nella famosa allocuzione svolta da Benedetto XVI a Ratisbona, il 12<br />
settembre 2006, ma è stata come in filigrana riproposta nell’intero<br />
discorso tenuto all’Assemblea generale delle Nazioni unite, visitata<br />
nell’ambito dello stesso viaggio americano in occasione del 60° anniversario<br />
della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo.<br />
Quando ai diritti umani si nega la loro intrinseca verità, per la pretesa<br />
di adattarli continuamente a contesti culturali, etnici e religiosi<br />
differenti, o di ridurli al rango di procedimenti metodologici, si causa<br />
inevitabilmente la loro erosione interna. Perché mai infatti dovrebbero<br />
conservare una loro forza vincolante tante proclamazioni<br />
internazionali, una volta che i diritti lì sanciti fossero ridotti a «deboli<br />
proposizioni staccate dalla dimensione etica e razionale»? (Discorso<br />
all’Assemblea generale delle Nazioni Unite,18 aprile 2008).<br />
Per affermare i diritti, occorre un loro assoluto radicamento nella<br />
giustizia, come occorre un continuo discernimento tra il bene e il<br />
male, così da orientare l’agire degli Stati come degli individui.<br />
Ma perché un simile processo si inneschi, è necessario il riconoscimento<br />
del valore trascendente e, in ultima istanza, religioso proprio<br />
di ogni persona, «il punto più alto del disegno creatore per il<br />
mondo e la storia». È perciò inconcepibile – aggiungeva il Papa –<br />
42
«che dei credenti debbano sopprimere una parte di se stessi – la loro<br />
fede – per essere cittadini attivi; non dovrebbe mai essere necessario<br />
rinnegare Dio per poter godere dei propri diritti (…). Non si può limitare<br />
la piena garanzia della libertà religiosa al libero esercizio del<br />
culto; al contrario, deve essere tenuta in giusta considerazione la<br />
dimensione pubblica della religione e quindi la possibilità dei credenti<br />
di fare la loro parte nella costruzione dell’ordine sociale» (ibidem).<br />
Dove il richiamo alla libertà religiosa, che è il primo dei diritti<br />
e quello che li prova tutti, è stato richiamato con vigore dal Papa.<br />
Purtroppo tale diritto stenta ancora ad essere riconosciuto e rispettato<br />
in non pochi luoghi del mondo: appena un mese prima aveva<br />
celebrato in San Pietro una santa Messa in suffragio<br />
dell’Arcivescovo di Mossul dei Caldei, Paulos Faraj Rahho.<br />
È in questo quadro che il Pontefice romano ha riaffermato<br />
dall’alto podio il valore stesso dell’Onu, definendolo con le parole<br />
del predecessore Giovanni Paolo II: «Centro morale, in cui tutte le<br />
nazioni del mondo si sentono a casa loro, sviluppando la comune<br />
coscienza di essere, per così dire, una famiglia di nazioni» (ibidem).<br />
4. Il citato discorso all’Onu non tace sulle giuste aspirazioni dei<br />
popoli, in particolare di quei Paesi dell’Africa e di altre parti del<br />
mondo «che rimangono ai margini di un autentico sviluppo integrale,<br />
e sono pertanto a rischio di sperimentare solo gli effetti negativi<br />
della globalizzazione» (ibidem). Uno di questi rischi, forse il maggiore,<br />
è da qualche settimana con speciale evidenza sotto i nostri<br />
occhi. Mi riferisco all’emergenza alimentare che ha tra le sue cause<br />
principali l’impennata dei prezzi dovuta all’aumento del costo del<br />
petrolio. Solo il prezzo del grano è cresciuto del 130%! Si aggiunga<br />
che a causa della siccità c’è stata una riduzione dei raccolti in taluni<br />
grandi Paesi produttori, come l’Australia. Oltre che al passaggio di<br />
molte zone agricole da colture commestibili a colture destinate alla<br />
produzione di biocarburanti.<br />
L’effetto a catena di questi fattori ha portato alcune nazioni a sospendere<br />
le esportazioni, di riso in particolare (rincarato del 74%),<br />
determinando un’ulteriore scarsità. Tra l’Africa, il Sudest asiatico e<br />
il Centro America, questo «tsunami silenzioso», a dirla con l’Onu,<br />
sta mettendo a rischio la sopravvivenza di almeno 100 milioni di<br />
persone, incapaci ormai di provvedere al proprio sostentamento minimo.<br />
Intanto, altri 800 milioni di individui già soffrono di denutrizione,<br />
al punto che si stima che ogni giorno muoiano 25 mila perso-<br />
43
ne per fame e malattie correlate. Senza dire che in una serie di paesi<br />
(l’Egitto, Haiti, Filippine...) sono già esplose rivolte dovute all’impennata<br />
dei prezzi. A questa situazione, si aggiungono non di rado<br />
le calamità naturali, come ultimamente il tifone in Birmania e il<br />
gravissimo terremoto in Cina.<br />
Su queste tragedie noi siamo stati prontamente informati dal nostro<br />
quotidiano Avvenire, che sul crinale internazionale è particolarmente<br />
attento (ci piace tra l’altro annotarlo nel 40° anno di fondazione<br />
che con profitto sta celebrando). Si sa che l’Onu dal canto<br />
suo ha lanciato un appello alla comunità internazionale perché intervenga<br />
ad alleviare la crisi con maggiori aiuti e riforme strutturali<br />
che già prima urgevano a favore di taluni Paesi meno sviluppati.<br />
Alcune nazioni si stanno muovendo, e altre devono farlo, compresa<br />
l’Italia. Insomma, deve scattare un’onda di solidarietà concreta, che<br />
mobiliti risorse pubbliche ma anche aiuti privati, e mentre si soccorre<br />
bisognerà introdurre regole nuove che modifichino le condizioni<br />
di ingiustizia. Le nostre comunità parrocchiali, sono certo, non si<br />
tireranno indietro, come mai hanno fatto in occasione delle precedenti<br />
crisi.<br />
Ci pare questo l’impegno più immediato, anche a ricordo dei 40<br />
anni della Populorum Progressio, che si sta celebrando con una serie<br />
di indovinate iniziative. Certo la situazione del mondo rispetto<br />
ad allora è non poco cambiata. Quella che non muta è la condizione<br />
di disparità tra Paesi poveri e Paesi ricchi, la povertà inesorabile che<br />
questa produce, i conflitti sempre in atto. L’interdipendenza globale<br />
è diventata una consapevolezza diffusa, la quale deve però generare<br />
uno sviluppo sostenibile, che dà per primo a chi non ha mai avuto.<br />
5. Per i credenti la storia non è mai una sequenza più o meno casuale<br />
di fatti; è sempre una storia di salvezza, la quale dà senso e<br />
prospettiva ad ogni azione che viene compiuta. Noi sappiamo che,<br />
con l’Incarnazione del Verbo, il tempo è stato rivisitato e, gravido<br />
di eterno, ha una destinazione prima impensabile. Kairòs, non più<br />
solo krònos, dunque. E di tutti i tempi, poi, quello che viviamo è il<br />
migliore perché è quello che il Padre, nella sua inesausta scienza<br />
d’amore, ha stabilito per noi, e per la misura dei doni che ci ha affidato,<br />
chiamandoci al rischio della vita. Questa, in altre parole, è per<br />
noi l’ora non del fato ma della Provvidenza, la quale ha un volto e<br />
un cuore, quello di Cristo. Un tempo dunque per il quale vogliamo<br />
44
esprimere non il lamento per le difficoltà, ma il ringraziamento perché<br />
meraviglioso. Magari è anche meravigliosamente arduo, ma pur<br />
sempre accostabile coi nostri passi e con la grazia dello Spirito.<br />
La lettura della storia suggerita dalla fede non impedisce di scorgere<br />
i limiti, le contraddizioni e le sfide. Anche se si riscontra una<br />
sorta di paradosso: da una parte, un certo gusto del negativo viene<br />
propalato quasi con compiacimento, dall’altra, tale sentimento negativo<br />
non deve però superare una certa soglia, per non disturbare<br />
troppo e non mettere in discussione le opzioni di fondo che si riconducono<br />
al presupposto di un progresso messianico. C’è, com’è stata<br />
chiamata da qualche esperto, una fenomenologia del peggio che,<br />
pur imperversando, non vuole tuttavia fare i conti con se stessa, accontentandosi<br />
dei sotto prodotti e delle mezze misure, in quanto<br />
corrode ogni valore «alto». Se oggi l’umanità ha raggiunto una<br />
spiccata coscienza di sé e della dignità intrinseca ad ogni uomo,<br />
dall’altra la controversia sull’umano sta raggiungendo il punto di<br />
maggiore acutezza, perché sfidata da concezioni fortemente riduttive<br />
e immanentistiche. L’uomo, finalmente sollevato dalla schiavitù<br />
del lavoro e della fatica, e certo non più asservito alla classe o alla<br />
razza, si scopre però funzionale al consumo, se non anche allo spettacolo.<br />
E così la società opulenta, mentre lo seduce con il gioco delle<br />
apparenze, lo svuota dall’interno, e sempre più lo spinge a concepirsi<br />
come un’isola tra le isole, un mondo individualistico e chiuso,<br />
per cui i rapporti con gli altri sono spesso sentiti in termini mercantili,<br />
anziché svolgersi nel segno della gratuità, del dono, della solidale<br />
integrazione. Nell’omelia della Messa che ha concluso il toccante<br />
viaggio apostolico a Genova, il Papa annotava che<br />
dall’esperienza del Dio cristiano «deriva una certa immagine di<br />
uomo, cioè il concetto di persona. Se Dio è unità dialogica, essere in<br />
relazione, la creatura umana, fatta a sua immagine e somiglianza,<br />
rispecchia tale costituzione: essa pertanto è chiamata a realizzarsi<br />
nel dialogo, nel colloquio, nell’incontro» (Omelia della Messa in<br />
Piazza della Vittoria a Genova, 18 maggio 2008).<br />
Qual è il possibile riscatto? Io credo, noi crediamo che non ci sia<br />
altra via che quella di una rinnovata opera educativa, che sarà tale se<br />
avrà il coraggio di non obliterare il costo degli ideali e se non rinuncerà<br />
alla prossimità che sa farsi compagnia. Il Papa, incontrando<br />
domenica 4 maggio i 100 mila dell’Azione Cattolica, ha parlato ancora<br />
una volta di «emergenza educativa» (cfr. Discorso all’Incontro<br />
45
con l’Azione Cattolica Italiana, 4 maggio 2008). Nel lungo periodo<br />
della Pasqua, abbiamo più volte riflettuto sulla scansione del rito<br />
ebraico fondato sulla narrazione del legame fra le generazioni, quella<br />
dei padri e quella dei figli. Dove la tradizione è una dimensione<br />
fondamentale del presente, come dicevamo al Convegno di Verona.<br />
Ebbene, questa dinamica è il paradigma vero di ogni rapporto educativo<br />
che è testimonianza che i padri danno ai figli, che gli educatori<br />
danno ai più giovani. E l’emergenza educativa che cosa è, se<br />
non l’interruzione, lo spezzarsi di questo racconto che una generazione<br />
deve fare all’altra? Annotava di recente il Papa, commentando<br />
il tempo della caduta dell’Impero romano: «Viviamo anche noi in<br />
un tempo di incontro delle culture, di pericolo della violenza che distrugge<br />
le culture, e del necessario impegno di trasmettere i grandi<br />
valori e di insegnare alle nuove generazioni la via della riconciliazione<br />
e della pace» (Discorso all’Udienza del Mercoledì, 12 marzo<br />
2008).<br />
Non ci sfugge peraltro la sottigliezza del problema educativo odierno:<br />
se educare non è mai stato facile, oggi lo è ancor meno perché<br />
non pochi educatori dubitano della possibilità stessa di educare,<br />
e dunque rinunciano in partenza al proprio compito. Parlando al capitolo<br />
generale dei Salesiani, Benedetto XVI osservava: «Proprio da<br />
qui nasce la difficoltà forse più profonda per una vera opera educativa:<br />
alla radice della crisi dell’educazione c’è infatti una crisi di fiducia<br />
nella vita» (Discorso ai Partecipanti al Capitolo generale<br />
della Società di San Giovanni Bosco, 31 marzo 2008). Insomma,<br />
qui siamo. Ma qui, sugli spalti di una ricomprensione della missione<br />
educativa che ci tocca in quanto Chiesa, vorremmo, se così si deciderà,<br />
per un po’ soffermarci, come in passato s’è fatto per altre dimensioni<br />
dirimenti del nostro essere Chiesa.<br />
6. Se, come Vescovi, a qualcuno non smettiamo mai di pensare, e<br />
se qualcuno è particolarmente vicino al nostro cuore, questi sono i<br />
giovani. Per loro sappiamo di non fare mai abbastanza. Specialmente<br />
in questo momento storico, i giovani sono i primi bersagli della<br />
cultura nichilista che li invita, li incoraggia, li sospinge a coltivare<br />
soltanto le «passioni tristi». È una cultura che instilla in loro la convinzione<br />
che nulla di grande, bello, nobile ci sia da perseguire nella<br />
vita, ma che ci si debba accontentare di un «qui ed ora», di obiettivi<br />
di basso profilo, di una navigazione di piccolo cabotaggio, perché<br />
vano è puntare la prua verso il mare aperto. L’esito finale della cul-<br />
46
tura nichilista è una sorta di grande anestesia degli spiriti, incapaci<br />
di slanci e quindi inerti. Guardando alle cronache del nostro Paese,<br />
sempre più spesso dobbiamo registrare vicende amare che hanno<br />
per protagonisti gli adolescenti, «le cui reazioni manifestano – osserva<br />
il Papa – una non corretta conoscenza del mistero della vita e<br />
delle rischiose implicanze dei loro gesti. (…) Fornire false illusioni<br />
nell’ambito dell’amore o ingannare sulle genuine responsabilità che<br />
si è chiamati ad assumere con l’esercizio della propria sessualità<br />
non fa onore a una società che richiama ai principi di libertà e di<br />
democrazia» (Benedetto XVI, Discorso ai Partecipanti al Congresso<br />
internazionale promosso dalla Pontificia Università Lateranense,<br />
nel 40° dell’enciclica Humanae vitae, 10 maggio 2008). In tal<br />
modo i sogni e i desideri tipici dei giovani vengono frantumati proprio<br />
mentre chiedono invece di essere protetti, coltivati nel lavoro<br />
educativo, e sospinti verso mete nobili e alte, che noi sappiamo essere<br />
a misura dei giovani.<br />
Questo, oggi, può essere considerato l’obiettivo di fondo dei<br />
«percorsi di evangelizzazione ed educazione» da proporre ai giovani,<br />
e dei quali ci parlerà il nostro Vice-presidente, l’Arcivescovo<br />
Agostino Superbo, nella relazione che svolgerà nel corso dei lavori<br />
assembleari. Da parte mia, vorrei limitarmi ad osservare una cosa<br />
forse ovvia, ma decisiva, e cioè che questi percorsi sono possibili, e<br />
costituiscono un obiettivo realistico anche nella situazione d’oggi.<br />
So bene infatti che proprio qui si annida una particolare sfiducia, ritenendo<br />
che l’organizzazione della vita giovanile e ancor più il tipo<br />
di applicazione intellettuale a cui sono abituati, impressionistica ed<br />
episodica, quasi falcidi – dalla base – la possibilità di itinerari distribuiti<br />
nel tempo e dunque progressivi e metodici. Ora, non c’è<br />
dubbio che occorra saggiamente tener conto di una serie di condizionamenti<br />
e abitudini di apprendimento, non però per arrenderci,<br />
quanto per calibrare secondo proporzioni nuove i momenti della<br />
proposta. A partire da ciò che sta oggettivamente al centro di ogni<br />
percorso cristiano, ossia l’adorabile persona di Cristo Signore. Ciò<br />
tuttavia non significa che, come si diceva una volta, Cristo «arriva<br />
alla fine della proposta»: l’annuncio kerigmatico oggi cattura più<br />
solitamente dall’inizio, perché è realmente il fascino esercitato dalla<br />
persona di Gesù a colpire, per contrasto, magari come ragione di un<br />
evento che turba o come senso profondo di una testimonianza di vita<br />
che colpisce e sgomenta. Ma anche come reazione abissalmente<br />
47
altra rispetto al vuoto desolante, rispetto ai progetti di de-costruzione<br />
che passano per l’assunzione delle droghe o dell’alcol, per i<br />
riti dell’assordimento e dello stordimento. Cristo allora diventa come<br />
il risveglio inaudito ad una vita diversa, radicalmente altra, ideale<br />
subito concreto e pertinente, principio riordinatore di un’esistenza<br />
via via capace di altri sapori e di altri riti.<br />
È da qui, dall’evento dell’incontro già nitido ma non ancora completo,<br />
che può iniziare il cammino della conoscenza che, oggi forse<br />
ancor più di ieri, converge fino ad essere un tutt’uno con quello della<br />
conversione, ossia di una vera metà-noia che porterà i giovani,<br />
con i ritmi di ogni crescita, con gli inevitabili alti-e-bassi di ogni ascesi,<br />
ad assumere su di sé «il grande sì della fede», lasciandosi personalmente<br />
sagomare da esso nella propria e specifica esistenza,<br />
con i suoi talenti e la sua vocazione. Il sì della fede che, a cerchi<br />
concentrici, maturerà fino ad includere e a riconoscersi nel sì che la<br />
Chiesa dice a Cristo, in tutte le sue fibre e fino al cuore del mondo,<br />
dunque con la disponibilità a compromettersi anche pubblicamente,<br />
sapendo andare quando serve contro-corrente. Giovanni Paolo II<br />
ebbe un giorno ad osservare che il «problema essenziale della giovinezza<br />
è profondamente personalistico» (Giovanni Paolo II, Varcare<br />
le soglie della speranza, p. 121), e per ciò stesso rivolto anzitutto<br />
all’interiorità personale, e quindi alla vita vissuta nella sua interezza.<br />
Su questo asse caratteristico del personalismo cristiano il<br />
giovane saprà gradatamente innestare esperienze e scoperte, gioie e<br />
insuccessi, ma avendo anzitutto preso coscienza che «la verità non è<br />
un’imposizione. Né è semplicemente un insieme di regole. È la scoperta<br />
di Uno che non ci tradisce mai, di Uno del quale possiamo<br />
sempre fidarci» (Benedetto XVI, Discorso all’Incontro con i giovani<br />
e seminaristi, New York, 19 aprile 2008).<br />
Anche Papa Ratzinger, come il suo grande predecessore, non<br />
mortifica i giovani né li giudica. Neppure noi li giudichiamo, vogliamo<br />
piuttosto dare loro fiducia: sappiamo che sono profondamente<br />
buoni, e insieme spesso smarriti, alla ricerca di ideali non fittizi,<br />
per cui spendere la vita. E talvolta la sanno generosamente<br />
spendere fino al sacrificio! Il problema dei giovani sono gli adulti.<br />
Essi non respingono l’autorità, cercano l’autorevolezza dei testimoni<br />
e dei maestri. Certo che vediamo i loro comportamenti contraddittori,<br />
a volte ancora adolescenziali; a volte trasgressivi e gravi. Lo<br />
stesso bullismo tuttavia è anche segno di un vuoto dell’anima e<br />
un’implicita richiesta d’aiuto. Esperta come deve essere in umanità,<br />
48
la Chiesa non si fa ingannare dalle apparenze e sa di dover leggere<br />
dietro di esse, dove si celano le movenze più interiori e profonde<br />
della persona, e dove arde il desiderio di una vita piena, di traguardi<br />
coraggiosi, per i quali vale davvero la pena di vivere.<br />
Compito della comunità cristiana e dei suoi educatori è far emergere<br />
dal mazzo delle aspirazioni i buoni sogni e i buoni desideri, fra<br />
tutti il desiderio di Dio. I giovani d’oggi vivono quasi per l’intero<br />
arco della loro giornata in qualche modo «connessi», ossia collegati<br />
a questo e quel mezzo di comunicazione, e dunque l’abilità suasiva<br />
dei media è potente, perché lusinga e promette: promette anche ciò<br />
che non può mantenere. Per questo è di vitale importanza insinuare<br />
nei giovani la voglia di non concedersi acriticamente, di non consegnare<br />
se stessi, e i loro anni migliori, ad una cultura che pervade<br />
mentre snerva, e che blandisce mentre smonta. La progressiva confidenza<br />
con i media di ispirazione cristiana li aiuterà in questa opera<br />
di disincanto e di spogliazione delle mitologie e dei lustrini. Seppur<br />
questo non può essere un alibi per nessuno, neppure per i grandi<br />
network e il sottile habitat che riescono a insinuare.<br />
A tutti è noto il livello delle proposte e il vuoto-spinto a cui certi<br />
programmi arrivano. Per chi è ancora inesperto e per chi non ha il<br />
senso critico necessario, la televisione diventa facilmente un territorio<br />
senza regole in cui, magari all’insegna apparentemente neutra<br />
del marketing, trovano facile veicolazione anche modelli distorti di<br />
vita. I media nel mondo occidentale, compresa la nostra Italia, stanno<br />
caricandosi di una responsabilità enorme: nonostante proposte<br />
apprezzabili, troppo frequente è la diffusione suadente di illusioni,<br />
nonché il depistaggio rispetto a ciò che conta, a ciò che vale, a ciò<br />
che costruisce le persone e le comunità. C’è da chiedersi a chi giova<br />
tale impostazione.<br />
A proposito di media, non può sfuggirci il destino verso cui sta<br />
strutturalmente andando la televisione in tutta Europa, ossia la trasmutazione<br />
del sistema analogico a quello digitale, assai più raffinato<br />
nelle prestazioni tecniche e potenzialmente più largo di opportunità.<br />
Per capirci, avremo presto (non oltre il 2012) molti canali in<br />
più, liberamente fruibili da ogni apparecchio. Auspichiamo che ci<br />
siano in misura adeguata fornitori di contenuti disposti ad entrare e<br />
a svolgervi una missione che, oltre i legittimi rientri, sappia farsi carico<br />
anche dell’inevitabile valenza civile e culturale dell’operazione.<br />
Si innesta qui l’esperienza dell’ancora giovane Sat2000, che da<br />
49
tempo si va preparando proprio per questi nuovi scenari. Il rischio<br />
non remoto, dicono gli esperti, è che i nuovi spazi diventino appannaggio<br />
delle industrie pornografiche presenti sul piano internazionale.<br />
Ovvio che nessuno vuole demonizzare un sistema ancora tutto da<br />
provare, tuttavia è necessario che le autorità competenti sappiano<br />
fin d’ora vigilare su questo delicato processo, e all’occorrenza intervenire<br />
per indirizzarlo su binari di effettivo valore pubblico.<br />
7. Parlavamo di giovani, e non possiamo non fare un cenno ai nostri<br />
Sacerdoti, molti dei quali sono proprio a fianco dei giovani per<br />
aiutarli nelle dinamiche della crescita e della maturazione. Parlo<br />
sempre volentieri di loro, perché tra noi e loro esiste un legame certamente<br />
affettivo, ma innanzitutto sacramentale, che a titolo unico li<br />
rende partecipi della nostra missione pastorale. Lo scorso giovedì<br />
santo, Papa Benedetto, commentando il libro del Deuteronomio al<br />
capitolo 18, dove si descrive l’essenza del sacerdozio veterotestamentario<br />
– astare coram te et tibi ministrare – aggiungeva che<br />
oggi il Sacerdote deve «tener sveglio il mondo per Dio. Deve stare<br />
in guardia di fronte alle potenze incalzanti del male. Deve essere<br />
uno che sta in piedi: dritto di fronte alle correnti del tempo. Dritto<br />
nella verità. Dritto nell’impegno per il bene. Lo stare davanti al Signore<br />
deve essere sempre, nel più profondo, anche un farsi carico<br />
degli uomini presso il Signore che, a sua volta, si fa carico di tutti<br />
noi presso il Padre» (Omelia della Messa del Crisma, 20 marzo<br />
2008). Ecco come ci piace pensare ai nostri Sacerdoti: compiono un<br />
servizio unico per Dio e per ciò stesso compiono un servizio ineguagliabile<br />
per i loro fratelli. Impavidi e disposti a portare le prove<br />
che il servizio al Signore e alla Chiesa comporta, perché partecipi<br />
del culto che Cristo ha reso al Padre: donarsi fino alla fine (cfr. ibidem).<br />
Donarsi in primo luogo ai giovani, ma donarsi a tutti coloro ai<br />
quali la Chiesa li invia, anzi a tutti coloro che incontrano. Sappiamo<br />
che il lavoro pastorale non è un giogo leggero (cfr. Mt 11, 30), non<br />
è un’occupazione a tempo, per determinate ore, o solo in determinate<br />
condizioni: impegna sempre, anche quando si è al cospetto di Dio<br />
e ovunque, quale che sia il campo della missione. Sui nostri Sacerdoti<br />
ricade, oltre al lavoro ordinario, anche lo sforzo di rinnovamento<br />
della pastorale. Sono al crocevia di impegni e progetti, rispetto ai<br />
quali faranno bene a cercare ogni opportuna collaborazione che esplichi<br />
la partecipazione anche dei laici alla missione della Chiesa,<br />
ai compiti della parrocchia (cfr. Lumen Gentium, nn. 30-39; Aposto-<br />
50
licam Actuositatem, n. 10). Diceva provocatoriamente un osservatore<br />
di cose politiche, riferendosi ad uno dei tanti disagi sociali che<br />
affliggono il Paese: «A parlare col popolo sono rimasti solo i parroci».<br />
E la frase fu portata anche nel titolo, perché forse bruciasse di<br />
più. Più realisticamente, noi pensiamo che i nostri preti, grazie ad<br />
una solida e continua formazione, «si perdono» nella comunità per<br />
sostenerla e risollevarla. A loro, dunque la nostra gratitudine.<br />
Per affinità con l’ambito pastorale, vorrei far cenno al ventennale<br />
del documento Sovvenire alle necessità della Chiesa che, appunto,<br />
nel 1988 fu dai Vescovi donato alla comunità ecclesiale. Il testo obbediva<br />
allora ad una necessità contingente: fornire un’informazione<br />
completa e corretta sui nuovi modi con cui avrebbero potuto contribuire<br />
alla vita economica della Chiesa. Per la prima volta, dopo tanti<br />
anni, la Chiesa italiana rinunciava ad ogni automatismo e garanzia.<br />
Da quel momento, tutto veniva affidato unicamente alla volontà<br />
dei cittadini italiani, alla loro generosità e alla loro fiducia nella<br />
Chiesa. Vogliamo ringraziare tutti per il sostegno di questi due decenni,<br />
senza però dimenticare che il sistema si fonderà sempre sulla<br />
fiducia, perché nulla vi è di automatico. Fiducia che anche in futuro<br />
la nostra Chiesa dovrà saper meritare con quelle scelte che sono intrinseche<br />
al Vangelo: con la sua testimonianza limpida, con i suoi<br />
comportamenti, con la sua credibilità.<br />
In questa assemblea discuteremo e, nel caso, approveremo un<br />
nuovo testo, che facendo leva sui criteri-guida del documento precedente<br />
– la trasparenza e la partecipazione – esprimerà con parole<br />
comprensibili all’uomo di oggi concetti presenti da sempre nella<br />
comunità, nella quale tutti sono chiamati a donare sulla base delle<br />
proprie possibilità e in virtù di un forte, profondo senso di appartenenza.<br />
Il nuovo sistema di sostegno economico, vent’anni fa, lanciò<br />
anche un’altra sfida sul versante della comunicazione. Rivolgendosi<br />
anche a chi non partecipa alla vita della comunità cristiana, abbiamo<br />
informato e sensibilizzato gli italiani; ma forse non ancora abbastanza,<br />
stando anche a recenti casi di mala-informazione che tuttavia,<br />
ne siamo sicuri, non distoglieranno i fedeli dal contribuire alla<br />
vita della loro Chiesa, e i cittadini pur non praticanti dal partecipare<br />
anche solo a livello simbolico ad una missione che ha la loro stima.<br />
8. Com’è noto, nel nostro Paese il 13 e 14 aprile si sono svolte le<br />
elezioni politiche generali, a cui erano state associate le elezioni di<br />
due consigli regionali, di una serie di consigli provinciali e di oltre<br />
51
cinquecento consigli comunali. Nonostante infauste previsioni, la<br />
partecipazione al voto si è mantenuta alta, e questo è un segno importante<br />
di consapevolezza e di maturità del nostro popolo. Ora, al<br />
di là di quelle che sono state le specificazioni del voto, ci si attende<br />
un periodo di operosa stabilità, al quale costruttivamente partecipino<br />
tutte le forze politiche, nei ruoli loro assegnati. Nella citata circostanza,<br />
la Chiesa – com’è stato da più parti riconosciuto – si è<br />
scrupolosamente attenuta ai suoi compiti e, conformemente ad un<br />
costume ben collaudato, non si è schierata, ma certo non si è neppure<br />
ritirata. In coincidenza infatti con le due ultime sessioni del Consiglio<br />
Permanente, quella di gennaio e quella di marzo, io stesso mi<br />
ero permesso di richiamare, nel quadro di una presenza che deve evitare<br />
l’irrilevanza, i criteri di una sapiente e adeguata partecipazione<br />
dei credenti al voto, riscontrando nello stesso Consiglio Permanente<br />
una grande e incoraggiante sintonia.<br />
Non possiamo ora, nella nuova situazione, non sperare che in tutti<br />
vi sia una più forte responsabilità in ordine all’affronto dei grandi<br />
problemi che affliggono il Paese, e ai quali bisogna saper dare ora<br />
risposte sagge ma anche sollecite: non tanto nell’interesse dell’una e<br />
dell’altra parte politica o componente sociale, ma anzitutto per il<br />
bene comune della Nazione. Vorremmo per un istante, e in nome<br />
della nostra specifica responsabilità, insistere sul fattore tempo, che<br />
anche moralmente è un elemento decisivo in ordine ad una politica<br />
buona: ci sono lungaggini e palleggiamenti che, oltre ad essere irrazionali<br />
e autolesionistici, offendono i cittadini, che attendono risposta<br />
in ordine ai beni che sono essenziali alla vita e alla dignità umana.<br />
Oltre al problema gravissimo e urgente dei rifiuti urbani della<br />
Campania, per la cui soluzione all’intervento delle pubbliche autorità<br />
deve corrispondere la responsabile collaborazione delle popolazioni,<br />
una serie di attese si apposta sul fronte degli stipendi e delle<br />
pensioni, per una difesa reale del potere d’acquisto, un’altra serie<br />
riguarda la famiglia: dall’emergenza abitativa alle iniziative di sostegno<br />
della maternità. Neppure noi Vescovi, come il Papa, possiamo<br />
nasconderci «che diversi problemi continuano ad attanagliare la<br />
società odierna, impedendo di dare spazio al desiderio di tanti giovani<br />
di sposarsi e formare una famiglia per le condizioni sfavorevoli<br />
in cui vivono» (Benedetto XVI, Discorso ai membri del Movimento<br />
per la Vita italiano,12 maggio 2008). C’è poi la realtà mortificante<br />
di tante famiglie, dalle quali «si leva, talvolta persino inconsapevolmente,<br />
un grido, una richiesta di aiuto che interpella i responsa-<br />
52
ili delle pubbliche amministrazioni» (Benedetto XV, Discorso al<br />
Forum delle Associazioni familiari, 16 maggio 2008). Il che ci fa<br />
apprezzare molto l’iniziativa «Un fisco a misura di famiglia» che<br />
negli ultimi mesi ha visto in tutto il nostro Paese una larga mobilitazione.<br />
Se in questo ambito sociale chiediamo che si sviluppi una vera<br />
e larga premura, in quello confinante della bioetica auspichiamo<br />
una complessiva cautela, grazie alla quale gli elementi in gioco<br />
vengono sapientemente soppesati, mettendo la comunità nazionale<br />
al riparo da iniziative imprevidenti e precipitose. C’è da dire che la<br />
sostanziale prudenza tenuta circa questi temi durante la campagna<br />
elettorale, dovrebbe essere un buon indizio sulla prudenza anche<br />
successiva.<br />
Una parola qui non possiamo non dirla per l’intervento operato<br />
sulle Linee guida relative alla legge sulla fecondazione assistita. Da<br />
vari e qualificati osservatori si è già eccepito sul merito e sui tempi<br />
del provvedimento. Infrangendo un delicatissimo bilanciamento<br />
delle esigenze in campo, esso comporta oggettivamente il rischio di<br />
promuovere una mentalità eugenetica, inaccettabile ieri al pari di<br />
oggi. È da auspicare che i criteri ispiratori e le disposizioni della<br />
legge 40 non siano oggetto di interventi volti a stravolgere il punto<br />
di equilibrio raggiunto dal Parlamento, e poi chiaramente confermato<br />
dall’esito referendario, ma al contrario possano trovare piena attuazione<br />
in uno spirito di condivisa attenzione alla vita.<br />
Una frontiera di impegno particolarmente urgente è quella relativa<br />
alle morti sul lavoro. Gli episodi luttuosi infatti si vanno ripetendo<br />
con una cadenza stupefacente, segnale di un comparto bisognoso<br />
di maggiore attenzione. Bisogna qui saper passare con prontezza<br />
dalle denunce ai fatti concreti, agli investimenti precauzionali, alle<br />
verifiche e ai controlli. Tutti i soggetti devono fare la loro parte, con<br />
un supplemento di responsabilità; ma è dagli imprenditori in particolare<br />
che si attendono quelle provviste e quelle innovazioni strutturali<br />
che sole possono garantire il successo degli altri interventi. La<br />
vita è sacra, e distintamente lo è quella impegnata sul lavoro duro e<br />
rischioso.<br />
Altri fronti che ci permettiamo con accoratezza di segnalare è la<br />
dignità di tutto il sistema scolastico, all’interno del quale noi vediamo<br />
la prospettiva concreta di un’effettiva libertà, pluralità e autonomia<br />
anche economica, che deve essere assunta in modo organico<br />
e propositivo.<br />
Segnaliamo inoltre l’urgenza di approntare e affinare delle buone<br />
53
politiche volte ad una reale integrazione dei cittadini immigrati che<br />
legittimamente soggiornano sul nostro suolo. Mentre per ciascuno<br />
di quelli che tentano di entrare nel nostro Paese bisogna trovare un<br />
continuo equilibrio tra esigenze e attese, tenendo alto il rispetto dei<br />
diritti delle persone, che sono poi doveri di civiltà. Pare a me che si<br />
debba evitare, per questi nuovi venuti e le loro famiglie, il formarsi<br />
di enclave a loro destinate che, se in un primo momento potrebbero<br />
apparire una soluzione emergenziale, diventano presto dei ghetti<br />
non tollerabili. A chi vuole stabilirsi in Italia si deve arrivare a proporre<br />
un patto di cittadinanza che, mettendo in chiaro diritti e doveri,<br />
non ricerchi scorciatoie illusorie. L’identità del nostro popolo<br />
non è sorta oggi, perché si è consolidata in una storia secolare, e per<br />
questo da una parte chiede rispetto e dall’altra rimane aperta e capace<br />
di incontrare altre culture, nella prospettiva di un’identità arricchita<br />
per tutti. In ogni caso, dobbiamo farci tutti guidare dalla consapevolezza<br />
delle dimensioni globali del fenomeno e dal suo carattere<br />
emblematico per la nostra epoca. Su questo scenario frastagliato,<br />
la Chiesa si va prodigando con una generosità a tutti nota, attraverso<br />
la Fondazione Migrantes, la Caritas e altre strutture di volontariato,<br />
investendo non poche risorse di personale e mezzi. Che tuttavia<br />
non bastano mai, perché restano evidentemente insostituibili<br />
altri livelli di responsabilità e di intervento.<br />
9. Una parola ci pare di poter dire sul crescente bisogno di sicurezza<br />
che viene registrato dagli osservatori sociali e di cui tanto s’è<br />
discusso nel periodo della campagna elettorale. Infatti, anche per i<br />
sensori che noi pastoralmente abbiamo nelle diverse realtà territoriali,<br />
ci pare di avvertire che si va qui esprimendo un’esigenza incoercibile<br />
di persone e famiglie, a cui sarà bene che i pubblici poteri<br />
sappiano, ai vari livelli, dare risposte calibrate ed efficaci. Una risposta<br />
disattesa o differita potrebbe in questo caso moltiplicare i<br />
problemi, anziché attenuarli. Lo annotava ormai anni or sono Giovanni<br />
Paolo II ricevendo un gruppo di politici: «L’adozione di misure<br />
efficaci anche in questo caso sarebbe di grande aiuto per accrescere<br />
la fiducia nelle Istituzioni e il senso della comune cittadinanza»<br />
(Discorso agli Amministratori della Regione Lazio, del Comune<br />
di Roma e della Provincia di Roma, 18 gennaio 2001). Nel gennaio<br />
di quest’anno, il suo Successore Benedetto XVI non è stato certo<br />
generico o evasivo (cfr. Discorso agli Amministratori della Regione<br />
Lazio, del Comune di Roma e della Provincia di Roma, 10 gennaio<br />
54
2008). Difficile tuttavia non risalire a quella che a me pare la radice<br />
di questa insicurezza, che prima di essere un sospetto verso gli altri,<br />
è senso dell’isolamento in cui molti cittadini oggi si trovano un po’<br />
a motivo dell’organizzazione sociale, e un po’ a causa anche delle<br />
condizioni soggettive. C’è infatti un’insicurezza esterna e ambientale,<br />
legata ai movimenti delle persone come all’esposizione delle abitazioni;<br />
ma c’è anche un’insicurezza sui valori che devono interiormente<br />
rassicurare le persone, e renderle più salde.<br />
A questo riguardo, vorrei segnalare che un contributo al bisogno<br />
di sicurezza, anche se non immediatamente diretto, viene dalle comunità<br />
cristiane presenti sul territorio, e distribuite a rete nelle situazioni<br />
urbane come in quelle dei centri medi, ma anche piccoli e<br />
piccolissimi: ed è la valorizzazione della dimensione sociale della<br />
fede, degli incontri e degli ambienti ad essa collegati. In modo sintetico,<br />
mi piace vedere il «sagrato» come figura simbolica della<br />
Chiesa vicina e incarnata tra la gente in tutte le sue forme: dalle parrocchie<br />
alle aggregazioni antiche e nuove. Il sagrato è stato<br />
nell’ultima stagione riscoperto nelle sue valenze religiose e civili,<br />
non solo a cerniera tra il sacro e il profano – come era stato nei<br />
tempi antichi – ma anche quale luogo dell’accoglienza e dell’incontro,<br />
dell’orientamento a Dio come al prossimo. In altre parole, sarà<br />
utile se lo spazio antecedente la chiesa, anziché via di fuga o spiazzo<br />
che si attraversa frettolosamente, diventa luogo del dialogo,<br />
dell’amicizia e dell’ascolto. Ci sono tanti dolori nascosti, sofferenze<br />
prolungate, solitudini non volute, vuoti lancinanti (si pensi alle 23<br />
mila persone scomparse, che da qualcuno sono attese e cercate, magari<br />
tra incomprensione e sospetti): socializzare queste situazioni,<br />
come pure i traguardi e le riuscite che rendono felice questa o quella<br />
famiglia, torna oggi ad essere importante. E potrebbe essere parte di<br />
un’iniziativa pastorale che sta a cavallo con la dimensione civile,<br />
dove la presenza di fedeli a ciò portati, come pure l’opera di diffusione<br />
dei nostri media, possono dare quel tocco di accorta vitalità,<br />
che non è disturbo per l’azione sacra ma neppure si confonde con i<br />
marciapiedi vocianti e casuali. E ciò in un’ottica di rivalorizzazione<br />
anche di altri ambienti comunitari come l’oratorio, l’asilo parrocchiale,<br />
la sala della comunità, e di momenti socializzanti, tipici della<br />
pietà popolare, quali sono le feste patronali e le sagre del paese o<br />
del rione.<br />
In questo contesto, vorrei rinnovare l’assidua vicinanza e la cordiale<br />
solidarietà a quei nostri Confratelli che operano nelle zone più<br />
55
difficili del Paese, perché ad alta infiltrazione malavitosa o perché<br />
segnate da gravi disagi e dall’abbandono. È soprattutto a servizio<br />
dei ragazzi e dei giovani che la loro opera è straordinariamente meritoria:<br />
là dove tutto o quasi congiura all’incontrario, questi Vescovi,<br />
con i loro collaboratori, gettano ponti e organizzano la speranza.<br />
L’Italia intera deve essere loro grata.<br />
Concludo questa ampia rassegna di temi con un riferimento della<br />
Spe Salvi a quell’affidabile speranza (cfr. n. 1) di cui parla il Papa,<br />
e che rende sicura la promessa del Signore: Lui è con noi (cfr.<br />
Mt 28, 20), perché noi siamo con Lui (cfr. Gv 14, 3), e in Lui sviluppiamo<br />
pensieri e progetti destinati alle nostre Chiese. Ci guidi<br />
Maria, la «stella del mattino» (cfr. Spe Salvi, n. 49), ci assistano i<br />
Santi patroni d’Italia, Francesco e Caterina, e i Santi ai quali sono<br />
consegnate le nostre <strong>Diocesi</strong>. Grazie.<br />
56<br />
† Angelo Card. Bagnasco<br />
Presidente
COMUNICATO FINALE<br />
La 58 a Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana si è<br />
svolta in Vaticano, nell’Aula del Sinodo, dal 26 al 30 maggio, con la partecipazione<br />
di 239 Membri, 18 Vescovi Emeriti, 24 rappresentanti di Conferenze<br />
Episcopali europee, nonché del Nunzio Apostolico in Italia. Tra<br />
gli invitati, anche alcuni esponenti del mondo giovanile, chiamati a prendere<br />
parte ai lavori in ragione del tema principale: «Giovani e Vangelo:<br />
percorsi di evangelizzazione ed educazione». Anche il Santo Padre, nel<br />
suo intervento, ha posto l’attenzione «sul come favorire l’incontro dei<br />
giovani con il Vangelo e quindi, in concreto, sulle fondamentali questioni<br />
dell’evangelizzazione e dell’educazione delle nuove generazioni».<br />
Nel corso dell’Assemblea sono state affrontate altre questioni di particolare<br />
attualità: si è riflettuto sul sostegno economico alla Chiesa in Italia,<br />
ricorrendo quest’anno il ventesimo del documento «Sovvenire alle necessità<br />
della Chiesa»; si è dato conto delle attività della Fondazione<br />
«Giustizia e Solidarietà», che ha portato a conclusione la campagna giubilare<br />
per la riduzione del debito dei Paesi poveri; si è fatto il punto<br />
sull’insegnamento della religione cattolica, alla luce dei dati sul numero<br />
degli studenti che se ne avvalgono e dello stato giuridico dei docenti, contestualizzando<br />
l’analisi nel più ampio panorama europeo; sono stati presentati<br />
gli atti della 45 a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, tracciando<br />
anche alcune linee per il futuro.<br />
1. Attenzione pastorale alle questioni etiche e sociali<br />
«La nostra attenzione pastorale alle questioni etiche non si dissocia<br />
mai dalle questioni sociali e viceversa: sul Suo esempio e con il<br />
Suo puntuale Magistero, portiamo il nostro contributo di Pastori alla<br />
costruzione di una società compiutamente umana». Le parole del<br />
Presidente, Cardinale Angelo Bagnasco, nell’indirizzo di saluto al<br />
57
Santo Padre riassumono l’atteggiamento di fondo dei Vescovi italiani<br />
nei riguardi della situazione del nostro Paese: nessuna contrapposizione<br />
fra questioni etiche e temi socialmente rilevanti, ma una<br />
lettura coerente della realtà a partire dal Vangelo, che non solo costituisce<br />
il criterio interpretativo di fondo per l’analisi degli eventi,<br />
ma è alla base di un approccio aperto alla speranza, inconciliabile<br />
con qualsivoglia visione fatalistica o pessimistica. Infatti – come ha<br />
annotato il Presidente nella sua prolusione – «per i credenti la storia<br />
non è mai una sequenza più o meno casuale di fatti; è sempre una<br />
storia di salvezza, la quale dà senso e prospettiva ad ogni azione che<br />
viene compiuta. Noi sappiamo che, con l’Incarnazione del Verbo, il<br />
tempo è stato rivisitato e, gravido di eterno, ha una destinazione<br />
prima impensabile. Kairòs, non più solo krònos, dunque. E di tutti i<br />
tempi, poi, quello che viviamo è il migliore perché è quello che il<br />
Padre, nella sua inesausta scienza d’amore, ha stabilito per noi, e<br />
per la misura dei doni che ci ha affidato, chiamandoci al rischio della<br />
vita. Questa, in altre parole, è per noi l’ora non del fato ma della<br />
Provvidenza, la quale ha un volto e un cuore, quello di Cristo. Un<br />
tempo dunque per il quale vogliamo esprimere non il lamento per le<br />
difficoltà, ma il ringraziamento perché meraviglioso. Magari è anche<br />
meravigliosamente arduo, ma pur sempre accostabile coi nostri<br />
passi e con la grazia dello Spirito».<br />
A partire da questa consapevolezza, i Vescovi hanno affrontato i<br />
nodi della questione sociale del Paese, ravvisando in essa i sintomi<br />
di una più profonda crisi culturale e spirituale. Tale prospettiva ha<br />
trovato conferma nelle parole del Santo Padre: «Il problema fondamentale<br />
dell’uomo di oggi resta il problema di Dio. Nessun altro<br />
problema umano e sociale potrà essere davvero risolto se Dio non<br />
ritorna al centro della nostra vita. Soltanto così, attraverso l’incontro<br />
con il Dio vivente, sorgente di quella speranza che ci cambia di dentro<br />
e che non delude (Rm 5, 5), è possibile ritrovare una forte e sicura<br />
fiducia nella vita e dare consistenza e vigore ai nostri progetti di<br />
bene».<br />
Ciò spiega per esempio perché, trattando dell’immigrazione, non<br />
ci si sia limitati a ricordare l’esigenza di coniugare il dovere<br />
dell’accoglienza e il diritto alla sicurezza, ma si sia pure indicato<br />
nella crisi di identità che attraversa la nostra società la radice più o<br />
meno consapevole di tante paure. Come, infatti, ha ricordato il Presidente<br />
nella prolusione, «c’è un’insicurezza esterna e ambientale,<br />
legata ai movimenti delle persone come all’esposizione delle abita-<br />
58
zioni; ma c’è anche un’insicurezza sui valori che devono interiormente<br />
rassicurare le persone, e renderle più salde». Per questa ragione<br />
– ha continuato il Presidente – «un contributo al bisogno di<br />
sicurezza, anche se non immediatamente diretto, viene dalle comunità<br />
cristiane presenti sul territorio, e distribuite a rete nelle situazioni<br />
urbane come in quelle dei centri medi, ma anche piccoli e piccolissimi».<br />
Si è pure individuato simbolicamente nel «sagrato» il<br />
luogo che indica la prossimità della Chiesa, capace in tutte le sue<br />
forme (parrocchie, aggregazioni e movimenti) di essere vicina alla<br />
gente. In particolare, è stata espressa gratitudine ai sacerdoti, la cui<br />
figura incarna questa condizione di presenza abituale e rassicurante<br />
non solo nella pastorale ordinaria, ma anche nel rispondere alle povertà<br />
vecchie e nuove. Si è pure ribadito che solo mediante la collaborazione<br />
e l’interscambio dei carismi tra sacerdoti e laici sarà possibile<br />
conservare e rafforzare il carattere popolare del cattolicesimo<br />
italiano.<br />
2. Emergenza educativa ed evangelizzazione dei giovani<br />
I lavori dell’Assemblea si sono concentrati in special modo sul<br />
rapporto fra i giovani e il Vangelo, al fine di delineare efficaci percorsi<br />
di evangelizzazione ed educazione, alla luce degli orientamenti<br />
pastorali per il decennio corrente. Anche questo tema è stato trattato<br />
a partire dalla convinzione che le emergenze sul piano sociale<br />
nascondano una precisa domanda di senso, cioè di significato intorno<br />
all’esistenza. Se il «problema essenziale della giovinezza è profondamente<br />
personalistico», come amava ripetere Giovanni Paolo<br />
II, è vero che oggi è la comunità adulta ad aver perso l’autorevolezza<br />
della figura paterna e materna. Di qui l’esigenza che gli<br />
adulti ritrovino il coraggio delle proprie convinzioni e sappiano accreditarsi<br />
davanti ai giovani come compagni di viaggio avvicinabili<br />
e autorevoli. Ancor prima di delineare una compiuta proposta educativa,<br />
bisogna ritrovare una linea di pensiero e di condotta che eviti<br />
gli eccessi del giovanilismo e, all’opposto, di uno smagato cinismo.<br />
Non vi è dubbio che i giovani siano più facilmente tentati da una<br />
cultura nichilista, che conduce alle «passioni tristi» e rende incapaci<br />
di assecondare gli slanci del cuore, che pure emergono dalla coscienza<br />
ora con nostalgia ora con disincanto.<br />
È peraltro condivisa la consapevolezza che una proposta educati-<br />
59
va efficace deve puntare fin da subito all’incontro con Cristo. Non è<br />
vero, infatti, che questa esperienza sia possibile solo al termine di<br />
un lungo e travagliato percorso di avvicinamento. Come ha osservato<br />
il Presidente nella prolusione, «l’annuncio kerigmatico oggi cattura<br />
più solitamente dall’inizio, perché è realmente il fascino esercitato<br />
dalla persona di Gesù a colpire, per contrasto, magari come ragione<br />
di un evento che turba o come senso profondo di una testimonianza<br />
di vita che colpisce e sgomenta. (…) Cristo allora diventa<br />
come il risveglio inaudito ad una vita diversa, radicalmente altra,<br />
ideale subito concreto e pertinente, principio riordinatore di<br />
un’esistenza via via capace di altri sapori e di altri riti».<br />
L’intento esplicito di una rinnovata attenzione al mondo dei giovani<br />
– tratto che caratterizza il percorso dell’Agorà, che coinvolge<br />
le nostre Chiese in questo triennio – sta nel trasmettere a tutte le<br />
comunità l’impegno a farsi compagni di viaggio dei giovani non<br />
soltanto in occasione di eventi eccezionali, ma anche nella semplicità<br />
della vita quotidiana. Soprattutto di questo essi hanno bisogno,<br />
per reagire a una mentalità materialista che tende a dividere nella<br />
persona ragione e sentimenti, a cosificare il corpo e soprattutto a<br />
mortificare il coraggio di decisioni di lunga durata, enfatizzando al<br />
contrario le relazioni brevi e i rapporti virtuali. I gruppi di studio<br />
che hanno approfondito il tema hanno prospettato alle nostre Chiese<br />
una serie di impegni, cui attendere con rinnovata determinazione:<br />
abitare i luoghi dei giovani e colmare i vuoti educativi, educare alla<br />
responsabilità (evitando in pari tempo l’autolegittimazione e la deriva<br />
dalle norme), valorizzare il potenziale di bene di cui ogni persona<br />
è dotata. Si tratta anche di educare ad accettare il «limite» non<br />
come menomazione, ma come «soglia» che introduce la persona in<br />
una percezione più realistica del proprio io, senza rincorrere<br />
l’illusione del «tutto e subito», spesso mascherato da devianze e da<br />
droghe. È condivisa la percezione che, in una società complessa e<br />
plurale, non sia più possibile procedere isolatamente, ma si richieda<br />
una sinergia tra le diverse agenzie educative (famiglia, parrocchia,<br />
scuola, gruppi e movimenti), consolidando ove necessario alleanze<br />
nei luoghi strategici: la scuola e l’università, il mondo del lavoro, la<br />
vita sociale e politica, e primariamente l’ambiente ecclesiale.<br />
Infine, va richiamato il fatto che ciò che decide della qualità della<br />
proposta è sempre la persona perché, come diceva Romano Guardini:<br />
«la vita viene destata e accesa solo dalla vita. La più potente<br />
“forza di educazione” consiste nel fatto che io stesso in prima per-<br />
60
sona mi protendo in avanti e mi affatico a crescere». Di qui l’importanza<br />
di credere nelle potenzialità evangelizzatrici dei giovani<br />
stessi e di porre al loro fianco soggetti qualificati: non soltanto giovani<br />
sacerdoti, ma anche pastori maturi, nonché uomini e donne,<br />
laici e religiosi, che facciano dei giovani la loro passione educativa.<br />
Di qui anche la persuasione che vadano privilegiati i rapporti personali<br />
e le forme di comunicazione diretta, fra cui spiccano – come ha<br />
ricordato il Santo Padre – la confessione sacramentale e la direzione<br />
spirituale. Solo incontrando i giovani a tu per tu sarà possibile far<br />
percepire loro «il volto di quel Dio che è il vero amico dell’uomo».<br />
3. Sovvenire alle necessità della Chiesa: informare e formare<br />
A vent’anni dalla nota dell’Episcopato Sovvenire alle necessità<br />
della Chiesa, che tratteggiava le linee programmatiche del sistema<br />
di sostegno economico alla Chiesa in Italia, è parso conveniente<br />
tornare in maniera distesa sull’argomento, non tanto per commemorare<br />
un evento passato, quanto piuttosto per riproporre in maniera<br />
aggiornata al presente una questione essenziale in ordine alla maturazione<br />
e alla responsabilizzazione delle nostre comunità. È stata ribadita<br />
la bontà e la lungimiranza della scelta, compiuta più di<br />
vent’anni fa, di affrancarsi definitivamente dai meccanismi della<br />
«congrua» e del «beneficio ecclesiastico», tornando ad affidarsi ai<br />
cittadini e ai fedeli, attraverso la destinazione dell’otto per mille,<br />
calcolata in base alle firme dei contribuenti, e alle offerte deducibili<br />
per il sostentamento del clero. Così facendo la Chiesa si è rimessa<br />
alla fiducia e alla generosità non solo dei credenti, ma anche di<br />
quanti ne apprezzano l’opera pastorale e sociale e perciò decidono<br />
di sostenerla anche economicamente. Sono due le ragioni che, a<br />
vent’anni dal documento precedente, hanno indotto i Vescovi a preparare<br />
e approvare una nuova «Lettera», che vedrà la luce nei prossimi<br />
mesi: un’esigenza di informazione e un bisogno di formazione.<br />
Anche se si parla di denaro, si tratta, infatti, di essere fedeli al Vangelo<br />
e ai valori civili ed ecclesiali che ispirarono tale riforma. In<br />
particolare va combattuto, tanto fra i sacerdoti quanto tra i laici, il<br />
diffondersi di un modo di pensare che si adagi sulle sole risorse<br />
dell’otto per mille. C’è, in effetti, un preciso ordine di valore nelle<br />
offerte e nelle forme di partecipazione: al primo posto viene<br />
l’offerta libera e disinteressata, poi vengono le offerte per il clero<br />
61
che assicurano un piccolo ritorno grazie alla deducibilità fiscale, e<br />
infine l’otto per mille che, non costando nulla in più oltre alle tasse<br />
già versate, si risolve in atto di coerenza con la propria appartenenza<br />
ecclesiale e di apprezzamento, anche da parte di non credenti, verso<br />
il contributo che la Chiesa offre in varie forme alla società tutta. A<br />
vent’anni dall’introduzione nel nuovo sistema di sostegno economico,<br />
si conferma la percezione che esso costituisca una formidabile<br />
occasione educativa e pastorale, che chiede alle nostre comunità un<br />
rinnovato impegno sul piano della trasparenza, della sobrietà e della<br />
partecipazione: non si tratta, infatti, di una mera raccolta di fondi,<br />
ma più in profondità di una crescita nella corresponsabilità.<br />
4. Il Paese dopo le elezioni e la solidarietà tra il bene di ciascuno<br />
e il bene di tutti<br />
Il documento conclusivo della 45 a Settimana Sociale dei Cattolici<br />
Italiani, svoltasi a Pistoia e Pisa nell’ottobre scorso, pone anzitutto<br />
in rilievo «un oggettivo appannarsi della coscienza della solidarietà<br />
tra il bene di ciascuno e quello di tutti». Di qui il triplice obiettivo<br />
che la Settimana Sociale ha inteso perseguire: sensibilizzare i cattolici<br />
e specialmente i giovani a ritenere il bene comune, assai prima<br />
del bene particolare proprio, come il necessario punto di riferimento<br />
per progredire verso una società giusta e solidale; rafforzare il senso<br />
della cittadinanza che si esprime non solo nel momento del voto, ma<br />
anche nel contribuire alla crescita materiale, culturale, etica e politica<br />
del Paese; continuare la riflessione sulle forme concrete di realizzazione<br />
del bene comune, valorizzando luoghi di incontro per una<br />
formazione che sappia coniugare professionalità e spiritualità, competenza<br />
tecnica e motivazione etica. Proprio questa lettura della situazione<br />
del Paese è stata autorevolmente richiamata nella prolusione<br />
dal Cardinale Presidente, laddove ha auspicato, in riferimento al<br />
quadro politico emerso in seguito alla recente tornata elettorale:<br />
«Non possiamo ora, nella nuova situazione, non sperare che in tutti<br />
vi sia una più forte responsabilità in ordine all’affronto dei grandi<br />
problemi che affliggono il Paese, e ai quali bisogna saper dare ora<br />
risposte sagge ma anche sollecite: non tanto nell’interesse dell’una e<br />
dell’altra parte politica o componente sociale, ma anzitutto per il<br />
bene comune della Nazione».<br />
Dal canto suo la Chiesa italiana – facendo proprio l’auspicio del<br />
Santo Padre – intende «partecipare allo scambio di idee nella pub-<br />
62
lica arena, per aiutare a modellare atteggiamenti culturali adeguati»:<br />
di qui la costante attenzione alla famiglia fondata sul matrimonio,<br />
l’impegno a tutelare la dignità della vita umana in ogni momento<br />
e condizione, la decisa e capillare mobilitazione di fronte alle povertà,<br />
ai disagi e alle ingiustizie sociali che affliggono non solo il<br />
nostro Paese, ma anche tanta parte dell’umanità provata dalla fame,<br />
dalle guerre e dalle calamità naturali.<br />
5. L’insegnamento della religione cattolica in Italia e nel quadro<br />
europeo<br />
L’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica, ridisegnato<br />
dagli accordi concordatari del 1984, ha brillantemente superato<br />
la prova del tempo e gode la fiducia della gran parte delle<br />
famiglie e degli studenti italiani. Ciò nonostante, si assiste a una<br />
lenta, ma costante erosione delle percentuali di adesione, specialmente<br />
per quel che riguarda le grandi città e la scuola secondaria<br />
superiore. La consapevolezza di questo dato induce a promuovere<br />
l’IRC nella sua piena collocazione scolastica e come approccio in<br />
chiave culturale alla fede, senza snaturarne la portata religiosa. Particolare<br />
attenzione è stata dedicata alla formazione permanente dei<br />
docenti, così da accrescere ulteriormente la qualità della disciplina.<br />
Essa sconta, peraltro, due difficoltà oggettive: la sostanziale irrilevanza<br />
delle attività alternative e le penalizzanti modalità di valutazione,<br />
che di fatto collocano questo insegnamento in una condizione<br />
di debolezza e marginalità. La crescita dei laici nel corpo docente,<br />
se da un lato ne ha accresciuto il livello professionale, non deve<br />
dall’altro condurre alla totale scomparsa di sacerdoti insegnanti, soprattutto<br />
all’interno della scuola secondaria superiore.<br />
Un’indagine condotta a livello europeo attesta che, contrariamente<br />
a un’opinione largamente diffusa, l’insegnamento della religione<br />
costituisce in Europa la regola e non l’eccezione. Di fatto solo in tre<br />
dei ventinove Paesi presi in considerazione, cioè in Francia, Bulgaria<br />
e Bielorussia, è assente dalla scuola qualsiasi insegnamento della<br />
religione. In tutti gli altri Paesi, infatti, è presente un insegnamento<br />
variamente caratterizzato, in senso confessionale o tendenzialmente<br />
neutro, facoltativo o obbligatorio, con valenza etica o catechistica.<br />
Ovunque l’insegnamento della religione è il risultato di una collaborazione<br />
con le Chiese, quando non è loro diretta responsabilità. Il<br />
63
contesto europeo rafforza pertanto l’immagine di un IRC pienamente<br />
inserito nella scuola.<br />
6. Iniziative per la riduzione del debito dei Paesi poveri; le attività<br />
nell’ambito delle comunicazioni sociali; le fondazioni<br />
Migrantes, Missio e Caritas Italiana; il Congresso Eucaristico<br />
Nazionale; la nuova traduzione della Bibbia.<br />
Nel corso dell’Assemblea, è stato fornito un ragguaglio circa<br />
l’operato della Fondazione «Giustizia e Solidarietà», promossa dalla<br />
CEI in occasione della campagna giubilare per la riduzione del debito<br />
estero dei Paesi poveri. Essa si avvia a concludere le proprie attività,<br />
avendo interamente erogato in progetti di sviluppo le risorse<br />
raccolte nell’anno giubilare con il contributo dei fedeli, a vantaggio<br />
della conversione del debito della Guinea Conakry e dello Zambia.<br />
È stata nel contempo ribadita la necessità di tenere desta l’attenzione<br />
educativa e l’approfondimento scientifico, culturale e progettuale<br />
circa le problematiche del debito estero, mediante specifiche<br />
forme di coordinamento fra i soggetti ecclesiali e gli organismi di<br />
volontariato più coinvolti in queste tematiche.<br />
Nella consapevolezza della rilevanza della questione, che implica<br />
profili teologici, giuridici e pastorali, si è convenuto di approfondire<br />
la riflessione delle problematiche concernenti i matrimoni misti fra<br />
cattolici e battisti, in vista della predisposizione di un testo comune<br />
in materia.<br />
Come sempre, l’Assemblea ha dedicato una specifica attenzione<br />
ad alcuni ambiti di particolare rilevanza dell’azione della Chiesa<br />
italiana. Ci si è tra l’altro soffermati sul tema delle comunicazioni<br />
sociali, dando particolare conto delle iniziative di formazione degli<br />
operatori. Attraverso una video-proiezione, i Vescovi sono stati<br />
messi a parte degli sviluppi dei media cattolici, interessati quest’anno<br />
da particolari anniversari: il quarantesimo di «Avvenire», il ventesimo<br />
dell’agenzia «Sir», il decennale di «Sat2000» e di «Radio<br />
inBlu».<br />
Quanto alla Fondazione Migrantes, che celebra quest’anno il ventesimo<br />
della sua erezione, è stato ribadito che deve continuare il tradizionale<br />
impegno nel seguire gli italiani all’estero, tenendo conto<br />
peraltro del recente e sempre più consistente fenomeno<br />
dell’immigrazione in Italia, senza peraltro dimenticare gli altri am-<br />
64
iti pastorali caratterizzati dalla mobilità umana. Un altro momento<br />
di riflessione è stato riservato alla Fondazione Missio, nata nel 2005<br />
con l’intento di coordinare le istanze missionarie della Chiesa italiana.<br />
È stato sottolineato il dovere dei pastori di far sì che ogni<br />
comunità celebri la Giornata Missionaria Mondiale. Circa Caritas<br />
Italiana, si è richiamato il compito che le è proprio: servire le<br />
Chiese locali e i territori, sostenendo le Caritas diocesane perché<br />
possano aiutare le parrocchie ad assumere un volto sempre più missionario<br />
e i territori a crescere nella promozione del bene comune e<br />
nell’attenzione ai poveri.<br />
In vista del Congresso Eucaristico Nazionale, che si celebrerà ad<br />
Ancona dal 4 all’11 settembre 2011, sono state offerte una serie di<br />
prime indicazioni tematiche che scandiranno il cammino precongressuale.<br />
Va, infine, segnalata la consegna a Benedetto XVI della prima<br />
copia dell’editio princeps della nuova traduzione in lingua italiana<br />
della Bibbia. Essa costituisce un evento ecclesiale e culturale di<br />
grande rilievo, che – come ha osservato il Santo Padre – «si inquadra<br />
nella preparazione del prossimo Sinodo dei Vescovi che rifletterà<br />
su: “La parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”».<br />
7. Nomine<br />
Nel corso dei lavori, i Vescovi hanno eletto Presidente della<br />
Commissione Episcopale per il servizio della carità e la salute<br />
S.E. Mons. Giuseppe Merisi, Vescovo di Lodi, e Presidente della<br />
Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali<br />
S.E. Mons. Claudio Giuliodori, Vescovo di Macerata - Tolentino -<br />
Recanati - Cingoli - Treia, fino al compimento del quinquennio in<br />
corso.<br />
La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, riunitasi lunedì<br />
26 maggio, ha nominato Vicedirettore del Centro Nazionale<br />
Vocazioni Mons. Leonardo D’Ascenzo, del clero di Velletri - Segni.<br />
Il Consiglio Episcopale Permanente, nella sessione del 27 maggio,<br />
ha nominato Presidente Nazionale maschile della Federazione<br />
Universitaria Cattolica Italiana (FUCI) il dott. Emanuele Bordello.<br />
Ha altresì nominato Assistente Ecclesiastico Nazionale della Branca<br />
Rovers dell’Associazione Italiana Guide Scouts d’Europa Cattolici<br />
Padre Basito del Suo mistero pasquale, d.a.s.s. (al secolo Marco<br />
65
Bianchi). Ha, infine, nominato Presidente Nazionale dell’Azione<br />
Cattolica Italiana il Prof. Francesco Miano. Nell’atto di nomina, ha<br />
dato mandato al Cardinale Presidente di significare all’eletto<br />
l’esigenza di guidare l’Azione Cattolica Italiana in spirito di unità e<br />
comunione, con particolare attenzione al suo peculiare legame con<br />
l’Episcopato. A tal fine, è stata annunciata la pubblicazione di una<br />
lettera del Consiglio Episcopale Permanente.<br />
66
CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE<br />
Comunicato Stampa<br />
Nei giorni 28-29-30 gennaio, nella sede dei Servi della Sofferenza<br />
in San Giorgio Ionico (TA), si è riunita, in seduta ordinaria, la<br />
Conferenza Episcopale Pugliese (C.E.P.).<br />
All’inizio dei lavori, l’Arcivescovo di Lecce Mons. Cosmo Francesco<br />
Ruppi ha tenuto una relazione sui lavori dell’ultimo Consiglio<br />
Permanente della C.E.I., soffermandosi in particolare sui temi più<br />
attuali che attengono all’azione pastorale della Chiesa.<br />
Subito dopo, per avvicendamento statutario, i Vescovi hanno eletto,<br />
per il prossimo quinquennio, la nuova Presidenza della C.E.P.,<br />
così composta:<br />
– Presidente, l’Arcivescovo di Bari-Bitonto, Mons. Francesco<br />
Cacucci;<br />
– Vice-Presidente, l’Arcivescovo di Foggia-Bovino, Mons. Francesco<br />
Pio Tamburrino;<br />
– Segretario, il Vescovo di Oria, Mons. Michele Castoro.<br />
Il nuovo Presidente ha rivolto un fervido ringraziamento a Mons.<br />
Ruppi per i suoi lunghi anni di presidenza, mettendo in rilievo, fra i<br />
risultati più significativi raggiunti, l’erezione della Facoltà Teologica<br />
Pugliese e degli Istituti Superiori di Scienze Religiose, le varie<br />
Intese con la Regione Puglia sull’assistenza religiosa negli ospedali,<br />
sui Beni Culturali e su altre materie relative ai rapporti con la Regione<br />
stessa.<br />
«Se la Chiesa pugliese oggi è ancor più presente sul territorio –<br />
ha detto tra l’altro Mons. Cacucci – ciò è dovuto anche all’azione di<br />
Mons. Ruppi e all’intensa comunione, vissuta all’interno della Conferenza<br />
Episcopale regionale».<br />
67
La C.E.P. ha poi proceduto alla nomina dei Vescovi delegati nelle<br />
varie Commissioni pastorali regionali.<br />
Nel corso dei lavori, i Vescovi hanno fermato la loro attenzione<br />
in modo particolare sul Seminario Teologico di Molfetta, sottolineando<br />
che, insieme alla consistenza numerica, sono stati conseguiti<br />
rilevanti traguardi formativi. È stato anche ricordato che quest’anno<br />
ricorre il 1° centenario di questa provvida istituzione.<br />
I Vescovi hanno avuto un’approfondita riflessione insieme al Preside<br />
della facoltà Teologica, Mons. Salvatore Palese, e ai Direttori<br />
degli Istituti accademici, rilevandone il buon andamento e individuando<br />
le linee di sviluppo per il futuro.<br />
Hanno, inoltre, approvato diverse iniziative dell’Istituto pastorale<br />
pugliese e hanno preso atto della relazione annuale del Tribunale<br />
ecclesiastico regionale pugliese, rimarcandone l’impegno e la proficuità<br />
pastorale.<br />
Hanno avuto, infine, uno scambio approfondito di idee sui temi<br />
della vita e della famiglia insieme al «Forum delle Associazioni familiari»,<br />
guidato dalla dott.ssa Lodovica Carli, vivamente compiacendosi<br />
per il lavoro svolto e formulando l’auspicio che la vita e la<br />
famiglia costituiscano temi prioritari non solo per la comunità ecclesiale,<br />
ma anche per la società pugliese.<br />
68<br />
San Giorgio Jonico, 30 gennaio 2008
INSEGNAMENTO PASTORALE DEL VESCOVO<br />
Omelia del Vescovo<br />
nel Mercoledì delle Ceneri ∗<br />
«Ecco ora il tempo favorevole, ecco ora il giorno della salvezza».<br />
L’invito dell’apostolo Paolo è rivolto a tutti noi all’inizio di questo<br />
tempo così importante per la nostra vita cristiana e per la vita delle<br />
nostre comunità qual è il tempo quaresimale. Ecco il tempo favorevole,<br />
favorevole per prendere sempre più coscienza della nostra vita<br />
cristiana come vocazione a seguire fedelmente il Signore Gesù, per<br />
conformarsi sempre più a Lui e al suo Vangelo. Perché questo si verifichi<br />
è necessario che abbandoniamo tutto ciò che di male c’è nel<br />
nostro cuore, nei nostri pensieri, nei nostri atteggiamenti, nelle nostre<br />
scelte: è necessaria la conversione. È questo l’invito che sentiremo<br />
forte risuonare nel momento in cui le ceneri si poseranno sul<br />
nostro capo: convertitevi, credete al Vangelo! Abbiamo bisogno di<br />
conversione? Certo! Tutti abbiamo bisogno di conversione. Ognuno<br />
di noi, cominciando da me, ha bisogno ancora di conversione. Mai<br />
la nostra vita è pienamente conforme a quella di Cristo Gesù.<br />
La nostra esistenza terrena è un costante cammino di conversione<br />
verso la perfezione della santità e della carità. Così è anche per la<br />
Chiesa tutta. Il Concilio Vaticano II ha parlato della Chiesa, nella<br />
sua interezza, come «semper reformanda» sempre in conversione<br />
per essere sempre più radicalmente fedele al suo Signore. «Convertitevi».<br />
Sì, abbandonate tutto ciò che è male e credete al Vangelo,<br />
fate cioè diventare il Vangelo vita della vostra vita, pensiero dei vostri<br />
pensieri, luce delle vostre scelte, orientamento del vostro cammino<br />
di ogni giorno. «Convertitevi»: è questo l’invito al quale vogliamo<br />
rispondere tutti insieme e rispondere dicendo il nostro sì al<br />
∗ Testo trascritto da registrazione, 6 febbraio 2008.<br />
69
Signore, con generosità. E perché questo cammino di conversione<br />
possa realizzarsi pienamente ci vengono offerti gli strumenti: la<br />
preghiera, il digiuno, l’elemosina. Accogliendo il messaggio di Benedetto<br />
XVI per la Quaresima di quest’anno, tra queste tre armi del<br />
nostro combattimento spirituale – preghiera, digiuno ed elemosina –<br />
desidero anch’io mettere l’accento sull’elemosina. L’elemosina<br />
vuol significare, innanzitutto, che noi non siamo proprietari delle<br />
cose che abbiamo, poche o molte che siano, ma siamo amministratori<br />
di ciò che possediamo, chiamati ad amministrare tutto ciò che<br />
abbiamo non soltanto per noi, ma anche per gli altri, non soltanto<br />
per provvedere ai nostri bisogni, ma anche a quelli degli altri. Ecco<br />
perché è importante l’elemosina. Perché ci distacca, nel cuore prima<br />
di tutto, dalle cose, fissando la nostra attenzione e il nostro cuore su<br />
Lui, sul Signore, non sulle cose. E dobbiamo riconoscere che molte<br />
volte l’attaccamento alle cose diventa più importante dell’aiuto alle<br />
persone. Pensiamo per esempio alle nostre case. Quante volte ci accorgiamo<br />
di essere attaccati a tante cose, anche inutili, che riempiono<br />
le nostre case e che impediscono di aprire gli occhi e il cuore ai<br />
bisogni essenziali degli altri. Quello che abbiamo, ripeto, poco o<br />
molto che sia non è solo nostro, è nostro, ma è anche degli altri, di<br />
chi è nel bisogno più di noi. Nessuno è tanto povero da non poter<br />
dare una mano a chi ha più bisogno di lui. L’elemosina è quindi il<br />
segno del distacco del nostro cuore dalle cose perché si attacchi<br />
sempre di più al Signore. Ma l’elemosina dev’essere nascosta, dice<br />
il Vangelo: «non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra».<br />
Quello che facciamo per aiutare gli altri dev’essere fatto nel segreto,<br />
ha detto Gesù, non aspettandoci nulla, nemmeno il grazie, perché<br />
noi non ricerchiamo l’immagine, non ricerchiamo la risonanza mediatica,<br />
il plauso degli uomini, ma agiamo soltanto per amore, per<br />
amore di Dio e per amore e per il bene degli altri. «Quando tu fai<br />
l’elemosina non suonare la tromba davanti a te, ma fai l’elemosina<br />
nel nascondimento perché il Padre tuo veda, e Lui ti renda la ricompensa».<br />
Il Papa poi sottolinea come l’elemosina debba essere generosa,<br />
generosa non tanto o soltanto per la quantità, ma per il fatto<br />
che in quel dono mettiamo tutto noi stessi, c’è il dono di noi stessi,<br />
per amore, come Cristo Gesù che ha dato tutto se stesso per noi. E<br />
qui il Papa richiama l’episodio così bello della vedova del Vangelo,<br />
un episodio che nella narrazione evangelica precede proprio la passione<br />
e la morte di Gesù, cioè il momento in cui Gesù dona tutto se<br />
stesso per amore. L’Evangelista nota che mentre tanti gettavano nel<br />
70
tesoro del tempio somme ingenti, quella vedova senza nemmeno<br />
farsi notare, di nascosto, getta nel tesoro pochi spiccioli. E Gesù<br />
domanda: «chi ha dato di più?». E gli apostoli hanno cominciato a<br />
fare l’elenco: quello ha dato un milione, quello cinquecentomila,<br />
quello trecentomila. «No, dice Gesù, no, chi ha dato di più è quella<br />
vedova». «Come! ha messo solo due spiccioli!». «Sì, ma ha dato<br />
tutto, tutto quanto aveva per vivere, ha dato tutta se stessa». Ecco,<br />
dice Gesù, quella ha dato di più. L’elemosina pertanto è per noi il<br />
segno del nostro amore a Cristo e ai fratelli, segno del dono di noi<br />
stessi, non solo delle cose, per il bene degli altri. Un’altra osservazione<br />
importante fa il Papa. L’elemosina per noi non è filantropia,<br />
per noi è espressione della carità, cioè espressione di quell’amore<br />
che non bada a sacrifici quando è richiesto dal Signore per amore<br />
dei fratelli. Accogliamo anche noi, carissimi, l’invito rivolto dal<br />
Santo Padre a tutta la Chiesa, e facciamo in modo che l’elemosina,<br />
accanto alla preghiera e al digiuno, ci aiuti a vivere bene il tempo<br />
quaresimale, ricordando, come dice la Scrittura, che «l’elemosina<br />
copre una moltitudine di peccati». «Sconta i tuoi peccati con<br />
l’elemosina, abbi misericordia verso chi ha bisogno di te e Dio avrà<br />
misericordia di te». La misericordia verso gli altri diventa la condizione<br />
per ricevere la misericordia di Dio. Il Signore, carissimi, ci<br />
aiuti nel cammino di una sincera conversione per gustare in pienezza<br />
e verità la gioia pasquale!<br />
71
Omelia del Vescovo<br />
nella Messa Crismale ∗<br />
Si dà inizio con la celebrazione di questa sera, detta «Messa degli<br />
Olii», al triduo pasquale che celebra il mistero pasquale di Gesù, il<br />
suo mistero di morte e risurrezione, perché diventi il mistero della<br />
nostra morte con Lui e della nostra risurrezione con Lui ad una vita<br />
nuova. Questa messa degli olii si caratterizza anche la messa sacerdotale<br />
e su questo desidero soffermarmi con voi in questa celebrazione.<br />
Nel momento in cui si dice sacerdotale credo che per tutti il<br />
pensiero vada immediatamente a me Vescovo e ai presbiteri. Ma<br />
questo è molto riduttivo. È molto importante perciò che riflettiamo<br />
insieme questa sera sul significato del sacerdozio per noi cristiani.<br />
Innanzitutto è necessario ribadire che l’unico, sommo, eterno sacerdote<br />
è Cristo Gesù. L’unico: egli ha offerto una volta per sempre la<br />
sua vita sulla croce offrendo il suo corpo in sacrificio gradito a Dio,<br />
e attraverso l’oblazione che ha fatto di se stesso, ha santificato tutti<br />
noi, ci ha liberati dalla schiavitù del peccato e della morte e ci ha reso<br />
partecipi della vita stessa di Dio. Questa offerta, unica, viene resa<br />
presente nella celebrazione eucaristica, nella quale Cristo Gesù, unico<br />
ed eterno sacerdote continua a offrire al Padre il suo sacrificio.<br />
Unto di Spirito Santo, Gesù riceve, insieme all’ufficio sacerdotale,<br />
anche la missione di evangelizzatore, come abbiamo ascoltato nel<br />
brano del profeta Isaia e dalla bocca stessa di Gesù nel Vangelo:<br />
«Lo Spirito del Signore è su di me. Mi ha consacrato con l’unzione,<br />
mi ha mandato ad annunciare il lieto annunzio ai poveri, la liberazione<br />
dei prigionieri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a dare<br />
la vista ai ciechi e a far camminare gli storpi, ad annunciare l’anno<br />
di grazia del Signore». A Cristo, perciò, tutti noi siamo chiamati a<br />
∗ Mercoledì Santo 2008. Testo trascritto da registrazione.<br />
72
guardare come al nostro unico sacerdote, il sacerdote santo, immacolato,<br />
senza macchia. Ma Cristo Gesù, sommo, unico ed eterno sacerdote,<br />
ha voluto comunicare il suo sacerdozio a tutti i credenti in<br />
Lui attraverso i sacramenti del Battesimo e della Confermazione,<br />
facendo del popolo dei credenti un popolo di sacerdoti. Pertanto<br />
quando noi diciamo «sacerdoti», dobbiamo pensare in primo luogo<br />
a tutti noi, come popolo di Dio, tutti, ministri e fedeli laici. Sì, perché<br />
anche voi carissimi fedeli siete sacerdoti, siete stati rivestiti del<br />
sacerdozio di Cristo attraverso il Battesimo e l’unzione del Sacro<br />
Crisma, l’olio della consacrazione e siete stati inseriti nel corpo sacerdotale<br />
di Cristo Gesù. Noi ministri siamo quindi sacerdoti innanzitutto<br />
per il nostro Battesimo e per la nostra Cresima, chiamati ad<br />
esercitare insieme con voi, fedeli laici, il primo sacerdozio comune<br />
che è quello dell’offerta della nostra vita al Padre insieme con Cristo,<br />
quello di fare della nostra vita una vita santa, immacolata, gradita<br />
a Dio, e svolgere insieme la missione che abbiamo ricevuto:<br />
quella di annunziare e testimoniare il Vangelo nella storia, nel tempo,<br />
nei luoghi in cui il Signore ci ha chiamati a vivere e ad operare,<br />
operando la liberazione da ogni schiavitù, portando la luce della verità<br />
perché gli occhi dei ciechi si aprano, e aiutando tutti gli uomini<br />
a camminare nella loro dignità di persone e di figli di Dio, attraverso<br />
le opere e l’impegno concreto della nostra carità. Ecco il nostro<br />
primo sacerdozio, che investe insieme tutti quanti noi, detto sacerdozio<br />
comune dei fedeli a servizio del quale è posto il sacerdozio<br />
ministeriale conferito al Vescovo e ai presbiteri. Nel Nuovo Testamento,<br />
come nelle prime comunità cristiane, il termine «sacerdote»<br />
non è mai riferito ai ministri, ma ai battezzati, al popolo di Dio. I<br />
ministri sono chiamati sempre presbiteri o episcopi, ma non sacerdoti,<br />
proprio a sottolineare che il sacerdozio è donato a tutto il popolo<br />
dei credenti e i sacerdoti ministri sono chiamati a servire il popolo<br />
di Dio. Perciò è chiamato «sacerdozio ministeriale», cioè sacerdozio<br />
di servizio, a vostro servizio, a servizio della vostra vita di<br />
battezzati e di cresimati, della vostra santità. Noi, presbiteri e Vescovo,<br />
assomigliati a Cristo capo, maestro e pastore, siamo chiamati<br />
a servirvi, con l’autorità di Cristo, annunciandovi l’autentica Parola<br />
di Dio, aiutandovi a vivere la vita santa attraverso i sacramenti, e<br />
guidandovi sulle vie del Vangelo e sulle vie della testimonianza cristiana<br />
nel mondo di oggi. È il nostro compito, Vescovo e presbiteri,<br />
chiamati a servire, ad immagine di Cristo Gesù che «non è venuto<br />
per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per<br />
73
tutti», a dare la vita a servizio del popolo che ci è stato affidato, offrendo<br />
per primi la nostra vita santa, il nostro impegno, la nostra testimonianza,<br />
pur nella fragilità umana.<br />
Ecco, allora, carissimi, perché la celebrazione di questa sera è la<br />
festa del sacerdozio: il sacerdozio di Cristo partecipato a tutti noi<br />
anche se in modo e in forma diversa, come sacerdozio ministeriale e<br />
sacerdozio comune, tutti chiamati a rendere presente Cristo e il suo<br />
messaggio di salvezza nel mondo di oggi. Ecco perché in questa<br />
messa detta «degli olii» benedirò l’olio dei catecumeni, che richiama<br />
e prepara al Battesimo, consacrerò, insieme con mons. Cassati e<br />
i presbiteri, il Sacro Crisma, quell’olio dell’unzione che consacra<br />
tutti i cristiani nel Battesimo e nella Cresima, e consacra i presbiteri<br />
e i Vescovi nell’Ordinazione sacra. E l’olio degli infermi, per ricordare<br />
che l’offerta gradita al Signore, come suoi sacerdoti, è l’offerta<br />
della nostra vita in ogni momento, anche nel momento del dolore,<br />
della sofferenza e della malattia. Ecco la nostra festa.<br />
Ringraziamo il Signore Gesù che ha voluto comunicare a tutti noi<br />
questa sua dignità di sacerdote e di testimone e araldo del Vangelo.<br />
E desidero concludere con il passo della Lumen Gentium, la costituzione<br />
conciliare sulla Chiesa, in cui si parla del sacerdozio: «I battezzati<br />
vengono infatti consacrati mediante la rigenerazione e<br />
l’unzione dello Spirito Santo per essere un’abitazione spirituale e un<br />
sacerdozio santo, per offrire in sacrificio spirituale tutte le attività<br />
umane e annunciare i prodigi che Dio compie. Offrono se stessi<br />
come oblazione vivente, santa e gradita a Dio.» Carissimi fratelli e<br />
sorelle, questo è il vostro sacerdozio. «Con la consacrazione episcopale<br />
– continua la Lumen gentium – viene conferita la pienezza<br />
del sacramento dell’ordine, il sommo sacerdozio, perché i Vescovi<br />
per virtù dello Spirito Santo che loro è stato dato sono divenuti i veri<br />
ed autentici maestri della fede, i pontefici e i pastori. I presbiteri,<br />
pur non possedendo il vertice del sacerdozio e dipendendo dai Vescovi<br />
nell’esercizio della loro potestà sono tuttavia a loro uniti<br />
nell’onore sacerdotale, quali veri sacerdoti del Nuovo Testamento. I<br />
presbiteri, saggi collaboratori dell’ordine episcopale, e suo aiuto e<br />
strumento, chiamati al servizio del popolo di Dio, costituiscono con<br />
il loro Vescovo, un unico presbiterio. Nelle singole comunità locali<br />
di fedeli rendono, per così dire, presente il Vescovo cui sono uniti<br />
con animo fiducioso e grande, condividono in parte la sua funzione<br />
e la sua sollecitudine. I diaconi, che sono consacrati non per il sacerdozio,<br />
ma per il servizio, ricevono il carattere che nulla può can-<br />
74
cellare e che li configura a Cristo, il quale si è fatto diacono, cioè il<br />
servo di tutti. A loro, diaconi, compete assistere il Vescovo e i presbiteri<br />
nella celebrazione dei divini misteri, soprattutto dell’Eucaristia,<br />
distribuirla, proclamare il Vangelo, predicare, dedicarsi ai vari<br />
servizi della carità». Ecco definito il sacerdozio comune dei fedeli,<br />
il sacerdozio ministeriale del Vescovo e dei presbiteri e il servizio<br />
dei diaconi, uniti tutti insieme. Si comprende perché in questa celebrazione<br />
voi, fedeli laici, rinnovate il vostro impegno di fedeltà a<br />
Cristo sacerdote, noi rinnoviamo come presbiteri e Vescovo gli impegni<br />
della nostra ordinazione sacerdotale ed episcopale.<br />
75
Eccellenza,<br />
Messa Crismale<br />
AUGURI DEL VICARIO AL VESCOVO<br />
in questa solenne Messa Crismale, che fa memoria dell’unico sacerdozio<br />
di Cristo e con forza evidenzia la vocazione sacerdotale,<br />
profetica e regale della Chiesa, la comunità cristiana che è in <strong>Ugento</strong><br />
- S. Maria di Leuca, qui presente in tutte le sue componenti, le rivolge<br />
il filiale e devoto saluto.<br />
Intorno a Nostro Signore Gesù Cristo, da lei reso visibile in questa<br />
celebrazione, ci sentiamo popolo santo, convocato, amato e teneramente<br />
abbracciato dal Padre, riunito dalla potenza dello Spirito<br />
Santo, consacrato dal sacro Crisma ad essere per il mondo fonte di<br />
salvezza. Lo Spirito del Signore è sopra di lei e su ciascuno di noi,<br />
ci ha consacrato con l’unzione e ci invia ad annunciare a tutti la Pasqua<br />
di Gesù e dell’intera umanità, la luce dopo le tenebre, la vita al<br />
di là della morte.<br />
La nostra Chiesa, Eccellenza, attraverso la mia umile persona,<br />
vuole ringraziarla per il sostegno spirituale e pastorale, per la pazienza<br />
con la quale ci guida e per l’esempio di dedizione e devozione<br />
nel servizio a questa porzione del popolo santo di Dio. Il sole<br />
sfolgorante della Pasqua illumini e renda sempre più efficace il suo<br />
ministero pastorale e ogni fedele, confermato dalla sua testimonianza,<br />
guardi con viva fede e certa speranza a Cristo che trionfa sul<br />
peccato e sulla morte.<br />
Al termine di questa solenne celebrazione mi permetta di ringraziarla<br />
anche per un evento di salvezza che certamente porterà<br />
abbondanti benefici alla nostra diocesi: la visita del Santo Padre<br />
Benedetto XVI. Grazie, Eccellenza, perché lei è riuscito a convincere<br />
il Papa a visitare la nostra terra, a rivolgere dall’estremo Salento,<br />
76
il suo messaggio di pace al mondo intero. Grazie perché lei si prodiga<br />
per preparare l’evento in maniera adeguata. Noi l’accompagniamo<br />
col nostro affetto e con la nostra preghiera.<br />
La Vergine Maria, stella della speranza, che con il suo «sì» aprì a<br />
Dio la porta del nostro mondo, la sostenga con la materna protezione<br />
e a noi insegni a credere, sperare e amare, ci guidi nel nostro<br />
cammino e ci indichi la via del cielo. Amen.<br />
Il Vicario generale<br />
Sac. Napoleone Di Seclì<br />
77
Omelia del Vescovo nella Veglia Pasquale ∗<br />
«Non temete! Andate ad annunziare ai miei fratelli che io sono il<br />
Vivente e li precedo in Galilea». È l’annuncio che Gesù stesso, risorto<br />
dalla morte ha affidato ai suoi primi discepoli perché, liberati<br />
dalla paura del peccato e della morte, potessero annunciare per tutti<br />
i secoli, a tutti gli uomini e le donne di tutti i tempi, che Lui è il Vivente,<br />
che Lui è il Signore, vincitore del male e della morte, datore<br />
della vita. Cristo è risorto ed è il Vivente. È l’annuncio fondamentale<br />
e centrale di tutta la nostra fede. Se Gesù ha attraversato la Passione,<br />
se è salito sulla croce lo ha fatto per spezzare la catena del<br />
male, della violenza, dell’odio e della morte. E difatti nella sua risurrezione,<br />
la vita ha vinto la morte, l’amore ha vinto l’odio, il perdono<br />
ha vinto la vendetta, la vita è risorta. Carissimi, la gioia della<br />
Pasqua deve invadere il nostro cuore a la nostra vita. Anche oggi,<br />
anche in questi tempi. Anche se spesso nella nostra vita ed esperienza<br />
personale non mancano i momenti di difficoltà, i momenti di<br />
prova e di sofferenza, e nella storia umana non mancano i segni della<br />
cattiveria umana, noi credenti in Gesù non perdiamo mai la speranza,<br />
mai la fiducia, mai la certezza che il bene è più forte del male,<br />
che l’amore è più forte dell’egoismo, che la vita è più forte della<br />
morte, che il perdono è più forte di ogni rancore e di ogni vendetta.<br />
E di questo noi siamo chiamati ad essere testimoni con la nostra vita,<br />
col nostro impegno, la nostra presenza, la nostra generosità nel<br />
compiere il bene, sempre e in ogni circostanza. Siamo chiamati a<br />
testimoniare con la novità della nostra vita che Cristo è risorto, che<br />
è il vivente, l’amore che vince e trionfa. Questa novità di vita è già<br />
presente in noi, ci è stata donata da Cristo Gesù nel nostro Battesimo.<br />
Non dimentichiamo mai, carissimi, il giorno del nostro Battesimo,<br />
quel giorno meraviglioso, scritto indelebilmente nel libro della<br />
nostra storia personale e nel libro di Dio, in cui siamo scesi nella<br />
∗ Testo trascritto da registrazione.<br />
78
morte insieme con Cristo attraverso l’acqua e siamo risorti con Lui<br />
alla vita nuova. Nel Battesimo, che ci ha rigenerati alla vita di figli<br />
di Dio, il Cristo Risorto ha messo in noi il germe della vita eterna,<br />
quella vita che esploderà in noi come in Lui oltre la nostra morte<br />
per essere vita che non finisce più, vita eterna. «Voi che siete stati<br />
battezzati», ha detto l’apostolo Paolo, «siete stati battezzati nella<br />
morte di Cristo perché morti al peccato risorgiate a vita nuova.<br />
Camminate dunque in novità di vita». Ecco la Pasqua che continua,<br />
la Pasqua che si irradia per le strade del nostro mondo e del nostro<br />
tempo attraverso la nostra vita nuova. Perciò in questa Notte noi<br />
rinnoviamo le promesse del nostro Battesimo e siamo aspersi con<br />
l’acqua che sarà benedetta solennemente con l’immersione in essa<br />
del Cero pasquale. E il Battesimo che ci ha rigenerati trova il suo<br />
compimento, anzi lo riviviamo, ogni domenica alla mensa del Signore,<br />
lì dove come battezzati, come credenti in Lui, nutrendoci di<br />
Lui, annunciamo la sua morte, proclamiamo la sua risurrezione,<br />
nell’attesa del suo ritorno, quando tutta la creazione insieme con noi<br />
sarà trasformata e rinnovata, risorgerà, e ci saranno cieli nuovi e terre<br />
nuove, dove abiterà per sempre la giustizia.<br />
Quando abbiamo ascoltato la narrazione della creazione nella<br />
prima lettura, il giorno della creazione è stato detto «giorno primo».<br />
Il giorno della risurrezione di Gesù, traducendo dal greco, viene detto<br />
«il giorno primo», perché è Lui, Cristo Risorto, che rinnova tutta<br />
la creazione. «Il giorno primo», carissimi, è la Domenica, giorno<br />
della Pasqua, giorno del Risorto e giorno di noi risorti, giorno in cui<br />
la vita si rinnova, si rigenera in noi la gioia di essere credenti e si<br />
rinnova l’impegno di portare la Pasqua di Gesù attraverso la nostra<br />
testimonianza di amore nella vita di ogni giorno. Non tralasciamo<br />
questo giorno, non lasciamolo passare come se fosse un giorno come<br />
tutti gli altri. È il giorno del Signore, è il giorno della Pasqua!<br />
Ogni domenica la gioia deve riempire il nostro cuore, e radunandoci<br />
insieme, come comunità di risorti, attorno all’unica Mensa della Parola<br />
e del Pane, celebrare la Pasqua del Signore per poi tornare nelle<br />
nostre case, per le nostre strade, al lavoro della settimana, ma con<br />
un cuore rinnovato, con un’energia nuova, con la gioia di donare la<br />
nostra vita per gli altri così come Gesù ha fatto con noi nella santa<br />
Eucaristia. E così di settimana in settimana, di domenica in domenica<br />
fino all’ultima domenica, la Pasqua definitiva della nostra esistenza<br />
che Cristo ha inaugurato: la Pasqua della nostra risurrezione<br />
definitiva e finale con Lui.<br />
79
Omelia del Vescovo<br />
nel Giorno di Pasqua ∗<br />
«Non avevano ancora compreso la Scrittura, secondo la quale egli<br />
doveva risorgere dai morti». Era così fuori da ogni previsione, da<br />
ogni ragionamento umano, da ogni possibilità umana, la risurrezione,<br />
anche se di Gesù, il Figlio di Dio, le Scritture lo avevano detto,<br />
che gli apostoli erano rimasti dubbiosi anche dopo il primo annuncio.<br />
Era troppo grande, era sconvolgente affermare e pensare che la<br />
morte potesse essere sconfitta, che le catene della morte potessero<br />
essere spezzate e che la vita potesse risorgere, vincere, dominare la<br />
morte, la violenza e il male. Ma Cristo è risorto e per primi gli apostoli<br />
hanno dovuto convincersi di questo avvenimento straordinario.<br />
«Venite, vedete, toccate, io ho un corpo, il mio corpo, non sono un<br />
fantasma, non sono un’allucinazione, non sono un’illusione, sono<br />
proprio io, vedete, toccate, le mie piaghe, il mio corpo. Avete qualcosa<br />
da mangiare?». E gli presentarono del pesce con del pane ed<br />
egli mangiò con loro e i loro occhi si aprirono: «è vero, Cristo è<br />
davvero risorto». E tutto cambia, tutto si trasforma! A cominciare<br />
dalla loro fede. Perché, allora, tutto quello che Lui ha detto, tutto<br />
quello che Lui ha fatto è veramente opera di Dio, in Gesù veramente<br />
Dio si è fatto presente nella storia umana e ha camminato con noi,<br />
ha parlato a noi, ha mangiato con noi, ha sofferto per noi, è morto<br />
per noi. Lui, Gesù, è Risorto. È vero. E la loro vita è stata capovolta.<br />
Carissimi, anche noi, ciascuno di noi oggi è chiamato a professare<br />
la stessa fede: sì, veramente, Cristo è risorto! E allora, se nel nostro<br />
cuore germoglia questo atto profondo di fede, la nostra vita non può<br />
essere più la stessa: il nostro modo di pensare, il nostro modo di<br />
giudicare, il nostro modo di vedere la vita, l’uomo, il mondo, la società,<br />
non può essere lo stesso. San Paolo, nella seconda lettura, lo<br />
∗ Testo trascritto da registrazione.<br />
80
ha detto molto chiaramente: «se siete risorti con Cristo pensate alle<br />
cose di lassù, non a quelle della terra». Cosa vuol dire Paolo? «Se<br />
siete risorti con Cristo»: cioè se la fede in Lui risorto è nel vostro<br />
cuore e se voi siete risorti con Lui per mezzo del Battesimo, partecipando<br />
alla sua morte con la morte al peccato e al male e partecipando<br />
alla sua risurrezione con la vostra risurrezione a una vita<br />
nuova, allora non potete pensare più alle cose della terra, ma a quelle<br />
di lassù. Con queste parole Paolo non vuol dire che dobbiamo astrarci<br />
dalla realtà, dal mondo in cui viviamo, dai problemi del<br />
mondo e della nostra vita qui, non vuol dire questo, ma vuol dire: il<br />
vostro modo di pensare non può essere più quello di prima, il vostro<br />
modo di vedere la vita non può essere più il criterio della maggioranza,<br />
quello che trasmettono i vari messaggi che oggi ascoltiamo<br />
con tanta abbondanza, ma il vostro modo di vivere, di pensare, di<br />
giudicare, dev’essere diverso, dev’essere come quello di Cristo. Voi<br />
che siete risorti con Cristo, siete chiamati a pensare con il pensiero<br />
di Cristo, a giudicare tutto con il giudizio di Cristo, ad amare col<br />
cuore di Cristo, a impegnarvi e a donarvi con l’impegno e il modo<br />
di donarsi di Cristo. E scendiamo più al concreto. Guardare, per esempio,<br />
con gli occhi di Cristo e pensare col pensiero di Cristo quel<br />
progetto meraviglioso fin dalla creazione che è il progetto del matrimonio,<br />
significa vedere il matrimonio come comunione di vita e<br />
di amore tra un uomo e una donna, comunione perenne, non «una»<br />
esperienza, non un amore «a tempo», ma un amore come Dio lo ha<br />
progettato, un amore che fa dei due una carne sola, una vita sola, un<br />
dono reciproco, un impegno dell’uno per la vita dell’altro. Vedere il<br />
matrimonio con gli occhi di Cristo è giudicarlo come un dono per<br />
l’umanità. Vedere la famiglia con gli occhi e il giudizio di Cristo è<br />
considerarla realmente come la culla dell’umanità, dove si impara<br />
ad essere uomini. Lui che scegliendo una famiglia, come le nostre,<br />
per venire al mondo, ha voluto dirci quanto è grande nel piano di<br />
Dio la famiglia fondata sul matrimonio, lì dove la vita nasce, cresce,<br />
viene educata, amata e proiettata nel mondo, così com’è stato per<br />
Lui, per Gesù, educato da Maria e da Giuseppe, dai quali ha imparato<br />
ad essere un uomo, dai quali ha imparato a vivere da uomo, ad<br />
amare da uomo, con cuore d’uomo. Vedere la famiglia, fondata sul<br />
matrimonio, con gli occhi di Dio, è considerarla come cellula fondamentale<br />
della Chiesa e della società, come il bene supremo della<br />
società, non come una qualunque istituzione umana, ma come istituzione<br />
voluta, generata da Dio stesso per il bene dell’umanità. An-<br />
81
cora. Guardare e giudicare la vita umana con gli occhi, con il pensiero<br />
e il cuore di Cristo significa vedere in ogni essere umano<br />
l’immagine e somiglianza di Dio, fin dal primo istante in cui germoglia<br />
nel seno materno. Non è «un embrione», una cosa, un oggetto<br />
di cui si possa disporre come si crede e si vuole, portando magari<br />
come ragione lo sviluppo della cosiddetta scienza, la quale, se vera<br />
ed umana, deve fermarsi davanti alla dignità dell’essere umano,<br />
immagine e somiglianza di Dio. Dio guarda ogni essere umano, dal<br />
suo sorgere fino all’ultimo istante della sua vita, come la sua immagine<br />
viva, come l’uomo amato da Lui, tanto amato da sacrificare per<br />
l’uomo il suo unico Figlio, il suo Unigenito, il suo tesoro più grande.<br />
Guardare ogni essere umano con gli occhi di Dio, giudicarlo con<br />
gli occhi di Dio, significa inoltre non considerarlo come uno strumento<br />
a servizio dei propri interessi, del proprio profitto, ma come<br />
una persona, che ha la dignità più alta in tutto il creato, degna di essere<br />
amata concretamente, come l’ha amata Lui, non con belle parole,<br />
ma fino a sacrificare anche la vita. Guardare la persona umana,<br />
quella che ci sta accanto, quella che abbiamo lasciato a casa, quella<br />
che incontreremo sul posto di lavoro, guardare ogni essere umano<br />
con gli occhi di Dio e amarlo col cuore di Dio, fino anche al sacrificio<br />
di sé.<br />
E ancora. Guardare e giudicare l’economia, la politica, la globalizzazione,<br />
i problemi che interessano l’umanità col pensiero e con<br />
lo sguardo di Dio che vede tutto a servizio del bene di tutti e non a<br />
servizio del bene di qualcuno, sfruttando gli altri, dominando gli altri.<br />
Vedere tutto, insomma, i problemi che il nostro mondo oggi affronta,<br />
problemi nuovi e problemi che si pongono in maniera nuova,<br />
con gli occhi di Dio e amare col cuore di Dio. Questo è il nostro<br />
compito, carissimi, come risorti con Cristo, sempre orientati a guardare<br />
la vita non come un semplice passaggio chiuso nell’orizzonte<br />
di questo mondo, ma come un cammino verso la pienezza della vita,<br />
verso la vita senza fine, verso la vita eterna che già comincia ora<br />
dentro di noi perché già risorti con Lui. «Chi crede in me ha la vita<br />
eterna», ha detto Gesù. Attenzione, non ha detto «avrà», ma «ha»<br />
già la vita eterna dentro di sé. Anche la morte, come per Lui, non ha<br />
l’ultima parola perché la nostra vita, guardata con gli occhi di Dio è<br />
una vita destinata all’eternità, è destinata ad essere per sempre nella<br />
comunione definitiva con Lui, Dio della vita e dell’amore. Allora,<br />
carissimi, se siamo risorti con Cristo, e lo siamo, pensiamo alle cose<br />
di lassù, non a quelle della terra, perché la nostra vita, nascosta con<br />
82
Cristo in Dio, si manifesti nella sua pienezza al mondo di oggi e,<br />
come i primi apostoli, possiamo anche noi portare al mondo di oggi,<br />
alla società di oggi, l’annuncio della Pasqua: Cristo è risorto, è veramente<br />
risorto, la vita rifiorisce, la gioia ritorna nel cuore dell’uomo<br />
e nel cuore del mondo.<br />
83
Omelia del Vescovo<br />
nella Veglia di Pentecoste ∗<br />
La grande festa di Pentecoste che celebriamo insieme ritrovandoci<br />
in questa solenne veglia vuol essere una grande festa, la festa della<br />
nascita ufficiale della Chiesa, ma anche la festa della creazione<br />
intera. «Veni creator Spiritus», vieni Spirito creatore abbiamo cantato<br />
noi sacerdoti facendo l’ingresso qui, nella nostra Cattedrale: è il<br />
grande inno pentecostale della Chiesa col quale incessantemente<br />
chiede il dono dello Spirito consolatore, fonte di vita, fuoco, amore.<br />
L’inno accenna i primi versetti della Bibbia che esprimono con il<br />
ricorso ad immagini la creazione dell’universo. Là si dice innanzitutto<br />
che sopra il caos, sulle acque dell’abisso, aleggiava lo Spirito<br />
di Dio. Questo vuol dire che il mondo in cui viviamo è opera dello<br />
Spirito creatore: il mondo non esiste da sé, proviene dallo Spirito<br />
creativo di Dio, dalla Parola creativa di Dio e per questo rispecchia<br />
anche la Sapienza di Dio e chiama ad un timore reverenziale. Proprio<br />
chi, come cristiano, crede nello Spirito creatore prende coscienza<br />
del fatto che non possiamo usare ed abusare del mondo e<br />
della materia come di semplice materiale del nostro fare e volere,<br />
che dobbiamo considerare la creazione come un dono affidatoci non<br />
per la distruzione, ma perché diventi il giardino di Dio e il giardino<br />
dell’uomo. Di fronte alle molteplici forme di abuso della terra che<br />
oggi vediamo, udiamo quasi il gemito della creazione, di cui ci ha<br />
parlato San Paolo nella lettera ai Romani. Cominciamo a comprendere<br />
le parole dell’Apostolo, che cioè la creazione attende con impazienza<br />
la rivelazione dei figli di Dio per essere resa libera e raggiungere<br />
il suo splendore. Noi, carissimi, vogliamo essere tali figli<br />
di Dio che la creazione attende e possiamo esserlo, perché nel Battesimo<br />
il Signore ci ha resi tali. La creazione e la storia ci attendo-<br />
∗ Testo trascritto da registrazione.<br />
84
no, aspettano uomini e donne che realmente siano figli di Dio e si<br />
comportino di conseguenza, facendo tornare il fulgore dello Spirito<br />
creatore della terra, uno splendore che viene oscurato e a volte addirittura<br />
quasi spento dalle barbarie dell’umana smania di potere. Ma<br />
la grande festa della Pentecoste, come accennavo all’inizio, è anche<br />
la festa della Chiesa, perché ci fa rivivere la sua nascita, secondo<br />
quanto narra Luca nel libro degli Atti degli Apostoli. Cinquanta<br />
giorni dopo la Pasqua, lo Spirito Santo scese sulla comunità dei discepoli<br />
assidui e concordi nella preghiera, radunati con Maria, la<br />
madre di Gesù e con i dodici apostoli. Possiamo quindi dire che la<br />
Chiesa ebbe il suo solenne inizio con la discesa dello Spirito Santo.<br />
In questo straordinario avvenimento troviamo le note essenziali e<br />
qualificanti della Chiesa di cui tutti noi facciamo parte: una, santa,<br />
cattolica e apostolica. La Chiesa è una, lo diciamo sempre nel Credo,<br />
vorrei che ci riflettessimo un po’ su quello che proclamiamo nel<br />
Credo quando proclamiamo la nostra fede nella Chiesa. La Chiesa è<br />
una, come la comunità di Pentecoste, che era unita nella preghiera e<br />
concorde, aveva un cuore solo e un’anima sola. È lo Spirito Santo<br />
che crea e continuamente realizza l’unità della Chiesa nella molteplicità<br />
dei carismi e dei ministeri. A Nicodemo, Gesù disse: lo Spirito<br />
soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e<br />
dove va. Questo significa che dobbiamo essere sempre docili e attenti<br />
alla voce dello Spirito, dove lui conduce, ma questo non significa<br />
che la volontà dello Spirito è l’arbitrio, ma è la volontà della<br />
verità e del bene. Soffia, sì, lo Spirito, ma non ci disperde, ci raduna,<br />
perché la verità unisce e l’amore unisce. Lo Spirito Santo è lo<br />
Spirito di Gesù Cristo, lo Spirito che unisce il Padre col Figlio<br />
nell’amore e nell’unico Dio dona ed accoglie. Lo Spirito Santo opera<br />
sì in ciascuno, ma corporalmente nel corpo della Chiesa, nella<br />
sua totalità.<br />
Nella lettera agli Efesini, l’apostolo Paolo ci dice che questo corpo<br />
di Cristo che è la Chiesa, nel quale lo Spirito opera, ha delle<br />
giunture e le nomina: sono apostoli, profeti, evangelisti, pastori e<br />
maestri. Lo Spirito nei suoi doni è multiforme, suscita sempre nuovi<br />
doni, ma in Lui molteplicità e unità vanno insieme. Egli anche nella<br />
nostra Chiesa vuole la multiformità come persone, come parrocchie,<br />
come associazioni e movimenti, ma la vuole per l’unico corpo,<br />
nell’unione con gli ordini durevoli, le giunture della Chiesa, con i<br />
successori degli apostoli e con il successore di Pietro. Ci spinge,<br />
quindi, con forza nella necessaria ma indispensabile fatica di ricer-<br />
85
care e attuare tutti i modi, per rapportarci vicendevolmente, tra presbiteri,<br />
tra presbiteri e laici, tra parrocchie, tra gruppi, associazioni e<br />
movimenti, superando le chiusure e le autosufficienze. È proprio solo<br />
così che l’unità ottiene la sua forza e la sua bellezza. Prendete e<br />
prendiamo tutti parte con rinnovato vigore all’edificazione dell’unico<br />
corpo che è la nostra chiesa diocesana. Ancora una volta lo<br />
Spirito Santo soffia dove vuole, ma la sua volontà è l’unità. Egli ci<br />
conduce verso Cristo, nel suo corpo. Dal Cristo, dice Paolo, tutto il<br />
corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di<br />
ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro riceve forza<br />
per crescere in modo da edificare se stesso nella carità. La Chiesa<br />
è santa, non per i suoi meriti, ma perché animata dallo Spirito Santo<br />
e tiene fisso lo sguardo su Cristo per diventare in tutto conforme a<br />
Lui e al suo amore.<br />
Per rispondere alla chiamata alla santità è necessario da parte di<br />
tutti noi essere sempre più in ascolto dello Spirito che è Santo. Fare<br />
silenzio dentro e attorno a noi. Essere docili alla sua azione, perché<br />
in noi si manifesti Cristo e non noi stessi. Bisogna da parte di tutti,<br />
Vescovo, presbiteri, religiose, religiosi e laici, dare più spazio e<br />
tempo alla preghiera, alla contemplazione, che come afferma Benedetto<br />
XVI, non è tempo sottratto all’azione pastorale, ma è azione<br />
pastorale per eccellenza. La Chiesa è cattolica, perché il Vangelo è<br />
destinato a tutti i popoli e per questo, già all’inizio lo Spirito Santo<br />
fa sì che essa parli tutte le lingue. È quindi per sua natura missionaria,<br />
e dal giorno di Pentecoste lo Spirito Santo non cessa di spingerla<br />
sulle strade del mondo, fino agli estremi confini della terra e fino<br />
alla fine dei tempi. Perciò la sua presenza si dimostra anche nello<br />
slancio missionario dei singoli e delle comunità.<br />
Carissimi, lo sappiamo, chi ha incontrato qualcosa di vero, di bello,<br />
di buono nella propria vita, l’unico vero tesoro, la perla preziosa,<br />
corre a condividerlo ovunque, in famiglia e nel lavoro, in tutti gli<br />
ambiti della propria esistenza. Lo fa senza alcun timore, perché sa<br />
di aver ricevuto l’adozione a figlio, senza nessuna presunzione, perché<br />
sa che tutto è dono, senza scoraggiamento, perché lo Spirito di<br />
Dio precede la sua azione nel cuore degli uomini e come seme nelle<br />
più diverse culture e religioni. Lo fa senza confini, perché è portatore<br />
di una buona notizia che è per tutti gli uomini e per tutti i popoli.<br />
È necessario quindi che anche la nostra pastorale sia sempre più aperta,<br />
più attenta ai cosiddetti lontani, in stato permanente di evangelizzazione<br />
e miri a formare laici che siano fermento nel mondo<br />
86
per costruire un mondo di giustizia e di pace. E in ultimo la Chiesa<br />
è apostolica, perché edificata sopra il fondamento degli apostoli, custodisce<br />
fedelmente il loro insegnamento attraverso la catena ininterrotta<br />
della successione episcopale. Il Vescovo, successore degli<br />
apostoli è principio e fondamento dell’unità della Chiesa locale, è<br />
primo responsabile dell’azione pastorale della Chiesa. A lui spetta il<br />
compito di indicare la strada da percorrere, dare le indicazioni pastorali,<br />
da attuare da parte di tutti in piena unità, pur con<br />
l’originalità e la creatività propria di ogni comunità, associazione e<br />
movimento e parrocchia ma all’interno dell’unità del corpo.<br />
Ed ora, carissimi, sono otto adulti battezzandi che la nostra Chiesa<br />
stasera accoglie perché siano battezzati, confermati dallo Spirito<br />
nel sacramento della Confermazione e ammessi alla nostra mensa,<br />
la mensa del corpo e del sangue del Signore. Dopo un lungo cammino<br />
di preparazione, per prendere coscienza del dono della fede<br />
che riceveranno, saranno rigenerati nell’acqua e nello Spirito e diventeranno<br />
membra vive della Chiesa una, santa cattolica e apostolica.<br />
È in questa Chiesa che voi carissimi battezzandi adulti sarete<br />
fra poco con immensa gioia inseriti, confermati dallo Spirito e accolti<br />
alla mensa eucaristica del corpo e sangue del Signore, per essere<br />
insieme con tutti noi membra vive del corpo di Cristo, testimoni e<br />
annunciatori con la vostra vita santa dell’amore di Dio nel mondo di<br />
oggi.<br />
Carissimi fratelli e sorelle, la prima Pentecoste avvenne quando<br />
Maria Santissima era presente in mezzo ai discepoli nel cenacolo di<br />
Gerusalemme, e pregava. Anche oggi ci affidiamo alla sua materna<br />
intercessione affinché lo Spirito Santo scenda in abbondanza sulla<br />
Chiesa del nostro tempo, sulla nostra Chiesa, sul Santo Padre Benedetto<br />
XVI, che ci apprestiamo ad accogliere. Maria riempia i cuori<br />
di tutti i fedeli e lo Spirito accenda in essi il fuoco del suo amore.<br />
87
ATTIVITÀ GIURIDICO-PASTORALE<br />
89
Carissimi,<br />
Lettera per la Settimana Teologica 2008<br />
il Progetto Diocesano annuale ci sta accompagnando nella riflessione<br />
e programmazione pastorale sul tema «Comunicare il vangelo<br />
dell’amore nell’esperienza umana degli affetti».<br />
Tale percorso trova anche quest’anno nella prossima SETTIMA-<br />
NA TEOLOGICA DIOCESANA il momento di approfondimento<br />
più significativo: si svolgerà dall’11 al 15 febbraio 2008, dalle ore<br />
18.00 alle ore 20.30, presso la Chiesa Parrocchiale «S. Giovanni<br />
Bosco», in <strong>Ugento</strong>.<br />
Il tema della Settimana Teologica sarà:<br />
DIO È AMORE: AMIAMOCI GLI UNI GLI ALTRI<br />
e verrà così articolata:<br />
Lunedì 11 febbraio<br />
Relazione biblica: «L’amore sponsale nel libro del Cantico dei Cantici»<br />
(Prof. Don Michele Lenoci)<br />
Testimonianza: «La relazione affettiva nella dimensione della<br />
preghiera cristiana» (Suor Chiara Veronica)<br />
Martedì 12 febbraio<br />
Relazione biblica: «L’annuncio dell’Amore nella Prima Lettera di S. Giovanni»<br />
(Prof. Don Michele Lenoci)<br />
Testimonianza: «Famiglia cristiana e vita affettiva» (Dott.ssa M. Rita<br />
Verardo)<br />
91
Mercoledì 13 febbraio<br />
Relazione biblica: «L’annuncio dell’Amore nella Prima Lettera di Giovanni»<br />
(Prof. Don Michele Lenoci)<br />
Testimonianza: «La testimonianza dell’agape nell’esperienza<br />
della comunità di don Benzi)» (Leo Sebastiano)<br />
Giovedì 14 febbraio<br />
Relazione pastorale: «Eros e agape nell’enciclica Deus caritas est»<br />
(Prof. Don Franco Castellana)<br />
Testimonianza: «Il dono dell’amore genera una famiglia aperta»<br />
(Coppia della comunità di Nomadelfia)<br />
Venerdì 15 febbraio<br />
Relazione pastorale: «La vita affettiva nelle relazioni laicali» (Prof. Pietro<br />
Alviti, incaricato ACI per le problematiche della famiglia)<br />
Invito tutti i Sacerdoti, Religiosi e Religiose, Diaconi, Operatori<br />
pastorali e fedeli laici tutti a vivere intensamente questa esperienza<br />
ecclesiale per il bene spirituale di ogni comunità, in attesa della Visita<br />
del S. Padre, Benedetto XVI, chiamato a presiedere alla Carità<br />
di tutte le Chiese.<br />
92<br />
Con affetto, vi benedico di cuore.<br />
Il Vescovo<br />
† Vito De Grisantis
CONFERIMENTO NUOVE NOMINE<br />
Al carissimo don Antonio Morciano, presbitero di questa diocesi<br />
nato ad Alessano il 29/08/1962 e ordinato sacerdote il 17/08/2002<br />
salute e benedizione dal Signore<br />
Per oltre un anno hai servito la comunità parrocchiale di Arigliano<br />
con impegno e serietà come amministratore parrocchiale. Mentre<br />
ringrazio il Signore per tutto il bene che hai già operato, ho pensato<br />
di affidarti in maniera stabile la suddetta parrocchia. Pertanto, con la<br />
mia potestà ordinaria, a norma dei cc. 522-524 C.D.C.,<br />
TI NOMINO<br />
Parroco nella Parrocchia «S. Vincenzo L. e M.» in Arigliano<br />
per la durata di nove anni a partire dal 1° febbraio 2008<br />
Prenderai possesso canonico dopo aver emesso davanti a me o a<br />
un mio delegato la professione di fede e il giuramento di fedeltà<br />
previsti dal Diritto Canonico. Dal momento in cui sarai immesso nel<br />
canonico possesso della predetta cura pastorale, ti competeranno diritti<br />
e doveri propri di ogni parroco, a norma delle leggi ecclesiastiche<br />
vigenti.<br />
Sull’esempio di Gesù buon Pastore sei chiamato a guidare con<br />
fermezza e dolcezza la carissima comunità di Arigliano sulle vie del<br />
Vangelo, mettendo a servizio dei fedeli affidati alla tua cura pastorale<br />
l’esperienza maturata in questi anni nei diversi ambiti in cui hai<br />
svolto il tuo ministero sacerdotale.<br />
Nella collaborazione attiva e generosa di tutta la comunità troverai<br />
certamente l’aiuto necessario nell’esercizio del tuo compito di<br />
Pastore. La Vergine Maria e San Vincenzo, protettore di Arigliano,<br />
ti sostengano nelle gioie e nelle inevitabili difficoltà che l’impegno<br />
pastorale comporta.<br />
Ti saluto e benedico di cuore.<br />
<strong>Ugento</strong>, 27 gennaio 2008<br />
Bolla n. 1/2008<br />
Il Cancelliere Vescovile<br />
Mons. Agostino Bagnato<br />
Il Vescovo<br />
† Vito De Grisantis<br />
93
Al carissimo Don Giovanni Leo<br />
presbitero della <strong>Diocesi</strong> di <strong>Ugento</strong> - S. Maria di Leuca<br />
nato a Lucugnano il 10/03/1965 e ordinato il 23/09/1989<br />
pace e benedizione nel Signore<br />
Ringrazio la Divina Provvidenza che per tanti anni ha donato alla<br />
nostra <strong>Diocesi</strong> Mons. Giuseppe Martella come Direttore della Caritas<br />
Diocesana. Ha svolto con sacrificio, entusiasmo e serietà questo<br />
compito, aiutando particolarmente i membri più bisognosi della nostra<br />
comunità. In seguito alle sue dimissioni, ho pensato di affidare<br />
a te, carissimo don Gianni, questo delicato incarico perché hai collaborato<br />
con Don Giuseppe come Vice Direttore e perché possiedi<br />
le doti necessarie ad un’azione efficace ed incisiva della Caritas.<br />
Pertanto, ai sensi dei canoni 469 e 470 del C.D.C., sono lieto di<br />
conferirti l’incarico di<br />
DIRETTORE DELLA CARITAS DIOCESANA<br />
per la durata di cinque anni, a partire dal 1° marzo 2008. Cercherai<br />
di coordinare le Caritas parrocchiali esistenti e favorirne la costituzione<br />
nelle parrocchie in cui non è presente. Aiuterai tutti gli operatori<br />
parrocchiali del settore ad acquisire, in conformità alle indicazioni<br />
della Caritas Italiana, la dovuta formazione e lo stile del buon<br />
samaritano che si piega sulle sofferenze dei fratelli più deboli e fragili<br />
per fasciarne le ferite e mostrare il volto amoroso del Padre. Il<br />
Signore renda la tua carità sempre più viva e trasparente.<br />
Con animo di Pastore, affido questo tuo nuovo compito alla B.V.<br />
Maria, Madre della Chiesa e Regina degli afflitti.<br />
Ti saluto e ti benedico.<br />
<strong>Ugento</strong>, 26 febbraio 2008<br />
D.V. 1/2008<br />
Il Cancelliere Vescovile<br />
Mons. Agostino Bagnato<br />
94<br />
Il Vescovo<br />
† Vito De Grisantis
COMUNICAZIONI DEGLI UFFICI DI CURIA<br />
Carissime/i coordinatori,<br />
Ufficio Catechistico<br />
Ai Rev. Presbiteri e Diaconi<br />
Agli animatori parrocchiali dei catechisti<br />
Ai catechisti<br />
siamo ormai nel mezzo della Quaresima e come ogni anno ritorna<br />
l’opportunità spirituale della VIA CRUCIS diocesana.<br />
Vi invitiamo, pertanto, alla VIA CRUCIS che si terrà a S. Maria<br />
di Leuca, domenica 2 marzo 2008.<br />
Ci ritroveremo alle ore 15,30 sul piazzale antistante la Basilica.<br />
Cerchiamo di essere presenti da tutte le parrocchie. Inoltre, la partecipazione<br />
è aperta anche a tutti i catechisti.<br />
In attesa di incontrarci vi salutiamo<br />
<strong>Ugento</strong>, 19 febbraio 2008<br />
L’Équipe diocesana<br />
95
Carissimi/e catechisti/e,<br />
A S.E. Rev.ma Mons. Vito De Grisantis<br />
Ai Rev. Presbiteri e Diaconi<br />
Ai Religiosi e Religiose<br />
Agli animatori parrocchiali dei catechisti<br />
Ai catechisti<br />
nel mentre vi auguro, a nome dell’équipe diocesana, un gioioso<br />
tempo pasquale, vi do alcune informazioni inerenti al CAMPO-<br />
ESTIVO <strong>DIOCESANO</strong> per catechisti/e.<br />
Il campo si terrà, quest’anno, nelle Marche e precisamente a San<br />
Cassiano vicino a Fabriano. Il luogo, dove oggi sorge il monastero<br />
di San Cassiano, venne scelto dai monaci benedettini sia per la ricchezza<br />
delle acque, (tra l’altro c’è la fonte di acqua minerale) che<br />
per il verde, la vera ricchezza della valletta, chiusa tra i contrafforti<br />
dell’Appennino umbro-marchigiano.<br />
La data del campo è dal sabato sera 30 agosto al 6 settembre<br />
2008. Come sempre, la casa offre l’autogestione. Il prezzo è di Euro<br />
185.00 per adulti e Euro 130.00 per i bambini fino a 11 anni,<br />
vitto, alloggio e viaggio compresi. Si prega di dare iscrizione al<br />
più presto!<br />
Inoltre vi ricordo che dal 30 giugno al 3 luglio 2008 si svolgerà<br />
a Tricase la settimana metodologica. Scrivetevelo nella vostra agenda!<br />
Per la prenotazione telefonate quanto prima a don Salvatore Abaterusso<br />
333/2238284 o a don Elia Cazzato telefono e fax 0833/545150,<br />
oppure scriveteci alla seguente e-mail: donelia@libero.it.<br />
In attesa di un vostro cenno vi saluto fraternamente.<br />
<strong>Ugento</strong>, 15 aprile 2008<br />
96<br />
don Salvatore Abaterusso
Ufficio Missionario<br />
A S.E. Mons. Vito De Grisantis<br />
Parroci, Sacerdoti e Diaconi<br />
Religiosi e Religiose<br />
Delegate missionarie parrocchiali<br />
Movimento giovanile missionario<br />
Catechisti parrocchiali<br />
Azione Cattolica diocesana<br />
Comunità Nuova Pentecoste<br />
Cursillos e Scout<br />
Associaz., Gruppi e Movimenti Ecclesiali<br />
Per tenere fede allo spirito Giovanile del nostro Movimento abbiamo<br />
l’occasione per trascorrere una giornata di comunione in allegria!<br />
Siamo tutti invitati<br />
DOMENICA 10 FEBBRAIO<br />
Ad una gita sulla neve a CAMPITELLO MATESE.<br />
Il programma della giornata è il seguente:<br />
Ore 00.00: Partenza dal distributore API di <strong>Ugento</strong> (via per Gemini)<br />
in pullman granturismo<br />
Ore 07.00: Arrivo previsto a Campitello Matese.<br />
Pranzo al sacco.<br />
Quota di partecipazione: Euro 19,00 a persona<br />
Si prega di confermare la presenza entro il 1 Febbraio, in qualsiasi<br />
modo. Oppure al seguente numero: 3286780976.<br />
Un caloroso abbraccio<br />
don Rocco Maglie, don Gianluigi<br />
e gli amici del Centro Missionario Diocesano<br />
97
CONVEGNO MISSIONARIO NAZIONALE<br />
Tenuto a Palermo<br />
Relazione<br />
Prima Area<br />
Centri Missionari<br />
– I gruppi hanno ribadito la necessità che in tutte le diocesi, sia<br />
pure con modalità diverse, sia costituito un CMD secondo le indicazioni<br />
del nostro Episcopato.<br />
È importante che il CMD sia promotore di un progetto missionario<br />
che si integri in maniera organica con il progetto pastorale diocesano.<br />
A questo proposito si fa notare che già nel 1974 i nostri Vescovi<br />
avevano disposto che il direttore del CMD ed il laico suo collaboratore<br />
fossero membri del consiglio pastorale diocesano. I documenti<br />
successivi hanno confermato tale normativa.<br />
Questo costituisce anche le basi per una maggiore collaborazione<br />
con gli altri uffici pastorali diocesani.<br />
Per la costituzione del CMD è stato suggerito di partire da una<br />
mappatura delle realtà missionarie presenti in diocesi.<br />
È stato suggerito inoltre di promuovere una rete di relazioni parrocchiali<br />
(a livello di forania, di vicaria, decanato o zona pastorale)<br />
di referenti per un rapporto più organico e personalizzato tra CMD e<br />
comunità locali.<br />
È importante che sia rafforzato il legame tra CMD e commissioni<br />
missionarie regionali anche come necessaria mediazione tra il livello<br />
nazionale e quello locale.<br />
Il coordinamento regionale può anche favorire la collaborazione<br />
tra il CMD delle diocesi più piccole in vista di un servizio più qualificato<br />
alla Chiesa locale.<br />
98<br />
– Incontro annuale nazionale per i direttori di nuova nomina.
Valorizzazione del coordinamento regionale in ordine alla formazione<br />
dei quadri delle diocesi più piccole.<br />
Corsi di formazione per gli animatori missionari parrocchiali.<br />
Si richiama a questo proposito la necessità che la formazione<br />
poggi su una solida base di teologia missionaria.<br />
Sono state inoltre proposte altre iniziative di formazione che richiedono<br />
però l’intervento di altre istituzioni come ad esempio<br />
l’inserimento di adeguati percorsi formativi a carattere missionario<br />
negli studi dei seminaristi e in quelli degli istituti di scienze religiose<br />
delle diocesi.<br />
Il dettaglio di queste proposte verrà allegato al materiale di questo<br />
convegno per la compilazione dei relativi atti.<br />
Si auspica che la formazione sia davvero permanente e accompagnata<br />
da una animazione missionaria non solo occasionale, utilizzando<br />
anche i moderni mezzi di comunicazione elettronica a distanza.<br />
Alla direzione nazionale delle POMM si chiede di preparare un<br />
sussidio guida per la formazione degli animatori missionari parrocchiali.<br />
I BAMBINI AIUTANO I BAMBINI<br />
Essere missionario è accorgersi che gli altri hanno bisogno del<br />
nostro aiuto e delle nostre attenzioni; essere meno egoisti, per preoccuparci<br />
delle necessità degli altri; saper guardare il nostro prossimo.<br />
I ragazzi missionari: insieme per donare al mondo un futuro<br />
di speranza. Anche quest’anno l’Ufficio Missionario Diocesano<br />
propone la Giornata Diocesana dei Ragazzi Missionari e invita<br />
tutti i ragazzi con i loro educatori a riflettere sul tema:<br />
COSTRUIAMO LA FRATERNITÀ<br />
Tutti i gruppi parrocchiali di catechismo, A.C.R., Scout, sono invitati<br />
a sviluppare il tema secondo la propria fantasia (lettere ai ragazzi,<br />
SMS, poesie, cartelloni…). I lavori verranno esposti in una<br />
mostra allestita sul Sagrato della Basilica di S.M. di Leuca il giorno<br />
della<br />
Festa Diocesana dei Ragazzi Missionari<br />
27 aprile 2008<br />
Il giorno della festa vogliamo farci «Pellegrini» e realizzare tutti<br />
insieme la<br />
CAROVANA DELLA FRATERNITÀ<br />
99
Per l’occasione ogni parrocchia con i suoi gruppi di ragazzi, genitori<br />
ed educatori allestirà un automezzo (carro, macchina, trattore,<br />
ape, ecc…) che dia un messaggio di fraternità.<br />
L’appuntamento è a Miggiano, nella zona fieristica.<br />
Ore 09.30: Arrivi e saluti<br />
Ore 10.00: partenza S.M. di Leuca via Tricase, Tiggiano, Corsano,<br />
Gagliano, Santuario di S.M. di Leuca<br />
Ore 11.30: arrivo previsto al Santuario<br />
Ore 12.00: S. Messa animata dai ragazzi con canti e cembali sonori<br />
Ore 13.00: pranzo al sacco<br />
Ore 14.00: visita libera ai lavori realizzati dai ragazzi<br />
Ore 15.00: festa con musica, giocolieri e…<br />
Ore 16.30: Conclusione<br />
Ore 17.00: rientro per casa in modo libero<br />
Ogni parrocchia può prenotare presso l’Ufficio Missionario il biglietto<br />
di partecipazione, con un contributo di 5 euro che comprende<br />
il posto in pullman, la sacca del pellegrino con dentro il cappello e<br />
l’acqua del pellegrino e la partecipazione per la realizzazione di<br />
un’aula scolastica in Rua - Africa.<br />
100<br />
Le prenotazioni vanno fatte entro il 10 aprile 2008.<br />
don Rocco Maglie
A S.E. Mons. Vito De Grisantis<br />
Parroci, Sacerdoti e Diaconi<br />
Religiosi e Religiose<br />
Delegate missionarie parrocchiali<br />
Catechisti parrocchiali<br />
Azione Cattolica diocesana<br />
Comunità Nuova Pentecoste<br />
Cursillos e Scout<br />
Associaz., Gruppi e Movimenti Ecclesiali<br />
Come il Padre ha mandato me, così anch’io mando voi.<br />
Come ogni Cristiano che ha ricevuto il dono di Dio, l’Amore, non<br />
possiamo tenerlo tutto per noi… sentiamo il dovere di annunciarlo e<br />
donarlo a tutti coloro che ci stanno accanto.<br />
PRONTI A PARTIRE<br />
DOMENICA 13 APRILE<br />
Presso la parrocchia di Alessano<br />
Ore 08.30: Ritrovo, preghiera.<br />
Ore 09.30: Celebrazione della S. Messa con la comunità.<br />
Ore 10.30: Inizio delle attività.<br />
Ore 13.00: Pranzo al sacco.<br />
Ore 15.00: Conclusione.<br />
Un caloroso abbraccio<br />
don Rocco Maglie, don Gianluigi<br />
e gli amici del Movimento Missionario<br />
101
A S.E. Mons. Vito De Grisantis<br />
Parroci, Sacerdoti e Diaconi<br />
Religiosi e Religiose<br />
Delegate missionarie parrocchiali<br />
Catechisti parrocchiali<br />
Azione Cattolica diocesana<br />
Comunità Nuova Pentecoste<br />
Cursillos e Scout<br />
Associaz., Gruppi e Movimenti Ecclesiali<br />
Di fronte alla chiamata di Gesù, occorre sempre una grande disponibilità,<br />
ricca di coraggio e fiducia. Soprattutto fiducia. Occorre<br />
chiarire le motivazioni della propria scelta, ma occorre sapere anche<br />
che le motivazioni si chiariscono e si approfondiscono solo cammin<br />
facendo. È all’interno della sequela che si comprende, non stando<br />
fuori a guardare, da semplici spettatori.<br />
Gesù, in questi mesi, ci ha chiamati a percorrere un cammino con<br />
Lui.<br />
È venuto il momento di rispondere a quella chiamata.<br />
Ci ritroveremo presso l’oratorio di Acquarica<br />
DOMENICA 30 MARZO<br />
Ore 08.30: Ritrovo, saluti e preghiera comunitaria<br />
Ore 09.30: Inizio delle attività<br />
Ore 11.00: Celebrazione della S. Messa con la comunità<br />
Pranzo al sacco<br />
Ore 14.00: Ripresa delle attività<br />
Ore 15.30: Conclusione.<br />
Un caloroso abbraccio<br />
don Rocco Maglie, don Gianluigi<br />
e gli amici del Movimento Giovanile Missionario<br />
N.B.: La Giornata per gli adottanti è rinviata al prossimo mese<br />
di Ottobre 2008.<br />
102
A S.E. Mons. Vito De Grisantis<br />
Ai Rev.mi Parroci e Sacerdoti<br />
Ai Religiosi e Religiose<br />
Ai Diaconi<br />
Alle Delegate parrocchiali<br />
Al Movimento Giovanile Missionario<br />
Alle Associazioni, Gruppi e Movimenti Ecclesiali<br />
L’Ufficio Missionario Diocesano - Movimento Giovanile Missionario<br />
organizza per giovani dal primo superiore in poi, un…<br />
Campo di lavoro<br />
formazione e animazione<br />
missionaria<br />
I DONI DELLA MISSIONE<br />
A tutti un cordialissimo saluto.<br />
Ci piace informarvi che da qualche anno è in atto una «Campagna:<br />
TAPPIAMO LA SETE D’ACQUA».<br />
È un progetto che prevede, attraverso la raccolta dei tappi di plastica,<br />
la realizzazione di un pozzo cisterna a Koudengou ed uno a<br />
Gouande nel BENIN, in Africa, dove operano i Missionari Comboniani.<br />
Vogliamo partecipare anche noi. Come?<br />
1. Raccogliendo i tappi di plastica in un sacchetto della spesa o<br />
altro recipiente.<br />
2. Tenere il sacchetto in casa finché non riceverete una comunicazione<br />
per sistemarlo vicino alla porta di casa o di portarlo al Centro<br />
di raccolta presso la propria parrocchia nel giorno che vi sarà<br />
comunicato.<br />
3. Il ricavato sarà offerto ai PP. Missionari Comboniani per la realizzazione<br />
del pozzo.<br />
Ciò che per voi non serve, può dare speranza ad altri.<br />
103
Durante questo Campo vogliamo riprendere le riflessioni che ci<br />
hanno guidato durante tutto l’anno, consapevoli che siamo «Chiamati<br />
a donarci nel cuore del MONDO».<br />
Allora «Al passo per il MONDO: preparo lo zaino per un’estate<br />
in missione».<br />
Quando inizierà questo Campo?<br />
Martedì 15 luglio ore 17.00: Arrivi e Accoglienza.<br />
Ma, dove si svolge?<br />
A MONTESARDO, presso l’Oratorio Parrocchiale.<br />
Quanto dura?<br />
Sino a Domenica 20 luglio ore 15.00<br />
Cosa si fa?<br />
La mattina vivremo insieme dei bellissimi momenti di formazione<br />
e conoscenza della missione; impareremo ad essere «dono per...<br />
gli altri).<br />
Pomeriggio: «RACCOLTA TAPPI» per le vie dei nostri paesi.<br />
A sera: bellissime esperienze di amicizia e di testimonianze.<br />
La notte: SI DORME.<br />
Se davvero vuoi partecipare prenotati presso la tua Parrocchia<br />
oppure chiamando ai seguenti numeri:<br />
3286780976 (don Gianluigi)<br />
3479107176 (don Rocco)<br />
3385769949 (Oronzino)<br />
3891813036 (Mariella)<br />
Oppure utilizzando: E-Mail = psfruffano@libero.it<br />
Cerca di farlo entro il 25 giugno 2008.<br />
Comunque anche se non puoi partecipare impegnati, insieme alla<br />
tua famiglia, già sin d’ora a raccogliere e mettere da parte i tappi di<br />
plastica; sensibilizza i tuoi amici a fare lo stesso.<br />
104<br />
Quale è la quota di partecipazione?
– Per tutte le spese di vitto, alloggio, trasporto per la raccolta, attività<br />
e iniziative varie ti chiediamo un contributo di 65.00 euro.<br />
Per finire, un caloroso invito ai Parroci e ai Sacerdoti: «AVVI-<br />
SATE I FEDELI AL PIÙ PRESTO INCORAGGIANDOLI ALLA<br />
RACCOLTA; EENTUALMENTE, METTETE A DISPOSIZIONE<br />
COME DEPOSITO PROVVISORIO UNA SALA PARROC-<br />
CHIALE».<br />
L’Ufficio Missionario Diocesano si impegna entro il mese di luglio<br />
da prelevare tutti i Centri di Raccolta.<br />
N.B. Il campo per i ragazzi di terza media sarà in settembre.<br />
Ringraziando tutti per la collaborazione rinnoviamo il nostro saluto<br />
e vi auguriamo: Buona Estate.<br />
<strong>Ugento</strong>, 25 maggio 2008<br />
don Rocco Maglie, don Gianluigi<br />
Oronzino, Mariella e tutti<br />
gli amici del Centro Missionario Diocesano<br />
105
Carissimi,<br />
Ai Direttori diocesani<br />
Alle Delegate<br />
Alle Incaricate Religiose e Laiche<br />
Ai Responsabili del M.G.M<br />
Agli Istituti Missionari<br />
A tutti i Direttori degli Uffici diocesani di Puglia:<br />
Liturgico, Catechistico, Caritas, Migrantes<br />
il 2 giugno p. v. ci sarà il Convegno promosso dalla COMMIS-<br />
SIONE MISSIONARIA REGIONALE sul tema:<br />
«Dopo il convegno Missionario di Palermo (settembre 2007),<br />
il ruolo dei Centri Missionari Diocesani<br />
nell’animazione missionaria delle diocesi<br />
in comunione con gli altri Uffici pastorali».<br />
L’intento è quello di ascoltarsi per collaborare e guardare avanti<br />
per vivere una delle modalità della missione che è la comunione.<br />
Per questa ragione l’invito è rivolto non solo a coloro i quali sono<br />
impegnati nella pastorale missionaria (direttori, delegate, istituti,<br />
MGM…) ma anche ai responsabili e collaboratori degli uffici pastorali.<br />
Il Convegno si terrà a Brindisi presso i Padri Carmelitani in Contrada<br />
Jaddico - Santuario «Santa Maria Madre della Chiesa» (vedi<br />
cartina).<br />
Chi desidera pranzare presso la Casa può prenotare direttamente<br />
telefonando al n. 0831452076.<br />
In attesa di incontrarci, un caro saluto a tutti.<br />
Taranto, 2 maggio 2008<br />
don Alessandro Greco<br />
Lina Adinolfi<br />
Preghiamo i Direttori degli Uffici Missionari di invitare i Direttori<br />
e collaboratori degli altri Uffici Pastorali a partecipare al Convegno.<br />
106
Carissimi,<br />
Ai Direttori diocesani<br />
Alle Delegate<br />
Alle Incaricate Religiose e Laiche<br />
Ai Responsabili del M.G.M<br />
Agli Istituti Missionari<br />
A Promond<br />
Vi invito all’incontro che si terrà il 26 marzo p.v., dalle ore<br />
16.00 alle ore 18.00 presso la CASA DEL CLERO IN BARI,<br />
CORSO DE GASPERI 274/A (tel. 0805028009).<br />
O.d.g.<br />
Organizzazione del Convegno regionale del 2 giugno.<br />
Tema: Dopo il Convegno di Palermo, il ruolo del C.M.D.<br />
nell’animazione missionaria nelle diocesi in comunione con gli<br />
altri Uffici pastorali.<br />
1. Partecipazione ai lavori della Commissione Episcopale Missionaria<br />
(CEI ) che si riunirà a BRINDISI nei giorni 10/11 giugno<br />
pp.vv. Saranno indicate le modalità della nostra partecipazione e il<br />
lavoro che presenteremo;<br />
2. Varie ed eventuali (MGM Puglia, Missino Tour POIM -<br />
MGM, iniziative Infanzia Missionaria…).<br />
Per organizzare la giornata del 2 giugno, alla prossima Commissione<br />
Missionaria incoraggiamo la partecipazione anche dei direttori<br />
o di un collaboratore degli altri Uffici (Catechistico, Liturgico,<br />
Caritas).<br />
In attesa di incontrarci, rinnoviamo gli auguri per la Santa Pasqua.<br />
Taranto, 5 maggio 2008<br />
don Alessandro Greco<br />
Lina Adinolfi<br />
107
Carissimi,<br />
Ai Direttori diocesani<br />
Alle Delegate<br />
Alle Incaricate Religiose e Laiche<br />
Ai Responsabili del M.G.M<br />
Agli Istituti Missionari<br />
A tutti i Direttori degli Uffici diocesani di Puglia:<br />
Liturgico, Catechistico, Caritas, Migrantes<br />
è stato organizzato a livello regionale un convegno missionario in<br />
data 2 giugno 2008, riteniamo assai importante e utile la presenza<br />
anche della nostra diocesi attraverso la partecipazione almeno delle<br />
rappresentanze dei gruppi e associazioni pastorali: una rappresentanza<br />
dei catechisti, dell’AC, del M.G.M, delegati/e missionari parrocchiali,<br />
di associazioni e gruppi.<br />
Per quanto riguarda il luogo e il programma dettagliato potete fare<br />
riferimento al dépliant allegato.<br />
Per motivi organizzativi vi invitiamo a dare la vostra adesione entro<br />
mercoledì 28 maggio 2008 ai seguenti numeri telefonici:<br />
108<br />
don Rocco 0833.691630 / 347.9107176<br />
don Gianluigi 328.6780976<br />
Oronzino 338.5769949<br />
don Rocco Maglie
RELAZIONE SUL CONVEGNO UNITARIO<br />
UFFICI PASTORALI E MISSIONE<br />
Si è svolto lunedì 2 giugno, presso il Centro di Spiritualità Mariana<br />
«Mater Carmeli» Santuario S. Maria Madre della Chiesa Jaddico<br />
- Brindisi, il convegno organizzato dalla Commissione Missionaria<br />
Regionale Pugliese.<br />
Ha presieduto l’incontro Mons. Alessandro Greco, Segretario della<br />
Commissione Missionaria Regionale.<br />
Relatori:<br />
Don Gianni Cesena, Direttore Nazionale PP.OO.MM. - CEI, Marisa<br />
Metrangolo, Direttore Diocesano Migrantes - Taranto, don Antonio<br />
Valentino, Segretario Regionale Commissione Liturgica, don<br />
Raffaele Sarno, Direttore Caritas regionale.<br />
Presenti:<br />
Lina Adinolfi, Delegata Regionale, Luigi Baronchelli, Segretario<br />
Regionale del Movimento Giovanile Missionario, don Savino Filannino,<br />
Assistente Regionale del Movimento Giovanile Missionario,<br />
i Direttori e collaboratori dei Centri Missionari delle seguenti<br />
<strong>Diocesi</strong>:<br />
Andria, Bari - Bitonto, Castellaneta, Cerignola - Ascoli Satriano,<br />
Foggia - Bovino, Lecce, Lucera - Troia, Molfetta - Ruvo - Giovinazzo<br />
- Terlizzi, Otranto, Taranto, Trani - Barletta - Bisceglie, <strong>Ugento</strong><br />
- Santa Maria di Leuca.<br />
Erano inoltre presenti: Padre Osvaldo Coppola, missionario della<br />
Consolata - Martina Franca; Padre Carlo Primosig, missionario Saveriano<br />
- Taranto; Padre Claudio Longhi, missionario Comboniano<br />
- Bari; Suor Maria Marangi, missionaria della Consolata - Martina<br />
Franca; Suor Agata Ibeh, missionaria dell’Immacolata - Bari.<br />
109
Don Alessandro Greco, dopo la preghiera ed il benvenuto a tutti i<br />
presenti, ha sottolineato la necessità di dare un prosieguo a quanto<br />
già enunciato nel precedente Convegno di Palermo ponendo<br />
l’accento su una delle modalità della missione che è la comunione.<br />
Per questa ragione, l’invito al presente convegno è stato rivolto<br />
non solo ai responsabili e collaboratori nella pastorale missionaria,<br />
ma anche ai responsabili e collaboratori degli altri Uffici<br />
Pastorali. Hanno quindi relazionato nell’ordine:<br />
Il Direttore Nazionale PP.OO.MM. - CEI Don Gianni Cesena:<br />
Partendo dalla tripartizione «Parola - Catechesi - Carità», ha evidenziato<br />
come la Missione ad Gentes, rispondendo a quell’imperativo<br />
di Gesù - «Andate fino agli estremi confini della terra»,<br />
dia uno slancio più forte all’evangelizzazione che si colora così di<br />
toni più forti e più ricchi, di contenuti più estesi, proprio perché ci<br />
porta a considerare i bisogni spirituali e materiali di tutti i popoli<br />
della terra. Anche la carità, sotto questa prospettiva, richiede un<br />
riproporzionamento dei nostri interventi. La missione ad gentes<br />
odierna, non essendo «territoriale», non richiede necessariamente<br />
di «partire per nuove terre», ma di supportare l’Universalità della<br />
Chiesa lavorando per essa, ognuno con la propria responsabilità e<br />
con l’esempio coerente della propria vita. Indispensabile è lavorare<br />
in rete, con una pastorale che sia integrata con tutte le altre.<br />
Marisa Metrangolo, Direttore Diocesano di Taranto, delegata<br />
del Direttore Regionale, Don Giuseppe De Candia:<br />
ha illustrato l’impegno profuso in diocesi per l’accoglienza ed il<br />
supporto religioso ed umano agli immigrati che da diverse parti del<br />
mondo arrivano nella città di Taranto.<br />
Suddivisa in cinque settori: profughi, circensi, marittimi, Rom e<br />
Sinti, la Migrantes offre a queste comunità le funzioni religiose nella<br />
propria lingua, cordialità nell’accoglienza, attenzione al lavoro e<br />
alla scuola, supporto alle vocazioni, ma anche attenzione contro le<br />
tratte delle straniere, il conforto nelle carceri e la lotta alla xenofobia<br />
e all’intolleranza.<br />
La convinzione della necessità della collaborazione, ha spinto<br />
l’Ufficio Migrantes ad agire insieme alla Caritas e all’Ufficio di Pastorale<br />
Missionaria, ma anche con gli altri Uffici di Pastorale.<br />
110
Don Antonio Valentino, Segretario Regionale della Commissione<br />
Liturgica:<br />
nel suo intervento è partito dalla meditazione sui termini «Chiamati<br />
e Mandati», per poi evidenziare come oggi si tenda a sottolineare<br />
i vari settori e servizi. Rifacendosi alla Chiesa delle origini<br />
che, ancor prima, quindi, dell’«Ad Gentes» fu mandata come Chiesa<br />
Universale per la salvezza di tutti, ha presentato la fondamentale<br />
importanza della Parola annunciata, celebrata, donata. Essa, assieme<br />
al Battesimo e all’Eucaristia, è fonte della redenzione di ogni uomo<br />
che si sente uno in Cristo assieme ai propri fratelli.<br />
Amare come Lui ci ha amati è il fine a cui tendere e la missione<br />
ad gentes è una risorsa per tutte le Pastorali.<br />
Don Raffaele Sarno, Direttore Regionale Caritas:<br />
partendo da un’analisi della carità sociale e politica, priva in alcuni<br />
casi di comportamenti coerenti ai principi cristiani, ha evidenziato<br />
l’esigenza di nuove testimonianze che rispecchino la verità e<br />
l’autenticità della propria fede. È necessaria, inoltre, un’apertura<br />
maggiore dell’azione pastorale che sappia uscire fuori dai propri<br />
schemi ed una sinergia fra gli uffici pastorali. Alle parrocchie si richiede<br />
che l’efficienza non sia più dettata dal numero dei presenti o<br />
dalla quantificazione delle offerte, ma dai veri gesti di cristianità<br />
che portino all’apertura verso gli altri e all’inserimento nel territorio<br />
per condividere le problematiche.<br />
È necessario essere uniti e fare animazione missionaria per dare<br />
un nuovo orientamento cristiano.<br />
Al termine delle relazioni Don Alessandro ha presentato il nuovo<br />
assistente del Movimento Giovanile Missionario Don Savino Filannino,<br />
della diocesi di Trani - Barletta - Bisceglie.<br />
Ha salutato e ringraziato don Ubaldo Aruanno, della diocesi di<br />
Bari, per il lavoro svolto in diocesi come come direttore dell’Ufficio<br />
Missionario, e in regione come Assistente del Movimento Giovanile<br />
Missionario.<br />
Ha dato il benvenuto a don Fedele Sforza, nuovo direttore diocesano<br />
di Bari.<br />
Dopo la Tavola rotonda, si è lavorato nei gruppi, sollecitati dalle<br />
seguenti domande:<br />
111
1. Come vivere la missione nell’ambito della liturgia, della catechesi,<br />
della carità, della pastorale giovanile?<br />
2. Quali le difficoltà che si incontrano e che si dovrebbero superare<br />
per una efficace collaborazione tra gli uffici?<br />
3. Cosa proporre concretamente affinché nelle diocesi gli Uffici<br />
Pastorali lavorino in sintonia e non ciascuno per conto proprio?<br />
Nel pomeriggio, i coordinatori dei gruppi di studio hanno riassunto,<br />
in sintesi, i vari interventi:<br />
1. necessità di curare la formazione missionaria dei seminaristi, futuri<br />
sacerdoti;<br />
2. stimolare i giovani, attraverso la pastorale giovanile, a fare anche<br />
brevi esperienze di missione;<br />
3. è importante che i responsabili degli Uffici di Pastorale Missionaria<br />
provochino contatti con gli altri Uffici per stimolare la collaborazione<br />
e programmare insieme;<br />
4. è compito dei referenti parrocchiali proporre l’animazione missionaria<br />
in parrocchia;<br />
5. si auspica una maggiore apertura da parte dei parroci per evitare<br />
che si lavori nel proprio «orticello», chiusi, o quasi al resto del<br />
mondo;<br />
6. si auspica che si esca dallo schema per cui l’Ufficio Missionario<br />
funziona solo nell’ottobre, il 6 gennaio e il 24 marzo e si proponga<br />
che possa far parte del Consiglio Pastorale Diocesano.<br />
Slogan riassuntivo di tutte le realtà emerse è stato:<br />
«Gettare i ponti» fra tutte le isole che operano in campo pastorale.<br />
Don Gianni Cesena ha concluso l’incontro dando quindi dei suggerimenti:<br />
112
ascoltare nelle Chiese i missionari che rientrano dalle missioni<br />
perché le loro testimonianze sono tesori di esperienze e di fede vissuta.<br />
Anche i C.M.D. si avvalgano di queste forze missionarie per<br />
l’animazione organizzandosi con gli Istituti presenti.<br />
Occorre che la disponibilità dell’animatore missionario inviato alle<br />
Parrocchie dal C.M.D. sia vista dai Parroci non come aggravio al<br />
suo lavoro, ma come aiuto per alleggerire il suo compito ed arricchire<br />
l’operato di tutta la pastorale.<br />
Sarebbe utile far ascoltare ai seminaristi anche le esperienze dei<br />
giovani in missione che, mettendosi a disposizione degli altri anche<br />
solo nel periodo delle loro vacanze, hanno sentito cambiare la loro<br />
vita.<br />
Le PP.OO.MM. organizzano ogni anno un Convegno Nazionale<br />
per i seminaristi.<br />
Dobbiamo sempre ricordare che la missione è una dimensione<br />
pastorale trasversale, che ha una visione aperta dell’annuncio legata<br />
all’evangelizzazione di tutto il mondo.<br />
Le PP.OO.MM. hanno quindi come caratteristica:<br />
1. l’universalità: perché la parola si espande ovunque; tutti i popoli<br />
sono destinatari della salvezza;<br />
2. la laicità: perché la missione è dovere di tutti i battezzati;<br />
3. la popolarità: perché possono farlo tutti, non solo gli specialisti,<br />
e con mezzi semplici, a gomito a gomito, nella quotidianità e in<br />
tutti gli ambienti;<br />
4. in concretezza: perché si fondano anche sulla carità concreta, sui<br />
fatti e non sulle parole.<br />
Sorte ai primi dell’800 con l’intuizione di Pauline Marie Jaricot<br />
che mise, comunque, al primo posto la preghiera, esse stimolano di<br />
continuo ad uscire attraversando il muro, andando al di là, riscoprendo<br />
l’«andate» di Gesù.<br />
Per quanto attiene alla collaborazione fra gli Uffici di pastorale,<br />
essa scaturisce da incontri e programmi fatti insieme. Ciò che i Direttori<br />
non possono fare è bene che sia svolto da un gruppo di laici<br />
motivati e che abbia seguito un corso di formazione.<br />
113
Occorre ricordare infine che «animazione» vuol dire «dare<br />
un’anima alle cose» mettendoci la propria anima, l’impegno, la<br />
generosità, l’entusiasmo.<br />
La giornata del convegno si è conclusa con la S. Messa concelebrata<br />
alle ore 16,30 nel suggestivo Santuario di santa Maria Madre<br />
della Chiesa. All’inizio, Mons. Giuseppe Satriano ha portato il saluto<br />
del vescovo di Brindisi, S.E. Mons. Rocco Talucci.<br />
114<br />
Il Direttore<br />
Don Alessandro Greco<br />
La Delegata<br />
Lina Adinolfi
A S.E. Mons. Vito De Grisantis<br />
Parroci, Sacerdoti e Diaconi<br />
Religiosi e Religiose<br />
Delegate missionarie parrocchiali<br />
Movimento giovanile missionario<br />
Catechisti parrocchiali<br />
Azione Cattolica diocesana<br />
Comunità Nuova Pentecoste<br />
Cursillos e Scout<br />
Associaz., Gruppi e Movimenti Ecclesiali<br />
«Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che<br />
tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle<br />
nazioni.<br />
Non dire: Sono giovane, ma va’ da coloro a cui ti manderò e annunzia<br />
ciò che io ti ordinerò. Non temerli, perché io sono con te per<br />
proteggerti».<br />
Sono parole del profeta Geremia che riassumono il significato<br />
degli incontri precedenti quando ci siamo sentiti chiamati e guardati<br />
dagli occhi di Dio.<br />
La risposta che il Signore attende da noi è che accogliamo e ricambiamo<br />
il suo amore e che siamo capaci di comunicarlo agli altri.<br />
Proveremo a rispondere alla chiamata.<br />
DOMENICA 13 GENNAIO<br />
Accolgo il (per)dono<br />
Presso la parrocchia di Alessano<br />
Maria Santissima Ausiliatrice<br />
Taurisano<br />
Ore 08.30: Ritrovo e accoglienza.<br />
Ore 09.00: Preghiera iniziale e presentazione del tema<br />
Ore 10.00: Celebrazione della S. Messa con la comunità.<br />
Ore 11.00: Attività.<br />
Un caloroso abbraccio<br />
don Rocco Maglie, don Gianluigi<br />
e gli amici del Centro Missionario Diocesano<br />
115
L’Ufficio Missionario in collaborazione con l’Associazione diocesana<br />
di Volontariato Internazionale Amahoro onlus, incontra<br />
l’Istituto di Ragioneria di Casarano sul tema del Volontariato Internazionale,<br />
l’anno del servizio civile.<br />
Tra i diversi punti presenta anche l’Associazione e poi seguono le<br />
testimonianze dell’incaricata dei progetti, della volontaria che svolge<br />
il servizio civile presso l’Associazione.<br />
PERCHÉ UN’ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO?<br />
ALCUNE MOTIVAZIONI<br />
Dalle esperienze avute, dai viaggi compiuti nei paesi in via di sviluppo<br />
o così detti «Paesi poveri» ci siamo convinti che:<br />
a) Ricchi o poveri non si nasce ma si diventa per cause diverse.<br />
b) Le risorse della terra sono sufficienti per dare il necessario a tutti<br />
gli esseri umani.<br />
c) I beni della terra non sono di nostra proprietà, ma ci sono dati in<br />
gestione.<br />
d) Una più equa distribuzione dei beni della terra è possibile.<br />
e) La solidarietà è un valore che fa bene a tutti e può far crescere le<br />
persone e i popoli.<br />
116
Carissimi,<br />
Ufficio di Pastorale Giovanile<br />
Ai Rev.di Sacerdoti, Diaconi<br />
Religiosi e Religiose<br />
e p.c. a S.E. Mons. Vito De Grisantis<br />
in questi giorni di Quaresima, riparte nella nostra <strong>Diocesi</strong>,<br />
l’esperienza dell’«AGORÀ DEI GIOVANI 2008». Questo tempo di<br />
Missione rivolto in particolare al mondo giovanile ci vede anche<br />
impegnati nell’accrescere lo spirito di collaborazione tra le nostre<br />
comunità parrocchiali. Per desiderio del nostro Vescovo, quest’anno<br />
l’Agorà sarà vissuta da tutte le parrocchie della <strong>Diocesi</strong>. Segno che<br />
accompagnerà l’esperienza, come già lo scorso anno, sarà il «Crocefisso<br />
Risorto» dipinto da Sr. Chiara Veronica del Monastero di<br />
Clausura di Alessano.<br />
Pensiamo che sia utile partire facendo nostre le parole del Servo<br />
di Dio Giovanni Paolo II rivolte agli operatori pastorali della diocesi<br />
di Roma in vista della missione popolare. Che cos’è la missione cittadina<br />
se non un impegnarci insieme ad accogliere e a trasmettere a<br />
tutti, nel nostro vivere quotidiano, la Parola di Dio che penetra nel<br />
cuore dell’uomo? La missione cittadina è un’occasione unica anche<br />
per voi, cari giovani delle parrocchie, delle associazioni e dei movimenti<br />
per conoscere e per «passare» la Parola di Dio e per non<br />
mancare all’appuntamento con Lui.<br />
Missione cittadina è anzitutto comprendere che non c’è cristianesimo<br />
autentico se non c’è missionarietà, che Gesù è un dono di Dio<br />
da far giungere a tutti. Missione cittadina è imparare da Cristo ad<br />
uscire da noi stessi, dai nostri gruppi, dalle nostre parrocchie, dalle<br />
117
nostre belle assemblee, per portare il suo Vangelo a tanti amici che<br />
conosciamo, i quali attendono con noi la salvezza che soltanto Cristo<br />
sa e può dare.<br />
Questa missione chiede a tutti voi uno slancio generoso in questo<br />
senso. Occorre fare sul serio nell’ascoltare Gesù, nel seguire Gesù e<br />
nel testimoniare ciò che credete. Vedere, giudicare ed agire: vi accompagnino<br />
anche queste tre parole.<br />
Sul retro alleghiamo il calendario di tutte le Agorà. Augurandovi<br />
un buon lavoro e la buona riuscita nella Missione, vi salutiamo di<br />
cuore.<br />
<strong>Ugento</strong>, 19 febbraio 2008<br />
Gli Incaricati Diocesani<br />
SECONDA EDIZIONE AGORÀ INTERPARROCCHIALI<br />
2007-2008<br />
Primo gruppo di Agorà<br />
14 FEBBRAIO - 2 MARZO TAURISANO: Trasfigurazione, SS.<br />
Martiti, SS. Apostoli, M. Ausiliatrice.<br />
2 - 9 MARZO SPECCHIA, MIGGIANO, MONTESANO<br />
9 - 16 MARZO RUFFANO: Natività, S. Francesco, Torrepaduli.<br />
SUPERSANO<br />
5 - 12 APRILE GEMINI E UGENTO: Cattedrale, S. Cuore, S. Giovanni<br />
Bosco, Torre S. Giovanni.<br />
11 - 24 MAGGIO PRESICCE, ACQUARICA<br />
Secondo gruppo di Agorà<br />
1 - 5 APRILE ALESSANO, MONTESARDO, S. DANA<br />
5 - 12 APRILE SALVE, MORCIANO, RUGGIANO, BARBARA-<br />
NO, CASTRIGNANO, SALIGNANO, PATÙ, GIULIANO<br />
20 -27 APRILE TRICASE: S. Antonio, Natività, Madonna delle<br />
Grazie, S. Eufemia, S. Andrea, Tricase Porto, LUCUGNA-<br />
NO, DEPRESSA<br />
27 APRILE - 3 MAGGIO CORSANO E TIGGIANO<br />
4 - 11 MAGGIO GAGLIANO, ARIGLIANO, LEUCA<br />
118
Carissimo/a,<br />
Ai Componenti la Commissione<br />
Diocesana di P.G.<br />
e p.c. a S.E. Mons. Vito De Grisantis<br />
ti invitiamo martedì 15 aprile 2008 alle ore 20.00 presso l’Oratorio<br />
di Presicce a partecipare alla riunione della Commissione di<br />
Pastorale Giovanile con il seguente ordine del giorno:<br />
1. Giornata Mondiale della Gioventù 2008;<br />
2. GmG diocesana 2008;<br />
3. Visita del Papa a Leuca del 14 giugno 2008;<br />
4. Varie ed eventuali.<br />
Ringraziamo della tua collaborazione e ti salutiamo con sincera<br />
amicizia.<br />
<strong>Ugento</strong>, 11 aprile 2008<br />
Gli Incaricati Diocesani<br />
Don Gerardo e don William<br />
119
Carissimo/a,<br />
Ai Componenti la Commissione<br />
Diocesana di P.G.<br />
e p.c. a S.E. Mons. Vito De Grisantis<br />
ti invitiamo mercoledì 7 maggio 2008 alle ore 21.00 presso<br />
l’Oratorio di Presicce a partecipare alla riunione della Commissione<br />
di Pastorale Giovanile con il seguente ordine del giorno:<br />
1. GmG diocesana 2008.<br />
Ringraziamo della tua collaborazione e ti salutiamo con sincera<br />
amicizia.<br />
<strong>Ugento</strong>, 5 maggio 2008<br />
120<br />
Gli Incaricati Diocesani<br />
Don Gerardo e don William
Carissimo/a,<br />
Ai Componenti la Commissione<br />
Diocesana di P.G.<br />
e p.c. a S.E. Mons. Vito De Grisantis<br />
ti invitiamo martedì 20 maggio 2008 alle ore 20.30 presso la Parrocchia<br />
di Corsano a partecipare alla riunione della Commissione di<br />
Pastorale Giovanile con il seguente ordine del giorno:<br />
1. GmG diocesana 2008.<br />
Ringraziamo della tua collaborazione e ti salutiamo con sincera<br />
amicizia.<br />
<strong>Ugento</strong>, 15 maggio 2008<br />
Gli Incaricati Diocesani<br />
Don Gerardo e don William<br />
121
Sacre Ordinazioni e Ministeri<br />
– Il Vescovo Mons. Vito De Grisantis ha istituito Accolito il Lettore<br />
Antonio Turi della Parrocchia «S. Carlo Borromeo» in Acquarica<br />
del Capo il 9 febbraio 2008.<br />
– Il Vescovo Mons. Domenico Cornacchia ha istituito Lettori<br />
presso la cappella del seminario maggiore in data 2 marzo 2008 i<br />
seminaristi Gallo Fabrizio della Parrocchia «S. Giovanni Bosco» in<br />
<strong>Ugento</strong> e Riva Giannantonio della parrocchia «S. Ippazio V. e M.»<br />
in Tiggiano.<br />
122
GRADI ACCADEMICI<br />
Il 25 giugno 2008 don Quintino Pecoraro ha conseguito la Licenza<br />
in Teologia pastorale con specializzazione in comunicazione<br />
sociale, presso l’Istituto Pastorale della Pontificia Università Lateranense.<br />
123
Decreti Amministrativi<br />
– Con decreto del 17 gennaio 2008 si autorizza il rappresentante<br />
Legale dell’Ente Chiesa Santuario «S. Maria de Finibus Terrae»<br />
in S. Maria di Leuca fraz. di Castrignano del Capo ad asservire<br />
un suolo.<br />
– Con decreto del 12 febbraio 2008 si autorizza il rappresentante<br />
Legale della Confraternita della «Madonna dell’Assunta» in Alessano<br />
ad alienare un terreno.<br />
– Con decreto del 14 febbraio 2008 si autorizza il rappresentante<br />
Legale della Parrocchia «S. Cuore di Gesù» in <strong>Ugento</strong> ad accettare<br />
la donazione di un immobile.<br />
– Con decreto dell’11 marzo 2008 si autorizza il rappresentante<br />
Legale della Parrocchia «S. Lorenzo L. e M.» in Barbarano del<br />
Capo fraz. di Morciano di Leuca ad acquistare un terreno.<br />
– Con decreto del 10 aprile 2008 si autorizza il rappresentante Legale<br />
della Parrocchia «Maria SS. Assunta in Cielo» in <strong>Ugento</strong> a<br />
vendere un terreno agricolo con annesso fabbricato.<br />
124
AGENDA PASTORALE DEL VESCOVO<br />
125
126
GENNAIO 2008<br />
1 Pontificale in Cattedrale<br />
3 Udienze<br />
8 Non ci sono Udienze<br />
11 Leuca: Ritiro Spirituale del Clero<br />
14 Incontro Forania di Leuca a Salignano<br />
15 Udienze<br />
Incontro Forania di Taurisano a Ruffano Città della Domenica<br />
16 San Dana, S. Messa nella festa del Patrono<br />
Incontro Forania di <strong>Ugento</strong> nella Parrocchia S. Giovanni Bosco<br />
17 Udienze<br />
S. Messa a Carmiano<br />
18 Alessano, Monastero: Scuola di preghiera dei giovani e Inizio Settimana<br />
di preghiera per l’unità dei cristiani<br />
21 Incontro Forania di Tricase a S. Eufemia<br />
22 Festa di S. Vincenzo: Pontificale in Cattedrale<br />
Non ci sono Udienze<br />
Processione<br />
24 Udienze<br />
25 Alessano, Incontro Sacerdoti giovani<br />
Alessano, Monastero: S. Messa a conclusione della settimana di preghiera<br />
per l’unità dei cristiani<br />
26 Corsano, S. Messa nel Primo anniversario della morte di Don Ernesto<br />
27 <strong>Ugento</strong>, S. Giovanni Bosco: S. Messa<br />
28 Conferenza Episcopale Pugliese<br />
29 Conferenza Episcopale Pugliese<br />
30 Conferenza Episcopale Pugliese<br />
31 Udienze<br />
FEBBRAIO<br />
2 Giornata della vita consacrata: Gagliano, S. Messa per tutti i consacrati/e<br />
3 Giornata per la vita. Santuario di Leuca: Veglia e S. Messa<br />
4 Udienze<br />
6 Le Ceneri. Cattedrale: S. Messa<br />
7 Udienze<br />
8 Leuca, Ritiro Spirituale del Clero<br />
127
9 Cattedrale, S. Messa e conferimento dell’Accolitato ad Antonio Turi<br />
10 S. Messa nell’Ospedale di Gagliano<br />
11 16 a Giornata Mondiale del Malato<br />
Settimana teologica: <strong>Ugento</strong>, S. Giovanni Bosco<br />
12 Udienze<br />
Settimana teologica<br />
13 Settimana teologica<br />
14 Udienze<br />
Settimana teologica<br />
15 Settimana teologica<br />
17 Arigliano, Immissione nell’ufficio di Parroco di D. Antonio Morciano<br />
18 Cattedrale: Precetto pasquale dei Carabinieri<br />
19 Udienze<br />
21 Udienze<br />
22 Alessano, Incontro dei Sacerdoti giovani<br />
24 Cresime a Tricase, S.M. delle Grazie<br />
Miggiano, Ritiro spirituale per tutti i coniugi della <strong>Diocesi</strong><br />
25 Visita alla Comunità delle Clarisse di Alessano<br />
26 Udienze<br />
28 Udienze<br />
MARZO<br />
1 Cresime a Presicce<br />
2 Cresime a Tricase, Natività<br />
Salve, S. Messa<br />
4 Udienze<br />
5 In Seminario: Consiglio Pastorale Diocesano<br />
e Consulta aggregazioni laicali<br />
6 Udienze<br />
9 Cresime a Patù<br />
11 Udienze<br />
Leuca Santuario: Conferenza sulla Sacra Sindone<br />
13 Udienze<br />
16 Domenica delle Palme. Cattedrale: Benedizione delle Palme e S. Messa<br />
18 Confessioni in Cattedrale<br />
19 Mercoledì Santo. Cattedrale: Messa del Crisma<br />
20 Giovedì Santo. Cattedrale: Messa nella Cena del Signore<br />
21 Venerdì Santo. Cattedrale: Celebrazione della Passione del Signore<br />
22 Sabato Santo. Cattedrale: Solenne Veglia Pasquale<br />
Giornata di Ritiro per i seminaristi teologi<br />
23 PASQUA DI RISURREZIONE. Pontificale in Cattedrale<br />
25 Non ci sono Udienze<br />
128
27 Udienze<br />
28 Alessano, Incontro Sacerdoti giovani<br />
30 Messa in Cattedrale<br />
31 Cattedrale. Conferenza del Card. Salvatore De Giorgi sul Magistero di<br />
Benedetto XVI<br />
APRILE<br />
1 Udienze<br />
Presicce, Conclusione corso per catechisti degli adulti<br />
2 Cattedrale, S. Messa per il Volontariato Vincenziano<br />
3 Udienze<br />
5 <strong>Ugento</strong>, S. Giovanni Bosco: S. Messa per l’inizio dell’Agorà dei giovani<br />
6 Cresime a Specchia<br />
Cresime a Montesano<br />
8 Molfetta, Conferenza Episcopale Pugliese<br />
Non ci sono Udienze<br />
10 Udienze<br />
11 Leuca, Ritiro Spirituale del Clero<br />
12 Cresime a Gemini<br />
13 Cresime a Supersano<br />
Cresime a Taurisano, Ss. Apostoli<br />
15 Udienze<br />
17 Udienze<br />
18 Alessano, Incontro Sacerdoti giovani<br />
20 Cresime a Tricase, S. Andrea<br />
Cresime a Castrignano<br />
Alessano, Incontro di preghiera sulla tomba di Don Tonino<br />
21 Alessano, S.Messa sulla tomba di Don Tonino nel 15° anniversario del<br />
dies natalis<br />
22 Udienze<br />
24 Udienze<br />
25 Cresime a Miggiano<br />
Cresime a Ruggiano<br />
26 Casarano, Euroitalia: S. Messa per la convocazione nazionale Nuova<br />
Pentecoste<br />
Cresime a Taurisano, Ausiliatrice<br />
27 Cresime a Tricase, S. Antonio<br />
Cresime a Torre San Giovanni<br />
28 Acquarica: Conferenza del Prof. Mario Signore sul rapporto fede-ragione<br />
e scienza-fede nel Magistero di Benedetto XVI<br />
29 Udienze<br />
30 S. Messa a Casarano, Parrocchia Cuore Immacolato di Maria<br />
129
MAGGIO<br />
1 Cresime a Ruffano, Natività<br />
Cresime ad Alessano<br />
3 Cresime a Lucugnano<br />
4 Cresime a Leuca Santuario<br />
Cresime a <strong>Ugento</strong>, Sacro Cuore<br />
6 Udienze<br />
8 Udienze<br />
9 Leuca, Ritiro spirituale del Clero<br />
10 Cattedrale, Veglia Diocesana di Pentecoste<br />
11 Cresime in Cattedrale<br />
Cresime a Taurisano, Ss. Martiri<br />
13 Udienze<br />
S. Messa al Santuario Madonna di Fatima di Caprarica<br />
14 Tricase, Sala Parr. S. Antonio: Tavola rotonda «I temi sociali nel Magistero<br />
di Benedetto XVI»<br />
15 Udienze<br />
17 Cresime a Salignano<br />
18 Cresime ad Arigliano<br />
Cresime a Leuca, Cristo Re<br />
20 Udienze<br />
22 Udienze<br />
23 Incontro Sacerdoti giovani. Copertino: Concelebrazione nel Santuario<br />
S. Maria della Grottella.<br />
24 Cresime a Gagliano<br />
25 Festa del Corpus Domini. <strong>Ugento</strong>, S. Messa e processione<br />
26 Roma. Assemblea CEI<br />
27 Roma. Assemblea CEI<br />
28 Roma. Assemblea CEI<br />
29 Roma. Assemblea CEI<br />
30 Roma. Assemblea CEI<br />
31 Cresime a Tricase, S. Eufemia<br />
<strong>Ugento</strong>, Inizio pellegrinaggio dei giovani della <strong>Diocesi</strong> verso Leuca<br />
GIUGNO<br />
1 Cresime a Montesardo<br />
Cresime a <strong>Ugento</strong>, S. Giovanni Bosco<br />
2 Cresime a Morciano<br />
Cresime a Ruffano, S. Francesco<br />
3 Conferenza Episcopale Pugliese. Non ci sono Udienze<br />
4 In Seminario, Incontro dei Parroci: Consegna dei Pass<br />
5 Udienze<br />
130
7 Cresime a Depressa<br />
8 Leuca<br />
10 Udienze<br />
12 Non ci sono Udienze<br />
14 IL PAPA A LEUCA<br />
15 A Brindisi<br />
17 Udienze<br />
Acquarica, Convegno Pastorale Diocesano<br />
18 Acquarica, Convegno Pastorale Diocesano<br />
19 Udienze<br />
Acquarica, Convegno Pastorale Diocesano<br />
20 Alessano, Suore Compassioniste: S. Messa<br />
21 S. Messa a Lecce per il 30° del Gruppo Scout Lecce 1<br />
23 Aggiornamento residenziale del Clero presso l’Abbazia di Casamari<br />
24 Aggiornamento residenziale del Clero presso l’Abbazia di Casamari<br />
25 Aggiornamento residenziale del Clero presso l’Abbazia di Casamari<br />
26 Aggiornamento residenziale del Clero presso l’Abbazia di Casamari<br />
27 Aggiornamento residenziale del Clero presso l’Abbazia di Casamari<br />
131
132
MAGISTERO<br />
INSEGNAMENTO DEL PAPA<br />
INDICE<br />
Messaggio per la Giornata della Pace 7<br />
Omelia Messa del Crisma 14<br />
Saluto del Vescovo 18<br />
Omelia sul Piazzale del Santuario di Santa Maria De Finibus Terra 20<br />
Discorso alla Cittadinanza e ai Giovani di Brindisi 24<br />
Omelia nel Porto della città di Brindisi 27<br />
Angelus tenuto nella città di Brindisi 31<br />
Incontro con i Sacerdoti nella Cattedrale di Brindisi 33<br />
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA<br />
Prolusione del cardinale Presidente per la 58 a Assemblea Generale della C.E.I. 36<br />
Comunicato finale della 58° Assemblea generale della C.E.I. 57<br />
CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE<br />
Comunicato Stampa 67<br />
INSEGNAMENTO PASTORALE DEL VESCOVO<br />
Omelia nel Mercoledì delle Ceneri 69<br />
Omelia nella Messa Crismale 72<br />
Auguri del Vicario al Vescovo 76<br />
Omelia nella Veglia di Pasqua 78<br />
Omelia nel Giorno di Pasqua 80<br />
Omelia nella Veglia di Pentecoste 84<br />
ATTIVITÀ GIURIDICO-PASTORALE<br />
Lettera per la Settimana teologica 2008 91<br />
133
CONFERIMENTO NUOVE NOMINE<br />
Nomina don Antonio Morciano parroco ad Arigliano 93<br />
Nomina don Gianni Leo Direttore della Caritas Diocesana 94<br />
COMUNICAZIONI DEGLI UFFICI DI CURIA<br />
Ufficio Catechistico 95<br />
Ufficio Missionario 97<br />
Ufficio di Pastorale Giovanile 117<br />
SACRE ORDINAZIONI E MINISTERI 122<br />
GRADI ACCADEMICI 123<br />
DECRETI AMMINISTRATIVI 124<br />
AGENDA PASTORALE DEL VESCOVO 125<br />
134<br />
Stampa VIVERE IN s.r.l. - settembre 2008<br />
Stab.to: Monopoli (Ba) - C.da Piangevino, 224/A - Tel. 0806907030 - Fax 0806907026<br />
www.edizioniviverein.it - E-mail: edizioniviverein@tin.it
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